INDIGENI ESOTICI IBRIDI Coppia di Serinus citrinipectus (da www.serinus-society.eu, H. Classen) Canarini africani Il Serinus citrinipectus, (1ª parte) ovvero il Verzellino petto giallo di Francesco Saverio Dalba - foto F. S. Dalba e Web Allorquando lo scrivente frequentava l’Università, era presente un contingente di studenti mozambicani, tutti molto piccoli di taglia; uno in particolare non riusciva a superare l’esame di procedura penale e quando gli si domandava come fosse andato l’ennesimo tentativo ripeteva: “Bene”, -“Che voto hai preso?” -“Mi hanno bocciato, però ho imparato varie cose nuove”. A distanza di alcuni decenni sarà divenuto un dirigente nel suo paese d’origine ed il fatto che sia partito sta a significare che alla fine avrà passato l’esame, ecco: tale remoto episodio sovviene alla mente del deducente nel bel mezzo di protratti ed affannosi tentativi volti a riuscire a portare a compimento la riproduzione del mozambicano verzellino petto giallo (Serinus citrinipectus). In occasione del mondiale 2014 in Puglia, l’addetto stampa Piero Russo, cultore del Genere Serinus, mi riferì di avere veduto due coppie di Serinus citrinipectus offerte in vendita, così invitai alcuni tra le più alte eccellenze degli allevatori d’Italia a recarsi presso le gabbie ed a scegliere quale fosse la coppia migliore: vi giunsero Ivano Mortaruolo, Giovanni Canali, Alessandro Paparella, Diego Crovace ed altri e tutti conversero sulla mia attuale coppia, di provenienza germanica: la femmina bienne, il maschio novello. Quest’anno appresi che la seconda coppia non nidificò neppure l’anno passato, mentre quella che acquistai ha deposto innumerevoli uova, tutte fertili, ma ad oggi nessun pullo è stato svezzato. Però ad ogni covata il risultato sembra sempre approssimarsi maggiormente e forse, quando si saranno seccati gli inchiostri su questa pagina, le attuali uova avranno dato alla luce esemplari vivi e vitali. - 34 - INDIGENI ESOTICI IBRIDI Allorquando si intravede in controluce, al di là del guscio azzurrognolo (che per gli uccelli ed i rettili terrestri altro non è che un simulacro dell’oceano primigenio, di cui diviene involucro) un embrione che pigramente muove la testa, pare di udire le voci di infanti mai nati dei pesciolini dell’opera Die Frau ohne Schatten (La donna senz’ombra) di Richard Strauss. Recente acquisizione agli allevamenti d’Italia, il Serinus citrinipectus s’incarna in un dilettevolissimo uccello, tanto per il canto, quanto per l’eccezionale colorazione. La cronologicamente vicina scoperta e la conseguente sua ancor più prossima presa in carico da parte degli allevatori inducono a ripercorrerne la vicenda. Vicenda edificante poiché a noi allevatori viene ascritto il merito di avere reso noto alla scienza l’animale e su di noi allevatori grava l’onere di preservarne le consistenze in natura, riproducendone gli esemplari in circolazione. tagliato dalla statale n. 417, posto quasi al termine settentrionale della grande curva che la costa mozambicana effettua da Maputo a Maxixe. A parte le spedizioni del museo di Durban, un grande incendio di un pozzo di gas butano nel 1966 ed una recente vertenza governativa contro l’appaltatore della linea elettrica, a Panda non sono occorsi ulteriori fatti degni di particolare nota. Buona parte degli esemplari raccolti in ottobre rimasero nelle voliere del signor Scheepers sino all’agosto successivo – a dimostrazione, sin d’allora, di una certa rusticità dell’animale. Le circostanze vollero che Clancey e Lawson fossero soliti compiere le proprie ricerche ornitologiche proprio nel Sul do Save e che avessero intessuto solide relazioni di collaborazione con Scheepers, grande conoscitore dei luoghi, col quale ebbero a cooperare anche in seguito. Ad esempio nel 1966 si ritroveranno con lui alla ricerca dell’Amaranto fiammante Hypargos niveoguttatus a sud del fiume Save, ove non era mai stato prima rinvenuto. Ecco dunque che la spedizione di P.A. Clancey, sulla base delle informazioni di C.H. Scheepers, fu inviata nei dintorni di Panda ove raccolse otto maschi ed una femmina di Serinus citrinipectus, ai quali si aggiunse un eccellente esemplare di maschio fornito dallo Scheepers stesso. I due autori ascrivono a Scheepers tutto il merito della scoperta. Si tratta pertanto di un animale allevato amatorialmente prima di essere descritto, né è dato escludere che anche in Italia, tra gli allora oltremodo abbondanti canarini del Mozambico, vi fosse qualche esemplare di citrinipectus, anche se l’areale remoto (ma non poi tanto ristretto) relegano tale ipotesi al livello di una mera supposizione. La circostanza che vennero raccolti esemplari maschi in ragione di otto ad uno potrebbe lasciare intendere che all’epoca le femmine fossero intente a nidificare, si apprende tuttavia dall’articolo che gli esemplari facevano parte di uno stormo compatto, che si alimentava nelle coltivazioni locali, peraltro nell’emisfero australe ci si trovava al termine dell’inverno e sono, soprattutto, gli autori stessi a riferire che l’animale in quel tempo non stesse nidificando. La scoperta e gli scopritori Localmente isolato in Africa, esso rimase ignoto agli ornitologi ed ai tassonomisti sino al 1959. Finché il 21 ottobre 1960, nel VI volume, parte quarta delle Durban Museum Novitates (pp. 61-64) apparve la sua descrizione titolata: “A New Species of Canary From Southern Portuguese East Africa” (Una novella specie di canarino dal meridione dell’Africa Orientale Portoghese), a firma degli scopritori: il direttore del Museo di Durban, dottor Philipp Alexander Clancey ed il responsabile scientifico del medesimo Museo, Walter James Lawson, il quale ultimo divenne poi uno dei pionieri del suo allevamento. Ecco dunque che l’animale risulta iscritto nelle tavole litiche della Tassonomia universale, col nome Serinus citrinipectus Clancey & Lawson 1960 (1). P.A. Clancey Nell’ottobre dell’anno 1959, quando molti dei lettori già erano dediti alla loro insopprimibile passione e quando si rinvenivano in commercio specie africane, ora oltremodo difficili a reperirsi, il signor C.H. “Jack” Scheepers allevatore amatoriale di Bela Vista in Mozambico, l’allora Stato dell’Africa orientale portoghese, nel corso di un grande safari per la raccolta di animali nel territorio di Manguyane, presso Panda – distretto di Inhambane – Sul do Save, catturò circa quaranta esemplari di una specie sconosciuta di Serinus. Plinio il Vecchio ebbe a dire: Ex Africa semper aliquid novi (Dall’Africa giunge sempre qualcosa di nuovo). Panda giace in una regione di savana alberata - dove tra gli alberi più comuni è la Brachystegia - solcata da fiumi stagionali ed oggi è un paesello di case sparpagliate, - 35 - INDIGENI ESOTICI IBRIDI Brevi note descrittive Poiché non si vede ordinariamente negli allevamenti o esposto alla vendita, giova compiere una sommaria descrizione del fenotipo dell’animale. Esso è grande come un Cantore d’Africa (Serinus leucopygius), avendo una lunghezza di circa 12 cm, appare comunque assai minuto, forse per effetto della frammentazione dei colori sul manto. È sessualmente dimorfico, il maschio si riconosce subito per il petto tinto di giallo limone (donde il nome), che trascolora in bianco sul ventre ed è rosato sui fianchi, il dorso è scuro. Particolare è anche la maschera: la guancia è bianca con una macchia gialla, gialle pure redini e sopracciglio. Per dirla tutta, i colori giallo, bianco e nero e le cospicue basette che ne incorniciano il volto gli danno un’aria da animale austroungarico o zarista. La femmina è molto meno appariscente: anziché giallo il petto è di un colore rosato, per nulla comune nei congeneri, digrada nel bianco del ventre. È verosimile che ciò discenda da ragioni legate al mimetismo, infatti i terreni attorno all’abitato di Panda, ed in generale nel suo areale di distribuzione, tendono al rossiccio, cosicché quando si trova al suolo per alimentarsi, l’animale difficilmente può essere individuato. Tanto il maschio, quanto la femmina hanno il groppone dello stesso giallo del petto. Serinus citrinipectus (da www.serinus-society.eu) Foto aerea dell’abitato di Panda P.A. Clancey era nativo della Scozia e prestò servizio militare durante la guerra in Sicilia dove, nel 1943, raccolse l’olotipo di Lanius senator hensii. Nel 1949 prese parte ad una spedizione capitanata dal noto colonnello Richard Meinertzhagen, partita dall’Arabia per raggiungere l’Africa meridionale. Ad inizio secolo gran parte dei mammiferi esistenti sul pianeta era stata descritta, pertanto gli zoologi ambivano massimamente a rinvenire qualche animale ignoto alla scienza, per potere essere tra gli ultimi a godere di tale facoltà o per vedersene attribuire il nome scientifico, e mentre nel 1901 fu la volta dell’Okapia, dedicata all’esploratore inglese Harry Johnston che ne aveva spedito un esemplare a Londra, R. Meinertzhagen si affannava alla ricerca di un altro mammifero, che finalmente, nel 1904 fu collezionato in Congo: si tratta del più grosso suide vivente l’Hylochoerus meinertzhageni (2). Ecco dunque che, nata la passione per l’Africa, Clancey si trasferì in un albergo di Durban e, divenutovi direttore del Museo, affrontò oltre quaranta spedizioni zoologiche all’interno del continente. Nel Regno Unito vi è un grande afflato zoologico ed ornitologico, l’ordinario di Storia delle Scienze e delle tecniche presso l’ ateneo trentino narrò che durante i suoi studi primari in Gran Bretagna gli venne fornito dalla scuola un quaderno per tenere traccia delle specie di uccelli che avrebbe avvistato nelle escursioni. Così P.A. Clancey trasferì le sue ampie conoscenze ornitologiche anche nel Sud dell’Africa, per divenire uno dei principali ornitologi dell’area. W.J. Lawson, nato nel 1937, fu per qualche tempo al Museo di Durban, nel 1966 P.A. Clancey gli dedicò una sottospecie di Sigelus silens, il Sigelus silens lawsoni, come si vedrà, anche Lawson è allevatore. All’interno della specie è presente un’elevata variabilità dei disegni ed è difficile trovare due esemplari che somiglino l’uno all’altro. Ciò ha dato luogo a quelle infondate teorie che vorrebbero il citrinipectus quale ibrido tra atrogularis e mozambicus, smentite già nel 1961 da M.P.S. Irwin, sempre in Durban Museum Novitates: “The taxonomic status and relationship of Serinus citrinipetcus Clancey and Lawson, with notes on related members of the genus”, ed anche sulla scorta del dato empirico dal nostro R. Esuperanzi in I.O. del dicembre 2004, ma che ancora in Italia trovano un qualche – infondato - credito (anche presso l’altrimenti sempre preparato negoziante che me ne vendette la coppia). Hall e - 36 - INDIGENI ESOTICI IBRIDI anche nei nidi a cesta per esotici (opzione sconsigliabile, qualora si vogliano usare delle balie) ed ha nidificato direttamente tra i rami. La particolare adattabilità stupisce, a fronte di una certa selettività nell’individuazione del sito del nido in natura. La femmina riempie il nido con fili di juta, col sisal ed invero non ha mai scartato del materiale offertole (anche Lawson sostiene che in natura facciano ricorso a materiali affatto diversi, ma che non siano particolarmente esigenti in aviario, ma di ciò infra). La preferenza può essere accordata alla juta, in modo da evitare che le piccole zampe dei pulli si impiglino e possano addirittura perdere delle unghie. Utilizza più volte lo stesso nido e non è necessario disfarlo dopo le deposizioni, salvo che per motivi igienici. In quest’ultima ipotesi la ricostruzione occorre pressoché immediatamente. È sempre meglio fornire un nido infrascato od un nido esterno coperto dai lati, in modo che l’animale covi in tranquillità. Nelle prime covate la femmina giovane vola via dal nido al minimo rumore, successivamente tende a permanervi più a lungo anche se l’allevatore è presente nei dintorni, ma sicuramente non presenta quel pertinace attaccamento al nido che dimostra, a mo’d’esempio il Serinus flaviventris, il quale rimane attaccato al di sotto della coppa e tenta di beccare chi controlla la fecondità delle uova. Il citrinipectus tende a fuggire, ma dopo poco ritorna al nido, naturalmente buona regola è quella di lasciarlo indisturbato. La cova vera e propria inizia dalla deposizione dell’ultimo uovo e si protrae per tredici giorni, le nascite sono dunque contestuali. Le uova sono piccole, sub-ellittiche, inclinanti al bianco o minimamente ad un azzurro carta da zucchero oltremodo diluito, tendono a scurire un poco durante la cova, sono presenti poche macchiette marroni alle estremità, massime quella superiore. La fertilità emerge abbastanza presto, dopo il quarto giorno già si vedono i Moreau riferiscono (in P. Clement, Finches and Sparrows, Helm, di cui esiste una versione in italiano) di non avere trovato due uccelli uguali tra quindici esemplari, nonché come alcuni uccelli in Mozambico venissero offerti in vendita come ibridi tra Serinus atrogularis e Serinus citrinipectus, tuttavia postillano che gli areali di queste specie sono confinanti, ma non si sovrappongono. I citrinipectus furono rinvenuti con una certa frequenza all’interno del loro aerale, spesso assieme ai S. mozambicus, dai quali si differenziano anche sul campo per il giallo del groppone e per il bianco del ventre, inoltre essi formano degli stormi più compatti rispetto ai congeneri durante il periodo non riproduttivo. P.A. Clancey udì un maschio cantare il giorno 17 di settembre. Da un punto di vista evolutivo, secondo il modello bayesiano basato sul DNA mitocondriale, esso è affine alle specie leucopygius, atrogularis, dorsostriatus e mozambicus, assai distante dal canarino, dal verzellino e dall’alario dai quali si speciò molto anticamente (A. Arnaiz-Villena et al., “Evolution of the major histocompatibility complex class I genes in Serinus canaria from the Canary Island is different from that of Asian and African continental Serinus species”. J. Ornithol, 2007, p. 482). Tra i suoi congeneri più vicini, esso è quello che presenta una colorazione più varia. Quanto al canto, esso è somigliante a quello del cantore d’Africa, ma meno flautato, secondo il Clancey presenta delle note che rammentano le sonorità del passero. Il fraseggio è ampio, variato ed articolato, rari i gorgheggi, mentre paiono essere predilette le frasi d’ampio respiro, gli afflati lirici, terminanti in una cadenza mai troppo breve, la ripresa mimetica di incisi precedenti e quasi un compiacimento da parte dell’animale nell’udirsi. La femmina non pare particolarmente coinvolta dal canto. Varrebbe la pena di allevarlo solo per trarre diletto nel sentirlo cantare. Sull’allevamento W.J. Lawson, uno dei due scopritori, come s’è detto, si dedicò anche all’allevamento dell’animale, ed anzi, riferisce che il Serinus citrinipectus venne riprodotto prima di essere descritto. Il primo resoconto completo di una riproduzione in cattività si deve proprio a Lawson, che nel 1970 scrisse Notes on the breeding of the Lemon-breasted Canary in captivity, in Ostrich, p. 252. Una sua coppia, forse proveniente dallo Zululand, principiò a deporre al 22 di settembre del 1969 (l’allevamento si trovava a Pretoria, nell’emisfero australe), deponendo ogni giorno e senza interruzioni le uova in orario pomeridiano (primo uovo alle 13:00, secondo alle 17:30 e terzo alle 14:00). Il nido venne costruito con steli d’erba ed infiorescenze, con un diametro di 4 cm ed una profondità di 3 cm. La schiusa di due uova si ebbe il 7 di ottobre (il terzo non schiuse), quindi l’incubazione va dai tredici ai quattordici giorni. Nessuno dei piccoli sopravvisse e solo la femmina fu vista incubare le uova. La rusticità dell’animale è tale che egli gradisce qualsiasi tipo di nido, lo scrivente gli ha fornito un nido in vimini per i canarini, quindi con un diametro di 8 cm; la femmina lo ha riempito nell’arco di una mattina, lasciando un incavo di 4 cm e profondo 3 cm. L’animale è stato riprodotto Piccoli Serinus citrinipectus nel nido (da serinuspt.wordpress.com) - 37 - INDIGENI ESOTICI IBRIDI primo a descriverlo fu D. Scarpa, nel 1999 su questa rivista e sempre D. Scarpa trovò gli esemplari poi allevati da R. Esuperanzi; nel 2005 ne scrisse P. Russo, proprio colui che mi indicò la mia attuale coppia. Lo scritto più datato successivo a quello di Lawson si deve al Brickell, che nel 1983 pubblicò sull’Avicultural Magazine le due pagine di The Lemon-breasted Canary Serinus citrinipectus, la rivista è inglese ma l’allevatore viveva in Sud Africa, fu anzi uno dei fondatori del Rare Finch Conservation Group e venne consultato da G.L. Maclean per l’edizione del 1993 di Roberts’ Birds of Southern Africa, in Germania B. Meyer lo allevò nel 1992, in Francia venne riprodotto da E. Clewlow nel 1993, che utilizzò quale nido una coppa in plastica per canarini. Oggi è regolarmente riprodotto in Germania e nei Paesi Bassi, in Italia invece è alquanto raro. Serinus citrinipectus (da serinuspt.wordpress.com) Sulle particolari modalità di riproduzione in natura Tanto adattabile in gabbia, quanto esigente in natura, il citrinpectus ha mantenute occulte forme e modalità della sua nidificazione per ben trent’anni, sino alla rivelatrice scoperta di Robson, nel 1990 (First recorded nest of Lemonbreasted Canary in the field, in Ostrich 61, pp. 84-85). Vi sono uccelli che, per le inconsuete vie con cui edificano i loro nidi o per i remotissimi luoghi di deposizione, lasciano ignote per lunga data le loro peculiarità. Così, ad esempio tra i molti, il Bolborhynchus ferrugineifrons, il cui nido, costruito in guisa simile a quello dei parrocchetti monaci, fu rinvenuto solo grazie ai suggerimenti di alcuni abitanti delle Ande nel corrente secolo, quando la specie fu invece descritta nel 1880. Il Serinus citrinipectus occupa un areale costiero abbastanza vasto, evocante nella sua forma un gabbiano visto di spalle, con la testa intenta a scrutare il mare; un tale areale è sovrapponibile a quello di due palme: Hypaena coriacea ed Hypaena natalensis. Il Serinus citrinipectus nidifica esclusivamente solo su tali alberi, occultando il proprio nido alla forcella tra gambo ed acuminata foglia della palma. Anche il materiale di costruzione è integralmente proveniente dalla palma: un solido zoccolo di fili e fibre fa da plinto al nido, mentre la coppa è al suo interno rivestita da germogli e parti più soffici tratte dall’albero. La forma peculiare della palma ed il sito prescelto per la costruzione rendono il nido quasi invisibile dall’esterno. H. Chittenden e G. Upfold, in Lemon-breasted Canary – an unsuccessful breeding species (Canarino citrinipectus: una specie che riproduce con scarso successo), in Bird Info, 13 febbraio 2007, narrano della loro spedizione ricognitiva in Natal (il contingente mondiale di citrinipectus sta per metà della sua consistenza in Mozambico, per il resto in Malawi, Zimbabwe e Sudafrica per l’appunto), donde emerse che il materiale connettivo nella base del nido è costituito da ragnatele. Gli estremi minimo e massimo d’altezza dei nidi va da 1,8 m a 7 m dal suolo, con una media di 4-5,5 m. Ciò che maggiormente colpì i due ornitologi fu che solo il 36% dei nidi rinvenuti dimostrava la presenza di schiuse (appurabile attraverso i residui deiettivi dei pulli posti a bordo nido). Gli autori notarono che seppure il Serinus citrinipectus non sia usualmente associato ad ambienti antropizzati, i suoi nidi sono invece prossimi ad insediamenti od infrastrutture umani; le poche palme utilizzate nella savana sono solo quelle vasi sanguigni, ma conviene sempre attendere, poiché non è mai certo quando esattamente la femmina inizi a riscaldare il nido. Occorre che l’ambiente non sia troppo secco, altrimenti il pullus ha difficoltà a rompere il guscio e può soccombere. I pulli appaiono minutissimi, poiché dapprincipio la femmina in possesso dello scrivente era assai incostante nella cova, un uovo venne posto sotto una coppia di Serinus alario leucolaema ed il pullo nacque lo stesso dì dell’alario, il citrinipectus era decisamente più piccolo, visse per due giorni ma venne così sopravanzato in taglia dall’alario, che finì per soccombere. Il maschio, solitamente assai pacifico, a differenza di altri Serinus (primo tra tutti il temibile maschio di albogularis), è solito attrarre la femmina mediante un canto di enorme soavità, tanto gradevole che ricorda gli stratagemmi che gli antichi (ed i poeti della scuola siciliana) attribuivano alle pantere per attrarre le proprie prede. La femmina rattamente si lascia avviluppare dal canto (seppure non dà segni esteriori di appagamento) ed edifica il nido in tempi molto brevi. La vera difficoltà si annida nello svezzamento dei piccoli. Per quanto prolifica possa essere una femmina e per quanto tutte le uova vengano gallate, spesso al secondo giorno si trovano i pulli inspiegabilmente morti. Chi scrive partì per l’Internazionale di Reggio Emilia al venerdì sera tardi con due pulli vivi nel nido e, pur avendo lasciato ampia gamma di cibi a disposizione, la domenica pomeriggio essi furono trovati esanimi e con i gozzi vacanti. Da allora ad oggi (7 dicembre 2014) sono state deposte altre sei uova, tutte fertili, che si trovano sotto tre diverse balie (canarini di G. Nisticò e G.Nunziata) nell’auspicio che le canarine, ottime nutrici, possano compiere quel lavoro per il quale la citrinipectus non pare essere molto incline. L’allevamento in Europa iniziò negli anni ’90, in Italia, il - 38 - INDIGENI ESOTICI IBRIDI Serinus citrinipectus femmina (da www.serinus-society.eu) completamente isolate, per evitare la predazione da parte di genette e scimmie. Le rilevazioni in natura dimostrano uno scarso tasso di successo riproduttivo, in concorso con l’utilizzo delle palme per le attività commerciali riduce, per l’effetto, i siti atti alla nidificazione degli uccelli; ad esempio in Zimbabwe Hypaena natalensis è utilizzata per la fabbricazione di alcoolici. Attualmente BirdLife lo classifica come Least Concern (preoccupazione minore), mentre nel 1988 erano ritenuti Near Threatened (quasi minacciato), va detto che C. Patterson, in Commonly Traded South African Indigenous Birds (Uccelli sudafricani comunemente commerciati) edito nel 2001, citando Rees in Parker, riporta che “Fino a 2000 uccelli sono catturati ed esportati annualmente dal Mozambico, gli effetti di questo commercio sulla popolazione selvatica non sono noti”. Certo è che dal 2007 il provvidenziale blocco delle importazioni ha fatto sì che tutti gli esemplari attualmente presenti nell’Unione europea siano stati riprodotti in cattività ed ha imposto a noi allevatori di profondere ogni sforzo per riuscire a mantenere dei solidi ceppi di questo animale nelle nostre gabbie e voliere. Note La revisione della tassonomia dei Fringillidae lo vede ora ascritto al genere Crithagra, e dunque, ove si accedesse a tale ricollocazione, andrebbe citato come Crithagra citrinipectus (Clancey & Lawson) 1960. (2) Una descrizione della corsa per cercare gli ultimi mammiferi ignoti alla scienza ad inizio del ‘900 si trova in R. O’Hanlon, Viaggio in Congo. 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