4 giugno 2017 – pentecoste - Piccole Suore della Sacra Famiglia

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RICEVETE LO SPIRITO SANTO
DOMENICA DI PENTECOSTE - ANNO A – GIOVANNI 20,19-23
19. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si
trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Oggi è la Domenica di Pentecoste. “A Pentecoste si ricorda e si celebra la discesa dello Spirito
Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo. La Chiesa, in questa solennità, vede il
suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più
solenne di tutto il calendario cristiano.
Gli Ebrei la chiamavano “festa della mietitura e dei primi frutti”; si celebrava il 50° giorno dopo la
Pasqua ebraica e segnava l’inizio della mietitura del grano; nei testi biblici è sempre una festa
agricola. È chiamata anche “festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette settimane dopo la
Pasqua; nel greco “Pentecoste” significa 50° giorno. Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa
delle Settimane”, è citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12, 31-32.
Lo scopo originario di questa ricorrenza era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si
aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al popolo ebraico, cioè la
promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai. Secondo il rituale ebraico, la festa comportava
il pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro,
un’adunanza sacra e particolari sacrifici; ed era una delle tre feste di pellegrinaggio (Pasqua,
Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme” (tratto da
http://www.famigliacristiana.it/articolo/pentecoste-ecco-le-sette-cose-da-sapere.aspx).
Secondo l’evangelista Giovanni, Gesù dona subito lo Spirito Santo ai suoi discepoli la stessa sera di
Pasqua, quando appare loro mentre sono riuniti in giorno di domenica. Nel quarto Vangelo la
domenica è il giorno in cui la comunità si raduna per fare memoria della morte e risurrezione di
Cristo nell’Eucaristia.
Il timore dei Giudei ha indotto i discepoli a stare insieme, a porte chiuse, sia per nascondersi per
non essere arrestati, sia per raccogliersi in intimità.
Gesù entra quando la comunità è riunita, sta con i suoi, in posizione eretta (secondo il significato
del verbo) ad indicare che è il Signore vittorioso sul male, sul peccato e sulla morte.
Gesù è nel mezzo, posizione tipica di chi ha qualcosa di importante da dire in un’assemblea.
Egli dice “Pace a voi” e nello stesso tempo dona ai discepoli la pace, il bene supremo che deriva
dalla presenza di Dio, per mezzo di Cristo. C’è chi interpreta il dono della pace come segno di
perdono nei confronti di coloro che lo hanno abbandonato, ma in realtà il significato biblico è molto
più profondo.
Anche noi credenti in Cristo sperimentiamo la paralisi provocata dalla paura o dal peccato. Anche
in questa situazione Gesù viene, entra, non teme i limiti, risana le paure, gestisce la nostra
imperfezione, ci mostra le sue ferite, segno dell’amore grande che ha per noi.
Non ci rimprovera di averlo tradito, di averlo abbandonato, di averlo crocifisso, ma ci manda ad
annunciarlo a tutti, a proclamare quanto ha fatto per noi. Manda proprio noi, deboli, fragili,
peccatori, nonostante tutto. È un Dio stupendo perché non ci ripaga secondo le nostre colpe, ma ci
ricostruisce, dandoci fiducia. Siamo chiamati a tendere alla meta, senza arrenderci alle cadute,
ricominciando sempre daccapo, seguendo la direzione del Vangelo che Gesù ci ha indicato. Non
dobbiamo cercare la perfezione per se stessa, dobbiamo tendere verso di essa, senza disperarci se
non la raggiungeremo mai, perché saremo giudicati sull’amore con cui abbiamo operato.
20. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù si fa riconoscere come colui che ha patito, che è stato crocifisso e trafitto in modo che non ci
siano equivoci o possibilità di fraintendimenti.
I discepoli sono pieni di gioia perché capiscono di essere davvero in presenza del loro Maestro che
aveva predetto loro: “Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro
cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più
nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà”
(Giovanni 16,22-23).
21. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi".
La gioia e la pace donate da Gesù non devono rimanere riservate a pochi eletti. Deve essere diffusa
in tutto il mondo. Quando Gesù appare, abilita i discepoli a continuare la sua opera ricevuta dal
Padre.
22. Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo.
Gesù aveva promesso il dono dello Spirito Santo perché rimanesse con i discepoli per condurli alla
verità e per renderli suoi testimoni efficaci.
Gesù agisce come ha fatto il Padre nel momento in cui ha soffiato la vita nelle narici di Adamo. Con
il dono dello Spirito Santo, inviato da Cristo Risorto, inizia una nuova creazione.
Cristo conferisce al suo popolo la possibilità di dare la salvezza per mezzo della Chiesa e dei suoi
inviati.
23. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non
saranno perdonati".
Inaugurando una nuova creazione, Gesù fa rinascere l’uomo e pertanto anche i suoi peccati sono
perdonati. Il suo potere passa ai discepoli che continueranno a donare il perdono a quanti
riconoscono Gesù come Salvatore.
Tutti noi dobbiamo perdonarci a vicenda. Il perdono non è riservato solo a quanti hanno ricevuto
l’ordine sacro. Ogni cristiano, uomo o donna, adulto o bambino, ha ricevuto lo Spirito Santo ed è
chiamato a donare e ricevere il perdono. «Perdonare significa decreare il male» (Panikkar).
Invochiamo lo Spirito perché «consolidi in ciascuno di noi la certezza più umana che abbiamo e che
tutti ci compone in unità: l'aspirazione alla pace, alla gioia, alla vita, all'amore» (G. Vannucci).
Saremo felici se ci sentiremo abitati dallo Spirito che, sostenendoci con la sua presenza ci rende
apostoli dell’Amore e della Misericordia.
Suor Emanuela Biasiolo
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