COMUNICATO STAMPA Stagione d’opera e balletto 2008~2009 7, 14, 16, 19, 23, 30 aprile ~ 3, 6, 8, 10 maggio IL VIAGGIO A REIMS ossia L’ALBERGO DEL GIGLIO D’ORO Dramma giocoso in un atto di GIOACHINO ROSSINI Libretto di Luigi Balocchi Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre des Italiens, 19 giugno 1825 (Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano, a cura di Janet Johnson) Allestimento del Teatro alla Scala e del Rossini Opera Festival di Pesaro Direttore OTTAVIO Regia LUCA DANTONE RONCONI Collaboratore del regista UGO TESSITORE Scene GAE AULENTI Costumi GIOVANNA BUZZI Personaggi e interpreti principali Corinna La Marchesa Melibea La Contessa di Folleville Madama Cortese Il Cavaliere Belfiore Il Conte di Libenskof Lord Sidney Don Profondo Il Barone di Trombonok Don Alvaro Patrizia Ciofi / Cristina Obregon Daniela Barcellona / Maite Beaumont Annick Massis / Marina Rebeka Carmela Remigio / Teresa Romano Juan Francisco Gatell Abre / Michael Spyres Dmitry Korchak / Sergey Romanovky Alastair Miles / Roberto Tagliavini Nicola Ulivieri / Simon Orfila Bruno Praticò / José Carbó Fabio Capitanucci / Simone Del Savio Orchestra e Coro del Teatro alla Scala Maestro del Coro BRUNO CASONI Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli 1 COMUNICATO STAMPA Date: martedì 7 aprile 2009 ore 20 ~ prima rappresentazione martedì 14 aprile 2009 ore 20 ~ turno A giovedì 16 aprile 2009 ore 20 ~ turno B domenica 19 aprile 2009 ore 20 ~ turno N giovedì 23 aprile 2009 ore 20 ~ turno C giovedì 30 aprile 2009 ore 20 ~ turno D domenica 3 maggio 2009 ore 15 ~ turno G (La Scala Giovani) mercoledì 6 maggio 2009 ore 20 ~ fuori abbonamento venerdì 8 maggio 2009 ore 20 ~ turno E domenica 10 maggio 2009 ore 20 ~ turno F Prezzi: da 187 a 12 euro Infotel 02 72 00 37 44 www.teatroallascala.org Martedì 7 aprile l’opera verrà trasmessa in diretta stereofonica da RAI Radio Tre e proiettata in contemporanea su grande schermo in Piazza San Fedele Si ringrazia per la collaborazione la RAI Radio Televisione Italiana 2 L’OPERA IN BREVE di Claudio Toscani (dal programma di sala del Teatro alla Scala) Ai primi di giugno del 1825 ebbe luogo, nella cattedrale di Reims, l’incoronazione di Carlo X di Borbone. Nel quadro dei festeggiamenti che accompagnarono l’evento fu rappresentata una cantata scenica, commissionata qualche mese prima a una delle personalità più in vista nella Francia musicale dell’epoca, a colui che era appena stato nominato directeur de la musique et de la scène del Théâtre Italien di Parigi: Gioachino Rossini. Il libretto preparato da Luigi Balocchi per l’occasione, intitolato Il viaggio a Reims ossia L’albergo del Giglio d’Oro, si basa su un’intuizione che ne fa una sorta di testo autoreferenziale: anziché attenersi ai dettami di una tradizionale cantata encomiastica, il libretto mette in scena un gruppo di invitati alla cerimonia dell’incoronazione, provenienti da tutta Europa e costretti da un imprevisto a fermarsi alle terme di Plombières. Qui, nell’impossibilità di raggiungere Reims, improvvisano un omaggio alla famiglia reale, ciascuno nel proprio stile nazionale, decidendo di tornare a Parigi per i festeggiamenti successivi. Lo spunto è apparentemente poco adatto per un libretto d’opera. In realtà, il motivo principale non occupa che qualche battuta di recitativo; tutto il resto è rappresentato dalle conversazioni, i bisticci, i corteggiamenti galanti che gli invitati intrecciano offrendo il destro al compositore per musicare arie, duetti, concertati e dilatare l’esilissima vicenda alle dimensioni dovute. L’internazionalità dei personaggi ha un evidente significato allegorico: il programma politico di Carlo X mirava a pacificare il mondo, unendo idealmente le monarchie europee dopo la parentesi napoleonico-imperiale; per Rossini il motivo costituisce inoltre l’occasione per mettere in burla caratteri e stili nazionali. La cantante italiana, l’ufficiale francese, il maggiore tedesco fanatico per la musica, il grande di Spagna, la marchesa polacca, il generale russo, la contessa parigina, il lord inglese, intonando nel brindisi finale chi una polacca, chi una canzone russa o spagnola, chi un inno nazionale, offrono il pretesto per la parodia dello stile musicale dei rispettivi paesi. La ‘prima’ del Viaggio a Reims ebbe luogo a Parigi, al Théâtre Italien, il 19 giugno 1825 alla presenza del re e della famiglia reale. L’aspettativa era alle stelle, trattandosi della prima opera scritta da Rossini espressamente per Parigi. Il cast, che riuniva tutte le star del melodramma dell’epoca, era di livello eccelso: tra gli altri vi figuravano i nomi di Giuditta Pasta, Adelaide Schiassetti, Laura Cinti, Domenico Donzelli. Alla prima rappresentazione seguirono tre sole repliche, né Rossini diede più il permesso, in seguito, di riprendere l’opera in questa forma. La musica fu in buona parte riutilizzata per un’opera nuova in francese, Le comte Ory, e ancora rifusa, anni più tardi, in due cantate. Il viaggio a Reims, d’altra parte, non era un’opera nata per circolare nei teatri: composta per una circostanza specifica ed eccezionale, mette in scena ben diciotto personaggi, almeno una decina dei quali devono essere interpretati da cantanti di prima sfera; tutto ciò esula, ovviamente, dalle possibilità di un normale teatro d’opera. Sarebbe stato impossibile, con questi presupposti, creare una struttura drammatica serrata. In mancanza della materia prima per organizzare un dramma vero e proprio, Il viaggio a Reims produce l’impressione di una tranche de vie disordinata e realistica; ha un andamento rapsodico, è piuttosto uno spettacolo di gala sostenuto da un intreccio esile, quasi una vetrina che permette ai divi ingaggiati per l’occasione di mettere in mostra, a turno, le proprie qualità canore. In assenza di una vera trama, i ‘numeri’ musicali sembrano puri pretesti; o sono privi di una giustificazione logica, o prendono avvio da uno spunto dell’azione pressoché insignificante. La grande aria di disperazione della contessa di Folleville è causata dalla perdita della sua toilette, la cabaletta dalla riapparizione di un cappellino miracolosamente scampato al disastro. Qui come altrove, Rossini si diverte a parodiare l’opera in musica con tutte le sue ‘assurde’ convenzioni, mettendo a nudo ed enfatizzando comicamente le numerose ‘convenienze’ cui deve sottostare il compositore d’opera. Non mancano perciò il tradizionale concertato generale, né il sestetto a metà dell’opera (che è in pratica un finale d’atto), e neppure il classico triangolo dei due uomini che si contendono una donna sfidandosi a duello. Dall’operazione di Rossini, condotta con suprema ironia, scaturisce così un’opera anticonvenzionale e brillantissima. L’omaggio alla monarchia – che si identifica soprattutto nelle parole e nel canto di Corinna, incarnazione del ‘verbo poetico’ – è temperato dall’atteggiamento burlesco. L’alternanza disinvolta degli stili, il trattamento estremamente elaborato delle convenzioni melodrammatiche, la galleria dei tipi umani – sono messi alla berlina l’attaccamento eccessivo alle antichità di Don Profondo, l’esaltazione sentimentale di Belfiore, il linguaggio pseudo-eroico dei personaggi nobili – rendono l’opera rossiniana memorabile. Aleggia, sul Viaggio a Reims, un senso del divertissement che l’apparenta alle opere metateatrali e ne fa un’opera sull’opera: una celebrazione della musica, prima ancora che della monarchia francese. 3 IL SOGGETTO (dal programma di sala del Teatro alla Scala) Madama Cortese, proprietaria dell’albergo termale “Il Giglio d’Oro”, a Plombières, invita gli inservienti a occuparsi con solerzia dei preparativi per il viaggio a Reims che gli ospiti si apprestano a compiere, la sera del giorno stesso, per assistere all’incoronazione del nuovo re, Carlo X, che avrà luogo – come è tradizione – in quella città. Dopo che Don Prudenzio, il medico dell’albergo, ha esaminato con cura le colazioni preparate per gli ospiti, per verificarne la conformità alle proprie indicazioni, e Madama Cortese ancora una volta ha raccomandato alla servitù di adoprarsi per il buon nome della locanda, interviene la Contessa di Folleville, graziosa parigina che «delira per le mode », amante del Cavalier Belfiore, aitante ufficiale francese. La Contessa è preoccupata perché non sono ancora giunti i suoi abiti da indossare per la grande festa. Don Luigino, cugino della Contessa di Folleville che doveva provvedere al loro ritiro, annuncia che la diligenza con gli effetti personali della nobile signora si è rovesciata, danneggiando il suo prezioso carico di scatole e cassette. A tale notizia la Contessa sviene, richiamando su di sé l’attenzione degli altri ospiti dell’albergo che cercano di rianimarla. L’arrivo di Modestina, la cameriera della Contessa, con uno scatolone che si è inaspettatamente salvato nella rovinosa caduta della carrozza, rianima l’angosciata gentildonna, che si accontenta di aver recuperato, per la festa, un prezioso cappellino. Nel frattempo, il Barone di Trombonok, ufficiale tedesco fanatico per la musica ed eletto cassiere del viaggio dagli ospiti dell’albergo, prende gli ultimi accordi con il «mastro di casa » Antonio perché provveda ai bagagli e alle eventuali necessità dei viaggiatori. Entrano in scena Don Profondo, letterato membro di varie accademie, collezionista maniaco di antichità, e Don Alvaro, Grande di Spagna, che presenta al Barone di Trombonok la Marchesa Melibea, bella vedova polacca di un generale italiano, di cui è innamorato, desiderosa di intraprendere il viaggio a Reims insieme con gli illustri membri della compagnia. L’arrivo del Conte di Libenskof, gentiluomo russo, anch’egli innamorato di Melibea, ingelosisce Don Alvaro, e la rivalità tra i due pretendenti viene espressa dichiaratamente in presenza di Melibea e di Madama Cortese, finché il canto di Corinna, improvvisatrice romana, altra ospite dell’albergo del “Giglio d’Oro”, giunge da dietro le quinte a placare gli animi accesi dai furori della gelosia. Madama Cortese è preoccupata per il ritardo di Zefirino, il corriere inviato in cerca dei cavalli per il viaggio, e riflette sul caso di amore corrisposto, ma non dichiarato, di Lord Sidney, l’ospite inglese, per Corinna. Lord Sidney sopraggiunge lamentandosi per le sue pene d’amore, e Corinna, ricevuta per mano di Don Profondo una lettera, ne legge il contenuto; rassicura Delia, orfana greca a lei cara, sulle sorti del suo Paese, e la invita ad aggiungersi alla compagnia pronta per andare a Reims. Si accorge infine dei fiori disposti nella sua camera, pegno d’amore giornaliero di Lord Sidney. Il Cavalier Belfiore, trovata sola la poetessa, tenta di conquistarla, forte delle sue provate capacità di seduttore. Don Profondo interrompe la scena deridendolo, e si appresta a compilare la lista degli oggetti di valore di proprietà dei viaggiatori, che il Barone gli aveva richiesto. Dopo un veloce scambio di battute tra Don Profondo e la Contessa di Folleville, che intuisce il corteggiamento di Corinna da parte del Cavalier Belfiore, cresce l’impazienza di partire da parte dei vari ospiti,ma l’arrivo del Barone e di Zefirino getta tutti nello sconforto: non è possibile intraprendere il viaggio perché in tutta Plombières non esistono più cavalli da noleggiare o da comprare, dato il grande numero di viaggiatori, che si stanno recando anch’essi a Reims, per la cerimonia. Risolleva lo spirito della compagnia Madama Cortese, che porge ai suoi ospiti una lettera giuntale da Parigi da parte del suo consorte, nella quale si dà notizia dei grandi festeggiamenti che si stanno preparando nella capitale in onore del re, e che lo accoglieranno al suo ritorno: un’occasione piacevolissima per consolarsi del mancato viaggio a Reims. La Contessa di Folleville offre ospitalità a tutta la compagnia nella sua casa parigina; la proposta viene accettata con entusiasmo, e si decide di partire il giorno successivo con la diligenza giornaliera per la capitale. Con parte del denaro messo insieme per il viaggio a Reims si organizzerà la sera stessa un convito aperto a tutti per festeggiare ugualmente l’incoronazione del re, e il resto si offrirà in beneficenza. 4 Tutto si è dunque risolto, e il Barone tenta di ricomporre anche lo screzio tra il Conte di Libenskof e la Marchesa polacca, nato a causa di Don Alvaro. I due innamorati si riconciliano e la scena si apre successivamente sul giardino illuminato dell’albergo, nel quale è stata imbandita una ricca tavola. Il mastro di casa Antonio apprende da Maddalena, la governante, che il Barone, per allietare il convito, ha ingaggiato una compagnia di musicisti e danzatori ambulanti, di passaggio per quella zona, che appaiono di lì a poco dando inizio, con canti e balli, alla festa. Il Barone annuncia, come la regola impone ed è già stato concordato, una serie di brindisi negli stili musicali dei vari Paesi d’origine dei convitati, in onore del re e della famiglia reale. Viene infine richiesto da tutti i presenti, come degna conclusione della festa, un intervento poetico di Corinna. I convitati propongono dunque per l’improvvisazione della poetessa vari temi, in gran parte tratti dalla storia della Francia, tra i quali viene estratto a sorte da Melibea quello di «Carlo X, re di Francia». Dopo la celebrazione in musica di Corinna tra le acclamazioni generali al re e alla Francia, la rappresentazione si chiude con l’apoteosi della famiglia reale. 5 OTTAVIO DANTONE Diplomato in organo e in clavicembalo al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, fin da giovanissimo ha avviato un’intensa carriera concertistica. Considerato uno dei clavicembalisti più esperti e dotati della sua generazione, nel 1985 ha ottenuto il Premio di basso continuo al Concorso Internazionale di Parigi; nel 1986 è stato premiato al Concorso Internazionale di Bruges. Dal 1996 Direttore Musicale dell’Orchestra “Accademia Bizantina” di Ravenna, con la quale collabora già dal 1989, negli ultimi anni ha affiancato all’attività di solista e leader di gruppi da camera quella di direttore d’orchestra, e ha collaborato con importanti orchestre e istituzioni teatrali europee: Orchestra del Teatro alla Scala, Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, “I Pomeriggi Musicali” di Milano, ORT Orchestra della Toscana, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, WDR Orchester di Colonia, Société Philharmonique di Bruxelles, Orchestra del Teatro Real di Madrid. Con l’Accademia Bizantina è regolarmente ospite delle più importanti sale: Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Auditorium del Lingotto di Torino, Ravenna Festival, Bologna Festival, Accademia Chigiana di Siena, Barbican Centre di Londra, Konzerthaus di Vienna, Concertgebouw di Amsterdam, Cité de la Musique di Parigi, Théâtre des Champs Élysées di Parigi, Festival de Musique di Montreux-Vevey, International Music Festival di Istanbul, Metropolitan Museum di New York. Nel marzo 1999 ha debuttato nel teatro d’opera con la prima esecuzione moderna di Giulio Sabino di Giuseppe Sarti, alla guida dell’Accademia Bizantina al Teatro Alighieri di Ravenna. Nella stagione 2004-05 ha diretto Rinaldo di Händel alla Scala; Marin Faliero di Donizetti e Stabat Mater di Pergolesi al Teatro Regio di Parma; Il matrimonio segreto di Cimarosa al Teatro Massimo di Palermo; Orlando di Händel al Teatro Alighieri di Ravenna e al Teatro Valli di Reggio Emilia; Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea di Monteverdi al Teatro Ponchielli di Cremona, al Teatro Grande di Brescia, al Teatro Fraschini di Pavia e al Teatro Sociale di Como. Nella stagione 2005-06 ha diretto L’incoronazione di Poppea in tournée nel Circuito Lirico Lombardo e nei teatri di tradizione dell’Emilia Romagna, Ascanio in Alba di Mozart al Teatro Comunale di Bologna e al Teatro Comunale di Modena, Die Entführung aus dem Serail di Mozart al Teatro Piccinni di Bari e al Teatro Verdi di Trieste. Nella stagione 2006-07 ha diretto Orlando di Händel al Beaune Festival, il Messiah di Händel a Halle, concerti sinfonici all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, al Teatro La Fenice di Venezia, al Teatro Manzoni di Bologna, nonché Le nozze di Teti e di Peleo e Edipo Coloneo di Rossini al Rossini Opera Festival di Pesaro con l’Orchestra Haydn di Bolzano. Nella stagione 200708 ha diretto concerti al Théâtre des Champs Élysées, a Salisburgo, Valencia e Dresda, nonché le produzioni di Adriano in Siria di Pergolesi a Jesi e a Brema, Così fan tutte di Mozart alla Scala, Tito Manlio di Vivaldi al Barbican Centre, Giulio Cesare in Egitto di Händel all’Opera di Losanna. Ha inaugurato la stagione 2008-09 dirigendo L’italiana in Algeri di Rossini alla Staatsoper di Berlino. Numerose le sue registrazioni per la radio e la televisione in Italia e all’estero, nonché quelle discografiche più volte premiate dalla critica internazionale, sia come solista sia come concertatore. Tiene regolarmente corsi di perfezionamento di clavicembalo, musica da camera, basso continuo e improvvisazione. 6 LUCA RONCONI Nel 1953 si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma lavorando come attore per circa un decennio. Le sue prime esperienze registiche risalgono al 1963 con la Compagnia Gravina/Occhini/Pani/ Ronconi/Volonté, per la quale cura l’allestimento di La buona moglie, abbinamento di due testi goldoniani, La putta onorata e La buona moglie. Nel 1966 realizza I lunatici di Middleton e Rowley, ma lo spettacolo che lo consacra a livello internazionale è Orlando Furioso di Ariosto (1969). Dal 1975 al 1977 è Direttore della Sezione Teatro alla Biennale di Venezia; tra il 1977 e il 1979 fonda e dirige il Laboratorio di Progettazione Teatrale di Prato. Negli anni Settanta mette in scena spettacoli memorabili, tra cui XX da Wilcock (1971), Orestea di Eschilo (1972), Utopia da Aristofane (1976) e, per il Laboratorio di Prato, Le baccanti di Euripide (1977), Calderón di Pasolini (1978) e La torre di Hofmannsthal (1978). Negli anni Ottanta allestisce Ignorabimus di Holz (1986), Dialoghi delle carmelitane di Bernanos (1988) e Tre sorelle di Čechov (1989). Dal 1989 al 1994 dirige il Teatro Stabile di Torino. Risalgono a questo periodo Strano interludio di O’Neill, L’uomo difficile di Hofmannsthal e Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus (sempre nel 1990), quest’ultimo allestito nel vasto ambiente della sala-macchine del Lingotto di Torino. Nell’aprile 1994 è nominato Direttore del Teatro di Roma, dove mette in scena spettacoli di grande impegno come Aminta di Tasso (1994), Re Lear di Shakespeare e Verso “Peer Gynt” da Ibsen (1995), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda (1996) e I fratelli Karamazov da Dostoevskij (1998). Dal 1° gennaio 1999 assume la direzione artistica del Piccolo Teatro di Milano e la direzione della Scuola per attori dello stabile milanese. Per dare avvio al proprio lavoro al Piccolo, allestisce La vita è sogno di Calderón de la Barca e Il sogno di Strindberg (2000). Nella stagione 2000-01 dirige Lolita-sceneggiatura di Nabokov, I due gemelli veneziani di Goldoni, Il candelaio di Bruno; nella stagione successiva, Quel che sapeva Maisie di James e Infinities del matematico Barrow. Nell’estate 2002, nel Teatro Greco di Siracusa, allestisce la “trilogia” Prometeo incatenato di Eschilo, Le baccanti di Euripide e Le rane di Aristofane (ripresi poi al Teatro Strehler di Milano) e, a Ferrara, Amor nello specchio di Andreini. L’estate successiva al Teatro Farnese di Parma presenta Peccato che fosse puttana di Ford (poi al Teatro Studio di Milano). Per “Genova Capitale Europea della Cultura 2004” realizza La centaura di Andreini. Nel 2006 è invitato a dirigere cinque spettacoli in occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, tra i quali Il silenzio dei comunisti e Lo specchio del diavolo poi ospitati anche al Piccolo. Per il 3° Centenario Goldoniano mette in scena al Teatro Strehler Il ventaglio (2007). Nel 2007, a Ferrara, debutta il progetto “Odissea doppio ritorno”, un dittico comprendente L’antro delle ninfe da Omero e Porfirio e Itaca di Botho Strauss. Come regista lirico, ai “classici” dell’opera italiana accompagna un interessante lavoro di studio sui territori meno battuti del teatro musicale, come la grande stagione del Barocco italiano (L’Orfeo di Rossi, 1985; L’Orfeo e Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, entrambi del 1998; L’incoronazione di Poppea di Monteverdi, 2000) o la produzione operistica contemporanea (L’affare Makropulos di Janáček, 1993; The Turn of the Screw di Britten, 1995; Teorema di Battistelli, 1996; Ariadne auf Naxos di R. Strauss, 2000). Incontro particolarmente felice è quello con la drammaturgia musicale rossiniana: Il barbiere di Siviglia (1975), Moïse et Pharaon (1983), Il viaggio a Reims (1985), Guglielmo Tell (1988), Ricciardo e Zoraide (1990), Armida (1993), La Cenerentola (1998), La donna del lago (2001). Tra le più recenti regie liriche: Falstaff di Verdi (Maggio Musicale Fiorentino, 2006), Turandot in apertura della stagione del Teatro Regio di Torino (2007) e il “Trittico” pucciniano alla Scala (2008). Ronconi ha curato la mostra “Anton Van Dyck-Riflessi italiani” al Palazzo Reale di Milano (2004) e quella dedicata a Sebastiano Del Piombo per il Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma (2008). Tra i numerosi premi ricevuti in quarant’anni di carriera: il VI Premio Europa per il Teatro di Taormina Arte (aprile 1998); il Premio UBU per il miglior spettacolo con “Progetto Sogno” nel 2000, Lolita nel 2001, Infinities nel 2002, Professor Bernhard nel 2005 e per “Progetto Domani” nel 2006. Nel 2008 l’Accademia Nazionale dei Lincei gli ha conferito il Premio “Antonio Feltrinelli” per la Regia Teatrale. 7