Giardini in verticale: una nuova era per il paesaggio - Fito

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Giardini in verticale: una nuova
era per il paesaggio urbano?
Eravamo abituati ai
tradizionali e rassicuranti rampicanti,
ora ci vengono proposte intere facciate
di edifici ricoperte di
ogni genere di piante - ortensie, sedum,
lavande, ginestre,
buddleie, dracaene,
euphorbie, fin anche
insalate e ortaggi di
vario genere!- .
Si tratta del Giardino
Verticale, un nuovo
concetto di verde
che da qualche anno si sta diffondendo
anche in Italia grazie
al lavoro del botanico francese Patrick
Blanc che, dopo anni
di studio e ricerca sul
campo nelle foreste
tropicali, ha messo a
punto questo sistema
di coltivazione che
sfrutta i principi della
coltivazione idroponica, ossia in assenza di terra.
Il giardino verticale consiste in un
sistema per rivestire pareti interne
ed esterne di edifici con piante, utilizzando telai metallici su cui sono
montati substrati - in genere strati di feltro e PVC - dove far vegetare un’ampia gamma di piante a
comporre un mosaico di forme e di
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Pareti verdi per le nostre città
colori. Si tratta di un sistema leggero, circa 30 kg a metro quadrato, adattabile a supporti di qualsiasi
dimensione ed altezza. Le piante,
se regolarmente bagnate, tendono
a mantenere le radici in superficie
evitando così di penetrare nella profondità della struttura architettonica,
danneggiandola.
Il risultato finale è
sicuramente molto
scenografico e ricorda, nonostante
le declinazioni geografiche nella scelta
delle essenze, i lussureggianti paesaggi
tropicali.
Sul mercato è oggi
possibile reperire diversi sistemi brevettati per la realizzazione di pareti vegetali,
ma è sicuramente
necessario affidarsi
alle competenze di
professionisti per assicurare la buona riuscita del lavoro, che
dipende fortemente
da un’accurata selezione delle essenze
vegetali, da un buon
impianto di irrigazione e da una manutenzione continua e
appropriata.
Quali sono i vantaggi
apportati da questo
nuovo concetto di verde che rischia
di cambiare, anche drasticamente, il
volto alle nostre città?
I muri vegetali non risolvono semplicemente un problema di spazio – oggigiorno le città si sviluppano sempre
più in verticale per carenza di aree
edificabili e sembra inevitabile che
anche il verde segua questa verticalizzazione –, ma apportano anche
vantaggi ambientali, come alcuni studi hanno dimostrato.
Il giardino verticale è in grado di assorbire i raggi solari sulle facciate
degli edifici, contribuendo a mantenere fresche le abitazioni in estate;
diminuisce le perdite di calore durante la stagione invernale con un
conseguente risparmio di energia e
di denaro; ha potere di isolamento
acustico; trattiene le polveri sottili e
purifica l’aria; assorbe CO2 grazie al
processo di fotosintesi messo in atto
dalle piante; si ha inoltre, rispetto al
verde orizzontale, un risparmio idrico dovuto all’elevato potere di ritenzione dei substrati che consente alle
piante di sopportare alte temperature.
Per garantire la sopravvivenza delle
essenze vegetali non basta però la
sola acqua piovana, ma occorre fornire acqua arricchita di oligoelementi
e prodotti fitosanitari tramite un sistema di irrigazione del tipo a goccia.
L’acqua in eccesso viene poi raccolta
in vasche poste ai piedi del muro e
può essere di nuovo impiegata per
successive bagnature.
La scelta e l’associazione delle essenze deve essere effettuata con
particolare riguardo alle esigenze
idriche e di esposizione, alle caratteristiche cromatiche e di forma
delle diverse specie vegetali al fine
di garantire la massima efficienza e
efficacia del sistema.
Oltre ai vantaggi ambientali, i mu-
ri vegetali, che sono ancora in fase sperimentale, presentano anche
evidenti limiti; in primis, i costi di
impianto, ma soprattutto quelli di
manutenzione. Quest’ultima, infatti, non riguarda soltanto le piante,
che devono essere nutrite, bagnate,
potate e sostituite per far sì che l’effetto estetico sia sempre garantito,
ma coinvolge anche le strutture di
supporto e il manufatto edilizio sottostante.
Dobbiamo dunque prepararci a veder cambiare la tradizionale immagine degli edifici?
Sempre più progettisti hanno accolto nel loro linguaggio architettonico
il tema del giardino verticale: basti
pensare, per quanto riguarda l’Italia,
al progetto de “Il Bosco Verticale”
dello Studio Boeri per il quartiere
Isola a Milano, che prevede la costruzione di due torri residenziali
che ospiteranno circa 900 alberi! O
ancora, il muro vegetale di 100 mq
circa di superficie e ricco di oltre
200 specie di piante diverse che è
sospeso sopra la teca di vetro del
dehor del Cafè Trussardi a Milano.
Ancora più sensazionali sono alcune
realizzazione estere, come il recente
intervento di Blanc per il Museo di
Arte Contemporanea di Madrid Caixa Forum.
Negli ultimi tempi riviste e convegni
del settore si sono occupati ampiamente di verde verticale e all’unanimità hanno eletto questa tecnica
come una soluzione vincente per
l’ecosostenibilità dell’architettura.
Rimane il dubbio che si tratti solo di
una moda passeggera, un tentativo
“di facciata” per riparare ai danni
causati dall’antropizzazione sfrenata ricreando una sorta di artefatta
città-foresta. E così facendo, si mette
anche a posto la propria “coscienza
ambientalista”!
Sicuramente, per far fronte alle problematiche ambientali delle città,
queste scenografie vegetali non sono
sufficienti, se non saranno supportate da una reale cultura del verde
urbano, quello tradizionale, spesso
dimenticato e bistrattato, e da una
pianificazione urbanistica più attenta al paesaggio.
Infine un’ultima perplessità circa il
valore estetico: il successo è legato
sicuramente al buon gusto di chi
progetta e costruisce queste pareti,
ma il risultato è, a nostro avviso,
piuttosto “barocco”. Saremo forse
tradizionalisti, ma quelle eleganti
facciate di palazzi storici ricoperte da vigorose Viti del Canadà non
hanno meno fascino e valore di questi nuovi prodotti di design!
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