Anno 8 - Numero 1 - Marzo 2009 “Pronto Dottore? Ho un problema a casa” di sonia d’agostino editoriale Quando la salute passa anche per una telefonata apelli bianchi. Stiamo diventando primatisti. Si vive di più, non c'è dubbio, merito della medicina, della cultura e di migliorate condizioni economiche. Ma non è detto che si viva meglio. Gli anni si portano dietro, inevitabilmente, un bagaglio di problemi. E spesso, lungo la strada c'è la salute che barcolla. Il ricovero, talvolta inutile, è dietro l'angolo. E il ricovero, se è un'angoscia per tutti, lo è di più per una persona anziana che si vede strappata al suo mondo familiare, fatto di amore, attenzioni, calore, amicizie, finanche di abitudini. Talvolta anche di salutari compatimenti. Si conosce bene il contraccolpo psichico di un ricovero in un soggetto già fragile e per questo più sensibile. La soluzione è, nei limiti del possibile, l'assistenza domiciliare che entra in scena quando una patologia non ha bisogno del ricovero. Dalla visita specialistica, al supporto infermieristico, alle terapie, ai controlli clinici e di laboratorio. Servizi e strumenti a disposizione senza uscire di casa, senza perdere l'ovattata e tranquillizzante atmosfera di quello che si definisce “contesto familiare”. Sia chiaro, l'assistenza domiciliare non è programmata solo per le persone anziane. Tutti ne possono usufruire: dal giovane che ha bisogno di terapie e non può uscire da casa, al paziente operato in convalescenza, addirittura alla neo madre che vuol essere aiutata nell'accudire il bimbo. L'assistenza domiciliare è una concreta realtà. Alla Mater Dei & Paideia basta una telefonata. Uno squillo, in qualunque giorno, e chi ha bisogno di aiuto ha la risposta giusta, dal clinico all'infermiere, al fisioterapista, al tecnico radiologo, all'ortopedico, all'ostetrica, al neurologo. La risposta giusta che nasce dall'esperienza. Dietro quello squillo alla Mater Dei & Paideia c'è un'organizzazione collaudata, funzionale, adeguata. E soprattutto che sa dare sicurezza. E' proprio vero che una telefonata ti può allungare la vita. C 1 in questo numero Assistenza Domiciliare parliamo di 1 editoriale di sonia d’agostino 3-7 Assistenza Domiciliare “Pronto Dottore? Ho un problema a casa” un’opportunità Anno 8 Numero 1 marzo 2009 Direttore Responsabile Sonia D’Agostino Direttore Editoriale Luciano Ragno 8-9 Una tecnica rivoluzionaria Per tirare un respirodi sollievo. 10-14 Tac Cuore 10 Quattro secondi e il cuore racconta tutto di sè. 15 Psicologia Sei stressato? Curati positivo 16-17 R.I.C.E Voglia di sport & consigli. Quattro lettere per la caviglia 16 18-19 Pelle Bentornata Privamera! E’ tempo di controllare i nei. 20-21 Agopuntura Un ago antico per mali moderni 22-24 Sport Clinique I fattori “crescono”, i traumi calano 22 segnaletica gli approfondimenti ✒ ? curiosità le interviste i pareri degli esperti Direzione Casa di Cura Mater Dei S.p.A Via Antonio Bertoloni n.34 00197 Roma Tel.06802201 Fax.068084556 www.materdei.it [email protected] Redazione Argon Media Editoriale Srl Via Cassia 701 00189 Roma Tel 0633265438 [email protected] “Pronto Dottore? Ho un problema a casa” Grafica e Impaginazione Stefano Navarrini www.stefanonavarrini.it Stampa Litografica Via Biordo Michelotti, 15 Roma Autorizzazione del Tribunale di Roma n.263/2002 del 23 maggio 2002 Finito di stampare marzo 2009 Foto www.bigstockphoto.com 3 Assistenza Domiciliare un’opportunità Rosanna Luciani* “Pronto, come posso aiutarla?” E a casa arriva l’assistenza: specialisti e infermieri ma non solo utti i giorni, festivi compresi. Un telefono sempre aperto, è lo 06330941, al quale risponde un operatore della Paidea. A chiamare sono pazienti o loro congiunti che chiedono un'assistenza domiciliare. L'operatore trasferisce la telefonata al Servizio di Assistenza Domiciliare Paidea-Mater Dei che valuta la richiesta. Praticamente è un Centro-filtro che, a seconda dei casi, mette in contatto la persona con il Centro specialistico. Il malato - ma può essere anche un familiare espone le proprie necessità. A questo punto viene organizzato il Servizio ed entro mezz'ora chi ha telefonato riceve la risposta. Naturalmente si deve valutare la tipologia dell'intervento. Le richieste sono le più disparate. Si può aver bisogno di un'assistenza infermieristica saltuaria, ad esempio per pazienti che hanno bisogno di essere aiutati in una terapia, oppure continuativa, per una assistenza protratta nel tempo. L'assistenza può avere molte tipologie: quella mirata alla somministrazione di una terapia oppure quella riservata a persone in convalescenza dopo un intervento chirurgico o perché sono state vittime di un accidente cardiovascolare o neurologico. C'è poi un'assistenza domiciliare particolare, dedicata alle neomamme le quali chiedono l'intervento di un’ ostetrica o di T una puericultrice che le aiuti nella gestione del neonato o per problemi legati all'allattamento oppure per le normali pratiche che, per una neomamma, posso essere le prime volte molto difficili. Ci sono poi donne che chiedono aiuto dopo l'intervento di parto cesareo. Fin qui la parte infermieristica. C'è poi tutto il settore della riabilitazione, dove fisioterapisti qualificati, con il supporto di medici fisiatri, attivano procedure di riabilitazione a casa del paziente, per qualunque tipo di problema. Dalla gestione del paziente post chirurgico al neurologico. Le visite mediche domiciliari, che non hanno 4 Con l’assistenza a casa tutti i giorni si evita spesso la necessità di un ricovero. caratteristica di pronta urgenza, prevedono pediatra, neurologo, cardiologo, internista, urologo, oculista, ortopedico, geriatra, otorino. . Nei servizi a domicilio sono previsti anche prelievi per esami di laboratorio e l'esecuzione di esami diagnostici come Rx del torace, ecografie, elettrocardiogrammi, holter, elettroencefalografie, elettromiografie e potenziali evocati somato-sensoriali . Con questa assistenza a domicilio, infermieristica e medica, si evita spesso la necessità di un ricovero. Direttore del Servizio Infermieristico delle Cliniche Paideia & Mater Dei 5 Assistenza Domiciliare un’opportunità La cura in famiglia è già una terapia deve rinunciare a causa della malattia alla sua famiglia, alle sua mura domestiche, alle sue abitudini e alla tranquillità. ne, con piaghe da decubito, con malnutrizione, ecc. Il paziente fragile, spesso anziano con polipatologia, presenta problematiche sanitarie difficilmente gestibili se non supportate da un'assistenza qualificata, capace di relazionarsi con dedizione e professionalità non solo alle problematiche del malato ma anche allo stress del “caregiver”, ossia di quella persona che maggiormente si occupa del paziente. Se non si comprende in pieno l'ambiente in cui il paziente vive, se non si crea un rapporto di fiducia e di collaborazione con la famiglia, l'Assistenza Domiciliare non può essere al meglio. to che può coinvolgere dal geriatra al chirurgo, al cardiologo, all'urologo, all'ortopedico, all'oculista, all'infermiere professionale e alle figure tutte dell'équipe. Il servizio di assistenza domiciliare della Paideia & Mater Dei rispetta questi criteri Fin qui il lavoro dell'équipe. E la professiona- dell'OMS? lità che ruolo recita? Certamente, i cardini sui quali l'Assistenza Domiciliare deve svolgersi e, alla Paideia & Mater Dei è così, sono il lavoro di équipe e la professionalità. Il lavoro di équipe fra i vari medici e fra le varie figure professionali interessate (oltre al medico e all'infermiere, ruotano, secondo le necessità, il fisioterapista, lo psicologo, l'assistente sociale) è finalizzato al benessere del malato e dei suoi familiari. Il colloquio che precede l'assistenza e la continuità dell'assistenza stessa consentono una prestazione adeguata. Naturalmente, mi riferisco alle situazioni più complesse. Quindi questa collaborazione specialistica, non appena arriva la richiesta di un malato o di un suo congiunto, permette d'individuare la strategia di interven- Intervista a Claudia Scalise ssistenza Domiciliare è una delle più avanzate risorse della rete dei servizi sanitari. Essa permette di curare il malato al proprio domicilio. Parlando di Assistenza Domiciliare non bisogna pensare solo all'intervento dell'infermiere professionale che presta le cure del caso (somministrazione di farmaci, terapie infusionali, medicazioni…) o al medico che effettua la visita in caso di necessità. Questo tipo di assistenza non deve essere visto come l'anticamera di un ricovero in ospedale o, se il malato è stato dimesso, di un nuovo ricovero. Parla Claudia Scalise, coordina il servizio di assistenza domiciliare di Paideia & Mater Dei. L’A Il neurologo perché è meglio curarsi in casa Allora, cosa è in realtà l'Assistenza Domiciliare? Il paziente neurologico è fra quelli che, in maggior misura, può beneficiare di un servizio di assistenza specialistica a domicilio. Per una serie di ragioni. Innanzi tutto, molte patologie neurologiche compromettono seriamente l'autonomia motoria e, di conseguenza, la possibilità di recarsi in clinica per visite e/o accertamenti. Pensiamo, ad esempio, a pazienti colpiti da ictus, con morbo di Parkinson o morbo di Alzheimer in fase avanzata di malattia, a soggetti affetti da patologia del motoneurone. Del resto, le patologie degenerative neurologiche e cerebrovascolari, tipiche dell'età senile, sono diventate negli ultimi decenni sempre più frequenti in relazione all'allungamento della vita media. Non è soltanto la difficoltà dello spostamento fisico del paziente che può suggerire l'opportunità di una visita a domicilio. Può essere importante per lo specialista, anche ai fini di impostare una strategia terapeutica adeguata, conoscere quali sono le esigenze e le barriere fisiche con le quali il paziente neurologico è costretto a confrontarsi nel suo ambiente domestico. Inoltre, recandosi al L' Assistenza Domiciliare è la possibilità di fornire al domicilio del paziente quei servizi e quegli strumenti che contribuiscono al mantenimento del massimo livello di benessere, salute e funzioni. Si rivolge a persone affette da patologie croniche, menomazioni, a rischio di disabilità ed in fase di cronicità, a pazienti affetti da malattie acute temporaneamente invalidanti, da malattie subacute o in fase di riabilitazione, causate, ad esempio, da patologie traumatiche (fratture di femore, crolli vertebrali), neurologiche (ictus cerebrali), sindrome da allettamento. L'essenza dell'Assistenza Domiciliare consiste nel curare, assistere e riabilitare gli utenti ammalati al proprio domicilio attraverso l'erogazione di prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative, socio-assistenziali. Il paziente, nei limiti del possibile, non 6 E' un aspetto molto importante. Non si tratta solo di professionalità nel senso di capacità del singolo medico o del singolo infermiere nell'assistere il paziente. Per professionalità si intende anche la cultura del medico nell'instaurare un rapporto con il paziente e, elemento fondamentale, con il suo nucleo familiare. Il medico deve sapere individuare non solo i bisogni sanitari ma anche esplorare quei segnali, spesso celati, di malessere sociale e di conflittualità legati alle difficoltà di relazione. A questo vorrei aggiungere l'interpretazione di situazioni di ansia che spesso i malati o i loro congiunti manifestano o tengono nascoste. Basti pensare, ad esempio, ai pazienti con malattia di Alzheimer, con sindrome da immobilizzazio- Quindi deve essere un medico di larga competenza ed esperienza? Proprio così. In ospedale le funzioni del medico sono stratificate e si esercitano nell'ambito di precisi confini. Nell'Assistenza Domiciliare l'operatore sanitario, proprio per la complessità della prestazione, opera dentro confini appena sfumati. Il professionista sarà in grado di cogliere quegli aspetti di fragilità, in termini di cura e di prevenzione, per mantenere se possibile l'autosufficienza, recuperare le funzioni residue e garantire una buona qualità della vita. di Eustachio Calia domicilio del paziente, il medico può cogliere con più precisione il contorno affettivo ed emozionale che circonda il malato neurologico e che, talvolta, può ostacolarne il miglioramento clinico. Per altri versi, il paziente neurologico con deficit cognitivo che spesso in studio appare disorientato e confuso, può apparire meglio compensato se osservato nell'ambiente che è a lui familiare ed usuale, mostrando talvolta un livello sorprendente di compenso funzionale. Il Servizio di Neurologia, che la Casa di Cura "Paideia" ha messo a disposizione del suo bacino territoriale di utenza, fornisce oltre alle visite specialistiche neurologiche anche l'esecuzione a domicilio di esami diagnostici neurologici quali elettroencefalografia, elettromiografia, elettroneurografia e potenziali evocati somatosensoriali. La possibilità di eseguire tali esami a domicilio permette di risolvere quesiti diagnostici cruciali evitando spesso la necessità di ospedalizzazione. Responsabile del Servizio di Neurologia e Neurofisiologia Clinica - Casa di Cura Paideia L'Assistenza Domiciliare è una grande opportunità per il paziente e per i suoi familiari ma anche per la collettività. La valenza sociale è notevole. L'ospedalizzazione è spesso traumatica. Farsi curare a casa, quando è possibile, soprattutto in età avanzata, rappresenta un antidoto all'ansia, soprattutto quando si tratta di persona non autosufficiente. L'Assistenza Domiciliare è in grado non solo di fornire, lì dove è necessario, aiuto sanitario al paziente recentemente dimesso dal ricovero, ma anche di cercare di mantenere uno stato di salute che possa permettere, alla persona fragile, di non andare incontro ad ospedalizzazione, evitando così ricoveri impropri per la collettività. 7 il naso una tecnica rivoluzionaria dei motori, smog, inquinanti degli ambienti lavorativi, ecc.). Neppure all’interno degli uffici di lavoro siamo del tutto al sicuro in quanto spesso si sviluppa reattività nasale verso agenti provenienti dai climatizzatori, dagli arredi o dalle vernici e materiali delle pareti e pavimenti (rinite vasomotoria). L’ingrossamento dei turbinati è anche causato dalle allergie, che oggi sono ben più diffuse rispetto al passato. ivere costantemente ‘sott’acqua’, senza respiro. Per alcuni è una fastidiosa realtà con la quale anno dopo anno ci si trova a dover convivere. Ma il naso chiuso con il tempo diventa più che un ‘fastidio’ è un vero e proprio problema che nemmeno i farmaci riescono ad alleviare. Ma è davvero necessario conviverci? Fortunatamente no. Perché la soluzione c’è. E anche molto efficace. Per dire addio, per sempre, a quella vita ‘sott’acqua’ bisogna chiedere aiuto alla ‘radiofrequenza’. Ne parliamo con Guido Coen Tirelli, otorino, che alla Mater Dei applica una tecnica endoscopica molto efficace per risolvere i problemi legati ai turbinati. Ed è proprio in sua compagnia che compiamo un breve viaggio nel naso e cerchiamo di capire di più su questa tecnica che, è proprio il caso di dirlo, fa davvero tirare un sospiro di sollievo. V L’energia delle radiofrequenze è in grado di “sgonfiare” il turbinato ingrossato senza traumi e senza dolore in un tempo ridottissimo. Sono pertanto trattamenti veloci eseguiti in regime di day-hospital. A differenza delle precedenti tecnologie, oggi è sufficiente una singola applicazione per risolvere il problema in modo radicale e definitivo. Ci sono limitazioni legate all’età o alle condizioni di salute? Si possono sottoporre all’intervento pazienti di tutte le età e condizioni di salute , l’intervento si può eseguire in anestesia locale e il paziente può andare a casa dopo 2/4 ore dall’intervento. Da cosa dipende questo aumento delle allergie respiratorie? Dall’uso smodato di spray nasali, dalle sostanze inquinanti che si mischiano con quelle naturali creando una miscela inedita, irriconoscibile, che crea “confusione” ai nostri anticorpi. L’allergia, in fondo, è una forma di rigetto: sostanze che respiriamo, normalmente ben tollerate dalla totalità delle persone, sono invece riconosciute dai soggetti allergici come nemici. Quali sono le cause della cattiva respirazione nasale? Come si può intervenire oggi per il trat- Una delle cause più frequenti della difficoltà respiratoria nasale è rappresentata dall’ipertrofia dei turbinati. I turbinati non sono una patologia o un nemico da combattere che è cresciuto nel nostro naso: i turbinati (ne abbiamo 3 in ciascuna fossa nasale) sono preziose strutture osteo-mucose in grado di riscaldare, umidificare, filtrare e condizionare l’aria che respiriamo. Quindi da preservare e trattare col massimo rispetto. tamento della cattiva respirazione nasale da ingrossamento dei turbinati? Si arriva all’intervento chirurgico dopo che la terapia farmacologica non è più sufficiente ed a volte è la causa principale della patologia. In passato i turbinati venivano bruciati o tagliati con forbici e bisturi: una soluzione radicale che privava il paziente di un apparato importante. Noi preferiamo intervenire sempre con tecnica endoscopica, attraverso l’energia delle radiofrequenze, con trattamenti che “sgonfiano” la mucosa. Niente tagli, niente suture, niente sanguinamento o ricorso ai famigerati tamponi nasali. Questo trattamento è anche applicabile per le riniti allergiche e vasomotorie, in adulti e bambini. Come mai l’ipertrofia dei turbinati è così diffusa? I più aggiornati dati epidemiologici ci dicono che il fenomeno è in costante aumento nelle aree cittadine ed industrializzate, a motivo degli agenti inquinanti ed irritanti che respiriamo nella vita quotidiana delle città (gas, prodotti della combustione Sono trattamenti lunghi e necessitano di ricovero? 8 intervista a Guido Coen Tirelli per tirare un respiro di sollievo 9 il cuore prevenzione Intervista a Paolo Pavone strati a soli 4-5 secondi di acquisizione dell’attuale TAC. La maggiore velocità consente di “congelare” il movimento del cuore ottenendo immagini più nitide per la diagnosi. Il tempo in cui il sistema ruota intorno al paziente per acquisire immagini è di 0,3 secondi, è la velocità più alta mai raggiunta prima da altre “macchine”. Quindi raramente sarà necessario ricorrere a farmaci per rallentare il ritmo cardiaco. Si studiano torace e addome in quasi 20 centimetri al secondo, in pratica in 4-5 secondi. Vorrei citare a questo proposito la colonscopia virtuale che viene eseguita in 23 secondi, riducendo pertanto gli artefatti dovuti al movimento delle anse intestinali. iaggio intorno e dentro una sofisticata “macchina” mentre alla “guida” c’è un “autista” molto esperto. Ma cosa è questa “macchina “ che, per la prima volta, è approdata a Roma, alla “Mater Dei”? Lo chiediamo proprio chi questa “macchina “ conosce bene, Paolo Pavone, Responsabile Imaging Mater Dei. In termini strettamente tecnici diciamo che rappresenta il superamento dell’era attuale della TAC, cioè la Tomografia Computerizzata da 64 strati. Fino ad ora la TAC da 64 strati era considerata il top per ottenere immagini tridimensionali delle arterie coronariche. La TAC installata alla “Mater Dei” ha 128 detettori e quindi va oltre il modello precedente, caratterizzandosi per una serie di novità. Crescono i vantaggi. Per il cardiologo perché può “vedere” meglio i vasi che deve esaminare e per il paziente perché, oltre ad avere una diagnosi più precisa e sicura, vede ridotta notevolmente la quantità di raggi X assorbiti. In grande sintesi, le caratteristiche di questa nuova TAC sono: velocità, risoluzione spaziale, apertura del tunnel, riduzione della dose di raggi X, immagini tridimensionali. V quattro secondi e il cuore parla La TAC di ultima generazione “congela” il movimento del cuore: immagini più nitide, diagnosi più precisa. Che vuol dire, professor Pavone, risoluzione spaziale e perché è importante averla perfezionata ? Significa, in pratica, che è possibile evidenziare strutture anatomiche anche molto piccole. E questo senza problemi ed in modo migliore rispetto ad altre apparecchiature. C’è un sistema, ricorro ancora ad un termine tecnico, che si chiama “Definition AS”. Basti dire che la risoluzione massima - cioè la capacità di vedere un oggetto interno al corpo umano- è meno di un quarto di millimetro, esattamente 0,24. Cominciamo dalla velocità. Ci sono pazienti che soffrono quando Un aspetto importante per il medico è la velocità con cui le immagini del cuore vengono acquisite: si passa, infatti, dai 1015 secondi della apparecchiatura da 64 vengono “chiusi” in una TAC. E’ proprio vero. La nuova TAC in attività alla “Mater Dei” si caratterizza anche per l’apertura del tunnel. Il sistema “Defi- 10 11 il cuore diagnosi nition AS” è stato costruito proprio per eliminare del tutto i problemi di claustrofobia. L’apertura è di 78 centimetri contro i 65 delle attuali apparecchiature. Questo consente di esaminare, oltre i pazienti che soffrono di claustrofobia, anche quelli obesi ed inoltre studiare tutti i pazienti dalla testa ai piedi in un’unica soluzione e non in due come adesso. Speciali schermi azzerano le dosi inutili di raggi X. La claustrofobia va in soffitta C’è il problema, non piccolo, quello delle dosi di raggi X. La nuova “macchina “ prodotta dalla Siemens consente di ottenere il massimo della riduzione delle radiazioni con tre si- stemi. Il primo è l’ottimazione e riduzione dei raggi X punto per punto (la TAC decide quando utilizzare più raggi o meno raggi). Il secondo è la valutazione del cuore: c’è una tecnologia che consente di emettere raggi solo quando il cuore è quasi fermo, cioè in telediastole. Per usare ancora un’espressione da addetti ai lavori, si fa un esame con non più di 2-3 mSievert, è l’unità che definisce la dose assorbita dal paziente, rispetto alle attuali 15-20 mSievert, infine l’uso di schermi integrati, in pratica una serie di filtri che assorbono le radiazioni inutili . Perché, per concludere, sono importanti le immagini tridimensionali ? E in quali situazioni? Le immagini acquisite con questa “macchina “, elaborate a colori, sono disponibili alla consolle per la valutazione da parte dell’operatore. Le applicazioni dell’imaging tridimensionale comprendono la colonscopia virtuale, la coronarografia con TAC, l’angiografia con TAC e la valutazione di lesioni ossee post- traumatiche o degenerative. Il viaggio fuori e dentro la “macchina” con il radiologo finisce qui. il cardiologo Superata la paura della coronarografia. E insieme alle tante “ombre cinesi” intervista a Massimo Fioranelli bili”, cioè con fattori di rischio cardiovascolari. Con la nuova TAC in questi pazienti si può scoprire in modo preventivo - vorrei proprio sottolineare il termine preventivo - l’estensione della malattia coronarica. Un esame per pazienti di qualunque età, anche se le maggiori complicazioni vascolari, come è noto, si presentano prevalentemente in un’età avanzata. Sono situazioni rare nei bambini per le quali si ricorre alla Risonanza Magnetica. dei conti, si tratta di un esame invasivo. Adesso alla Mater Dei c’è un nuovo strumento diagnostico mirato al cuore che supera i limiti della coronarografia. Si tratta di una TAC - Definition AS - di ultima generazione, ultraveloce, che offre notevoli vantaggi. Permette l’acquisizione dell’intera immagine del cuore e delle coronarie. Questa acquisizione avviene nell’arco di 4-5 secondi, elemento importante se si tiene conto che il cuore è in continuo movimento. La TAC consente di non avere artefatti nelle immagini. Sono immagini non paragonabili assolutamente a quelle ottenute con la coronarografia, soprattutto per quanto riguarda la valutazione della parete delle arterie. Si ha così una visione complessiva dello sviluppo della malattia coronarica globale. Altro elemento anche questo significativo perché consente di ottimizzare il trattamento. Un cardiologo compagno di viaggio intorno alla nuova sofistica TAC entrata in funzione alla “Mater Dei”. “Attualmente - dice Massimo Fioranelli Responsabile del Centro Cuore Mater Dei- per valutare l’attività delle coronarie si ricorre ad un esame, la coronarografia. E’ a tutt’oggi, nella pratica clinica, l’accertamento di riferimento cui tutti gli esami non invasivi vanno rapportati in termini di capacità diagnostica”. In cosa consiste la coronarografia? E’ un esame invasivo. Si entra nell’organismo con un catetere e si inietta una sostanza per il contrasto. Questo consente di effettuare confronti con immagini realizzate con raggi X. Al momento, è l’esame più affidabile per chi soffre di una malattia coronarica, come angina, infarto ecc. Ci sono due limiti. Si possono verificare durante l’esame complicanze vascolari. Siamo intorno al 3-4 per cento. E arriviamo all’altro limite. L’esame con il contrasto permette di “guardare” all’interno dell’arteria mentre la placca arteriosclerotica si forma, specialmente sulla parete del vaso. E’ un po’ come se vedessimo “ombre cinesi” invece dell’immagine completa. A questo proposito non dobbiamo dimenticare che esiste una remora psicologica da parte del paziente legata al fatto che, in fin Come si supera il problema delle radiazioni? Sono veramente minime. Le radiazioni non vanno a colpire il cuore perché esistono dei collimatori, una specie di paratie protettive. E così le radiazioni sono limitate, peraltro in minima dose, e non interessano tutto l’organismo. Questo consente di sottoporre all’esame anche una donna in stato interessante, ovviamente con accorgimenti aggiuntivi. Inoltre possono essere studiati pazienti già sottoposti ad interventi per problemi cardiaci per valutare le condizioni, anche a distanza, dopo un bypass o un’angioplastica coronarica con o senza stent. Fino ad ora questi pazienti potevano essere controllati solo con la coronarografia. In sintesi, una TAC veramente innovativa, a tutto vantaggio della Medicina ma soprattutto del paziente. Quali sono i pazienti d’elezione per questa nuova TAC ? Sono soprattutto quei pazienti che presentano dolori toracici di dubbia origine, con un elettrocardiogramma normale. Ovviamente, se l’elettrocardiogramma avesse rivelato qualche alterazione il paziente sarebbe stato subito trattato. I pazienti di elezione sono i cosiddetti “vulnera- 12 13 il cuore diagnosi intervista a Eugenio Martuscelli evita proprio la coronarografia, esame non certo ben accettato dal paziente. Una riflessione. In Italia, come detto, si fanno 120 mila angioplastiche l’anno, cioè rivascolarizzazioni, e 240 mila coronarografie. Questo vuol dire che centomila coronarografie erano inutili. Si sarebbero potute evitare con un esame affidato ad una sofisticata “macchina “ coma la Cardio Tac. Pensiamo all’angoscia del paziente ed ai rischi che corre con la coronarografia. ma anche al peso economico del soggetto e della collettività. La Cardio Tac lancia l’allarme quando il rischio è ancora silenzioso Ma la Cardio Tac ha un ruolo solo per il controllo dopo l’angioplastica? Certamente no, le indicazioni sono molteplici . Adesso in pochi secondi è possibile “leggere” le coronarie. Un tempo impensabile fino a pochi fa. Tutto questo, e rispondo alla domanda, consente di compiere accertamenti in situazioni diverse. Si può fare prevenzione per vedere se le coronarie stanno bene e se corrono un rischio in persone che hanno una familiarità di eventi cardiovascolari. Oppure in soggetti con alti fattori di rischio come ipercolesterolemia, diabete, ecc. E poi, come abbiamo detto prima, controllare le condizioni dopo un’angioplastica o un by-pass aortocoronarico. E infine studiare quei pazienti con sintomi di angina che hanno rivelato situazioni dubbie durante una prova da sforzo e con una scintigrafia. e solite quattro chiacchiere in una sala d’aspetto in attesa del proprio turno. Sono pazienti che alla Casa di Cura “Paidea” devono sottoporsi alla Cardio Tac. L Professor Martuscelli, lei è consulente per la Cardio Tac alla “Paideia”, è un emodinamista. Perchè si ricorre alla Cardio Tac ? Il controllo di un paziente che ha subito una vascolarizzazione è molto importante e delicato. Bisogna avere un quadro preciso della situazione per evitare il rischio di una ricaduta. La Cardio Tac consente di controllare, in modo estremamente affidabile, se il flusso sanguigno in quella arteria che si era ostruita e che l’angioplastica aveva riaperto, sta scorrendo regolarmente. E’ ad alta affidabilità e si sta rivelando preziosa visto che in Italia in un anno si fanno ben 120 mila angioplastiche. Preziosa per il controllo ma lo è altrettanto in quell’accertamento delle condizioni delle coronarie che adesso viene attuato con la coronarografia. Questa Cardio Tac A volte c’è il timore delle radiazioni. Il rischio è ridottissimo perchè la Cardio Tac ha particolari accorgimenti tecnici che quasi azzerano le radiazioni, peraltro limitate ad un tempo di 5-6 secondi. Nessun problema per chi soffre di claustrofobia perchè non è un tubo come la RM , è aperta, quindi non c’è alcun disagio. 14 vita la piscologia aiuta sei stressato? curati positivo di Paola Vinciguerra Direttore dell'Uiap alla Clinica Paideia di Roma. ◆ facilitare le abilità di copying e le capacità di costruzione dei rapporti personali; ◆ focalizzare gli aspetti bio psico sociali delle esperienze e delle emozioni positive. Alla base di tale approccio vi è l'idea di condurre e 'ancorare' le persone alla propria capacità di far fronte agli eventi stressanti tramite l'analisi e il rafforzamento dei fattori che favoriscono le potenzialità individuali. E' molto importante accrescere la comprensione di se stessi, imparare a cogliere i primi segnali dell'organismo in stato di tensione. Inoltre, focalizzare l'attenzione sui fattori ed eventi stressanti nella vita di ciascuno al fine di esercitarsi ad usare le possibili risorse per far fronte a tali eventi. Per raggiungere gli obiettivi preposti è necessario il supporto di uno psicologo che aiuti e spieghi l'utilizzo delle tecniche cognitivo-comportamentali di gestione della tensione, degli esercizi di bioenergetica per favorire la gestione dello stress e il contatto con le proprie risorse personali, delle tecniche di respirazione e di rilassamento, delle tecniche di training autogeno e visualizzazione guidata e gestione del disagio. Inoltre sono molto utili esercizi di rafforzamento dell'io e di affidamento. Infine, non a tutti è nota la possibilità di ricorrere alla tecnica dell'EMDR per la risoluzione di traumi specifici. pesso ci diciamo: “sono stressato”. Ebbene è vero! Ora ci sono prove scientifiche le quali dimostrano che lo stress prolungato nel tempo diventa un'infiammazione cronica che crea vari disturbi, e che si può “leggere” negli esami del sangue sotto forma di un aumento di due sostanze: la proteina c-reattiva e l'interluchina-6, oltre ovviamente all'ormone dello stress, il cortisolo.Quindi è dimostrato che gli stati emotivi possono agire ed influenzare il nostro corpo. E' ormai accertato che lo stress non solo indebolisce il sistema immunitario, ma altera l'umore rendendoci irascibili, scontenti, incapaci di godere pienamente dei momenti di relax, di scambio affettivo ed emotivo impedendoci di recuperare energie per affrontare gli impegni della vita quotidiana. Per far fronte a tutto ciò un buon aiuto può essere la psicologia positiva, molto usata negli altri Stati europei, in Italia è quasi sconosciuta, che ha lo scopo di prevenire i disagi psicologici prima che insorgano. La conoscenza delle sue tecniche è particolarmente indicata per chiunque ricopra un ruolo di grande responsabilità sia nell'ambito lavorativo, sia in quello familiare. Questa novità nel campo della psicologia ha la funzione soprattutto di: identificare le potenzialità personali dell'individuo; favorire l'autostima, la creatività e il benessere soggettivo; S 15 voglia di sport consigli Quattro lettere R come riposo I come ice C come compressione E come elevazione di Alessandro Caprio* a primavera è alle porte, la voglia di sport aumenta, e con essa anche i traumi sportivi. La caviglia e il piede sono tra i distretti più colpiti del nostro corpo. La distorsione è l’esasperazione di un movimento articolare oltre i limiti del consentito, in questa evenienza sono interessati in particolar modo i legamenti , che sono le strutture meno elastiche. Le distorsioni della caviglia possono essere distinte in tre gradi, secondo l’entità della lesione dei legamenti:, e cioè che vi sia rispettivamente un semplice stiramento delle fibre, la rottura di alcune di esse o l’interruzione completa della sua continuità (il I e II grado danno luogo alle cosiddette distorsioni stabili, il III grado a distorsioni instabili); Il primo intervento in situazioni di lesioni acute dei tessuti molli — tendini, muscoli, legamenti — è importantissimo. Può avere, infatti, un’influenza decisiva sui tempi di guarigione. L Ovviamente, ad ognuno dei gradi corrisponde un quadro clinico variabile, caratterizzato in genere da dolore, tumefazione, impotenza funzionale e segni di instabilità. La prima cosa da fare è il R.I.C.E., un termine inglese — R sta per Rest,ovvero Riposo; I per Ice, ghiaccio; C per Compression, Compressione; E per Elevation, Elevazione — che fa riferimento ai quattro comportamenti chiave da adottare in queste situazioni. Lo scopo è quello di contenere al massimo l’entità del danno. La maggior parte di queste lesioni comporta la rottura dei vasi sanguigni. Risulterà quindi determinante arrestare nelle prime 24 ore l’emorragia e l’essudazione (stravaso di liquido dai capillari), affinché gonfiore e versamento, alterando i normali rapporti anatomici e causando immobilità e dolore, non rallentino il processo di guarigione. Successivamente bisogna verificare tramite doverosi controlli, l’eventuale presenza di lesioni ossee mediante esame radiografico ed eventuali lesioni associate mediante esame di risonanza magnetica, consultando sempre prima lo specialista di riferimento. Con un adeguato trattamento ortopedico ( tutore, bendaggi funzionali e terapia medica) e riabilitativo (tecar, cinesi attiva e passiva, idroterapia, propriocettiva, ecc.), la maggior 16 per la caviglia l’avventatezza dei cosiddetti «sportivi della domenica» che, con una preparazione fisica alquanto discutibile, affrontano in maniera episodica le partitelle sui pericolosi terreni sintetici o su terreni sconnessi. Ma anche nello sport agonistico di vertice troviamo altrettante possibilità di rischio, causato dalla «overuse syndrome», patologia da sovraccarico funzionale da sport, con l’esasperazione del gesto agonistico e la ripetizione ossessiva del gesto allenante. Insomma il «troppo» o il «troppo poco» nello sport, possono essere entrambi responsabili di svariati quadri patologici. Prevenire è meglio che curare vale anche in questo caso. Occorre limitare al minimo i fattori che predispongono alla lesione. Diventa perciò fondamentale seguire una corretta preparazione atletica, curare l’esecuzione del gesto atletico ed eseguire visite preventive per valutare l’appoggio plantare, con particolari apparecchiature computerizzate.. Allora per tutti gli sportivi vale un consiglio: attenti a dove e come mettete i piedi!. parte dei traumi distorsivi della caviglia guarisce , anche perchè i legamenti laterali sono considerati legamenti “buoni”, vale a dire che un loro danno guarisce sempre con una cicatrice che è tanto più valida quanto più i capi terminali della lesione vengono mantenuti a contatto nel periodo necessario per tale cicatrizzazione. Quando questo non succede bisogna ricorrere al trattamento chirurgico, che oggi non è più invasivo e traumatizzante in quanto la maggior parte dei gesti chirurgici vengono effettuati in artroscopia, come per il ginocchio, consentendo un rapido recupero funzionale e un ritorno allo sport in tempi brevi. Il rischio maggiore nasce dall’ imprudenza e * Responsabile del Centro di Prevenzione e Terapia delle Patologie del Piede alla ClinicaPaideia 17 vita la piscologia aiuta Bentornata primavera! E’ tempo di controllare i nei. di Raffaele Murace* lutare il fattore di protezione (ovvero la sua capacità protettiva) e la formulazione. Nel primo caso si sceglierà un fattore di protezione elevato per soggetti con pelle chiara che tendono facilmente all´eritema, mentre per quanto attiene alla formulazione del solare è opportuno ricordare che il “latte” e´ facilmente spalmabile ma poco resistente e va quindi applicato frequentemente; la crema è generalmente più indicata per il viso, mentre il “gel” è più adatto ad una cute grassa. L'utilizzo di filtri solari non deve comunque autorizzare ad esporsi eccessivamente, ne´ tantomeno escludere l´utilizzo di indumenti protettivi soprattutto nelle ore centrali della giornata. Questa stagione rappresenta l’occasione giusta per una visita dermatologica. L´esposizione della cute del corpo ci deve far pensare che è arrivato il momento di effettuare un controllo, in particolare una visita preventiva sui nei e su eventuali neoformazioni precancerose. Alcuni nei sono assolutamente innocui, mentre altri possono essere a rischio di trasformazione tumorale in “melanoma”, uno dei più pericolosi tumori del nostro organismo. Ricordo che la presenza sul corpo di un elevato numero di nei è considerata uno dei fattori di rischio principale per la comparsa di un melanoma, che comunque può insorgere ex novo sulla nostra pelle con il rischio di essere scambiato per un neo comune. L´incidenza di questa neoplasia sta aumentando vertiginosamente in tutto il mon- arrivo della bella stagione e soprattutto del sole riporta il nostro pensiero agli effetti benefici del sole sul nostro organismo, alla “tintarella”, al buon umore, alle tanto attese vacanze, ma ci deve anche far pensare che i raggi ultravioletti, se si espone la nostra pelle in maniera irresponsabile, possono provocarci gravi danni alla salute. Pensando agli effetti che gli ultravioletti provocano sulla nostra pelle annoveriamo sì la piacevole abbronzatura, ma anche l´eritema solare, un precoce invecchiamento della cute e a lungo andare la fotocarcinogenesi, ovvero l´induzione alla formazione di tumori cutanei. E´ noto come una prolungata esposizione solare aumenti la produzione di radicali liberi, sostanze tossiche che accelerano l’invecchiamento delle cellule e, quindi, anche della pelle. A tale proposito sarà raccomandata una dieta ricca di complessi vitaminici a base di vitamine A C E ed elementi come il selenio, la biotina, il ferro. Queste sostanze sono peraltro contenute negli alimenti tradizionali della dieta mediterranea o possono comunque essere aggiunte con l´assunzione di integratori alimentari reperibili in commercio. Un accenno naturalmente anche ai protettivi solari, ovvero formulazioni cosmetiche (latte, crema, gel ecc.) contenenti molecole in grado di assorbire (filtri chimici) le radiazioni ultraviolette o di rifletterle (filtri chimici) rendendole così innocue per il nostro organismo. Nella scelta del prodotto è assai importante va- L’ 18 do; in Italia 7 persone su centomila si ammalano di melanoma. In aumento anche gli altri tumori cutanei, quali carcinomi basocellulari e spinocellulari. Le linee guida sulla prevenzione primaria dei tumori della pelle (ovvero le azioni che tendono a ridurre l´incidenza del tumore rimuovendone le cause che lo provocano) indicano chiaramente la necessità di prevenire le ustioni solari, soprattutto in età pediatrica e ribadiscono la necessità di una corretta esposizione solare. La prevenzione secondaria (ovvero le azioni che mirano a ridurre la mortalità del tumore) si basa invece su una maggiore accuratezza diagnostica durante la visita di controllo, avvalendosi per esempio di metodiche quali l´esame in epiluminescenza dei nei o neoformazioni cutanee in genere, e campagne informative di sensibilizzazione ed educazione sanitaria. Di primaria importanza è l´autoesame che il paziente può effettuare con l´ausilio di uno specchio. A tale proposito è stato elaborata una semplice formula che semplifica il riconoscimento del neo a rischio, la regola dell´ABCDE. La “A” sta per asimmetria, ovvero tracciando una linea immaginaria una metà del neo è differente dall´altra; “B” sta per bordi, irregolari, frastagliati; “C” sta per colore, ovvero la presenza di più colori nell´ambito della stessa neoformazione;“D” sta per dimensioni superiori a 5 mm. di diametro. Per ultimo la lettera “E” che sta per evoluzione: la sensazione di avverti- re la presenza del neo, l’eventuale dolore, la presenza di sanguinamento devono indurre il paziente a chiedere spiegazioni al medico. L´epiluminescenza è una metodica diagnostica non invasiva che funge da ausilio al dermatologo per il riconoscimento precoce di una neoformazione pigmentaria a rischio di trasformazione in melanoma, o alla individuazione delle fasi iniziali della neoplasia. La tecnica consiste nell´apporre una goccia di olio da microscopia sul neo e procedere all´osservazione dello stesso con un microscopio. Dalle immagini si valuta la modalità di aggregazione delle cellule melanocitarie con il riconoscimento degli aspetti di regolarità ed irregolarità. Una moderna interpretazione delle immagini di un nevo porta oggi ad una accurata valutazione del rischio, con possibile indicazione chirurgica immediata o monitoraggio oggettivo nel tempo dello stesso, grazie agli ausili informatici di rilevazione ed archiviazione immagini. In Paideia viene effettuato l´esame di epiluminescenza digitale in alta definizione. I dermatologi della Paideia sono consulenti scientifici del progetto FIDE (Full Image Database Engine), motore mondiale di ricerca per immagini diagnostiche in ambito di prevenzione oncologica dermatologica, sviluppato dalla Advanced Computer Systems (ACS) e promosso dall’Agenzia Spaziale Italiana * Specialista in dermatologia alla Paideia 19 cure alternative l’agopuntura Un ago antico per mali moderni (menopausa), senza contare che durante la gravidanza, quando è sconsigliata l’assunzione di farmaci, l’agopuntura può rappresentare una valida alternativa terapeutica. Assolutamente sì. Potrebbe sembrare incredibile, ma l’agopuntura è di per sé molto rilassante. E’ inoltre molto efficace per il trattamento delle sindromi ansiose e/o depressive (con le relative “somatizzazioni”) e anche per l’insonnia. E' vero che grazie all’agopuntura si può dima- Quali sono i limiti dell'agopuntura? Naturalmente, come per ogni metodica terapeutica, l’agopuntura ha le sue indicazioni e i suoi limiti. Le risposte sono molto individuali e strettamente legate all’entità del problema e alla costituzione del paziente. Chiaramente, i risultati sono migliori quando prevale la componente funzionale, prima che lo squilibrio si radichi a livello organico. In generale, bastano poche sedute, addirittura anche una, per cominciare a stare meglio. Se dopo cinque-sei sedute il paziente non ha alcun beneficio, quasi sicuramente c'è un problema organico importante per il quale si rende necessario un approfondimento diagnostico. Ricordiamo che, sebbene l’agopuntura abbia E’ noto che l’agopuntura può controllare il dolore ma può rappresentare una valida alternativa terapeutica per cefalee, asma, gastrite, ecc. agopuntura ha da tempo trovato ampio spazio nel panorama della salute. La praticavano i cinesi tremila anni prima di Cristo e continuano a farlo. Superati i molti pregiudizi, è ormai diventata una metodica medica accettata, anche alla luce del riconoscimento da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. La cura della salute con l'agopuntura è una realtà alla Clinica Paideia di Roma. Il Centro è diretto da Fiammetta Wang, medico agopuntore. L’ energetici e ripristinarne l’armonia. In sintesi ci può spiegare qual è il meccanismo Quali sono le persone che accedono al Centro con il quale agisce l’agopuntura? di Agopuntura della Paideia? Partendo dal presupposto che nella Medicina Tradizionale Cinese il mantenimento del buono stato di salute dipende dall’armonico fluire del “Ch’i” (l’energia vitale che circola nel corpo seguendo percorsi ben determinati, i meridiani o canali energetici) e che uno squilibrio bioenergetico si può tradurre in un disturbo a livello organico, l’agopuntura, mediante la stimolazione dei “punti”, può prevenire e trattare le malattie riequilibrando il flusso all’interno dei canali I pazienti generalmente si rivolgono all’agopuntore per “i dolori”, ma non tutti sanno che l’agopuntura può essere molto efficace anche per altre patologie quali cefalee, problemi a carico dell’apparato gastroenterico come gastrite, colite, difficoltà a digerire, stipsi -, dell’apparato respiratorio - rinite allergica, bronchite cronica, asma bronchiale -, ma anche di pertinenza ginecologica e ostetrica come dismenorrea, iperemesi gravidica (vomito in gravidanza), sindrome climaterica 20 origini lontane dalla cultura occidentale, è una disciplina medica e quindi va applicata con il dovuto rigore professionale. Ogni paziente è unico e va considerato nella sua interezza, non semplicemente come un sintomo. Bisogna cercare di andare a monte del problema in modo da poter ottenere il miglior risultato possibile. Quello che ci vuole è una logica medica di integrazione in modo da poter utilizzare tutti i mezzi a disposizione per poter fornire a ogni paziente la soluzione più adeguata. grire e si può smettere di fumare? In questi casi mi piace definire l’agopuntura come un “coadiuvante”. Purtroppo, per dimagrire bisogna stare a dieta e fare moto, per smettere di fumare ci vuole la volontà. Ma l’agopuntura può essere un valido supporto in entrambi i casi. Può essere utile nel fronteggiare lo stress della vita quotidiana? 21 s Sport clinique ortopedia I fattori “crescono’’ i traumi calano I fattori di crescita piastrinici, un'eccezionale novità. Un importante passo in avanti della Ricerca. E' già una concreta realtà in Mater Dei & Paideia. Ma quali sono le applicazioni pratiche in ortopedia? Lo chiediamo al Dottor Ezio Adriani Responsabile della Sport Clinique Mater Dei. orrei innanzi tutto mettere in risalto che l'utilizzo dei fattori di crescita piastrinici viene incontro alla soluzione di un problema non certo semplice che registriamo nella pratica clinica. Mi riferisco ad una serie di patologie che creano non solo dolore ma anche difficoltà sociali nella vita di relazione. Si tratta di problemi che riguardano tutte le persone, con una particolare incidenza di quelle che praticano un'attività sportiva. Fino ad ora le terapie erano lunghe: fisioterapia, ipertermia, TECAR, infiltrazioni con cortisone. Il tutto seguito da riposo e da esercizi fisici. Naturalmente queste metodiche non vanno eliminate. La nuova tecnica va attuata soprattutto quando non hanno funzionato le precedenti terapie. “L'impiego dei fattori di crescita piastrinici si è rapidamente esteso a molte branche della medicina. Vorrei citare - aggiunge Adriani- l'ortopedia, la chirurgia plastica, la chirurgia otorinolaringoiatrica, la chirurgia generale, la neurochirurgia, l'urologia, la chirurgia vascolare. Mi soffermo in particolare, ovviamente, sull'ortopedia. Le indicazioni più impor- “V 22 dell'artrosi del ginocchio; periartrite scapoloomerale . "Come si vede- prosegue Adrianisono patologie molto diffuse non solo fra gli anziani e gli sportivi come si può ritenere. La procedura è in più fasi: dopo l'importante colloquio preliminare con il paziente, si procede ad un normale prelievo venoso seguito dall'estrazione del plasma ricco di piastrine che precede la centrifugazione. Si pratica l'iniezione in anestesia locale. Naturalmente con l'aiuto prezioso dell'ecografia per raggiungere proprio l'area interessata, in pratica è un' iniezione ecoguidata. Il tutto in ambulatorio. Solitamente basta un'applicazione. Senza problemi. Il paziente può tornare a casa con l'avvertenza di posizionare ad intervalli del ghiaccio sulla parte trattata. Fin qui la metodica, le indicazioni e il trattamento. Bisogna però aggiungere che questa importante tecnica va attuata in strutture adeguate e con il supporto dell’ ematologo. Questa metodica offre indubbi vantaggi nel'accelerare i processi di guarigione dei tessuti ma le infinite possibilità di cura devono ancora essere studiate ed accertate dalla scienza medica che dovrà validarne l'utilizzo. tanti in campo ortopedico riguardano le alterazioni da guarigioni ossee, i ritardi di consolidamento, la pseudoartrosi, la chirurgia della spalla (decompressione sub-acromiale e riparazione della cuffia dei rotatori) e la chirurgia del ginocchio, e precisamente la ricostruzione del legamento crociato anteriore, purtroppo molto frequente negli sportivi, e la riparazione di lesioni cartilaginee. Altre indicazioni sono la perdita di sostanze cutanee in traumatologia, i ritardi di guarigione delle ferite senza infezione e infine nelle tendiniti croniche". Adriani si sofferma in modo particolare sulle patologie tendinee che possono essere diverse: epicondilite, nota come "gomito del tennista"; epitrocleite; fascite plantare; tendinopatie croniche a carico del tendine di Achille; tendinite ischio-crurale; pubalgia; trocanterite o periartrite dell'anca; primo stadio Come e perché il ‘laboratorio piastrine’ agisce nella ricostruzione tissutale individuazione della presenza di particolari molecole ad attività induttiva e chemio tattica all'interno dei granuli piastrinici, dette fattori di crescita piastrinici, ha aperto da alcuni anni nuove prospettive ed applicazioni in campo medico e chirurgico per questi particolari elementi del sangue. In particolare nella rigenerazione dei tessuti. L'utilizzo è ampio, per dare qualche esempio va dalla Chirurgia ortopedica, alla Medicina sportiva alla Neurochirurgia. Risale alla fine degli anni ' 70 il riconoscimento alle piastrine ed ai macrofagi del ruolo di primo piano nell'attivazione di un processo riparativo. E que- L’ di Luca Termine 23 s Sport clinique ortopedia dopo miscelazione con attivatori quali la Trombina autologa o il Cloruro di Calcio, vengono utilizzate in : Chirurgia Ortopedica maggiore o non: come emostatico/collante e stimolante dell'osteogenesi nelle artroprotesi d'anca, ginocchio, spalla, nelle cisti aneurismatiche, stabilizzazioni vertebrali,condromalacia.Chirurgia Vascolare: endoprotesi aortiche, iliache, aneurismi aortici. Chirurgia Maxillo Facciale. Dermatologia: ulcere trofiche, postraumatiche, diabetiche. Chirurgia plastica e ricostruttiva. Oculistica: lesioni corneali, cheratiti erpetiche ecc. Medicina sportiva: lesioni muscolari e tendinee postraumatiche. Neurochirurgia: radicoliti e radicolopatie del rachide. Chirurgia addominale: resezioni epatiche, splenectomie. Nell'arco di pochi anni l'impiego delle piastrine si è moltiplicato e non solo per uso prettamente trasfusionale, anche in considerazione del bassissimo costo di produzione a paragone degli elevatissimi costi dei tessuti artificiali ingegnerizzati. I vantaggi sono innumerevoli, considerando l'assoluta sicurezza degli emocomponenti autologhi dal punto di vista immunologico ed infettivo, l'assenza di effetti collaterali per qualsivoglia modalità di somministrazione (intraoperatoria, infiltrativa, spray, epilesionale ecc.) ed in ultimo per la facilità di prelievo e preparazione. Sussistono, di contro, controindicazioni al loro utilizzo particolarmente per quei pazienti con anamnesi clinica di piastrinopenia immunologica e non o malattie ematologiche a carico della funzionalità piastrinica, nonché assunzione di farmaci antiaggreganti per patologie correlate. sto per la capacità di aggregazione ed adesività delle piastrine nei confronti di tessuti in flogosi attiva o in presenza di lesioni. Negli anni le ricerche si sono intensificate con l'identificazione di oltre 30 fattori di crescita piastrinici. In pratica, le piastrine sono paragonabili a laboratori-serbatoi cellulari che elaborano, immagazzinano e quindi rilasciano numerosi fattori di crescita capaci di stimolare la riproduzione di cellule staminali, mesenchimali, fibroblasti, osteoblasti, cellule endoteliali ed epiteliali in genere, nonché la neoangiogenesi . Quali siano i meccanismi più reconditi mediante i quali le piastrine esplicano i loro effetti non è del tutto noto. Questi effetti, di sicuro, sono legati al lento e costante rilascio locale dei fattori di crescita, contenuti in abbondanza nei granuli alfa delle piastrine, e all'azione di tutta una serie di mediatori chimici. Tutte queste sostanze, normalmente presenti nell'organismo, vengono prodotte presso le Unità Operative di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale a partire da donazioni autologhe (dello stesso paziente), qualora previste dal programma preoperatorio, o da normali prelievi in provetta con Sodio Citrato (7 - 10 ml), garantendo le condizioni di sterilità proprie degli emocomponenti trasfusionali. Possono essere successivamente conservate in congelatori appositi : questo consente lo stoccaggio di aliquote di un solo prelievo per terapie prolungate nel tempo, senza dover nuovamente riprelevare il paziente. Appare pertanto evidente che data l'ampia varietà di bersagli cellulari dei fattori piastrinici, i campi di applicazione sono in continua espansione. Attualmente le piastrine autologhe, risospese in piccole quantità di plasma (PRP, Plasma ricco in piastrine) e con diverse modalità di somministrazione sia in forma semplice che * U.O.C. Immunoematologia e Medicina Trasfusionale - Ospedale San Pietro, Fatebenefratelli di Roma e Consulente Paideia 24