Maya Manmana Il Marketing non convenzionale senza rischi: l’opportunità di una guerrilla etica Copyright Maya Manmana 2008 Indice CAPITOLO I Dall’uomo, al target, alla persona 1.1 L’arte della persuasione: genesi del marketing e della pubblicità 3 1.2 Dal marketing classico al marketing non-convenzionale 11 1.3 Tracce di marketing non convenzionale nella storia: la “beffa mediale” di Orson Welles 16 1.4 Societing e marketing non convenzionale: la rivoluzione strategica 19 1.5 Word-of-mouth e viral marketing: i principi ancestrali del marketing non convenzionale 22 CAPITOLO II Azioni di marketing non convenzionale: tra rischi e opportunità 2.1 L’arte della “guerrilla” 25 2.2 Le vie del marketing sono infinite 27 2.3 Guerrilla marketing e legalità 38 2.4 Il diritto della pubblicità 41 2.5 Conseguenze delle attività “border line”: danni ambientali, sociali, rischi sanzionatori, penali e ripercussioni sull’immagine aziendale 43 2.6 Norme comuni a tutela della società e dell’ambiente 46 2.6.1 Norme comuni a tutela del patrimonio artistico e naturale 47 2.6.2 Norme in tema di circolazione stradale 50 1 2.6.3 Norme in tema di tranquillità pubblica 64 2.6.4 Norme in tema di pubblicità ingannevole 67 CAPITOLO III La forza della creatività e il clamore dell’infrazione: casi a confronto 3.1 L’efficacia di una “guerrilla etica” 72 3.2 Social guerrilla “killer way”: il caso Greenpeace. Il fine giustifica i mezzi? 74 3.3 Guerrilla marketing “killer way”: il caso Turner. Quando l’illegalità è calcolata 76 3.4 Social guerrilla “ethic way”: la creatività non ha bisogno di infrangere le regole 84 3.5 Guerrilla marketing “ethic way”: Mondo Pasta, un’idea straordinariamente di gusto 86 3.6 Guerrilla marketing “ethic way”: Tim coinvolge i giovani con l’ecosostenibilità e il passaparola 87 3.7 Guerrilla marketing “ethic way”: la campagna TCM al San Sebastian’s Film Festival 90 3.6 Tecniche di marketing non convenzionale a confronto: una proposta di orientamento e valutazione 93 3.7 Conclusioni: il valore delle idee 96 Abstract: Guerrilla Marketing “trouble-free” 97 Bibliografia 99 2 CAPITOLO I DALL’UOMO, AL TARGET, ALLA PERSONA 1.1 L’arte della persuasione: genesi del marketing e della pubblicità Se davvero l'arte di persuadere serve a dare una direzione al pensiero dell'interlocutore, e se ciò può essere raggiunto attraverso l'applicazione di studiatissime regole e di schemi logici, lo si deve in larga misura agli iniziatori di quella che, col passare dei secoli, sarebbe diventata la principale forma di esercizio del potere della storia: la politica. Già dal V secolo a.C. il filosofo Corace, ed il suo discepolo Tisia, considerati i fondatori della retorica, si occuparono della preparazione di un vero e proprio metodo di tecnica oratoria indirizzato al prevalere nelle dispute giudiziarie. I loro insegnamenti erano incentrati sul seguente principio: "il sembrare vero conta più dell'essere vero". Altre scuole di retorica sviluppatesi in quel periodo nella Grecia classica, in particolare quella dei sofisti, puntavano invece la loro azione persuasiva più sull'aspetto dell'evocazione emotiva prodotta sugli ascoltatori, che su un'adesione di tipo razionale. Questa nuova concezione, quasi magica, della parola si basava soprattutto sul ragionamento per antitesi, la tecnica del contraddire, e sull’espediente di utilizzare con ingegno tipi diversi di discorso per i diversi tipi di 3 ascoltatori. È in questo periodo che l'abilità dei retori-sofisti si misurava in vere e proprie gare di virtuosismo eristico. Fra i maestri di quest'arte ci fu senz'altro il filosofo Socrate, esperto di una sua peculiare tecnica nota col nome di metodo ironico-maieutico. Dopo Socrate, la questione fu affrontata dal suo discepolo, Platone. Questi condannò la retorica praticata dai sofisti, vista come un mero esercizio formale, proponendo in sua vece la dialettica, o arte del disputare, che mirava all'analisi degli argomenti, alla scomposizione dei discorsi in elementi primi, anziché "distrarre" l'uditorio con "vuote ma seducenti sonorità" 1 . La sua posizione vede la sofistica e la retorica come arti che appartengono ad una speciale abilità, l'adulazione, capace di persuadere. Questa persuasione, poi, è indifferente alla materia del contendere: "non c'è nessun bisogno - scrive Platone nel Gorgia - che la retorica conosca i contenuti; le basta avere scoperto una certa qual tecnica di persuasione, sì da poter apparire ai non competenti di saperne di più dei competenti". Per Platone è necessario operare nella direzione del vero, cioè bisogna utilizzare l'arte "per dirigere le anime attraverso le parole": un'arte capace di condurre l'ascoltatore alla verità e di rendere la verità operante nell'ascoltatore. Questo tipo di discorso persuasivo sarebbe perciò fondato sulla dialettica, cioè basato su una sintesi fra i principi che formano un'idea e l'analisi che scompone l'idea nei suoi elementi costitutivi. 1 Platone, Gorgia, a cura di G. Reale, ed. Rusconi, 1998. 4 A dare una definizione quasi definitiva alla retorica fu Aristotele. Per Aristotele la funzione della retorica "non è il persuadere, ma il vedere i mezzi di persuasione che vi sono intorno a ciascun argomento". La forza argomentativa della retorica aristotelica è affidata alla ricerca di elementi probatori, ovvero dati "tecnici" da acquisire tramite l'applicazione di un metodo, non, invece, utilizzando dati già pronti quali le testimonianze, le confessioni estorte e le documentazioni scritte. Inoltre, grande innovazione di Aristotele è l'introduzione del sillogismo (ovvero della deduzione/conclusione intuitiva date due proposizioni correlate) e dell'importanza connessa all'uso degli esempi, ottenendo "il dimostrare partendo da molti casi simili che una cosa sta in un determinato modo" 2 . Fra le poche ma efficaci innovazioni, nate dopo le norme dettate dai filosofi greci, se ne possono senz'altro ricordare alcune di maggior interesse. La retorica del silenzio, ad esempio, che, sempre nella Grecia classica, deriva dall'avvento del sublime come nuovo modo di vedere l'attitudine a concepire grandi pensieri. "Il sublime è l'eco di una grande anima. Donde talvolta un pensiero spoglio, privo di voce, è ammirato per se stesso, proprio per la sua grandezza: tale è il grande silenzio di Aiace nella Nekya, più sublime di qualunque discorso" 3 . Altro motivo importante fu introdotto dai retori latini con la suddivisione dell'esposizione in inventio, dispositio e memoria. A loro 2 3 Aristotele, Retorica, ed. it. a cura di Montanati, Mondadori, Milano, 1996. Pseudo Longino, Il Sublime, 9, 2, ed. Aesthetica, 1998. 5 volta queste classi avevano ulteriori suddivisioni, dando luogo, così, all'ingenium (disposizione nativa), alla diligentia (l'attenzione scrupolosa alla causa e alle circostanze annesse), al principio del docere, movere, delectare (insegnare, commuovere, piacere), come scopo da perseguire in ogni fase dell'esposizione oratoria (esordio, narrazione, argomentazione, conclusione), alla pronuntiatio, alla declamatio, alla elocutio, alla compositio. Tutti questi elementi avevano valore di insegnamento e andavano seguiti rigorosamente come regole cardine dell'arte stessa. Sono da ricordare, nell'ambito dei retori latini, le evidenti qualità oratorie di Cicerone e di Quintiliano con l'Institutio oratoria. Con Agostino viene approfondito il discorso incentrato sull'umiltà del messaggio cristiano, e più in generale biblico. Lo scopo della sua opera era quello di far capire a tutti la parola di Dio. Per fare questo Agostino, nel De Doctrina Christiana, raccomanda l'uso di tre diversi stili allo scopo di insegnare, lodare o biasimare, piegare all'azione (ovvero ciò che in gergo pubblicitario viene definita "call to action"). Così, lo "stile umile", disadorno ma non incolto, per l'esegesi dei testi biblici e per l’insegnamento della dottrina cristiana, lo "stile medio", ornato di figure, per il discorso dimostrativo (lodi, persuasioni, biasimi), lo "stile elevato", per indurre gli animi all'azione (flectere). Per concludere, si può senz'altro dire che da Aristotele in poi l'arte dell'eloquenza e della persuasione non ha avuto grossi cambiamenti, sia nell'impostazione che nella conduzione delle dispute. I continuatori 6 dell'opera dei filosofi greci si sono per lo più occupati di perpetuarne i precetti, riordinando e classificando ulteriormente le regole già stabilite, senza però operare evidenti innovazioni o modifiche, almeno fino all'avvento di una nuova scienza sociale: la psicologia. Può essere interessante mettere l'accento su alcune altre componenti, cercando di rimanere all'interno di un excursus, senza voler necessariamente sfociare in una sorta di trattato. Fra i principali "strumenti" di persuasione legati più strettamente all'oratoria si possono evidenziare quattro elementi principali: innanzi tutto l'originalità, l'argomento più persuasivo è sempre quello più nuovo, lo stile, appannaggio delle tecniche di retorica, la logica dell'argomento persuasivo, ed infine la pertinenza, in quanto essere persuasivi significa riconoscere istantaneamente, e far riconoscere all'interlocutore, nuove relazioni di pertinenza fra gli argomenti, pur giocando sui "tasti" di quelle "vecchie". Oggi, come giustamente afferma Umberto Eco, la pubblicità è uno dei più degni eredi di quella tecnica che è nata oltre duemila anni fa. Non solo, infatti, essa conserva inalterati e correttamente applicati tutti gli espedienti retorici, ma possiede anche tuttora quel suo valore originario di arma offensiva che la rende il più efficace strumento di convincimento nei confronti del potenziale acquirente: essa è “l’arma e l'anima del commercio”. La retorica pubblicitaria, tuttavia, ha completamente dimenticato l’ideale platonico, per fare propria invece la concezione di “retorica del 7 senso comune” formulata da Aristotele, per cui vale più “un impossibile verosimile che un possibile inverosimile”. Il vero scopo del breve messaggio pubblicitario, infatti, non è la dimostrazione di una verità assoluta ma di quella relativa. Dal mondo greco ad oggi, a causa soprattutto dell’influsso negativo apportato dal relativismo protagoreo e dalla conseguente idea che la “verità” sia sempre posseduta da chi dispone delle argomentazioni più forti, la retorica ha finito per coincidere – più o meno apertamente – anche con l’inganno del più debole e dell’ignorante. Il processo, ad Atene, avveniva in presenza di giudici senza alcuna esperienza e che non conoscevano nemmeno il codice delle leggi: la verità non poteva essere altro che la tesi sostenuta dal logografo migliore. Quando, in seguito, i sofisti diedero la prova che era possibile prima dimostrare una certa argomentazione e poi l’esatto suo contrario, tramontò l’idea che verità e giustizia fossero effettivamente concetti assoluti. Il filosofo Aristotele fu il primo a sviluppare una teoria generale della persuasione. Tale teoria riconosceva 3 dimensioni della persuasione: la fonte (ethos); il messaggio (logos); le emozioni del pubblico (pathos). Un altro fatto che secondo Aristotele era in grado di influenzare la retorica dell’oratore, fu sviluppato in seguito da Cicerone secondo il quale il compito di un oratore consiste nel fornire una definizione della situazione che volga a proprio vantaggio. 8 Nel XX sec. le teorie moderne della persuasione attingono ai principi sviluppati dalla psicanalisi. La teoria psicanalitica asseriva che le agenzie pubblicitarie usassero segretamente i principi della psicanalisi scavando nel significato nascosto delle cose e, una volta scopertolo, era possibile architettare una campagna che facesse appello alle nostre più profonde motivazioni. Tutt’oggi le nuove tecniche di marketing e comunicazione nonconvenzionale incoraggiano l’applicazione delle nuove scoperte della psicologia inerenti il funzionamento del cervello umano 4 e del comportamento umano, desiderando condizionare il processo decisionale dei probabili acquirenti. Più semplicemente l’obiettivo è esattamente lo stesso di quello di duemila anni fa: influenzare e persuadere gli altri. Tuttavia, per condizionare gli altri, influenzare il loro comportamento e addirittura anticipare le loro aspettative, è necessario capire in che modo essi prendono le decisioni e maturano i desideri, i modi di pensare e le aspettative. Il punto è che le dinamiche psicologiche e sociali cambiano, si trasformano e si evolvono nel tempo e nella storia con il cambiare, il trasformarsi e l’evolversi delle società e delle culture umane. Per stare al passo e possibilmente anticipare il nuovo individuo/consumatore, ormai saturato da un affollamento di messaggi mono-toni, si studiano le nuove dinamiche sociali e psicologiche che lo caratterizzano e in base ad esse si sviluppano nuove tecniche di marketing, che, non rinnegando gli schemi classici che ne 4 Come ad esempio la teoria e la tecnica della programmazione neuro-linguistica (PNL). 9 sono all’origine, si integrano coerentemente con essi e si plasmano sul nuovo individuo e sul “sistema socio-culturale” del momento. Tuttavia, limitare la funzione del marketing e della comunicazione di impresa ad un becero tentativo di piegare la volontà dei consumatori a desiderare oggetti e servizi che non desiderano realmente, o a sposare valori che essi non condividono, appare assolutamente distorcente e limitante. Non bisogna dimenticare che l’attuale sistema di mercato si è sviluppato e probabilmente è stato reso possibile dai principi democratici che sono alla base delle società occidentali, primo fra tutti la libertà di scelta di ciascun individuo. Non è un caso che, come precedentemente messo in luce, le moderne tecniche di comunicazione trovino la loro origine nella società greco-romana, che aveva alla base principi democratici simili (anche se limitati alla cerchia degli “uomini liberi”). Le imprese, le istituzioni e tutti gli apparati del sistema sociale sono “organismi” interrelati tra loro, e con l’individuo costituiscono un tessuto sociale estremamente complesso caratterizzato da soggetti più forti e soggetti più deboli che si influenzano vicendevolmente nell’ambito di una convivenza e di un insieme di regole sociali ampiamente condivise. In quest’ottica marketing e comunicazione non possono essere visti come gli strumenti a disposizione di un “grande burattinaio” o di un “grande fratello”, ma sono più semplicemente ambiti attraverso cui si esplica l’azione delle imprese, delle istituzioni e di tutti i soggetti sociali. 10 Marketing e comunicazione assolvono a importanti funzioni sociali: informano, stimolano l’innovazione e partecipano al cambiamento e alla crescita dell’intera società. Senza dubbio, nell’affannarsi ad attribuire, ad ogni costo, alla comunicazione e al marketing un passato millenario - partendo dalle origini della retorica greca, per arrivare alle prime forme di propaganda, poi all’arrivo della pubblicità, e infine alla nascita dei mercati e delle imprese - si incorrerebbe in valutazioni superficiali che pregiudicano la serietà di una disciplina le cui basi accademiche possono essere individuate soltanto nel moderno mondo occidentale del XX sec. 1.2 Dal marketing classico al marketing non-convenzionale Tutta la storia del marketing può essere letta come il suo graduale distaccarsi dalla specificità dei compartimenti aziendali a favore di un progressivo inserimento nei fenomeni culturali e nelle dinamiche della struttura sociale. Così molti autori della nuova era post-moderna propongono di rinnovare anche la definizione di un marketing non più focalizzato sul mercato, ma sull’individuo e sulle sue nuove abitudini relazionali: da qui le recenti definizioni di “societing”, “neo-marketing”, “marketing post-moderno” o “non-convenzionale”. 11 Ma per riuscire a comprendere pienamente questo passaggio è necessario ripercorrere le tappe fondamentali del percorso evolutivo del marketing stesso: dall’orientamento alla produzione, all’orientamento alla vendita e poi al mercato, passando per gli anni gloriosi in cui il marketing divenne importante fattore di modernizzazione, fino a giungere alla crisi degli anni Ottanta e all’esplosione delle panacee di marketing 5 . Il marketing trova origine negli Stati Uniti d’America, nelle geniali intuizioni pratiche di alcuni imprenditori più capaci, sollecitati a razionalizzare e a migliorare la gestione aziendale da condizioni di mercato sempre più competitive che caratterizzavano il ventennio postbellico (1945-1965) e la rinascita economica ed industriale. La razionalizzazione accademica della materia si deve a Philip Kotler che, nella prima metà del Novecento, ne istituzionalizza la disciplina grazie alle sue opere fondanti 6 . La maggior parte dei manuali accademici sono soliti periodizzare l’evoluzione degli approcci operativi di marketing articolandola in una serie di fasi caratterizzate dalla diversa importanza che, di volta in volta, hanno assunto le congiunture economiche, tecnologiche, sociali e culturali del momento. Uno dei modelli più diffusi, sostenuto dallo stesso Kotler, è quello che distingue quattro fasi, ciascuna delle quali è determinata da un differente orientamento evolutivo del marketing. 5 6 B. Cova, A. Giordano, M. Pallera, Marketing non-convenzionale, ed. MC, 2007. P. Kotler, Marketing management, Social marketing, Marketing Places, 1940-70. 12 La fase dell’orientamento alla produzione viene individuata nel periodo 1920-1930, tempi in cui il mercato è caratterizzato da una predominanza della domanda sull’offerta dovuta al fatto che il consumatore ha bisogno praticamente di tutto. Le caratteristiche e le tipologie di prodotto vengono prevalentemente determinate dalle imprese in base a considerazioni di ordine tecnico, economico e produttivo: la tecnologia produttiva condiziona la qualità e le caratteristiche dei beni, avendo come primo obiettivo la riduzione dei costi e l’aumento dei volumi. Mentre in questa prima fase assistiamo a un marketing passivo, il periodo successivo, che va dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, si caratterizza per l’orientamento alle vendite. La domanda viene ad indebolirsi con le prime saturazioni del mercato, fino ad essere superata dall’offerta, in particolare dopo la crisi del ‘29. Si giunge a considerare la scelta del consumatore come variabile decisiva. Si inizia a ritenere che la scelta del consumatore possa essere indotta o stimolata tramite svariate attività di persuasione esercitate dall’organizzazione commerciale, a partire dalle azioni promozionali e pubblicitarie utilizzate come strumento per dirigere il consumatore verso una scelta favorevole ad un determinato prodotto/servizio: il marketing diventa gradualmente meno passivo e più operativo, volto alla ricerca di nuovi sbocchi commerciali. Nel momento in cui la crescita rallenta e il mercato si segmenta in gruppi, l’innovazione accelera e la conoscenza aumenta, per l’impresa diventa necessario spostare il suo campo di orientamento al mercato: 13 l’obiettivo diventa quello di identificare anticipatamente i nuovi segmenti di consumatori e i loro diversi bisogni, per potervi adeguare l’offerta con prodotti più mirati volti a soddisfare gruppi specifici di clienti. La sempre più intensa frammentazione del mercato induce le imprese a spostare il proprio campo di analisi sullo studio approfondito della figura del singolo cliente. L’orientamento al cliente cambia nettamente il modo di vedere le cose, trasformando l’impresa in un partner che aiuta il cliente nella scelta e ha come primo obiettivo la sua soddisfazione: il marketing strategico orienta la produzione e la redditività economica del prodotto. La successiva e più recente evoluzione del marketing tradizionale dovuta ai continui mutamenti dell’ambiente di riferimento è il marketdriven-management. Questo tipo di orientamento al mercato comporta che tutte le funzioni dell’impresa tengano conto del cosiddetto “ambiente”, ossia di tutti gli stake-holders/attori di mercato che influenzano direttamente o indirettamente la decisione di acquisto del cliente e dunque partecipano al mercato in senso ampio. Il principio su cui si basa questa relazione a 360° tra impresa e ambiente consolida l’immagine di marca, attraverso l’attività sinergica dell’impresa, costruendo brand forti, consapevoli e favorevolmente coerenti con tutte le dimensioni del mercato: economica, psicologica, ecologica, culturale, sociale, religiosa, politica e tecnologica. Il prodotto/brand non è più soltanto un oggetto funzionale atto a soddisfare un bisogno specifico di un consumatore, ma si carica 14 simbolicamente di valori differenti ed ugualmente importanti, che costituiscono la sfera globale di interessi dell’individuo. Ma agli inizi degli anni Ottanta - quando tutto sembrava andare a meraviglia e il marketing credeva di conoscere le viscere più profonde delle dinamiche del consumo e riteneva di poterlo controllare e addirittura anticipare - una serie di eventi concomitanti avevano rimesso in moto la società verso ulteriori mutamenti, repentini, discontinui e imprevedibili: dal tramontare delle grandi narrazioni ideologiche del secolo scorso, ai grandi mutamenti biologici del pianeta, all’intensificarsi delle conoscenze dell’individuo, al cambiamento di percezione delle distanze fisiche e culturali, all’instaurarsi di nuovi tipi di relazione interpersonali attraverso spazi virtuali, eventi in gran parte resi possibili ed amplificati dal diffondersi delle nuove tecnologie informatiche e della rete internet. Per rivolgersi a questa persona nuova e per potersi riferire ad essa nella maniera più efficace, diventava necessario ricalibrare un nuovo linguaggio: il marketing aveva bisogno di ridefinirsi, di rinnovare i suoi strumenti, di integrare e potenziare gli strumenti tradizionali e di reinventarne di nuovi che potessero riaccendere e ravvivare il rapporto con un consumatore ormai saturo e brand-resistant. Pensare, quindi, di comunicare in modo tradizionale in una società così diversa al suo interno, com’è quella contemporanea, è sicuramente inadeguato ad una società nuova, costantemente e rapidamente in mutamento. 15 1.3 Tracce di marketing non convenzionale nella storia: la “beffa mediale” di Orson Welles Si potrebbe forse considerare il celebre episodio che nel 1938 vide coinvolti il giovane Orson Welles e il romanzo La Guerra dei Mondi (fig. 1.1), il primo, involontario esempio di marketing non convenzionale: una “beffa mediale” che oggi si inquadra perfettamente in un caso di guerrilla marketing. Il 30 ottobre 1938, all’interno della trasmissione “Mercury Theatre on the Air”, Orson Welles interpretò un adattamento radiofonico del romanzo di fantascienza di Herbert George Welles. Welles narrò la storia sotto forma di cronaca per risultare più avvincente. Egli, simulando una radiocronaca realistica in cui si annunciava lo sbarco degli alieni sulla Terra, scatenò il panico negli Stati Uniti, poiché moltissimi ascoltatori scambiarono la trasmissione per un vero notiziario e pensarono che Grovers Mill, località del New Jersey, fosse stata veramente attaccata dalle astronavi marziane. Naturalmente l’inaspettata reazione del pubblico procurò a Orson Welles, allora ventitreenne, un’enorme pubblicità e spinse la RKO a offrirgli un contratto per la realizzazione di tre film a Hollywood. Inoltre, appena tre anni dopo, nel 1941, la RKO produsse il capolavoro di Welles “Quarto Potere”. 16 Ora, nella storica definizione di Jay Conrad Levinson, risalente al 1984 7 , l’obiettivo del guerrilla marketing è indicato come “achieving conventional goals, such as profits and joy, with unconventional methods, such as investing energy instead of money” ovvero “raggiungere i tradizionali obiettivi di marketing attraverso azioni non convenzionali, a basso costo ma ad alto impatto emotivo”. Nel caso di Orson Welles, potremmo dunque considerare la vicenda della cronaca radiofonica e dei suoi imprevedibili effetti di realtà come un’azione di guerrilla marketing primordiale. Infatti, in quel caso, si trattò di un’azione (a sostegno, principalmente, della carriera artistica di Welles) non pianificata e inconscia del grande effetto promozionale che avrebbe realizzato. Orson Welles, considerato uno degli artisti più poliedrici del Novecento in ambito teatrale, radiofonico e cinematografico, conquistò la celebrità con questo debutto dirompente. 7 J. C. Levinson, Guerrilla Marketing: Secrets for Making Big Profits from Your Small Business, ed. Unabridged, 1° ed. 1984. 17 Figura 1.1 – Copertina della prima edizione del romanzo di Herbert Gorge Welles, La guerra dei mondi, 1897 – Foto ritratto di Orson Welles, interprete dell’originale declinazione radiofonica del romanzo. Fonte: spenzobside.blogspot.com 18 1.4 Societing e marketing non-convenzionale: la rivoluzione strategica Il societing pone l’enfasi sugli incisivi cambiamenti della società postmoderna focalizzando sul nuovo mercato che è parte della società stessa; sui significati intangibili, simbolici delle merci, che prevalgono largamente sugli aspetti strumentali, performativi; su un consumatore che ha ormai acquisito un potere e una discrezionalità che contrasta sempre più vistosamente con gli stereotipi della sua tradizionale subalternità. I mercati, per usare un lessico diffuso tra i cultori delle nuove tecnologie, sono ormai divenuti “luoghi di conversazione” 8 : in transizione “da mercati di massa a una massa di mercati” 9 composti da tante nicchie, formati da singoli individui, in cui si frammenta la domanda. Ma, soprattutto, il richiamo al societing significa prendere atto dell’interrelazione e interdipendenza tra imprese e tessuto sociale, delle crescenti responsabilità delle imprese nei confronti della società e della richiesta nuova di trasparenza e di eticità da parte del consumatore lungo tutta la filiera dello scambio, della produzione e del consumo; della presa di consapevolezza delle gravi patologie che possono derivare da alcune pratiche di consumo; dell’inadeguatezza dell’etica 8 G.P. Fabris, Societing, ed. Egea, 2007. C. Anderson, La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati, Codice Edizioni, 2007. 9 19 “one spot” che è stata, sino ad ora, prassi ricorrente anche da parte delle imprese più lungimiranti. Il marketing sta necessariamente cambiando, adeguandosi ai rapidi mutamenti della società. La diffusione di massa della “grande rete” ha accelerato il passaggio a quella che molti definiscono società dell’informazione o network society. Internet ha amplificato all’ennesima potenza le peculiarità della società post-moderna, rendendo necessaria una revisione delle vecchie teorie del marketing, in parte ormai superate. Oggi si sente sempre più spesso parlare di marketing “non convenzionale”, di marketing alternativo, di future o edge marketing, di mezzi alternativi di comunicazione. Parole come word-of-mouth, viral marketing, guerrilla, ambient advertising, tribal marketing sono passate dall’essere astruse definizioni di guru del marketing d’oltreoceano ad oggetto di pubblicazioni scientifiche, di seminari e corsi di aggiornamento e specializzazione per i professionisti. Ci si trova di fronte ad uno scenario che è mutato: un nuovo paradigma di riferimento, una società che segna una discontinuità rispetto alla precedente, un sistema in crisi (quello industriale-televisivo, che ha permesso lo sviluppo dei grandi brand globali), e un nuovo pubblico di soggetti che diventano sempre maggiormente consapevoli delle proprie forze e produttori, anziché solo “consumatori”, di contenuti oltre che di senso, riappropriandosi di un potere prima in mano solo alle imprese. 20 Gli strumenti, le teorie e le tecniche finora utilizzati dagli uomini di marketing si dimostrano sempre più inadeguati ad intercettare e dialogare con persone sempre più impermeabili ai messaggi pubblicitari. Il marketing post-moderno vede la nascita di nuove tecniche, strategie ed espedienti atti a catturare l’attenzione dell’interlocutore in modo originale e sorprendente. Il marketing della nuova era vede il passaggio dall’advertising - che puntava a persuadere i consumatori - all’advertainment: una comunicazione di marca che punta ad intrattenere il pubblico, sempre più spesso a stupirlo, per contraccambiare e motivarne l’attenzione, per stimolare la conversazione e innescare meccanismi di diffusione virale. E ancora, dal broadcasting al narrowcasting: ovvero dall’emissione di messaggi ad una massa indifferenziata verso forme e mezzi di comunicazione sempre più tribali, che si rivolgono solamente alle persone e ai gruppi di persone più interessate e influenti. Dalla pianificazione di campagne pubblicitarie sui mezzi di comunicazione di massa tradizionali, il media planning, si passa al media hunting, in cui tutto può essere un potenziale veicolo della comunicazione e dove i mini-media, contrapposti ai mass-media, assumono un ruolo rilevante e strategico. 21 1.5 Word-of-mouth e viral marketing: i principi ancestrali del marketing non-convenzionale Come ha insegnato Michel Mafessoli 10 , la postmodernità - intesa come sinergia tra “arcaismo” e sviluppo tecnologico - proprio sulla scia della diffusione di massa delle tecnologie, ha riportato in auge dinamiche antiche. “È iniziato tutto con le conversazioni. Poi siamo finiti nei broadcast media. Adesso ritorniamo alle conversazioni. È un cerchio che si chiude.” 11 È così che il marketing “non convenzionale” deve la sua ragion d’essere al principale e più ancestrale meccanismo di diffusione delle idee: il passaparola (word-of-mouth), da sempre riconosciuto come la forma più potente di pubblicità. Il passaparola è la trasmissione di informazioni, considerazioni, opinioni su un prodotto, su un brand o su un tema ideologico, che avviene da persona a persona in modo informale. Solitamente le persone sono più propense a fidarsi di una comunicazione che avviene attraverso il passaparola rispetto a forme di persuasione più tradizionali, come la pubblicità classica o azioni di marketing convenzionali, proprio per la forte credibilità derivante dall’alto valore percepito della fonte – l’altro, l’amico, il conoscente, il 10 M. Maffesoli, Il tempo delle tribù, Guerini e Associati, Milano, 2004. Tr. it. di M. Maffesoli, Le temps des tribus, La Table Ronde, Paris, 1988. 11 Terry Catchpole, Catchpole Corporation. 22 familiare – ritenuta più attendibile, non avendo un interesse diretto alla vendita. Un’operazione di word-of-mouth ben riuscita genera “l’effetto buzz” (ronzio), una forma altamente intensa e interattiva di passaparola. Il word-of-mouth oggi è diverso proprio perché questo “effetto buzz” è potenziato dal web (blog, forum, e-mail): è per questo che il passaparola odierno è definito anche “word-of-mouse”. Proprio questa nuova versione del passaparola, unitamente a teorie sociologiche e scientifiche che rivolgono la propria attenzione allo studio dei memi e dei processi di diffusione di epidemie sociali, è alla base del marketing virale, che è finalizzato alla realizzazione di brand, di prodotti, servizi o comunicazioni commerciali che abbiano in sé la propensione a diffondersi spontaneamente fra le persone come virus. Il marketing virale assume una posizione di assoluta centralità all’interno del panorama dei nuovi approcci di marketing “non convenzionale” presenti nella società postmoderna. Il marketing “non convenzionale” è il marketing che non ci si aspetta, che incuriosisce, che diverte, che intrattiene, che stupisce. Esso è definito “guerrilla marketing” quando il clamore suscitato dall’originalità creativa, da modalità di diffusione trasgressive o da una realizzazione fuori dagli schemi, ne costituiscono la formula. La “guerrilla”, caratterizzata per definizione da un’azione che “colpisce” in modo sorprendente, giunge talvolta a sfiorare o anche a superare i limiti della legalità. 23 Nasce in risposta al problema dell’overload informativo del consumatore e della saturazione dei mezzi classici di pubblicità. La crisi del marketing tradizionale continua a proporre nuovi “modelli” di marketing e a esplorare nuove forme e nuove tecniche di comunicazione che rappresenteranno una “grande rivoluzione”, fino a che il consumatore non verrà “non-convenzionalmente” bombardato al punto tale da doverne inventare delle altre. 24 CAPITOLO II AZIONI DI MARKETING NON CONVENZIONALE: TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ 2.1 L’arte della “guerrilla” L’origine e il significato della parola “guerrilla” sembrano risalire alla resistenza spagnola durante l’occupazione napoleonica. I guerriglieri, inferiori per armi, mezzi e numero di uomini, combattevano sfruttando e massimizzando le esigue risorse di cui disponevano: la conoscenza del territorio, il naturale legame con la popolazione e la possibilità di contare su individui motivati. Tra i primi rappresentanti del marketing alternativo, che si sono ispirati a questo schema di impronta militare per portare avanti le proprie battaglie ideologiche e non-profit, possiamo annoverare i movimenti di protesta underground, gli street artist, i writers, le associazioni di volontariato, i gruppi sociali-politici giovanili e le organizzazioni non governative. Il guerrilla marketing, nato dalle controculture comunicative degli anni Sessanta, si fonda sul fatto che, se si ha un’opinione scomoda o minoritaria, per riuscire a renderla nota e a diffonderla senza disporre di mezzi finanziari è necessario trovare strade alternative. 25 In quest’ottica, gli attivisti di Amnesty International o di Greenpeace hanno iniziato a muoversi come guerriglieri, tendendo imboscate, creando delle trappole, costruendo falsi eventi, realizzando azioni o diffondendo notizie che la stampa non poteva esimersi dal trattare, generando grande visibilità in poco tempo e con investimenti non eccessivi. Agli storici guerriglieri spagnoli si è ispirato anche Jay Conrad Levinson quando estese tali strategie al settore commerciale: inaugurando nuove tecniche di marketing fuori dagli schemi a supporto di piccole e medie imprese con piccoli budget, egli coniò nel 1982 il termine “guerrilla marketing” 12 . Tuttavia, il principio fondamentale del guerrilla marketing non sta nelle ristrettezze delle risorse con cui è possibile operare, quanto nell’amplificare il risultato che si può raggiungere con le risorse a disposizione, grazie all’effetto sorpresa prodotto dalla rottura degli schemi tradizionali attraverso una nuova e impattante creatività e modalità di realizzazione e diffusione non tradizionali. Le persone, il consenso prodotto, il farsi riconoscere e apprezzare, sono la cassa di risonanza di un’azione di successo: un consenso virale che, attraverso il passaparola è in grado di diventare notizia, contribuendo alla crescita del brand e al consolidamento dell’immagine aziendale. Stickering, newsmaking, viral seeding, installazioni ambientali, marketing olfattivo, marketing interattivo e multimediale, bookcrossing, viral advertainment, iniziative on-line e off-line, 12 B. Cova, A. Giordano, M. Pallera, Marketing non-convenzionale, ed. MC, 2007. 26 performance teatrali in-store e outdoor, street art, marketing esperenziale, attività on the road, ambush marketing, media hunting: il marketing non convenzionale è tutto questo e molto altro. E là dove la creatività esplode fino a sorprendere l’interlocutore nei momenti, nei modi e con i mezzi più inaspettati, là dove la trasgressione induce a commettere piccole infrazioni, o talvolta a sconfinare oltre il rispetto delle azioni lecite, queste strategie alternative acquisiscono il titolo di “guerrilla marketing”. 2.2 Le vie del marketing sono infinite Invenzione, creatività, innovazione, originalità, trasgressione, anticipazione, provocazione, emozione, sorpresa, sperimentazione: questi gli ingredienti delle più diverse tecniche del marketing postmoderno che, se miscelati a una sapiente pianificazione strategica, ad un armonico mix di tutte le leve di marketing e ad una solida coerenza con l’immagine e i valori del brand, possono realizzare successi virali straordinari. Con la certezza che se ne aggiungeranno presto di nuove ancora da inventare, è utile annoverare le principali tecniche di marketing non convenzionale che, seppur già collaudate, lasciano ai professionisti del settore e alla loro creatività tutto lo spazio per poterle esprimere in infinite declinazioni: 27 - Tribal marketing: è una strategia di marketing volta a creare una comunità intorno a un prodotto/servizio. In particolare, attraverso l’individuazione e lo studio delle tribù di consumatori, cioè di quei gruppi di individui eterogenei ma legati da passioni o emozioni comuni, punta allo sviluppo del valore aggregativo e di legame veicolato dal brand. - Viral marketing: il marketing virale è finalizzato alla realizzazione di prodotti, servizi o comunicazioni commerciali che abbiano in sé la propensione a diffondersi spontaneamente tra le persone come virus. - Advertainment: è un neologismo composto dalle parole “advertising” ed “entertainment”, quest’ultima dal latino intratenere. Indica la capacità di “tenere dentro”, ovvero catturare l’attenzione e mantenerla all’interno di un ambiente o di un’esperienza. In genere, nell’ambito di una comunicazione commerciale si coniuga la veicolazione del brand con la gratificazione dell’interlocutore attraverso il divertimento, l’ironia e la spettacolarizzazione. Allo stesso modo sono nate le tecniche di infotainment nell’ambito dell’informazione e di edutainment in quello della formazione. - Buzz marketing: il buzz (leteralmente “ronzio”) è un passaparola ad altissima frequenza originato da un’efficace 28 campagna di marketing non convenzionale. Con buzz marketing si intende un’insieme di attività di marketing on-line e off-line, finalizzate ad alimentare le conversazioni delle persone attorno alla marca, a un tema ideologico o a un servizio e alle sue attività di comunicazione. - Camouflage: è una tecnica di guerrilla marketing che per il perseguimento dei propri obiettivi, utilizza il travestimento servendosi di mezzi espressivi propri del linguaggio condiviso, come pretesto per abbattere le barriere comunicative ed essere ascoltati. Un esempio di camouflage è attuato dalla band anarchica Chumbawamba, la quale veicola testi esplicitamente anarchici attraverso canzoni pop e melodie orecchiabili. - Ambient marketing: consiste nell’adoperare l’ambiente fisico come mezzo di comunicazione per veicolare il brand in contesti/media alternativi, in cui vi è una bassa densità di messaggi pubblicitari. Un buon esempio italiano è quello realizzato dall’agenzia AdmCom per il Casinò di Venezia, che ha trasformato il nastro trasportatore bagagli dell’aeroporto Marco Polo in un enorme roulette. - Olfactory marketing: si inserisce all’interno delle nuove strategie di marketing che si avvalgono del coinvolgimento sensoriale del consumatore e, nel caso specifico, olfattivo, per 29 rendere più memorabile e rafforzare il legame con il brand immergendolo in un’esperienza globale. - Eco marketing: (o enviromental marketing o green marketing) consiste in tutte le azioni di marketing, comunicazione e interazione con gli stakeholders, da parte dell’impresa, volte a coniugare la mission aziendale con il rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile. - Counter marketing: è quella strategia di guerrilla marketing che, attraverso un insieme di azioni denigratorie, tende a ridurre stabilmente la domanda di un prodotto/servizio o il consenso verso un brand. - Advergame: si tratta di giochi interattivi progettati e distribuiti dalle aziende per intrattenere gli utenti mentre sono esposti alla pubblicità del brand. Un progetto creativamente memorabile può innescare meccanismi virali che sviluppano la diffusione spontanea del gioco e, con esso, dell’immagine di marca. - Alternate reality games (ARG): si tratta di giochi cross-mediali che estendono l’esperienza del videogioco alla vita reale, veicolando un brand, un messaggio commerciale o ideologico attraverso un mix di interattività multimediale che sconfina nella quotidianità dell’individuo. 30 - Flash mob: consiste nell’organizzare il raduno di un grande numero di persone presso un location predeterminata, allo scopo di mettere in atto un’azione portatrice di un significato/messaggio, per dissolversi poi nel nulla. Di solito il reclutamento avviene via internet e attraverso il passaparola. - Fake e falsificazione: è una tecnica di guerrilla che consiste nella creazione di falsi. Tecniche per la creazione di un fake possono essere l’imitazione, l’invenzione o la sovraidentificazione. Un buon fake per essere tale non deve essere riconoscibile, ma la sua efficacia si esplica nel momento stesso in cui viene individuata la natura falsa dell’informazione con la conseguente rivelazione dello stesso fake. La formula di un fake è infatti la falsificazione, seguita dalla rivelazione, dalla smentita e infine dalla confessione. Il caso più eclatante, recentemente, è stato quello di Serpica Naro, sedicente stilista anglo-nipponica che si è presentata alla ribalta della moda riuscendo a farsi iscrivere nel calendario ufficiale della Camera Nazionale della Moda per sfilare sulle passerelle del prêt-àporter milanese, destinate ai grandi stilisti. Il lavoro di costruzione di questa griffe è stato davvero grande, con tanto di look book, showroom a Londra, sito web originale e la diffusione di notizie su media on-line e off-line. La costruzione di questo evento-beffa è stata opera dei collettivi di 31 Chainworkers e San Precario, allo scopo di sensibilizzare il mondo della moda sul problema del precariato. - Graffiti: i graffiti metropolitani sono anch’essi mezzo di guerrilla marketing da parte di grandi imprese multinazionali, che commissionano ai writers di infiltrare riferimenti al brand/prodotto all’interno dei murales, ottenendo l’amplificazione della visibilità attraverso la notizia e il passaparola che scaturisce dall’identificazione di visual di prodotti commerciali ambiguamente unbranded o “casualmente” riconoscibili. - Dazibao: dalla trascrizione letterale dei termini cinesi che significano “giornale murale” deriva quel manifesto posto in luoghi pubblici significativi, che invita al dialogo critico con i passanti. Un mezzo di espressione di idee, di denunce, di polemiche, atto ad instaurare una relazione di scambio con l’interlocutore, il quale a sua volta risponde, cancella e riscrive in prossimità dello stesso. La statua di Pasquino, in via del Governo Vecchio, a Roma, è uno degli storici esempi da cui trae ispirazione questa attuale tecnica di guerrilla. - Experience marketing: a differenza del marketing tradizionale, che attribuiva importanza soprattutto alle caratteristiche fisiche di un prodotto/servizio, il marketing esperenziale immerge il 32 consumatore in un’esperienza unica di fruizione o di consumo, atta a fare propri, rendendoli memorabili, tutti i valori del brand. - Real life product placement: integrare beni e servizi nella vita reale delle persone in contesti coerenti con il brand, in modo che il consumatore possa conoscere e apprezzare il prodotto basandosi sulla propria esperienza e sulle associazioni simboliche e valoriali create dal contesto in cui esso è inserito. Rientrano in una strategia di marketing tradizionale la distribuzione di campioni di prodotto in circuiti mediali quali palestre, hotel, bar, punti vendita o anche le azioni di comarketing con prodotti affini. Un’esempio di evoluzione postmoderna di tali strategie è rappresentato dal bookcrossing, il passamano di un libro appositamente collocato in spazi pubblici frequentati, come panchine, stazioni, bar, ristoranti, treni. Il libro debitamente etichettato con le istruzioni del bookcrossing, diviene strumento di promozione del passaparola e di diffusione virale. - Proximity marketing: è lo strumento di marketing attraverso il quale è possibile veicolare messaggi e contenuti multimediali direttamente verso i terminali mobili degli utenti, presenti all’interno di un’area definita. Una soluzione di proximity marketing richiede l’utilizzo della tecnologia wireless per il trasferimento dati. Bluetooth è la tecnologia più utilizzata in 33 questo ambito, principalmente perché non implica costi di utilizzo o di accesso al servizio e per l’ampia diffusione. - Interactive marketing: consiste nel passaggio tra la relazione a una via con il consumatore (monologo), al dialogo attivo tra brand e interlocutore. L’interactive marketing utilizza simultaneamente media on-line e off-line per cogliere tutte le opportunita di contatto con l’individuo e coinvolgerlo in una conversazione/relazione costante. Prendere atto, infine, del feedback generato, per migliorare il prodotto/servizio favorendo la soddisfazione del cliente. - Detournement/decontestualizzazione: è un metodo di straniamento ideato dai situazionisti negli anni Sessanta in Francia, e utilizzato nelle tecniche di guerrilla. Consiste nel modificare visivamente, mediante collage o montaggi, decontestualizzando e inserendo in una nuova, inconsueta prospettiva, il modo di vedere oggetti, immagini o percepire simboli comunemente conosciuti. - Cult marketing: si tratta di quel complesso di azioni di marketing e comunicazione attuate da un’impresa per generare nei consumatori atteggiamenti di culto, venerazione e devozione intorno a un brand/prodotto. Il cult marketing cerca di convertire i consumatori ispirandosi ai principi attraverso i quali 34 i gruppi religiosi guidano i comportamenti umani: costruendo un’immagine forte e carica di valori simbolici che coinvolgono il consumatore sul fronte emozionale e sviluppano il suo spirito di appartenenza e identificazione con l’identità del brand e l’universo di significati che esso rappresenta. - Sensory marketing: rispetto all’approccio proposto dal marketing tradizionale, basato sullo schema “bisogno-acquistobeneficio”, il marketing sensoriale parte dal presupposto che la maggior parte degli acquisti sono legati a sensazioni soggettive non razionalizzabili, scaturite da stimoli sensoriali attivati al momento della decisione d’acquisto. Questo complesso di tecniche di comunicazione e di vendita attuate dall’impresa con l’obiettivo di conquistare e fidelizzare i clienti si compie tramite un coinvolgimento emotivo legato all’esperienza d’acquisto. - Retro marketing: si tratta di una tipologia di marketing fondata sullo sviluppo di prodotti e servizi che mantengono legami nostalgici con il passato – reale o immaginario – del consumatore, della società e della marca. Il presupposto del retro marketing è basato sul fatto che il consumatore sia alla ricerca di autenticità coerentemente a un ormai consolidato culto della nostalgia 13 . 13 Secondo Holbrook e Schindler il sentimento nostalgico, riferito al marketing, va inteso come un atteggiamento di preferenza verso oggetti generalmente incontrati durante la giovinezza e l’adolescenza. Esso, tuttavia, può manifestarsi anche verso 35 - Ambush marketing: in occasione di ogni grande evento mediatico, in cui gli sponsor giocano un ruolo determinante in termini economici, una grandissima attenzione viene riservata, da parte dell’organizzazione, alla questione della “visibilità del brand”. Le aziende sponsorizzatrici delle manifestazioni, di qualsiasi genere esse siano, tutelano in modo feroce il diritto di esclusiva. A partire dalla fase contrattuale vengono determinate tutte le modalità in cui determinati marchi, solo e soltanto quelli, possano apparire in tutte le forme di comunicazione effettuate durante l’evento (audio, video, testuali, ecc.). L’ambush marketing rappresenta forse la tecnica di guerrilla più insidiosa, tra quelle del marketing non convenzionale, per le sue caratteristiche di imprevedibilità, mimetismo ed efficacia nella guerra per la visibilità mediatica tra i brand. Il marketing d’imboscata, o ambush marketing, consiste infatti nell’infiltrare elementi di una comunicazione pubblicitaria di un determinato brand all’interno di un evento già sponsorizzato da altre aziende. L’efficacia di questa tecnica sta proprio nella capacità organizzativa e strategica di chi la mette in atto. Oltre alla forza della comunicazione deve essere creato un luogo e un tempo preciso dove il pubblico, già bombardato di informazioni, sia ricettivo al messaggio infiltrato. L’ambush marketing, infine, raggiunge la sua massima potenzialità proprio quando l’evento qualcosa di cui non si è avuta esperienza diretta, ma la cui conoscenza si è acquisita mediante trasmissione personale o mediatica. 36 scelto come terreno per l’imboscata è sponsorizzato da uno dei concorrenti diretti dell’azienda che muove l’attacco. - Viral seeding: nel viral marketing le attività di seeding corrispondono a quelle di media planning della comunicazione tradizionale. Si tratta di “seminare” video, notizie, link, concetti, riferimenti commerciali, consigli “personali”, nei network sociali più sensibili alla propagazione del messaggio. - Teaser: letteralmente “stuzzicare”. Si tratta della fase di una campagna pubblicitaria che ha come scopo quello di incuriosire il pubblico e di creare un’attesa, ragione per cui non deve svelare il prodotto se non nella fase successiva. Rappresenta la fase preparatoria alla campagna vera e propria. Rispetto al marketing tradizionale, nelle azioni di guerrilla questa tecnica si mantiene inalterata tranne per il fatto di utilizzare media non convenzionali e creatività inaspettate, impattanti e talvolta trasgressive. - Trojan marketing: in gergo informatico un trojan è un virus che riesce a dissimulare se stesso all’interno di un programma, esplodendo una volta giunto a destinazione e autoreplicandosi al di fuori del sistema infettato in origine. Allo stesso modo il trojan marketing nasconde l’idea, il prodotto o il marchio all’interno di un vero e proprio cavallo di Troia in grado di 37 superare le barriere protettive del sistema. Secondo questo principio è possibile realizzare attività di newsmaking che confezionano un evento (reale o simulato) in grado di superare i filtri del sistema media e ottenere in questo modo visibilità (vedi anche fake marketing). - Stealth marketing: (o undercover marketing) letteralmente, marketing nascosto. Consiste in quelle azioni di marketing in cui l’intento pubblicitario del brand non è mai esplicito. Lo stealth marketing si avvale di tecniche e strategie di comunicazione atte a creare situazioni non immediatamente riconoscibili come attività pubblicitaria. Esse mirano a generare l’effetto sorpresa nel consumatore suscitando attenzione e curiosità intorno al prodotto/brand. Il corrispettivo nelle tecniche di comunicazione tradizionale è rappresentato dal product placement, comunemente diffuso nelle opere televisive e cinematografiche o ancora dai redazionali radiofonici o su carta stampata 14 . 2.3 Guerrilla marketing e legalità Il cosiddetto “Guerrilla Marketing” è una filosofia più che una strategia, ed è basata sulla realizzazione di un rapporto d’interazione e 14 B. Cova, A.Giordano, M. Pallera, Marketing non convenzionale, ed. MC, 2007, glossario. Reinterpretato in ottica comparativa con le tecniche di marketing tradizionale, e integrato con riferimenti reali e case history. 38 di dialogo con il consumatore, catturandone l’attenzione attraverso azioni clamorose che spesso oltrepassano i limiti della legalità. Nell’ambito delle azioni commerciali, tali attività rientrano nella tradizionale definizione di “pubblicità”, intesa come “ogni tipo di comunicazione volta a promuovere la vendita di beni e servizi, quali che siano i mezzi utilizzati” 15 . Per la Costituzione italiana l’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (art. 41). La libertà dell’attività pubblicitaria è dunque riconosciuta e garantita, ma incontra precisi limiti nelle norme che proteggono i diritti e gli interessi dei singoli e della collettività. Le attività di “guerrilla”, attuandosi per definizione con modalità alternative, trasgressive, e su mezzi quasi mai catalogati come tali, si svolgono di volta in volta, responsabilmente o meno, sull’onda della sperimentazione di un nuovo marketing in cerca di clamore a tutti i costi. La consistente casistica di una disciplina, seppure ancora esplorativa, offre esempi di successo realizzati nel rispetto dell’etica e delle regole comuni – o, al massimo, sfiorandone i limiti – ed altri casi, dai risultati discutibili, perseguiti volutamente nell’illecito. A metà strada tra queste due aree, definite nel bene e nel male da salde coordinate, vi è un ambito ancora incerto in cui il guerrilla marketing si ritrova a navigare 15 Definizione istituzionalizzata dal Codice di Autodisciplina Pubblicitaria. 39 a vista in un mare di norme che a volte non contemplano strategie e tecniche ancora pionieristiche. Forti emozioni, per suscitare memorabilità e consenso. Bisogno di raggiungere il grande pubblico al minor costo possibile. Necessità di stimolare il passaparola. Sono queste le leve che muovono una forma di marketing provocatorio, che tende ad infrangere le normative, le leggi e più in generale le regole che disciplinano la comunicazione pubblicitaria e il diritto generale. Lo stesso diritto che regolamenta la pubblicità tradizionale si applica, apparendo talvolta meno calzante, alle attività di comunicazione pubblicitaria non convenzionale. Il “diritto della pubblicità” non è nato in un solo giorno ad opera di un solo legislatore che seguiva un certo disegno sistematico, ma si compone di testi normativi emessi da legislatori diversi nell’arco di circa ottant’anni sotto la spinta delle esigenze più disparate, molti dei quali rivelano la loro età e il contesto storico e sociale in cui sono nati. Inoltre, a rendere il quadro ancor più composito, va ricordato che, in aggiunta alle diverse norme di legge, larga parte della regolamentazione della pubblicità è affidata a disposizioni che non promanano dallo stato e non hanno valore di leggi: i regolamenti autodisciplinari istituiti da organismi e associazioni professionali private. La forma più nota è quella che fa capo all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), la cui obbligatorietà è limitata agli operatori professionali che vi aderiscono. 40 2.4 Il diritto della pubblicità Buona parte delle disposizioni che direttamente o indirettamente disciplinano la comunicazione pubblicitaria è costituita da leggi o da provvedimenti normativi aventi valore di legge, cioè da norme emanate dagli organi legislativi dello stato o ad esse equiparate. Alcune di tali norme, seguendo la classificazione tradizionale giuridica, sono “di diritto pubblico”, altre “di diritto privato”, a seconda che abbiano per oggetto la tutela di interessi pubblici o privati. Fra le norme di diritto pubblico che attengono alla pubblicità si deve poi distinguere tra norme penali e norme amministrative: entrambe vietano determinati comportamenti, ma le conseguenze della loro violazione, soprattutto sul piano sanzionatorio, sono diverse e cioè, rispettivamente, una pena (detentiva o pecuniaria) per l’inosservanza delle prime, una sanzione amministrativa (solo pecuniaria) per la violazione delle seconde. A norme di carattere penale si ricollega il divieto della pubblicità attraverso cui si realizzi una truffa, una frode nell’esercizio del commercio, un attentato alla salute o alla sicurezza dei cittadini, una lesione del senso del pudore o della decenza, un’offesa all’ordine pubblico, alle istituzioni o ai sentimenti della collettività. Sono amministrative le disposizioni che espressamente vietano per alcuni prodotti (specie alimentari) la pubblicità ingannevole, che proibiscono la pubblicità di prodotti dannosi come quelli da fumo, o eseguita in violazione delle norme per la circolazione stradale, come 41 pure quelle che impongono, per la pubblicità di determinati servizi o attività, una preventiva autorizzazione da parte dell’autorità amministrativa. Infine sono amministrative le leggi che disciplinano l’uso di determinati mezzi pubblicitari. Le disposizioni di diritto privato che interessano le attività pubblicitarie sono invece, anzitutto, quelle che regolano il rapporto tra imprese e soprattutto tra imprese concorrenti, che disciplinano l’uso di determinati segni distintivi come le denominazioni commerciali ed i marchi. Del pari, sono di diritto privato le norme che tutelano il diritto d’autore, i diritti all’immagine e al nome delle persone e degli altri soggetti di diritto che la comunicazione possa ledere. La violazione di queste disposizioni ha come conseguenza, di regola, la cessazione della pubblicità lesiva ed il risarcimento dei danni che l’interessato possa aver subito. L’autodisciplina pubblicitaria è, invece, autonoma rispetto all’ordinamento statale. Nel senso che può essere contraria al codice di autodisciplina anche un’attività di comunicazione che sia lecita secondo le leggi dello stato, cosi come un annuncio che violi l’ordinamento statuale non necessariamente integra di per sé un illecito autodisciplinare. Tale principio sancisce quindi l’indipendenza dell’ordinamento autodisciplinare, i cui rapporti con quello statuale si caratterizzano per la più assoluta autonomia, coesistendo i due ordinamenti senza reciproche interferenze 16 . 16 Per approfondimenti: M. Fusi, P. Testa, Diritto & Pubblicità, ed. Lupetti, 2006. 42 Questa schematica razionalizzazione normativa fornisce un orientamento, nelle case history che seguono, su quali siano le infrazioni, le violazioni commesse e le possibili conseguenze. Inoltre, sarà resa chiarezza sulle ripercussioni – sociali, economiche, ambientali e d’immagine - provocate da quelle azioni di guerrilla marketing che trasgrediscono più o meno pesantemente alle regole istituzionalmente condivise. L’esposizione che segue metterà anche in luce le lacune legislative che riguardano tutte quelle situazioni innovative e sorprendenti – dunque, per definizione, mai vissute e per questo non ancora contemplate dal diritto - messe in atto da alcune operazioni di “guerrilla” o di marketing non convenzionale. 2.5 Conseguenze delle attività “border line”: danni ambientali, sociali, rischi sanzionatori, penali e ripercussioni sull’immagine aziendale Chiunque decida di realizzare un’azione di marketing non convenzionale, che sconfini o meno nell’attività di “guerrilla”, deve valutare alcuni fattori assimilabili ad una SWOT analisys (a dimostrazione che il marketing non convenzionale si avvale di tecniche indiscutibilmente radicate nell’approccio classico): 43 1) È possibile, con i mezzi a disposizione, conseguire gli stessi obiettivi di marketing prefissati dal piano, attuando un’azione creativamente dirompente da suscitare un effetto virale, senza sconfinare nell’illecito? Questo primo punto è la chiave di un successo che potrebbe, o meno, fondarsi sulla forza dell’originalità di un’idea dirompente o sul clamore generato da una trasgressione fine a se stessa. 2) Eventualmente, che tipo di infrazione o reato ci si accinge a commettere? Risolvere questo enigma, che affligge la maggior parte dei pubblicitari nel mezzo di un piano di marketing non convenzionale, significa essere già a buon punto: si tratta dell’infrazione di una norma amministrativa o penale? Da questa prima differenza si evince il peso delle eventuali conseguenze legali, che possono essere di natura pecuniaria (sanzioni e risarcimenti danni) e/o detentiva. 3) Quale motivazione spinge a commettere l’azione illecita? Il perché facciamo una cosa condiziona radicalmente il giudizio sociale e giurisprudenziale. Una motivazione ideologica etica, volta a favore dell’ambiente, della collettività o di minoranze svantaggiate, potrebbe mitigare le conseguenze della violazione commessa, rispetto ad una mera motivazione commerciale. La giurisprudenza testimonia molti casi che sostengono questa ipotesi. Tuttavia, “i precedenti” sono soltanto uno strumento che può essere d’ausilio per il giudicante, ma non lo obbligheranno mai ad uniformarsi alle decisioni passate. 4) Quale vantaggio ne consegue? 44 Il brand potrebbe trarne un vantaggio mediatico, sia a livello qualitativo che quantitativo? Il rapporto costo/beneficio – quest’ultimo inteso in termini di consenso e di awareness - è economicamente vantaggioso rispetto, ad esempio, al costo di una pianificazione tradizionale o al costo delle sanzioni in cui si rischia di incorrere o alle eventuali conseguenze penali? 5) Quali ripercussioni si rischiano? Realizzando azioni di guerrilla marketing oltre i confini della legalità si rischiano una serie di ripercussioni sia sul piano soggettivo, sia nei confronti della società e dell’ambiente circostante: beghe burocratiche, implicazioni penali, danni economici, danni ambientali, e perfino gravi danni d’immagine che si ritorcono sul brand e quindi sull’azienda stessa. Casi eclatanti in cui “il gioco è valso la candela” ce ne sono: per lo più nell’ambito di attività che si sono limitate a commettere piccole infrazioni, sull’onda della sperimentazione di una nuova filosofia di marketing. Qualunque sia la direzione strategica scelta, un buon team di professionisti del marketing non convenzionale, o di “guerriglieri” nel caso di azioni più “estreme”, ne valuta i rischi e le opportunità e agisce sempre entro i limiti di certe regole: una di queste, forse la più importante, è che la libertà delle imprese deve finire sempre dove iniziano gli interessi, la sicurezza, la salute e la libertà delle persone. 45 2.6 Norme comuni a tutela della società e dell’ambiente La legalità è un dilemma quasi quotidiano per gli operatori del marketing, della comunicazione non convenzionale e per i “guerriglieri ideologici”, e la complessità legislativa, la carenza di controllo e spesso anche l’esiguità delle sanzioni, inducono facilmente ad avventurarsi a correre dei rischi. Si assiste, allora, a comportamenti che vanno da un estremo all’altro: c’è chi danneggia il patrimonio artistico colorando di rosso o gettando un fiume di palline in una fontana (fig. 2.1), chi semina finti ordigni esplosivi per la città (al fine di promuovere una serie TV poliziesca), chi camuffa cartelli stradali mettendo a rischio gli automobilisti, chi “spaccia” per guerrilla marketing la distribuzione di palloncini, gadgets, stickers e volantini con la ventosa (per non rischiare multe o perché non ha idee), e chi realizza operazioni non convenzionali di successo basate sulla forza della creatività pura (ad esempio riproducendo, previa autorizzazione della proprietà, la grafica di una roulette sul nastro trasportatore bagagli dell’aeroporto, per pubblicizzare un casinò). Può essere quindi utile, per fare ulteriore luce sull’argomento e stimolare un comportamento etico e responsabile da parte di tutti gli attori di questa disciplina, riassumere soltanto alcune delle specifiche norme volte a tutelare l’ambiente e le persone, ma tra le più attinenti alla casistica del marketing non convenzionale. 46 2.6.1) Norme comuni a tutela del patrimonio artistico e naturale 17 Una serie di vincoli generali all’esposizione di pubblicità in luogo pubblico si ricava dalle norme che tutelano le cose di interesse artistico, storico, culturale e le bellezze naturali. Limiti al collocamento di cartelli o altri mezzi di pubblicità sono disposti dalla L. 1 giugno 1939 n. 1089 riguardante le cose di interesse artistico e storico, secondo cui le sovrintendenze regionali ai monumenti hanno la facoltà di vietare il collocamento di cartelli, iscrizioni o altri mezzi di pubblicità o l’affissione di manifesti che danneggino l’aspetto, il decoro o il pubblico godimento dei beni soggetti a tutela, e in particolare degli immobili interessanti la paleontologia, la preistoria, le civiltà primitive, le ville, i parchi e i giardini di interesse storico e artistico, le cose immobili “riconosciute di interesse particolarmente importante” per il loro riferimento alla storia politica o militare, dalla letteratura, dall’arte (fig. 2.2) e dalla cultura. Il collocamento o l’affissione eseguiti contro tale divieto sono puniti con sanzione amministrativa, ma nei casi piu gravi, ove l’installazione della pubblicità si sia risolta nella distruzione, deterioramento o danneggiamento delle cose soggette a tutela, il fatto potrà integrare gli estremi del reato penale di cui all’art. 733 C.P. In ogni caso la sovrintendenza potrà disporre la rimozione d’ufficio della pubblicità, eventualmente a mezzo della forza pubblica e a spese del trasgressore. 17 Norme estratte da: M. Fusi, P. Testa, Diritto & Pubblicità, ed. Lupetti, 2006. 47 Ad analoga disciplina è assoggettata l’esposizione di pubblicità esterna dalle norme che tutelano le bellezze naturali (L. 29 gennaio 1939 n.1597), considerandosi comprese in tale espressione le cose immobili aventi cospicuo carattere di bellezza naturale o di singolarità geologica le ville, i giardini e i parchi che, per quanto non contemplati dalla L. 1 giugno 1939 n.1089, si distinguano per la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongano un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, le bellezze panoramiche considerate come quadri naturali, i punti di vista o di belvedere accessibili al pubblico da cui si godono tali spettacoli. Il collocamento di pubblicità nell’ambito o in prossimità di tali luoghi è soggetto alla previa autorizzazione prefettizia, condizionata al consenso della sovrintendenza ai monumenti. Il prefetto può ordinare la rimozione a cura e a spese degli interessati dei mezzi di pubblicità non preventivamente autorizzati che rechino, comunque, pregiudizio all’aspetto o al libero godimento delle cose e località oggetto di tutela. Nei casi più gravi, quando l’esposizione provochi la distruzione o l’alterazione delle bellezze naturali, potranno ricorrere gli estremi del reato penale di cui all’art. 734 C.P. 48 Figura 2.1 – Es. di guerrilla: social/ambient marketing - Un fiume di palline invade Piazza di Spagna – Ottobre 2008 – Roma. Fonte: Flickr.com 49 Figura 2.2 – Es. di guerrilla: ambient marketing - L’agenzia Glow ha “coperto” delle statue in giro per la città con costumi della Blush, e con un adesivo “moralizzante” contro il nudismo – Maggio 2008 – Berlino. Fonte: dontworrybecreative.it 2.6.2) Norme in tema di circolazione stradale Art. 23. Pubblicità sulle strade e sui veicoli 18 . 1. Lungo le strade o in vista di esse è vietato collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica 18 "Nuovo codice della strada", D.lgs. 30 aprile 1992 n. 285 e successive modificazioni. 50 stradale (fig. 2.3, 2.4, 2.5, 2.6), ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l'efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l'attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione; in ogni caso, detti impianti non devono costituire ostacolo o, comunque, impedimento alla circolazione delle persone invalide. Sono, altresì, vietati i cartelli e gli altri mezzi pubblicitari rifrangenti, nonché le sorgenti e le pubblicità luminose che possono produrre abbagliamento. Sulle isole di traffico delle intersezioni canalizzate è vietata la posa di qualunque installazione diversa dalla prescritta segnaletica. 2. È vietata l'apposizione di scritte o insegne pubblicitarie luminose sui veicoli. È consentita quella di scritte o insegne pubblicitarie rifrangenti nei limiti e alle condizioni stabiliti dal regolamento, purché sia escluso ogni rischio di abbagliamento o di distrazione dell'attenzione nella guida per i conducenti degli altri veicoli. 3. Lungo le strade, nell'ambito e in prossimità di luoghi sottoposti a vincoli a tutela di bellezze naturali e paesaggistiche o di edifici o di luoghi di interesse storico o artistico, è vietato collocare cartelli e altri mezzi pubblicitari. 4. La collocazione di cartelli e di altri mezzi pubblicitari lungo le strade o in vista di esse è soggetta in ogni caso ad autorizzazione da parte dell'ente proprietario della strada nel rispetto delle presenti norme. Nell'interno dei centri abitati la competenza è dei comuni, 51 salvo il preventivo nulla osta tecnico dell'ente proprietario se la strada è statale, regionale o provinciale. 5. Quando i cartelli e gli altri mezzi pubblicitari collocati su una strada sono visibili da un'altra strada appartenente ad ente diverso, l'autorizzazione è subordinata al preventivo nulla osta di quest'ultimo. I cartelli e gli altri mezzi pubblicitari posti lungo le sedi ferroviarie, quando siano visibili dalla strada, sono soggetti alle disposizioni del presente articolo e la loro collocazione viene autorizzata dall'Ente Ferrovie dello Stato, previo nulla osta dell'ente proprietario della strada. 6. Il regolamento stabilisce le norme per le dimensioni, le caratteristiche, l'ubicazione dei mezzi pubblicitari lungo le strade, le fasce di pertinenza e nelle stazioni di servizio e di rifornimento di carburante. Nell'interno dei centri abitati, limitatamente alle strade di tipo E) ed F), per ragioni di interesse generale o di ordine tecnico, i comuni hanno la facoltà di concedere deroghe alle norme relative alle distanze minime per il posizionamento dei cartelli e degli altri mezzi pubblicitari, nel rispetto delle esigenze di sicurezza della circolazione stradale. 7. È vietata qualsiasi forma di pubblicità lungo e in vista degli itinerari internazionali, delle autostrade e delle strade extraurbane principali e relativi accessi. Su dette strade è consentita la pubblicità nelle aree di servizio o di parcheggio solo se autorizzata dall'ente proprietario e sempre che non sia visibile dalle stesse. Sono consentiti i cartelli indicanti servizi o indicazioni agli utenti purché 52 autorizzati dall'ente proprietario delle strade. Sono altresì consentite le insegne di esercizio, con esclusione dei cartelli e delle insegne pubblicitarie e altri mezzi pubblicitari, purché autorizzate dall'ente proprietario della strada ed entro i limiti e alle condizioni stabilite con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. 19 8. È parimenti vietata la pubblicità, relativa ai veicoli sotto qualsiasi forma, che abbia un contenuto, un significato o un fine in contrasto con le norme di comportamento previste dal presente codice. La pubblicità fonica sulle strade è consentita agli utenti autorizzati e nelle forme stabilite dal regolamento. Nei centri abitati, per ragioni di pubblico interesse, i comuni possono limitarla a determinate ore o a particolari periodi dell'anno. 9. Per l'adattamento alle presenti norme delle forme di pubblicità attuate all'atto dell'entrata in vigore del presente codice, provvede il regolamento di esecuzione. 10. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti può impartire agli enti proprietari delle strade direttive per l'applicazione delle disposizioni del presente articolo e di quelle attuative del regolamento, nonché disporre, a mezzo di propri organi, il controllo dell'osservanza delle disposizioni stesse. 11. Chiunque viola le disposizioni del presente articolo e quelle del regolamento è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 389 a euro 1.559. 19 Così modificato dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999 n. 472. 53 12. Chiunque non osserva le prescrizioni indicate nelle autorizzazioni previste dal presente articolo è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 155 a euro 624. 13. Gli enti proprietari, per le strade di rispettiva competenza, assicurano il rispetto delle disposizioni del presente articolo. Per il raggiungimento di tale fine l'ufficio o comando da cui dipende l'agente accertatore, che ha redatto il verbale di contestazione delle violazioni di cui ai commi 11 e 12, trasmette copia dello stesso al competente ente proprietario della strada 20 . 13-bis. In caso di collocazione di cartelli, insegne di esercizio o altri mezzi pubblicitari privi di autorizzazione o comunque in contrasto con quanto disposto dal comma 1, l'ente proprietario della strada diffida l'autore della violazione e il proprietario o il possessore del suolo privato, nei modi di legge, a rimuovere il mezzo pubblicitario a loro spese entro e non oltre dieci giorni dalla data di comunicazione dell'atto. Decorso il suddetto termine, l'ente proprietario provvede ad effettuare la rimozione del mezzo pubblicitario e alla sua custodia ponendo i relativi oneri a carico dell'autore della violazione e, in via tra loro solidale, del proprietario o possessore del suolo. Chiunque viola le prescrizioni indicate al presente comma e al comma 7 è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 4.351 a euro 17.405; nel caso in cui non sia possibile individuare l'autore della 20 Così modificato dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999 n. 472. 54 violazione, alla stessa sanzione amministrativa è soggetto chi utilizza gli spazi pubblicitari privi di autorizzazione 21 . 13-ter. Non è consentita la collocazione di cartelli, di insegne di esercizio o di altri mezzi pubblicitari nelle zone tutelate dalle leggi 1 giugno 1939, n. 1089, e 29 giugno 1939, n. 1497, dal D.lgs. 27 giugno 1985, n. 312, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 1985, n. 431, e dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394. In caso di inottemperanza al divieto, i cartelli, le insegne di esercizio e gli altri mezzi pubblicitari sono rimossi ai sensi del comma 13-bis. Le regioni possono individuare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione le strade di interesse panoramico ed ambientale nelle quali i cartelli, le insegne di esercizio ed altri mezzi pubblicitari provocano deturpamento del paesaggio. Entro sei mesi dal provvedimento di individuazione delle strade di interesse panoramico ed ambientale i comuni provvedono alle rimozioni ai sensi del comma 13-bis 22 . 13-quater. Nel caso in cui l'installazione dei cartelli, delle insegne di esercizio o di altri mezzi pubblicitari sia realizzata su suolo demaniale, ovvero rientrante nel patrimonio degli enti proprietari delle strade, o nel caso in cui la loro ubicazione lungo le strade e le fasce di pertinenza costituisca pericolo per la circolazione, in quanto in contrasto con le disposizioni contenute nel regolamento, l'ente proprietario esegue senza indugio la rimozione del mezzo 21 Comma introdotto dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999, n. 472. Comma modificato dalla legge n. 214 del 1° agosto 2003, di conv. del D.lgs. n. 151/2003. 22 Comma introdotto dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999, n. 472 55 pubblicitario. Successivamente alla stessa, l'ente proprietario trasmette la nota delle spese sostenute al prefetto, che emette ordinanza - ingiunzione di pagamento. Tale ordinanza costituisce titolo esecutivo ai sensi di legge 23 . Figura 2.3 – Es. di guerrilla/street marketing – La campagna del “puma” ovviamente non è firmata – 2006 – Spagna. Fonte: makakoadv.it 23 Comma introdotto dall'art. 30, legge 7 dicembre 1999, n. 472. 56 Figura 2.4 – Es. di guerrilla: street marketing – La campagna a cura del Danish Road Safety Council al fine di limitare la velocità. O di bloccare il traffico e causare incidenti? – Maggio 2008 – Copenhagen. Fonte: goontheroad.com 57 Figura 2.5 – Es. di guerrilla: street marketing – La campagna presenta il testimonial di Mastro Lindo. Le strisce sono state sponsorizzate nei parcheggi di centri commerciali, cinema multisala, fiere, mostre, convegni e manifestazioni sportive. – Promotore: Procter & Gamble. Fonte: mediastreet.it 58 Figura 2.6 – Es. di guerrilla: street marketing – La pericolosa campagna della Y&R Everest recita “Feels like Pioner Suspension”. Ma che succederebbe se un automobilista, pensando ad una buca reale, sterzasse di colpo? – Promotore: Pioneer Suspension – Giugno 2008 – Mumbai – India. Fonte: spotanatomy.it 59 Art. 57 ( Art. 23 Cod. Str.) Pubblicità sui veicoli 24 1. L’apposizione sui veicoli di pubblicità non luminosa è consentita, salvo quanto previsto ai commi 3 e 4, unicamente se non effettuata per conto terzi a titolo oneroso e se realizzata con sporgenze non superiori a 3 cm rispetto alla superficie del veicolo sulla quale sono applicate (fig. 2.7), fermi restando i limiti di cui all’articolo 61 del codice. Figura 2.7 – Es. di guerrilla: street marketing – La campagna presenta un automobile distrutta da un pallone gigante con lamiere e vetri rotti sparsi per la strada – Promotore: Nike – Bangkok. Fonte: AP photo adrag.com (makakoadv.it) 24 Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo Codice della Strada, www.publitaxi.it/regolamento. 60 Sulle autovetture ad uso privato è consentito unicamente l’apposizione del marchio e della ragione sociale della ditta cui appartiene il veicolo. 2. La pubblicità non luminosa per conto terzi è consentita sui veicoli adibiti al trasporto di linea e non di linea, ad eccezione dei taxi alle seguenti condizioni: a) che non sia realizzata mediante messaggi variabili; b) che non sia esposta sulla parte anteriore del veicolo; c) che sulle altre parti del veicolo sia posizionata, rispetto ai dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione alle targhe , in modo tale da non ridurre la visibilità e la percettibilità degli stessi; d) che sia contenuta entro forme geometriche regolari; e) che, se realizzata mediante pannelli aggiuntivi, gli stessi non sporgano di oltre 3 cm rispetto alla superficie sulla quale sono applicati (fig. 2.8). 3. La pubblicità non luminosa per conto terzi è consentita sui veicoli adibiti al servizio taxi unicamente se effettuata mediante scritte con caratteri alfanumerici, abbinati a marchi e simboli, ed alle seguenti ulteriori condizioni: a) che sia realizzata con un pannello rettangolare piano bifacciale, saldamente ancorato al di sopra dell’abitacolo del veicolo e posto in posizione parallela al senso di marcia. Il pannello deve avere le dimensioni esterne di 75 x 35 cm. e la pubblicità non deve essere realizzata con messaggi variabili; 61 Figura 2.8 – Es. di guerrilla: street marketing – La campagna presenta un automobile che trasporta, sul lunotto posteriore, una lattina gigante – Promotore: RedBull. Fonte: makakoadv.it b) che sia realizzata tramite l’applicazione sul lunotto posteriore del veicolo di pellicola della misura di 100 x 12 cm; c) che sia realizzata tramite l’applicazione sulle superfici del veicolo ad esclusione di quelle vetrate. Le esposizioni pubblicitarie di cui alle lettere a) e c) sono alternative tra loro. I veicoli adibiti al servizio taxi sui quali sono esposti messaggi pubblicitari di cui al capo a) non possono circolare sulle autostrade. 62 4. L’apposizione di scritte e messaggi pubblicitari rifrangenti è ammessa sui veicoli unicamente alle seguenti condizioni: a) che la pellicola utilizzata abbia caratteristiche di rifrangenza non superiori a quelle di classe 1; b) che la superficie della parte rifrangente non occupi più di due terzi della fiancata del veicolo e comunque non sia superiore a 3 mq. c) che il colore bianco sia contenuto nella misura non superiore ad 1/6 della superficie; d) che sia esposta unicamente sui fianchi del veicolo a distanza non inferiore a 70 cm dai dispositivi di segnalazione visiva; e) che non sia realizzata mediante messaggi variabili. 5. In tutti i casi, le scritte, i simboli e la combinazione dei colori non devono generare confusione con i segnali stradali e, in particolare, non devono avere forme di disco o di triangolo né disegni confondibili con i simboli segnaletici regolamentari di pericolo, obbligo, prescrizione o indicazione. 6. all’interno dei veicoli è proibita ogni scritta o insegna luminosa pubblicitaria che sia visibile, direttamente o indirettamente, dal conducente o che comunque possa determinare abbagliamento o motivo di confusione con i dispositivi di segnalazione visiva e di illuminazione dei veicoli stessi. 7. le disposizioni di cui ai commi precedenti non si applicano ai veicoli al seguito delle competizioni sportive autorizzate ai sensi dell’Art. 9 del codice. 63 2,6,3 Norme in tema di tranquillità pubblica 25 Un breve cenno va riservato alle disposizioni che mirano a difendere l’ordine e la tranquillità pubblica. Fra queste si ricordano: - l’art. 656 C.P., che punisce chiunque pubblichi o diffonda notizie false, esagerate o tendenziose per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico. - l’art. 657 C.P., che punisce chiunque, con lo scopo di smerciare o distribuire scritti o disegni, annunci o notizie da cui possa essere turbata la tranquillità pubblica o privata (fig. 2.9, 2.10). - Gli art. 659 e 660 C.P., che vietano rispettivamente la turbativa dell’occupazione e del riposo delle persone, nonché di spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici, e infine qualsiasi atto molesto o di disturbo in luogo pubblico o aperto al pubblico. 25 Norme estratte da: M. Fusi, P. Testa, Diritto & Pubblicità, ed. Lupetti, 2006. 64 Figura 2.9 – Es. di guerrilla: fake estremo – Per promuovere una serie TV di cartoons, sono stati disseminati degli oggetti simili ad ordigni esplosivi in luoghi strategici della città: ponti, strade statali, parchi… – Promotore: Turner Broadcasting System, Cartoon Network - Gennaio 2007 – Boston – USA. Fonte: cnn.com images.cron.com 65 Figura 2.10 – Es. di guerrilla: fake estremo – Per promuovere la serie TV thriller “Dexter”, l’agenzia Torke ha comunicato “col sangue”- 2007 – Lisbona – Portogallo. Fonte: commercial-archive.com 66 2.6.4) Norme in tema di pubblicità ingannevole Qui di seguito un estratto del Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n. 145 26 e degli esempi che possono aiutare a comprendere meglio come certe attività che si definiscono di marketing non convenzionale, abusando del termine, si fondano sull’inganno: Art. 1.2. - La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta. Art. 5. - Trasparenza della pubblicità La pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale (fig. 2.11). È vietata ogni forma di pubblicità subliminale. È considerata ingannevole la pubblicità che, in quanto suscettibile di raggiungere bambini ed adolescenti, abusa della loro naturale credulità o mancanza di esperienza o che, impiegando bambini ed adolescenti in messaggi pubblicitari, fermo quanto disposto dall'articolo 10 della legge 3 maggio 2004, n. 112, abusa dei naturali sentimenti degli adulti per i più giovani. Art. 8. - Tutela amministrativa e giurisdizionale L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, d'ufficio o su istanza di ogni soggetto o organizzazione che ne abbia interesse, inibisce la continuazione ed elimina gli effetti della pubblicità ingannevole e comparativa illecita. L'Autorità può disporre con provvedimento motivato la sospensione provvisoria della pubblicità ingannevole e comparativa illecita in caso di particolare urgenza. In ogni caso, comunica l'apertura 26 Attuazione dell'articolo 14 della direttiva 2005/29/CE che modifica la direttiva 84/450/CEE sulla pubblicità ingannevole. Gazzetta Ufficiale n. 207 del 6 settembre 2007. 67 dell'istruttoria al professionista e, se il committente non è conosciuto, può richiedere al proprietario del mezzo che ha diffuso il messaggio pubblicitario ogni informazione idonea ad identificarlo. L'Autorità può, altresì, richiedere ad ogni soggetto le informazioni ed i documenti rilevanti al fine dell'accertamento dell'infrazione. Si applicano le disposizioni previste dall'articolo 14, commi 2, 3 e 4, della legge 10 ottobre 1990, n. 287 4. In caso di inottemperanza, senza giustificato motivo, a quanto disposto dall'Autorità ai sensi dell'articolo 14, comma 2, della legge 10 ottobre 1990, n. 287, l'Autorità applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.000,00 euro a 20.000,00 euro. Qualora le informazioni o la documentazione fornite non siano veritiere, l'Autorità applica una sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000,00 euro a 40.000,00 euro. 5. L'Autorità può disporre che il professionista fornisca prove sull'esattezza materiale dei dati di fatto contenuti nella pubblicità se, tenuto conto dei diritti o degli interessi legittimi del professionista e di qualsiasi altra parte nel procedimento, tale esigenza risulti giustificata, date le circostanze del caso specifico. Se tale prova è omessa o viene ritenuta insufficiente, i dati di fatto sono considerati inesatti. 6. Quando la pubblicità è stata o deve essere diffusa attraverso la stampa periodica o quotidiana ovvero per via radiofonica o televisiva o altro mezzo di telecomunicazione, l'Autorità, prima di 68 provvedere, richiede il parere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. 7. Ad eccezione dei casi di manifesta scorrettezza e gravità l'Autorità può ottenere dal professionista responsabile della pubblicità ingannevole e comparativa illecita l'assunzione dell'impegno a porre fine all'infrazione, cessando la diffusione della stessa o modificandola in modo da eliminare i profili di illegittimità. L'Autorità può disporre la pubblicazione della dichiarazione di assunzione dell'impegno in questione, a cura e spese del professionista. In tali ipotesi, l'Autorità, valutata l'idoneità di tali impegni, può renderli obbligatori per il professionista e definire il procedimento senza procedere all'accertamento dell'infrazione. 8. L'Autorità, se ritiene la pubblicità ingannevole o il messaggio di pubblicità comparativa illecito, vieta la diffusione, qualora non ancora portata a conoscenza del pubblico, o la continuazione, qualora sia già iniziata. Con il medesimo provvedimento può essere disposta, a cura e spese del professionista, la pubblicazione della delibera, anche per estratto, nonché, eventualmente, di un'apposita dichiarazione rettificativa in modo da impedire che la pubblicità ingannevole o il messaggio di pubblicità comparativa illecito continuino a produrre effetti. 9. Con il provvedimento che vieta la diffusione della pubblicità, l'Autorità dispone inoltre l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000,00 euro a 500.000,00 euro, 69 tenuto conto della gravità e della durata della violazione. Nel caso di pubblicità che possono comportare un pericolo per la salute o la sicurezza, nonché suscettibili di raggiungere, direttamente o indirettamente, minori o adolescenti, la sanzione non può essere inferiore a 50.000,00 euro. Figura 2.10 – Es. di guerrilla ingannevole: fake/viral seeding – Potrebbe capitare che in un supermercato, mentre ci si accinge a scegliere un detersivo, un’altro cliente che è li “per caso” ci consigli quale sia il migliore. È un’attività difficile da attuare e per questo poco diffusa. Fonte: google.images.com 70 Figura 2.11 – Es. di pubblicità occulta: seeding – Questo articolo giornalistico apparso su repubblica.it sembra essere evidentemente “sponsorizzato”. Fonte: repubblica.it 71 CAPITOLO III LA FORZA DELLA CREATIVITÀ E IL CLAMORE DELL’INFRAZIONE: CASI A CONFRONTO 3.1 L’efficacia di una “guerrilla etica” Gli esempi appena rappresentati e le case history che seguono vogliono essere uno specchio interessante per una valutazione, seppure sempre soggettiva, della possibilità di un’azione etica del marketing e della sua eventuale efficacia. I bilanci a lungo termine di queste attività non convenzionali, che siano svolte nel rispetto o meno delle regole e delle norme sociali, lasciano spazio a valutazioni diverse e opposte. Tuttavia, l’obiettivo di questo lavoro di ricerca e riflessione coincide con una mia sfida professionale, emersa alla luce di circa quindici anni di vissuto pubblicitario in imprese di marketing e comunicazione italiane e internazionali. Le azioni di marketing e comunicazione, quali che esse siano (sociali, commerciali, tradizionali, non convenzionali…), realizzate nel rispetto dell’etica e delle regole socialmente condivise, possono essere vincenti pur rinunciando consapevolmente all’utilizzo di armi tanto potenti quanto sleali nei confronti di un consumatore di cui peraltro il marketing si proclama partner, dichiarando come suo primo obiettivo gli interessi e la soddisfazione del cliente? 72 Come si evince dalla storia, fin dalla notte dei tempi in cui i “mercanti ideologici” della Grecia antica inauguravano i cardini disciplinari della persuasione, i confitti di interesse tra “compratori” e “venditori”, cosi come l’agguerrita competizione tra questi ultimi, sono parte intrinseca di un processo in cui talvolta gli obiettivi reciproci non coincidono. Una risposta certa e univoca a questo dilemma risulta difficile, e sarebbe forse più giusto accordare una soluzione relazionata ai casi specifici. È per questo che non proclamo un verdetto, ma piuttosto desidero proporre un orientamento, già sostenuto da innumerevoli casi, che è possibile avvalorare attraverso l’impegno verso una “guerrilla” etica combattuta soltanto con quella che credo essere l’arma più potente: la creatività. Coerentemente con l’intenzione di lasciare questa ricerca aperta a qualsiasi giudizio e soprattutto a una futura evoluzione, si presentano qui di seguito alcuni tra i casi più rappresentativi, che costituiscono un ulteriore spunto di riflessione sulle questioni trattate. 73 3.2 Social guerrilla “killer way”: il caso Greenpeace. Il fine giustifica i mezzi? Londra, 15 settembre 2008 – Un tribunale inglese ha assolto alcuni militanti ambientalisti colpevoli di aver danneggiato una centrale elettrica, affermando che la minaccia dei cambiamenti climatici è tale da giustificare azioni illegali (fig. 3.1). Un verdetto sorprendente, che si rifà al “Criminal Damage Act” del 1971. Il testo giustifica i danni causati a una proprietà se questo evita danni ancora maggiori, come buttar giù la porta di una casa in fiamme per spegnere l’incendio. La linea difensiva scelta è stata un’azzardata ma consapevole provocazione: pur ammettendo di avere causato un danno, i sei sarebbero legalmente giustificati perchè agivano per prevenire danni più gravi, come la morte di essere viventi o danni a proprietà, sia nel Kent che nel resto del mondo, dovuti alle emissioni di Kingsnorth. In quello che senz’altro costituisce un precedente, sei attivisti di Greenpeace che avevano imbrattato la ciminiera di una centrale elettrica di Kingsnorth causando danni per 35.000 sterline, sono stati prosciolti da un tribunale di Maidstone nel Kent. Nel mese precedente Kingsnorth era stata teatro di una grande protesta contro la costruzione di una centrale elettrica di nuova generazione, alimentata a carbone. Per gli ambientalisti si trattava di un brusco passo indietro nella lotta contro il surriscaldamento del pianeta. I sei attivisti di Greenpeace avevano così tentato di scrivere “Gordon bin it” (Gordon cestinalo) – rivolgendosi al primo ministro Gordon Brown - ma non erano riusciti ad andare oltre la scritta “Gordon”. Nel corso del 74 processo, durato otto giorni, la difesa dei sei attivisti spiegò che i suoi assistiti avevano agito in linea con la reale convinzione che fermare l’emissione di gas dalla centrale di Kingsworth poteva costituire un tassello importante nella lotta contro l’inquinamento a livello globale. Figura 3.1 – Es. di social guerrilla – Settembre 2008 – Kingsnorth – UK. Fonte: daylife.com greenpeace.org.uk Secondo l’associazione ambientalista, l’assoluzione è stata un’importante sfida ai piani del governo che intendeva costruire nuove centrali a carbone. Una sfida lanciata dai giurati che rappresentano la gente comune in Gran Bretagna e che, dopo aver acquisito gli elementi 75 di prova, hanno approvato l’azione diretta per proteggere il clima. Alla giuria era stato riferito che la centrale a carbone di Kingsnorth emetteva ventimila tonnellate di CO2 ogni giorno - la stessa quantità emessa in tutto dai trenta paesi al mondo meno inquinanti - e che i piani del governo prevedevano la costruzione di una nuova centrale a carbone vicino al sito già esistente sulla penisola di Hoo in Kent. Kingsnorth è, e rimarrà per anni, una trincea del movimento ecologista, non solo inglese. 3.3 Guerrilla marketing “killer way”: il caso Turner. Quando l’illegalità è calcolata I Mooninites sono un esempio. Di che cosa, lo deciderà il lettore. Conterà più la multa, l’opinione di una certa parte di persone e le ripercussioni sull’immagine aziendale, oppure sulla bilancia peseranno di più il ritorno mediatico e i dati di vendita e di audience? Gli ingredienti di una “guerrilla” illecita ci sono tutti, dal costo competitivo della realizzazione al clamoroso effetto “buzz”, dall’eco sul web ai mass media tradizionali, dal compimento di un reato penale alle spese cauzionali e sanzionatorie, passando per molti guai con le autorità. In definitiva, che sia per la paura, che sia per la pubblicità o che si tratti 76 di intrattenimento puro, la macchina non si ferma e lo spettacolo va avanti. E chi controllava alcune tra le reti americane più importanti ne era consapevole. 31 gennaio 2007, Boston, USA: una città di quasi 4 milioni di abitanti leader economico-culturale della propria regione. Ore 8,05 del mattino: un passante nota uno strano oggetto sulla statale 93, nei pressi di Sullivan Square. L’avvistamento viene comunicato alle autorità competenti. Dopo due ore cominciano a giungere sul luogo pompieri, ambulanze, blindati degli artificieri, forze di sicurezza, perfino i robot per la deflagrazione. Tutti lì per neutralizzare quello che che viene valutato un pericoloso ordigno. Il traffico viene bloccato, in puro stile stelle e strisce: ponti come il Longfellow e il Boston University Bridge chiusi, paralizzata la statale, i quartieri isolati e tutto un delirio di spiegamento di mezzi e di uomini armati. Nella sola città di Boston, grazie alle segnalazioni che si accavallavano man mano che la notizia si diffondeva, venivano individuati cinque dispositivi elettronici; tutti identificati come ordigni esplosivi a causa del loro posizionamento in prossimità di punti d’afflusso e del loro corredo di fili, batterie e nastro isolante ben in vista. Gli elicotteri delle reti televisive si alzarono in volo e sui principali network nazionali rimbalzava la notizia meritandosi una diretta mattutina di tutto rispetto. La CNN decise di puntare le proprie telecamere sulla vicenda tramite continui “breaking news”. Solo in un secondo momento si scoprirà che sono nove le città americane colpite dalla stessa fantomatica minaccia terroristica. 77 Un omino a LED alimentato a batterie si rivelerà per quello che è solo cinque ore dopo il primo avvistamento. Bin Laden non c’entra, si tratta semplicemente di un’originale campagna pubblicitaria avviata due settimane prima in diverse città americane dall’agenzia Interference Inc. per conto della Turner Broadcasting System – che è curiosamente proprietaria anche della CNN/Fox. Obiettivo dell’azione, preparare il pubblico all’uscita del cartoon “Aqua Teen Hunger Force”, in onda su Cartoon Network. L’omino lunare raffigurato da LED su circuito stampato autoalimentato, intanto se la ride, con quel suo dito medio alzato alla polizia che lo mette sotto sequestro. Più passano le ore e più risulta evidente come le autorità di Boston e dello stato del Massachussets siano cadute in un eclatante quanto rischioso “tranello”. Realizzata la gravità dell’affronto, i palazzi che contano cominciarono a indagare sul caso. Phil Kent, CEO e presidente della Turner Broadcasting System presentò subito in due dichiarazioni scritte solenni scuse pubbliche nei confronti dei cittadini di Boston. La Turner rassicurò la cittadinanza di aver avvisato le forze dell’ordine sui luoghi prescelti per il posizionamento degli oggetti e di aver già provveduto a farli rimuovere. Il procuratore generale dello stato del Massachusetts, Martha Coakley, giudicò l’installazione dei Mooninites un crimine a tutti gli effetti e fece arrestare, con l’accusa di procurato allarme cittadino, due giovani videoartisti, Peter Berdovsky ed il suo amico Sean Stevens, braccia operative bostoniane dell’azione di guerriglia marketing. 78 Anche il sindaco Thomas Menino reagì alla campagna pubblicitaria definendola oltraggiosa e dichiarando di ritenere le scuse pubbliche della Turner non abbastanza soddisfacenti per la cittadinanza, e giudicò il comportamento della società televisiva come una mancanza di rispetto verso l’istituzione comunale. Qualche settimana dopo, Jim Samples, general manager di Cartoon Network, rassegnò le dimissioni dalla Turner nel silenzio dei suoi superiori, con l’attuale e fortissimo sospetto di pressioni subite da parte delle autorità che richiedevano all’azienda una testa da tagliare in sacrificio rituale. Jim tolse il disturbo, prese qualche mese di vacanza, e spuntò poco dopo, al soldo di HGTV (Scripps Network), una rete dedicata al mondo dell’arredamento, del giardinaggio e del fai da te, seguita da circa 90 milioni di case americane. La tentazione di intraprendere un’analisi quantitativa e qualitativa, è tanto forte quanto difficilmente realizzabile senza i sufficienti dati alla mano. È quindi più indicato limitarsi a rispondere alla domanda: “cosa e quanto ha guadagnato la Turner Broadcasting da una campagna pubblicitaria tanto spregiudicata?” A prima vista parrebbe quasi un autogol, un boomerang, soprattutto per via di quel risarcimento milionario che pesa anche su di un network dalle dimensioni ciclopiche come Turner. Tuttavia qualcosa non torna, non dal punto di vista etico ma da quello puramente numerico. Il dubbio è notevole: è come se, tra le multe, cauzioni, oneri e risarcimenti vari, avessero pagato 2 milioni di dollari di spazi pubblicitari. Quegli spazi pubblicitari, quelle ore di visibilità per un 79 nuovo prodotto, quegli occhi che non si staccavano dal video, il passaparola generato anche dall’incredibile misunderstanding della polizia, quanto sarebbe costato? Quanto ha risparmiato la Turner? Una cifra certamente di molto superiore al risarcimento pagato dalla Turner. Si pensi a quanto viene quotato uno spot da 30 secondi sui principali network statunitensi: fino a circa 700.000 27 dollari per l’acquisto di 30 secondi durante il programma “American Idol”, in onda su Fox in prima serata. Subito dopo si trovano i circa 650.000 dollari per il noto “Desperate Housewives”. Questa stima però rimane valida solo limitandosi alla programmazione da palinsesto settimanale. Per quanto riguarda gli eventi eccezionali risulta 28 , invece, che la CBS ha battuto la cifra record di 2,6 milioni di dollari per uno spot da 30 durante il Super Bowl americano, vale a dire in uno dei momenti di picco di audience televisiva. Considerando la copertura televisiva della vicenda di Boston. Se non è dato sapere con esattezza l’ammontare dei minuti dei servizi televisivi che si sono occupati della vicenda, si sa però che grandi network come MSNBC, CNN e Fox (queste ultime due entrambe del gruppo Turner) hanno dedicato ampio spazio durante il pomeriggio del 31 gennaio alle dirette da Boston, appoggiandosi, come prevede il modello televisivo americano, alla copertura “real time” della vicenda da parte di tutta una serie di canali televisivi locali affiliati come WCVB-TV, WBZ-TV, 27 28 Dati sono tratti da Subvertising, Dicembre 2007. Dati sono tratti da Subvertising, Dicembre 2007. 80 WHDH-TV, WFXT-TV e NECN. Se si considera anche uno solo di questi servizi telegiornalistici, come quello della Fox in onda per almeno 4 minuti (dalle 15:37 alle 15:41), e se si stima che un passaggio da 30 secondi su Fox possa costare in media 450.000 dollari, moltiplicando il suo costo per 8 “slot” (cioè 8 passaggi da 30 secondi, pari a 4 minuti totali), il risultato è oltre 3,5 milioni di dollari. Questa cifra da sola ripaga abbondantemente la Turner Broadcasting da ogni costo della campagna – ideazione e realizzazione, multe e cauzioni incluse. Del resto sono stati consideranti esclusivamente i servizi andati in onda quel giorno negli Stati Uniti; a questo di deve aggiungere la visibilità ottenuta grazie agli altri numerosissimi servizi telegiornalistici (in Italia ne diede notizia il TG5 delle 13,00), a tutti gli articoli usciti sulla carta stampata ed alla mole di post apparsi sulle pagine web di tutto il mondo. Stimare il valore complessivo di tale operazione è difficile: molto più semplice concludere che la Turner, considerando il fattore economico e non le conseguenze sull’immagine, si sarà ritenuta certamente soddisfatta dall’affare Mooninites. È noto, inoltre, come le vendite dei DVD della serie siano aumentate nello stesso periodo del 20%. Uno studio Nielsen Buzz Metrics misura la diffusione sui blog a cavallo tra 2006 e 2007 di post inerenti a 3 parole chiave: “Aqua Teen”, “Cartoon Network” e “Turner Broadcasting”. 81 Ne emerge un’impressionante “esplosione” del passaparola tra i blogger, guarda caso proprio in corrispondenza dei fatti di Boston, sicuro termometro del successo della campagna (fig. 3.2). Un’ultima considerazione: limitarsi a valutare l’audience (dimensione quantitativa) senza interessarsi al pubblico (dimensione qualitativa) significherebbe perdere un po’ il senso dell’operazione. Figura 3.2 – Blog Pulse generato sul periodo. Fonte: Nielsen Buzz Metrics In proposito è importante sottolineare come la letteratura da tempo parla non più di “pubblico”, ma di “pubblici” al plurale: coloro che ricevono il messaggio, infatti, lo decodificano in base ad una serie di fattori che possono influire notevolmente sulla sua interpretazione. 82 Ecco che il tratto saliente di questa vicenda sembra diventare la differenza anagrafica del pubblico, che finisce per trasformarsi in una differenza cognitiva. Come da più parti è stato sottolineato, la percezione della presunta minaccia terroristica in corso da parte del pubblico più adulto e affezionato ai media tradizionali (tv e carta stampata) è stata senza dubbio molto diversa da quella del pubblico più giovane, che in parte già conoscendo e amando il cartoon, si è rivelato capace, attraverso un’immediata e veloce ricerca su internet, di tranquillizzare i cittadini riguardo la reale natura delle installazioni. Il modello comunicativo unidirezionale (uno => molti) proprio del mezzo televisivo ha alimentato la diffusione del messaggio senza che il pubblico avesse la possibilità di partecipare attivamente alla costruzione del suo senso. Il sistema dei mezzi di comunicazione di massa tradizionali si è prestato involontariamente (anche se il controllo della Turner su Fox e CNN lascia spazio a teorie maliziose) ai fini pubblicitari della interference, come megafono delle “ansie post 11 settembre”. I principi legali infranti che hanno caratterizzato la vicenda dei Mooninites possono essere individuati, infatti, all’interno del tema “sicurezza nazionale” (fig. 3.3). 83 Figura 3.3 – Fox News diffonde la notizia in “real time”. Fonte: subvertising.it 3.4 Social guerrilla “ethic way”: la creatività non ha bisogno di infrangere le regole Per far crescere l’awareness per il Weingart Homeless Center, l’agenzia con base a Los Angeles David & Goliath ha optato per un approccio non convenzionale. Un fotografo è sceso letteralmente in strada, in mezzo ai tanti senza tetto che popolano la città, (in tutta Los Angeles ne vivono più di 70.000) per fotografarne una dozzina nelle loro situazioni quotidiane. Grazie a queste foto sono stati realizzati dei cartonati a grandezza naturale, sagomati e privi del volto, che sono stati poi 84 posizionati di fronte ad alcuni centri commerciali di Beverly Hills e Santa Monica (fig. 3.4). L’azione è stata rappresentata dal messaggio “Before you turn away put your face in my place” (Prima di andare via, prova a metterti nei miei panni). L’obiettivo di sensibilizzazione su un problema sociale ampiamente diffuso, è riuscito pienamente grazie ad un’idea semplicemente creativa sostenuta da un messaggio forte e coerente e grazie ad un energico piano media non convenzionale. Figura 3.4 – Le varie fasi della campagna di comunicazione sociale non convenzionale per il Weingart Homeless Center realizzata nell’estate del 2008 – agenzia: David & Goliath – Los Angeles – USA. Fonte: youtube.it 85 3.5 Guerrilla marketing “ethic way”: Mondo Pasta, un’idea straordinariamente di gusto Il porto d´Amburgo è molto frequentato, quindi l’ambient media ha una grande visibilità. È qui che l’agenzia tedesca Jung von Matt ha messo in scena una campagna di stickering eccezionale: sono state realizzate delle facce adesive giganti e applicate sui fianchi di prua delle navi, con la bocca posizionata in prossimità del foro da cui fuoriesce la cima d’ormeggio. Figura 3.5 – Ambient Marketing: la campagna "Noodle Slurper" ideata dall’agenzia Jung von Matt per Mondo Pasta - Amburgo, 2008 – Germania. Fonte: spenzobside.blogspot.com 86 In accordo con le compagnie navali, questa brillante idea, firmata Mondopasta, ha riscosso, è proprio il caso di dirlo, un “mare” di successo, scatenando un passaparola virale straordinario. Il porto di Amburgo, trasformato nel teatro di una promozione permanente, ha attirato un grande pubblico entusiasmato dalla sorpresa di vedere questi volti felici che risucchiavano “spaghetti” dalle bitte del molo. La geniale campagna di marketing non convenzionale, sfruttando a pieno l’efficacia di una diffusione multimediale spontanea e virale, ha fatto il giro del mondo partendo dal porto di Amburgo e arrivando a “navigare” in lungo e in largo tra le sconfinate onde della rete. Questa performance esemplare che, per la stupefacente originalità creativa e l’intenso effetto virale, rientra a tutto titolo nella categoria di “guerrilla marketing”, sostiene a pieno l’orientamento strategico a cui questo lavoro desidera invitare: il perseguimento del successo più grande, quello realizzato attraverso una “guerrilla etica” combattuta a colpi di creatività. 3.6 Guerrilla marketing “ethic way”: Tim coinvolge i giovani con l’ecosostenibilità e il passaparola 29 Utilizzare i social network e la cultura da strada per parlare ai giovani. È la tendenza che i principali operatori di telefonia mobile intendono 29 Estratto da Marketing Oggi, articolo del 25 Febbraio 2009, di Marcel Vulpis. 87 cavalcare con ancora più forza nei prossimi anni. Un trend emerso con particolare rilievo al Mobile World Congress 2009, svoltosi nel mese di Febbraio 2009 a Barcellona, dove il target dei teenager è stato individuato come uno dei più strategici per le future attività di comunicazione, in particolare sul tema dello sviluppo e commercializzazione di prodotti eco-rinnovabili. Tutti i principali operatori guardano ormai all’ambiente, alla tecnologia a impatto zero, come i telefonini che catturano l’energia del sole. Il principio guida è, infatti, l’attenzione ai problemi ecologici e la volontà di comunicare questi temi ai giovani all’interno dei social network. “L’ecosostenibilità” è un messaggio che si presta a passare attraverso forme di comunicazione non convenzionali. Per questo le aziende puntano sulla modalità di comunicazione più potente: parlare al cliente, stimolando il meccanismo del passaparola. Si entra, pertanto, senza mezze misure, nel territorio del “buzz marketing”. Il tema sociale sviluppato da Tim, almeno da un paio d’anni, con il passaparola è una novità europea. In ambito domestico l’azienda punta a valorizzare il brand Timtribù, ideato per parlare ai giovani di età compresa tra i 13 e i 25 anni, che rappresentano il target più sensibile alle attività di “street marketing”: per comunicare con questo bacino d’utenza è primario investire nelle attività legate alla street culture. In linea con questo pensiero è il sostegno al debutto nazionale del Dunx o “flying basketball”. La “pallacanestro volante”, così come è stata ribattezzata dagli addetti ai lavori, rientra perfettamente in quelle discipline che fanno parte della cultura da strada, come anche lo 88 snowboard, lo skating, la bmx e il parkour (sport che punta all’abbattimento delle barriere metropolitane), fino alla street-art e all’hip-hop in ambito artistico. Il Dunx, che, fino a oggi, è stato un fenomeno televisivo, prima su Italia 1 e successivamente su Sky, con un bacino di utenti pari a 1,5 milioni di spettatori, verrà promosso dal brand di Tim con la nascita di dieci campi, in tutta Italia, in prossimità delle località litoranee (dove esiste un’esigenza aggregativa sul territorio). In autunno, inoltre, parallelamente alla creazione di una federazione italiana di Dunx (attualmente questo sport è patrocinato dalla Lega Basket e dalla Lega Pallavolo), partirà il primo campionato di specialità. La scelta di Timtribù per la promozione del flying basketball non è casuale. Il marchio di Telecom Italia Mobile conta circa 3 milioni di appartenenti tra i giovani ed è la più importante community/social network della telefonia cellulare. Grazie alla coerenza comunicativa non convenzionale del brand Timtribù, si è accreditata nel mondo della cultura street, che utilizza linguaggi e siti alternativi. All’interno di queste iniziative (fig. 3.6) i giovani possono trovare, veicolati dal brand, tutti i valori positivi dell’aggregazione sociale, dello sport e dell’ambiente: attraverso lo spettacolo, l’intrattenimento e l’emozione dello sport estremo. Sempre sul tema dell’aggregazione il colosso italiano della telefonia aprirà prossimamente un terzo Timtribù village, in Sicilia (in provincia di Catania), dopo i primi due inaugurati nella zona Bovisa di Milano e al Lido di Ostia. 89 Strutture aperte a tutti (dove è possibile praticare tutte le discipline “street”), che riuniscono più di 16 mila iscritti, con il duplice obiettivo, che sposa complementarmente il fattore etico e quello economico: promuovere il brand attraverso la socializzazione e il passaparola e riqualificare zone urbane considerate ad alto rischio sociale. Figura 3.6 – Street & Buzz Marketing: l’iniziativa Timtribù Village di TIM. Fonte: milanodabere.it 3.7 Guerrilla marketing “ethic way”: la campagna TCM al San Sebastian’s Film Festival L’edizione numero 54 del San Sebastian’s Film Festival si è svolta all’insegna dei messaggi non convenzionali ideati dall’agenzia Vitruvio Leo Burnett di Madrid, per la TCM, Turner Classic Movies Channel. 90 Quest’azione di guerrilla marketing (fig. 3.7) ha poi permesso all’agenzia spagnola di vincere lo scorso giugno a Madrid il primo premio al festival pubblicitario iberoamericano, categoria “Marketing Promozionale”. Durante la settimana del festival cinematografico, una serie di scritte erano apparse lungo le strade della cittadina spagnola, colpita al grido di “The films you should have seen by now”. Secondo TCM, un canale televisivo creato da Ted Turner nel 1994, “siamo tutti colpevoli” di non aver visto alcuni tra i film che hanno fatto la storia del cinema, da “Il Padrino” ad “Arancia Meccanica”, passando per “I Soliti Sospetti”, “Ultimo Tango a Parigi” e “Blade Runner”. Per rendere nota questa “grave lacuna”, i proprietari di negozi, automobili e appartamenti sono quindi stati letteralmente etichettati come “colpevoli”, e quindi automobili, serrande, impalcature e striscioni hanno veicolato scritte di diverso genere, tutte finalizzate a rendere noti i peccati cinematografici dei cittadini. D’altronde non avevano scelta, dovevano assolutamente scoprire il colpevole! Parallelamente a questa azione, se ne è svolta un’altra durante una delle serate del festival: attori, registi e altri addetti ai lavori hanno confessato i loro reati, andando in giro con un adesivo con il titolo del film che “Non ho mai visto”. La campagna, oltre a suscitare reazioni fra la popolazione, ha avuto particolare effetto anche sui media locali. Passaggio fondamentale per velocizzare ed enfatizzare il passaparola. Il grande successo, realizzato 91 grazie all’idea originale di utilizzare un media planning tradizionale in modo alternativo, è stato raggiunto nel pieno rispetto delle regole. Figura 3.7 – La campagna di guerrilla di Leo Burnett di Madrid, per la TCM, Turner Classic Movies Channel. Fonte: adrants.com subvertising.it 92 3.8 Tecniche di marketing non convenzionale a confronto: una proposta di orientamento e valutazione Alla luce dell’analisi qualitativa appena presentata sui possibili temi, declinazioni e indirizzi deontologici con cui ci si può avvicinare alle tecniche di marketing non convenzionale, può essere interessante cercare di tracciare una mappa orientativa che renda immediatamente chiare le tipologie di rischio, la relativa intensità, l’efficacia e i potenziali benefici di ciascuna delle azioni di marketing non convenzionale più diffuse. Per completezza, cercherò inoltre di stimare, a livello percettivo, i rischi giuridici penali e/o amministrativi che potrebbero derivare dalla realizzazione di azioni di “guerrilla” attraverso l’utilizzo di mezzi o di modalità illecite (fig. 3.8, 3.9). 93 Figura 3.8 – Stima dei rischi delle attività di marketing non convenzionale. 94 Figura 3.9 – Stima dei rischi delle attività di marketing non convenzionale. 95 3.9 Conclusioni: il valore delle idee Spesso le aziende cercano eventi straordinari e fuori dal comune, ma la straordinarietà non si realizza esclusivamente nella magnificenza, nelle dimensioni e, soprattutto, non si raggiunge oltrepassando il limite delle azioni lecite. Il valore, l’efficacia e il successo dell’azione di marketing e comunicazione stanno nell’alchimia esplosiva che integra un sapiente marketing mix con l’originalità e la genialità dell’idea, pura e semplice. Non è detto che un’azione di guerrilla marketing, per essere efficace e creare awareness, debba realizzarsi violando qualche legge, creando panico, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini, imbrattando la città, danneggiando beni artistici o abusando del patrimonio comune. Dare al marketing e alla pubblicità il “valore aggiunto” di stimolare sia l’iniziativa economica, sia l’iniziativa sociale con azioni sorprendenti, colorando il mondo, divertendo e intrattenendo, è certamente una missione ammirevole, finché non si mette a rischio e non si creano danni alla società e all’ambiente. La “guerra” per assicurarsi l’attenzione e il consenso dei consumatori è davvero vinta solo quando viene combattuta nel rispetto di alcune regole: una di queste, forse la più importante, è che la libertà delle imprese deve finire sempre dove inizia quella per le persone. 96 Abstract: Guerrilla Marketing trouble-free Despite of the growing popularity and importance of the concept of corporate social responsibility, marketing communication is indeed probably the business practice that receives most criticism in public debates in terms of the social responsibility and ethics of business. Marketers have been accused to use subliminal methods in order to create needs consumers do not really have, to lie, betray and to present promises, products and companies cannot hold, and so forth. In response, marketing practitioners have for decades engaged in discussing communication ethics and the social responsibility of marketing both internally in their communities of practice and with external stakeholders. The rise and growth of guerrilla marketing, and stealth marketing in particular, has in recent years intensified these debates. Consumers are increasingly resistant to traditional and conventional promotion messages and techniques, thus diminishing the effectiveness of conventional mass media advertising. Recent years’ development in marketing communications resulted in an increased use of stealth marketing techniques. The term is often used synonymously with other terms, such as buzz marketing, undercover marketing or guerrilla marketing. Stealth Marketing is “anchored on the premise that word of mouth communication is the most effective form of promotion and that peer group recommendation is the ultimate marketing weapon”. However, the increased use of stealth marketing techniques has motivated and renewed public concerns and critiques with regard to ethics and social responsibility in marketing communication. Article 1 in the Code of Autodisciplina Pubblicitaria from the IAP and the Italian Law declares that advertising shall be clearly distinguishable from other media content and that it shall be easy to be identified and recognized as such. “Advertisements should be clearly distinguishable as such, whatever their form and 97 whatever the medium used; when an advertisement appears in a medium which contains news or editorial matter, it should be so presented that it will be readily recognized as an advertisement.” Judging the ethics of stealth marketing based on this normative statement seems easy: as the purpose of stealth marketing is precisely to cover the character of promotion and/or the company behind, it must obviously be unethical marketing communication. Marketing has intrinsic conflicts of interest between buyers and sellers. The ethics of marketing can be difficult for businesses that want to gain an edge on the competition. Although it is always in the best interest of the firm to make a sale, it is sometimes not a match with the interests of customers. However, sometimes self-regulation proves insufficient to protect the interest of customers, organizations, or society. At that point, pressures for regulation and enactment of legislation to protect the interests of all parties in the exchange process will likely occur. Without business ethics, no economy can sustain itself. I think that non conventional marketing should benefit the consumer: in particular, guerilla marketing - like any old advertising technics - has the ability to be creative, humorous and attractive. Guerrilla marketing should get the attention of the public in a way that they will be impressed by, enjoy and amused by. It should not be performed to an extent where it can cause upset or give people unnecessary pressure to get their attention. Illegal stunts, sometimes, do work because they will get the attention of the public through the media, but it is not the most effective (and legal!) approach for marketing and communication. I appreciate guerrilla marketing and the force it has to drive business and attract attention. If marketers and advertisers have the right creative brains in place and understand the market they are trying to reach, it could be even more effective. On this way, I want to invite everybody to choose the best guerrilla weapons: “choose ideas!” 98 Bibliografia Platone, Gorgia, a cura di G. Reale, ed. Rusconi, 1998. Aristotele, Retorica, ed. it. a cura di Montanati, Mondadori, Milano, 1996. Pseudo Longino, Il Sublime, 9, 2, ed. Aesthetica, 1998. B. Cova, A. Giordano, M. Pallera, Marketing non-convenzionale, ed. MC, 2007. P. 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Webgrafia flickr.com dontworrybecreative.it makakoadv.it goontheroad.com mediastreet.it 99 spotanatomy.it publitaxi.it cnn.com images.cron.com commercial-archive.com google.images.com repubblica.it daylife.com greenpeace.org.uk nielsen-online.com subvertising.it youtube.it spenzobside.blogspot.com milanodabere.it adrants.com 100