luglio 2011 Le lesioni muscolo tendinee acute: maggior prevenzione e cure più specifiche Le lesioni muscolo tendinee acute sono le più frequenti patologie che affliggono lo sportivo: da qui l’interesse a sviluppare questo tema come argomento dell’articolo del mese, indi l’epidemiologia, la classificazione e i mezzi di prevenzione adatti. Il sistema muscolo tendineo è considerato la struttura propulsiva dell'apparato locomotore: il muscolo è il motore e il tendine è la cinghia di trasmissione del movimento. In generale le lesioni acute dell’apparato muscolo scheletrico rappresentano più del 50% delle lesioni acute. Queste patologie possono manifestarsi con quadri clinici più o meno gravi ma comunque sicuramente invalidanti per l'atleta anche nelle loro manifestazioni più banali. Da non sottovalutare il risvolto psicologico, poiché limita lo sportivo impedendogli di svolgere il proprio gesto atletico. Le lesioni traumatiche possono generarsi a Dott. Caforio Marco seguito di un trauma diretto (la contusione Medico CSI – Lombardia muscolare) più frequente negli sport di contatto (calcio, basket, karate) o di un trauma indiretto (distorsione con interessamento / stiramento delle strutture mio tendinee) più frequente negli sport individuali (atletica leggera, tennis, nuoto). Nel primo caso, lesione seguita da un trauma diretto, la forza traumatica colpisce il muscolo schiacciandolo contro le strutture sottostanti ossee, provocando un danno che va dal semplice ematoma sottocutaneo (soffusione ecchimotica) alla rottura muscolare, dipendentemente dalla violenza del trauma e dallo stato di contrazione del muscolo al momento dell'impatto. I muscoli più coinvolti sono quelli superficiali, cioè i più esposti ai traumi esterni: muscoli della gamba come i gemelli, della coscia come il quadricipite femorale, del torace come i muscoli intercostali, o muscoli degli arti superiori come il deltoide o il bicipite brachiale. Nel secondo caso le lesioni seguite da un trauma indiretto, cioè senza il contatto contro l’agente esterno, vedono come causa il meccanismo distorsivo, cioè una sollecitazione oltre il limite fisiologico di una articolazione, con conseguente distrazione dei tendini che la ricoprono. Inoltre vengono riconosciuti alcuni fattori biomeccanici scatenanti come le disfunzioni neuromuscolari che mettono in causa molteplici fattori più o meno associati: fisiologici, istochimici, metabolici e forse genetici (come la fragilità muscolare costituzionale).Le anomalie di funzionamento contribuiscono a creare una lesione: cattivo controllo della velocità e dell'intensità della messa in tensione del muscolo, cattivo controllo dell'ampiezza e della direzione del movimento. E’ importante che lo sportivo, specialmente giovane, esegua una preparazione di tipo generale ed una buona strutturazione degli schemi motori di base, al fine di prepararlo per tutte le “tipologie e range di movimento”. La muscolatura degli arti inferiori è quella più sollecitata nella pratica sportiva, e quindi spesso più colpita, soprattutto a livello dei muscoli poliarticolari (muscoli ischiocrurali), vere e proprie cinghie di controllo che agiscono in armonia di coppia sinergica agonisti-antagonisti. Degli arti superiori invece il bicipite brachiale è il più colpito alla giunzione muscolo-tendinea e in pieno tendine. Tra le condizioni predisponenti le lesioni ricordiamo le condizioni generali dell’atleta stesso (fatica, freddo, tossicosi muscolare, età, cattiva preparazione generale e tipologia di allenamento), le condizioni individuali (cattivo equilibrio e comunicazione tra neuroni e muscoli) e condizioni anatomiche (ipotonia dei muscoli biarticolari). L'anamnesi e la presenza di eventuali segni di contusione sulla cute (escoriazioni, ematomi) possono permettere una differenziazione tra le lesioni di tipo diretto e indiretto. In alcuni casi le lesioni muscolari presentano evoluzioni sfavorevoli come la retrazione fibrosa, l’inglobamento di un ramo nervoso, la pseudocisti muscolare e la metaplasma ossea. La retrazione fibrosa è una complicanza caratteristica delle distrazioni e delle rotture muscolari. I due monconi vanno incontro ad una degenerazione delle cellule con conseguente necrosi e accorciamento dei capi muscolari. Lo spazio viene quindi colmato da tessuto fibroso che si interpone a ponte. Se la lesione muscolare avviene in prossimità di una struttura nervosa la riparazione può determinare l’inglobamento del nervo e provocare così disturbi di conduzione. Quando la lesione muscolare ha provocato un cospicuo stravaso di sangue, invece, e se questo si raccoglie in una cavità, lo stesso sangue si può organizzare creando intorno ai bordi una pellicola pseudo-capsulare (definita pseudocisti muscolare) che protegge il sangue stesso da un possibile riassorbimento. In questi casi si deve ricorrere a uno svuotamento chirurgico dell’ematoma. La metaplasia ossea infine è una frequente complicanza di una contusione alla coscia. Si manifesta dopo 2-3 settimane circa dal trauma, con peggioramento della sintomatologia dolorosa. Radiograficamente l'ossificazione si rende evidente dopo 10-20 giorni e completa la sua maturazione in 3-6 mesi circa. Il suo trattamento richiede nelle fasi iniziali una somministrazione di analgesici e antiflogistici associati a un ciclo di radioterapia. Al termine della fase maturativa, dopo parecchi mesi, è indicata l'asportazione chirurgica dell'ossificazione in presenza di seri disturbi funzionali. Bibliografia: http://www.ortomil.it/rubrica_il_tendine_di _Achille.php Immagini tratte da: “Atlante di anatomia ortopedica di Netter” Anatomia e Traumatologia Sportiva: Corso di preparazione per Allenatori ed Istruttori, Centro Sportivo Italiano regione Lombardia luglio 2011