Ariane Mnouchkine, regista e direttrice del Thêâtre du Soleil
Ariane Mnouchkine, nata a Boulogne Billancourt (Parigi) nel 1939, incontra il teatro a vent'anni,
nel 1959, quando fonda l'Association Theatrale des Etudiants de Paris. Dopo il primo spettacolo, Gengis
Khan (1961), segue i corsi di clownerie di Jacques Lecoq e, al ritorno da un viaggio in Oriente e in
America Latina, fonda il Théâtre du Soleil il 29 maggio 1964, cooperativa di attori e tecnici
professionisti inizialmente itinerante e senza fissa dimora, fino a quando, nel 1970 si insedierà nello
spazio polivalente della Cartoucherie, una fabbrica abbandonata situata nella periferia di Parigi, nel bosco
di Vincennes. Con lo spettacolo d'esordio, Piccoli borghesi di Gor'kij (1964) adattato da Adamov, il
Thêâtre du Soleil si impone come fenomeno di rilievo destinato a divenire simbolo dell' epoca che
culminerà nella contestazione del maggio francese.
L'anno successivo (1965) è la volta di Capitan Fracassa da Gauthier; due anni dopo (1967) il Soleil
mette in scena La cucina di Arnold Wesker, un testo sulla lotta di classe e un'evocazione molto riuscita
del multiculturalismo che affolla la cucina di un grande ristorante. Rifiutato dalle sale ufficiali, lo
spettacolo è rappresentato sulla pista del Circo Medrano e nelle fabbriche in sciopero ottenendo una
risposta straordinariamente favorevole da parte degli operai. I tratti distintivi del Théâtre du Soleil
appaiono ben definiti fin dalla fondazione: la direzione, artistica ed esistenziale, è quella di un teatro
popolare impegnato a recuperare il rapporto vitale con il pubblico, superando ogni divisione
istituzionale. Così nel 1968, l'impresa si trasforma in un collettivo teatrale i cui membri ricevono tutti lo
stesso salario. I principi ispiratori di questo teatro sono nelle teorie teatrali di Vilar, Brecht, e
soprattutto di Artaud per la centralità accordata all'attore e i riferimenti costanti ai teatri asiatici. Al
pubblico, non isolato dalle attività dietro le quinte, è permesso osservare gli attori che si preparano e si
truccano prima dello spettacolo. Le rappresentazioni possono avvenire su vari palchi, disposti lungo i
margini della sala, affinché gli spettatori al centro possano condividere lo stesso mondo Immaginario
degli attori.
Dopo la rivisitazione del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare (1968), Ariane Mnouchkine
si stacca dai testi d'autore lasciando che la creazione artistica si liberi dall'improvvisazione dei suoi
attori. Nascono così I clowns (1969), costruito intorno alle complesse e molteplici abilità artistiche degli
attori, al contempo declamatori, mimi, danzatori, cantanti, marionettisti e clown; lo straordinario 1789,
di cui girerà anche un omonimo film (realizzato nel 1974), dedicato alla rivoluzione francese e
rappresentato nel 1970 su cinque palcoscenici diversi. Profondamente convinta che la dimensione
collettiva della creatività abbia una portata rivoluzionaria superiore a quella individuale, Ariane
Mnouchkine privilegia il lavoro corale in cui svolge una funzione di sostegno, di riferimento e di sintesi,
condividendo con gli attori la responsabilità verso il pubblico. Il tutto nella certezza che l'arte, mai
assoluta, deve sempre misurarsi con i propri destinatari e con la storia. Lontano da ogni retorica
celebrativa, 1789 filtra gli avvenimenti storici creando un'atmosfera grottesca da parata in cui si
intrecciano proclami, canzoni, letture di documenti, racconti mimati e parlati. Gli attori, autori oltre che
interpreti, non cercano l'identificazione con i personaggi ma mirano a restituire la loro identità sociale e
storica attraverso gesti, atteggiamenti e voce. Lo stesso accade in 1793 (realizzato nel 1972), dove la
scrittura scenica antinaturalistica lascia più spazio alla parola drammatica nella forma classica del coro.
Quando la compagnia affronta questioni politiche, come in 1789 e 1793 e poi in L'âge d'or, gli
attori assumono un incarico sia collettivo sia individuale rispetto all'opera da rappresentare. Ad
esempio, per la presa della Bastiglia gli attori erano sparsi tra il pubblico in modo tale che ognuno di
loro potesse prender contatto con gli spettatori dando un resoconto dell' avvenimento così com'era
stato compreso dal "loro" personaggio. Ed era come se gli attori facessero quel resoconto ai loro
concittadini parigini, in quel momento cruciale della storia.
Nel 1975 viene rappresentato L'âge d'or incentrato su un inconsueto Arlecchino di nazionalità
algerina e sulla storia della sua oppressione raccontata con le maschere della Commedia dell' Arte. Nel
1976 il gruppo gira per la tv francese il film Molière, un monumentale affresco sulla vita del grande
commediografo e sulla sua epoca. Dopo Mephisto tratto da Klaus Mann (1979), uno spettacolo che
indaga il difficile rapporto tra arte e potere attraverso la figura di Gustav Grundgens, la ricerca del
Théâtre du Soleil si rivolge ad indagare il continente Shakespeare. Il viaggio sfocia in un ciclo (Les
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Shakespeare) di tre spettacoli: Riccardo II (1981), La notte dei re (1982) ed Enrico IV (1984), in cui si
utilizzano tecniche ed elementi caratteristici del teatro indiano e giapponese. Presentato al Festival delle
Olimpiadi di Los Angeles (1984) la trilogia ottiene il maggior successo di tutta la manifestazione.
I successivi spettacoli Sihanouk (1985), Indiade (1987) e il film La notte miracolosa (1989),
commissionato dall'Assemblea Nazionale in occasione del Bicentenario della Dichiarazione dei diritti
dell'uomo, segnano il consolidamento della collaborazione drammaturgica di Ariane Mnouchkine con
la scrittrice Helène Cixous e con il musicista Jean-Jacques Lemêtre. Negli anni novanta il Théâtre du
Soleil ritorna all'universo classico con il ciclo de Gli Atridi. È l'occasione per interrogarsi sull'attualità
dei classici e sulla condizione dell'individuo stretto fra libertà e necessità. I canoni rappresentativi sono
quelli della tragedia: musica, danza, coro, maschere (qui risolte attraverso un maquillage fortemente
contrastato alla maniera del Kabuki giapponese). Il ciclo si apre con Ifigenia in Aulide di Euripide (1990)
cui seguono l' Agamennone (1990), le Coefore (1991) e Le Eumenidi di Eschilo (1992), per raccontare il
mito nella sua totalità. Per la troupe questa impresa è la possibilità di sperimentarsi come voce
collettiva, ritrovando nel coro della tragedia greca il luogo e la metafora della ricerca della propria
identità.
Nel 1993, Mnouchkine torna all'Oriente con L'India, di padre in figlio, di madre in figlia, allestimento
di Rajeev Sethi da un'idea della stessa Mnouchkine, spettacolo interpretato da 32 artisti indiani
(narratori, danzatori, musicisti, maghi e acrobati). Nel 1994, sempre con la collaborazione
drammaturgica della Cixous, Mnouchkine mette in scena La Ville parjure ou le réveil des Erinyes dal quale,
nel 1999, è realizzato un film (dallo stesso titolo) con la regia di Catherine Vilpoux. Dopo Tartuffe di
Molière (1995) dal quale è tratto il film Au soleil même la nuit (1996, regia di Éric Darmon e Catherine
Vilpoux in collaborazione con Ariane Mnouchkine), l'ensamble torna a un teatro di denuncia molto
attento all' attualità, sempre in stretta collaborazione con la Cixous: gli spettacoli raccontano la
scandalosa condizione politica del Tibet, ma anche il giro di speculazioni sulle partite di sangue infetto
e la vendita di aerei da guerra ai cinesi avallata dal governo francese; uno scandalo, quest'ultimo, che nel
1997 è rappresentato con il titolo di Et soudain des nuits d' éveil.
L'11 settembre del 1999 va in scena alla Cartoucherie, Tambours sur la digue, una rappresentazione
straordinaria di attori che recitano come se fossero marionette, con il testo di Hélène Cixous da cui, nel
2002, è tratto un omonimo film. Tra l'inverno del 2002 e la primavera del 2003, volgendosi al doloroso
tema dei rifugiati che abbandonano la loro terra, la Mnouchkine mette in scena Le dernier Caravansérail
(Odyssées) uno spettacolo composto da frammenti di vita dei personaggi provenienti dai quattro angoli
del mondo che ci raccontano le loro storie: una visione impegnata e provocatoria alla quale partecipano
36 attori e altrettanti tecnici.
Dopo quarant'anni, Ariane Mnouchkine dirige il Théâtre du Soleil con lo stesso ardore e lo stesso
idealismo degli inizi. La sua coscienza pedagogica porta ai suoi stage la partecipazione di centinaia di
apprendisti attori provenienti da tutte le parti del mondo. Degli inizi la Mnouchkine ha conservato lo
stesso intento provocatorio, proprio di una forte dimensione politica del teatro che si accompagna ad
una maturità artistica che è ormai divenuta vera tradizione: quella del Théâtre du Soleil.
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