Sanità pubblica (Prof. Panà) ore 11 – 14 Stefania Pedicelli 3/11/2003 Epidemiologia delle malattie trasmissibili Meccanismi di difesa contro le infezioni Meccanismi aspecifici Meccanismi specifici a 1 linea di difesa - barriera anatomo-funzionale - microflora endogena/ghiandole sebacee - IgA di superficie 2a linea di difesa meccanismi umorali - lisozima, spermina, -1-antitripsina - infiammazione (e proteine della fase acuta) - interferone meccanismi cellulari - monociti, macrofagi - granulociti neutrofili - granulociti eosinofili - Ig - linfociti T - linfociti B - cellule NK Nei confronti degli agenti infettivi ci sono dei meccanismi di difesa naturali e dei meccanismi di difesa artificiali; alcuni sono aspecifici e altri sono specifici. I meccanismi di difesa aspecifici sono delle vere e proprie barriere aspecifiche, per es. la cute è una barriera aspecifica di risposta agli agenti infettivi; quindi c’è una prima linea di difesa nei confronti degli agenti infettivi che in genere è determinata dalla cute, dal punto di vista aspecifico. Invece dal punto di vista specifico abbiamo il sistema immunitario che interviene anche in prima difesa e in prima linea attraverso la produzione delle famose IgA, specifiche nei confronti dei vari agenti; ad es., nei confronti del virus dell’influenza, a livello delle mucose delle vie respiratorie c’è una secrezione di IgA specifiche che costituiscono una prima barriera di difesa nei confronti del virus influenzale, ma questo avviene anche per tante altre malattie; un altro es. tipico è la poliomielite. Addirittura i vaccini stessi sono in grado di stimolare (o simulare?) la risposta immunitaria e di produrre queste IgA specifiche. Seconda linea di difesa: a livello aspecifico possiamo accennarne 2 essenziali, che sono l’interferone e il lisozima (di questo non se ne parla mai e non è neanche giusto, però in effetti esiste ed è un meccanismo di difesa aspecifico antinfettivo). Se prendiamo il lisozima e lo studiamo in laboratorio, ha effetti antinfettivi nei confronti dei batteri; in ogni caso il lisozima è presente nel nostro organismo e viene considerato una linea di difesa aspecifica. Contemporaneamente l’altra linea di difesa specifica è data dall’immunità umorale, cioè dalla presenza in circolo dei famosi Ab circolanti (questi sono i punti essenziali che in effetti uno si deve ricordare), naturalmente o artificialmente indotti, che costituiscono un’importante linea di difesa specifica nei confronti degli agenti infettivi, in particolare degli agenti virali e delle tossine, meno nei confronti dei batteri. E’ sempre stato molto difficile poter dimostrare la risposta anticorpale specifica nei confronti dei batteri. Per capirsi, è molto più facile fare un vaccino antivirale che un vaccino antibatterico; per anni si è cercato di studiare l’importanza degli Ab anti-Micobatterio tubercolare, per es., che non hanno mai dimostrato una reale efficacia; gli Ab anti-virus della rosolia invece ce l’hanno e come. Quindi le difese specifiche sono costituite dalle Ig, siano esse artificialmente introdotte, siano esse naturalmente prodotte. Poi abbiamo anche gli aspetti cellulari, cioè l’immunità cellulare, perché non basta l’immunità umorale; l’immunità cellulare è fondamentale come difesa dell’organismo nei confronti degli agenti infettivi, basta pensare ai macrofagi. Il fenomeno della distrazione macrofagica è molto carino: come gli 1 studenti sono distratti, anche i macrofagi vengono distratti; lo studente viene distratto da una bella ragazza che passa (è normale!), invece il macrofago è distratto non da una bella ragazza, ma da un componente carbonioso dell’atmosfera, per cui ad un certo momento si distrae, ingloba il componente carbonioso, la particella di carbonio dell’inquinamento atmosferico urbano e poi, quando invece deve agire nei confronti del batterio, è distratto, perché si è “fidanzato” con questo precedente “partner”. Quindi il macrofago è importante e poi ci sono meccanismi molto noti di granulociti neutrofili (è inutile che ve li stia a dire). Invece dal punto di vista immunologico vero e proprio conoscete i linfociti T, i linfociti B,le Natural Killer Cells e così via. Questo è un complesso generale, poi ognuno di voi può, a seconda che gli interessi o no, andarsi a riguardare per capire come in ogni caso ci sono fattori di difesa nei confronti degli agenti infettivi, però gli agenti infettivi di per sé hanno delle caratteristiche. Naturalmente parliamo di agenti infettivi patogeni, cioè ci interessano gli agenti infettivi che sono responsabili delle malattie infettive; se invece ci volessimo interessare di tutti gli agenti, non saremmo dei medici, ma potremmo essere degli ecologi, per es., che studiano i micobatteri ambientali, ma a noi questi non interessano. Per fortuna ci interessano solamente poche centinaia di agenti infettivi, batterici o virali, che sono responsabili di patologie per l’uomo, mentre i miliardi di specie batteriche o virali che circolano nel nostro ambiente non ci interessano, anzi probabilmente nella scala evolutiva dei millenni hanno contribuito a far sì che praticamente siamo protetti nei confronti di tutti tranne che di queste poche centinaia che rimangono. Se noi avessimo a disposizione al posto degli occhiali degli obiettivi microscopici, vedremmo una serie infinita del mondo microbico che ci circonda, che non ci dà nessun fastidio, però i patogeni si chiamano così perché creano patologie nell’uomo, quindi la patogenicità è in(?) grado di provocare la patologia nell’uomo. Un altro concetto da ricordare per un microorganismo è l’invasività, cioè ci può essere un microrganismo che è estremamente patogeno, ma poco invasivo, come invece ci possono essere dei microrganismi estremamente invasivi, ma poco patogeni. I microrganismi patogeni possono essere più o meno invasivi: ad es. il morbillo provoca una sepsi generalizzata, mentre il virus dell’epatite A o B è poco invasivo, perché si ha la localizzazione specifica in un organo. Un altro concetto dell’agente infettivo è la virulenza, che è il grado di patogenicità, cioè praticamente un agente patogeno può essere più o meno virulento e ci sono tutta una serie di condizioni: per es. il virus della poliomielite è un agente patogeno normalmente poco virulento (nella maggior parte dei casi), in una percentuale dei casi che è inferiore allo 0,1% è virulento ed in particolare è neurovirulento. Poi c’è la carica, che è molto importante. Tutte queste cose non sono nuove, ma si ripetono e le ha dette a metà dell’800 (più o meno variate, più o meno schematizzate) Roberto Koch, cioè sono i famosi POSTULATI di KOCH e ancora oggi sono validi: 1. perché ci sia una malattia ci deve essere l’agante infettivo; 2. deve avere una certa patogenicità; 3. deve avere una certa carica. La carica è importantissima; ad es. posso benissimo mangiarmi una bistecca che contenga dei batteri patogeni, per es. che contenga delle Salmonelle, ma se è ben cotta oppure anche poco cotta (perché la Salmonella sopravvive) la trovo gustosa…probabilmente la Salmonella dà anche un gusto particolare alla bistecca (AAHH!!) e non mi succede nulla. Se invece prendo una bistecca che contiene 10 8 Salmonelle effettivamente ho una patologia gastroenterica. Quindi la carica è fondamentale soprattutto in campo batteriologico, tant’è vero che le leggi sulla bontà degli alimenti non dicono che un alimento deve essere sterile, dicono che l’alimento deve contenere un numero di batteri “non superiore a”, quindi possiamo ottenere la sterilità dell’alimento solamente cuocendo a 100 o o anche di più se si tratta di un batterio sporigeno. Il concetto invece è diverso quando viene applicato ai virus, perché in molti casi il problema della carica può non avere importanza. E’ evidente che, se l’alimento o la sorgente di infezione o l’oggetto o il veicolo sono ricchissimi di virus, le probabilità di contagio sono maggiori, ma non è detto che, se anche uno si contamina con una sola particella virale, questa non possa provocargli la patologia infettiva, perché i virus sono in grado di entrare e moltiplicarsi all’interno della cellula (essendo dei 2 parassiti obbligati) e poi produrre il danno specifico all’interno dell’organismo, perché da una particella virale in poche ore possono venir fuori migliaia di particelle virali; quindi questa è una differenza da ricordare. Un’altra cosa da ricordare è il concetto di contaminazione che si differenzia dal concetto di infezione (sembrano cose banali, però in effetti molte volte poi ci si sbaglia): contaminazione significa che l’agente infettivo è venuto a contatto con l’organismo umano. Per es., facendo un’operazione chirurgica per estirpare un’empiema della colecisti (che è una colecisti ricca di pus, il quale è formato da granulociti neutrofili e batteri, quindi il pus è ricchissimo di batteri), il soggetto che opera si può contaminare con il pus presente in questo empiema o in qualche altra circostanza, ma questo non vuol dire assolutamente nulla! E’ meglio non contaminarsi (è ovvio!), ma la contaminazione si trasforma e può essere pericolosa, solamente se dalla contaminazione si passa alla infezione, perché avviene il danno all’organismo del contaminato. L’infezione si verifica quando il microrganismo si moltiplica all’interno dell’organismo umano o animale, quindi un conto è la contaminazione, un conto è l’infezione e un conto è la malattia, perché ci può essere anche l’infezione senza la malattia oppure ci può essere l’infezione con una malattia asintomatica, il che avviene anche molto frequentemente, per cui molte volte le denunce di morbosità per malattie, soprattutto quelle infettive, sono non veritiere, in quanto non corrispondono alla realtà. Lo SCHEMA TRADIZIONALE di TRASMISSIONE dell'INFEZIONE parte dalla cosiddetta sorgente di infezione, che è costituita dall'uomo malato o portatore oppure dall'animale malato o portatore, perché esistono moltissime malattie che sono trasmesse dall'animale all'uomo e si chiamano antropozoonosi., per es. le infezioni parassitarie, come l’elmintiasi, la teniasi, le cisti da Echinoccocco, la brucellosi (un es. classico in campo batteriologico), che è una malattia sostenuta dalla Brucella abortus bovis oppure abortus ovis oppure abortus suis, che si chiama così perché scoperta da un signore che si chiamava Bruce. La brucellosi è un tipico es. di zoonosi, ma ce ne sono tante altre; c’è stata una malattia importantissima nei tempi passati, che addirittura ha alimentato anche la leggenda di Dracula, per la presenza in grande quantità in quelle zone dei Balcani nella prima metà dell’800 di una malattia trasmessa dall’animale all’uomo, che era la rabbia. La rabbia è la classica malattia trasmessa dall’animale all’uomo. Adesso non c’è più nell’uomo, ma ci sono ancora 200-300 casi all'anno nel mondo di rabbia. In Italia nell'uomo non c'è più da circa 30 anni, ma c'è stata fino a pochi anni fa negli animali, per es. nelle volpi. Ancora oggi si sta attenti, esiste ancora oggi il vaccino antirabbico per l’uomo e per gli animali. La rabbia è una malattia trasmessa classicamente come zoonosi, perché l'uomo non la trasmette ad un altro uomo. Un'altra malattia fondamentale, oggi di nuovo di grande attualità, è la tubercolosi bovina, che è classicamente una malattia trasmessa dall'animale all'uomo attraverso il latte, che era un veicolo importantissimo di Micobatterio della TBC, perché nel latte si moltiplica con grande facilità. Tra l’altro esiste un procedimento di disinfezione del latte che trovate in tutti i supermercati, cioè il latte pastorizzato. Il latte viene sottoposto a processi di pastorizzazione perché questo processo inattiva il Micobatterio della TBC e anche la Brucella presente nel latte (perché anche questa si trasmette così), ma non sterilizza il latte. Il latte pastorizzato non è sterile; è un latte ricco di batteri, però senza presenza di batteri patogeni. Tutto il procedimento di pastorizzazione si basa su questo, perché, se noi sterilizzassimo il latte e inattivassimo tutti i batteri presenti nel latte, avremmo un latte sterile a lunga conservazione, ma non nutriente come è il latte pastorizzato, perché dovremmo inattivare anche tutte le vitamine e tutti i processi nutritivi presenti all’interno del latte stesso. Di zoonosi ce ne sono un’infinità e sono importantissime; ad es. una zoonosi più attuale, ancora più recente, che ha dato e sta dando molto fastidio al genere umano è la BSE (encefalite spongiforme bovina); è una zoonosi perché l’uomo si contamina (soprattutto si sono contaminati gli inglesi) mangiando la carne contenente il prione. Sorgente di infezione = uomo o animale malato o portatore. Il malato ha una malattia; il portatore è una sorgente di infezione, che è in grado di eliminare l'agente patogeno in misura tale (carica, virulenza, patogenicità) da poter infettare un soggetto umano 3 recettivo. Il portatore quindi da un punto di vista di Sanità Pubblica è molto più importante del malato, perché i portatori sono asintomatici, ma ha anche una sua differenziazione che è importante dal punto di vista della Sanità Pubblica, perché il malato uno lo identifica e quindi i processi di controllo del malato sono facili, mentre il portatore può essere per es. un soggetto che si è ammalato e dopo la malattia sta in una fase di convalescenza ma ancora elimina l'agente infettivo, pur non essendo più malato. Per es. un individuo che ha avuto una salmonellosi, una febbre tifoide oppure una tossinfezione alimentare da Salmonella, dopo i dolori di pancia e la febbre elevatissima della tossinfezione alimentare da Salmonella, sta meglio, però ancora elimina la Salmonella con le feci. Esistono quindi portatori CONVALESCENTI e addirittura, nel caso della Salmonella, esistono i portatori CRONICI, cioè che eliminano per anni l'agente infettivo. Questo è un dato importante da ricordare perché, se si facessero delle indagini sulla ricerca delle Salmonelle nelle feci della popolazione normale (ed ogni tanto si fanno, ma se ne fanno poche, perché “occhio non vede, cuore non duole” ed “ignorare è sempre la cosa migliore”), si troverebbe la Salmonella nel 10% dei casi. Addirittura esistono dei provvedimenti legislativi che dicono che per una donna che deve partorire e va in ospedale è obbligatorio il controllo della presenza di Salmonella nelle feci, perché a livello della neonatologia in senso lato, la Salmonella che circola in una nursery, per es., può provocare un vero e proprio cluster(?) di infezione ospedaliera, che si è verificata con morti. Purtroppo in Italia il problema molte volte non viene evidenziato nella sua massima totalità per una serie di motivi: 1o-perché l'esame non si fa (si dovrebbe fare, ma non si fa); 2 o- perché il laboratorista non sa ricercare la Salmonella; 3o-perché in effetti (e questa è la “fregatura” che dà la Salmonella) uno non la elimina costantemente, può darsi che il lunedì la elimini e il martedì no.; insomma ci sono tutta una serie di motivi per cui questo concetto può sfuggire, in un paese in cui la Salmonella è endemica. Poi c’è la pulce… Un altro agente infettivo è il virus dell'epatite B. In Italia, pur essendoci una vaccinazione obbligatoria dal '91 nei confronti dell’epatite B per tutti i bambini che nascono, siccome la legge c’è dal ’91, ancora oggi esiste una coorte di individui ormai di una certa età che comunque sono portatori dell'epatite B; si calcola che in Italia i soggetti apparentemente sani e portatori del virus dell’epatite B siano circa 200.000, perfettamente in grado di vivere e di avere rapporti di ogni genere con il prossimo. Quindi dal punto di vista di Sanità Pubblica il portatore è importante, perché non ha segni clinici. Ancora oggi per es. tante volte si va a fare un esame di laboratorio così per caso e si scopre di avere l’infezione da virus C; non si sa neanche come è stata presa, ma si ha l’infezione da virus C. [La Toxoplasmosi è un’altra zoonosi molto importante: le ragazze che si “sbaciucchiano” il gattino spesso poi si prendono la Toxoplasmosi che può dare loro dei problemi oculari oppure, in percentuali sia pure molto rare, danni al prodotto del concepimento, ma il gatto è un portatore classico, come la Salmonella] Se sono importanti i portatori cronici, a maggior ragione è importante un'altra categoria di portatori, cioè quelli che sono stati infettati però ancora non hanno manifestato segni clinici, cioè sono nella fase o nel periodo di incubazione. Ogni malattia infettiva ha un periodo di incubazione e se elimino l’agente infettivo durante il periodo di incubazione, che può durare da 3-4 giorni fino a mesi, nessuno lo sa; in quel caso si chiamano PORTATORI PRECOCI. Quindi i portatori si distinguono in portatori classici, convalescenti, cronici e precoci. I portatori precoci sono quelli che hanno più interesse in Sanità Pubblica. Ci sono 2 es. classici che voi medici dovete sapere immediatamente: le malattie esantematiche: quando uno si prende il morbillo lo mettono insieme al cuginetto, all’amichetto, tanto si sa che si è infettato nella fase di incubazione. l’epatite A, l’epatite infettiva, altra malattia importantissima che tra l’altro ha anche un richiamo storico che è bene ricordare per avere una cultura medica. Nell'epatite infettiva il virus viene eliminato nella fase di incubazione della malattia, cioè vado in Puglia, vado al ristorante, mi mangio le cozze contaminate con il virus dell’epatite A e dopo 15-20 giorni mi prendo l’epatite A. In questi 15-20 giorni giro il mondo e sono un “untore”, perché elimino con le feci quintali di virus, nel senso che ogni grammo di feci può contenere fino a 109 particelle di virus A. 4 Eliminazione virus Clinica SCHEMA CLASSICO dell’EPATITE INFETTIVA Incubazione Clinica Guarigione Nell’incubazione non si ha la malattia. (Da notare nello schema il periodo di eliminazione del virus rispetto alla clinica). L'epatite infettiva è una delle malattie più vecchie che esistono; si chiamava ittero castrense al tempo del “De bello gallico” ed era sempre stata la malattia che colpiva i militari, gli accampamenti, ecc.; si sono vinte o perse le battaglie proprio in relazione alle epidemie di epatite infettiva. Il virus dell’epatite infettiva, pur essendo descritta questa malattia anche nel Talmud babilonese, è stato isolato per la 1a volta all'inizio degli anni '80, perché tutti andavano a cercare il virus nella fase itterica della malattia (perché l’epatite infettiva dà ittero), nella fase clinica e tutti i ricercatori prendevano le feci o il sangue nella fase itterica ed andavano a fare le colture cellulari, il microscopio elettronico, ecc. e nessuno lo riusciva a trovare mai…era un mistero! Poi in Germania all’inizio degli anni ’80 ci fu un'epidemia di epatite infettiva; i tecnici di laboratorio di un ospedale tedesco cominciarono a mettere da parte le feci, anche per cercare di individuare l’agente infettivo di questa grossa epidemia che colpiva tutto il mondo. A questo punto furono messe da parte non solo le feci dei malati, ma anche le feci dei contatti, cioè coloro che erano venuti a contatto col malato (il parente, il fratello, l’amico, il partner). In seguito all'epidemia (in genere le epidemie infettive hanno un inizio, un picco e una fase finale), è successo che qualcuno dei soggetti di cui avevano conservato le feci si è ammalato successivamente, più tardi. Siccome erano state conservate anche le feci di questi soggetti che allora stavano in incubazione della malattia, finalmente studiandole fu possibile identificare il virus dell’epatite A (una scoperta molto interessante che allora fece grande scalpore). Adesso esiste il vaccino contro l’epatite A, ma conoscendo la malattia così antichissima, l’agente infettivo è stato scoperto per questo motivo da poco tempo, quindi immaginate per es. (per tornare al concetto di portatore) un salumiere che sta nel periodo di incubazione di epatite A per 20 giorni e che, quando vi affetta il salame o il prosciutto, vi piglia la fetta, ve la metta là, quindi è banale che possa contaminare l’alimento con un virus che è estremamente resistente all’ambiente (è uno dei più resistenti che esistono in natura). L’animale infettato dalla rabbia è un portatore precoce, cioè elimina il virus della rabbia addirittura negli ultimi 10 giorni del periodo di incubazione, prima che si ammali di rabbia. Questo è il principio su cui si basa la vaccinazione anti-rabbica nell'uomo. Si passa dalla sorgente di infezione al soggetto recettivo attraverso la catena di trasmissione, che è molto semplice ed avviene in 2 modi: in maniera diretta, che significa contagio interumano diretto; in maniera indiretta invece per contagio indiretto, tramite qualche elemento di trasmissione Il contagio interumano diretto presuppone che ci sia un contatto stretto tra la sorgente di infezione e il soggetto recettivo. Le malattie a trasmissione sessuale sono il classico es. di malattie a contagio interumano diretto. Il contagio interumano diretto presuppone anche che, se gli agenti infettivi sono poco resistenti all'ambiente, si possono trasmettere solo attraverso il contagio interumano diretto. Per es, la gonorrea oppure l'HIV sono 2 malattie a trasmissione sessuale, in cui i 2 agenti infettivi sono a scarsa resistenza ambientale; quindi il contagio interumano diretto è un es. importante e fondamentale 5 di trasmissione. Un altro agente molto noto è il Meningococco, responsabile della meningite cerebrospinale epidemica. Il Meningococco è un agente così fragile che muore appena uscito dal liquor o dal faringe di un meningitico, tanto è vero che, in caso di meningite normalmente i laboratoristi scrivono che il risultato è negativo. E’ ovvio che il risultato viene negativo, perché, se prendete il campione di liquor, poi lo date all’infermiere che lo mette lì, poi insieme agli altri campioni lo porta in laboratorio, poi dal laboratorio ci sarà un po’ di tempo per poterlo analizzare; il Meningococco è morto già da molto tempo anche se c’era. Quindi il vero medico chiama il responsabile del laboratorio, il quale viene con il terreno specifico di coltura per il Meningococco, si fa il puntato midollare per prendere il liquor ed immediatamente dalla siringa viene messo dentro il terreno di coltura specifico con il termostato portatile. Solo così si ha la possibilità di coltivare e quindi di vedere se quella era effettivamente una meningite meningococcica o no. Mentre l'agente non resistente si può trasmettere solo per contagio interumano diretto, l'agente resistente si può trasmettere anche per contagio interumano diretto. Per es. l'epatite B è una delle malattie considerate a trasmissione sessuale, pur essendo il virus un agente molto resistente che si trasmette ovviamente per contagio interumano diretto, però si può trasmettere anche per via indiretta, cioè contagio indiretto. Il contagio indiretto avviene mediante 2 fondamentali sistemi: i vettori sono degli esseri animati, in genere sono gli insetti, ma possono essere anche i roditori, che però qualcuno chiama anche serbatoi; i veicoli sono inanimati, ce ne sono un’infinità e sono importantissimi; Pensate per es. ad un VEICOLO che ci circonda dalla mattina alla sera che può essere l'aria; pensate ad un veicolo con cui veniamo a contatto perlomeno 3 volte al giorno, che sono gli alimenti; pensate ad un veicolo che ci circonda quasi come l’aria, che è l'acqua,e pensate a tutti gli oggetti con cui veniamo a contatto (le posate, gli effetti letterecci, i fazzoletti,i giocattoli dei bambini). Per es. i bambini negli asili sono un concentrato di “schifezza” tremenda: c’è di tutto! Ho fatto uno studio sui giocattoletti di gomma che mordicchiano i bambini e poi se li passano uno con l’altro; fu ritrovato per es. un Herpes Virus, che è il Citomegalovirus in grande quantità in quei bambini così piccoli. I bambini sono capaci di tutto, sono come degli animali a quell’età lì (cani, gatti). Il pidocchio, la pediculosi si trasmette tra i bambini con grande facilità, perché i bambini, quando stanno a scuola e giocano, si mettono attaccati fra di loro con la testa per far circolo. Consideriamo per es. delle patologie molto importanti, le epidemie di origine idrica che sono frequentissime ancora oggi, ma sono note nella storia (le epidemie di colera, di epatite di origine idrica). In qualche libro di qualche anno fa si è parlato sicuramente della famosa epidemia di epatite virale di Nuova Delhi che portò a 100.000 morti a nuova Delhi negli anni ‘30. Fu un’epidemia fondamentale, perché si contaminò l'acquedotto di Nuova Delhi con le feci contenenti il virus. La cosa interessante tra l’altro ed importante è che da qualche anno sappiamo che quell’epidemia non era un'epidemia di epatite A, quindi infettiva (come si pensava), ma era un’epidemia di epatite E. Siccome oggi abbiamo i test per diagnosticare sia l’epatite A che l’epatite E e siccome c’erano delle persone sopravvissute a quella famosa epidemia degli anni ’30, fu fatta un’indagine sierologia molto interessante ed il lavoro fu pubblicato su una rivista importante: furono presi questi soggetti che avevano avuto la malattia, fu fatta la ricerca degli Ab anti-epatite A e molti di questi non avevano gli Ab anti-epatite A, ma avevano gli Ab anti-epatite E, virus che è stato scoperto da pochi anni. Quindi è molto probabile che quell’epidemia, che tra l’altro fu molto letale (e quindi sembrava strano che un’epatite A fosse così letale, perché l’epatite A non è una malattia letale) sia stata un’epidemia di epatite E. L'acqua è importantissima ed è un veicolo fondamentale, ecco perché viene potabolizzata, stiamo attenti a quanto Cl ci deve essere, andiamo a cercare l’acqua di sorgente, proteggiamo le sorgenti, ecc. Gli alimenti sono importanti perché costituiscono un pabulum, un terreno di coltura per gli agenti infettivi. La Salmonella per es. si moltiplica sulla carne o sull’uovo, perché è un terreno di coltura, quindi l’alimento è fondamentale. Adesso non sto a dilungarmi su quanti possano essere i veicoli e gli agenti infettivi; dell’aria ne parleremo con più attenzione quando parlerò delle infezioni ospedaliere come es. di malattie infettive 6 che si trasmettono con dei veicoli specifici, quali lo strumentario chirurgico e l’aria dell’ambiente ospedaliero. I VETTORI sono degli agenti animati, però nei vettori bisogna anche fare una distinzione. [Il gatto è una sorgente di infezione, non un sistema di trasmissione] In Italia non c’è la malaria, quindi un es. tipico di vettore potrebbe essere la zecca, ma ancora più noiose delle zecche ci sono le mosche; quindi il tipico es. di vettore è la mosca (la Musca domestica). E’ importante ricordare la mosca perché è un vettore fondamentale per la trasmissione delle malattie infettive, però non necessario; è importante, ma non necessario. Questo significa che, se non ci fosse la mosca, la malattia infettiva ci sarebbe lo stesso. Per es. se eliminassimo dalla faccia della terra le mosche (cosa che non è riuscita a nessuno), avremmo lo stesso la Salmonella (che è tipica), perché ci sono altri sistemi di prendersela, però faremmo un buon ed importante controllo della salmonellosi. La mosca con le sue caratteristiche di vivacità, noiosità, impertinenza e abilità va un momento sopra le feci del cane portatore e poi il momento successivo sta sopra il panino che stiamo mangiando, quindi è facilissimo, però non è necessaria in senso assoluto, cioè non è un vettore obbligato. Invece esistono delle malattie per le quali il vettore è obbligato, senza il quale non ci sarebbe la malattia e la malaria è il classico es. La malaria è stata debellata in Italia perché è stata fatta la bonifica dell’Agro Pontino, della Sardegna, delle Valli di Comacchio e di tutte le zone paludose italiane, per cui le larve della zanzara Anopheles non sono state più in grado di moltiplicarsi. Quindi la zanzara Anopheles è portatrice e vettore obbligato del Plasmodio della malaria, perché nella zanzara Anopheles avviene una parte del ciclo della malaria (il ciclo asessuato), mentre nell'uomo avviene il ciclo sessuato. Se però non esiste la zanzara, quella parte del ciclo non si può verificare ed evidentemente anche nell’uomo non avviene più la seconda parte, quindi la zanzara è scomparsa dal nostro paese durante il periodo del ventennio fascista, quando fu fatta la bonifica. Era una malattia gravissima nel nostro paese, tutt'ora gravissima in tutto il mondo: è ancora al 1o posto tra le cause di morte nel mondo ed è un problema enorme, che è in espansione. In Italia per fortuna invece la malaria non c’è più, perché non c’è più la condizione, cioè il Plasmodio è scomparso. Qualche Anopheles è rimasta, ma è scomparso il Plasmodio per motivi epidemiologici: ad un certo momento quando si riduce, si riduce, si riduce, si riduce, la malattia scompare. Qualcuno dice che, poiché le zone paludose in Italia stanno tornando ( per l’abbandono delle campagne ed altre cose di questo genere), la malaria potrebbe anche ricostituirsi il suo ciclo. C’è stato un autore che ha descritto un caso di malaria probabilmente autoctono nel Grossetano; per adesso comunque stiamo tranquilli. La malaria comunque in Italia c’è lo stesso, perché ci sono più di 1.000 casi all'anno di malaria di importazione, cioè i viaggi che si fanno in zone endemiche portano a questa patologia di ritorno. Adesso comunque i medici sanno che esiste, ma c’è stato un periodo, dopo che la malaria era scomparsa completamente, in cui nessuno sapeva più leggere un vetrino al microscopio che contenesse il Plasmodio all’interno degli eritrociti; nessuno più lo sapeva leggere, perché, se non l’hai mai visto, non lo sai riconoscere; tant’è vero che ci fu il famoso caso del ciclista Coppi, un grande campione, il quale morì di malaria perché andò in Africa per fare una corsa di bicicletta, tornò, si ammalò e nessuno fece diagnosi. Lo stesso agente responsabile dell’endemia può anche provocare l’epidemia. L'ENDEMIA è la situazione in cui l'agente infettivo è presente nella zona in maniera costante, per motivi legati alle situazioni ambientali, geografiche, climatiche, alla presenza o meno di certi sistemi di contaminazione ambientali, a certe abitudini alimentari, a tutta una serie di fattori e provoca infezione nell'uomo in un numero di casi che qualche anno saranno di più, qualche anno saranno di meno, ma ci sono sempre; l'es. è proprio la Salmonella. L'Italia è considerato un paese endemico per la Salmonella, sia perché il 10% delle persone elimina Salmonella, ma anche perché è presente in Campania, Basilicata, Sicilia, Lazio, Emilia. E' presente negli alimenti; provoca ogni tanto le tossinfezioni alimentari, provoca qualche volta delle febbri tifoidi o paratifoidi. La Salmonella è presente ed è endemica nel nostro paese La caratteristica dell'endemia però non è solo la presenza in maniera costante di questo agente infettivo; l’altra caratteristica che definisce l’epidemia è il fatto che ci possono essere diversi sierotipi di quella Salmonella presenti nel paese. Infatti in Italia per es. ci sono circa 2.000 sierotipi ed anche 7 genotipi di Salmonella, ma non c’è quell’unica Salmonella, ce ne sono la maggior parte di quelle che si conoscono (S. typhimurium, S. enteritidis, S. vienna, S. infantum, S. panama, S. montevideo), ce ne sono un’infinità; ci sono circa 2.000 specie di Salmonelle conosciute ed in Italia le troviamo quasi tutte; ecco perché si dice che è endemica ed ogni anno, se andiamo a vedere le denunce di malattie infettive, troviamo sempre un certo numero di casi denunciati di salmonellosi. L'EPIDEMIA invece è una cosa completamente diversa perché, mentre l’endemia di Salmonella è presente a Gennaio, Febbraio, Marzo, fino a Dicembre (magari in estate un po’ di più, ma c’è sempre), l’epidemia si verifica in un periodo di tempo circoscritto, in genere nella maggior parte dei casi abbastanza breve. L’epidemia della SARS è un es. tipico: proprio il picco è durato 2-3 mesi; quindi una caratteristica è che è circoscritta nel tempo. Molto spesso è circoscritta nello spazio, cioè rimane localizzata soprattutto in un certo posto, dove è iniziata. Il responsabile dell'epidemia è sempre, inequivocabilmente, fatalmente lo stesso identico agente infettivo, cioè non è che c’è un agente, poi un altro con un genotipo diverso: è sempre identico. E’ fondamentale definire l’epidemia da questo aspetto. L’epidemia di Salmonella in una situazione endemica si verifica quando in un ristorante 50 persone mangiano l’impepata di cozze in cui c’è la Salmonella Typhimurium e allora avviene un’epidemia, circoscritta nel tempo e nello spazio, di salmonellosi, causata dallo stesso ed identico agente (S. Typhimurium), magari in un contesto ambientale dove ci sono anche altre Salmonelle. Un’altra cosa importante è che queste caratteristiche di spazio, tempo e univocità dell’agente infettivo definiscono l’epidemia anche per episodi che colpiscono poche persone; ci può essere un piccolo episodio epidemico intrafamiliare, per es., con le caratteristiche dell’epidemia; quindi è sbagliato associare alla parola epidemia la catastrofe che colpisce milioni di persone, ne bastano 3 (moglie, marito e nonna) perché si verifichi l’episodio epidemico e non c'è un numero minimo di casi definito. Se invece c’è il singolo, unico caso di una determinata malattia che non è endemica, ma che si verifica isolatamente, che non è stata mai descritta e che probabilmente dopo non si verificherà più, parliamo di SPORADICITA'. Ad es. nel Congo c’è il virus ……...; un abitante del Congo viene in Italia avendo in incubazione quel virus emorragico; fa questo viaggio ed in Italia lui solo si ammala di questa virosi emorragica, per es. la malattia di Marburg. E’ chiaro che una cosa del genere crea uno scompiglio pauroso nel Sistema Sanitario, soprattutto in quelli un po’ “allegri” che ci sono in qualche regione del nostro paese, però, se il sistema funziona, in qualche modo si verifica quel caso, viene isolato, viene curato, muore (speriamo di no!), guarisce e a questo punto il problema si è risolto: c’è stato un caso sporadico di malattia emorragica nel nostro paese nel 2002. Le epidemie oggi a causa della globalizzazione tendono sempre di più a trasformarsi in pandemie. La PANDEMIA è un'epidemia che travalica i confini regionali o nazionali. Tipico esempio è la pandemia influenzale, però per es. anche la SARS aveva le caratteristiche della pandemia, ma si è esaurita presto per fortuna. L'AIDS è una vera e propria pandemia perché colpisce tutto il mondo e non esiste paese del mondo che ormai non sia interessato dal virus HIV. Tutto questo l’ho detto per darvi dei punti di conoscenza etimologica e di nomenclatura di questa problematica, che permette di capire poi come bisogna fare la prevenzione di queste malattie dal punto di vista generale. La PROFILASSI delle malattie infettive è un atto organizzativo fondamentale che ha delle regole ben precise, anche se le malattie infettive dal punto di vista della letalità e della morbosità sono delle malattie molto limitate rispetto al passato, non tanto perché non ci sono proprio, quanto perché le controlliamo bene con i sistemi di prevenzione, ma basterebbe un abbassarsi della guardia per farle ritornare fuori come prima. Anche nei testi che si comprano oggi c’è un capitolo ormai importantissimo della medicina delle malattie infettive emergenti e riemergenti, cioè le nuove e le vecchie che riemergono, quindi dobbiamo sapere come va fatta la profilassi. Il 1o e fondamentale atto che interessa obbligatoriamente il medico è la denuncia, che è un atto giuridico obbligatorio per il medico, anche al solo sospetto della patologia. Esistono dei moduli che ogni medico di medicina generale deve avere nel proprio studio dove va denunciato anche il sospetto delle malattie infettive, se non riuscite a fare la diagnosi. 8 Es.: DENUNCE di MALATTIE INFETTIVE FATTE nel 2000 in ITALIA: 317 casi denunciati di blenorragia, una malattia a trasmissione sessuale. La morbosità è un indice fallace, in quanto purtroppo, il medico diagnostica la blenorragia, nella maggior parte non la denuncia e dice al pz:”Curati con l’antibiotico, perché hai la blenorragia” oppure non è capace di diagnosticarla oppure è una forma cronica spesso asintomatica o paucisintomatica, per cui uno ha la blenorragia, ma non è facilmente diagnosticabile; 1.434 casi di epatite A, il che significa probabilmente 14.000 casi di epatite A veri (questo ce lo dicono gli studi di settore) e 140.000 neo-infezioni; 2.600 di epatite B; 401 di epatite non specificata (sempre ………); 993 casi di legionellosi , malattia che nel ’77 nessuno conosceva (è un problema in continuo aumento e voglio sapere come vi viene in mente il sospetto di legionellosi quando vi capita il pz al vostro studio…AFFARI VOSTRI!); leptospirosi; misteriosi; meningite; per non parlare del morbillo e della parotite epidemica: ogni anno ci sono moltissime denunce, di migliaia di casi ed è un problema di Sanità Pubblica di grande importanza. Poiché la vaccinazione antimorbillo estremamente efficace non è obbligatoria nel nostro paese, abbiamo il 50% di copertura vaccinale. Il morbillo è una malattia estremamente diffusa ed estremamente pericolosa; in Italia esistono migliaia di denunce, però purtroppo la vaccinazione antimorbillosa, estremamente efficace, non è obbligatoria; risultato è che il 50% delle persone che si devono vaccinare si vaccinano, cioè la copertura vaccinale è del 50%. Se per es. prendiamo un’altra malattia in cui invece la vaccinazione è obbligatoria, come la poliomielite, abbiamo la copertura vaccinale del 95%. Questo è tutto un capitolo che apro, accenno e chiudo sul fatto che in Italia siano obbligatoria ancora alcune vaccinazioni e sulla polemica che c’è in Italia per togliere l’obbligatorietà della vaccinazione: potrebbe essere un grosso rischio togliere l’obbligatorietà della vaccinazione per la polio, l’epatite, il tetano, ecc., perché, essendo il nostro un paese un po’ strano, a confine con tante zone endemiche ed essendo un paese di immigrati, i rischi sono grossi; quasi 4.000 casi denunciati all’anno di TBC polmonare; 14.858 casi di salmonellosi denunciati nel 2000 (vedete come è endemica), pensate a quanti sono in realtà i casi. Stefania P. 9