Dispense di anatomia 1 IL TESSUTO MUSCOLARE Il termine

Dispense di anatomia
IL TESSUTO MUSCOLARE
Il termine muscolo deriva dal latino musculum (letteralmente: mus = topo, ulum = piccolo) perché i
muscoli quando si contraggono rassomigliano ad un topolino che guizza sotto alla pelle.
L’azione fondamentale della muscolatura è la
contrazione o accorciamento ; è questa la
caratteristica peculiare del tessuto muscolare che lo contraddistingue da tutti gli altri tessuti del
corpo. Grazie a questa capacità, la muscolatura è responsabile di tutti i movimenti del corpo dei
quali può essere considerata il “motore.
I tessuti muscolari → sono quindi specializzati alla contrazione e allungamento al fine di produrre
il movimento.
Il tessuto muscolare è caratterizzato da una proprietà fondamentale, la contrattilità, cioè la capacità
degli elementi cellulari di accorciarsi in risposta a stimoli di diversa natura e di riprendere poi la
loro lunghezza primitiva al cessare della stimolazione.
In base alle caratteristiche morfologiche e funzionali si possono distinguere 3 tipi di tessuto
muscolare:
Il tessuto muscolare striato
Il tessuto muscolare cardiaco e miocardio specifico
Il tessuto muscolare liscio
Tessuto muscolare striato → è responsabile della locomozione e dei movimenti reciproci delle
varie parti del corpo; la sua contrazione è rapida e non dura a lungo e dipende dal controllo della
volontà, in quanto è determinato dall’impulso nervoso portato dai nervi motori e trasferito alla
cellula muscolare attraverso una particolare struttura detta placca motrice.
La fibra muscolare è delimitata da una membrana → il sarcolemma; al suo interno sono situate le
miofibrille bagnate da un liquido intracellulare chiamato sarcoplasma, che contiene: ATP, enzimi,
glicogeno ,elettroliti.
Le fibrocellule muscolari sono elementi assai allungati, fino a 12 cm di lunghezza, con numerosi
nuclei, parecchie centinaia, di forma cilindrica, addossati alla membrana cellulare. Il sarcoplasma
contiene la mioglobina, una proteina responsabile del colore del muscolo, e le miofibrille che, oltre
a determinare una delicata striatura longitudinale danno origine ad una evidente striatura
trasversale,.
Infatti le miofibrille sono costituite da due subunità più piccole chiamate miofilamenti, che possono
essere di actina, o di miosina: i primi sono esili ( 6 mm si diametro), i secondi sono filamenti
spessi (fino a 15 mm). Ogni filamento di miosina è circondato da 6 di actina.
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Il raggruppamento dei filamenti fa apparire la miofibrilla attraversata trasversalmente da striature
(banda A, banda I, linea Z, zona H)
LA CONTRAZIONE → avviene per lo slittamento delle fibre di actina lungo quelle di miosina
grazie ai ponti actinomiosinici, ciò determina l’accorciamento del sarcomero che quindi è l’unità
funzionale della fibra muscolare. L’accorciamento di tutti i sarcomeri posti in serie determina la
contrazione dei muscoli.
E’ necessaria una stimolazione nervosa per la contrazione: l’impulso elettrico giunge, tramite le
fibre nervose del nervo motore, alla giunzione neuromuscolare o placca motrice, la quale lo
trasmette a tutto il sarcolemma. La differenza di potenziale tra la superficie esterna positiva e quella
interna negativa scompare per aumento della permeabilità della membrana sarcolemma ai vari ioni
(sodio, potassio, calcio).
Gli ioni calcio hanno una grossa importanza ai fini della contrazione, infatti all’arrivo dell’impulso
nervoso vengono rilasciati consentendo l’interazione tra actina e miosina.
Al termine della contrazione gli ioni calcio vengono richiamati nel sistema tubolare sarcoplasmatico
ottenendo così rilasciamento del muscolo.
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L’ ATP (adenosintrifosfato) è la sorgente di energia che le proteine contrattili del muscolo possono
utilizzare direttamente, è presente nel muscolo in quantità modesta tale da consentire una tensione
massimale sono per 1,5 secondi. Per prolungare l’attività è necessaria una continua resintesi
dell’ATP in loco.
La più immediata fonte di ATP è la scissione del CP (creatin fosfato), che è presente nel muscolo in
modo 3-4 volte maggiore dell’ATP, ma anche in questo caso l’attività muscolare massimale non
può superare i 7-8”.
Per ottenere l’ATP adeguato in rapporto all’intensità dello sforzo, i
meccanismi energetici possono derivare o dalla cosiddetta glicolisi anaerobica o dall’ossidazione
degli alimenti, sono:
meccanismo anaerobico alattacido (scissione del CP che cede un radicale fosforico all’ADP
trasformandolo in ATP); tale meccanismo presenta una potenza (quantità di energia disponibile
nell’unità di tempo) elevata, ma una ridotta capacità (quantità totale che può essere fornita), e viene
utilizzato in lavori muscolari che richiedono molta forza muscolare (salti, lanci, 100mt.), quando
cioè è richiesto poco ATP, ma con elevata potenza
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meccanismo anaerobico lattacido (trasformazione del glucosio in A.L. in assenza di O²); tale
meccanismo ha una potenza inferiore a quello di prima, ma una capacità superiore, si una in sforzi
che vanno dai 20” ai 2 min.; nello sforzo che va dai 10 ai 30” la produzione di energia è quasi
totalmente anaerobica, ma è difficile distinguere le componenti alattacida/lattacida in quanto come
detto l’anerobico lattacido consente un impegno per non più di 7-8” se massimale, ma a intensità
inferiore può essere efficiente per più tempo
meccanismo aerobico (ossidazione degli alimenti in presenza di O²) ; in tal caso la potenza è
modesta, ma la sua capacità elevatissima, il processo ossidativi diventa la fonte di energia
prevalente da partire dal 4°-5° minuto, ma addirittura se l’intensità dello sforzo è molto modesta
anche la produzione energetica iniziale può essere ottenuta aerobicamente
TIPI DI FIBRE MUSCOLARI → in base alla forza e alla velocità di contrazione le fibre si
dividono in:
a) Rapide o bianche o di tipo II; che hanno un elevato picco di forza e breve tempo di
contrazione
b) Lente o rosse o di tipo I; che hanno un picco di forza minore un più lungo tempo di
contrazione
Nelle fibre lente l’energia deriva prevalentemente da processi ossidativi, in quelle rapide dai
processi gli colitici. Le prime sono adatte ad una contrazione lenta, ripetitiva e resistente nel tempo,
le seconde sono adatte nelle attività in cui si deve produrre una forza esplosiva e velocità.
Esiste la possibilità di interconversione tra i vari tipi di fibre e sembra che sia la frequenza degli
impulsi a influenzare le proprietà contrattili.
I motoneuroni più grossi a elevata capacità di conduzione e frequenza di scarica innervano le fibre
veloci, mentre quelle lente sono innervate da motoneuroni più piccoli e minor frequenza.
…… ..
Tessuto muscolare cardiaco → Il tessuto muscolare cardiaco costituisce il tessuto contrattile del
cuore che è sede di contrazione ritmiche e spontanee, indipendenti dalla volontà; le fibre muscolari
cardiache sono molto simili a quelle del tessuto muscolare scheletrico..
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Tessuto muscolare liscio → è costituito da cellule fusiformi, con nucleo generalmente centrale e
con abbondante sarcoplasma che tuttavia contiene poca mioglobina; i miofilamenti decorrono lungo
l’asse maggiore delle cellule, ma sono disposti in modo irregolare per cui le cellule muscolari lisce
non presentano una striatura trasversale; inoltre i muscoli lisci non sono sotto l’influenza della
volontà e sono innervati da sistema nervoso vegetativo che esercita una funzione di controllo in
senso eccitatore o inibitore.
La muscolatura liscia è priva di placche motrici e le terminazioni delle fibre nervose prendono
rapporto diretto con le fibrocellue muscolari; la trasmissione dell’impulso dalle terminazioni
nervose alle fibrocellule è mediata da sostanze chimiche, principalmente dall’acetilcolina e dalla
noradrenalina.
La contrazione delle fibre muscolari è lenta e può mantenersi per lungo tempo senza rilevante
dispendio energetico.
Si distinguono due tipi di muscoli lisci, quelli viscerali e quelli multiunitari. I muscoli lisci viscerali
si presentano in forma di lamine, con cellule riunite fra di loro si trovano nella parete di alcuni
visceri, ad esempio nell’apparato digerente, nell’utero e nell’uretere, e si contraggono quando
vengono stirati passivamente.
Una caratteristica di questi muscoli è la plasticità che consiste in un adattamento della loro tensione
all’allungamento al quale possono essere sottoposti.
I muscoli lisci multiunitari sono invece costituiti da unità distinte, senza ponti di connessione e si
trovano dove corrono contrazioni graduate e fini, come ad esempio nella parete dei vasi sanguigni e
nei muscoli intrinseci dell’occhio.
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I muscoli costituiscono gli organi attivi dell’apparato locomotore, sono circa 500, quasi tutti pari e
simmetrici, a parte il muscolo diaframma che è impari e presenta notevoli asimmetrie; per la loro
situazione si distinguono muscoli scheletrici che presentano ambedue gli attacchi sulle ossa e
muscoli pelliciai che hanno almeno uno degli attacchi nel derma.
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I muscoli sono liberi nella loro parte intermedia mentre alle loro estremità si fissano su superfici
chiamate punti di inserzione che possono essere costituiti dalle ossa, dal derma da strutture fibrose
particolari; ciascun muscolo possiede due punti di inserzione, detti punto mobile e punto fisso, ma
assai spesso ciascuno dei due punti può fare da punto fisso o mobile ed in alcuni casi ambedue i
punti sono mobili (diaframma); l’inserzione muscolare può avvenire o direttamente o per mezzo di
tendini di varia foggia e dimensione.
Per ciò che concerne la forma generale dei muscoli, essi sono di solito distinti in muscoli lunghi,
larghi e brevi, ma vi è un estremo polimorfismo dei muscoli che possono presentarsi con capi
multipli di origine – bicipiti, tricipiti, quadricipiti – e capi multipli di terminazione (pluricaudati), ed
anche con ventri muscolari separati da tendini intermedi; vi sono anche muscoli curvilinei che
circondano gli orifizi naturali del corpo e che sono detti orbicolari quando per il tono e per il tipo
di contrazione si comportano come gli altri muscoli scheletrici e sfinteri quando hanno un
accentuato tono muscolare e perciò sono in stato di contrazione continua.
I muscoli scheletrici sono costituiti oltre che da tessuto muscolare striato anche dai tendini, da
tessuto connettivo lasso da vasi e da nervi.
La parte carnosa del muscolo è appunto costituita da fibre muscolari striate di colore rosso, di
consistenza molle e flessibile, il ventre muscolare, che è circondato da un delicato involucro di
connettivo, l’epimisio, dalla cui superficie interna si distinguono parti connettivali, il perimisio, che
avvolge gruppi di fibre muscolari e da origine ad una delicata guaina reticolare, l’endomisio, che
circonda le singole fibrocellule muscolari.
I tendini sono costituiti da connettivo compatto, sono avvolti da un involucro di connettivo lasso, il
peritendine, e sono organizzati, come i muscoli, in fasci sempre più piccoli circoscritti da parti
sottili di connettivo lasso ricco di fibre elastiche; questi fasci si continuano con il periostio, il
pericondrio o le parti fibrose dei loro punti di inserzione.
I tendini hanno la forma di fasci o cordoni più o meno grossi o lunghi, ma talora sono lamini larghe
e sottili e prendono il nome di aponeurosi.
L’unione del muscolo con il suo tendine è molto intima, ma si effettua mediante il sistema di
fibrille connettivali
che
costituiscono il perimisio e l’endomisio che si trasformano
progressivamente nelle fibre tendinee; vi sono muscoli cilindrici o fusati con i tendini alle due
estremità, muscoli larghi con fasci tendinei che hanno la stessa direzione delle fibre muscolari,
muscoli pennati con un tendine centrale sul quale confluiscono le fibre muscolari provenienti da una
membrana tendinea superficiale, muscoli semipennati con fibre muscolari tese fra due lamine
tendinee superficiali, muscoli pluripennati con parecchi tendini di origine sui quali convergono le
fibre muscolari.
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La funzione muscolare è agevolata da strutture che servono a mantenerli aderenti allo scheletro
oppure a facilitarne lo scorrimento; le fasce sono lamine di tessuto fibroso a fibre incrociate che
avvolgono in quasi tutta la loro estensione le masse muscolari e danno dalla superficie interna a setti
intermuscolari e a fasce profonde che, con i piani scheletrici circoscrivono le logge muscolari
contenenti gruppi di muscoli distinti; struttura analoga hanno le membrane interossee, fissate ai
margini di due ossa adiacenti (avambraccio,gamba).
Dove i tendini tendono a sollevarsi dal piano scheletrico durante la contrazione muscolare (polso,
caviglia) si riscontrano le guaine fibrose, nastri connettivali tesi al di sopra delle docce ossee dove
scorrono i tendini.
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Muscoli della testa
Si dividono in due gruppi: i muscoli cutanei (o pellicciai), e i muscoli masticatori. I primi agiscono
sulla cute del cranio e della faccia; sono chiamati anche muscoli mimici in quanto determinano le
diverse espressioni del viso, sono divisi secondo la loro localizzazione nei muscoli del naso, delle
palpebre, della bocca (m. buccinatore).
Muscoli del collo
Lo sternocleidomastoideo è lungo ed appiattito, parte con due capi dallo sterno dalla clavicola e
termina sul processo mastiodeo, agisce sul capo facendogli fare diversi movimenti, anche per
questo è uno dei più colpiti da dolori e rigidità; è anche un muscolo inspiratore.
In profondità si trovano due gruppi muscolari applicati alla parte antero-laterale della colonna
vertebrale che sono disposti fra la base del cranio e la parte superiore del torace; il gruppo anteriore
è costituito dai muscoli paravertebrali, al servizio della colonna vertebrale, mentre il gruppo
laterale è costituito dagli scaleni, al servizio del torace.
Muscoli del torace
Muscoli toraco-omerali → originano dallo scheletro toracico
e vanno ad inserirsi all’angolo
scapolare ed all’omero e servono principalmente ai movimenti dell’arto superiore.. Sono disposti in
tre strati, uno superficiale dato dal m. grande pettorale, uno intermedio con i m. piccolo pettorale e
succlavio, ed uno profondo costituito dal dentato anteriore.
Muscoli Intrinseci del torace → occupano gli spazi intercostali e la faccia interna della gabbia
toracica della quale determinano alcuni movimenti; sono i muscoli intercostali interni ed esterni
Gli intercostali formano con altri muscoli i così detti muscoli respiratori ; nell’inspirazione normale
intervengono gli intercostali interni insieme al diaframma, nell’inspirazione forzata agiscono gli
sternocleidomastoidei, i pettorali, i trapezi e gli scaleni. Per quanto riguarda l’espirazione forzata
intervengono gli intercostali interni, gli addominali, il grande dorsale e il quadrato dei lombi.
Muscoli dell’addome
La parete antero-laterale dell’addome è costituita da tre muscoli che prendono origine dalla parte
inferiore dello scheletro toracico, dalle vertebre lombari e dal contorno superiore del bacino e
convergono verso la linea mediana anteriore in un nastro fibroso, la linea alba, che include la
cicatrice ombelicale. Il più superficiale di questi tre è l’obliquo esterno, internamente l’ obliquo
interno, ed infine il traverso. A lato della linea mediana anteriore decorrono longitudinalmente i
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muscoli retti dell’addome che nascono anche dalle cartilagini costali V, VI e VII; si tratta di spessi
nastri muscolari poligastrici che vanno ad inserirsi sul margine superiore del pube.
Posteriormente, nella zona lombare, ai due lati della colonna si trova il m. quadrato dei lombi teso
tra la XII costa e la cresta iliaca
Muscoli del dorso
I muscoli del dorso sono distinti in tre gruppi: muscoli spino-omerali, spino-costali, e spino-dorsali;
si estendono dalla nuca al sacro.
- muscoli spino-omerali: sono i più superficiali e servono principalmente ai movimenti dell’arto
superiore. Il trapezio è triangolare, origina dall’osso occipitale fino alla XII vertebra toracica e si
porta lateralmente alla clavicola ed alla spina della scapola;
Il gran dorsale, sorge dalla VII dorsale, dalle vertebre lombari e sacrali e dalla porzione posteriore
della cresta iliaca, e si inserisce il tubercolo minore dell’omero
L’elevatore della scapola origina dalle prime quattro cervicali e si inserisce all’angolo mediale
della scapola
- muscoli spino-costali: sono più profondi rispetto ai primi, A titolo di conoscenza tali muscoli
sono: i dentati posteriori, il dentato superiore e il dentato inferiore.
- muscoli spino-dorsali: sono i più profondi e quindi sono addossati alla colonna e per quanto
riguarda i meridiani vale lo stesso discorso fatto sugli spino-costali.
Muscoli dell’arto superiore
Si può parlare di muscolatura estrinseca dell’arto superiore se ci si riferisce ai muscoli del dorso, del
collo, e del torace che si inseriscono al cingolo scapolare e all’omero; mentre esiste una muscolatura
intrinseca dell’arto superiore costituita da quattro gruppi distinti: i muscoli della spalla, del braccio,
dell’avambraccio e della mano.
I muscoli della spalla → deltoide, che origina dalla clavicola, dall’acromion e dalla spina della
scapola e si inserisce sulla tuberosità dell’omero,. Ci sono poi muscoli più profondi fra scapola e
omero come il sovraspinato, il rotondo e i sovrascapolari, che intervengono nel movimento della
spalla, ma che essendo ricoperti dal deltoide non vengono percepiti chiaramente.
Muscoli del braccio → si dividono in anteriori e posteriori; la parte posteriore è occupata del
tricipite, che origina dalla scapola e dalla faccia posteriore dell’omero con tre tendini distinti e
termina con un robusto tendine sull’olecrano,
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Anteriormente abbiamo tre muscoli flessori del braccio che sono il bicipite (superficialmente), il
brachiale e il coraco-brachiale (profondamente). Originano dalla scapola e dalla faccia anteriore
prossimale dell’omero per inserirsi sulla faccia anteriore distale dell’omero, sul radio e sull’ulna. E’
opportuno descrivere insieme i muscoli dell’avambraccio e della mano in quanto essi sono
strettamente correlati nella loro funzionalità. I muscoli dell’avambraccio si distinguono in:
-
anteriori che sono specialmente flessori e pronatori, di questi quelli lunghi (flessore
radiale del carpo, palmare lungo) sono flessori del carpo della mano e delle dita;
-
laterali che sono estensori del carpo (brachiradiale, estensore radiale lungo e breve
del carpo),
-
posteriori che sono supinatori ed estensori della mano e delle dita (estensore radiale
breve e lungo del carpo, estensore ulnare del carpo, anconeo),
-
medialmente si trova il m. flessore ulnare del carpo su cui scorre il meridiano del
Piccolo Intestino.
Muscoli posteriori del braccio
La mano è azionata oltre che dai muscoli lunghi dell’avambraccio, anche dai muscoli brevi che
sono tutti disposti sulla faccia palmare; si distinguono i muscoli dell’eminenza tenare e ipotenare
(abduttori, opponenti e flessori relativamente a pollice e mignolo), i muscoli del gruppo intermedio
(lombricali e interossei);
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Muscoli dell’arto inferiore
Possono essere distinti in quattro gruppi: i muscoli dell’anca, della coscia, della gamba e del piede.
Muscoli dell’anca → prendono origine dalla colonna lombo-sacrale e dal bacino e terminano in
corrispondenza dell’estremità superiore del femore. Il muscolo ileo-psoas origina dalla faccia
interna dell’ileo (osso del bacino) e dalle prime 4 vertebre lombari con sue fasci che si uniscono
dietro al legamento inguinale e terminano sul piccolo trocantere del femore. Il tensore della fascia
lata origina dalla spina iliaca antero-superiore e termina nella porzione laterale della fascia che
riveste i muscoli della coscia. Il grande gluteo nasce dalla fascia esterna dell’ala iliaca e va ad
inserirsi sul femore. Muscoli della coscia → sono distinti in tre gruppi:
- anteriori: sono il sartorio che nasce dalla spina iliaca antero-superiore (SIAS) e termina dopo un
decorso ad elica sulla faccia mediale della tibia;
il quadricipite femorale che origina con quattro tendini dalla spina iliaca antero-inferiore (SIAI),
dall’acetabolo, dal gran trocantere e dalla linea aspra del femore e termina in corrispondenza della
tuberosità della tibia con un voluminoso tendine che ingloba la rotula, i 4 ventri muscolari che
formano il quadricipite sono il vasto mediale, il vasto intermedio, il vasto laterale e il retto
femorale
- mediali: sono i muscoli adduttori lungo, breve e grande che nascono dall’ischio e dal pube e si
inseriscono sulla linea aspra del femore, il gracile teso tra il pube e la faccia mediale della tibia e il
pettineo, piatto, disposto tra pube e femore;
- posteriori: sorgono in comune dalla tuberosità ischiatica e raggiungono la gamba della quale sono
flessori, il bicipite femorale si inserisce nel capitello della fibula, il semitendinoso si inserisce
sulla parte superire del corpo della tibia, il semimembranoso si inserisce sulla faccia posteriore del
condilo mediale della tibia.
- laterali: sono principalmente il vasto laterale e il tensore della fascia lata
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Muscoli anteriori della coscia
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Nella parte superiore della faccia mediale della tibia i tendini dei muscoli gracile, sartorio e
semitendinoso formano una particolare struttura denominata zampa d’oca. I muscoli della coscia
sono rivesti da un manicotto fibroso, la fascia lata notevolmente ispessita nella parte laterale.
Come abbiamo fatto per l’arto superiore è opportuno descrivere insieme i muscoli della gamba e del
piede: i muscoli della gamba sono circondati da un robusto manicotto fibroso, la fascia crurale, che
aderisce alla cresta tibiale e che invia alla fibula (o perone) due parti fibrose che insieme alla
membrana interossea delimitano tre logge, anteriore, laterale e posteriore. Verso il collo del piede la
fascia crurale si ispessisce e dà origine al legamento traverso della gamba teso tra tibia e perone, e
al legamento crociato, ispessimento nastriforme disposto trasversalmente davanti all’articolazione
tibio-tarsica. La fascia crurale continua direttamente sul dorso del piede, con al fascia dorsale che
raggiunge le falangi prossimali ed in corrispondenza della pianta con la fascia plantare che presenta
un robusto ispessimento centrale, l’aponeurosi plantare.
- Nella loggia posteriore della gamba sono contenuti il muscolo tricipite della sura (o surale)
costituito dal gastrocnemio che prende origine con due tendini dai condili femorali e dal soleo; i
tre ventri confluiscono distalmente nel tendine d’ Achille che si inserisce a sua volta alla faccia
posteriore del calcagno. I muscoli flessore lungo delle dita e flessore lungo dell’alluce e il tibiale
posteriore, nascono dalla faccia posteriore della tibia, della fibula e della membrana interossea ed ni
loro tendini si infilano sotto al malleolo mediale per raggiungere rispettivamente le falangi ungueali
delle ultime quattro dita e del primo dito (alluce) e i cuneiformi..
Muscoli laterali
della gamba
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- Nella loggia laterale si trovano i muscoli peronieri lungo e breve che originano dal condilo laterale
della tibia e dalla parte superiore della fibula ed i cui tendini passano sotto la malleolo laterale per
raggiungere rispettivamente il I e il IV metatarso.
- La loggia anteriore contiene il muscolo tibiale anteriore che sorge dal condilo laterale della tibia
e termina con un lungo tendine sulla faccia mediale del primo cuneiforme e del primo metatarso; i
muscoli estensori lunghi delle dita e dell’alluce che nascono dalla fibula e dalla membrana
interossea e terminano sulle falangi distali delle dita del piede.
I muscoli intrinseci del piede sono suddivisi in quattro gruppi: i muscoli dorsali (estensori delle
dita), i muscoli plantari mediali (per i movimenti del primo dito), i muscoli plantari laterali (per i
movimenti del quinto dito, ed i muscoli plantari medi lombricali ed interossei (flessori delle ultime
quattro dita).
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