ii domenica di avvento - parrocchia s.francesco pordenone

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II DOMENICA DI AVVENTO
PRIMA LETTURA
DAL LIBRO DEL PROFETA ISAIA (Is 11,1-10)
Il profeta ISAIA pronuncia il grande poema messianico, che fa parte del
"Libro dell'Emmanuele"
dell'Emmanuele (cc 7-12), avendo sullo sfondo la guerra siro-efraimitica,
scoppiata poco dopo l'ascesa al trono di Gerusalemme del re ÀCAZ (735 a.C.).
I Siriani (Aramei di Damasco, violenti e sanguinari) e gli Efraimìti (israeliti di
Samaria) vogliono associare Àcaz, re di Gerusalemme, in una lega antiassira.
L’ASSIRIA era una regione originariamente occupante la parte nord
dell’attuale Iraq, ai confini con l’odierna Turchia, che in seguito si estese, come
impero, nella mezzaluna fertile fino all’Egitto.
Il suo popolo, gli Assiri, prende il nome di una città e del suo fondatore,
ASSUR, figlio di SEM,
SEM successivamente divinizzato dal popolo. Erano
particolarmente bellicosi, feroci e sanguinari. Non sorprende perciò la paura di
Àcaz alla proposta di una lega contro di esso e la scelta di averli piuttosto come
alleati, pagando però lo scotto di un’adesione al suo impero e alla sua religione
idolatrica, nella quale, peraltro, Àcaz in gioventù era stato educato. Dunque,
uomo senza fede e senza fiducia nel Dio d’Israele, al quale inutilmente lo
richiama Isaia.
Il profeta, allora, traccia l'identità di un nuovo re, l'EMMANUELE,
EMMANUELE attraverso
cui Dio potrà compiere i suoi progetti. Il cap. 7 ne annuncia il concepimento, il
cap. 9 ne canta la nascita regale, il c. 11 ne descrive il regno (cui appartiene il
brano di domenica).
LETTURA DEL TESTO
È diviso in due brani:
- la prima parte parla dell'origine e della missione del Messia (vv. 1-5);
- la seconda descrive gli effetti della missione stessa (vv. 6-10).
* L'origine umile di Davide (quando viene incontrato per l’unzione a re stava
pascolando le pecore), figlio di Iesse, rende più grande il successo poiché il
nuovo re si appoggia sulla promessa di Dio.
Dio
Egli riceverà i doni dello Spirito che hanno fatto grandi Abramo, Mosè,
Davide, Salomone: «di sapienza e d’intelligenza [intelletto], di consiglio e di
fortezza,
fortezza di conoscenza [scienza] e di timore di Dio»
Dio (v. 2). I doni dello Spirito
in Isaia sono, dunque, sei;
sei ad essi la tradizione ha aggiunto la pietà,
pietà
portando il numero a sette,
sette segno della pienezza, della perfezione.
* Questa pienezza porterà giustizia nel popolo e non permetterà alla violenza di
dominare. Agirà realmente, non si accontenterà di parole (vv. 3-4). Il concetto
ebraico di giustizia non è lo stretto rispetto della legalità, quanto piuttosto il
comportamento di ciascun essere umano in riferimento alle eventuali
conseguenze sul prossimo, sulla società.
* Frutto di una giustizia così intesa sarà una società riconciliata (l’armonia è
frutto dello Spirito)
Spirito che si estenderà a tutta la creazione (vv. 5), a un mondo
nel quale neppure gli animali saranno uno contro l’altro, neppure per motivi
di sopravvivenza: il rispetto dell’altro porta ad un cambiamento di abitudini,
anche alimentari.
alimentari Il messia darà a ciascuno di che vivere senza ricorrere a
dover uccidere l’altro.
* La descrizione utilizza le immagini del paradiso terrestre dove la forza non è
violenza e la debolezza non genera paura.
Tutto questo viene espresso da 6 abbinamenti tra realtà domestica e realtà
selvaggia. A metà e alla fine viene posta la figura di un, sarebbe meglio dire
del bambino, simbolo di riconciliazione tra uomo e mondo, quel piccolo che
sarà la salvezza degli uomini.
uomini
* Il gioco del bambino con il serpente, simbolo del male, esprime la capacità del
Bene di dominare il male. È, dunque, vinta l'antica maledizione (Gen 3,14s).
* Al centro sta il monte Sion, purificato dall'acqua, simbolo della sapienza,
dono messianico che ricoprirà la terra di giustizia e di pace (l’acqua non
distrugge più come nel diluvio, ma purifica).
Evidente il richiamo, per i cristiani, al Battesimo.
Battesimo
La lettura cristologia di questo brano balza agli occhi.
SALMO 72 [71] (vv. 1-2.7-8.12-13.17)
Nell’intestazione troviamo scritto: di Salomone. Il Salmo non è suo, ma in
realtà, è una preghiera di Davide per il figlio Salomone che gli succede al trono.
Salomone è citato nell’intestazione solo un’altra volta nel Salterio, nel Salmo
127 (126), salmo sapienziale e, dunque, attribuito al sapiente per eccellenza.
È l’ultimo salmo delle preghiere di Davide,
Davide che vanno dal salmo 2 al 72.
72 Lo
precisa il versetto finale: «Sono finite le preghiere di Davide, figlio di Jesse» (v. 20).
Ne saranno letti 7 versetti su 20.
20
Tradizionalmente è considerato un salmo regale e/o messianico.
messianico
In realtà sembra d’intuire un riferimento ad un rituale monarchico in
occasione di una celebrazione di insediamento o di altra liturgia che abbia
stretto nesso con il celebrare un re.
Il popolo di Israele è continuamente insidiato dai nemici e, d’altra parte, i
suoi re non si sono mostrati in grado né di difenderlo militarmente né di
intercedere affinché Dio intervenga in suo favore.
Potremmo dire che il salmista sogna, “ad alta voce”, di vedere sul trono di
Israele un re, degno di tal nome, in grado non solo di governare, ma anche di
interpretare la volontà di Dio.
Dio A un re simile non si può che augurare quanto di
meglio ci sia sulla terra.
Rimane un’ulteriore considerazione: un simile re non può essere altro che
un dono di Dio,
Dio dunque un re con caratteristiche soprannaturali.
soprannaturali Non
lasciamoci ingannare. Davide non ha nulla di divino ed il salmo 72 è
interpretato in senso messianico, dunque può ben essere adattato a Cristo.
Cristo
SECONDA LETTURA
DALLA LETTERA DI S. PAOLO APOSTOLO AI ROMANI (Rm 15,
4-9)
Paolo è alle battute finali della sua lettera ai Romani. Con il cap. 15 ne inizia i
(Rm 15,14) che si concluderà con il brevissimo cap. 16 (solo 27 versetti).
Poco prima del brano che sarà letto domenica, Paolo aveva rivolto l’ultima
esortazione alla comunità: quella di usare carità verso i “deboli”:
“deboli” «Accogliete chi
è debole nella fede, senza discuterne le opinioni » (Rm 14,1). Quel “senza discuterne le
opinioni” rivela la presenza di contrasti su questioni rituali fra i cristiani
provenienti dal paganesimo e gli ebrei convertiti. Si parla di cibi impuri.
impuri Sono
concetti sconosciuti ai primi e, soprattutto, già dichiarati superati da Gesù
stesso perché l’impurità e tutte le cose negative vengono dal cuore dell’uomo,
non da ciò che inghiotte (Mc 7,14-15).
La comunità cristiana di Roma proveniva prevalentemente da quella ebraica,
non aveva mai conosciuto il pensiero di Paolo e, inoltre, nel giro di breve
tempo, si era allargata ai pagani, diventati presto maggioranza dopo l’ordine
dell’imperatore Claudio, nel 49, di allontanare gli Ebrei da Roma.
Roma
La difficoltà di convivenza è forse più che comprensibile per ebrei e pagani.
Tuttavia Paolo insiste nel sottolineare che, all’interno della comunità cristiana,
non devono esistere contrasti o difficoltà di nessun tipo, neppure in relazione
alla precedente situazione religiosa (di ex-pagani o ex-ebrei). Paolo, perciò, si
preoccupa esclusivamente in questo contesto, di far regnare armonia e
concordia nella comunità cristiana di Roma.
Certo, questi non sono gli unici problemi per Paolo.
* C’è un primo problema che Paolo deve risolvere:
risolvere i cristiani che vengono dal
paganesimo conoscono poco o nulla la Scrittura.
Scrittura Per questo Paolo ne pone
l’accento subito sull’importanza, insegnando ai cristiani di Roma che la
salvezza viene dall’amore di Dio per noi, e non dall’osservanza di certe
pratiche.
pratiche
Essi, poi, faticano a capire la Scrittura, a leggerla come una parola che
porti «perseveranza e consolazione tengono viva la speranza » (v. 4b), visto il mondo
in cui vivevano e, soprattutto il comportamento incoerente di una parte dei
cristiani.
* La Scrittura porta inoltre alla conoscenza di Dio e quindi alla comunione tra i
fratelli e le sorelle. Senza tale reciproca accoglienza non è possibile una lode
unanime a Dio. Una grande lezione questa per molti cristiani d’oggi!
* La motivazione di questa disponibilità reciproca viene da Gesù: la legge del
cristiano è Cristo.
Cristo Più volte Paolo si esprime così: « sull’esempio di Gesù Cristo ».
Può essere come Gesù (similitudine):
similitudine "allo stesso modo di Cristo",
Cristo ma anche
come perché (causalità):
"Cristo vi accolse. Cristo ha accolto te, quindi
causalità
anche tu accogli gli altri".
* Questo testo fa pensare ad un’assemblea raccolta in una celebrazione.
celebrazione Vi
troviamo infatti: la Scrittura, la comunione, la lode unanime.
unanime
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 3,1-12)
Nel Vangelo di Matteo è presentata la figura di Giovanni Battista in tre
momenti diversi.
* L'identità del profeta (Mt 3,1-3) si definisce con l'annuncio con il quale prepara
e precede Gesù:
Gesù «Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino » (v. 2). Questo
stesso messaggio sarà ripreso dallo stesso Gesù (Mt 4,17). Egli, più avanti, ne
farà oggetto d’insegnamento ai suoi Apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo
che il regno dei cieli è vicino» (Mt 10,7).
Il deserto della citazione di Isaia, non è più quello del ritorno dall'esilio di
Babilonia Gerusalemme, ma è quello della Giudea, interno ad Israele, dove
bisogna ricostruire la strada per incontrare il Signore.
Signore
* Il movimento penitenziale suscitato dalla figura ascetica di Giovanni (Mt 3,4-6)
coinvolge il popolo che, affrontando disagi, lascia le proprie case, confessa il
proprio peccato di fronte al profeta.
Il Battezzatore è presentato come Elia nella descrizione del vestito: « Era un
uomo coperto di peli; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi» (2Re 1,8).
Gesù va oltre: «E, se lo volete comprendere, è lui quel Elia che deve venire » (Mt
11,14).
* La predicazione di Giovanni, dura, esigente (Mt 3,7-12) è rivolta, in particolare,
ai capi, agli uomini di governo, agli occupanti delle stanze del potere,
qualunque esso sia. Sono i più duri e più restii alla conversione.
conversione Proprio per
questo subirà il martirio per opera di Erode, su istigazione dell’amante, la
cognata Erodìade,
Erodìade risentita dalle accuse di rapporto illecito con il re.
Per Giovanni, il precursore del Messia, il giudizio è, dunque, imminente. È sua
convinzione che siano necessari: volontà tenace, impegno alla conversione dal
peccato e vita di giustizia.
Già Isaia aveva annunciato al suo presentarsi sulla scena del mondo:
preparare il cuore degli uomini per la venuta del Messia.
Messia
Giovanni vive lontano dalle corti reali, nell’essenzialità del deserto,
deserto luogo
ideale per l’incontro con il Dio che lo fa sopravvivere, che fa provare a chi lo
cerca i legami d’amore con Lui, luogo in cui si sperimenta la Sua giustizia, luogo
in cui l’essenzialità della vita lascia ampio spazio alla meditazione e all’annuncio
della misericordia e dell’amore di Dio a quanti lo incontrano.
Bisogna, perciò, affrettarsi poiché Colui che viene è più potente di lui e non si
fermerà alle parole, all'acqua (battesimo di Giovanni),
Giovanni ma porterà un diluvio di
Santità (battesimo nello Spirito)
Spirito e utilizzerà il fuoco:
fuoco questo o purifica o
distrugge.
distrugge Farà pulizia e concluderà senza mezzi termini la storia.
Giovanni ci avverte che il Signore è entrato nella nostra realtà quotidiana.
quotidiana
È una presenza seria, profonda. Non si basa su diritti legali, su razza o ceto
sociale, su privilegi, neppure quello di essere discendenti di Abramo, ma su un
cambiamento di vita, ricco di opere che dimostrano concretezza.
concretezza
E per noi non è sufficiente il battesimo d’acqua. È necessario il fuoco dello
Spirito ad un tempo purificazione,
purificazione santità,
santità chiarezza,
chiarezza purezza.
purezza
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