Provenienza del testo: Pessano con Bornago, 03.12.1980
Registrazione su nastro. Trascrizione di Giovanni Ambrosoni
SESSUALITA’ E CHIESA CATTOLICA
Amilcare Giudici
Io farò due conversazioni completamente differenti e complementari; in questa prima
serata io parlerò dell’evoluzione della sessualità in questo secolo e del comportamento
della Chiesa cattolica di fronte a questa evoluzione. Nella volta successiva, che è martedì
prossimo, parlerò invece di fede e sessualità …(interruzione)…Quindi questa prima nostra
conversazione ha un taglio tipicamente storico, di analisi storica di quello che, secondo
me, è avvenuto in questo tempo, in questo nostro secolo, sulla sessualità e di quale è stato
il comportamento della Chiesa cattolica.
Quindi il titolo che io darei a questa nostra conversazione è piuttosto quello di evoluzione
della sessualità e comportamento della Chiesa cattolica di fronte a questa evoluzione.
Riservo alla volta prossima il tipico problema di fede e sessualità, dando alla parola fede il
senso profondo del termine, cioè colui che sceglie Gesù Cristo e che cosa e di come la
sessualità voglia dire qualcosa per lui o … queste cose, insomma.
I tagli sono completamente diversi. Una è un’analisi storica e una è, a mio avviso, un
tentativo di una analisi più profonda o teologica.
Tuttavia le due cose sono complementari e creerà una certa diffcoltà perché è probabile
che ci siano questa sera alcune diffcoltà che invece secondo me dovranno diventar chiare
solo a partire dalla conclusione delle due rifessioni assieme.
Questa mia prima conversazione su sessualità e Chiesa cattolica è divisa in tre punti, per
aiutarvi a capire subito.
Parlerò nel primo punto di quale è stata l’evoluzione della sessualità nel mondo
occidentale in questo secolo.
Nel secondo punto ….(interruzione)… nella stessa coppia la sessualità fosse vista e valutata
nella sua capacità o possibilità di dare o non dare la vita, per cui era bello - bello e
positivamente etico - quel gesto di amore, quel gesto …non si parlava neanche molto di
amore…quel gesto sessuale che trasmetteva la vita … e fuori - diremmo “eticamente
sbagliato” - era quel gesto che non trasmetteva la vita.
Le cose erano, a mio avviso, molto semplici. La sessualità per l’uomo e per la donna era,
oserei dire, una cosa secondaria. Vi era la grande tradizione dell’Illuminismo: l’uomo e la
donna in fondo erano diversi dagli animali per la loro testa, un po’ anche per il loro cuore,
ma testa e cuore non avevano nulla da spartire con i genitali, con la sessualità. Quelli
appartenevano all’ordine dell’animale, era, come dire, una comunanza che noi abbiamo
con gli animali perché così come con loro abbiamo in comune pressappoco lo stomaco e
altre funzioni analoghe, avevamo in comune con loro anche questo. Ma …c’era un velo
anche di disprezzo per queste cose che ci accomunavano così “necessariamente” agli
animali.
E questo aveva una grande tradizione medioevale e post-medioevale. Si diceva, esistevano
delle tradizioni che dicevano addirittura che prima del peccato originale i genitali non
erano così o almeno non avrebbero avuto questa funzione. Era piuttosto il segno della
nostra debolezza, per cui diversi dagli animali eravamo per la ragione e forse per il cuore,
secondo il romanticismo; uguali a loro eravamo in questo aspetto e a partir da qui nasceva
la morale. Una morale molto semplice che non aveva grossi problemi del resto, che
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nessuno metteva in crisi, metteva in discussione: serve a dare la vita, come mezzo, punto e
stop.
Naturalmente le cose cambiarono. La prima rivoluzione avviene, possiamo datarla, col
1910 e il nome d’obbligo, indubbiamente sono cose stra-note, dico, sono le grandi opere di
Freud.
Cosa scopre Freud immediatamente? Freud scopre … la prima grande scoperta di Freud è
che la sessualità umana non è uguale a quella degli animali, che è completamente diversa.
A torto o a ragione Freud dice: signori guardate che la vita umana è imbastita dalla
sessualità, la sessualità non è semplicemente quella cosa che crediamo di usare in quel
momento, in quell’ambito per dare la vita, ma è una grande cosa che interessa tutta la vita
umana; ce l’ha il bambino, ce l’ha il vecchio, ci sono tante cose che compongono questa
sessualità.
Freud scopre - direi in questo secondo me è stato grande - scopre lo specifco della
sessualità umana, che un conto è la sessualità dell’animale, un conto è la sessualità umana.
Nell’uomo e nella donna la sessualità secondo Freud ha un ruolo completamente diverso,
enorme. Innanzitutto è una potenza, è una forza che anima tutta l’esistenza dell’uomo e
della donna in tutte le sue fasi, che è presente, come repressa o come non repressa, ma in
ogni desiderio, nella produzione intellettuale, negli affetti, in tutto, cioè è una specie di
grande dinamite sotterranea che in realtà pulsa in ogni aspetto della vita umana.
E notate che qui si può dire di Freud che è stato - come si dice superfcialmente, secondo
me - un maniaco, che ha visto il sesso dappertutto. Ma la frase si può vedere anche
positivamente: Freud scopre la bellezza di questa grande energia che pulsa in ogni gesto
della vita umana.
E quindi Freud parlerà della grande funzione dell’Eros. L’Eros è proprio per Freud la
radice stessa della vita, se non ci fosse l’Eros la vita stessa si sarebbe spenta. Cioè lui vede
il genere umano proprio come alimentato da questa forza, come continuamente spinto da
questa grande energia che è vitale, che è profonda, che è grande … ma su questo non mi
fermo molto perché credo che siano cose del resto abbastanza note.
Freud secondo me comunque compie la prima grande rivoluzione di questo secolo
girando completamente il concetto di sessualità. La sessualità nell’uomo e nella donna non
è più allora quella cosa che serve semplicemente a dare la vita, come è nell’animale, ma è
una grande cosa che interessa tutta la vita, che la attraversa tutta. Tutti comunque in ogni
momento, lo sappiano o non lo sappiano, sono permeati a un’altra funzione che è la
grande funzione della vita.
Alla scoperta di Freud, che non trapassò subito nella cultura, si sopraggiunge un secondo
apporto che, secondo me, è quello della flosofa esistenzialista.
Attorno agli anni … possiamo dire attorno alla prima guerra, nell’immediato dopo la
prima guerra,..in Europa la flosofa esistenzialista vede la persona, i suoi problemi, il
dialogo interpersonale come dato fondamentale.
L’incrocio della scoperta di Freud con questa flosofa fa sì che d’ora in poi, a partire da
questi anni, la sessualità, dal punto di vista culturale, venga concepita fondamentalmente
come dialogo, dialogo cioè come parola di comunicazione, come gesto di comunicazione.
Da qui parte tutta quella cultura che vede nella sessualità, nel gesto sessuale, la capacità
fondamentale, più radicale, con cui un uomo si rapporta a una donna e viceversa.
Parte tutta quella stagione culturale che appunto vede questo rapportarsi, questo uscire
dalla solitudine, questo essere chiamati ad abbandonare la propria solitudine, a ritrovare
un altro io, a scoprire se stessi nel ritrovamento dell’altro, tutti questi discorsi partono da
questa scoperta di Freud, unita a questa seconda stagione esistenzialista.
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Cioè la sessualità viene vista come il modo fondamentale con cui uomini e donne si
rapportano tra di loro, il loro dialogo, la loro capacità di comunicare, la loro possibilità di
esprimersi e di donarsi l’un l’altro, dove però la parola dono indica proprio l’accettazione,
la comprensione, il radicamento e la profondità con cui uomo e donna si rapportano, cioè
viene interpretata come la parola più profonda, il simbolo più profondo che uomo e donna
riescono a dirsi.
Nasce da qui tutta un’altra visione, è la visione della sessualità come capacità espressiva,
come donazione, come possibilità di parola, come modo di esprimersi, di comprendersi,
come accettarsi, come donarsi, tutta questa stagione ha origine a partire da Freud e
dall’esistenzialismo.
Verso il 1955 comincia la terza rivoluzione …cioè la seconda in realtà, ma sono tre le fasi, la
seconda rivoluzione. Io ho preso la data del 1955 che è la data in cui esce “Eros e Civiltà”
di Marcuse che arriva in Italia qualche anno dopo. E la scoperta di Marcuse, unita a quella
di Reich, Wilhelm Reich, pongono la sessualità ancora una volta in altro contesto.
Quale è il contesto in cui pone la sessualità Marcuse e Reich? Questi autori parlano della
sessualità, esattamente, non tanto e principalmente come dialogo tra i due, ma come modo
di rapportarsi al mondo. Come essere politico, cioè il mio rapporto col mondo, con la
storia dove sono collocato passa attraverso il sessuale e non solo il mio rapporto di parlare,
io con te, ma è anche il mio modo di collocarmi nel mondo, il modo mio di relazionarmi a
tutto l’esistente che mi circonda; in pratica Marcuse fa un grande discorso sulla sessualità,
tra l’altro secondo me molto bello. Allora la sessualità come gioco, come il più grande
gioco che è dato all’esistenza umana, come modo proprio fantastico di trastullarsi, di stare
nel mondo giocando, di dare libero sfogo alla fantasia e di inventare attraverso questo
gioco un altro mondo, un’altra creazione.
Ma mentre prima l’accento è completamente diverso, mentre prima, se volete, in fondo la
sessualità era in qualche maniera l’appannaggio della coppia (io, tu), qui la sessualità si
libera da questa chiusura, potremmo dire, e diventa il modo di stare nel mondo, il modo di
giocare, il modo di fantasticare, il modo di rapportarsi comunque agli altri,
indipendentemente, per essere semplici e anche un po’ schematici e superfciali
indubbiamente, indipendentemente dalla coppia. Sessuale è ciò che mi permette di
comunicare col sociale, addirittura di comunicare con l’universo, ciò che mi permette di
godere del mio esistere, di giocare, di fantasticare.
Reich aggiunge a questo un grande apporto politico, Reich è stato secondo me il primo a
porre in relazione la sessualità e la politica, inteso però nel suo strumento di potere; la
repressione sessuale per Reich rappresenta la repressione politica, liberazione sessuale
rappresenta liberazione politica, rivoluzione per Reich vuol dire innanzitutto
rivoluzionare la sessualità come molla fondamentale che cambierebbe l’esistere e da qui
poi si esploderebbe nella rivoluzione sociale e politica.
Sono come vedete molto semplici.
Che cosa concludere da questa prima storia, da questo nostro primo punto?
Il nostro primo punto dice: in questo secolo, si tratta esattamente di questo secolo, nella
cultura occidentale sono avvenuti due grosse rivoluzioni sul sessuale e sono avvenute due
corrispettive (tre se prendiamo in esame quella da cui partivamo) due corrispettivi modi di
intendere la sessualità. E’ possibile al di là di dire chi ha torto e chi ha ragione concludere
qualcosa? Secondo me sì, è possibile. E’ possibile con altri apporti, con altri apporti
scientifci, secondo me, ormai indiscutibili, oggettivi, proprio scientifci.
La conclusione è questa: contrariamente a quello che si pensava all’inizio del secolo questi
signori oggi si sostiene comunemente che la sessualità umana è umana, cioè appartiene
all’uomo e alla donna, alla specie umana, principalmente e fondamentalmente perché
fattore culturale. Cosa vuol dire la parola? Vuol dire questo: mentre negli animali tutto in
fondo, non solo questo, tutto è regolato da natura, cioè l’animale nasce con un istinto che
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gli dice esattamente quello che deve fare, in lui non c’è possibilità evolutiva fondamentale,
non è che un gatto, … si fa sempre l’esempio della rondine anche se non è perfettamente,
… non è che la rondine faccia il nido con l’utilizzo del cemento armato perché gli uomini
fanno le case con il cemento armato, la rondine continua a fare il nido come lo faceva due,
tremila anni fa, perché c’è in lei un istinto di natura che gli regola tutto.
La sessualità umana, come del resto tante altre cose che appartengono alla specie umana,
appartiene alla cultura, per cultura si intende appartiene alle idee, alla elaborazione
intellettuale che l’uomo e la donna ne fanno, cosicché la sessualità è una cosa che può
essere diversamente utilizzata secondo diverse stagioni culturali.
Notate che questo distrugge anche un certo positivismo peraltro scientifco; non esiste
propriamente una verità della sessualità cioè non esiste nella sessualità stessa
(evidentemente entro alcuni limiti) un suo modo di essere che sarebbe comunque dato a
priori e per sempre. No, la sessualità come tutto l’uomo e tutta la donna è una specie di
verità mobile che può essere diversamente utilizzata, diversamente interpretata,
diversamente sentita, secondo le diverse stagioni culturali.
Entro determinati limiti, però questi limiti sono molto ampi. Su questo punto c’è un
apporto antropologico fondamentale, intendo dire gli antropologi che studiano culture
lontano due-tremila anni da noi hanno scoperto per esempio che presso altre popolazioni
la sessualità veniva gestita in modo completamente diverso dal nostro. Per fare alcuni
esempi voi sapete che la Grecia non era poi una civiltà da buttare o completamente
sottosviluppata, per esempio Platone, loda l’omosessualità e non è perché solo Platone
che“era partito”, è proprio che all’interno di quella cultura questo discorso aveva un
senso. Presso determinati primitivi, rapporti anche molto stretti anche tra parenti o
all’interno della stessa famiglia, fno a sforare l’incesto, sono molto facili e non perché
sono lascivi, ma perché in una determinata cultura la sessualità può assumere altri
connotati.
E qui secondo me c’è una verità antropologica molto importante: l’uomo è , ma forse è
anche la sua fortuna o la sua disgrazia, sta nell’essere incompleto. L’uomo può farsi quello
che vuole, sostanzialmente. L’uomo è l’unico animale che può creare sé stesso, con il
rischio di sbagliare, naturalmente. Ma in questo rischio, nel rischio di avere una
potenzialità aperta, sta tutta l’avventura umana. Mentre l’animale nasce fatto, l’uomo, il
singolo, e poi la società come cultura, hanno una potenzialità aperta che possono
determinare in A, o in B, o in C, o in diversi modi.
Ci sono per l’uomo e per la donna diverse possibilità di stare al mondo e di capirsi e
proprio anche di agire, di comportarsi. La grandezza dell’uomo a diversità dell’animale
sta proprio nel fatto che egli è aperto. La sessualità appartiene anch’essa a questa apertura.
La sessualità può essere diversamente interpretata secondo il quadro generale di
riferimento antropologico.
Notate: secondo il quadro di riferimento perché sarebbe del tutto anormale, anormale - e
qui la parola anormale vuol dire quello che vuol dire in psicologia, fonte di trauma, fonte
di schizofrenia o di nevrosi - che in un quadro funzionante in un determinato modo e
secondo un determinato schema la sessualità sballi e si comporti in un altro modo.
Quando io parlo di apertura culturale della sessualità io intendo dire dentro un quadro
ampio, gestibile, che si chiama antropologia culturale che si inquadra il nostro modo
nostro di essere al mondo, la sessualità assume diversi connotati, sempre però in armonia
con questo quadro.
Questa è una delle ragioni per cui, per esempio, in una società capitalista la rivoluzione di
Marcuse non ha alcun senso. Perché il quadro è un altro e Marcuse porta un apporto che
non è coordinato con questo quadro.
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Questa è una delle ragioni per cui la terza rivoluzione non è affatto … è rimasta veramente
sui libri.
Non è trapassata perché il quadro di riferimento non permetteva che trapassasse e il suo
trapasso sarebbe anormale, cioè sarebbe fonte di frustrazione e di anormalità.
La stessa cosa vale per esempio per le condizioni economiche e politiche; non si può
impostare un discorso sulla sessualità, cioè a dire la sessualità può essere A o B o C, può
essere così e così, indipendentemente dalle condizioni economiche o politiche. Cioè per noi
c’è da una parte un’apertura che possiamo gestire, ma questa apertura richiede tutti i
connotati possibili. Sviluppare un mondo, un tipo di uomo e di donna, signifca tenere dei
punti fssi dentro i quali si può muovere la sessualità. Questo per esempio è venuto fuori
molto bene all’ultimo congresso di sessuologia avvenuto a Sorrento recentemente, per il
resto molto allarmante ma per un’altra ragione che adesso non ci interessa, dove è caduta
defnitivamente la pretesa, la pretesa di alcuni sessuologi, del resto molto di voga, tipo gli
americani, eccetera i quali pretendevano di curare il sintomo sessuale in sé stesso. Che è
positivismo, a mio avviso. Pretendevano che - mettiamo per esempio - un’impotenza
potesse essere curata in sé stessa, a prescindere, appunto, dal soggetto, ma a prescindere
dal soggetto collocato in quella determinata posizione. Per cui guarivano di fatto il
sintomo sessuale ma trasferivano per esempio in un’ulcera gastrica. Il sintomo veniva
semplicemente spostato.
Ecco quindi la conclusione della storia è questa, secondo me: la sessualità è un dato
culturale, signifca che di essa possiamo fare secondo una cultura, secondo un’idea,
differenti cose, differenti modi di utilizzarla. Ma questa differenziazione non è fantastica
nel senso che si può inventare dall’oggi al domani ed entra in un quadro più ampio che è
l’antropologia culturale che è come siamo concretamente nel mondo, condizionati
economicamente, politicamente, come uomini e come donne.
Il secondo punto: quale è stato invece di fronte a questa evoluzione culturale la storia della
Chiesa, ovvero come sono andate le cose per quanto riguarda la Chiesa cattolica di fronte a
questa evoluzione.
Nella posizione di partenza, cioè prima della rivoluzione freudiana, ho già accennato, le
cose sono molto semplici, la Chiesa interveniva con la sua morale tradizionale molto
semplice, secondo me senza problemi, beh problemi ci sono, questi salteranno fuori la
volta prossima, ma volevo dire la sessualità era concepita mezzo per procreare,
esattamente come avviene nell’animale e la morale ecclesiastica diceva “sissignore, la
sessualità la usi nella famiglia, la usi per procreare”.
Le cose erano, direi, di una logicità estrema. Non era possibile mai, e neanche nello stesso
matrimonio, scansare procreazione e sessualità. La sessualità, siccome veniva compresa e
defnita a partire dalla sua correlazione con la vita, la sua etica corrispettiva era
esattamente questa dunque questa la si usa esattamente per procreare, la procreazione non
può avvenire che nella famiglia e quindi la famiglia è l’unico luogo dove si può usare la
sessualità e nella famiglia stessa la si deve usare sostanzialmente per procreare.
E’ peccaminoso, cioè è amorale, ogni uso della sessualità che non sia fnalizzato alla vita. Il
discorso non pecca cioè è, secondo me, estremamente coerente. La Chiesa viene, sancisce,
consacra, penalizza una concezione della sessualità e la porta fno in fondo mettendoci
sopra una morale.
La Chiesa in questo tempo, per vecchia tradizione - ma su questo torniamo la prossima
volta - collaborava anche a far vedere la sessualità in una luce sostanzialmente negativa
cioè quella cosa di cui non si può sostanzialmente fare a meno perché sennò il genere
umano verrebbe meno, però se si potesse sarebbe meglio. Sostanzialmente questo discorso
signifca all’inizio del secolo che la verginità è meglio della sessualità. Il non uso della
sessualità è più nobile che l’uso; si è più uomini e più donne, si è più in gamba insomma,
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almeno da punto di vista cristiano, si è più in gamba se se ne fa meno uso perché è una
cosa che ci accomuna agli animali questa…no, qui nessuna novità.
La rivoluzione di Freud come passa nella Chiesa? Inizialmente Freud naturalmente viene
snobbato, il passaggio di Freud nella Chiesa è piuttosto problematico. Freud dapprima
viene esorcizzato, cioè esorcizzato e ciò signifca che viene presentato male, appunto come
maniaco esso stesso e quindi come delirante, in fondo, no? Le sue scoperte non vengono
prese sul serio, inizialmente. Però non tanto; già a partire dagli anni 20 esistono teologi i
quali cominciano a pensare diversamente e recuperano in questa luce molti dati biblici,
alcuni dati biblici, quali quelli del dialogo, della coppia e tutte queste cose., della bellezza
del corpo e cose analoghe. Nel 1930 avviene un avvenimento importante cioè la
conferenza anglicana che approva per la prima volta all’interno del cristianesimo la
legittimità, a partire proprio dal discorso di Freud, a partire dalla cambiata cultura
sessuale, la conferenza anglicana approva, sia pure per eccezione, cioè il testo dice
esattamente che se una coppia non può avere fgli, per motivi giusti può usare
contraccettivi. La conferenza anglicana , che voi sapete è di tradizione cristiana, cioè è una
chiesa cristiana.
La cosa fece molto scalpore però io voglio indicare subito questa dipendenza. La
rivoluzione freudiana arriva: se la sessualità non serve solo a dare la vita ma serve per
altre cose, se serve per dialogo, per tutte queste cose, è normale che tu la utilizzi anche per
non dare la vita, quando non voglio dare la vita usi determinati metodi per impedire di
dare la vita perché raggiungo l’altro scopo.
Interverrà quello che poi passerà (che era già presente) nella teologia cattolica come
secondo fne, inizialmente come secondo fne del matrimonio, che poi nel Vaticano
secondo verrà superato, e che è: la sessualità serve per la crescita degli sposi, per il dialogo
dei due, dove per la crescita s’intende molto di più perché si capiscano proprio perché per
la loro felicità, l’auditorium, perché i due crescano e stiano bene, per la loro salute dove la
parola salute è un insieme di felicità e di benessere psicologico e anche di crescita
liberante.
Nello stesso anno cioè il 31 dicembre 1930 esce invece l’enciclica Casta Connubi di Pio XI,
attenzione bene come si pronuncia questo papa perché questo è un testo importante e fa
ancora testo. Allora di contro alla conferenza anglicana Pio XI stabilisce che non vi può
essere alcuna, sia pur gravissima ragione, che valga a rendere conforme a natura,
insistiamo su questo perché d’ora in poi i correlati sono questi, da una parte si parla di
cultura e dall’altra di natura,…Pio XI scrive “non vi può essere alcuna sia pur gravissima
ragione che valga a rendere conforme a natura e onesto ciò che intrinsecamente è contro
natura e poiché l’atto dei coniugi è di sua propria natura diretto alla generazione della
prole, coloro che nell’usarne lo rendono di proposito incapace di questa conseguenza
operano “contro natura” e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta.
Cioè che cosa sta sotto qui, qui sta sotto, naturalmente io dico, un’altra cultura, ma
naturalmente per Pio XI non è un’altra cultura. Qui sta sotto una visione della sessualità
umana come già essa defnita una volta per sempre dalla natura cioè dall’ordine della
creazione per cui non è possibile con la cultura fare della sessualità quello che si vuole. Vi
è intrinsecamente nella sessualità una sua ragione di natura che la fa essere quella che è,
non si può agire contro di essa. Se volete, però questo è un po’riduttivo, un po’ mal detto,
Pio XI ritorna all’inizio del secolo dicendo così come nell’animale natura vuole che
sessualità sia così, così è per l’uomo e per la donna; natura vuole che il genitale serva a
procreare.
Nella stessa enciclica è affermata però la liceità dell’uso dei periodi fecondi, metodo che da
allora in poi diventerà classico nel mondo cattolico e anche qui la giustifcazione è perché
non sono “contro natura”, essi vengono determinati da un ciclo biologico della donna,
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dalla maturazione dell’ovulo e quindi dal ciclo mestruale della donna, ed è la natura che li
determina. Notate che la cosa è molto più profonda di quello che sembra nel senso che qui
non è ancora il problema che salterà fuori dopo: ma io in coscienza se faccio apposta ad
autorizzare questi giorni nella coscienza compio la stessa cosa perché io in fondo io
“godo”ma so che il fglio non c’è Il problema non è questo. Il problema è: vi è
un’indicazione di natura che determina il sessuale, non è mai la mia coscienza che la
gestisce, è la natura per cui l‘obiezione non regge di fronte all’intelaiatura. La natura
procede così, è la natura che ha determinato le mestruazioni, non è la cultura e allora io
posso utilizzare ciò che la natura mi dà, non posso mai intervenire su di essa.
Pio XII riafferma sostanzialmente questa posizione ammettendo l’uso legittimo della
pillola in caso di malattia attraverso il doppio effetto: questo non è per sé una cosa
secondaria cioè …be’ adesso entrare nel doppio effetto sarebbe complicato,.. in ogni caso
Pio XII usando la classica teoria del doppio effetto stabilisce che laddove la pillola serva
principalmente a una guarigione, sia voluta principalmente per uno scopo positivo,
chiamala guarigione da una determinata malattia, se a questa guarigione voluta come
effetto principale deriva che di fatto questa donna è infeconda, per cui il rapporto
dell’uomo con lei è di fatto non capace di generare vita, l’uso di questa pillola e questo atto
è comunque lecito per via del doppio effetto. E’ un po’ complicata la cosa ma non è poi
strana, non è tanto strana. Tuttavia a partire dagli anni 50 si determina in teologia morale
praticamente un grosso dibattito di cui è testimone nonostante tutto ...credo che il libro
migliore sia il primo libro di Valsecchi sulla contraccezione, non quello delle nuove vie
dell’etica sessuale, ma il suo primo libro che era uno studio internazionale su, appunto,
l’uso dei contraccettivi e in realtà la teologia comincia adagio adagio, già prima c’erano
stati alcuni teologi sporadici, ma attualmente parecchi cominciano a dire: ma…però…forse
… si potrebbe… e nasce un grande dibattito nella teologia, un grande dibattito che arriva
al Concilio.
Arriva al Concilio dove, secondo me e secondo la maggioranza, ritengo che la posizione
favorevole alla pillola fosse la maggioranza. Cioè il dibattito arriva al vertice, a questo
punto, cioè arriva ai grandi, al Concilio che è il Senato fondamentale della Chiesa, e
raggiunge la maggioranza. Cioè a dire praticamente qui anche nei libri divulgativi oramai
la sessualità viene presentata, in derivanza sostanziale da Freud e dall’esistenzialismo,
come il dialogo all’interno di due persone, la capacità di dono. Questo lo leggete oggi,
praticamente, ma già vent’anni fa lo si leggeva sui libretti per la preparazione al
matrimonio dei fdanzati: è questo dono, è la capacità di dialogare, di autocomprendersi,
di ricevere l’altro cioè tutte queste cose sono trapassate tranquillamente nel mondo
cattolico.
Io vorrei dire a questo punto che, secondo me, la rivoluzione di Freud, se pure in ritardo,
fno a questo punto è stata sostanzialmente accolta dalla Chiesa cattolica, la Chiesa
cattolica vi ha sostanzialmente aderito, cioè ha impiegato il suo tempo ma secondo me ci è
arrivata, ci è arrivata, pensate bene, uffcialmente attorno al Concilio, quando era già
scoppiata la terza rivoluzione per cui si può dire che è arrivata in ritardo, ma questo non
vuol dire.
Notate che è qui che la morale cattolica cambierà completamente, infatti è qui che si
comincerà a parlare della legittimità di un rapporto prematrimoniale, un grosso dibattito
che ha attraversato la morale cattolica. E’ logico anche questo: se è vero che la sessualità
non è più principalmente destinata solo alla procreazione ma è dialogo, perché due
fdanzati che magari hanno già scelto di stare assieme, cioè sostanzialmente si sono già
scelti nella vita, perché non possono utilizzare questo dialogo? Non c’è più un perché
quando è venuto meno il principio che la sessualità non serve a dare a vita, non serve solo
a dare la vita. E quindi i rapporti prematrimoniali praticamente, mai benedetti, però
passano, sono passati anche, e passano anche oggi, secondo me, nella prassi ecclesiale e la
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morale acquista tutto un altro signifcato, cioè un gesto matrimoniale anche tra marito e
moglie non viene più giudicato in questo momento a partire da “è fecondo o non è
fecondo” ma viene giudicato a “mi comunichi o non mi comunichi qualcosa”, cioè fno a
che punto è un’espressione di amore, fno a che punto è un gesto liberatore, fno a che
punto è un gesto di comunione, ecco, tipica espressione.
E un gesto anche fecondo, ma praticamente non comunicativo, mutilato della sua capacità
dialogica all’interno della coppia, a questo punto viene giudicato altrettanto peccaminoso
quanto il vecchio gesto contro la procreazione. Cioè si sposta completamente l’accento
della moralità. E’ assunta, secondo me, la prima rivoluzione.
Al Concilio però le cose non vanno completamente bene comunque abbiamo un testo
molto bello che è quello della Gaudium et Spes che è un documento altrettanto bello,
l’ultimo documento del Concilio, dibattuto, che è passato abbastanza in fretta, sapete
quelle cose che si approvano all’ultimo momento quando si è già deciso che a casa si deve
andare, però lo Spirito Santo gioca anche di questi scherzi; un testo favoloso la Gaudium et
Spes che si può leggere a distanza di vent’anni e sicuramente si trovano cose nuove. Lì è
detto sostanzialmente: non si parla più dei due fni, ma si parla di un’unica realtà
nell’amore e si inneggia alla bellezza del sesso. Proprio a questa sua capacità espressiva,
fnalmente il sesso, secondo me, è appena genitalità i gesti sessuali sono valutati in sé
stessi positivi, mentre prima erano relativizzati ad una loro funzione attualmente si vede la
loro potenzialità positiva, la loro capacità positiva.
Però al Concilio avviene una cosa abbastanza grave che determinerà la successiva storia.
Paolo VI sottrae alla discussione dei Padri due problemi: notate bene che questa cosa è
stranissima, secondo me. Di tutti i problemi che il Concilio ha discusso, Paolo VI ne ha
sottratto due, due soli.
E se uno dovesse scommettere direbbe:…non so…sarà la divinità di Gesù Cristo …
supponete, no? …e invece ha sottratto questo: l’uso dei contraccettivi e il celibato dei
preti, che sono tutte e due uguali - voglio dire - riferentesi alla stessa materia: il sesso.
Paolo VI di sua autorità sottrae ai padri conciliari la delibera defnitiva su questa materia.
E questo è anche un altro motivo per il quale molti pensano che ha fatto questo in
previsione che le cose sarebbero cambiate. Cioè il Concilio probabilmente era sull’ottica di
mutare atteggiamento e, ispirato o per motivi suoi, egli ha sottratto questa materia alla
discussione, ha detto che se ne sarebbe personalmente pronunciato.
All’indomani del Concilio il Papa formula una commissione speciale che deve indagare
praticamente sul problema della pillola, ma intesa nel senso vasto del termine, cioè sulla
liceità dei metodi contraccettivi. La discussione era legittima ed era di grande importanza,
secondo me: non è possibile accogliere la rivoluzione che chiamo di Freud senza arrivare a
queste conseguenze. Se il sessuale è destinato alla cultura ed è manipolabile come dialogo
non si vede perché non possa essere anche manipolato in quel senso. Costituisce una
commissione e la stranezza di questa commissione è che, va tenuto presente, la
commissione si pronuncia favorevolmente all’uso della pillola in maggioranza. Era fatta
da diversi esperti internazionali sia di morale che di medicina ecc …Nonostante questo
Paolo VI, nell’Humanae Vitae, uscita il 25 luglio del 1968, ritiene di dover vietare la pillola
come, sostanzialmente, di nuovo contro natura.
Qui ritorna, secondo me, il vecchio motto. Ora dirò qui una cosa che riprenderò la volta
prossima, va capito bene perché Paolo VI ha proibito, cioè di come andarono le cose. La
cosa è questa: vi ho detto la commissione era nella maggioranza favorevole alla liceità
della pillola e dico sia allora che adesso non esistono dal punto di vista etico, cattolico,
delle grosse controindicazioni alla pillola.
Il motivo per cui la pillola non passò è un altro. Già nel ’68 il motivo non è già che la
pillola di per sé è intrinsecamente male ma il motivo è che i teologi non sono riusciti,
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soprattutto i teologi dogmatici, a dimostrare a Paolo VI come una presa di posizione che
rendesse legittima la pillola non fosse in contraddizione con l’insegnamento precedente di
Pio XII e di Pio XI.
Cioè la cosa cadde su questo punto: se noi ammettiamo che la pillola è lecita andiamo in
contraddizione all’insegnamento che, a partire dal ’30, abbiamo già visto i pontefci, sia
pure in modo che …voi sapete che un’enciclica non è materia di infallibilità però gode di
questa roba, avevano stabilito. Questo fu il punto debole che tirò la bilancia da una parte.
Cioè la minoranza della commissione ebbe il sopravvento con questo semplice argomento:
signori se ammettete che la pillola è lecita andate contro l’insegnamento di Pio XII e di Pio
XI. Questo è molto importante perché io ritengo che la questione sia ancora in questi
termini, compreso l‘ultimo sinodo.
Uno può anche dire: ma possibile? Oppure…niente la storia è fatta di tutte queste cose e
non …cioè se ne può meravigliare ma fno ad un certo punto. Però va capito bene, questo è
il punto. Se voi leggete l’Humanae Vitae, che peraltro è una bellissima enciclica, se leggete
l’Humanae Vitae voi troverete delle cose, infatti, secondo me, però qui dico proprio
secondo me, l’enciclica è molto bella laddove parla dell’amore, se voi la leggete uno dice ci
si trova e uno dice ci si trova perché lì la sessualità è detta bella, è questa capacità di dono,
è tutta quella che io ho chiamato la seconda rivoluzione, cioè quella iniziata da Freud E’
accettato in pieno tutto questo discorso della sessualità e poi non si riesce a capire come a
un certo punto arrivi e dica: no, però, nonostante questo, diciamo che … questo avviene,
non è logico questo passaggio, infatti avviene per un altro motivo e il motivo è quello della
fedeltà al magistero, della fedeltà alla tradizione cattolica che aveva rifutato questo.
Come vanno le cose dopo? Beh, devo dire una cosa sull’Humanae Vitae perchè il problema
dell’Humanae Vitae nella Chiesa cattolica è stato molto grave; è una cosa gravissima per
me. Per la prima volta nella storia è successo che conferenze episcopali hanno rifutato un
testo. Conferenze episcopali nazionali hanno scritto delle letterine a sua santità Paolo VI
dicendo: “guardi, la mettiamo nel cassetto” e questo come fenomeno interecclesiale è
molto importante, direi gravissimo è stato, si dice (su questo però non posso portare
prove) si dice che Paolo VI fu addirittura atterrito da questa accoglienza dell’Humanae
Vitae, non tanto… perché qui l’importante non è l’accoglienza che gli danno le riviste o il
Corriere della Sera, ma alcune conferenze episcopali. E quale sia stata preferirono non
parlarne,… ci sono stati pronunciamenti episcopali chiaramente contro o velatamente
contro.
Comunque da allora in poi cadde una specie di silenzio su questo problema, era un
problema cruciale per la Chiesa. Beh, secondo me le cose andarono, per essere breve,
peggiorando. Peggiorando lungo il discorso che noi facciamo, cioè secondo me da allora in
poi è nata una involuzione, anche perché va detta una cosa: che Paolo VI ha condannato la
pillola, una frase anche lì, voi sapete l’enciclica non è infallibile, però il problema è che non
dice “per ora”, oppure non dice “per esempio” … non condanna la pillola perché
scientifcamente non suffcientemente studiata, la condanna defnitiva come metodo poi
contro, cioè la cosa non da adito a…, pur invitando a continuare a studiare, non è che dica,
poteva dire: in questo momento visto che di questa pillola non sappiamo molto diciamo
che…no…no…anche lì è un pronunciamento di massima, per cui questa diventerà un’altra
pietra che peserà negativamente accanto a tutte quelle precedentemente messe. Quello che
avviene nel mondo dopo: in Italia c’è la battaglia per il concordato, c’è la battaglia per il
divorzio, ci sono tutte queste cose che avete vissuto.
La cosa importante in questo senso è una dichiarazione passata inosservata, chiamata
Persona Umana. Nel ’75, il 29 dicembre del ’75, è questa roba offerta dalla Congregazione
che protegge la fede, i costumi, praticamente riproduce sostanzialmente tutta la visione
classica sulla sessualità, parla di masturbazione, di omosessualità rifacendo tale e quale il
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discorso che io giudico antecedente al Concilio. Cioè qui si vede chiaramente l’irrompere
massiccio di una posizione.
In sintesi io ritengo che la rivoluzione di Freud sia arrivata profondamente nella Chiesa,
prima nella mentalità, e come nella mentalità vive ancora, e poi è arrivata ai vertici dove
secondo me nel Concilio ha avuto la maggioranza, per assistere successivamente a un
declino, a un declino fno alle posizioni attuali.
Nell’ottobre dell’80, come voi sapete, si svolge a Roma un sinodo internazionale sulla
famiglia e sostanzialmente niente di nuovo, sostanzialmente vengono ribadite le classiche
posizioni preconciliari cioè la sessualità viene compresa come dato di natura e quindi il
discorso, una volta che si imposta così, una volta che la sessualità è defnita a partire dalla
natura …poi si sa …si sa che c’è tutta una serie di correlati che gli vengono dietro: serve
per procreare, si usa all’interno della famiglia, è un tipo di sessualità, cioè per tipo di
sessualità intendo qui rapporto genitale pene e vagina, cioè tutto logico, tutto molto
correlato, cioè quando si imposta un discorso di natura si imposta un discorso che è
radicale fno in fondo, per cui sono chiusi tutti i discorsi di rapporti prematrimoniali,
extraconiugali, di coppie aperte, di omosessualità, di sessualità nel bambino, di sessualità
nell’anziano, è tutta piazza pulita perché in effetti si va lì. Però…però voglio dire… anche
qui al Sinodo l’argomento fondamentale è stato fedeltà al magistero cioè l’argomento
fondamentale non è tanto un ragionamento etico, non è tanto confrontiamoci con la nuova
coscienza della cultura sessuale, ma è: non possiamo sconfessare i predecessori, che a
questo punto c’è dentro anche Paolo VI.
Anche qui vorrei trarre alcune conclusioni da questa storia, da questa seconda storia, ne ho
fatte due: ho parlato delle rivoluzioni sessuali in questo secolo, ho parlato quindi di una
sessualità intesa come cultura, ho parlato di una storia della Chiesa che, come vedete, per
un verso ha accolto la seconda rivoluzione, non si è affacciata alla terza, ma del resto è
stata rifutata anche dall’intera società. Oggi non si parla più neanche di queste cose, anzi
si dice che questi hanno stravisto, questa terza rivoluzione non è arrivata nella mentalità,
sostanzialmente è stata secondo me esorcizzata, sarà interessante vedere poi perché,
perché niente avviene a caso, secondo me perché questi si muovevano in un correlato
sbagliato, cioè non esistono le premesse antropologiche generali. Però direi che la Chiesa
fondamentalmente si è affacciata alla seconda rivoluzione culturale, fno ad un certo punto
e poi, secondo me, per un motivo che ho spiegato ha fatto retromarcia.
Anche se si deve dire che su questo la Chiesa è profondamente divisa. Sia intendendo
Chiesa come base, sia intendendo Chiesa come teorici. Cioè la posizione, per esempio,
tanto per semplifcare, sulla pillola oggi nella Chiesa direi che è veramente una cosa
travagliatissima.
Certo c’è questo pronunciamento uffciale però c’è da una parte come i cristiani si
comportano e non può essere abbandonato. Ricordo alcuni discorsi fatti al sinodo. C’è
stato chi, per esempio, un illustre cardinale che al Vaticano II ha detto: non facciamo un
secondo caso di Galileo, ne basta uno. Cioè c’è della gente che tira tutto da una parte,
decisamente. Ma a me pare interessante il comportamento del cristiano.
Io adesso non ho più tanta esperienza di questo perché non confesso da 5/6 anni per
motivi miei, però ecco ritengo che, può darsi che mi sbagli, ecco, ma non credo che molti
preti confessino ancora secondo questo modo. In pratica poi si dice …, si chiude un occhio,
in pratica si chiude un occhio, perché non è possibile far diversamente, perché la gente si
comporta diversamente, tanto che molti hanno parlato di ipocrisia in questo senso. Di fatto
la Chiesa …oggi è uscita un’enciclica di Giovanni Paolo II sulla divina misericordia, molto
bella …io non l’ho ancora letta perché l’ho appena presa, però certo il ragionamento che
ho fatto quando ho saputo che è uscita questa enciclica era proprio questo: no alla pillola,
però poi c’è la misericordia, cioè il discorso più duro con questo qui, no? Signori, questa è
la legge, se poi sbagliate Dio vi perdona, che è un discorso del resto abbastanza …
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Ecco, faccio in fretta il terzo punto, ma adesso siamo verso la conclusione.
Il terzo punto è questo: perché queste due storie sono così diverse o sono tanto diverse,
così diverse come le ho esposte. Cioè io mi faccio una domanda su questo terzo punto e
dico: perché la sessualità nella cultura, nel mondo occidentale, viene intesa come cultura,
quindi viene concepita come fatto mobile, che possiamo gestire all’interno di un’avventura
culturale e perché invece la Chiesa persiste, almeno nelle sue posizioni uffciali, persiste
nel dichiararla cosa di natura.
Come mai avvengono queste due cose? Come mai da una parte c’è la sessualità come
cultura e dall’altra c’è la sessualità come natura.
Sono due discorsi non completamente opposti perché … perché c’è pur sempre una
natura, non è possibile che io con la mia cultura vinca, per esempio, la forza di gravità,
quindi c’è un dato…un loro … ma tuttavia sono discorsi, come avete visto, completamente
diversi. Ci sono diverse risposte, ecco, a questo perché. Perché è avvenuto questo, perché
questo nostro ventesimo secolo è segnato da queste cose.
Io vorrei dire … tra queste risposte ne elenco alcune. Non credo di poter dare una risposta
esauriente, però forse vi do alcuni spunti per rifettere e per discutere. Molti dicono: questa
è la storia della Chiesa, la Chiesa è un po’ sempre in ritardo, ma è un bene, mica si
avventura sul primo che arriva. E’ arrivato Freud dopo trenta, quarant’anni , beh la Chiesa
va adagio per cui è chiaro che, attraverso scossoni diversi eccetera eccetera … si è ancorata
ad una posizione antica, per cui molti dicono: sta attento che non passerà molto tempo che
la Chiesa si aggiornerà, nel senso che si adatterà a queste nuove culture, come sempre
nella sua storia ha fatto. Cioè la stessa storia dei dogmi, insegna che spesso determinate
verità sono partite in una maniera un po’ di pochi, la Chiesa vi ha resistito, si potrebbe
parlare del Sillabo in questo senso, oppure del voto a sinistra, ecco .. di tante cose che ..
cioè c’è sempre da parte di una grande organizzazione, del resto molto comprensibile, un
certo “stare a guardare”, uno spazio che divide l’arrivo di questa struttura rispetto alle
altre.
E’ una risposta, secondo me, abbastanza ..sì ..vera per alcuni versi, ma insuffciente,
soprattutto superfciale. Molti tirano fuori anche l’altra grande questione: voi sapete che,
diciamo, il cristianesimo è stato segnato dall’ingresso del platonismo, dal neoplatonismo,
cioè quando la cultura biblica è arrivata in occidente ha fatto i conti con la cultura greca, la
cultura greca era sostanzialmente dualista, cioè il corpo è fonte di male, lo spirito è bene, il
corpo è male, la sessualità appartiene, fno a prova contraria, al corpo, quindi è essa stessa
fonte di cattiveria e di peccato, e la teorizzazione di sant’Agostino che legherà la sessualità
al peccato originale e quindi si diceva, beh c’è un retaggio storico e culturale che è anche
lui in questa tradizione ecclesiastica e, va be’ si capiscono storicamente le cose.
Questa è una risposta già più profonda ma certamente ma secondo me certo non
suffciente, non suffciente perché tra l’altro la Chiesa ha accolto molto bene e molto
profondamente il travaglio della rivoluzione freudiana. Tutta la rifessione morale l’ha
accolta in pieno, si è confrontata con questo travaglio, non è mica vero che il dualismo le
ha impedito questo.
Io vorrei indicare due ragioni più profonde, due ragioni che giudico più profonde, che
secondo me, forse devono essere poste almeno sotto accusa. Uno è il ruolo che la Chiesa
svolge nella società.
Rifettendo io sono rimasto molto colpito da un convegno a cui sono stato ad Amsterdam,
quando si parlava della Chiesa in America Latina dove questi oratori sostenevano
praticamente questo principio: Chiesa e Stato sono due realtà in genere antagoniste che
soddisfano due diversi bisogni, due diverse esigenze, basando questa loro intuizione su
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questa verità: laddove lo Stato è a destra, in genere la Chiesa è a sinistra e laddove lo Stato
è a sinistra, spesso la Chiesa è a destra.
Quanto a dire: esistono in una società, diciamo due anime. Stato e Chiesa ne assorbono
spesso a vicenda or l’una or l’altra, se uno svolge una funzione, spesso l’altro ne svolge
un’altra. Vi sarebbe dunque un’analisi sociale nella nostra società, proprio di antropologia
sociale che mostrerebbe nel Papà-Stato e nella Madre Chiesa, funzioni e pulsioni diverse
che noi attribuiamo ora all’uno, ora all’altro.
Applicato a noi questo ragionamento potrebbe dire questo: dove sta andando la società?
Nonostante tutto quello che si scriva, quello che si parla, no? È passata anche da noi la
stagione in cui si criticava la coppia e tutte queste cose … è chiaro che oggi si assiste a una
sostanziale ripresa di temi tradizionali, cioè non per niente ho detto che è stato del tutto
insuffciente, del tutto ridicolo, l’apporto di Marcuse, di Reich, a queste tematiche che pure
erano, secondo me originalissimi.
Ma queste cose vengono oggi espurgate come fantasie del ’68; la società per motivi vari è
in crisi di stabilità e cerca sicurezza. Voi vedete che anche da noi trionfa tutto sommato la
coppia (interruzione per fne della cassetta)
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