Formica rufa
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La formica rossa (Formica rufa LINNAEUS, 1758) è una formica abbastanza
boreale. Dotata di livrea rosso ruggine, addome, zampe ed antenne di colorazione
è priva di pungiglione, ma è capace di lanciare, anche a 30 centimetri di distanza,
formico prodotto da un apparato addominale. Lunga fino a 8-10 millimetri,
mandibole.
diffusa nell'emisfero
bruna, questa specie
potenti getti di acido
è dotata di grandi
Caratteristiche
La Formica rufa è un insetto sociale che vive in nidi.
Le colonie, composte anche da mezzo milione di individui, sono rette da un sistema matriarcale e sono
suddivise in rigide caste che assolvono compiti diversi. Al vertice del sistema si trovano le regine la cui
funzione è esclusivamente quella di deporre le uova: la Formica rufa è una specie nelle cui colonie
coesistono più regine, (ovvero è una specie cosiddetta poliginica). Immediatamente accanto alle regine
ci sono le vergini, che sono potenzialmente fertili, ma che non si sono ancora accoppiate. Quindi
vengono le operaie, femmine anch’esse, però sterili, che possiedono ovari regrediti. A loro spettano
svariati compiti: dalla costruzione e manutenzione del nido alla sua difesa, dalla raccolta del cibo alla
cura ed all’allevamento delle larve. Nella Formica rufa non esistono differenze morfologiche tra le
operaie (in altre specie di formiche, infatti, una parte delle operaie può avere un aspetto diverso e
svolgere esclusivamente compiti particolari) ed il loro ruolo varia con il progredire dell’età.
Infine ci sono i maschi, che non prendono parte alla vita delle
colonie, ma che servono esclusivamente per la riproduzione, al
momento del cosiddetto volo nuziale: le formiche, infatti, sono
imenotteri come le api e le vespe e, come tali, possiedono le ali,
perlomeno i maschi e le femmine fertili; queste ultime, poi,
generalmente le perdono dopo l’accoppiamento. Una volta
avvenuto l’accoppiamento gli individui di sesso maschile,
esaurita la loro funzione, muoiono nel giro di pochi giorni.
Le femmine fecondate, che diverranno le future regine, possono vivere per diversi anni (generalmente
più di cinque) e conservano lo sperma dei maschi all’interno del loro corpo, in un organo chiamato
spermateca, per fecondare le uova anche molto tempo dopo l’accoppiamento.
Non tutte le uova vengono fecondate, però: infatti da quelle fecondate nasceranno esclusivamente
femmine, mentre, se la regina impedisce agli spermatozoi di raggiungere le uova, da queste si
svilupperanno i maschi.
Per quanto riguarda le femmine, poi, che andranno a costituire le varie caste della colonia, non si
conosce ancora a fondo il meccanismo che ne regola la differenziazione.
Si pensa, però, che non sia un fattore genetico, ma che sulla fertilità o meno delle larve influiscano
elementi ambientali secondari. In parole povere, tutte le uova fecondate deposte dalle regine hanno le
medesime potenzialità e quindi da esse avrebbero facoltà di svilupparsi adulti di qualsiasi casta.
L’orientamento verrebbe stabilito in seguito, attraverso il cibo che viene somministrato alle larve,
la temperatura del nido e anche particolari sostanze chimiche che la madre emette per inibire la
formazione di nuove regine.
La chimica è infatti la base della vita di un formicaio: ogni formica è fornita di numerose ghiandole
(nelle antenne, sul capo, vicino alle mandibole, nel torace, nell’addome e sulle zampe), che emettono
particolari sostanze, chiamate feromoni, i cui odori caratteristici trasmettono alle compagne messaggi
diversi, dal semplice riconoscimento tra individui di una stessa colonia all’allarme per un’aggressione,
dalla traccia di una pista che conduce al cibo a quella che invece riporta al nido.
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Da questo punto di vista, alcuni Autori hanno paragonato una colonia di formiche ad un
“superorganismo”, composto, anziché da cellule, da individui che possiedono un patrimonio genetico in
parte comune, ma che sono indirizzati verso funzioni e compiti differenti (come accade alle cellule che
compongono i vari tessuti di un organismo) e coordinati nelle loro attività da una complessa rete di
messaggi principalmente di tipo chimico.
La vita delle formiche è un complesso sistema di odori ed anche la morte è un fatto di odore. Un
individuo morto, infatti, mediante una sostanza chimica, l’acido oleico, emette una particolare
esalazione che gli entomologi chiamano “feromone funereo”. Questo sentore fa in modo che le operaie
riconoscano la loro simile come morta e che la prendano di peso per portarla in una specie di cimitero,
cioè un luogo ben preciso al di fuori del formicaio, dove vengono ammassati tutti i corpi delle
compagne morte.
È stato dimostrato che, se una formica ancora viva e vegeta viene cosparsa di
acido oleico, le altre operaie la prendono di peso e la trasportano al di fuori del nido insieme agli altri
cadaveri.
Accanto ai messaggi chimici, poi, ne esistono alcuni motori (tramite movimenti ritualizzati, che
normalmente hanno la funzione di reclutare altri individui consimili per la ricerca di cibo o per missioni
aggressive) ed, infine, messaggi sonori, prodotti da un apparato che si trova tra il torace e l’addome
e che è formato da una specie di plettro su cui vengono sfregate molto velocemente delle minuscole
creste muovendo il gastro (che è la parte anteriore dell’addome). Questo produce particolari
stridulazioni, quasi impercettibili per il nostro orecchio, che hanno soprattutto la funzione di chiedere
aiuto in quelle situazioni in cui a nulla può servire sprigionare feromoni, come ad esempio il crollo di
una galleria o un’aggressione da parte di formiche avversarie.
I nidi
Il nido della formica rufa si presenta come una grande cupola, detta acervo, fatta di aghi e rametti,
che può arrivare ad oltre un metro di altezza. Questa in realtà non è altro che una piccola parte del
formicaio vero e proprio, che si estende per la maggior parte nel sottosuolo e che viene scavato dalle
operaie a forza di mandibole.
È una struttura alquanto complessa, composta da
numerose camere e gallerie disposte su vari piani che
hanno la funzione di mantenere una temperatura ed
un’umidità costanti all’interno del formicaio stesso e di
garantire al tempo stesso una buona aerazione di tutte
le sale. Sale in cui vengono accumulate le scorte di
cibo, in cui le regine depongono le uova oppure in cui
le operaie nutrono e accudiscono le larve ai vari stadi
del loro sviluppo.
Le operaie si preoccupano anche di procacciare il cibo per tutta la colonia.
La Formica rufa è carnivora e pertanto deve cacciare le sue prede. Le sue strategie di caccia sono
molto complesse, elaborate e basate su una cooperazione tra individui che consente a questi insetti di
catturare ed uccidere anche prede più grandi di loro.
Solitamente le operaie circondano un’eventuale preda a gruppi di cinque o sei, quindi alcune di loro la
immobilizzano con le mandibole mentre altre le spruzzano addosso il micidiale acido formico contenuto
nel loro addome.
Tutte le specie di formiche producono questa sostanza (da cui il nome), ma la Formica rufa ne possiede
quantità straordinarie: nel suo addome si trova infatti un serbatoio di acido formico che può pesare un
quinto del suo corpo! Si è calcolato che in questa attività venatoria un nido di Formica rufa può
eliminare quotidianamente 4.000 larve di coleotteri xilofagi (che si nutrono del legno e che
parassitizzano gli alberi) e circa 50.000 insetti, per un totale che può arrivare fino a 5 milioni in una
sola stagione.
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Quando arriva la stagione riproduttiva, dai nidi si alzano in volo sciami di regine vergini e di maschi che
cercano di accoppiarsi.
Molte femmine moriranno in questo tentativo (ed i maschi periranno tutti, sia che riescano ad
accoppiarsi sia che no ce la facciano), ma quelle che sopravvivranno andranno a fondare una nuova
colonia.
Cercheranno un sito adatto dove iniziare la costruzione del nido, quindi si staccheranno le ali e
scaveranno piccole cavità dove deporranno le prime uova fecondate dallo sperma dei maschi, che verrà
conservato per molti anni all’interno della spermateca, dalla quale mediante una speciale valvola,
controllata dalla regina stessa, gli spermatozoi possono raggiungere l’apparato riproduttore e qui
fecondare le uova.
Dalle prime deposte nasceranno le nuove operaie che andranno a costruire il nido vero e proprio ed il
suo caratteristico acervo e a prendersi cura della regina. Finché le nuove operaie non saranno adulte,
la regina dovrà nutrirsi delle riserve derivanti dal riassorbimento dei muscoli alari (ora per lei inutili) e
di una parte delle uova che essa stessa depone.
Tutto questo può apparire crudele e violento, ma la vita delle formiche è tutt’altro che quieta. Forse
perché questi insetti discendono dalle vespe (sembra che le più antiche risalgano a circa 92 milioni di
anni fa), ma di certo sono creature tutt’altro che pacifiche, sebbene le favole di Esopo e La Fontaine le
descrivano come creature operose, da cui gli uomini dovrebbero trarre esempio.
L’entomologo Edward O. Wilson scrive che “Se le formiche possedessero armi distruggerebbero il
mondo in una settimana”.
Infatti questi animaletti combattono spesso con i loro simili per il cibo e per il territorio. E nelle loro
guerre non esiste il concetto della pietà per i vinti: il nemico va annientato! Sicuramente i grandi
favolisti del passato, se avessero conosciuto in maniera più approfondita questi insetti, non li
avrebbero scelti quali esempio di virtù, ma certamente il loro mondo e la loro vita sono senza dubbio
ricchi di interesse e di fascino.
La Formica rufa è un insetto diffusamente poligino (un maschio può avere più femmine) e spesso,
subito dopo la fecondazione, riammette le regine nella colonia madre, con l'effetto di produrre vecchi
nidi con una fitta rete di gallerie e oltre un centinaio di femmine fecondate, che non possono
sopravvivere al di fuori di un formicaio già avviato.
Nuove colonie possono crearsi quando una colonia ha un certo numero di individui, allora la colonia si
divide in più sottosciami o sciami secondari, che se abbastanza grandi si dividono a loro volta in sciami
terziari, e molto più raramente in sciami quaternari; ogni sciame dà poi origine ad un nuovo formicaio
del tutto autonomo che crescerà anch'esso di numero e produrrà femmine fertili e maschi a tempo
debito.
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Difende con aggressività il territorio, e spesso attacca altre specie di formiche presenti nella zona del
proprio dominio per eliminarle. I voli nuziali hanno luogo durante la primavera e spesso coincidono con
dure battaglie fra colonie vicine per la riorganizzazione dei confini territoriali.
Questa specie può anche far nascere nidi con il meccanismo del parassitismo sociale temporaneo: ad
ospitare le formiche rosse sono in genere specie del gruppo Formica fusca, in particolare la Formica
fusca e la Formica lemani, sebbene siano state trovate colonie nascenti di Formica rufa anche nei nidi
di Formica glebaria, Formica cunicularia e altre specie, anche del genere Lasius.
Alimentazione
La formica si nutre comunemente di invertebrati trovati intorno al nido, e in particolare afidi trovati
sugli alberi che si trovano nei paraggi, sebbene siano anche voraci saprofagi. Diffusa nei boschi europei
di conifere, soprattutto di abeti e larici, costruisce nidi giganteschi, alti sino a 2 metri, che vengono
trapiantati anche in altri boschi per la lotta contro gli insetti dannosi; si rinvengono in genere nelle aree
di bosco meno fitto, dove possono essere raggiunti dai raggi del sole.
Bibliografia:
Giuseppe Brillante: “Le formiche senza segreti”. Airone N. 255, Luglio 2002. Editoriale Giorgio
Mondadori.
“Campigna. L’abete bianco e le abetine”. Sentiero Natura N. 1. Parco Nazionale delle Foreste
Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Riferimenti :
L'immagine della Formica rufa proviene dal sito:
http://www.bdp.it/parco/percorsi/sentiero1/nodo6.htm
L’immagine del nido (schema) proviene dal sito :
http://www.rigocamerano.it/bbosco4.htm
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