Formiche esotiche in Italia
(Insecta, Hymenoptera, Formicidae)
MUSEO
DI STORIA
NATURALE
DI MILANO
Corso Venezia 55 (M1 Palestro)
Info 0288463337
Fabrizio Rigato & Michele Zilioli
www.comune.milano.it/museostorianaturale
[email protected]
[email protected]
Le piccole dimensioni e la capacità di utilizzare anche
ambienti artificiali per nidificare rendono molte specie di
formiche candidate ideali per colonizzare nuovi territori.
Grazie all’intervento involontario dell’uomo diverse specie
hanno potuto diffondersi soprattutto negli ambienti
antropizzati divenendo praticamente cosmopolite. L’aspetto
poco appariscente di questi insetti e il fatto che spesso non
diano problemi significativi all’uomo fa sì che sfuggano
spesso all’osservazione e che i dati a disposizione sulle specie
alloctone siano piuttosto frammentari.
Fin dall’inizio del 20° secolo furono segnalate in Italia la
“formica argentina” (Linepithema humile) e la “formica del
faraone” (Monomorium pharaonis), entrambe, nostro
malgrado, da considerare ormai come facenti parte della
mirmecofauna italiana, comprendente in totale circa 230
specie (Poldi et al., 1994). Oltre a queste ben note infestanti,
negli ultimi anni sembra ci sia stato un significativo
incremento di Formicidi esotici sul nostro territorio, alcuni dei
quali potenzialmente nocivi per la fauna locale e/o per
l’uomo e le sue attività. Tra i principali luoghi dove queste
specie si raccolgono per poi eventualmente diffondersi ci
sono gli aeroporti e le serre (Jucker et al. 2008; Limonta &
Colombo, 2003).
Delle numerose specie trasportate dall’uomo solo un numero
relativamente modesto riesce ad insediarsi più o meno
stabilmente; solo una parte di queste possono poi diventare
effettivamente infestanti, per via della loro biologia
particolare. In questi casi si tratta di specie onnivore, molto
eclettiche nella scelta del sito di nidificazione, poliginiche
(con più regine per nido) e quindi molto prolifiche, e che si
propagano per “gemmazione” della colonia d’origine
(Passera, 1994). Ciò significa che l’accoppiamento avviene nel
nido e da questo le nuove regine si spostano a piedi, con un
certo numero di operaie al seguito, per insediarsi nelle
vicinanze. In questo modo la specie si diffonde
inesorabilmente a macchia d’olio colonizzando nuovi siti ed
evitando i rischi (soprattutto predazione e dispersione in siti
inadatti) connessi al “volo nuziale”, tramite il quale si
riproduce e diffonde la maggior parte delle formiche.
Le colonie adiacenti di queste specie mantengono inoltre
rapporti di buon vicinato, a differenza della maggior parte
delle formiche, dove nidi conspecifici vicini spesso si
combattono ferocemente per le risorse alimentari e il
territorio.
Alcune delle principali formiche a più ampia diffusione sono
raffigurate nelle foto qui riunite, sebbene talvolta si tratti
di specie la cui presenza stabile in Italia è tuttora da
confermare o soltanto presunta. (N.B.: le foto danno un’idea
dell’aspetto delle operaie di alcune delle specie esotiche più
comuni, ma in molti casi non sono utilizzabili per il
riconoscimento delle medesime, salvo non si faccia ricorso
alla consulenza di uno studioso)
La “formica del faraone”, insieme alla
“formica argentina”, è la specie esotica da
più lungo tempo segnalata per l’Italia.
Originaria dell’Africa tropicale occidentale
(ISSG, 2006) nei paesi temperati la si rinviene
relativamente di frequente solo negli edifici.
E’ particolarmente frequente nei magazzini e
nelle industrie alimentari ed è spesso
rinvenuta negli ospedali, dove per la sua
abitudine di nutrirsi di rifiuti può diventare un
importante veicolo di diffusione per alcuni
microorganismi patogeni.
1 mm
1 mm
Monomorium pharaonis
Cardiocondyla wroughtonii
Per la famigerata “piccola formica di fuoco” (così chiamata per le fastidiose
punture che infligge, nonostante sia lunga appena 1,5 mm circa), originaria
dell’America tropicale, esiste una segnalazione relativamente recente per le isole
Eolie nel 1996. Apparentemente fu raccolta in ambiente aperto, ma non si hanno
ulteriori dati. E’ una specie legata agli ambienti antropizzati e diffusa in gran parte
delle regioni tropicali, dove ha un impatto soprattutto ecologico a discapito
dell’entomofauna locale.
L’immagine è stata ottenuta tramite il Microscopio Elettronico a Scansione
(più noto con l’acronimo inglese SEM) per esaltare maggiormente
le caratteristiche minute della superficie del corpo. L’insetto in realtà è di colore
giallo più o meno carico.
Paratrechina longicornis
Linepithema humile
Technomyrmex pallipes
Insieme ad altre formiche dello stesso genere
forma un gruppo di specie frequenti in molte
regioni tropicali. La sua presenza nei climi
temperati è limitata agli ambienti chiusi
riscaldati d’inverno, soprattutto serre. Per
l’Italia si ha un interessante ritrovamento in un
appartamento di Milano (Jucker et al., 2008).
La specie è di origine africana ed in Sud Africa
risulta frequente nelle abitazioni dove predilige
insediarsi nelle apparecchiature elettroniche
(Robertson, 2008).
1 mm
E’ l’unica specie non tropicale (originaria probabilmente dell’Asia occidentale) ad
essersi diffusa da noi e nel resto d’Europa negli ultimi anni (Seifert, 2000).
Morfologicamente è molto simile a specie autoctone dello stesso genere, ma la sua
biologia (colonie con molte regine di piccola taglia, alta prolificità ecc.) la rende
particolarmente competitiva nei confronti delle formiche autoctone, soprattutto per
il fatto che è in grado di vivere all’aperto superando l’inverno, a differenza di quasi
tutte le specie tropicali.
La famigerata “formica pazza”
(“hormiga loca” in spagnolo o “crazy
ant” in inglese), chiamata così per i suoi
movimenti rapidi ed erratici, è forse la
specie infestante più diffusa al mondo,
probabilmente di origine asiatica
tropicale (Wetterer, 2008). È stata
segnalata diversi anni fa per le isole
maltesi (Schembri & Collingwood,
1981) e più recentemente per la
Spagna (Tinaut A. & Año J.L., 2000),
ma non ci risultano ancora segnalazioni
per l’Italia, anche se presumibilmente è
presente in qualche serra. Nei climi
temperati è confinata agli ambienti
chiusi, riscaldati d’inverno, dove può
diventare molesta per la sua prolificità
ed invadenza, nonostante sia innocua
direttamente per l’uomo.
1 mm
Lasius neglectus
La “formica argentina”, ormai diffusa
in tutto il mondo, è uno degli insetti
infestanti più conosciuti. Originaria
del Sud America, come indica il nome
volgare, è in grado di prosperare
all’aperto anche nei climi temperati,
sebbene solo in zone relativamente
calde. In Italia è stata segnalata per la
prima volta agli inizi del ‘900 ed è ora
abbondantemente diffusa soprattutto
lungo il litorale tirrenico in zone
antropizzate. La nocività di questa
specie è legata soprattutto alla sua
capacità di competere con successo
con le specie autoctone e di
modificare la composizione
dell’entomofauna locale. Negli
ambienti chiusi è particolarmente
invadente e fastidiosa.
1 mm
1 mm
1 mm
Wasmannia auropunctata
1 mm
Appartiene ad un genere relativamente piccolo, ma con un certo numero di specie
diffuse dall’uomo in giro per il mondo. In ogni caso si tratta di formiche di scarso
rilievo antropico, in quanto oltre ad essere di taglia minuta, formano colonie poco
popolose e non hanno un comportamento particolarmente aggressivo.
C. wroughtonii è di probabile origine asiatica tropicale ed è stata rinvenuta
all’aeroporto di Malpensa nella zona cargo insieme ad altre formiche esotiche, in
maggioranza non infestanti (Jucker et al., 2008).
Pheidole megacephala
Di origine afrotropicale, è una delle specie infestanti più conosciute ed è in grado
di competere persino con la formica argentina. Come tutte le specie di Pheidole,
molto numerose ai tropici, presenta due sottocaste operaie distinte: “operaie”
propriamente dette, più piccole e di aspetto “normale”, e “soldati” dotati di
un’enorme testa. Per l’Italia c’è solo una recente segnalazione (Limonta & Colombo,
2003) in una serra. Nei climi temperati è verosimilmente limitata agli ambienti
chiusi. La specie autoctona Pheidole pallidula, molto comune nelle zone più calde
del Sud Europa, le somiglia nell’aspetto, ma se ne discosta per le abitudini di vita,
sebbene sia frequente in molti centri abitati in ambiente mediterraneo.
Bibliografia
ISSG [Invasive Species Specialist Group], 2006 – Global invasive species database.
http://www.issg.org/database/welcome/
Jucker C., Rigato F. & Regalin R., 2008 – Exotic ant records from Italy. Bollettino di
Zoologia agraria e di Bachicoltura, Ser. II, 40: 99-107
Limonta L. & Colombo M., 2003 – Record of Pheidole megacephala (F.), Pheidole
nodus Smith and Tetramorium bicarinatum Nylander (Hymenoptera Formicidae),
tropical species, in nursery imported plants. Bollettino di Zoologia agraria e di
Bachicoltura, Ser. II, 35,: 287-289.
La ben nota “formica fantasma”
(dall’inglese “ghost ant”), chiamata così
per via della taglia minuscola e del colore,
per il quale solo una parte del corpo
risulta visibile ad occhio nudo.
Nonostante l’aspetto modesto è molto
prolifica ed invadente. Dal momento che
è comune in gran parte delle zone
antropizzate della Terra, l’origine
geografica della specie risulta di difficile
identificazione. Nei climi temperati vive
esclusivamente al chiuso, dove si rintana
negli ambienti più caldi ed umidi. Per
l’Italia va sicuramente segnalato il suo
recente reperimento in una cucina di un
appartamento in provincia di Milano
(Jucker et al., 2008).
Passera L., 1994 – Characteristic of tramp species. pp. 23-43. In: D.F. Williams
(edited by) “Exotic ants. Biology, impact, and control of introduced species”.
Westview Press, Boulder, Colorado, USA, xvii + 332 pp.
Poldi B., Mei M. & Rigato F., 1994 – Hymenoptera Formicidae. In: Checklist delle
specie della fauna italiana. Minelli A., Ruffo S. & La Posta S. (eds.). Calderini,
Bologna, 102: 10 pp.
Robertson H.G., 2008 – Insects in your home.
http://www.biodiversityexplorer.org/insects/home.htm#Ants
Schembri S.P. & Collingwood C.A., 1981 – A revision of the myrmecofauna of the
1 mm
1 mm
Tapinoma melanocephalum
Tetramorium bicarinatum
Uno dei pochi Tetramorium, genere molto ricco
e diversificato, che è riuscito a diffondersi
ampiamente grazie all’uomo. Per l’Italia le
uniche due segnalazioni riguardano una serra
(Limonta & Colombo, 2003) ed un ambiente
aperto in Calabria (Jucker et al., 2008). Di
origine asiatica tropicale non è una specie
particolarmente invadente, sebbene sia in grado
di sviluppare colonie piuttosto popolose.
Maltese Islands. Annali del Museo civico di Storia naturale “Giacomo Doria”, 83: 417-442
Seifert B., 2000 – Rapid range expansion in Lasius neglectus (Hymenoptera,
Formicidae) - an Asian invader swamps Europe. Mitteilungen aus dem Museum für
Naturkunde in Berlin, Deutsche entomologische Zeitschrift, 47: 173-179
Tinaut A. & Año J.L., 2000 – Paratrechina longicornis, a new record for the Iberian
Peninsula. Boletín de la Asociación española de Entomología, 24: 253-254
Wetterer J.K., 2008 – Worldwide spread of the longhorn crazy ant, Paratrechina
longicornis. Myrmecological News, 11: 137-149