Lebensborn: la fabbrica dei superuomini “Sacra deve essere per noi ogni madre di sangue buono”. Statuto del Lebensborn Il progetto nazista COSTRUIRE UNA NUOVA SOCIETA’: - DIFENDENDO LA RAZZA - ELIMINANDO I “DIVERSI” 1 “Noi dobbiamo costruire un uomo nuovo che non soccomba ai sintomi della degenerazione tipica di questa nuova era”. Adolf Hitler Il germanico autentico è “biondo, alto, dolicocefalo, viso stretto, mento ben disegnato, naso sottile, corto, capelli chiari e non ricciuti, occhi chiari e infossati, pelle di un bianco rosato”. rosato”. Hans Gunther, Gunther, teorico ufficiale del partito nazionalsocialista La difesa della razza: il progetto Lebensborn Il progetto Lebensborn (“sorgente di vita”) fu uno strumento della politica razziale nazista, creato allo scopo di favorire la nascita di bambini ariani, ed elevare il grado di “purezza” del popolo tedesco: fornì dunque alle mamme e ai bambini “razzialmente di valore” l’assistenza necessaria per ottenere individui selezionati dal punto di vista razziale. 2 L’organizzazione Lebensborn è dunque l'altra faccia della medaglia del razzismo nazista: se con il “progetto eutanasia” e con la “soluzione finale” si volevano eliminare le persone “indegne di vivere”, nei Lebensborn doveva crescere la perfetta razza ariana: questa era l'idea di Heinrich Himmler, Himmler, il braccio destro di Hitler. Hitler. Nei centri Lebensborn - diverse decine in tutto il territorio del Reich - venivano fatti nascere e crescere i figli illegittimi di soldati tedeschi; ma qui venivano anche portati i ragazzi, ritenuti “razzialmente adeguati”, strappati alle famiglie (che spesso venivano uccise) nelle zone di occupazione, per essere germanizzati e poi dati in adozione. Fu comunque una delle istituzioni più controverse del Terzo Reich, Reich, circondato da un alone di segretezza e mistero. Un passo indietro: il contesto ideologico e sociale Il progetto Lebensborn si colloca in un contesto sociosocio-ideologico caratterizzato da: discriminazione della donna; politica demografica aggressiva: la potenza di uno Stato sta nel numero dei suoi uomini e dunque il mettere al mondo dei figli è una questione di interesse pubblico; eugenetica e creazione di una super razza: le SS come l’élite del regime. 3 Ruolo della donna L’uomo va al fronte, la donna “combatte la sua battaglia per la nazione con ogni figlio che mette al mondo”. Hitler, Hitler, Congresso di Norimberga del 1935 “… il suo [della donna] compito meraviglioso consiste nel donare figli al popolo e alla nazione”. Goebbels, Goebbels, Ministro della Propaganda Küche, Kinder, Kirche: cucina, bambino, chiesa – le tre k con cui il conservatorismo tedesco sigilla la condizione della donna, che peggiora ulteriormente nel Terzo Reich. Il nazismo è fortemente misogino: la donna è il secondo sesso della prima razza e il suo compito è di essere madre e moglie; ogni donna tedesca avrebbe dovuto mettere al mondo almeno 4 figli entro i 35 anni. Politica discriminatoria produce effetti immediati: ad es. nel 1931 le donne tedesche immatricolate all’università erano 19.400; nel 1934 erano scese a 9.700; al Congresso di Norimberga sono 900 le ragazze invitate, mentre i giovani sono 100 mila. 4 La politica demografica Tra le due guerre, la Germania presenta uno dei più bassi tassi di natalità in Europa; per incrementare la natalità si punta dunque su: prestiti matrimoniali; riduzioni d’imposta; assegni statali per i figli a carico; associazioni assistenziali per la madre e il fanciullo, la più importante della quali era l’NSV – National Sozialistiche Volkswohlfahrt, Volkswohlfahrt, Associazione nazionalsocialista per il benessere del popolo, che spesso fu in concorrenza con il Lebensborn. Lebensborn. 5 Tutti i sussidi economici erano versati al padre e non alla madre ed ovviamente furono esclusi genitori e figli ritenuti eugeneticamente o etnicamente non idonei. Sempre al fine di incrementare la razza germanica, si parlò anche di inseminazione artificiale (fino ad allora sperimentata da Americani e Russi nell’allevamento animale): questo era il progetto del dottor Leonardo Conti, Ministro della Sanità del Reich, Reich, anche perché l’inseminazione artificiale avrebbe eliminato “il complesso psicologico dell’esperienza sessuale”. Contrario all’inseminazione artificiale era invece Himmler, Himmler, perché essa avrebbe causato un pericoloso impoverimento del materiale genetico. L’eugenetica L’altra faccia di tale politica demografica è un feroce antinatalismo eugenetico. Hitler, Hitler, nel Mein Kampf, Kampf, aveva sostenuto a chiare lettere che “chi non è sano e degno di corpo e di spirito non ha il diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino”. 14 luglio 1933: “Legge sulla prevenzione delle tare ereditarie”: ereditarie”: chi soffre di tare ereditarie può essere sterilizzato. Questa legge aprì l’offensiva contro i disabili e fu la pietra angolare per la legislazione eugenetica e razziale del regime: in un decennio si ebbe la sterilizzazione coatta di circa 400.000 tedeschi; dal 1935 l’aborto eugenetico è consentito fino al 6° mese di gravidanza e negli anni successivi ne vengono praticati circa 30.000 (l’aborto è invece severamente punito negli altri casi: dal 1943 addirittura con la pena di morte). 6 Le SS: l’élite del regime Dal 1929 il Reichfü Reichführer delle SS (Schutzstaffel (Schutzstaffel,, Corpi di Protezione) è Einrich Himmler, Himmler, il quale concepisce tale corpo come un “centro di irradiazione delle razza pura” pura”. Per entrare nelle SS c’ c’era una selezione severissima: certificato sanitario di tutti i membri della famiglia; albero genealogico risalente al 1650; colloquio con una commissione e test psicologici. 7 31 dicembre 1931: “Ordine sul matrimonio” matrimonio”: ogni membro delle SS che intenda sposarsi deve ottenere da Himmler il certificato di matrimonio, attestante l’l’appartenenza dei futuri coniugi alla “pura razza nordica” nordica”: è l’atto originario della politica eugenetica delle SS. I dati razziali di tutti i membri delle SS erano contenuti nel Sippenbuch (libro dei clan), che ribadiva la separatezza e la presunta eccezionalità eccezionalità degli uomini che ne facevano parte. Per Himmler la purezza razziale è una vera ossessione ed egli mira a formare un nucleo sempre più più ampio di SS che dovrà dovrà colonizzare i territori occupati dalla Germania, tanto che prevede di introdurre tra gli adepti la poligamia, in modo appunto da aumentare il numero di “uomini perfetti” perfetti”: ogni ogni SS doveva essere sposato entro i 26 anni; aver fatto almeno due figli entro i 30 e “donare” a Hitler un minimo di 4 figli. 28 ottobre 1939: Himmler invita le SS a concepire figli prima di andare a combattere: “oggi per le donne e le ragazze di puro sangue tedesco diventerà una nobile missione il chiedere ai soldati in partenza per il fronte, siano esse sposate o no, di renderle madri”. Lebensborn, uno strumento di politica razziale 12 dicembre 1935: il Lebensborn eingetragener Verein (Società Registrata “Fonte di Vita”) è fondato a Berlino da 10 Führernhrern-SS, SS, rimasti anonimi, su iniziativa dell’Ufficio centrale per la razza e il popolamento (RuSHA (RuSHA SSSS-RasseRasseund Siedlungshauptamt, Siedlungshauptamt, costituito alla fine del 1931 e guidato inizialmente dall'SS dall'SS--Obergruppenführer Richard Walther Darré, Darré, era l'ufficio delle SS incaricato di controllare la purezza ideologica e razziale di tutti i membri delle SS): SS): era quindi posto sotto l’amministrazione diretta delle SS. 1936: a Steinhö Steinhöring (Baviera) viene aperta la prima clinica, clinica, che, diretta dal dottor Gregor Ebner, Ebner, tra l’altro amico e medico personale di Himmler, Himmler, sarà la casa madre. 8 1° gennaio 1938: Lebensborn passa sotto la tutela dello Stato Maggiore SS, quindi sotto la diretta autorità di Himmler, Himmler, con il nome di Ufficio “L”: la sede centrale fu spostata a Monaco (in via HerzogHerzog-Max Strasse, Strasse, 33-7) e qui sarà anche conservato l’anagrafe del Lebensborn, Lebensborn, che così costituiva uno Stato nello Stato, anche perché i bambini abbandonati dalle madri erano di “proprietà” dell’istituzione Materialmente era dunque costituito da un ufficio centrale, posto a Monaco, che amministrava una serie di cliniche e di asili sparsi per tutta la Germania (e, in seguito, anche in parte dei territori occupati), creati per garantire alle donne di “buona razza”, razza”, sposate o no, che attendessero un figlio da un SS, da un membro della Polizia o della Wehrmacht tedesche, le migliori condizioni per partorire, partorire, al fine di diminuire la mortalità infantile, il numero degli aborti o di bambini nati malformati o malati e incrementare il numero dei nati di “razza”. Il Lebensborn fu dunque un organismo delle SS che agì a sostegno dell’ideologia della razza e pertanto costituì il volto razziale della politica demografica di assistenza alla maternità. maternità. Si delineò infatti subito come un progetto di selezione razziale (eugenetica); nel suo nome era del resto già implicito il suo principale obiettivo: infondere nuova linfa nella razza ariana, elevando il grado di “purezza” e “nordicità” nordicità” (Aufnordung (Aufnordung)) del popolo tedesco e aumentando il numero di tedeschi di “pura razza ariana” destinati a dominare il mondo: Himmler pensava di avere in Germania, entro il 1980, 120 milioni di uomini nordici. 9 I centri Lebensborn, Lebensborn, anche per tutelare le ragazze madri, erano protetti dall’esterno, situati spesso in zone di campagna: questo contesto di segretezza (ad es. era tenuto segreto il nome della famiglia se il bambino veniva adottato) alimentò presto pettegolezzi e dicerie e le cliniche furono descritte di volta in volta come “bordelli di lusso”, “stazioni di monta umane”, luoghi per la “procreazione forzata”. Nessuna donna, in verità, fu mai portata nei centri Lebenborn per accoppiarsi a fini riproduttivi, ma le gravidanze dovute a una breve o lunga relazione extraconiugale tra donne ariane e tedeschi, lungi dall’essere censurate, erano incoraggiate e si mirava addirittura a cambiare la concezione negativa che la gente comune aveva delle ragazze madri. 10 Non si trattò, dunque, come sostennero alcuni studiosi degli anni Sessanta e Settanta, di luoghi di procreazione organizzata, con cavie volontarie pronte a dare un figlio al Führer per la creazione di una supersuper-razza, ma di centri per l’assistenza alle ragazze madri ariane, in Germania e nei territori occupati. Non fu però un’associazione animata da intenti caritativi o fini sociali (come a conclusione del conflitto tentarono di presentarla i principali responsabili), in quanto non erano accettate tutte le future madri bisognose di aiuto, ma vi era una rigida selezione: selezione: il 50% delle madri che chiedevano aiuto alle cliniche venivano infatti respinte perché non razzialmente idonee; delle ragazze si valutava il “sangue” (genitori, nonni, antenati), la costituzione fisica e la salute, gli ideali, la fedeltà e la devozione al Führer. hrer. L’organizzazione inoltre fu coinvolta nel rapimento, nei territori occupati, di bambini considerati “ariani” e nella loro “germanizzazione “germanizzazione”” in modo da incrementare al massimo la popolazione di “pura razza ariana”. Tre obiettivi Ricapitolando, la politica razziale del Lebensborn si articola in tre obiettivi: Incrementare il numero dei nati di “buona razza”, aiutando le donne incinte, sposate o no, ma solo se di pura razza, mediante centri, cliniche, sostegno economico; Potenziare il “tasso di nordicità” nordicità” del popolo tedesco, favorendo le unioni tra donne nordiche e soldati tedeschi e facendosi carico dei bambini nati da queste relazioni; Cercare fuori dalle frontiere del Reich i fanciulli che presentavano tutti i caratteri del fenotipo nordico, condurli in terra tedesca e “germanizzarli ”: fu così che a “germanizzarli”: partire dal 1940 fu organizzata una vasta impresa di trafugamento di bambini. 11 I principali responsabili Heinrich Himmler, Himmler, Reichfü Reichführer delle SS Max Solmann, Solmann, amministratore capo del Lebensborn Gregor Ebner, Ebner, medico capo del Lebensborn Inge Viermetz, Viermetz, già a capo della BDM, Bund Deutsche Mädel (Lega delle giovani tedesche), si è occupata delle cliniche nell’Europa occupata e dell’adozione dei bambini rapiti Günther Tesch, Tesch, dirige la sezione giuridica del Lebensborn; Lebensborn; crea certificati di nascita e attribuisce nuovi nomi ai bambini rapiti Ulrich Greifelt: Greifelt: capo dell'Ufficio Centrale del Commissario del Reich per il rafforzamento della germanicità (RKFDV, Reichskommissar für die Festigung deutschen Volkstums); Volkstums); emana l’ordine di individuare il “buon sangue” su tutto il territorio polacco. Strutture ufficiali: 6 centri in Germania già prima dello scoppio della guerra, con 263 letti per le donne e 487 per i bambini (almeno altri 4 centri saranno aperti durante il conflitto), 2 in Austria e, dopo l’occupazione, 9 in Norvegia, 1 in Francia, 1 in Belgio, 1 in Olanda e 1 in Lussemburgo. Nei 9 anni di attività (1936(1936-1945), i Lebensborn accolsero circa 20 mila bambini; in base ad altre stime sarebbero nati nelle cliniche Lebensborn circa 12 mila bambini, la metà dei quali illegittimi; altri storici abbassano il numero a 77-8 mila; mentre altri ancora parlano di 90.000 “figli” di Hitler: Hitler: molti di loro vennero dati in adozione a famiglie di provata fede nazista, altri furono fatti crescere nei centri fino alla fine della guerra e poi finirono in orfanotrofi o in affido. Diverse migliaia i bambini trafugati dai nazisti in Polonia e in altre regioni dell’Europa orientale: solo un decimo circa, finita la guerra, tornerà a casa; molti resteranno in Germania presso le loro famiglie adottive o negli orfanotrofi; di molti altri si perderà ogni traccia. 12 Le principali cliniche Lebensborn in Germania “Hochland” Hochland” a Steinhö Steinhöring “Harz” Harz” a Wernigerode “Kurmark” Kurmark” a Klosterheide presso Berlino “Friesland” Friesland” a Hohehorst presso Brema “Pommern” Pommern” a Bad Polzin (Nord(Nord-Est della Germania, oggi Polonia) “Schwarzwald” Schwarzwald” a Nordrach (nel Baden) “Taunus” Taunus” nel Wiesbaden Lebensbornheim in Steinhöring/Oberbayern Distintivo dell’organizzazione Lebensborn Cartolina postale del Lebensborn-Heim "Hochland“ di Steinhöring La casa Lebensborn di Wernigerode 13 Dottore, curatrice e bambini nel centro di Wernigerode, Wernigerode, circa 19431943-5 Un interno di un centro Lebensborn Bambini Lebensborn in una maternità bavarese nel 1945. Una passeggiata con i bambini di una casa Lebensborn 14 Locandine e scene dal film Divisione Lebensborn di Werner Klingler (1961) con Maria Perschy, Renate Küster, Birgitt Bergen e Elke Eichwede Locandina e scena del film Der Lebensborn di Mislan Cieslar del 2000 15 Chi lo finanzia? L’organizzazione è finanziata dall’NSV, tramite una tassa che tutti gli ufficiali e i dirigenti delle SS erano obbligati a pagare; per le altre SS l’adesione era volontaria; la quota obbligatoria variava a seconda del numero dei figli che ciascun ufficiale aveva (meno figli, più soldi per l’organizzazione): nel 1938 le SS erano 238 mila e solo 8 mila aderivano al Lebensborn che contava nel complesso 13 mila membri. La massima parte dei fondi e delle sedi derivava però dagli immensi beni confiscati agli ebrei, che si trovarono così, loro malgrado, a finanziare la creazione della “pura razza ariana”. I riti Non c’era battesimo, ma un rito, “la consacrazione del nome” (Namensweihe ), con cui il piccolo ariano entrava (Namensweihe), a far parte della comunità del popolo germanico e delle SS: la madre rispondeva alla seguente formula: “Madre tedesca, ti impegni a far crescere tuo figlio nello spirito dell’ideologia nazionalsocialista?”; nazionalsocialista?”; il padrino SS (spesso padrino fu Himmler in persona) alla domanda: “Ti impegni a fare in modo che questo bambino sia educato nel rispetto della concezione della stirpe delle nostre SS?”. SS?”. Il bambino veniva quindi sfiorato con un pugnale delle SS mentre si pronunciava la formula finale: “Con questo ti accolgo nella nostra stirpe e ti assegno il nome di.... Porta questo nome con onore!”. onore!”. Il bambino dunque appena nato diventava a tutti gli effetti un membro delle SS. Tra i nomi spesso venivano assegnati quelli germanici di Siegfried e Brunhilde. Brunhilde. 16 La “consacrazione del nome” di un bambino Lebensborn Cerimonia del nome per un bambino Lebensborn La “consacrazione del nome” di un bambino Lebensborn 17 I “figli” di Hitler I bambini illegittimi partoriti in un Lebensborn erano di “proprietà” dell’istituzione che aveva propri registri di Stato civile, si riservava di decidere se la ragazzaragazza-madre era idonea o no a tenere il bambino e si occupava di dare in adozione quelli abbandonati dalle madri: ai genitori adottivi si garantiva sempre sempre la massima segretezza e tutti i documenti, notizie, atti relativi relativi al parto venivano cancellati; era mantenuto segreto anche il nome della famiglia adottiva che veniva selezionata rigidamente: si cercava infatti di affidare questi “prodotti” della supersuper-razza a famiglie benestanti o ricche, appartenenti ai gradi più alti delle delle SS, del Partito, della Polizia, della Wehrmacht, Wehrmacht, o comunque di razza pura e di certa fede nazista. I bambini che nei Lebensborn nascevano malformati fisicamente o con deficienze mentali o con alcune malattie (sordità, sindrome sindrome di down, labbro leporino, gozzo…) gozzo…) venivano eliminati, spesso dopo essere usati per esperimenti medici; anche i genitori adottivi di bambini che crescendo presentavano tare fisiche o caratteriali, non avendo ricevuto “merce di prima qualità”, potevano rimandarli indietro al centro Lebensborn, Lebensborn, e sostituirli con altri. Il Lebensborn si diffonde in Europa I risultati del Lebensborn furono però deludenti (si valuta che nei Lebensborn aperti in Germania non partorirono più di 2000 donne), nonostante il costante impegno di Himmler, Himmler, anche durante la guerra: il 15 agosto 1942, con l’“Ordine agli ultimi figli”, ritira dal fronte tutti gli ultimogeniti, dando loro il compito di generare bambini di sangue ariano, in modo che le loro famiglie non si estinguano. La vastità dei territori occupati imponeva di poter contare su una una nuova e ampia generazione di tedeschi, ma le relazioni tra soldati tedeschi e donne dei paesi occupati in generale erano viste di buon occhio solo se la madre poteva essere considerata di “razza di valore” (sì se norvegese, danese, svedese, olandese; no se slava): così dalle sentenze della corte marziale sappiamo che il giudizio nei confronti di stupro compiuto da soldati tedeschi era inversamente proporzionale al valore razziale della donne: le pene erano lievi nei territori dell’Europa dell’Europa orientale, severe nei paesi del Nord, dove il Lebensborn allarga le sue attività con sezioni in Norvegia, dove ebbe un insperato successo, Svezia, Danimarca, Olanda, Belgio e Francia. 18 I principali centri in Europa Austria: Austria: “Wienerwald” Wienerwald” (operante già già dal ’38) presso Vienna; “Alpenland” Alpenland” a Gmuden (dal settembre 1943) Norvegia: Norvegia: 9 centri, tra cui a Oslo (aperto già già nella primavera del 1941), Tronheim, Klekken, Stalheim Olanda: Olanda: “Gelderland” Gelderland”, presso Nimega (strettamente riservato alle ragazze madri incinte da un SS) Belgio: Belgio: “Ardenne” Ardenne” a Wé Wégimont presso Liegi (inaugurato a inizio ’43 da Viermetz) Lussemburgo: Lussemburgo: “Moselland” Moselland” a Bofferding (aperto nell’ nell’estate 1943accolse soprattutto bambini polacchi rapiti) Francia: Francia: Lamorlaye presso Chantilly (a nord di Parigi, detto anche “Westland” Westland” o “Westweld” Westweld”); inaugurato il 6 febbraio 1944, in realtà realtà in funzione dal 1943 (centro esclusivo: i padri appartengono alla SS SS e alla Sipo; Sipo; le ragazze provengono da Norvegia, Olanda, Belgio, Francia) Durante la guerra comunque centinaia di bambini norvegesi, belgi, danesi, olandesi finirono in Germania (ad esempio nei centri di KohrenKohren-Salis, Salis, presso Lipsia, di Hohehorst, Hohehorst, presso Brema, a Kalish nel Warthegau). Warthegau). Con la progressiva avanzata degli alleati poi i centri Lebensborn vennero progressivamente evacuati e i bambini furono trasferiti in massa in Germania (l’ (l’ultimo ad essere abbandonato fu il centrocentro-madre di Steinhö Steinhöring in Baviera), spesso senza le madri. I responsabili infine prima dell’ dell’arrivo degli alleati distrussero la stragrande maggioranza dei registri di Stato civile, che pure erano stati minuziosamente compilati: sparirono dunque le carte che legavano i bambini alle loro famiglie di origine e ai loro genitori biologici. Così molti finirono in orfanotrofi o cliniche per disadattati; alcuni furono adottati; pochissimi riuscirono a ricostruire le proprie vere origini. 19 Il Lebensborn nell’Est Europa: il rapimento dei bambini “Io ho veramente l’l’intenzione di cercare questo sangue germanico in tutto il mondo, di sottrarlo, di rubarlo dove potrò. Himmler, Himmler, discorso dell’ dell’ 8 novembre 1938 agli SSSS-Führern della divisione Deutschland “Io penso che sia giusto e opportuno impadronirsi di bambini piccoli di famiglie polacche razzialmente desiderabili allo scopo di educarli in particolari nidi d’ d’infanzia e case per bambini” bambini”. Circolare di Himmler del 14 giugno 1941 “Da quei popoli [russi, polacchi, cechi], noi prenderemo tutto ciò che è di sangue buono, rapiremo perfino i loro bambini, per allevarli in casa nostra” nostra”. Himmler, Himmler, discorso del 4 ottobre 1943, a Poznan, Poznan, ai responsabili dei servizi impegnati nel rapimento dei bambini Misurazione antropometrica di un bambino polacco. In Europa, soprattutto nell’ nell’Est, il Lebensborn non ebbe solo una funzione ideologicamente condannabile, ma si macchiò di veri e propri crimini, come il rapimento di bambini: soprattutto in Polonia, ma anche in Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Romania. La sola Polonia, nel dopoguerra, ha parlato di 250.000 bambini polacchi rapiti (il 15% della popolazione infantile): di essi solo il 1515-20% avrebbe fatto ritorno alle famiglie d’origine; gli studiosi oggi più prudentemente parlano di alcune migliaia di piccoli rapiti. I bambini venivano presi dagli orfanotrofi, da famiglie che li avevano in affido, dalle famiglie naturali, deportate o uccise, ma ci furono vere e proprie razzie anche di bambini con genitori viventi, fatti poi passare per “trovatelli” privi di documenti. Si organizzarono infatti dei veri e propri Kommandos di selezionatori e rapitori, costituiti da “esperti” esperti” razziali, dai fisionomisti della Sipo (Sicherheitspolizei, Sicherheitspolizei, Polizia di Sicurezza) e dalle famigerate braune Schwester (sorelle brune, dal colore marrone dell’uniforme, versione femminile della divisa delle SS). 20 Il rapimento di un bambino ed il vano tentativo della madre di resistere ai militari tedeschi. Documento attestante il trasferimento di un bambino polacco, rapito nell'ambito del progetto Lebensborn, in un ospedale psichiatrico presso Berlino, dove verrà successivamente eliminato in quanto giudicato "razzialmente inutile". I piccoli “razzialmente “razzialmente validi” rapiti nell’Est, in base ad una superficiale valutazione ad occhio dei “fisionomisti” del regime, regime, vengono rinchiusi in centri di raccolta ed esaminati attentamente; attentamente; i Lebensborn si occupano solo dei “bambini di eccezionale valore razziale; l’NSV, con la sua enorme rete di Kindergarten (asili), di quelli comunque razzialmente idonei, mentre quelli considerati “inferiori” vengono semplicemente lasciati morire. Vengono inoltre selezionati in base all’età: se di età compresa tra i due e i sei anni se ne fa carico direttamente il Lebensborn per l’adozione (di ciò si occupa Inge Viermetz). Viermetz). se tra i sei e i dodici anni, sono per lo più sistemati presso scuole scuole di Stato per la rapida “germanizzazione “germanizzazione”” (Eindeutschung (Eindeutschung)) in vista di una futura eventuale adozione. Soprattutto su questi ultimi bambini è subito intrapresa una forte forte azione psicologica: si spiega che i genitori sono morti indegnamente (di alcolismo o uccisi da banditi), per inculcare loro un complesso di inferiorità e di riconoscenza verso i tedeschi tedeschi che li hanno accolti delle loro scuole; devono dimenticare il loro loro nome e la lingua materna, imparare il tedesco e l’ideologia nazista. 21 Il caso Norvegia “Sarebbe altamente auspicabile, per il nostro allevamento di bambini, trapiantare in Germania donne norvegesi razzialmente e politicamente valide”. (Lettera di Ebner a Himmler del settembre 1940) “Le SS per una grande Germania, con la spada e con la culla”. (Wilhelm Rediess, Rediess, capo della Polizia e delle SS dell’Alto Commissariato del Reich per la Norvegia) Norvegia, Svezia e Danimarca erano il paradiso razziale per le SS: il “tasso di nordicità”, nordicità”, la “purezza razziale” erano perfino superiori rispetto a molte zone della Germania. Si crearono quindi tutte le condizioni favorevoli per far nascere piccoli germanici, secondo un disegno preciso: si cercarono di instaurare rapporti cordiali con la popolazione del paese, e già nell’aprile 1940, fra le truppe di occupazione, si lanciò un’enorme campagna per la procreazione; si aprirono numerose (9) cliniche di maternità per i bambini di padre tedesco e in cinque anni circa nacquero almeno 8000 bambini (di cui 6 mila nei centri Lebensborn) Lebensborn) da donne norvegesi e soldati tedeschi, per lo più abbandonati dalla madri e dati in adozione a famiglie tedesche. 22 Dopo la guerra inizialmente la Norvegia rifiutò questi figli della guerra, e tentò di non accogliere quelli finiti in Germania, considerandoli “figli dei tedeschi”, progettando addirittura di deportarli (in Australia, in Svezia: la più famosa dei Lebensborn Kinder è AnniAnni-Frid Lyngstad, Lyngstad, una dei cantanti degli Abba che appunto si rifugiò in Svezia con la madre e la nonna). Si valutò anche di sottoporre madri e figli a test psichiatrici, e comunque si ritennero questi bambini come “deboli di mente”, pericolosi, devianti. Caduti questi vergognosi progetti, i deutsche kinder rimasti in Norvegia vennero comunque discriminati in modo feroce. Destinati da Hitler al dominio del mondo, divennero invece, con la sconfitta della Germania, un capro espiatorio a cui far pagare i crimini e le angherie dei tedeschi. Il popolo norvegese vide nei bimbi Lebensborn soltanto caratteristiche ereditarie e li indicò come i figli delle SS, quindi potenzialmente pericolosi e disumani. Molti oggi raccontano storie di trattamenti crudeli subiti senza capire le motivazioni di tanto odio. La Norvegia comunque insabbiò il problema per tanti anni, costringendo i figli della guerra a sopportare una serie di ingiustizie e di maltrattamenti. Alcuni di essi furono rinchiusi in orfanotrofi e in istituti psichiatrici, altri, pur essendo stati affidati alle madri o a parenti, furono ugualmente discriminati in vario modo. A scuola o sul posto di lavoro, subirono violenze fisiche e psicologiche, tanto che di recente un gruppo di essi ha citato in giudizio il governo norvegese per la politica discriminatoria da esso attuata nel dopoguerra. 23 Il Processo di Norimberga A Norimberga non si tenne un processo distinto per il Lebensborn, Lebensborn, ma il 10 ottobre 1947 si aprì il processo (che durò fino al marzo marzo 1948) contro il RSuHA (Ufficio centrale della razza e del popolamento): la stampa vi diede scarso rilievo e il Lebensborn non fu condannato in quanto istituzione; solo la dirigenza finì sul banco degli imputati e fu condannata a pene detentive minime, ma esclusivamente per appartenenza a un’organizzazione criminale, le le SS, non per le attività svolte nel Lebensborn: Lebensborn: Ulrich Greifelt: Greifelt: ergastolo (morì nel carcere di Landsberg il 6 febbraio 1949) Max Sollmann: Sollmann: 2 anni Gregor Ebner: Ebner: 2 anni Günther Tesch : 2 anni Inge Viermetz: Viermetz: assolta Anche il cosiddetto Processo di Monaco del 1950 (del tribunale di di denazificazione) denazificazione) si concluse con 6 assoluzioni su 8 imputati e con due condanne assai miti. Dopo la guerra: il destino delle donne e dei figli dei tedeschi Le guerre hanno effetti contradditori sui rapporti tra i sessi: da una parte si possono ribaltare pregiudizi tradizionali: le donne donne occupano posti di lavoro lasciati vacanti dagli uomini impegnati al fronte; dall’altra si inaspriscono le differenze e ci si irrigidisce nei confronti della morale sessuale femminile: dalle donne ci si aspetta che si prendano prendano cura del focolare e che rimangano fedeli ai mariti e ai fidanzati fidanzati assenti. Il corpo femminile diventa dunque un altro fronte di guerra, la sessualità femminile assume un significato prioritario: non è solo una questione questione di decenza e virtù, ma anche di onore nazionale e di sopravvivenza: la possibilità essere madri è considerata una risorsa nazionale e dunque dunque le relazioni tra donne del luogo e soldati nemici costituiscono una minaccia e la donna che intrattiene tali relazioni è ritenuta colpevole colpevole non solo verso il codice tradizionale di comportamento sessuale, ma anche nei confronti della nazione. I “figli della guerra” quindi furono stigmatizzati due volte: non non solo in quanto “bastardi”, ma anche e soprattutto perché “bastardi tedeschi”; tedeschi”; la dubbia reputazione delle madri di proiettò sui figli (e sulle figlie, figlie, considerate fin dall’infanzia “disponibili”, tanto cha a volte finirono finirono per essere vittime di abusi sessuali). 24 I “figli della guerra”: la congiura del silenzio Se le cifre dei bambini nati nelle cliniche Lebensborn si aggirano intorno ai 10 mila, molti di più furono i “figli della guerra”, ossia i figli illegittimi di padre tedesco e madre dei territori occupati, tanto tanto che ad esempio per la Francia si ipotizzano oltre 100.000 bambini figli figli di tedeschi, in Danimarca oltre 5.500, in Norvegia oltre 10.000, in Olanda almeno 8.000. Finita la guerra, tramontata l’ideologia del Lebenborn, Lebenborn, rimase solo l’onta, a cui seguirono la negazione e la rimozione; in tutta Europa Europa i bambini nati da relazioni con soldati tedeschi furono dunque circondati da silenzio, imbarazzo, vergogna, senso di colpa e condanna sociale; considerati “gli orfani del disonore”, spesso subirono abusi, rifiuti, abbandono; molti di loro ignorarono per sempre la propria origine: furono per sempre privi di identità. Tutti d’altronde avevano interesse a conservare il silenzio: le autorità per difendere la stabilità della famiglia, escludere ogni ogni forma di rapporto regolare con i nemici di un tempo, proteggere i bambini bambini da vessazioni, nascondere una vergogna nazionale; ma anche le madri stesse avevano ogni vantaggio a tenere nascosta la vera “disonorevole” origine dei propri figli. Bambini Lebensborn in un ospedale psichiatrico nel dopoguerra 25 Sessant’anni dopo migliaia di figli della guerra sono ancora alla ricerca della propria identità Hans-Ullrich Wesch Violetta Wallenborn Incontro a Wernigerode di otto nati nei Lebensborn, novembre 2006 Gisela Heidenreich Werner Thiermann Solo nel 1985 il ministero della Giustizia tedesco ha affermato i diritti dei bambini che vogliono conoscere i genitori biologici e ha aperto l’accesso ai documenti rimasti. Solo negli ultimi anni i bambini Lebensborn hanno trovato la forza di parlare e di rivelare le loro origini e hanno fondato associazioni. Nell’ottobre 2001, oltre 150 “figli della guerra” norvegesi hanno intentato una causa contro lo Stato norvegese per discriminazione, trattamento inumano e degradante e tortura; benché la loro istanza sia stata respinta, hanno comunque ottenuto che lo Stato finanzi un progetto di ricerca per fare luce, dopo decenni di silenzio, sui traumi vissuti dai “bambini tedeschi”; hanno comunque fatto ricorso contro il governo norvegese alla Corte europea per i diritti dell’uomo appunto per violazione dei diritti umani. 26 Una testimonianza Gerd FLEISCHER Nata in un Lebensborn, Lebensborn, da madre norvegese e padre tedesco, un militare delle SS, Gerd ha avuto una infanzia relativamente tranquilla rispetto ai suoi coetanei “war children”; children”; finita l’occupazione Nazista è rimasta con la madre, nel suo villaggio. Poi nacquero i problemi. In seguito alla liberazione della Norvegia e la partenza delle truppe occupanti cominciarono le rappresaglie contro i tedeschi, a cominciare dai “war children”. children”. A scuola Gerd era chiamata “donnaccia tedesca”; non conosceva il significato di quella parola ed era continuamente presa in giro e picchiata. Sua madre si risposò con un patriota norvegese che la odiava; così violenza e bullismo diventarono anche parte della sua vita famigliare. A 13 anni, scappò di casa. Come abbia potuto sopravvivere ancora non si sa. Lei ricorda di essere stata spesso senzatetto, sola e affamata. Le associazioni di solidarietà, pur conoscendo la sua situazione, non fecero nulla per aiutarla. All’età di 17 anni lasciò la Norvegia e non vi tornò per 18 anni. Durante la sua assenza ha fatto molte cose ed esorcizzato molti demoni. Ha rintracciato il suo padre tedesco, che inizialmente ha negato di riconoscere sia lei che la madre. La moglie tedesca di quest’uomo quest’uomo era l’esatta immagine di sua madre; soltanto portando suo padre in tribunale riuscì a farsi riconoscere. Ritornò in Norvegia, riportando con sé due bambini della strada raccolti in Messico, determinata a trovare giustizia per i “war children”. children”. Ora è membro di una organizzazione dei figli dei Lebensborn che accusa il governo norvegese del dopodopoguerra di ostinato rifiuto, permettendo – e attuando spesso – un livello di abusi che ha scioccato la nazione. 27 Bibliografia Marc Hilell - Clarissa Henry, Henry, In nome della razza, razza, Milano, Sperling and Kupfer, 1976 G. Lilienthal, Lilienthal, Der “Lebenborn e. V.”. Ein Instrument nationalsozialisticher Rassenpolitik, Rassenpolitik, Stuttgard, Fischer, 1985 Lidia Rolfi - Bruno Maida, Il futuro spezzato. I nazisti contro i bambini, bambini, Firenze, Giuntina, Giuntina, 1997 Gisela Heidenreich, , In nome della razza ariana. Il viaggio Heidenreich di una donna alla ricerca della propria identità, identità, Milano, baldini Castoldi dalai, dalai, 2004 (ed. originale Das endlose Jahr, Jahr, L'anno infinito, infinito, ed. Scherz Verlag) Verlag) K. Ericson - E Simonsen (a cura di), I “figli” di Hitler. Hitler. La selezione della “razza ariana”, i figli degli invasori tedeschi nei territori occupati, Milano, Boroli Editore, 2007 Documentari Lebensborn, Enfants de la honte, reportage di Chantal Lasbats (1994), mandato in onda dalla trasmissione di Rai Tre La grande storia in prima serata, nell’ambito della puntata In nome della razza (1998) di D. Ghezzi e L. Bizzarri Gli infami di Oslo, reportage di Frediano Finucci, mandato in onda dalla trasmissione di La7 Effetto Reale il 21 marzo 2005 28 Filmografia Divisione Lebensborn (RFT, 1961) di Werner Klingler La stirpe del sangue (USA,1985) di Joseph Sargent Lebensborn (Usa, 1997) 1997) di David Stephens Lebensborn – Spring Of life (Cecoslovacchia, 2000) Milan Cieslar IL RAZZISMO SCIENTIFICO L’ideologia razzista del nazismo e del fascismo sono il prodotto di un cambiamento culturale avvenuto a partire già dalla seconda metà dell’Ottocento con la nascita del razzismo scientifico. Con il darwinismo e con lo sviluppo di discipline pseudopseudo-scientifiche quali l’antropologia criminale, la craniometria, la misurazione dell’intelligenza, nasce il “razzismo scientifico”. Il movimento eugenetico fa il suo ingresso nella cultura europea (seconda metà del XIX secolo). 29 Contro i “diversi”: il progetto eutanasia o progetto T4 DUE “TIPI” DI DIVERSI: 1. I diversi pericolosi per la salute della razza: appartenenti alle “razze inferiori” (ebrei, zingari, slavi, meticci, neri, tedeschi con “tare” fisiche e psichiche) 2. I diversi pericolosi per lo stato nazista: oppositori politici (politici (politici,, sindacalisti, religiosi) IL MOVIMENTO EUGENETICO Il termine eugenetica deriva dal greco Eu (“buono”) e Genos (“razza, specie”). Viene proposto per la prima volta da Francis Galton (1822(1822-1911), psicologo inglese, che la definisce come lo studio dei fattori sotto controllo sociale che possono migliorare o peggiorare la qualità razziale delle generazioni future sia dal lato fisico che dal lato lato mentale. Galton accoglie i principi del darwinismo L’eugenetica diventa una nuova dottrina scientifica e sociale poiché poiché l’attenzione delle scienze mediche si è spostata dal singolo individuo individuo ai grandi gruppi sociali, dalla cura degli effetti della malattia malattia alla causa scatenante, dalla terapia alla prevenzione. Il medico non ha più solo il compito di guarire il malato, ma anche quello di salvaguardare la salute della società e di garantirne possibilmente possibilmente il suo miglioramento “razziale”. L’eugenetica è la scienza “delle buone nascite”: all’eugenista, spetta il duro compito di individuare e diagnosticare i fattori ed i caratteri caratteri degenerativi, promuovendo la riproduzione di caratteri e fattori ereditari non degenerati, per conservare e migliorare il patrimonio patrimonio biologico della specie umana. 30 IL SUCCESSO DELL’EUGENETICA E’ negli Stati Uniti, in Inghilterra e, in seguito, in Germania che il movimento eugenetico gode di particolare fortuna e popolarità a partire dagli ultimi anni del XIX secolo. Negli Stati Uniti, come in altri paesi, l’eugenetica lavorerà nella direzione della “razzizzazione “razzizzazione”” delle classi povere ed emarginate, affermando che la marginalità sociale corrisponde alla inferiorità razziale. In particolare l’eugenetica si attiverà su due precisi campi d’azione: la sterilizzazione degli individui “deboli di mente” o minorati da caratteristiche ritenute geneticamente ereditabili; l’emanazione di norme legislative atte a limitare e regolamentare i flussi migratori, per mantenere razzialmente “puro” il ceppo autoctono basando tale restrizione sulla somministrazione dei test di intelligenza. Il progetto eutanasia: l’eliminazione delle vite indegne d’essere vissute 1920: viene pubblicato un libro dal titolo L'autorizzazione all'eliminazione delle vite non più degne di essere vissute; gli autori Alfred Hoche (1865-1943), psichiatra e specialista in neuropatologia dell’Università di Friburgo, e Karl Binding (1841-1920), giurista, sviluppano il concetto di "eutanasia sociale": il malato incurabile è da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali fisiche ma anche di “sofferenze” sociali ed economiche. 31 La legislazione nazista 14 luglio 1933: legge per prevenzione delle malattie ereditarie e per la tutela e l’igiene della razza (premessa al programma eutanasia). 25 luglio 1933: “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie”: di fatto autorizza la sterilizzazione obbligatoria di individui ritenuti portatori di malattie o “tare” ereditarie (oltre 400.000 sterilizzazioni). 18 aprile 1935: “Legge sulla salute nel matrimonio”, che vieta espressamente l’unione matrimoniale con una persona che soffre di disturbo mentale in modo che il matrimonio sembri indesiderabile per la comunità. comunità. 26 giugno 1935: emendamento che istituisce l’aborto eugenetico fino al sesto mese di gravidanza per le donne con malattie ereditarie. 8 ottobre 1935: “Legge per la salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco”: con essa si autorizza l’aborto nel caso in cui uno dei genitori sia affetto da malattie ereditarie Censimento dei portatori di handicap, dei malati ricoverati negli istituti psichiatrici, in strutture sanitarie private, presso le famiglie Propaganda destinata a convincere il popolo tedesco della giustezza della sterilizzazione e dell’eutanasia: film, grandi mostre, articoli di giornale, vengono diffusi capillarmente ed i malati vengono costantemente rappresentati come figure grottesche, mostruose, in contrapposizione con l’armonioso corpo di un ariano in perfetta salute. 18 agosto 1939: il Ministero dell’Interno tedesco emana un decreto per l’obbligo di dichiarazione di neonati deformi: deformi: l’obbligo, cioè, del censimento dei bambini, fino a tre anni, affetti da disturbi fisici e mentali. 1° settembre 1939: Hitler, Hitler, con un suo scritto, ordina, di fatto, l’inizio del Programma eutanasia 32 Il Reichsleiter Bouhler e il dottor Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da Loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l’umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia. malattia. F.to Adolf Hitler IL PROGETTO EUTANASIA O PROGETTO T4 Inizia lo sterminio di uomini, donne e bambini negli 8 centri per l’eutanasia, tra cui: Hadamar, Hadamar, Bernburg, Bernburg, Sonnenstein, Hartheim, Brandenburg. Brandenburg. In tutto saranno 7070-100.000 i tedeschi uccisi nell’ambito del progetto T4 Nelle foto i centri eutanasia di Hadamar ed Harteim. 33 IL PROGETTO EUTANASIA O PROGETTO T4 Dai cadaveri delle vittime sono stati prelevati i cervelli, soprattutto dei bambini e degli adolescenti, che, selezionati, sono stati inviati al rinomato “Kaiser Wilhelm Institut”, Institut”, una delle istituzioni mediche internazionali più famose in Europa e in America. Il direttore, Julius Hallervorden, Hallervorden, ha collezionato, per i suoi studi, oltre 600 cervelli, utilizzati, a vario titolo ma sempre sempre per ricerche “scientifiche”, fino al 1990. Nell’immediato dopoguerra, durante uno dei processi ai responsabili dei crimini nazisti, il dottor Hallervorden ha affermato: “Venni “Venni a sapere ciò che essi stavano facendo e così dissi loro che se stavano uccidendo tutta quella gente almeno ne prelevassero i cervelli, in modo da poterli studiare ed esaminare. Mi chiesero quanti ne potevo esaminare e risposi: un numero illimitato… Più ce n’è meglio è… C’era materiale meraviglioso in quei cervelli, bellissimi difetti mentali, malformazioni e malattie infantili. Naturalmente accettai questi cervelli. Da dove venissero e come arrivassero a me non era affar mio”. 34