capitolo 17 - droghe per l`insufficienza venosa e la microcircolazione

CAPITOLO 17 - DROGHE PER L’INSUFFICIENZA VENOSA E LA MICROCIRCOLAZIONE
INSUFFICIENZA VENOSA - DEFINIZIONE
L’insufficienza venosa è un disturbo molto comune con incidenza del 10-15% negli uomini e del 20-25% nelle
donne. Questa patologia rappresenta dal punto di vista circolatorio una condizione, a seguito della quale le “vene” non
garantiscono più il completo ritorno del flusso sanguigno dagli organi periferici al cuore, per cui il sangue ristagna nei
tessuti o nelle cavità sottocutanee, formando edemi facilmente evidenziabili in corrispondenza dei capillari, che
assumono una colorazione bluastra sempre più diffusa con il progredire della patologia. L’insufficienza venosa si
manifesta prevalentemente nelle estremità degli arti inferiori o in quelle parti del corpo sottoposte a stati di
compressione prolungata. L’insufficienza venosa è generalmente caratterizzata da una serie di sintomi che variano
come intensità, dal semplice gonfiore, a senso di tensione, a pesantezza delle gambe, a crampi specialmente notturni,
fino a manifestare edemi da stasi, che si diffondono progressivamente lungo la superficie dell’articolazione.
L’insufficienza venosa non rappresenta quindi solamente un problema estetico, questo disturbo se trascurato o non
adeguatamente trattato degenera in una patologia dolorosa con rischio di complicazioni circolatorie, che si
manifestano in fase acuta o cronica sotto forma di flebiti, trombosi e ulcerazioni, le quali richiedono lunghe terapie a
livello farmacologico, ricoveri ospedalieri con interventi chirurgici di varia complessità.
Una delle più comuni manifestazioni dell’insufficienza venosa è costituita dalle “vene varicose” o “varici” che si
presentano come vene superficiali, dilatate, dal decorso tortuoso, inizialmente localizzate all’interno di un’area
specifica e, progressivamente, sempre più diffuse sulla parte superficiale dell’articolazione fino a interessare i vasi
profondi con una progressiva alterazione dei valori del flusso venoso, a cui conseguono complicazioni circolatorie
molto serie, di varia complessità, le quali, se non adeguatamente trattate, compromettono le funzioni vitali
dell’organismo.
TERAPIE BASATE SULL’UTILIZZO DI FARMACI
I casi d’insufficienza venosa più grave sono attualmente trattati con la somministrazione per via orale o
sottocutanea di “farmaci anticoagulanti”, i quali sostanzialmente “agiscono in maniera selettiva sugli elementi
responsabili del processo di coagulazione sanguigna”, provocando una riduzione della sua viscosità, una maggiore
fluidità ed un conseguente miglioramento delle condizioni di circolazione sanguigna all’interno dei vasi venosi.
In base ai diversi meccanismi di azione anticoagulante i gruppi di farmaci attualmente più utilizzati sono suddivisi in:
1) “inibitori indiretti della Trombina” costituiti da farmaci a base di “Eparina”, i quali rappresentano il gruppo di
medicamenti più vecchio e collaudato dal punto di vista terapeutico, per cui questo gruppo di farmaci è quello,
attualmente, più utilizzato e conosciuto;
2) “inibitori diretti della Trombina”, farmaci a base di “irudina, argatroban o melagatran”, costituiti da medicamenti di
più recente impiego terapeutico, con attività superiore a quella dei precedenti ma con effetti collaterali superiori e una
durata d’azione molto più breve, per cui l’utilizzo di questo tipo di farmaci è limitato al solo ambito ospedaliero;
3) “anticoagulanti fibrinolitici”, farmaci a base di “Streptochinasi e Urochinasi”, questi medicamenti sono molto attivi,
per cui essi sono impiegati non solo per insufficienza venosa, ma anche per terapie che interessano la
microcircolazione arteriosa, polmonare o cardiaca;
4) “anticoagulanti cumarinici”, farmaci a base di “Warfarin e Cumarina”, questo gruppo di medicamenti è molto attivo
ed è quello che è utilizzato da lungo tempo, non solo per fludificare la circolazione venosa, ma anche per quella
arteriosa
I casi di insufficienza venosa di minore gravità sono attualmente trattati, per via orale o locale, con la
somministrazione di farmaci, caratterizzati dalle seguenti proprietà in grado di:
- alleviare il disagio e la pesantezza causati da immobilità e da prolungate posizioni erette,
- proteggere e migliorare le condizioni di tenuta e di elasticità delle pareti venose,
- facilitare a livello locale il riassorbimento circolatorio, ostacolato dall’insufficienza venosa,
- favorire la riduzione dei problemi di occlusione o di trombosi venosa superficiale,
- ridurre la fragilità capillare e facilitare la guarigione di ulcerazioni cutanee.
I prodotti medicinali più comunemente usati per la cura di questo tipo di disturbi sono quelli a base di “Eparina e
derivati”, (Hemovasal, Hirudoid, Voltarauma, Fibrase, Prisma, etc.), “Escina e derivati”, (Capillarema, Centellase,
Doxium, Essaven, Reparilexin, etc.), “Favonoidi Capillaroprotettori”, (Arvenum, Daflon, Diosmina, Fleboside, Tegens,
Venoruton, etc.).
TERAPIE A BASE DI PRODOTTI FITOTERAPICI
Le più importanti piante medicinali, più comuni e conosciute, tradizionalmente impiegate, da sole o in
associazione, per “il trattamento dell’insufficienza venosa” sono costituite da: Amamelide, Centella, Ippocastano,
Meliloto, Mirtillo, Rusco, Rutina, Vite rossa, in aggiunta a: Cumarina, Diosmina, Esperidina, Gigkgo, Pino marittimo
francese, Prontocianidina, etc. I prodotti fitoterapici da esse derivati sono utilizzati in particolare per la cura dei
seguenti disturbi:
- “gambe pesanti e/o edema degli arti inferiori”,
- “ridotta fluidità sanguigna con rischio di flebite”,
- “emorroidi e/o stati di fragilità capillare”.
I prodotti fitoterapici sono attualmente disponibili in farmacia,“come parafarmaci”, sotto forma di preparazioni per via
orale e per uso locale; tra i numerosi prodotti presenti quelli più comuni, a titolo esemplificativo, sono costituiti da:
Antistax, Crioven, Diosmina, Proctolyn, Ruscoven, Tegevens, Venoruton, Vitiven, etc.
La figura 17.1 illustra schematicamente la microcircolazione a livello capillarii e i punti di intervento delle diverse
sostanze vegetali utilizzate per la cura dell’insufficienza venosa.
La tabella 17.2 riassume e confronta le proprietà terapeutiche delle piante medicinali utilizzate per contrastare
l’insufficienza venosa.
AMAMELIDE
“L’Amamelide”, o “Hamamelis Virginiana” appartenente alla famiglia delle Hamamelidaceae, è una pianta
spontanea arbustiforme, originaria del Canada e degli Stati Uniti, che è coltivata ora anche in europa a uso
botanico. L’Amamelide è dotata di un’ampia corteccia, rami flessibili e foglie intere, ovali, di grandi dimensioni e di
un bel verde scuro, che la rendono molto simile al “nocciolo”. Gli stregoni indiani del nord america le attribuivano
poteri magici nelle cerimonie religiose e a causa della sua somiglianza con il nocciolo era conosciuta anche con il
nome di “Nocciolo della strega”.
Droga, ricavata dalla corteccia e dalle foglie, è solitamente costituita da “tintura”, “estratto fluido” o “estratto secco”,
titolato in “tannini”, (valore minimo 3%); la cui composizione chimica comprende “flavonoidi, glicosidi, tra cui rutina,
catechine e olii volatili”. L’Amamelide è riportata ufficialmente in una Monografia dell’Eu Pharm. in cui sono indicate
le caratteristiche chimico-fisiche delle foglie essiccate, le specifiche e il titolo minimo degli elementi chimici, che
devono essere obbligatoriamente presenti.
Proprietà terapeutiche, i “tannini”, presenti sono responsabili delle “proprietà astringenti ed emostatiche”
dell’amamelide. L’applicazione locale degli estratti di amamelide provoca una “vasocostrizione” e una “rapida
riduzione della permeabilità vascolare”, favorita dalla denaturazione delle proteine, che ricompatta gli strati cellulari
dei capillari precedentemente sfilacciati, (azione emostatica).
Il calo di permeabilità vascolare si traduce in un effetto antinfiammatorio locale, i tannini presenti svolgono anche
una blanda azione anestetica locale, che dà sollievo a dolore e prurito.
Efficacia clinica, L’Amamelide è raccomandata dalla commissione sanitaria tedesca a uso locale:
- per la cura dei problemi di stasi venosa associati alla presenza di vene varicose,
- per il trattamento dei disturbi e delle complicanze delle emorroidi,
- per la riduzione dei disturbi causati da stress oculari,
- per la cura degli stati infiammatori della pelle e delle mucose.
Usi alternativi, l’Amamelide è largamente impiegata anche per uso cosmetico, la sua preparazione più famosa è
costituita dall’”Acqua di amamelide”, che viene utilizzata come lozione astringente e purificante in grado di eliminare
dal viso le imperfezioni cutanee sviluppate dalla presenza di pelli grasse untuose e/o seborroiche. Le altre
applicazioni cosmetiche dell’Amamelide sono rivolte alla cura del corpo, per alleviare irritazioni della pelle, per
prevenire l’eccessiva sudorazione, per combattere la couperose e le occhiaie.
Effetti collaterali, sono stati riportati rari casi di dermatiti da contatto, conseguenti all’uso topico di preparazioni,
concentrate, (unguenti), a base di Amamelide, mentre le sue preparazioni a uso orale possono provocare stipsi e
irritazione gastrica in pazienti affetti da gastrite.
CENTELLA
La “Centella” o “Centella Asiatica”, appartenente alla famiglia delle “Umbelliferae” è una pianta erbacea spontanea
originaria delle aree tropicali e subtropicali, che oggi è coltivata in molti paesi del sud est asiatico.
Droga, ricavata come “estratto secco” dalle parti aeree, foglie e infiorescenze, raccolte alla fioritura, contiene
“Triterpeni”, (costituiti da Asiaticoside, Ac. Asiatico, Madecassioside), “Flavonoidi” e “Olii volatili”; la Monografia
della Farmacopea Europea riporta che la droga, costituita dalle parti aeree essiccate e frantumate, deve contenere
non meno del 6% di “Derivati Triterpenoidi totali”, espressi come “Asiaticoside”.
Proprietà terapeutiche, la maggior parte degli studi farmacologici effettuati utilizzando la “Frazione Tritepenica di
Centella Asiatica, (denominata FTTCA)”, ha evidenziato le seguenti proprietà terapeutiche:
- attività antinfiammatoria, paricolarmente accentuata a livello topico in aree scarsamente vascolarizzate,
- guarigione delle ferite, con promozione della cheratinizzazione ed effetto benefico sull’epidermide,
- aumento dell’elasticità delle vene e riduzione delle forme di collassamento o di dilatazione venosa,
- incremento della sintesi di collagene e mucopolisaccaridi a sostegno della tenuta delle pareti venose.
Efficacia clinica, la Centella somministrata per via orale a una dose giornaliera di 120 mg è risultata efficace per
facilitare la riduzione dei disturbi legati all’insufficienza venosa, per favorire il riassorbimento dell’edema delle
caviglie e per contrastare la permeabilità capillare.
Effetti collaterali, dall’analisi degli studi clinici effettuati, emerge che la Centella è in generale sempre ben tollerata,
sia per via orale, che per uso topico; al riguardo sono stati segnalati, sempre a seguito di somministrazioni ad alti
dosaggi, rari casi di interazione con l’assunzione contemporanea di antidepressivi, di tranquillanti a base di
benzodiazepine o la comparsa di disturbi gastrici e nausea e alcuni casi di dermatite allergica da contatto, dopo
applicazioni topiche ripetute .
IPPOCASTANO
L’Ippocastano o “Aesculus Hippocastanum” appartenente alla famiglia delle “Ippocastanaceae”, è una pianta ad
alto fusto originaria dell’Asia minore, molto diffusa anche in Italia, in particolare nei viali e nei parchi. Questa specie
arborea produce dei frutti a forma di capsula tonda carnosa, a pericarpo spinoso, ciascuno dei quali contiene da 1 a
3 grossi semi di colore marrone, simili alle castagne, non commestibili e moderatamente tossici, se ingeriti
accidentalmente, i quali sono comunemente denominati come “castagne d’india o castagne matte”.
Droga, è ricavata dai semi essiccati e triturati e contiene una miscela di saponine, chiamata “Escina”, Tannini,
Flavonoidi, (Quercetina, Kaempferolo e Rutina), Cumarine, (Esculetina e Frassina), in misura minore Fitosteroli,
Allantoina e Aminoacidi. La F.U. XI ed. indica nella specifica monografia che la droga, contenuta nella polvere dei
seme essiccato, deve avere u titolo non inferiore al 3% di “Glucosidi triterpenici”, calcolati come “Escina anidra”.
Proprietà terapeutiche, l’efficacia clinica dell’Ippocastano dipende essenzialmente dal suo contenuto di Escina, la
quale è responsabile dell’attività antiedemigena, antinfiammatoria, venotonica e protettiva della parete vasale
venosa, (soprattutto per l’endotelio dei capillari). Tuttavia è opportuno ricordare che anche i Flavonoidi, largamente
presenti sono dotati di azione antinfiammatoria e protettiva vasale e contribuiscono all’efficacia dell’estratto in toto.
Efficacia clinica, l’Ippocastano è ufficialmente e universalmente raccomandato dal punto di vista clinico per il
trattamento d’insufficienza venosa, cronica, accompagnata da senso di pesantezza alle gambe, crampi notturni ai
polpacci, prurito e gonfiore delle gambe.
Effetti collaterali, nonostante l’utilizzo terapeutico dell’estratto dei semi d'Ippocastano sia considerato molto sicuro
e d’indiscussa affidabilità, tuttavia sono riportati casi isolati di nefrotossicità ed epatotossicità conseguenti a
sovradosaggi, oltre a questi sono stati segnalati sporadicamente altri effetti collaterali, quali spasmi, nausea,
vomito, orticaria e potenziamento dell’azione degli anticoagulanti orali; per queste caratteristiche l’Ippocastano è
sconsigliato durante la gravidanza, l’allattamento e in età pediatrica.
MELILOTO
Il Meliloto, o “Melilotus officinalis/M. altissima”, appartenente alla famiglia delle “Leguminosae”, è una pianta
erbacea spontanea, annuale, alta fino a 80 cm, dotata d’infiorescenze caratteristiche di colore giallo, diffusa
soprattutto in campagna e ai margini erbosi delle zone agricole.
Droga, è ricavata come estratto secco dalle parti aeree essiccate e raccolte al momento della massima fioritura; i
principali componenti isolati nella droga sono costituiti da “Cumarine, Flavonoidi e Saponine”.
Proprietà terapeutiche, gli studi farmacologici effettuati hanno evidenziato le seguenti proprietà:
- attività antinfiammatoria, in particolare nei confronti di edemi da stasi venosa, o da contusioni,
- aumento del flusso venoso e linfatico, con conseguente riduzione dei disturbi di insufficienza circolatoria,
- azione cicatrizzante e regolatrice nei confronti della microcircolazione venosa,
- attività antinfiammatoria, lubrificante e drenante locale nei casi di mucosa oculare infiammata.
Impieghi, il Meliloto, somministrato per via orale, è “ufficialmente” raccomandato, da solo o in associazione con
altre erbe, per la cura dei casi d’insufficienza venosa, caratterizzata da dolore notturno, crampi, prurito e gonfiore
delle gambe, per il trattamento adiuvante di tromboflebiti, sindrome post-trombotica, congestione linfatica e malattia
emorroidaria.
Le preparazioni ad uso topico di Meliloto sono raccomandate, per la riduzione di edemi da contusione, per favorire
il riassorbimento di sangue superficiale e, come collirio, per la cura degli occhi in caso di stanchezza,
infiammazione e/o irritazione.
Le preparazioni sotto forma d’infuso, ottenute direttamente dalle sommità fiorite essiccate, sono comunemente
usate come diuretico, sedativo per combattere l’insonnia, come gargarismi e per la cura di infiammazioni del cavo
orale.
Effetti collaterali, l’unico effetto collaterale, ufficialmente segnalato, è quello legato alla presenza della cumarina
che, se assunto a stomaco vuoto, può provocare irritazione gastrica lieve cefalea, potenziamento dell’attività
anticoagulante degli antipiretici a base di acido acetilsalicilico e degli intinfiammatori a base di bromelina, se
sommininistrati comtemporaneamente.
MIRTILLO NERO
Il Mirtillo nero o “Vaccinum myrtillus”, appartenente alla famiglia delle “Ericaceae”, è una pianta arbustiva, alta dai
15 ai 50 cm, che cresce spontaneamente anche in Italia, dove è molto diffusa in particolare nelle aree boschive
montuose; questa specie sviluppa dei frutti caratteristici a forma di piccole bacche sferiche di colore violetto, dotati
di piccoli semi ovali di colore rossastro.
Droga, è ottenuta attualmente, “come estratto secco, solo dai frutti”; in passato erano impiegate anche le foglie, ma
a causa degli effetti tossici provocati dal loro utilizzo, le foglie sono state classificate, come molto pericolose da
parte della specifica commissione europea, che si occupa di individuare, segnalare e vietare le specie vegetali
considerate a rischio per la loro tossicità. Le bacche di Mirtillo nero contengono “Antocianosidi”, (costituiti da
Cianidina, Delfinidina, Malvidina e Petunidina), “Flavonoidi”, “Pectine”, “Sostanze minerali” e “Vitamina C”.
La Farmacopea Italiana riporta la “monografia dell’estratto secco idroalcolico titolato”, ottenuto dai frutti freschi e il
“contenuto minimo di Antocianosidi”, che devono essere obbligatoriamente presenti e rilevabili.
Proprietà terapeutiche, le Antocianidine, presenti nella droga, sono dotate delle seguenti proprietà:
- riducono la permeabilità vascolare, migliorano il tono venoso e regolarizzano il flusso ematico,
- provocano variazioni ritmiche del diametro dei capillari facilitando il riassorbimento del liquido interstiziale,
- agiscono da “scavenger”, (o scavatori tra i rifiuti), dei radicali liberi e inibiscono l’aggregazione piastrinica,
Efficacia clinica, gli estratti di Mirtillo nero risultano essere attualmente efficaci nei seguenti casi:
- per la cura dell’insufficienza venosa, migliorando la microcircolazione venosa, il riassorbimento degli edemi e
favorendo il drenaggio linfatico,
- per la cura di alcuni disturbi visivi, per i quali gli estratti di Mirtillo svolgono una azione specifica sugli enzimi della
retina e sui pigmenti retinici in grado di migliorare la percezione visiva, (in particolare l’adattamento notturno). A
questo proposito ricordo l’uso dell’estratto di mirtillo da parte dei piloti della RA,F durante la seconda guerra
mondiale, nei casi di bombardamento notturno.
- per il trattamento di varie infiammazioni del cavo orale e del tratto gastrointestinale, per la cura della diarrea e per
le irritazioni delle vie respiratorie.
Effetti collaterali, sono molto rari e riguardano casi di interazione con prodotti a base di antidiabetici orali o di Sali
di ferro se somministrati contemporaneamente, oltre a isolati casi di irritazione cutanea, nervosa o gastrointestinale
in individui particolarmente sensibili e sottoposti ad elevati trattamenti per lungo tempo, senza interruzione.
RUSCO
Il Rusco o “ Ruscus aculeatus”, conosciuto anche con il nome di “Pungitopo”, appartenente alla famiglia delle
“Liliaceae” è una pianta cespugliosa, perenne, sempreverde, che cresce spontaneamente nelle aree boschive
europee.
Droga, ricavata sotto forma di “estratto idroalcolico” dalle radici essiccate, è ricca di “Saponine steroidee”,
(costituite principalmente da Ruscogenina e Neoruscogenina), “Flavonoidi”, “Tritepeni” e “Olii essenziali”.
Proprietà terapeutiche, i principi attivi, rappresentati dalla Ruscogenina e dalla Neoruscogenina, risultano essere
particolarmente efficaci nel trattamento delle vene varicose e delle emorroidi, grazie all’azione di restrizione del
diametro dei capillari venosi dilatati, favorendo così il ripristino della circolazione, senza interferire sulla funzionalità
dei capillari arteriosi.
Efficacia clinica, gli estratti di Rusco sono raccomandati dalla Commissione E. tedesca, sia per la cura dei disturbi
associati all’insufficienza venosa cronica, come dolore, senso di pesantezza, crampi alle gambe, gonfiore e prurito,
sia per la riduzione dei disturbi tipici della malattia emorroidaria, quali bruciore localizzato, versamento e dolore.
Effetti collaterali, gli estratti di Rusco, se usati secondo le modalità consigliate, non evidenziano alcuna
controindicazione, intolleranza o interazione farmacologica.
VITE
La Vite o “Vitis vinifera”, appartenente alla famiglia delle “Vitaceae” è un arbusto rampicante largamente
conosciuto, diffuso e presente in numerose varietà sia in Italia che in tutte le aree temperate del pianeta, per la
produzione dei vini e dei prodotti alcolici da essi derivati.
Droga, è ricavata “come polvere o estratti secchi standardizzati”, dalle foglie dai semi e dalle bucce dei frutti,
raccolti nel periodo autunnale, dopo la vendemmia. I componenti più importanti presenti nelle foglie essiccate sono
costituiti da “Proantocianidine”, “Flavonoidi”, (tra cui Quercetina e Quercitrina), “Resveratrolo”, “Acidi organici”,
(citrico e malico) e Vitamine, (C, B e carotenoidi). Le monografie delle principali farmacopee europee prevedono
una presenza titolabile nell’estratto secco di foglie di Vite di Prontocianidine, di Flavonoidi e di Resveratrolo.
Proprietà terapeutiche, le prontocianidine, presenti nell’estratto, presentano una forte attività “antiossidante”,
“antinfiammatoria” in grado di “stabilizzare” nei capillari la presenza delle fibre, del collagene e dell’elastina,
rafforzando così la tenuta delle pareti vascolari.
Efficacia clinica, gli effetti benefici della droga sono stati dimostrati, attraverso numerosi studi clinici, in pazienti
affetti da insufficienza venosa cronica. Per tutti i pazienti trattati è stata riscontrata al termine della terapia una
diminuzione della circonferenza delle gambe, dei polpacci e delle caviglie, con conseguente riduzione dei sintomi
soggettivi della patologia, quali stanchezza, pesantezza, dolore, formicolio e sensazione di tensione alle gambe.
Effetti collaterali, nel corso delle sperimentazioni non sono stati riscontrati effetti avversi o rilevanti associati all’uso
delle foglie di Vitis vinifera, dalle prime sperimentazioni tutt’ora in corso sembra che gli estratti di Vitis vinifera
aumentino la biodisponibilità di alcuni farmaci analgesici con conseguente potenziamento del loro meccanismo
d’azione, per cui viene sconsigliato l’uso in gravidanza.