Vinca minor L. FAMIGLIA: Apocynaceae ETIMOLOGIA: l’epiteto del genere, vinca, deriva dal nome latino vinca pervinca e vica pervica = “pervinca” con il quale i Romani indicavano la specie. Tuttavia, questo fatto doveva essere sconosciuto ad Alessandro de Théis (1765-1842), se nel suo Glossario di botanica (1810), scrisse: «VINCA antico nome di questa pianta di cui non ci è nota la giusta origine. Parecchi botanici lo fanno derivare dal latino (vincire, legare) pei suoi steli lunghi e forti; altri dal latino (vincere, vincere) perché pare che vinca il freddo conservando le sue foglie nell’inverno». Plinio il Vecchio (Naturalis historia, Lib. XXI, cap. XXXIX), afferma che i Latini chiamavano questo genere di piante Vincapervinca ed era conosciuto dai Greci come Chamaedaphne; secondo Dioscoride gli antichi Greci chiamavano le Pervinche klematis o daphnoides; ispirandosi a Dioscoride, Rembert Dodoens (latinizzato Dodonaeus, Dodoneo in italiano), medico e botanico olandese (Malines 1517-Leida 1585), assai celebre per i suoi lavori di botanica, in Stirpium historiae III, 2: 405-406 (1616), e il botanico svizzero Gaspard Bauhin (1560-1624), in Pinax Theatri Botanici, Lib. VII, sect. VIII: 301-302 (1596), adottarono come nome di questo genere Clematis, Bauhin distinguendo le due specie Clematis daphnoides major (per Dodoneo semplicemente Clematis daphnoides) e Clematis daphnoides minor (per Dodoneo Clematis altera) e un'altra chiamata Clematis flore pleno; il nome Vinca venne attribuito da Linneo rifacendosi a Plinio, adottando gli stessi epiteti dati da Bauhin, ad eccezione di Clematis flore pleno, non più riconosciuta [Linneo, Species Plantarum, 1: 209 (1753)]. Anche il nome volgare Pervinca lo ereditiamo dagli antichi Romani. Il nome specifico minor, come comparativo, venne attribuito alla specie da Bauhin e in seguito confermato da Linneo, in contrapposizione a Vinca maior L. e ad altre congeneri tutte con dimensioni palesemente maggiori. SINONIMI: Vinca ellipticifolia Stokes, Vinca humilis Salisb., Vinca intermedia Tausch. NOMI VOLGARI: Pervinca minore, Erba vinca, Fior di morto (italiano). Liguria: Sciò da morto (Chiavari). Piemonte: Ciocchinet, Vincola con vincola; Dials (Pragelato); Erba serena, Serena, Viola d' Spagna, Violeta d'invern (Monferrato); Poulenga (Agliano); Violeta servaja (Moncrivello). Lombardia: Oecc de bò; Carniola, Cornioela, Erba martilina, Fiur de mort (Brescia); Viola salvadega (Valtellina). Veneto: Campanelle, Campanelle del diavolo, Campanette (Verona); Viola turchina (Belluno). Friuli: Bocai, Viole di diaul, Viole di madracch, Voli di bò, Voli di diaul. Emilia-Romagna: Fior da mort, Venca parvenca (Romagna); Viola mata (Bologna). Toscana: Erba vinca, Fior da morto, Fior di morto, Pervinca; Mortine (Scandicci). Abruzzi: Vinga pervinga. Campania: Viola e ciucciu; Sciure de muorto (Napoli). Sardegna: Ciamparcu, Pruenga, Pruinca. FORMA BIOLOGICA E DI CRESCITA: camefita reptante. TIPO COROLOGICO: europeo-caucasico: diffusa in gran parte dell’Europa centrale, del Caucaso e dell’America settentrionale. FENOLOGIA: fiore: II-IV (a seconda delle zone climatiche; la fioritura si protrae per circa un mese; talora rifiorisce in autunno, ma sempre in modo ben più modesto rispetto alla fioritura primaverile), frutto: III-VI. LIMITI ALTITUDINALI: dal piano a 1300 m di altitudine. ABBONDANZA RELATIVA E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA IN ITALIA: nel nostro Paese la specie è comune in tutto il territorio, tranne che in Sardegna. Più frequente nelle regioni settentrionali, nell’Italia peninsulare e nelle isole è sostituita, con frequenza sempre maggiore procedendo verso il sud, dalla congenere Vinca difformis Pour. (Pervinca media, Pervinca ovata) e, sporadicamente, dalla Vinca major L. (Pervinca maggiore). HABITUS: erbacea perenne, sempreverde, con un rizoma sottile e lungamente strisciante da cui si originano due tipi di fusti: quelli fertili normalmente eretti e alti fino a 30 cm, assumenti il portamento sdraiato dopo l’antesi e anche prima, quando essa è tardiva; e quelli sterili, lunghi di norma 20-60 cm, ma che possono raggiungere 1 m, striscianti sul terreno, emettono radici a livello dei nodi e secernono un latice acquoso quando vengono spezzati. FOGLIE: le foglie, opposte, coriacee, hanno un corto picciolo (subnullo nelle foglie inferiori, lungo di norma 24 mm in quelle superiori e soltanto raramente lungo fino a 8 mm) con una ghiandola all’estremità; la lamina è ellittico lanceolata; sono lunghe 2-3,5(-5) cm, acute all’apice; le foglie dell’apice dei fusti sterili sono raccolte in un verticillo di 3-4; il margine è intero e solo raramente possiede alcuni peli corti, la superficie è glabra, lucida e verde scuro sulla pagina superiore, più chiara e opaca sulla pagina inferiore dove sono più evidenti le nervature reticolate. FIORE: fiori solitari su peduncoli (lunghi 1-2 cm) situati all’ascella di foglie ridotte ed assai più lunghi di esse, raramente, in piante a fioritura tardiva, all’ascella di foglie normali, che li superano allora in lunghezza. Il calice, minuto, gamosepalo, aderente al tubo corollino, con tubo breve di circa 1,5 mm, è persistente, libero, profondamente pentafido, con lacinie lanceolate lunghe 4-5 mm, glabre o appena cigliate. Corolla con diametro da 2,5 a 3 cm, raramente più grande o più piccola, blu chiaro violaceo, raramente porpora ramato o ancora più raramente rosea o bianca, ipogina come il calice, a preflorazione contorta, ipocrateriforme, con tubo lungo circa 1 cm a sezione pentagonale, dilatato sopra l’inserzione degli stami, chiuso da peli e dagli stami conniventi e munito alla fauce di una membrana pieghettata sopra i 5 spigoli, mentre il lembo è diviso in 5 lobi espansi, obovali ad angolo, troncati all’apice, simmetrici. Androceo e gineceo completamente inclusi nel tubo corollino. Androceo di 5 stami, inseriti a mezza altezza nel tubo corollino ed alternati ai lobi, con filamento ginocchiato ascendente e superiormente dilatato a cucchiaio ed antere giallastre convergenti a volta sopra i carpelli biloculari, con logge deiscenti longitudinalmente e portate da un connettivo dilatato, barbato sul dorso ed all’apice. Gineceo con 2 ovari uniloculari, alternanti con 2 nettari ipogini, multiovulati, con stilo giallastro, comune, diritto, gradatamente ingrossato verso l’apice, ove si dilata in un disco ghiandoloso stimmatico, sormontato da un’appendice conica, viscida, barbata e guarnito al di sotto da un collaretto membranoso. FRUTTO: il frutto è formato da 2 follicoli divergenti (a volte uno solo per aborto dell’altro), cilindroidi, striati, simili a una capsula, portanti alla sommità un piccolo becco, con margini introflessi a deiscenza, che si aprono per mezzo di una fenditura laterale, lunghi circa 1,5-2,5 cm, brunastri a maturità. SEMI: fino a 8 semi per capsula, oblunghi, larghi 1,5-2,5 mm e lunghi 5,5-7 mm, granuloso tubercolati, brunastri o neri, con ilo ventrale collocato in un solco laterale poco sopra la base. POLLINE: granuli pollinici monadi, di grandi dimensioni (51-100 mµ), oblati; perimetro in vista equatoriale: triangolare; tricolporati; esina: psilata, eutectata. L’impollinazione è entomofila. NUMERO CROMOSOMICO: 2n = 46. HABITAT ED ECOLOGIA: boschi freschi ed ombrosi di latifoglie (soprattutto farneti e rovereti) e misti dove forma estesi tappeti sempreverdi, più rara in boschi di aghifoglie radi, sentieri, siepi; cresce in terreni limosi, sciolti e con un po’ di calcare; non ama i terreni poveri o troppo asciutti e i climi torridi; pianta molto sensibile al freddo; diffusa. LIFE-STRATEGY (SENSU GRIME & Co.): stress-tollerante. IUCN: non a rischio (LC). FARMACOPEA: le foglie di Pervinca, che hanno odore erbaceo e sapore amaro astringente, contengono un glucoside amaro, astringente, inodoro, di colore giallo (vincina o vincosina), una saponina, alcuni alcaloidi (ne sarebbero stati identificati tre: vinina, pubescina, vincristina), carotina, vincamina e una notevole proporzione di sostanze tanniche e pectiche. Sono quindi empiricamente usate per via interna, contro le infiammazioni delle vie gastroenteriche ed anche genitourinarie, siano essere caratterizzate da semplice secrezione catarrale o accompagnate da emorragie; inoltre per le cure tanniche antitubercolari. Secondo la tradizione popolare, i preparati di questa pianta sarebbero anche capaci di interrompere la portata lattea e godrebbero, come molte sostanze amare, di una certa efficacia contro le febbri ricorrenti. Si prescrivono le foglie di Pervinca per diminuire la portata lattea, come tonico amaro, in infuso a caldo, in polvere o in estratto fluido, o infine in macerazione vinosa. Però la proprietà di ridurre la portata lattea e risolvere gli ingorghi della ghiandola mammaria non è stata sicuramente dimostrata, per cui si suggerisce, tenuto anche conto della sua reale attività, di non sfruttarla per non nuocere alla nutrice e indirettamente anche al lattante. La vincamina contenuta nelle foglie trova applicazione terapeutica nelle affezioni vascolari che limitano l’afflusso di sangue al cervello e che sono caratteristiche dell’età avanzata. L’uso interno più appropriato della Pervinca rimane quello di una confortevole tisana per gli ipertesi, cui il sapore amaro aggiunge valide proprietà stomachiche e digestive. Per uso esterno la decozione di Pervinca al 6% serve bene come collutorio nelle infiammazioni della bocca e delle fauci e per impacchi sulle superfici cutanee colpite da esantemi umidi e contro gli eczemi del capo. Infusi di Pervinca, mediante bagni e impacchi, hanno anche una valida funzione cosmetica su pelli delicate e irritabili. LEGGI A TUTELA: la Pervinca minore è protetta in Emilia-Romagna con legge regionale n. 2 del 24 gennaio 1977, “Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale – Istituzione di un fondo regionale per la conservazione della natura – Disciplina della raccolta dei prodotti del sottobosco”, art. 4. USI: non si conoscono usi alimentari per questa specie che è stata inclusa nella lista del Ministero della Salute per le piante non ammesse nel settore degli integratori alimentari. La Pervinca minore, oltre all’impiego in giardino, può essere usata, per il suo particolare e intricato sviluppo radicale, per il consolidamento di pendii franosi. CURIOSITÀ: il nome volgare Fior di morto deriva dal fatto che spesso la pianta è utilizzata nei cimiteri. Il caratteristico colore dei fiori ha dato il nome appunto alla tonalità “blu pervinca”. Fiore prediletto da JeanJacques Rousseau, è stato assunto dalla città di Ginevra come proprio emblema cittadino. CREDENZE POPOLARI: nell’Inghilterra medievale, ghirlande e corone di Vinca minor venivano talora portate dai condannati a morte, forse perché questa pianta sempreverde era ritenuta simbolo di immortalità. Veniva usata anche in medicina, e uno scrittore inglese del secolo XVII le attribuiva «eccellenti virtù di fermare il sangue dal naso nei cristiani, se facevano una ghirlanda e se l’appendevano al collo». In quella stessa epoca gli erboristi la consigliavano anche come mezzo per accrescere la fertilità. Uno di essi, infatti, scrisse: «Quest’erba appartiene a Venere, e si dice che le foglie mangiate dall’uomo e dalla sua sposa insieme provocheranno amore tra loro». La Pervinca minore appartiene alla piccola famiglia delle Apocinacee, il cui nome deriva da quello del genere Apocynum, che in greco significa “contro il cane”, da apo = “contro” e kion = “cane”. Il nome si deve al medico greco Dioscoride, che riteneva queste piante velenose per i cani. La Pervinca minore è oggi considerata pianta tossica per il suo contenuto in vincristina. In caso di assunzione di grandi quantità e di un uso continuativo di parti della pianta i sintomi precoci compaiono entro le 24 ore e sono a carico dell’apparato digerente, con nausea, vomito e febbre; quelli tardivi, nella prima settimana, consistono in cefalea, insonnia, delirio, allucinazioni, neuropatie, convulsioni e coma. Questi effetti pare fossero conosciuti anche nel Medioevo tanto da essere note ricette per preparare un magico filtro d'amore. Il modo in cui la Pervinca minore si lega al terreno con il suo esteso apparato radicale ha reso questo fiore un simbolo di fedele e duratura amicizia. Gli antichi intrecciavano coi ramoscelli corone per i morti, vedendo nella rusticità della Pervinca, nel suo essere sempre verde, un simbolo del ricordo tenace. Per i Belgi ha costituito per molto tempo il simbolo della verginità e in molti Paesi europei si usava spargere i suoi fiori davanti agli sposi o disporre quattro piccoli mazzi di fiori agli angoli del letto coniugale. Esiste un’antica canzone d’amore che si richiama al costume di farne uso in occasione delle nozze: «Aux quatre coins du lit Quatre bouquets de pervenches» I celti la pensavano sacra agli stregoni; per questo in certe regioni della Francia e nelle regioni celtiche dell’Inghilterra si chiama ancora oggi Violette des sorciers. BIBLIOGRAFIA: MARIA TERESA DELLA BEFFA, Fiori di campo (Conoscere, riconoscere e osservare tutte le specie di fiori selvatici più noti), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1999. KONRAD LAUBER, GERHART WAGNER, Flora Helvetica (Flore illustrée de Suisse), 2ème édition, Editions Paul Haupt, 2001. GIOVANNI NEGRI, Nuovo erbario figurato (Descrizione e proprietà delle piante medicinali e velenose della flora italiana), V edizione, Ulrico Hoepli, Milano1991. IPPOLITO PIZZETTI, Enciclopedia dei Fiori e del Giardino, Garzanti Editore, I edizione, 1998. HALBRITTER H., Vinca minor. In: BUCHNER R. & WEBER M. (2000 onwards). PalDat - a palynological database: Descriptions, illustrations, identification, and information retrieval. http://www.paldat.org/ D. AICHELE, M. GOLTE-BECHTLE, Che fiore è questo? Edizione Club degli Editori, Milano. UMBERTO BONI, GIANFRANCO PATRI, Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Edizione Mondolibri SpA, Milano, 2000. CARLO FERRARI, Guida pratica ai fiori spontanei in Italia, Edizione italiana, VI ristampa febbraio 2001, Camuzzi Editoriale SpA Milano, licenziataria di The Reader’s Digest Association, Inc. DAVID AESCHIMAN, KONRAD LAUBER, DANIEL MARTIN MOSER, JEAN-PAUL THEURILLAT, Flora alpina, atlante delle 4500 piante vascolari delle Alpi, II vol., p. 32, Zanichelli, Bologna. http://dbiodbs.units.it/carso/volg_search06