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È vietata la riproduzione anche parziale e con
qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione
scritta dell’editore.
gennaio 2016
526/13 • Latino per il concorso a cattedra 2016
Questo volume è stato stampato presso:
«CBL Grafiche s.r.l.»
Napoli
Andiamo in stampa all’indomani della diffusione della bozza di Allegato al Bando del 18 gennaio 2016: questo manuale è conforme, quindi ai contenuti delle Avvertenze generali così come
enunciati in questo allegato.
Qualora in sede di pubblicazione del bando in G.U. dovessero essere inseriti ulteriori argomenti (cosa alquanto remota) se ne darà conto in apposite espansioni online, disponibili nell’area
riservata accessibile tramite il Qrcode.
Si ringrazia il Prof. Paolo Cutolo per i materiali forniti
Parte II Capp. 1, 2, 3 (parr. 1-3), 12; Parte III Libro I: Prof. Giuseppe Ferraro
Revisione ed editing: Elvira Giordano
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La pubblicazione di questo volume, pur curato con scrupolosa attenzione dagli Autori e dalla redazione, non comporta alcuna assunzione di responsabilità da parte degli stessi e della Casa editrice per
eventuali errori, incongruenze o difformità dai contenuti delle prove effettivamente somministrate
in sede di concorso.
Premessa
Nel nuovo e tanto atteso concorso a cattedra 2016 i candidati, come è noto, dovranno cimentarsi con una prova scritta particolarmente articolata e finalizzata a verificare le competenze disciplinari oltre che didattiche, pedagogiche e digitali. Ciò avverrà con una tipologia di prova alquanto nuova, ovvero con la somministrazione di 8 quesiti a risposta aperta di cui due in lingua straniera.
Il candidato affronterà pertanto una batteria di quesiti nella quale, in 150 minuti, dovrà fornire le risposte adeguate a dimostrare non solo le competenze scientifiche e professionali
ma anche un’adeguata capacità di sintesi.
La successiva prova orale consisterà in una lezione simulata, della durata di 35 minuti, e
in un colloquio immediatamente successivo, nel corso del quale dovranno essere approfonditi i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche della lezione stessa.
Le prove di questo concorso si annunciano, quindi, particolarmente impegnative anche per
il poco tempo che i candidati avranno a disposizione per prepararsi.
Per venire incontro alle esigenze degli aspiranti docenti abbiamo, perciò, realizzato questo
volume di preparazione del Latino per la classe di concorso A11 – A13 (ex A051 e A052) che,
lungi dall’essere il solito manuale utile per il ripasso delle nozioni fondamentali, si presenta
come un’autentica palestra d’esame fornendo all’aspirante insegnante tutti gli strumenti
necessari per una prova d’eccellenza. Il manuale, infatti, è così strutturato:
— Prima Parte: Fondamenti delle discipline di insegnamento, che ripercorre per punti
e snodi essenziali l’intero programma d’esame così come specificato nel bando di concorso, ma in un numero comunque contenuto di pagine in modo da permetterne lo studio nei ristretti tempi del concorso. In questa parte è presente anche un breve excursus
storico per consentire la contestualizzazione di ogni autore.
— Seconda Parte: Competenze e strumenti pedagogico-didattici per l’insegnamento delle lingue classiche e in particolar modo del latino.
— Terza Parte divisa in due sezioni. Nella prima sono proposte varie tipologie di quesiti a
risposta aperta, adeguatamente svolte, per consentire al candidato di cimentarsi con
la specifica prova scritta. Nella seconda sezione vi sono le tracce assegnate al precedente concorso.
— Quarta Parte: un ampio approfondimento su come impostare una lezione simulata in
vista della prova orale con alcuni utili spunti pratici e 6 modelli di lezione simulata.
Per la completare la preparazione delle altre materie della classe di concorso A11 e A13 si
ricorda il volume 526/11- Italiano, Storia, Geografia e Discipline letterarie per il concorso a cattedra 2016
Ricordiamo infine ai candidati che, oltre alle competenze disciplinari proprie di ogni classe
di concorso, le prove si svolgeranno anche sulle ccdd. Avvertenze generali. A tale complessa parte del programma d’esame (che comprende argomenti di didattica, psicologia dell’età
evolutiva, normativa scolastica etc.) questa casa editrice ha dedicato un apposito volume dal
titolo «Avvertenze generali per il concorso a cattedra 2016» (codice 526/B).
Indice Generale
Parte I
Fondamenti delle discipline
di insegnamento
Libro I
il mondo romano:
storia, politica, società
1. Il Lazio antico e la nascita di Roma................................................................................... Pag. 8
2. Istituzioni e società durante il periodo monarchico................................................. »
9
2.1 L’ordinamento dello Stato........................................................................................... »
9
2.2 La struttura sociale........................................................................................................ »
10
2.3 La religione........................................................................................................................ »
10
3. Lo Stato repubblicano............................................................................................................ »
11
4. Le conquiste della plebe........................................................................................................ »
13
5. La formulazione scritta delle leggi.................................................................................... »
14
Capitolo 2: Roma alla conquista dell’Italia
1. La sottomissione del Lazio...................................................................................................
2. Lo scontro con i Galli..............................................................................................................
3. Le guerre sannitiche ..............................................................................................................
3.1 Prima guerra sannitica................................................................................................. 3.2 Seconda guerra sannitica............................................................................................ 3.3 Terza guerra sannitica.................................................................................................. 4. La guerra contro Pirro e la supremazia romana.........................................................
4.1 Il conflitto tra Roma e Taranto.................................................................................. 4.2 L’intervento di Pirro e la guerra................................................................................ 5. Roma dopo la conquista dell’Italia...................................................................................
5.1 Le colonie........................................................................................................................... 5.2 L’esercito............................................................................................................................. 5.3 Altri aspetti sociali.......................................................................................................... »
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1. La prima guerra punica.........................................................................................................
2. Le campagne contro i Galli e gli Illiri...............................................................................
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Capitolo 3: Le guerre puniche e il dominio romano sul Mediterraneo
Indice Generale
Capitolo 1: Le origini di Roma e il passaggio dalla Monarchia
alla Repubblica
417
3. La seconda guerra punica..................................................................................................... Pag. 28
4. La vittoria romana a Zama................................................................................................... »
29
5. L’espansione romana in Oriente........................................................................................ »
30
5.1 Le guerre macedoniche................................................................................................ »
31
5.2 La guerra di Siria............................................................................................................. »
31
6. La distruzione di Cartagine.................................................................................................. »
32
7. L’assoggettamento della Spagna........................................................................................ »
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8. La trasformazione della società romana........................................................................ »
32
8.1 Latifondismo e schiavitù.............................................................................................. »
33
8.2 Arte e cultura.................................................................................................................... »
33
Capitolo 4: Dall’età dei Gracchi alla dittatura di Silla
Indice Generale
1.
2.
3.
4.
5.
418
I contrasti sociali dopo le guerre di conquista............................................................
La riforma agraria di Tiberio Gracco...............................................................................
L’opera riformatrice di Caio Gracco..................................................................................
La guerra giugurtina...............................................................................................................
La politica di Caio Mario e la controffensiva aristocratica.....................................
5.1Mario: homo novus.......................................................................................................... 5.2 Le vittorie sui Cimbri e sui Teutoni......................................................................... 5.3 Il declino di Mario........................................................................................................... 5.4 I progetti di riforma di Livio Druso......................................................................... 6. La guerra sociale.......................................................................................................................
7. La restaurazione di Silla........................................................................................................
7.1 Silla........................................................................................................................................ 7.2 La prima guerra mitridatica....................................................................................... 7.3 La guerra civile................................................................................................................. 7.4 La dittatura di Silla......................................................................................................... Capitolo 5: La fine della Repubblica
1. La crisi delle istituzioni repubblicane.............................................................................
2. La rivolta spagnola e la guerra servile............................................................................
3. L’ascesa di Pompeo..................................................................................................................
3.1 La repressione della pirateria................................................................................... 3.2 La seconda e la terza guerra mitridatica............................................................... 4. L’alleanza tra Cesare e Crasso e la congiura di Catilina...........................................
5. Il primo triumvirato................................................................................................................
6. L’ascesa di Cesare.....................................................................................................................
6.1 La conquista della Gallia.............................................................................................. 6.2 La fine del triumvirato.................................................................................................. 6.3 Lo scontro con Pompeo................................................................................................ 6.4 La dittatura a vita............................................................................................................ 7. La società romana al tempo di Cesare.............................................................................
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Capitolo 6: Il principato di Augusto
1. Le lotte per il potere e l’affermazione di Ottaviano................................................... Pag. 60
1.1Marco Antonio e Ottaviano......................................................................................... »
60
1.2 La battaglia di Filippi..................................................................................................... »
61
2. Il sistema politico augusteo................................................................................................. »
61
2.1 Le cariche di Augusto.................................................................................................... »
62
2.2 Il riordinamento amministrativo............................................................................. »
62
2.3 La riforma militare e la politica estera.................................................................. »
63
3. L’età augustea............................................................................................................................. »
65
1. Gli imperatori della dinastia giulio-claudia..................................................................
1.1 Tiberio................................................................................................................................. 1.2 Caligola................................................................................................................................ 1.3 Claudio................................................................................................................................. 1.4 Nerone................................................................................................................................. 2. Gli imperatori della dinastia flavia...................................................................................
2.1 Vespasiano......................................................................................................................... 2.2 Tito........................................................................................................................................ 2.3 Domiziano.......................................................................................................................... 3. Lo sviluppo culturale nella Roma del I secolo d.C......................................................
4. Il principato adottivo..............................................................................................................
4.1 Nerva.................................................................................................................................... 4.2 Traiano................................................................................................................................ 4.3 Adriano................................................................................................................................ 4.4 Antonino Pio..................................................................................................................... 4.5Marco Aurelio................................................................................................................... 4.6 Commodo........................................................................................................................... 5.Economia, cultura e arte nell’età degli Antonini.........................................................
Capitolo 8: L’età dei Severi
1. Da Settimio Severo ad Aureliano.......................................................................................
1.1 Settimio Severo................................................................................................................ 1.2 Caracalla.............................................................................................................................. 1.3 L’anarchia militare.......................................................................................................... 1.4 Aureliano............................................................................................................................ 2. La vita politica e culturale....................................................................................................
3. Il cristianesimo e l’impero....................................................................................................
Capitolo 9: Il tramonto dell’occidente
1. La crisi del mondo romano..................................................................................................
2. La restaurazione dell’impero tentata da Diocleziano...............................................
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Indice Generale
Capitolo 7: Le dinastie giulio-claudia e flavia e gli imperatori
adottivi
419
3. Costantino e il trionfo del cristianesimo........................................................................ Pag. 90
4. La definitiva divisione dell’impero................................................................................... »
91
4.1 Teodosio.............................................................................................................................. »
92
4.2 Stilicone............................................................................................................................... »
92
5. I barbari e la caduta dell’impero d’Occidente.............................................................. »
93
Libro II
la letteratura latina
Indice Generale
Capitolo 1: L’età arcaica
420
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori.................................................................................................
2.1 Il teatro................................................................................................................................ 2.2 La storiografia.................................................................................................................. 3. Livio Andronìco......................................................................................................................
3.1 La vita................................................................................................................................... 3.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 3.3 Le opere.............................................................................................................................. 4. Nevio.............................................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario e le opere..................................................................................... 5. Plauto...........................................................................................................................................
5.1 La vita................................................................................................................................... 5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 5.3 Le opere.............................................................................................................................. 6. Ennio.............................................................................................................................................
6.1 La vita................................................................................................................................... 6.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 6.3 Le opere.............................................................................................................................. Capitolo 2: L’apogeo della Repubblica
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori.................................................................................................
3. Catone..........................................................................................................................................
3.1 La vita................................................................................................................................... 3.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 3.3 Le opere.............................................................................................................................. 4. Terenzio......................................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario e le opere..................................................................................... 5. Lucilio...........................................................................................................................................
5.1 La vita e il contesto culturale..................................................................................... 5.2 Lucilio inventor della satira........................................................................................ 5.3 Temi e caratteristiche della satira di Lucilio....................................................... 5.4 La produzione e il metro.............................................................................................. »
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1. I generi letterari e gli autori................................................................................................. Pag. 121
1.1 La poesia............................................................................................................................. » 121
1.2 La prosa............................................................................................................................... » 121
2. Catullo.......................................................................................................................................... » 122
2.1 La vita................................................................................................................................... » 122
2.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 123
2.3 Il liber................................................................................................................................... » 124
3. Lucrezio....................................................................................................................................... » 125
3.1 La vita................................................................................................................................... » 125
3.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 126
3.3 Il De rerum natura.......................................................................................................... » 127
4. Cicerone...................................................................................................................................... » 128
4.1 La vita................................................................................................................................... » 128
4.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 130
4.3 Le orazioni......................................................................................................................... » 130
4.4 Le opere retoriche.......................................................................................................... » 131
4.5 Le opere politiche........................................................................................................... » 133
4.6 Le opere filosofiche........................................................................................................ » 134
4.7 Le epistole.......................................................................................................................... » 136
4.8 Le opere poetiche........................................................................................................... » 137
5. Cesare........................................................................................................................................... » 137
5.1 La vita................................................................................................................................... » 137
5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 138
5.3 Le opere.............................................................................................................................. » 139
6. Sallustio...................................................................................................................................... » 142
6.1 La vita................................................................................................................................... » 142
6.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 142
6.3 Le opere.............................................................................................................................. » 144
Capitolo 4: L’età augustea
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori.................................................................................................
2.1 La poesia............................................................................................................................. 2.2 La prosa............................................................................................................................... 3. Virgilio.........................................................................................................................................
3.1 La vita................................................................................................................................... 3.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 3.3 Le Bucoliche....................................................................................................................... 3.4 Le Georgiche...................................................................................................................... 3.5 L’Eneide................................................................................................................................ 4. Orazio...........................................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 4.3 Gli Epòdi.............................................................................................................................. 4.4 Le Satire.............................................................................................................................. »
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Indice Generale
Capitolo 3: La crisi della Repubblica
421
5.
6.
7.
Indice Generale
8.
422
4.5 Le Odi.................................................................................................................................... Pag. 161
4.6 Le Epistole.......................................................................................................................... » 163
4.7 Il Carmen saeculare........................................................................................................ » 164
Tibullo.......................................................................................................................................... » 165
5.1 La vita................................................................................................................................... » 165
5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 166
5.3 Il Corpus Tibullianum..................................................................................................... » 167
Properzio................................................................................................................................... » 168
6.1 La vita................................................................................................................................... » 168
6.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 169
6.3 Le elegie.............................................................................................................................. » 170
Ovidio........................................................................................................................................... » 171
7.1 La vita................................................................................................................................... » 171
7.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 172
7.3 Gli Amores........................................................................................................................... » 173
7.4 Le Epistulae heroidum o Heroides............................................................................ » 174
7.5 L’Ars amatoria................................................................................................................... » 174
7.6 Opere elegiache minori................................................................................................ » 175
7.7 Le Metamorfosi................................................................................................................. » 175
7.8 I Fasti.................................................................................................................................... » 176
7.9 I Tristia e le Epistulae ex Ponto.................................................................................. » 177
7.10 Le opere minori, incerte e spurie.......................................................................... » 178
Tito Livio..................................................................................................................................... » 180
8.1 La vita................................................................................................................................... » 180
8.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 180
8.3 Gli Ab Urbe condita libri................................................................................................ » 181
Capitolo 5: L’età giulio-claudia
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori.................................................................................................
2.1 La poesia............................................................................................................................. 2.2 La prosa............................................................................................................................... 3. Seneca..........................................................................................................................................
3.1 La vita................................................................................................................................... 3.2 Il profilo culturale........................................................................................................... 3.3 I Dialogorum libri............................................................................................................ 3.4 Il De clementia e il De beneficiis................................................................................. 3.5 La Divi Claudii Apokolokyntosis................................................................................. 3.6 Le Naturales Quaestiones............................................................................................. 3.7 Le Epistulae morales ad Lucilium............................................................................. 3.8 Le tragedie......................................................................................................................... 4. Lucano..........................................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 4.3 Le opere minori............................................................................................................... 4.4 Il Bellum civile................................................................................................................... »
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Capitolo 6: L’età flavia
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori ...............................................................................................
3. Quintiliano................................................................................................................................
3.1 La vita................................................................................................................................... 3.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 3.3 Le opere minori............................................................................................................... 3.4 L’Institutio oratoria........................................................................................................ 4. Plinio il Vecchio......................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 4.3 Le opere minori............................................................................................................... 4.4 La Naturalis historia....................................................................................................... 5. Marziale......................................................................................................................................
5.1 La vita................................................................................................................................... 5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 5.3 Le opere.............................................................................................................................. Capitolo 7: L’apogeo dell’impero
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori.................................................................................................
2.1 La poesia............................................................................................................................. 2.2 La prosa............................................................................................................................... 3. Giovenale....................................................................................................................................
3.1 La vita................................................................................................................................... 3.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 3.3 Le Satire.............................................................................................................................. 4. Tacito............................................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 4.3 L’Agricola............................................................................................................................ 4.4 La Germania...................................................................................................................... 4.5 Il Dialogus de oratoribus.............................................................................................. 4.6 Le Historiae........................................................................................................................ 4.7 Gli Annales.......................................................................................................................... »
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Indice Generale
5. Petronio...................................................................................................................................... Pag. 196
5.1 La vita................................................................................................................................... » 196
5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 196
5.3 Il Satyricon......................................................................................................................... » 197
6. Persio............................................................................................................................................ » 200
6.1 La vita................................................................................................................................... » 200
6.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 201
6.3 Le Satire.............................................................................................................................. » 202
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5. Apuleio........................................................................................................................................ Pag. 225
5.1 La vita................................................................................................................................... » 225
5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... » 226
5.3 Le opere minori e le opere filosofiche................................................................... » 226
5.4 Le orazioni......................................................................................................................... » 227
5.5 Le Metamorfosi................................................................................................................. » 227
Indice Generale
Capitolo 8: La decadenza e la caduta dell’impero romano
424
1. La cultura.....................................................................................................................................
2. I generi letterari e gli autori.................................................................................................
2.1 La prosa cristiana............................................................................................................ 2.2 La poesia cristiana.......................................................................................................... 2.3 La prosa pagana............................................................................................................... 2.4 La poesia pagana............................................................................................................. 3. Minucio Felice..........................................................................................................................
4. Tertulliano.................................................................................................................................
4.1 La vita................................................................................................................................... 4.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 4.3 Le opere.............................................................................................................................. 5. Ambrogio....................................................................................................................................
5.1 La vita................................................................................................................................... 5.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 5.3 Le opere.............................................................................................................................. 6. Girolamo.....................................................................................................................................
6.1 La vita................................................................................................................................... 6.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 6.3 Le opere.............................................................................................................................. 6.4 Le opere esegetiche........................................................................................................ 6.5 Le opere polemiche........................................................................................................ 7. Agostino......................................................................................................................................
7.1 La vita................................................................................................................................... 7.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 7.3 Le opere.............................................................................................................................. 8. Ammiano Marcellino...........................................................................................................
8.1 La vita................................................................................................................................... 8.2 Il profilo letterario.......................................................................................................... 8.3 Le opere.............................................................................................................................. 9. Prudenzio...................................................................................................................................
9.1 La vita................................................................................................................................... 9.2 Le opere.............................................................................................................................. 10.Ausonio........................................................................................................................................
10.1 La vita................................................................................................................................ 10.2 Il profilo letterario e le opere.................................................................................. 11.Claudiano...................................................................................................................................
11.1 La vita................................................................................................................................ 11.2 Il profilo letterario....................................................................................................... 11.3 Le opere............................................................................................................................ »
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Parte II
competenze e strumenti
pedagogico-didattici
Capitolo 1: L’insegnamento delle lingue e delle letterature
classiche
1. Perché studiare i classici....................................................................................................... Pag. 266
2. Chiavi di lettura per uno studio della letteratura classica...................................... » 267
3. La centralità del testo: traduzione del testo e testo in traduzione...................... » 270
Capitolo 2: L’insegnamento della lingua latina
1. Nuovi approcci didattici........................................................................................................
2. La lingua latina al computer................................................................................................
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1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
La didattica delle competenze............................................................................................
Didattica delle competenze e assi culturali..................................................................
Didattica delle competenze e OSA....................................................................................
Lingua e cultura latina...........................................................................................................
4.1 Liceo classico.................................................................................................................... Obiettivi specifici di apprendimento...............................................................................
Lingua e cultura latina...........................................................................................................
6.1 Liceo scientifico............................................................................................................... Obiettivi specifici di apprendimento...............................................................................
Lingua e cultura latina...........................................................................................................
8.1 Liceo delle scienze umane........................................................................................... Obiettivi specifici di apprendimento...............................................................................
Lingua latina...............................................................................................................................
10.1 Liceo linguistico............................................................................................................ 10.2 Obiettivi specifici di apprendimento................................................................... Capitolo 4: Programmare per moduli.................................................................... 1.Esempi di programmazione modulare...........................................................................
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Indice Generale
Capitolo 3: La didattica del Latino all’interno del PECUP dello
studente liceale
425
Parte III
La prova scritta
Libro I
Quesiti a risposta aperta
Testo 1: Terenzio - Nobiltà d’animo di una cortigiana................................................ Pag. 304
Traduzione e Risposte....................................................................................................................... » 306
Testo 2: Lucrezio - Il poema filosofico: una via mai percorsa dai Romani.....
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Testo 3: Cicerone - Il processo a Verre come occasione di riabilitazione per
il tribunale di Roma.............................................................................................................
Traduzione e risposte........................................................................................................................
Testo 4: Cesare - La decisione di intervenire per fermare Ariovisto..................
Traduzione e risposte........................................................................................................................
Testo 5: Virgilio - Giove predice il glorioso futuro di Roma.....................................
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Indice Generale
Testo 6: Orazio - Origini della satira......................................................................................
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Testo 7: Livio la storia principis terrarum populi...........................................................
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
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Testo 9: Petronio - La matrona di Efeso...............................................................................
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Testo 8: Seneca - Occorre divenire padroni di ogni attimo della propria vita......
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Testo 10: Quintiliano - L’ideale di oratore: un “vir bonus dicendi peritus”...
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Testo 11: Tacito - Il principato e il compito dello storiografo.................................
Traduzione Risposte..........................................................................................................................
Testo 12: Apuleio - L’oracolo prescrive per Psiche nozze funeree.......................
Traduzione e Risposte.......................................................................................................................
Libro II
Prove TFA e concorso precedente
1: Concorso a cattedre 2012......................................................................................................
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2: Prova TFA 2011-2012 Classe A052 Università Trieste........................................ Pag. 359
3: Prova TFA 2011-2012 Classe A051 Università Bologna.....................................
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Parte IV
La lezione simulata
1. La prova orale nel concorso a cattedre 2012...............................................................
2. Che cosa è una lezione simulata........................................................................................
3. I criteri di Valutazione della lezione simulata..............................................................
Capitolo 2: La lezione in classe
1.
2.
3.
4.
Come si imposta una lezione...............................................................................................
Le competenze relazionali del docente..........................................................................
La comunicazione didattica.................................................................................................
I vari tipi di lezione: frontale, dialogata, partecipata................................................
Capitolo 3: Come organizzare una lezione simulata
1.
2.
3.
4.
5.
6.
La prova orale del nuovo concorso...................................................................................
Come impostare una lezione simulata............................................................................
Gli obiettivi educativi e didattici........................................................................................
I momenti fondamentali della programmazione didattica....................................
La verifica degli apprendimenti.........................................................................................
Un modello di lezione simulata..........................................................................................
Lezione 1: L’infinito latino: usi e funzioni...........................................................
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Lezione 2: L’idea del progresso nel De rerum natura di Lucrezio . » 392
Lezione 4: I suggerimenti pedagogici di Quintiliano nel percorso
formativo del bambino................................................................................................
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Lezione 3: I caratteri nelle commedie di Plauto: L’Aulularia............
Lezione 5: L’incipit delle Metamorfosi di Apuleio........................................
Lezione 6: La celebrazione di Roma nel VI libro dell’Eneide...............
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Indice Generale
Capitolo 1: La lezione simulata come prova di concorso
427
Libro
I
il mondo romano:
storia, politica, società
Capitolo
1
Le origini di Roma e il passaggio
dalla Monarchia alla Repubblica
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro I: Il mondo romano: storia, politica, società
1. Il Lazio antico e la nascita di Roma
8
Il territorio compreso fra il corso del Tevere a nord e i colli Albani a sud prende il nome di
Latium (Lazio), che in latino significa «largo», «spazioso». Esso presenta, già alla fine del
II millennio a.C., condizioni particolarmente favorevoli all’agricoltura e alla pastorizia, due
attività largamente praticate dai gruppi di popoli italici insediati in quei luoghi. Tali gruppi, che inizialmente abitano in capanne distanti fra loro, avvertono presto la necessità di radunarsi in nuclei abitativi più compatti, soprattutto per difendersi dai frequenti attacchi da
parte delle popolazioni confinanti, attratte dalla fertilità dei luoghi. L’organizzazione politica è quella di un modello arcaico di città-Stato.
Nascono così vari villaggi, fra i quali quelli di Gabi, Ardea, Aricia, Alba. Proprio quest’ultimo, fra il IX e l’VIII sec. a.C., acquista progressivamente il predominio sugli altri centri e ciò
viene ufficialmente sancito con il riconoscimento della leadership di una Lega delle città
latine. La lega, nata con caratteri essenzialmente religiosi, assume in seguito una connotazione politico-militare.
È di poco anteriore, agli inizi dell’VIII sec. a.C., la nascita sul colle Palatino di un villaggio
al quale è dato il nome di Roma e che presto farà sentire il proprio peso nell’ambito della
Lega latina. Il primo nucleo della città, delimitato da un pomerio quadrato, prende appunto
il nome di Roma quadrata. Questo villaggio di agricoltori e di pastori cresce presto in estensione e potenza, fino a conquistare la supremazia prima sulla stessa Alba e sulle altre città
della Lega latina e, successivamente, su tutti i popoli circostanti.
La tradizione letteraria collega le origini di Roma con la venuta di Enea nel Lazio dopo la
caduta di Troia: egli avrebbe fondato dapprima una città, Lavinio, dalla quale si sarebbe poi
mosso suo figlio Ascanio per fondare Alba Longa; tra i discendenti della casa regnante vi
sarebbe stato Romolo che nel 753 a.C. avrebbe fondato Roma. Questa leggenda, contenuta
in molti scritti, è stata immortalata dal poema di Virgilio, l’Eneide. Invece, come già si è detto, storicamente Roma ha origine da uno dei villaggi latini progressivamente ingranditosi
nel corso degli anni. Tuttavia, se quella del 753 non può essere considerata una data certa dell’origine di Roma, la critica storica è concorde nel collocarla intorno agli inizi dell’VIII
sec. a.C. Anche per quanto riguarda il primo periodo di vita della città, storia e leggenda si
fondono nella tradizione dei sette re.
A Romolo, mitico fondatore e primo re, sotto il cui regno si sarebbe verificato l’episodio del
ratto delle Sabine, succede Numa Pompilio, ricordato come re pacifico, amante della giustizia e rispettoso del culto religioso. L’avvento al trono di Tullo Ostilio segna l’inizio delle
lotte con i popoli limitrofi, tra cui la guerra contro Alba Longa, in seguito alla quale questa
perde, a vantaggio di Roma, il primato nell’ambito della Lega latina. Anco Marzio riprende
le usanze pacifiche di Numa, del quale era nipote, limitandosi a guerre difensive contro i latini. Sotto Tarquinio Prisco, quinto re di Roma, che apre la triade dei re di origine etrusca,
la città vive un periodo di splendore, arricchendosi di edifici pubblici come il Circo Massimo
e il Foro. Gli succede uno dei suoi più fedeli ministri, Servio Tullio, tra le cui opere più importanti vanno ricordate, oltre alla costruzione delle mura difensive («serviane») che cingevano i sette colli, anche un’importante riforma costituzionale consistente nella ripartizione
della popolazione in cinque classi (secondo la ricchezza di ciascun cittadino) e nel riconoscimento ai plebei del diritto di partecipare al governo della città. Servio Tullio muore vitti-
2. Istituzioni e società durante il periodo monarchico
Le informazioni più attendibili su Roma durante il periodo regio ci vengono, come sempre
in questi casi, dagli scavi archeologici.
Sorta sul colle Palatino e in prossimità della zona in cui l’attraversamento del Tevere è più
agevole, la città fin dai primissimi tempi della sua storia è formata da una notevole mescolanza di popoli e risente di molti influssi culturali. All’inizio del VI secolo a.C. Roma si estende lungo il Tevere, applicando le tecniche urbanistiche degli etruschi. Il centro è costituito
dal Foro, tra il Palatino e il Campidoglio, dove cominciano a sorgere templi e strade (via Sacra). Il tempio più importante è quello di Giove capitolino, costruito in pietra, legno e terracotta colorata, con 18 colonne di due metri e mezzo di diametro e con le statue in terracotta di Giove, Giunone e Minerva. Di questo periodo è anche la Cloaca Massima, costruita per
prosciugare le acque stagnanti e ampliare gli spazi pianeggianti destinati all’attività politica ed economica (Foro).
Lo sviluppo di Roma nel VI secolo segna il vero e proprio inizio della storia romana e una generale evoluzione di tutto il Lazio, dove anche gli altri centri latini si trasformano in città-Stato.
La divisione della comunità romana fra patrizi e plebei non è altro che il naturale consolidamento di un processo iniziato già dai primordi della storia di Roma, in particolare da
quando le famiglie più abbienti, proprietarie di terre, si erano raggruppate in gentes, cioè
in consorterie di più famiglie, monogamiche, discendenti dallo stesso ceppo originario, i cui
capi (patres familias) concorrevano a formare il consiglio degli anziani (senes), cioè il Senato.
In una condizione di subordinazione versano le folle dei più poveri (plebei), i quali spesso
assumono lo status di clientes, cioè «assistiti», di un patrizio (detto patronus) che offre loro
protezione materiale in cambio di servizi e fedeltà.
2.1 L’ordinamento dello Stato
L’ordinamento dello Stato monarchico ha al suo vertice il rex investito di potere religioso,
militare e politico, che nell’esercizio delle sue funzioni viene assistito dal Senato, composto
da circa 100 membri scelti fra i capi delle gentes. Il Senato ha il compito di dare al rex il proprio parere (non vincolante) sulle più importanti questioni di Stato; ha inoltre il compito di
proporre leggi all’assemblea popolare e di sancire o rifiutare le deliberazioni della stessa.
Il rex, che è sacerdote e comandante unico, la cui carica è vitalizia ma non ereditaria, può
disporre di un potere effettivo quasi assoluto (imperium). Se torna vincitore da una campa-
Capitolo 1
Le origini di Roma e il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica
ma di una congiura che porta al trono un altro Tarquinio (figlio di Tarquinio Prisco e genero dello stesso Servio), detto «il Superbo» per la sua prepotenza e i modi violenti. Nel 510
a.C. una ribellione popolare lo scaccia da Roma con tutta la sua famiglia. Da questo momento ha inizio l’età repubblicana.
Da un’analisi sia pur sommaria della tradizione risulta un primo dato alquanto discutibile, cioè la durata di un governo di soli sette re per un periodo di oltre due secoli (dal 753 al
510 a.C.). È più probabile, infatti, che il numero dei re sia maggiore e che con il «tradizionale» numero di sette si vogliano ricordare le figure più rappresentative della storia romana delle origini. Gli storici ritengono inoltre leggendaria l’esistenza di Romolo, mitica figura
creata per dare prestigio politico a un supposto fondatore della città, mentre è storicamente attendibile l’esistenza di Tullo Ostilio e particolarmente importante la guerra da lui mossa contro Alba, che portò Roma a capo della Lega latina.
Anche le notizie sui re etruschi sono ben documentate, sebbene non negli stessi termini riportati dalla tradizione, in quanto si ritiene, ad esempio, che i due Tarquini siano in realtà
la stessa persona.
9
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro I: Il mondo romano: storia, politica, società
10
gna militare celebra il trionfo, che consiste in un corteo in cui egli con tutto l’esercito, seguito dai prigionieri di guerra, si reca al tempio di Giove capitolino, in piedi su una quadriga,
acclamato dalla folla plaudente. Il re esercita le funzioni fondamentali di: capo dell’esercito
e dei riti religiosi (sommo pontefice), riti che però può affidare a sacerdoti (scelti tra i patrizi) o a vestali, sacerdotesse addette ad alimentare il fuoco sacro della dea Vesta; rappresentante del popolo nelle questioni esterne; legislatore, anche se la vita associata è per lo più
disciplinata da norme consuetudinarie che di fatto limitano la volontà del rex. Infine, amministra la giustizia penale per i reati più gravi (tradimento o omicidio).
L’assemblea popolare è formata dai comizi curiati. Essa raccoglie il popolo in trenta curie
e ha il compito di eleggere il rex e di approvare o respingere le leggi proposte. Oltre a quella
dei comizi curiati c’è l’assemblea dei comizi centuriati, cioè l’assemblea militare del popolo diviso in centurie. A questo proposito c’è da aggiungere che il primo esercito romano di
cui si ha notizia si è formato sulla base delle tre tribù originarie dei tities (tizi), ràmnes (romani), lùcures (lucumoni), che hanno dato origine, rispettivamente, alle genti sabine, romane, etrusche. Ogni tribus si divide in 10 curie, per cui nel comizio sono raggruppate trenta
curie. Ogni curia deve fornire all’esercito 100 fanti (una centuria), cosicché l’esercito risulta formato da 3.000 fanti e da 300 cavalieri (100 per tribù).
Al tempo di Servio Tullio l’esercito, così come la società civile, subisce una profonda modificazione. Sono istituite 20 tribù territoriali che non raggruppano più solo le gentes, ma tutto
il popolo in base alla residenza in un determinato quartiere e non più in base al censo. Delle 20 tribù, quattro corrispondono a quartieri urbani e 16 a territori «rustici».
2.2La struttura sociale
I Romani che possiedono beni economicamente valutabili sono divisi in cinque classi in
base al censo, secondo i seguenti scaglioni di reddito:
— I classe: 100.000 assi;
— II classe: 75.000 assi;
— III classe: 50.000 assi;
— IV classe: 25.000 assi;
— V classe: 1.000 assi.
Al di sotto ci sono i capitecensi, cioè gli altri cittadini censiti non più in base al reddito, ma
«a testa», cioè solo in base al loro numero. L’unità di arruolamento rimane la centuria che,
però, nel tempo perde il rapporto con il numero cento. I capitecensi sono esclusi dalla leva
militare, poiché solo i «possidenti» sostengono l’onere (e i vantaggi) della guerra.
I comizi centuriati progressivamente sostituiscono quelli curiati e si trasformano nella principale assemblea politica, dove i ricchi sono privilegiati nel voto e nelle decisioni. Servio
Tullio tenta così di limitare il potere patrizio e di inserire nella vita politica di Roma anche
i «nuovi ricchi», nonché i plebei e i ceti medi.
2.3La religione
Per quanto riguarda l’organizzazione religiosa, che fa capo al rex, va innanzitutto detto che
particolare importanza hanno gli influssi etruschi. La stessa triade capitolina corrisponde a quella etrusca, così come tutta etrusca è l’aruspicina, largamente praticata dai romani.
Dalla Magna Grecia provengono invece i libri sibillini (oracoli della Sibilla cumana). L’influenza di elementi religiosi greci giunti, per via indiretta, dalla Magna Grecia ha anch’essa
un grande peso nella religione romana, tanto che, a questo proposito, si parla di sincretismo.
Anche le principali feste religiose di Roma risalgono probabilmente al VI secolo a.C. Innanzitutto ci sono gli antichi lupercali, riti di celebrazione della fertilità consistenti nella cor-
3. Lo Stato repubblicano
Con la fine del periodo regio, il patriziato romano, con il proprio seguito di clientes, riprende saldamente in mano il governo della città, affidando il potere esecutivo a due consoli che
detengono anche l’imperium, cioè il comando dell’esercito e sono eletti ogni anno per evitare ogni tentativo di ripristinare la monarchia.
Tutto il nuovo sistema politico-sociale è troppo complesso perché si possa instaurare in tempi brevi, per cui è ipotizzabile che queste trasformazioni si siano compiute nel corso del VI
sec. a.C. con il progressivo indebolimento dell’autorità regia. La res publica romana, cioè la
«cosa pubblica», nasce per l’iniziativa patrizia e in effetti affida quasi tutto il potere al Senato, dal quale dipendono i consoli, anch’essi aristocratici. Durante il V secolo a.C. compaiono nuove magistrature (pretori e questori) e viene istituita la dittatura, una magistratura straordinaria che riunisce tutti i poteri nelle mani di un solo cittadino per un periodo limitato in caso di grave pericolo per lo Stato.
Carattere comune a tutte le magistrature tranne la dittatura è, oltre l’annualità, la collegialità,
che permette un controllo interno alle cariche pubbliche per evitare abusi e prevaricazioni.
Il principio ispiratore della nuova Costituzione repubblicana è quello di impedire l’accentramento dei poteri nelle mani di una sola persona, che possa approfittarne per instaurare un regime assolutistico a scapito della “libertà” dei cittadini. Le cariche pubbliche devono quindi essere:
— elettive: tutti i magistrati sono eletti dai cittadini nei comizi;
— collegiali: il magistrato in carica è affiancato da un collega di pari grado, in modo che
l’uno limiti i poteri dell’altro, per evitare che si possa abusare della propria carica;
— temporanee: il mandato non può durare più di un anno, al termine del quale il magistrato torna ad essere un privato cittadino;
— onorifiche: le cariche non comportano alcuna retribuzione, ma conferiscono solo maggiore dignità (honores) a chi le ricopre.
Capitolo 1
Le origini di Roma e il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica
sa dei luperci quasi nudi (giovani consacrati al dio-lupo Luperco) attorno al colle Palatino il
15 febbraio di ogni anno.
Un’altra festa, che si celebra il 21 aprile, è quella della Palilia, nella quale si benedice il bestiame prima di avviarlo verso i pascoli estivi.
La festa del Settimonzio invece scaturisce dall’unione religiosa degli abitanti dei «sette colli». Quella degli Argei, infine, riflette l’assorbimento di nuove comunità («Roma delle quattro regioni»).
A questo punto occorre ribadire come sia da ritenersi storicamente valida l’esistenza dei re
etruschi, così come è storico il rovesciamento del loro regime, che dà origine alla repubblica. Proprio il dominio di genti straniere quali gli etruschi, infatti, suscita probabilmente il
malcontento nei maggiori esponenti delle classi nobiliari romane, che non possono accettare passivamente di essere messi in secondo piano nella politica cittadina. Forti dell’appoggio del popolo, essi scacciano i re etruschi approfittando anche del momento di debolezza
che questo popolo attraversa in seguito alla battaglia di Aricia (506 a.C.), nella quale i latini e i loro alleati cumani sconfiggono gli etruschi, costringendoli a rinunciare non solo alle
colonie campane ma anche alla supremazia sul Lazio.
Sulla fine del periodo regio sono fiorite molte leggende, tra cui la più nota narra che il ratto della nobile Lucrezia, messo in atto dal figlio del re, provoca una congiura di patrizi romani guidati da Giunio Bruto che scaccia da Roma Tarquinio il Superbo. Questi tenterà
di marciare sulla città con l’appoggio del re di Chiusi Porsenna, ma inutilmente. Livio e Tacito, i maggiori storici romani, danno dell’assedio notizie diverse e contrastanti, ma ambedue esaltano il valore dei «cittadini» romani.
11
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro I: Il mondo romano: storia, politica, società
12
L’accesso alle varie magistrature, inoltre, è scrupolosamente regolato dal cursus honorum
(il «corso degli onori»), cioè dalla successione delle cariche pubbliche che il cittadino può
ricoprire. Esso prevede che la candidatura per l’elezione a una magistratura non può essere posta prima che siano passati due anni dalla scadenza del precedente mandato e fissa
anche l’ordine sequenziale delle varie cariche (questura, edilità, tribunato, pretura, censura, consolato).
Gli organi preposti a reggere lo Stato sono tre: le magistrature, i comizi, il Senato.
Mentre oggi col termine «magistrato» si designa unicamente chi appartiene all’ordine giudiziario e ha il compito di giudicare sull’applicazione delle leggi (cosiddetta funzione giurisdizionale), nel diritto romano, invece, con lo stesso termine si definisce una categoria più
ampia di soggetti, tutti rivestiti di pubbliche funzioni, i quali sovraintendevano al complesso delle attività dello Stato che a quei tempi non erano distinte secondo la moderna tripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario).
Consoli: hanno poteri notevoli, simili a quelli di un sovrano (arruolano i soldati, comandano l’esercito, convocano e presiedono Senato e comizi, esercitano il potere giudiziario nei
casi più gravi), ma restano in carica solo un anno e non sono immediatamente rieleggibili. In momenti di grave pericolo per lo Stato vengono sostitui-ti da un dittatore, che resta
in carica al massimo sei mesi, durante i quali il suo potere è assoluto.
Principali
magistrature
Censori: inizialmente hanno l’incarico di compilare le liste dei cittadini in base al censo
(censimento), ai fini del reclutamento militare e dell’imposizione delle tasse. In seguito sono
loro attribuite altre delicate funzioni, quali la sorveglianza della moralità dei magistrati e
la vigilanza sugli appalti pubblici, per cui il loro prestigio cresce moltissimo.
Pretori: amministrano la giustizia. Il praetor urbanus segue le cause che sorgono fra i cittadini romani, mentre il praetor peregrinus presiede le cause dei cittadini romani con forestieri (appartenenti alla repubblica, ma non residenti in Roma) o dei forestieri tra loro.
Questori: in origine sono i segretari personali dei consoli. A partire dalla metà del V sec.
a.C. hanno invece una carica propria e il loro compito è quello di amministrare il denaro
dello Stato, riscuotendo i tributi e pagando gli stipendi a militari e impiegati.
Fra i magistrati minori vi sono i tribuni militari che, alle dipendenze dei consoli, comandano le legioni.
Le lotte sostenute dai plebei per far valere i loro diritti porteranno all’istituzione di una nuova e importante magistratura: quella dei tribuni della plebe (inizialmente due, poi fino a
dieci). Essi sono considerati sacri e inviolabili per tutta la durata della loro carica (un anno)
e chiunque attenti alla loro incolumità è punito con la pena di morte. Hanno inoltre il diritto di veto, cioè il potere di sospendere o annullare un decreto di un altro magistrato, o
anche una deliberazione del Senato che essi ritengano contraria agli interessi della plebe.
I comizi che, come abbiamo visto, risalgono all’età monarchica, rimangono in vita per tutto
il periodo della repubblica, pur se con alcune differenze. Infatti, se da una parte si va svuotando il ruolo dei comizi curiati, che conservano soprattutto il compito di ufficializzare l’investitura dei magistrati eletti dai comizi centuriati, dall’altra proprio questi ultimi assumono un’importanza sempre crescente.
I comizi centuriati, che sono convocati per eleggere i consoli e gli altri magistrati, sono formati da 193 centurie, ognuna delle quali può esprimere un voto. Dal momento che 98 di esse
sono costituite dai cittadini più ricchi (patrizi o plebei), si capisce come questo ordinamento, nato per facilitare l’arruolamento militare, divenga poi uno strumento politico-elettorale col quale i cittadini più abbienti si assicurano il controllo politico dello Stato.
Infine, fanno parte del Senato solo i magistrati che hanno ricoperto le cariche più alte dello
Stato (consolato, questura e dittatura). Dall’iniziale numero di 100 componenti, che proba-
In politica interna, in particolare, il Senato:
— discute le proposte di legge e le ratifica;
— controlla le finanze pubbliche;
— assegna le terre, confiscate ai popoli vinti, ai cittadini meno abbienti;
— concede i poteri straordinari ai consoli in caso di attentati alla sicurezza dello Stato.
In politica estera, invece, il suo compito è quello di:
— preparare dichiarazioni di guerra e trattati di pace;
— determinare i luoghi e i tempi delle campagne militari;
— stringere patti e alleanze;
— concedere la cittadinanza romana o l’autonomia a popoli e città.
Il Senato, che non esercita in modo specifico né il potere legislativo né quello esecutivo o
giudiziario, diviene tuttavia il principale organo di governo proprio per la configurazione
del suo ruolo, che lo porta a occuparsi di tutti i principali problemi dello Stato, come è chiaramente esemplificato dalla formula Senatus populusque romanus («il Senato e il popolo
romano») apposta su tutte le deliberazioni della repubblica, che alcuni storici, proprio per
questi motivi, definiscono anche repubblica senatoria.
4. Le conquiste della plebe
Le più alte cariche della repubblica sono ricoperte dai patrizi, i quali si vanno nettamente
differenziando dal resto della popolazione, cioè dalla plebe. La maggior parte di questa versa in condizioni economiche disagiate o molto spesso è costretta a ricorrere all’aiuto dei patrizi che, qualora i debitori non siano in grado di restituire i crediti ricevuti, hanno il diritto di assoggettarli come schiavi.
Accanto alle motivazioni economiche della lotta che di qui a poco divamperà fra patrizi e
plebei ci sono però anche delle consistenti ragioni politiche. I plebei benestanti, che hanno
partecipato alla cacciata dei Tarquini da Roma, si sono guadagnati il diritto di partecipare
al governo e fino al 486 a.C. hanno espresso ben 12 consoli alla guida della repubblica. In
quell’anno, però, le grandi famiglie riescono a ristabilire la loro supremazia politica, effettuando una sorta di sbarramento che esclude i plebei dalla direzione dello Stato.
A questo punto i plebei si rivoltano sia per l’esclusione dalla vita politica che per le ristrettezze economiche che affliggono la maggior parte di essi. Non a caso, dovranno sostenere
varie lotte, le cosiddette secessioni (la più famosa delle quali è la secessione dell’Aventino
del 494 a.C.), prima di conseguire, nel 449 a.C., il riconoscimento ufficiale dei loro tribuni
(tribuni della plebe), della loro assemblea (comizi tributi) e dell’edilità, un’altra carica riservata esclusivamente a loro. Gli edìli hanno funzioni di carattere amministrativo e, soprattutto, presiedono alla costruzione di opere pubbliche e godono perciò di indubbi vantaggi
economici, leciti e illeciti.
Capitolo 1
Le origini di Roma e il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica
bilmente si riferisce all’età monarchica, si passa in seguito a 300, 600 e perfino 900 membri. Dalla seconda metà del V sec. a.C. possono diventare senatori anche i plebei, che però,
non avendo parità assoluta con i loro colleghi patrizi, sono detti conscripti («aggiunti»).
La funzione del Senato è soprattutto consultiva. Esso dà un parere vincolante ai consoli e agli
altri magistrati nelle questioni inerenti alla vita dello Stato per ciò che riguarda sia la politica interna che quella estera.
13
T1. L’apologo di Menenio Agrippa
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro I: Il mondo romano: storia, politica, società
La secessione dell’Aventino ebbe luogo nel 494 a.C. In quell’anno, proprio mentre Roma era in guerra contro alcuni popoli laziali, i plebei abbandonarono in massa la città e si ritirarono appunto sull’Aventino, decisi ad astenersi da qualunque combattimento. Fu così che i patrizi pensarono di inviare sul colle Menenio Agrippa, il quale, secondo il racconto storico, sarebbe riuscito a far desistere i plebei da quella protesta raccontando loro un apologo.
14
[…] Placuit igitur oratorem ad plebem mitti Menenium Agrippam, facundum virum et quod inde oriundus erat
plebi carum. Is intromissus in castra prisco illo dicendi et horrido modo nihil aliud quam hoc narrasse fertur: tempore quo in homine non ut nunc omnia in unum consentiant, sed singulis membris suum cuique consilium, suus
sermo fuerit, indignatas reliquas partes sua cura, suo labore ac ministerio ventri omnia quaeri, ventrem in medio
quietum nihil aliud quam datis voluptatibus frui; conspirasse inde ne manus ad os cibum ferrent, nec os acciperet datum, nec dentes quae acciperent conficerent. Hac ira, dum ventrem fame domare vellent, ipsa una membra totumque corpus ad extremam tabem venisse. Inde apparuisse ventris quoque haud segne ministerium esse,
nec magis ali quam alere eum, reddentem in omnes corporis partes hunc quo vivimus vigemusque, divisum pariter in venas maturum confecto cibo sanguinem. Comparando hinc quam intestina corporis seditio similis esset
irae plebis in patres, flexisse mentes hominum.
[…] Decisero così i patrizi di mandare alla plebe come ambasciatore Menenio Agrippa, abile oratore e a lei caro,
essendo di origine plebea. Egli, come si narra, con quel suo modo di parlare semplice, raccontò soltanto questo.
«Nel tempo in cui nell’uomo le varie membra non erano come ora armonicamente congiunte, ma ognuna aveva una
sua propria volontà, si indi­gnarono le altre parti che ogni loro cura, ogni loro fatica e funzione servissero solo al ven­
tre. E questo se ne stava in mezzo tranquillo, non facendo nien­te, godendosi i piaceri che gli venivano procurati. De­
cisero dunque che le mani non portassero più cibo alla bocca, che la bocca non lo ricevesse, che i denti non masticas­
sero ciò che avessero ricevuto.
Per questa loro ostilità, mentre avevano voluto do­mare con la fame il ventre, anch’esse e con loro tut­to il corpo si
ridussero a un estremo esaurimento.
Si capì così che anche la funzione del ventre non è inutile, e che esso tanto nutre quanto è nu­trito, restituendo a tut­
te le parti del corpo, equamente diviso per le vene, questo sangue che ci dà la vita e le forze, e che si forma appun­
to dal cibo elaborato nel ventre».
E si narra che, così paragonando la ribellione del corpo al furore della plebe contro i patrizi, convinse i plebei a pa­
cificarsi e a rientrare a Roma.
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, II, 32)
5. La formulazione scritta delle leggi
Le leggi tramandate oralmente non garantiscono una buona amministrazione della giustizia,
che favorisce sempre i patrizi a scapito dei plebei. Questi cominciano a rivendicare i propri
diritti contro gli arbitri dei magistrati che interpretano le consuetudini a loro piacimento.
Nasce così l’esigenza di una formulazione scritta delle leggi: la richiesta dei plebei è accolta
nel 451 a.C., quando è eletto un collegio di dieci magistrati (decemviri legibus scribundis)
che ha l’incarico di riunire in un codice scritto le leggi penali e civili.
È a questo punto che un ambizioso patrizio, Appio Claudio, tenta di rendere stabile la nuova magistratura e di mettersene a capo per assumere il governo della repubblica. Il suo tentativo però fallisce per opposizione degli stessi patrizi.
La scrittura delle leggi, fino ad allora tramandate oralmente dalle famiglie patrizie, è una grande vittoria della plebe. Nel periodo in cui resta in carica (451-450 a.C.), il decemvirato provvede alla raccolta delle leggi, che sono incise su dodici tavole di bronzo ed esposte al pubblico.
Per la prima volta nella storia della civiltà umana viene sancito il principio, che è alla base
di tutte le legislazioni moderne, dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, oltre
che quello della «certezza» e stabilità del diritto. Va tuttavia detto che le leggi delle XII tavole sanciscono molti dei privilegi del patriziato.
TAVOLA RIASSUNTIVA DEGLI ORGANI ASSEMBLEARI DELLA REPUBBLICA ROMANA
COMIZI CENTURIATI
Sono costituiti da tutti i cittadini suddivisi in cinque classi, più i
proletari e gli addetti ai mestieri per un totale di 193 centurie.
Votano le leggi, eleggono i magistrati ed esercitano funzioni
giudiziarie e di appello.
COMIZI CURIATI
Comprendono i cittadini divisi in curie; testimoniano sui testamenti e le adozioni e conferiscono formalmente il potere
ai magistrati.
CONCILIO DELLA PLEBE
Organizzato per tribù, raccoglie prevalentemente i plebei,
legifera ed elegge i tribuni e gli
edili della plebe.
COMIZI TRIBUTI
Comprendono tutti i cittadini
divisi in 35 tribù territoriali e
votano le leggi.
SENATO
L’assemblea più prestigiosa,
formata da ex magistrati nominati a vita. Delegato a proporre le leggi, è di fatto l’artefice della politica interna
ed estera.
Capitolo 1
Le origini di Roma e il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica
In seguito la plebe ottiene altre importanti vittorie, le principali delle quali sono sancite dalle seguenti leggi, che prendono il nome da quello dei tribuni che le propongono:
— lex Canuleia (445 a.C.), con cui si abolisce il divieto di matrimonio fra patrizi e plebei;
— leges Liciniae-Sextiae (367 a.C.), le quali stabiliscono che uno dei due consoli possa essere plebeo;
— lex Poetelia (313 a.C.), che abolisce la schiavitù per debiti;
— lex Ogulnia (300 a.C.), con la quale i plebei possono entrare a far parte dei collegi sacerdotali;
— lex Hortensia (287 a.C.), la quale completa la parificazione fra patrizi e plebei e consiste
nel riconoscimento giuridico delle assemblee della plebe, i comizi tributi (comizi del popolo riunito per tribù).
15
Questori: in numero crescente, amministrano le finanze dello Stato.
Magistrature
dello statO
Due edili plebei: amministrano il tesoro della plebe e sovrintendono ai ludi plebei.
Due censori: quinquennali, curano e aggiornano le liste censuali dei cittadini, controllando la moralità degli iscritti.
Pretori: in numero crescente, esercitano le funzioni giudiziarie ma possono avere anche il comando delle truppe.
Due consoli: supremi magistrati dello Stato, convocano e presiedono il Senato e hanno il comando dell’esercito.
Tavola cronologica
753 a.C.
673-642 a.C.
641-617 a.C.
616-579 a.C.
578-535 a.C.
Fondazione di Roma.
Regno di Tullo Ostilio.
Regno di Anco Marzio.
Regno di Tarquinio Prisco.
Regno di Servio Tullio.
534-510 a.C.
509 a.C.
494 a.C.
451 a.C.
447 a.C.
445 a.C.
443 a.C.
421 a.C.
367 a.C.
356 a.C.
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro I: Il mondo romano: storia, politica, società
351 a.C.
16
313 a.C.
Regno di Tarquinio il Superbo.
Nasce la repubblica romana.
I plebei si ritirano sull’Aventino. Creazione dei tribuni della plebe.
I decemviri promulgano le leggi delle XII tavole.
Istituzione dei questori.
La lex Canuleia consente i matrimoni tra patrizi e plebei.
Viene istituita la censura.
I plebei sono ammessi alla questura.
Vengono promulgate le leggi Licinie-Sestie. I plebei sono ammessi al consolato.
I plebei sono ammessi alla dittatura.
I plebei sono ammessi alla censura.
La lex Poetelia abolisce la schiavitù per debiti.
Libro
II
la letteratura latina
Capitolo
1
L’età arcaica
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro II: la letteratura latina
1. La cultura
100
Roma è frutto di un «sinecismo» (unione) di diverse comunità: Latini, Sabini, Etruschi. A
questi ultimi deve non solo l’organizzazione statale, i culti pubblici, l’architettura, ma anche lo stesso alfabeto – mediato dai Greci di Cuma – e le prime rudimentali forme artistiche.
La cultura indigena si esprime soprattutto nel culto e nel diritto, che si servono della forma
del carmen, intessuto di figure retoriche rudimentali come allitterazione, omoteleuto, isocolia, antitesi, per differenziare formule e riti rispetto alla lingua dell’esperienza quotidiana.
Sono carmina le leggi delle Dodici Tavole, il primo trattato con Cartagine, le preghiere dei
sacerdoti Arvali, Salii, gli àuguri, gli elogia incisi sulle tombe e le prime manifestazioni più
propriamente artistiche, quali i canti conviviali sulla saga di Priamo e di Nèleo. È piuttosto
controverso se il verso dei carmina, il saturnio, fosse di natura qualitativa, articolato cioè sulla successione di sillabe accentate e non accentate, o quantitativa, con alternanza di sillabe
lunghe e sillabe brevi. Le più cospicue manifestazioni letterarie in prosa delle origini sono
costituite dalle laudationes funebres, le orazioni tenute dai parenti per esaltare i defunti e la
loro stirpe. Si tratta comunque di discorsi rozzi dal punto di vista formale e inattendibili da
quello contenutistico, perché viziati dall’intento celebrativo delle varie famiglie aristocratiche.
Il III secolo a.C. è caratterizzato dal trapianto della cultura greca in Roma. Dopo la sconfitta di Pirro i Romani restarono padroni di Taranto e di tutta la Magna Graecia. Fino a quel
momento i Latini avevano avuto con i Greci rapporti mediati attraverso le altre popolazioni italiche. Il contatto diretto con la cultura greca impresse una vorticosa accelerazione
allo sviluppo della cultura latina. Con la conquista della Magna Graecia Roma entrava in un
mondo ben più complesso culturalmente e socialmente rispetto a quello delle popolazioni
dell’Italia centrale, dove aveva agito fino a quel momento.
Come già in precedenza, la politica romana si arricchì grazie ai nuovi contatti, assumendo
non solo i tratti culturali esteriori, ma anche le motivazioni profonde delle popolazioni sottomesse. In tal modo elabora una letteratura nazionale, che consta di una sintesi originale
di elementi greci e italici.
2. I generi letterari e gli autori
La figura che si staglia più netta sullo sfondo dei primi secoli di Roma, per noi bui, è quella
di Appio Claudio Cieco. Vissuto a cavallo fra il V e il IV secolo a.C., prima che uomo di lettere fu valoroso generale e uomo politico impegnato nell’emancipazione della plebe. Si occupò anche dell’assetto urbano di Roma e del sistema viario. Prima di Livio Andronìco, considerato l’iniziatore della letteratura latina, Appio Claudio ebbe un’intensa attività letteraria. Le sue orazioni, i primi discorsi retoricamente elaborati che siano stati pronunciati a
Roma, sono ricordate da Cicerone, che ne apprezzò l’eloquenza. Abolì dall’alfabeto latino
la lettera z e promosse la rotacizzazione inserendo la r. La sua fama tuttavia rimase legata a una raccolta di Sententiae in saturnio, il verso tipicamente italico, che conteneva i principi della saggezza romana e di quella greca assieme. Famosa quella che esalta l’autonomia
e la libertà dell’uomo (fr. 3 Buechner): <escit> suas quisque faber fortunas («ciascuno è artefice della propria sorte»).
2.1 Il teatro
A partire da forme «drammatiche» spontanee e rozze, quali i fescennini, la satura drammatica e l’Atellana, si arriva nel III secolo a.C. all’istituzione di un vero e proprio teatro romano. Determinante, anche per questo genere letterario, l’influsso greco: è un greco, Livio
Andronìco, a mettere in scena i primi drammi «regolari»; greca è la consuetudine di tenere
rappresentazioni teatrali durante celebrazioni pubbliche, quali sono i ludi; greci sono i testi tradotti per il pubblico romano.
Le tragedie di argomento greco sono definite cothurnatae, quelle di argomento latino, nate
in un secondo momento, praetextae. Le commedie di argomento greco sono indicate come
palliatae, quelle di argomento latino, molto più tarde, togatae. Tali definizioni fanno riferimento all’abbigliamento degli attori.
Dopo la morte di Plauto riesce a conquistare una posizione di rilievo nel panorama del teatro comico romano il gallo Cecilio Stazio, giunto a Roma in seguito alla sconfitta subìta
dal suo popolo a Clastidium. Il poeta ricalca le orme del grande predecessore, senza averne
però la vis comica e la genialità inventiva. L’interesse per il carattere dei personaggi mostra
già aspetti dell’arte di Terenzio.
Nel momento dell’estremo pericolo il senato decide di inviare Quinto Fabio Pittore a consultare l’oracolo di Delfi. L’aristocratico riporta dal suo viaggio in Grecia contatti culturali
e conoscenze letterarie che gli consentono di affrontare la composizione di un’opera storica in lingua greca, gli Annales, che illustri ai Greci del Mediterraneo il punto di vista romano sulle cause della guerra punica. Si tratta di una storiografia di carattere isocrateo, cioè
moralistica e a tesi.
L’annalistica in greco ebbe a Roma diversi cultori dopo Fabio Pittore. Il plebeo Lucio Cincio Alimento, descrisse nei suoi Annales usi e costumi dei Cartaginesi. Esponevano più diffusamente le vicende delle origini e quelle più recenti, con intenti nazionalistici e apologetici Gaio Acilio e Aulo Postumio Albino.
3. Livio Andronìco
3.1 La vita
Una delle poche certezze in merito alla biografia di Livio Andronìco deriva da una testimonianza di Cicerone (Brutus 72-73), secondo cui l’autore mise in scena a Roma il primo dramma regolare in lingua latina l’anno prima della nascita del poeta Ennio, cioè nel 240 a.C. Questa data, sebbene sospetta – gli antichi amavano infatti stabilire coincidenze simboliche fra
gli eventi –, segnerebbe convenzionalmente l’inizio della letteratura latina. Anche Orazio,
del resto, considerava Livio Andronìco come il più antico poeta latino (Epistulae 2, 1, 62).
Il poeta greco a quell’epoca si sarebbe trovato a Roma già da circa trent’anni, dove il senatore
Livio Salinatore lo aveva condotto con sé come schiavo da Taranto, caduta in mano dei Romani.
Al suo bel nome greco Andronìco (che significa «uomo vittorioso») aggiunse, secondo la
consuetudine romana, quello dell’ex padrone Livio quando fu liberato in riconoscimento
dei meriti acquisiti come istitutore dei figli del senatore.
Il doppio nome simboleggia la vicenda di un uomo che, nato greco, volle acquisire una cultura schiettamente romana. La vicenda di Andronìco non è eccezionale: la straordinaria affermazione dell’impero romano fu determinata anche dalla capacità di assorbire gli elementi culturali più validi delle popolazioni sottomesse, creando una sintesi originale.
Capitolo 1
L’età arcaica
2.2 La storiografia
101
Nel 207 quando, in piena II guerra punica, il cartaginese Asdrubale minacciava la città, il
poeta ricevette l’incarico dai decemviri sacris faciundis di comporre un partenio, inno propiziatorio in onore di Giunone Regina, che fu cantato da un coro di 27 fanciulle. Questa importante commissione pubblica è il segno della notevole considerazione di cui godeva il vecchio letterato. Dopo il successo che riscosse l’inno, il senato concesse nel tempio di Minerva sull’Aventino una sede al collegium scribarum histrionumque, associazione professionale degli scrittori e degli attori fondata da Andronìco a imitazione del Museo di Alessandria.
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro II: la letteratura latina
3.2Il profilo letterario
102
Il problema linguistico fu forse il più difficile che il greco Andronìco dovette affrontare l’autore nello sforzo di naturalizzare a Roma la letteratura greca. Già nel III secolo a.C. espressioni della lingua del diritto poterono facilmente venire in soccorso alla lingua letteraria latina, che allora si stava elaborando; forme desunte dal parlato o dalla lingua della commedia possono inoltre essere state inserite nella tragedia per accentuare il tono drammatico,
ma anche espressioni della lingua religiosa.
L’allitterazione e le figure di suono, elementi caratteristici degli antichi carmina latini, ricorrono con frequenza; rare sono invece le parole greche.
Gli studi grammaticali compiuti da Livio Andronìco danno ragione del fine senso linguistico con cui lo scrittore rendeva in latino i termini greci. È notevole il tentativo di latinizzare
alcuni termini greci che non avevano un corrispettivo preciso nella lingua di Roma. Tale è il
caso, ad esempio, del primo verso della sua traduzione omerica: virum mihi, Camena, insece versutum (fr. 1 Morel), dove insece («narra») e versutum («ingegnoso»), sono due corrispondenti etimologici dei termini greci, mentre Camena è una divinità italica, riconducibile
al termine carmen, «canto», impiegata perciò al posto della Musa omerica, sconosciuta nel
Lazio. Ma ancora: Morta per Moira (divinità greca del Fato), Moneta per Mnemosy´ne (divinità greca della memoria). In altre occasioni Andronìco si è limitato ad adattare i nomi greci alla morfologia latina, come nel caso di Calupso, -onis, Circa, -ae.
Il fatto che Livio Andronìco abbia usato per la sua traduzione il verso saturnio e non l’esametro non è determinato certo da incapacità – ben più complicati infatti erano i metri lirici che aveva adoperato nelle opere sceniche – ma dal desiderio di romanizzare il più possibile il suo testo, grazie anche a un metro tipicamente italico.
Anche nei dialoghi della tragedia e della commedia, del resto, l’autore latinizzò la metrica,
usando il senario giambico e il versus quadratus (formato da quattro parti, cioè da due unità metriche di due piedi ciascuna), o settenario trocaico, che erano il corrispondente latino
rispettivamente del trimetro giambico e del tetrametro trocaico catalettico greci.
3.3Le opere
Livio Andronìco adattò liberamente il grande teatro greco alle scene romane, con una traduzione artistica che cercava di rendere in latino anche le differenze di stile della tragedia
e della commedia greca.
Delle opere drammatiche di Livio Adronìco ci sono rimasti miseri resti, conservati da tardi
grammatici e raccoglitori di curiosità linguistiche: una quarantina circa di versi e otto titoli
delle tragedie, quattro o cinque versi e tre titoli delle commedie. La proporzione delle testimonianze in nostro possesso evidenzia la maggiore importanza che ebbero le tragedie rispetto alle commedie nell’attività letteraria del poeta.
È probabile che l’autore si dedicasse alla commedia in una prima fase della sua attività artistica, quando era ancora fortemente condizionato dai gusti del pubblico, per poi passare
alla tragedia, a lui più congeniale. Poco o nulla ci è possibile dire delle commedie di Andronìco a causa della scarsità del materiale a nostra disposizione.
4. Nevio
4.1 La vita
È verosimile che Gneo Nevio sia nato fra il 275 e il 270 a.C. Come Livio Andronìco proveniva
da una regione fortemente ellenizzata, sebbene non fosse greco: «pieno di superbia campana» lo definisce un epigramma tramandato da Gellio (1, 24, 2), e molto probabilmente nacque a Capua. Partecipò alla prima guerra punica, che poi cantò senza risparmiare critiche
ai generali che la diressero.
Nevio manifestò il suo spirito di libertà soprattutto nelle commedie, dove, alla maniera della commedia attica antica di Aristòfane, attaccò i personaggi più in vista della politica romana. Ma l’oligarchia romana non era tollerante come la democrazia ateniese. I nobili che
si sentirono da lui diffamati lo fecero chiudere in carcere, dove compose due commedie,
l’Hariolus («L’indovino») e il Leon («Leonte»), in cui faceva ammenda delle ingiurie da lui
rivolte contro i suoi nemici, riottenendo così la libertà. A Roma tuttavia non poté più rima-
Capitolo 1
L’età arcaica
Possiamo identificare i modelli principali delle tragedie liviane nei grandi autori greci del
V secolo a.C., Eschilo, Sofocle, Euripide; ma dovettero influire anche i drammi di età ellenistica, di cui purtroppo non abbiamo testimonianze sufficienti.
La preferenza accordata da Andronìco a Euripide nella scelta dei soggetti dipende dal fatto
che le tragedie euripidee erano ricche di musica, e perciò più simili alle forme di teatro musicale cui il pubblico romano era abituato. Gli otto titoli di tragedie rimasti rimandano quasi tutti al ciclo troiano, argomento gradito ai Romani, che facevano risalire le loro origini a
Troia: Achilles («Achille»), Aiax mastigophorus («Aiace fustigatore»), Equos Troianus («Il cavallo di Troia»), Aegisthus («Egisto»), Hermiona («Ermìone»), Danae («Danae»), Andromeda («Andròmeda»), Tereus («Tèreo»).
Dagli scarsi frammenti delle tragedie, in particolare dell’Aegisthus, si intuisce che Livio Andronìco praticava la contaminatio. Non sappiamo se nelle tragedie liviane ci fosse il coro.
Probabilmente l’autore introdusse nella tragedia romana i cantica con l’intenzione di presentare novità gradevoli a un pubblico abituato ai canti delle farse popolari italiche. Lo scrittore tarantino fu infatti sensibile ai modi e ai caratteri della civiltà indigena, cui adattò quanto attingeva dalla cultura greca.
Verosimilmente Livio Andronìco compose l’Odusia in età avanzata: l’épos infatti richiede
molto più tempo e impegno dei drammi composti in gran numero e a scadenza annuale per
i ludi Romani.
Livio scelse di tradurre l’Odissea piuttosto che l’Iliade per diversi motivi. Prima di tutto il poema di Ulisse era più diffuso dell’Iliade, espressione di una mentalità arcaica aristocratica;
inoltre, secondo la leggenda il re di Lavinio, città cui i Romani facevano risalire le loro origini, Latino, sarebbe stato figlio di Ulisse e Circe.
È improbabile che Livio Andronìco abbia voluto instaurare un rapporto di aemulatio nei
confronti del suo modello; tuttavia il carattere patetico e drammatico che assume talora la
traduzione artistica liviana – in parte già presente nell’originale greco – è frutto di una singolare tecnica della traduzione artistica, già sperimentata dall’autore nella composizione di
opere drammatiche. Il verbo latino che indica l’attività del tradurre, vertere, significa «trasformare», con riferimento non solo alle parole, ma anche alle culture che le due lingue veicolano: Livio dovette cioè adottare l’originale greco al sistema di valori romano, perché esso
risultasse comprensibile.
Poemi ellenistici come quelli di Callìmaco e Apollonio Rodio devono avere certamente operato un influsso nell’elaborazione della traduzione epica liviana, specialmente per quanto riguarda l’elemento patetico, che caratterizza numerosi frammenti in nostro possesso.
103
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro II: la letteratura latina
104
nere e si ritirò in esilio volontario in Africa, dove aveva combattuto durante la prima guerra punica. Morì in età avanzata a Utica, nel 204 o nel 201.
Al tempo di Nevio l’influsso greco proveniente da Napoli e Cuma era penetrato profondamente nella cultura etrusco-sannita dell’entroterra campano, sicché lo scrittore aveva un
variegato retroterra culturale osco-greco-etrusco.
Nevio tuttavia si sentì profondamente romano e a lui risale l’origine di quasi tutti i generi
della letteratura latina. Se Livio Andronìco aveva diffuso a Roma la conoscenza del mondo
poetico greco, tentando di presentarlo in forme e in termini romani, Nevio invertì tale tendenza, dando inizio al processo di ellenizzazione della cultura latina. Anche Nevio, come Livio Andronìco, cominciò la sua attività letteraria con il teatro comico e tragico: è del 235,
cinque anni dopo la prima rappresentazione liviana di una commedia latina, la sua prima
messa in scena teatrale.
4.2Il profilo letterario e le opere
Nevio arricchì il linguaggio dell’epica latina. Trattando argomenti romani, attinse, più che
per le commedie e le tragedie, al repertorio indigeno di allitterazioni, assonanze, omoteleuti, tutte figure retoriche che danno una forte caratterizzazione fonica ai suoi versi.
Lo stile di Nevio nel Bellum Poenicum è sintetico, assecondato da un metro privo di varietà e
di elasticità quale è il saturnio. I versi sono asciutti e laconici, specialmente nella parte storica, dove lo stile scende sul piano di una severa e talora prosastica semplicità.
Non avendo Nevio dietro di sé una tradizione letteraria e rifiutandosi di utilizzare il lessico
omerico, nella parte mitica del Bellum Poenicum si adeguava al livello dell’espressione tragica, dando luogo a squarci non privi di sentimento poetico.
La commedia dovette essere il genere letterario più congeniale a Nevio, a differenza di Andronìco, che predilesse la tragedia: il critico letterario Volcacio Sedìgito (II secolo a.C.) gli
assegnava nel suo canone dei commediografi latini il secondo posto, subito dopo Plauto.
Come commediografo, Nevio partiva dalla commedia nuova dell’età ellenistica, dalla quale
traeva l’intreccio di vicende desunte dalla vita comune, lo studio e il contrasto dei caratteri, la conclusione a lieto fine. Si tratta di una commedia di costumi, a sfondo morale, in cui
compaiono massime che riassumono l’esperienza e la sapienza antica, con un tono di fine
umorismo. Sui modelli della commedia nuova l’autore innestava uno spirito aggressivo e
una satira politica contro fatti e personaggi dell’attualità, desunta dalla commedia antica di
Aristofane. In questo atteggiamento possiamo riscontrare il carattere schiettamente romano degli antichi fescennini e lo stesso spirito di libertà con cui i soldati ricoprivano di scherzi irriverenti, i carmina triumphalia, i loro generali durante il trionfo.
Nel suo teatro Nevio prende spesso di mira la nobiltà del tempo. Non si deve per questo
pensare, anacronisticamente, a un atteggiamento in qualche modo riconducibile alle moderne lotte di classe; piuttosto si dovrà fare riferimento a una dialettica interna alla nobiltà stessa. I nemici di Nevio, infatti, appartenevano alle famiglie patrizie degli Scipioni e dei
Metelli, mentre il protettore del poeta era un Marcello, esponente di una famiglia della più
recente nobiltà plebea.
Ci sono pervenuti i titoli di 34 commedie palliatae – non abbiamo nessuna prova che Nevio
fu anche autore di fabulae togatae, le commedie di argomento italico che saranno coltivate
solo più tardi – la maggior parte dei quali in latino.
Il poeta non risparmiò grandi e potenti personaggi come Scipione l’Africano e i Metelli. Nevio ebbe il coraggio di alludere a una disavventura giovanile di Scipione (il padre infuriato lo trascinò semisvestito fuori dalla casa di un’amante: incertarum palliatarum fr. 3 Marmorale), riprendendo delle accuse di dissolutezza che circolavano sin dai tempi della spedizione contro Cartagine.
va nella letteratura latina. Per conseguire tale effetto il poeta attinse, tra l’altro, allo stesso
fondo linguistico popolare italico a cui aveva attinto Plauto: espressioni proverbiali, nessi
fraseologici e sintattici, formule di scongiuro o di imprecazione, ma soprattutto espressioni del frasario erotico e diminutivi.
Parte I: fondamenti delle discipline di insegnamento
Libro II: la letteratura latina
2.3Il liber
124
La raccolta delle poesie di Catullo è divisa in tre sezioni, nelle quali i carmi non seguono
l’ordine cronologico, ma sono disposti secondo un criterio metrico e stilistico che non sembra risalire al poeta:
— carmi dall’1 al 60, nugae («inezie»), brevi e leggeri sul piano dei contenuti, nella tradizione dei páignia («scherzi») di poeti ellenistici come Filita di Cos. Sono in gran parte faleci, ma anche trimetri giambici e strofe saffiche;
— carmi dal 61 al 68, carmina docta, più lunghi ed elaborati dal punto di vista stilistico e
contenutistico, comprendono gliconei e ferecratei, galliambi, esametri e pentametri;
— carmi dal 69 al 116, epigrammata, cioè componimenti brevi in distici elegiaci.
I temi principali attorno ai quali ruotano i componimenti sono: l’amore per Lesbia; l’amicizia e l’inimicizia; il rimpianto per il fratello morto.
Il «ciclo» di Lesbia è certamente il nucleo tematico più consistente dal punto di vista quantitativo: comprende 28 dei 116 componimenti di cui è composto il liber catulliano. Con lo
pseudonimo Lesbia l’autore assimilava l’amata alla greca Saffo, poetessa di Lesbo, donna
raffinata e appassionata. Catullo seguiva in questo una consuetudine della poesia neoterica:
Valerio Catone aveva cantato una Lydia, Tìcida una Metella sotto lo pseudonimo di Perilla,
Varrone Atacino una Leucadia. Il modello letterario venne tuttavia corretto da Catullo con
una concezione dell’amore più «etica»: il nome femminile, nel titolo delle raccolte greche e
neoteriche, infatti, non sembra riferirsi a un’unica passione del poeta, mentre Catullo confessa che Lesbia è la donna della sua vita, l’unico grande amore. Nonostante la forte carica passionale, la raccolta di poesie di Catullo non è comunque un «diario d’amore», sicché
non è possibile ricostruire sulla base dei singoli carmi la precisa successione degli eventi.
Nella composizione del liber Catullo si è ispirato al canone artistico della poikilía, la «varietà» di argomenti, toni e stili teorizzata dai poeti ellenistici, mettendo a frutto altresì la sperimentazione di Lucilio e dei neóteroi: dalla fusione di elementi letterari greci e romani risulta un’opera che costituirà il modello di tutta la poesia augustea.
Il gruppo di carmi lunghi che va dal 61 al 68, definiti comunemente carmina docta, è contraddistinto da una maggiore complessità strutturale e da un diffuso impiego della mitologia. I temi delle nozze, della fecondità, della fides coniugale, in cui si percepisce l’influsso
della poetessa greca Saffo, e la condanna pronunciata contro la negazione di tali valori, attraversano tutti questi carmi.
T2. Godiamoci la vita
Inno alla giovinezza e all’amore, questo carme rappresenta uno dei rari momenti di perfetta felicità nella storia
del rapporto di Catullo con Lesbia. Sullo sfondo i senes, i «benpensanti», severi custodi degli antichi mores, che
non cessano di mormorare contro una vita condotta nell’otium epicureo (v. 2). Il ritratto di un personaggio «anticonformista», dedito esclusivamente al piacere in nome di un’ideologia materialistica, non coincide automaticamente con quello dell’autore: è lo stesso Catullo a mettere in guardia il lettore contro un’identificazione troppo puntuale fra le vicende biografico-letterarie narrate nel liber e i propri mores: «Il pio poeta deve essere onesto,/ ma non è d’obbligo che lo siano anche i suoi versi» (c. 16, 5s., ma si veda anche il c. 76). La poesia di Catullo
è poesia del lusus e del disimpegno, secondo un motivo tradizionale della poesia greco-latina. Al repertorio della cultura popolare, invece, appartengono il tema della necessità di godere, per esorcizzare il pensiero della brevità della vita (vv. 4-6), e quello del «malocchio» (vv.12-13).
Metro: endecasillabi faleci
5
10
Vivamus mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis!
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
5
10
Godiamoci la vita, mia Lesbia, l’amore,
e il mormorio dei vecchi inaciditi
consideriamolo un soldo bucato.
I giorni che muoiono possono tornare,
ma se questa nostra breve luce muore
noi dormiremo un’unica notte senza fine.
Dammi mille baci e ancora cento,
dammene altri mille e ancora cento,
sempre, sempre mille e ancora cento.
quando alla fine saranno migliaia
per scordare tutto ne imbroglieremo il conto,
perché nessuno possa stringere in malie
un numero di baci così grande.
(Carme 5; trad. di M. Ramous)
3. Lucrezio
Poche e sospette le notizie sulla vita di Lucrezio. Su questo autore infatti cadde l’oblio, perché considerato «eretico» tanto dai pagani quanto dai cristiani, sebbene con motivazioni diverse: i primi ne condannavano il rifiuto della politica, i secondi il materialismo.
È san Girolamo, nel Chronicon, a fornirci gli scarni dati biografici che possediamo, sotto la
rubrica dell’anno 94 a.C. Secondo lo scrittore cristiano la data di morte sarebbe da fissare
al 50 a.C., ma è possibile che i termini estremi della vita di Lucrezio debbano essere spostati al 98-55 a.C., sulla base di altre testimonianze.
Sebbene san Girolamo abbia a disposizione fonti bene informate quale il De poetis di Svetonio, le notizie che egli riporta hanno tutta l’aria di essere in buona parte autoschediasmi, alterati per di più in base a pregiudizi di carattere religioso. La notizia del filtro amoroso va
probabilmente collegata all’evidente misoginia dell’autore, cioè al suo disprezzo per le donne, quale appare nel libro IV (vv. 1058-191), mentre la pazzia potrebbe essere un’interpretazione tendenziosa del giudizio morale formulato dallo scrittore cristiano Lattanzio (De
opificio Dei 6, 1: «Lucrezio delira»).
Elementi di diverso tipo, come alcuni caratteri culturali del testo e ritrovamenti epigrafici,
hanno indotto a ritenere che il poeta fosse nativo della Campania. Effettivamente, durante
il I secolo a.C. fiorirono in Campania scuole epicuree molto attive, tra cui quella di Sirone a
Napoli, dove studiò il giovane Virgilio, e quella di Filodemo di Gàdara a Ercolano, frequentata da illustri esponenti della classe dirigente romana. Alcune tracce, inoltre, condurrebbero specificamente a Pompei, dove le iscrizioni attestano il nomen e il cognomen del poeta,
e dove era venerata la Venus fisica, alla quale Lucrezio consacrò il suo poema.
Questi indizi, tuttavia, non possono dare alcuna certezza sulle origini di Lucrezio. A quell’epoca, infatti, la propaganda del predicatore popolare Amafìnio aveva diffuso in tutta Italia l’epicureismo, che a Roma vantava ormai seguaci di alto livello come Attico, l’amico di Cicerone.
Lucrezio, dunque, potrebbe aver conosciuto e praticato l’epicureismo a Roma, dove strinse,
come attestano le fonti, amicizia con Cornelio Nepote e con l’epicureo Attico. Proprio in virtù dei legami comuni con Attico Cicerone sarebbe stato indotto, nonostante l’avversione che
nutriva per l’epicureismo, a correggere pazientemente i versi di Lucrezio dopo la sua morte.
In sintesi, le elevate relazioni sociali e il nomen di Lucrezio possono autorizzare soltanto
l’ipotesi di una condizione economica agiata e di un’origine familiare campana.
Capitolo 3
La crisi della Repubblica
3.1 La vita
125
Parte
II
competenze e strumenti
pedagogico-didattici
Capitolo
1
L’insegnamento delle lingue e
delle letterature classiche
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
1. Perché studiare i classici
266
Una riflessione sulla didattica delle letterature classiche non può che prendere le mosse dai
motivi per i quali si sostiene la necessità di mantenere in vita questo insegnamento.
Tale riflessione investe in primo luogo la relazione che l’uomo moderno instaura con il suo
passato, una relazione che appare ancor oggi imprescindibile per la definizione della nostra identità e della nostra collocazione nella storia, sia che la si voglia leggere in chiave di
continuità, sia di distinzione.
Riportiamo sull’argomento una pagina di Nicoletta Natalucci tratta da Mondo classico e
mondo moderno. Introduzione alla didattica e allo studio delle discipline classiche (Perugia,
2002). In essa viene sottolineata la valenza formativa dello studio del mondo classico non
solo come scoperta della sua persistenza nel presente, in quanto «studiare il passato, conoscerlo ed amarlo significa ritrovarlo nel mondo che ci circonda», ma anche come
strumento per scoprire le differenze culturali tra il mondo antico e quello contemporaneo,
e in questo modo riconoscere la relatività dei valori e i condizionamenti di ciascuna civiltà sulle personalità letterarie e artistiche, poiché tutto questo «porta all’apertura mentale, stimola la capacità critica e favorisce la nascita di una piena coscienza storica».
L’antichità classica è stata sempre presente nella coscienza dell’uomo occidentale che, nel corso dei secoli, si è posto in relazione ad essa in un rapporto di continuità o di rottura, facendo rivivere o rifiutando l’antico alla luce della mentalità e dell’ideologia corrente. Dopo i secoli del
Medioevo, in cui, comunque, negli ambienti culturalmente attivi come le biblioteche dei monasteri o delle corti, si continuò a mantenere viva la tradizione classica, la “riscoperta” dell’antico attuatasi con l’Umanesimo avvenne nel nome di una totale adesione all’ideale della perfezione del mondo classico e della diretta continuazione da esso. Ma l’Illuminismo ha presto infranto questo sogno del restaurato predominio degli antichi, nel nome di una sua“moderna”
pretesa di universalità, e il Romanticismo si è aperto ancora, ma ad un nuovo approccio, più
ampio, alla cultura antica, intesa come espressione globale della cultura di un popolo. Il secolo recentemente trascorso, infine, in un’ ottica ancora più moderna, e con l’affermarsi e il progredire delle conoscenze antropologiche e linguistiche, è riuscito a scoprire e ad analizzare
aspetti che di quel mondo antico non erano ancora stati esaminati e considerati.
È evidente che ogni epoca della nostra storia ha dovuto confrontarsi con le origini classiche,
instaurando di volta in volta modelli diversi di fruizione del passato, ma senza poter mai prescindere da esso. E un esame culturale approfondito non può ignorare che il progresso nelle
arti, nella lingua, nella scienza si è attuato costantemente attraverso il superamento o la riformulazione di canoni antichi, in un continuo intrecciarsi fra passato, presente e futuro.
Tuttavia, forse mai come oggi, sembra difficile dichiarare apertamente se il nostro rapporto con le origini classiche sia da intendere sotto l’aspetto della continuità o della discontinuità. Se da un lato si ha paura di enfatizzare troppo i nostri legami col passato, perché si teme
un nuovo umanesimo che offenderebbe il nostro senso della storia e del progresso, nello stesso tempo un’aperta ammissione di discontinuità non potrebbe comunque mai affrancarci in
una completa indipendenza.
In realtà il rapporto con l’antichità classica è un rapporto storico-dialettico che si configura
come di continuità e di discontinuità nello stesso momento, è la coscienza del passato che il pre-
2. Chiavi di lettura per uno studio della letteratura classica
Le modalità di approccio alla letteratura classica sono state, nel corso dei secoli, le più svariate, anche se esse possono essere ricondotte a due grandi filoni, secondo la classificazione di René Wellek e Austin Warren (in Theory of Literature, New York 1942, trad. it. Bologna 1971): gli «storici della letteratura che considerano la letteratura come un documento
per la spiegazione della storia nazionale o sociale, ed altri che considerano invece la letteratura come arte, di cui non è possibile scrivere la storia». Queste due posizioni tradizionali si ritrovano anche nella critica e nella didattica contemporanee.
Le teorie della corrente “antistoricistica” sono state riformulate a partire dal celebre saggio di Roland Barthes Histoire ou littérature? (in Annales, 1960), in cui viene affermata l’idea
che l’opera d’arte «per sua natura si sottrae alla storia», e ha trovato la sua applicazione nei
metodi della critica strutturalistica e formalistica. Essa in termini didattici non può che decretare il primato del testo, lo studio dei suoi aspetti stilistico-retorici, il suo inserimento
nei codici espressivi tipici di un determinato genere.
La chiave di lettura opposta è quella che mette in evidenza la stretta relazione tra il fenomeno letterario e il “contesto storico”, facendo del primo un prodotto e una conseguenza del secondo.
Tale concezione, che si è applicata nel passato alle più svariate teorie e posizioni estetiche
e politiche, dallo storicismo romantico su basi nazionalistiche alla critica marxista, ha trovato una più recente espressione nel cosiddetto New Historicismus.
Questa rinnovata tendenza storicistica, che trova il suo presupposto e fondamento nelle teorie di Michel Foucault, per il quale «ogni cosa è politica», e dunque anche la parola e la
scrittura, si distingue però nettamente dal “positivismo storico” che riduce il testo a mero
Capitolo 1
L’insegnamento delle lingue e delle letterature classiche
sente conserva comunque come provenienza da esso, come sua trasformazione o anche come
rifiuto. Compito del docente sarà allora proprio quello di far riflettere i discenti sulla sua complessità, enfatizzandone di volta in volta i nessi di identità e di contrasto, perché, se studiare il
passato, conoscerlo ed amarlo, significa ritrovarlo nel mondo che ci circonda, è nella scoperta
delle differenze che si giunge al riconoscimento della relatività e dei condizionamenti che intervengono in culture diverse, se pur simili e correlate. Tutto ciò porta naturalmente all’apertura mentale, stimola la capacità critica e favorisce la nascita di una piena coscienza storica.
In ogni caso accostarsi al passato e interiorizzarlo significa farlo vivere appieno nel nostro presente e tramandarlo alle future generazioni, che potranno avvalersi della stessa esperienza e
a loro volta, attraverso la trasmissione dei saperi, tenerlo in vita per coloro che li seguiranno.
Negli anni più recenti l’interesse per le culture antiche in generale e quelle classiche in particolare sembra andare crescendo. Una sorta di moda porta a frequentare sempre di più musei e gallerie, con l’introduzione di percorsi guidati e di una nuova organizzazione, finalmente accessibili a tutti; e le mostre di maggior rilievo sono poi, sempre più spesso, prese d’assalto. Tutto ciò renderebbe ottimisti riguardo alla crescita e al mantenimento della nostra cultura collettiva, se la crisi che incontra l’insegnamento delle lingue e delle letterature classiche
all’interno della scuola non suonasse come un campanello di allarme. Il rischio è che la mancanza di un sostrato culturale, fondato sulla possibilità di accesso ai documenti scritti, porti
ad una progressiva incapacità di capire veramente e appieno anche le manifestazioni materiali e monumentali di quella cultura, che pure quasi sempre fanno parte del paesaggio in cui
siamo immersi. Senza un contatto con i documenti scritti, inevitabilmente, questa moda, come
tutte le mode, è destinata a sparire. E poiché il compito di sostenere la diffusione di un certo
tipo di formazione culturale è demandato alla scuola, una approfondita riflessione su un rinnovato insegnamento della cultura, dell’arte, delle letterature e delle lingue classiche non può
non coinvolgere tutti i docenti.
267
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
268
specchio della realtà, per indagare sul “contesto” sotto vari punti di vista: sul piano “pragmatico” come rapporto del letterato con il destinatario; su quello sociale, come relazione
tra l’opera e la classe di provenienza dell’autore; su quello politico, come rapporto tra l’intellettuale e il potere.
In questa sintetica disamina delle prospettive di lettura della letteratura classica, che si risolvono in altrettante proposte di approccio didattico, non ne va tralasciata una terza, che
sta affermandosi recentemente e che mette in primo piano la ricezione del prodotto letterario e artistico della civiltà classica nel corso dei secoli e nel mutare delle culture. Questa chiave di lettura, che va distinta dalla mera indagine sulla cosiddetta “fortuna letteraria” del testo, trova il suo fondamento nelle teorie esposte da Hans Robert Jauss in Kleine
Apologie der aestetischen Erfahrung (Costanza 1972, trad. it. Torino 1985). In chiara opposizione con la definizione di classico di Hans Georg Gadamer, per il quale il classico, proprio
grazie alla sua distanza temporale, ha assunto un suo significato definitivo obiettivamente
conoscibile, Jauss costruisce la sua idea di storia della letteratura sulla variabilità continua
del testo nella storia attraverso la reinterpretazione dei suoi ricettori. Il classico, dunque,
è tale non per la “stabilità” del suo significato - e, secondo una visione tradizionale, del suo
successo al di sopra delle “mode” dei tempi - ma al contrario per questa capacità di rivivere
in ogni tempo interagendo con le istanze di ciascuna epoca e cultura e rispondendo alle attese del lettore di ogni tempo (Jauss conia l’espressione «orizzonte di attese»).
Al termine di questa breve sintesi sulle prospettive di lettura della letteratura classica riportiamo una pagina tratta dallo studio della prof.ssa Maria Gabriella Scrocco, pubblicata
online per l’INDIRE nel 2008, in cui vengono riassunte sul piano della pratica didattica alcune delle possibilità di approccio. Ne sono indicate tre: la lettura storicistica, per tematiche e per generi, esaminando per ciascuna di esse i pro e i contro e gli accorgimenti da utilizzare per limitarne le negatività.
Per riprogettare il nostro insegnamento sono percorribili varie strade, ognuna con una sua
specificità e con uno spessore più o meno ampio di positività.
1. Storia letteraria e testi
Il percorso più lineare e più tranquillizzante per i docenti che vogliano affacciarsi a un rinnovamento significativo, ma graduale, può essere praticato senza difficoltà purché si accolgano le più recenti tendenze editoriali che suggeriscono di trattare nel suo svolgimento
diacronico la storia letteraria col supporto continuo e parallelo di letture e analisi di testi
in lingua e/o tradotti e con eventuali aperture ad excursus sui generi letterari o su temi
significativi. L’apprendimento linguistico potrà aver luogo attraverso la lettura dei testi in
originale che accompagneranno lo studio letterario e sarà curato in maniera sistematica
e non occasionale, in quanto la comprensione delle strutture linguistiche è il punto di partenza per la comprensione del significato.
2. L’approccio tematico
L’approccio per temi sembra a prima vista il più affascinante sia perché può coinvolgere di
più gli studenti sul piano dell’interesse e delle emozioni sia perché si presta senza forzature a continui confronti con il presente e a collegamenti interdisciplinari. Perciò viene privilegiato nella prima fase del colloquio d’esame ed è molto presente nella maggior parte
dei libri di testo, siano essi storie letterarie o raccolte di versioni o antologie di autori. Ben
a ragione, però, viene proposto solo di rado come itinerario esclusivo da seguire. Esso presenta, infatti, alcuni grossi limiti oltre quello palese della rinuncia alla completezza:
— presenta ai giovani numerose voci sullo stesso tema, che spesso sono monocordi nella ripresa dei motivi, determinata non di rado dal principio dell’imitatio: la curiosità e
l’interesse, in una prima fase certamente vivi, rischiano di scemare dinanzi alla monotonia della ripetitività o delle allusioni;
3
La didattica del Latino all’interno
del PECUP dello studente liceale
1. La didattica delle competenze
La spinta alla recente introduzione della didattica delle competenze nella scuola italiana proviene dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 settembre 2006 sulla
costituzione del Quadro europeo delle Qualifiche e dei Titoli per l’apprendimento permanente.
In essa viene affermata “la necessità di dotare i giovani delle necessarie competenze chiave
e di migliorare i livelli di completamento degli studi” come “parte integrante degli orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione”. In quest’ottica Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio vuole “contribuire allo sviluppo di un’istruzione e di una formazione di qualità, orientate al futuro e specificamente concepite in funzione delle esigenze della società europea, coadiuvando e integrando le azioni degli Stati membri oltre ad assicurare che i loro sistemi di istruzione e formazione iniziale offrano a tutti i giovani i mezzi
per sviluppare competenze chiave a un livello tale che li prepari per la vita adulta e che costituisca la base per ulteriori occasioni di apprendimento come anche per la vita lavorativa”.
Sulla scorta di quanto affermato nella Raccomandazione del Parlamento europeo la didattica per competenze compare quindi nel D.M. del 22 agosto 2007 n. 139 (cfr. documento 3)
agli art. 2 (“acquisizione dei saperi e delle competenze”) e 4 (“certificazione dei saperi e delle competenze”), per trovare applicazione nel successivo DPR n. 89/2010 (Regolamento recante revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei a norma dell’articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni,
dalla legge 6 agosto 2008, n. 133), in cui le competenze sono intese come “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazione di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale”.
Dai princìpi espressi nel D.M. nasce il PECUP (Profilo educativo, culturale e professionale)
degli istituti secondari di secondo grado, dai licei agli istituti tecnici e professionali riformati, che descrivono gli esiti della formazione degli allievi in uscita in termini di competenze.
2. Didattica delle competenze e assi culturali
Nel documento tecnico, che accompagna il succitato D.M. 139 riferito a “il contesto e il metodo” si introduce anche il principio degli assi culturali:
“I saperi e le competenze per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione sono riferiti ai quattro
assi culturali (dei linguaggi; matematico, scientifico-tecnologico, storico-sociale) contenuti
nell’all. 1. Essi costituiscono il tessuto per la costruzione di percorsi di apprendimenti orientati all’acquisizione di competenze chiave che preparino i giovani alla vita adulta e che costituiscano la base per consolidare e accrescere saperi e competenze in un processo di apprendimento permanente anche ai fini della vita lavorativa”.
Gli assi dunque sono per i docenti l’elemento unificante nella diversità dei saperi, su cui
tracciare dei percorsi di apprendimento, allo scopo di favorire la costruzione di competenze condivise, di cui lo studente deve disporre per orientarsi culturalmente (competenze culturali di base) e nella vita futura (competenze chiave).
Capitolo 3
La didattica del Latino all’interno del PECUP dello studente liceale
Capitolo
279
3. Didattica delle competenze e OSA (obiettivi specifici di apprendimento)
La didattica delle competenze non nega affatto, tuttavia, la peculiarità degli obiettivi specifici da perseguire nell’insegnamento di ciascuna disciplina, bensì ne riconosce la funzione
che, nella peculiarità dei suoi contenuti culturali e formativi, essa assolve all’interno della
costruzione delle competenze generali dell’individuo e del cittadino. Il principio è ribadito nel già citato DPR 89/2010 (allegato A), dove si afferma che l’insegnamento di ciascuna
disciplina “concorre ad integrare un processo di acquisizione di conoscenze e competenze
molteplici, la cui consistenza e coerenza è garantita proprio dalla salvaguardia degli statuti
epistemici dei singoli domini disciplinari”.
Parte II:
competenze e strumenti pedagogico-didattici
Riportiamo qui di seguito il PECUP dei licei, con la definizione dei risultati comuni da conseguire in termini di competenze trasversali, nonché gli OSA relativi all’insegnamento di Lingua e civiltà latina nei licei.
280
Il PECUP dei licei
“I percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e competenze sia adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, sia coerenti con le capacità e le scelte personali”. (art. 2 comma 2 del regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei…”).
Per raggiungere questi risultati occorre il concorso e la piena valorizzazione di tutti gli aspetti del lavoro scolastico:
• lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica;
• la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari;
• l’esercizio di lettura, analisi, traduzione di testi letterari, filosofici, storici, scientifici, saggistici e di interpretazione di opere d’arte;
• l’uso costante del laboratorio per l’insegnamento delle discipline scientifiche;
• la pratica dell’argomentazione e del confronto;
• la cura di una modalità espositiva scritta ed orale corretta, pertinente, efficace e personale;
• l‘uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio e della ricerca.
Si tratta di un elenco orientativo, volto a fissare alcuni punti fondamentali e imprescindibili che
solo la pratica didattica è in grado di integrare e sviluppare.
La progettazione delle istituzioni scolastiche, attraverso il confronto tra le componenti della comunità educante, il territorio, le reti formali e informali, che trova il suo naturale sbocco nel Piano dell’offerta formativa; la libertà dell’insegnante e la sua capacità di adottare metodologie adeguate alle classi e ai singoli studenti sono decisive ai fini del successo formativo.
Il sistema dei licei consente allo studente di raggiungere risultati di apprendimento in parte comuni, in parte specifici dei distinti percorsi. La cultura liceale consente di approfondire e sviluppare conoscenze e abilità, maturare competenze e acquisire strumenti nelle aree metodologica; logico argomentativa; linguistica e comunicativa;
storico-umanistica; scientifica, matematica e tecnologica.
Risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi liceali
A conclusione dei percorsi di ogni liceo gli studenti dovranno:
1. Area metodologica
• Aver acquisito un metodo di studio autonomo e flessibile, che consenta di condurre ricerche e approfondimenti personali e di continuare in modo efficace i successivi studi superiori, naturale prosecuzione dei percorsi liceali, e di potersi aggiornare lungo l’intero arco della propria vita.
• Essere consapevoli della diversità dei metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari ed essere in grado valutare
i criteri di affidabilità dei risultati in essi raggiunti.
• Saper compiere le necessarie interconnessioni tra i metodi e i contenuti delle singole discipline.
2. Area logico-argomentativa
• Saper sostenere una propria tesi e saper ascoltare e valutare criticamente le argomentazioni altrui.
• Acquisire l’abitudine a ragionare con rigore logico, ad identificare i problemi e a individuare possibili soluzioni.
• Essere in grado di leggere e interpretare criticamente i contenuti delle diverse forme di comunicazione.
Libro
I
Quesiti a risposta aperta
Testo
Parte III: La Prova scritta
Libro I: Quesiti a risposta aperta
1
304
Terenzio
Nobiltà d’animo di una cortigiana
Quantam obtuli adventu meo laetitiam Pamphilo hodie!
quot commodas res attuli! quot autem ademi curas!
gnatum ei restituo, qui paene harunc ipsiusque opera periit;
uxorem, quam numquam est ratus posthac se habiturum, reddo;
qua re suspectus suo patri et Phidippo fuit, exsolvi:
hic adeo his rebus anulus fuit initium inveniundis.
nam memini abhinc mensis decem fere ad me nocte prima
confugere anhelantem domum sine comite, vini plenum,
cum hoc anulo: extimui ilico: «mi Pamphile,» inquam «amabo,
quid exanimatus obsecro? aut unde anulum istum nactus?
dic mi.» ille alias res agere se simulare. postquam id video,
nescioquid suspicarier mage coepi, instare ut dicat.
homo se fatetur vi in via nescioquam compressisse,
dicitque sese illi anulum, dum luctat, detraxisse.
eum haec cognovit Myrrina in digito modo me habentem,
rogat unde sit: narro omnia haec: inde est cognitio facta
Philumenam compressam esse ab eo et filium inde hunc natum.
haec tot propter me gaudia illi contigisse laetor:
etsi hoc meretrices aliae nolunt; neque enim est in rem nostram
ut quisquam amator nuptiis laetetur. verum ecastor
numquam animum quaesti gratia ad malas adducam partis.
ego dum illo licitumst usa sum benigno et lepido et comi.
incommode mihi nuptiis evenit, factum fateor:
at pol me fecisse arbitror ne id merito mi eveniret.
multa ex quo fuerint commoda, eius incommoda aequomst ferre.
820
825
830
835
840
Il brano è tratto dall’Hecyra di Terenzio, che si definisce una fabula palliata (Atto V, scena III,
vv. 816-40).
1) Che cosa si intende con fabula palliata? Quali altre fabulae si conoscevano nella letteratura latina?
2) Da quale tipo di commedia greca deriva la fabula palliata? Quali altri tipi di commedia
si conoscono in Grecia? Quali sono i motivi della scelta degli autori latini?
3) Il candidato enumeri le commedie di Terenzio nell’ordine presunto di rappresentazione, indicando quali tra esse si discostano maggiormente dal modello plautino.
4) Il brano in esame vede protagonista Bacchide, una cortigiana “nobile”, che non si comporta secondo il suo stereotipo sociale: illustri il candidato questo aspetto della commedia terenziana con riferimento al passo proposto, citando poi un altro esempio della stessa commedia.
5) Qual è il linguaggio utilizzato nel monologo di Bacchide? In che senso si lega al carattere del personaggio?
6) Il candidato individui il metro utilizzato da Terenzio nel brano riportato, aggiungendo
qualche breve osservazione generale sulla metrica delle commedie terenziane.
7) Qual è l’argomento del prologo dell’ Hecyra? Quali, più in generale, le differenze tra il
prologo terenziano e quello plautino?
8) L’Hecyra è un tipico esempio di fabula stataria: il candidato spieghi il significato di questa affermazione.
9) Che cosa indica la scelta di intitolare la commedia Hecyra?
Testo 1
Terenzio Nobiltà d’animo di una cortigiana
10) In quale contesto culturale si inserisce la poetica di Terenzio?
305
Testo
Parte III: La Prova scritta
Libro I: Quesiti a risposta aperta
1
306
Traduzione e Risposte
Che gioia ho procurato oggi a Panfilo venendo qua: quanti servigi gli ho reso! Gli ho reso un
figlio che poco è mancato morisse per opera sua e di queste due donne; gli rendo la moglie,
che credeva di non avere ormai più; l’ho salvato dai sospetti di suo padre e di Fidippo; proprio
quest’anello è quello che gli ha dato la via a scoprire come stanno le cose. Mi ricordo infatti
che circa dieci mesi fa corse a casa mia sul far della notte, affannato, senza compagni, fradicio
di vino, con quest’anello. Lì per lì ebbi paura: “Panfilo mio - gli dico - per carità, com’è che sei
così affannato? E dove hai trovato codesto anello? Dimmelo”. Lui faceva finta di esser distratto, e io, che me ne accorsi, ebbi chi sa che sospetti: più che mai a insistere perché me lo dicesse.
E così mi confessa di aver fatto violenza a una donna per la strada, e dice di averle strappato, nella colluttazione, quest’anello. Ecco che Mirrina lo ha riconosciuto, ché io l’avevo in dito
proprio ora. Mi domanda da dove mi è venuto; io racconto tutto; e così è venuto in chiaro che
Filumena fu violentata proprio da lui e ecco come è nato il figliuolo. Sono contenta che da me
siano venute tutte queste gioie, anche se altre cortigiane non la penserebbero così: perché a
noi non conviene che uno dei nostri amanti abbia fortuna nel matrimonio; ma io, per Castore,
non mi risolverò mai a certe cattiverie per il mio interesse. Io, a suo tempo, l’ho trovato buono con me, garbato, gentile. Le sue nozze mi hanno portato sfortuna, lo ammetto; meno male
che io credo proprio di non aver fatto niente per meritarlo. È giusto rassegnarsi a avere dei dispiaceri da uno, quando se ne sono avuti tanti piaceri.
(Trad. di Alessandro Ronconi).
1) Il termine fabula sta a indicare specificamente la produzione latina per il teatro. Se ne conoscevano quattro generi:
— palliata: di genere comico e di derivazione greca;
— togata: di genere comico e di argomento romano;
— cothurnata: di genere tragico e di derivazione greca;
— praetexta: di genere tragico e di argomento romano.
2) In Grecia si conoscevano tre tipi di commedia, denominati, sulla base della periodizzazione temporale:
— commedia antica, che si sviluppò nella seconda metà del V secolo ed ebbe come maggior esponente Aristofane;
— commedia di mezzo, che si sviluppò intorno alla metà del IV secolo; essa è attestata solo da
frammenti (alcuni critici sostengono che non sia neppure da inserire come tipo di commedia a sé stante in questa classificazione);
— commedia nuova, che si sviluppò nella seconda metà del IV secolo ed ebbe come maggior
esponente Menandro.
Mentre la commedia antica di Aristofane si occupava di temi strettamente legati all’attualità, facendo satira sociale, politica, filosofica e letteraria, con riferimento all’Atene del tempo, e dunque
difficilmente poteva essere riproposta nel contesto della società romana e compresa dal pubblico, la commedia nuova di Menandro mette in scena la vita privata del cittadino “borghese”, disegnando tipi e situazioni più facilmente trasferibili e riproducibili da parte del teatro romano. È
questa la ragione principale per la quale gli autori latini presero a modello Menandro e gli altri
esponenti della commedia nuova piuttosto che Aristofane e la commedia antica.
Va ricordato a margine che, secondo Orazio, la commedia antica sarà invece all’origine di un altro genere romano: la satira.
Parte
IV
La lezione simulata
Capitolo
1
La lezione simulata
come prova di concorso
1. La prova orale nel concorso a cattedre 2012
Parte IV: La lezione simulata
Nel precedente concorso, bandito con D.DG. 24 settembre 2012, n. 82 era previsto l’accesso alle prove orali per i candidati che avessero superato le prove scritte (o scritto–grafiche)
e le eventuali prove pratiche e di laboratorio.
La prova orale era articolata in due parti:
a) una lezione simulata, della durata di 30 minuti, su una traccia estratta dal candidato 24
ore prima della data programmata per la sua prova orale. A tal fine la commissione predisponeva un numero di tracce pari a tre volte il numero dei candidati;
b) in un colloquio immediatamente successivo, della durata massima di 30 minuti, nel corso del quale approfondire i contenuti, le scelte didattiche e metodologiche della lezione.
364
Per la lezione simulata i 30 minuti previsti avevano il significato di un vincolo temporale intrinseco alla modalità
di svolgimento della lezione. Non erano dunque né un tempo massimo, né un tempo minimo ma un tempo da rispettare. Ciò vuol dire che le commissioni hanno valutato anche la capacità del candidato di riuscire a regolare i
tempi della sua presentazione.
Per il colloquio successivo, invece, il candidato aveva un vincolo massimo di 30 minuti e quindi l’intero colloquio
poteva svolgersi anche in un tempo inferiore.
La prova orale, distinta per ciascuna classe di concorso, aveva per oggetto le discipline di
insegnamento ed era volta a valutare: la padronanza delle discipline e soprattutto la capacità di trasmissione delle stesse.
Durante la lezione simulata si è anche accertata la conoscenza, da parte del candidato, delle
tecnologie informatiche, sia implicitamente (come nel caso in cui in il candidato, nell’esposizione della lezione simulata, avesse presentato la lezione in PowerPoint dimostrando così
di sapersi servire del PC o della LIM), sia esplicitamente, con domande mirate a verificare il
possesso di tali competenze (facendo ad esempio utilizzare concretamente il PC per acquisire informazioni o per sviluppare materiali didattici).
2. Che cosa è una lezione simulata
La lezione simulata è un modello di prova concorsuale non nuovo nelle selezioni degli aspiranti docenti: essa viene utilizzata anche come prova finale dei TFA.
La prova consiste in una simulazione di una lezione: con essa gli esaminatori valutano non
tanto le competenze disciplinari del candidato quanto le sue capacità didattiche, le competenze seppure elementari di pedagogia, oltre che le sue conoscenze della normativa scolastica da applicare. Si tratta di una prova in cui, cioè, si fondono aspetti disciplinari, psicopedagogici e giuridici.
Nel precedente concorso a cattedre, in particolare, le tracce predisposte dalle commissioni
erano formulate in modo tale che il candidato potesse dimostrare le seguenti competenze:
a) padronanza delle discipline di insegnamento;
b) capacità di comunicazione; l’insegnamento è una forma di comunicazione in cui è fondamentale catturare e mantenere l’attenzione dell’allievo/destinatario;
c) capacità di progettazione didattica anche con riferimento alle TIC e agli alunni con bisogni educativi speciali. Nella lezione simulata l’aspirante docente doveva dunque dimo-
strare di saper strutturare una lezione inquadrandola all’interno di una programmazione didattica e facendo riferimento ai bisogni specifici dei componenti di una ipotetica
classe.
Anche nella formulazione delle tracce, risultava chiaramente che la lezione simulata non serviva per esporre un argomento “come se ci si rivolgesse a degli studenti”, la qual cosa sarebbe risultata anche artificiosa, ma doveva servire per consentire al candidato di dimostrare di
essere in grado di progettare un’attività didattica reale, esplicitandone gli elementi essenziali:
— l’argomento prescelto;
— l’ordine o l’indirizzo scolastico;
— l’età degli alunni;
— la durata della lezione;
— gli strumenti e i materiali previsti anche con riferimento a tecnologie avanzate e alla presenza eventuale di alunni con bisogni educativi speciali.
Nel precedente concorso a cattedre la valutazione finale della commissione era legata a determinati parametri differenti da Regione in Regione. Queste, infatti, hanno elaborato delle griglie di valutazione diverse prendendo anche talvolta in considerazione parametri differenti.
In generale, però, le commissioni hanno fatto riferimento ad alcuni criteri generali che è importante
conoscere anche per elaborare una lezione simulata efficace in vista delle prove di concorso 2015.
Qui di seguito riassumiamo alcuni punti tratti dalle varie griglie di valutazione del precedente concorso, che in sede di costruzione di una lezione simulata è bene tener presente, in
quanto sicuramente saranno oggetto di valutazione in sede di esame.
• Criteri di valutazione di una lezione simulata
— Padronanza dei contenuti della disciplina di insegnamento, anche in funzione multi e interdisciplinare
— Capacità di trasmissione delle discipline di insegnamento, attraverso un’esposizione organica ed esauriente
— Capacità di progettazione didattica e organizzativa, ossia capacità di pianificare e realizzare un percorso di insegnamento/apprendimento adatto ai bisogni specifici degli alunni e della classe
— Conoscenza delle metodologie tipiche disciplinari, delle strategie didattiche, degli strumenti digitali e interattivi nell’ottica dell’inclusione e della personalizzazione dell’offerta formativa
— Padronanza delle problematiche relative alla valutazione con riferimento alle rilevazioni nazionali e internazionali
— Conoscenze pedagogico-didattiche e di legislazione scolastica
— Competenze comunicazionali tese a motivare e suscitare interesse e curiosità nella classe, e in particolare la capacità di stabilire una relazione con gli alunni, attraverso gli strumenti comunicativi: approccio relazionale verbale e non; approccio comunicativo di tipo
empatico (soprattutto nelle classi con studenti più piccoli), fluidità espositiva; pertinenza lessicale; capacità di analisi, sintesi e interazione
— Originalità e creatività dell’impianto espositivo/comunicativo
— Conoscenze e competenze nell’ambito della didattica personalizzata (BES, DSA, multiculturalità)
— Capacità nell’uso delle tecnologie informatiche in chiave didattica
— Conoscenza dei compiti inerenti al profilo professionale docente che caratterizzano le attività individuali, collegiali e orientate alla pianificazione/erogazione dell’offerta formativa.
Capitolo 1
La lezione simulata come prova di concorso
3. I criteri di Valutazione della lezione simulata
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Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo
Parte IV: La lezione simulata
Ambito disciplinare 9 - A051 - Materie letterarie e latino
nei licei e nell’istituto magistrale
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Lezione
1
L’infinito latino: usi e funzioni
Destinatari: Scuola Secondaria di II grado. II anno del primo biennio dei licei. Classe formata da 25 alunni.
Durata: Totale: 5 h
Verifica dei prerequisiti: 1 h
Lezione frontale/interattiva (teoria e esercizio sul testo): 2 h Verifica scritta finale + discussione sulla verifica: 2 h
Obiettivi formativi
— Principali strutture morfologiche e sintattiche.
— Lessico di base.
Abilità:
— Saper individuare le strutture morfosintattiche all’interno di testi narrativi semplici.
— Saper confrontare le strutture morfosintattiche e il lessico della lingua latina e italiana.
Competenze:
— di riflessione sul testo, astraendo le norme grammaticali della lingua;
— di applicazione delle conoscenze teoriche nella traduzione di un testo
Prerequisiti
— conoscenza delle strutture sintattiche della lingua italiana;
— conoscenza della morfologia del verbo latino
Obiettivi specifici di apprendimento
Conoscenze
— Conoscenza degli usi e delle funzioni dell’infinito nella lingua latina;
— conoscenza delle differenze tra le strutture della lingua latina e italiana con riferimento
specifico all’uso dell’infinito
Abilità
— Saper tradurre, applicando ai brani proposti le conoscenze teoriche acquisite.
Competenze chiave attivate
— Collaborare e partecipare: interagire nella vita di gruppo comprendendo e valorizzando
le proprie ed altrui capacità;
Lezione 1
L’infinito latino: usi e funzioni
Conoscenze:
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— imparare ad imparare: elaborare procedure per raggiungere gli obiettivi prefissati acquisendo metodi e strategie di studio.
Secondo l’asse dei linguaggi
— Padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l’interazione comunicativa verbale in vari contesti;
— Leggere, comprendere ed interpretare testi di vario tipo.
Metodo
Lezione frontale
Lezione interattiva
Parte IV: La lezione simulata
Centralità del testo:
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— esercizio di traduzione e riflessione su brevi frasi, da cui gli alunni sono sollecitati, per
via induttiva, a riconoscere e astrarre la “regola”;
— esercizio di traduzione e riflessione sul testo, finalizzato ad applicare in situazione le regole già riconosciute e fissate.
Sussidi didattici
Testo di grammatica
LIM per presentare schemi riassuntivi e comparativi
1. Sviluppo della lezione
1.1FASE INIZIALE: Verifica dei prerequisiti (1 h)
Lo studio delle funzioni dell’infinito non può prescindere dalla conoscenza della morfologia
del verbo. Gli alunni vengono coinvolti a turno nel ripasso delle coniugazioni regolari e irregolari. Viene infine costruito e proiettato su LIM lo schema seguente, che sintetizza la coniugazione del modo infinito delle quattro coniugazioni regolari e del verbo sum.
prima coniug.
seconda coniug. terza coniug.
quarta coniug.
amare
monere
dicere
audire
esse
amavisse
monuisse
dixisse
audivisse
fuisse
futuro
amaturum, am,
um esse
moniturum, am,
um esse
dicturum, am,
um esse
auditurum, am, futurum, am,
um esse
um esse / fore
presente
amari
moneri
dici
audiri
amatum, a, um esse monitum, am,
um esse
dictum, am,
um esse
auditum, am,
um esse
futuro
amatum iri
dictum iri
auditum iri
presente
attivo
passivo
perfetto
perfetto
monitum iri
sum
Si ricordano, inoltre, gli usi dell’infinito nella lingua italiana, per poterli poi confrontare con
la lingua latina.
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