II Termodinamica AS 2007/2008 Termodinamica Una problematica di grande interesse per il chimico è la possibilità di prevedere se due o più sostanze poste a contatto sono in grado di reagire. Inoltre, poiché molte reazioni procedono in modo incompleto, è importante determinare quali saranno le condizioni d’equilibrio e da quali parametri (T, p, …) tali condizioni dipendono: ciò allo scopo pratico di aumentare l’efficienza di un processo chimico. Siccome da reazioni chimiche è possibile, se condotte in modo opportuno, ricavare lavoro, è di primario interesse non solo prevedere se una certa reazione chimica può avvenire ma anche quanto lavoro può eventualmente fornire: questo al fine di individuare reazioni energeticamente convenienti. Le basi teoriche che permettono previsioni e calcoli di tale importanza ed utilità hanno il loro fondamento nella termodinamica. È noto che la benzina brucia con l’ossigeno atmosferico per dare acqua e anidride carbonica e sviluppa energia esclusivamente sotto forma di energia termica. È pure noto che la stessa reazione condotta in un motore a scoppio, parte dell’energia sviluppata viene trasformata in lavoro meccanico. Calore e lavoro sono modi diversi con cui l’energia si può manifestare durante una reazione chimica: la termodinamica studia le relazioni esistenti tra calore, lavoro e energia in una qualsiasi trasformazione. L’importanza della termodinamica è dovuta al fatto che qualunque reazione può essere studiata trascurando completamente il modo con cui essa evolve da reagenti a prodotti; questo aspetto è fondamentale in chimica dal momento che il reale cammino di una reazione è il più delle volte sconosciuto. I limiti della termodinamica risiedono nel fatto che essa prescinde totalmente dalla velocità di reazione, parametro importantissimo connesso alla possibilità pratica di condurre un processo chimico: di tale argomento si occupa la cinetica (che vedremo in seguito). La termodinamica porta l’enunciazione di due principi. Il 1° principio sancisce la conservazione dell’energia e stabilisce la relazione tra calore, lavoro e variazione d’energia in una reazione e consente d’impostare la termodinamica su basi teoriche. Il 2° principio fissa la direzione (spontaneità) e l’entità (rendimento massimo) di una reazione e stabilisce il limite massimo di lavoro utile ottenibile dalla stessa. Sistema termodinamico ed ambiente Le reazioni chimiche vengono solitamente condotte in un recipiente opportuno (reattore). In molti casi il reattore è un semplice contenitore aperto all’atmosfera, talvolta è un apparato complesso, accuratamente dimensionato e collegato ad Pagina 1 II Termodinamica AS 2007/2008 apparecchiature che rendono possibile il controllo della temperatura e della pressione interna. In generale viene definito sistema termodinamico quella parte di Universo su cui vengono condotte osservazioni e misure sperimentali: solitamente è la massa di reazione (un gas, una miscela di gas, una soluzione, …) L’ambiente è la parte di Universo esterna al sistema, normalmente il reattore con le eventuali apparecchiature connesse e lo spazio circostante. Tra sistema e ambiente possono verificarsi scambi d’energia (sistema chiuso), scambi d’energia e di materia (sistema aperto), nessuno scambio (sistema isolato). Variabili di stato o osservabili Sono i parametri necessari per descrivere esaurientemente un sistema termodinamico e per costruirne una replica esatta (es.: 1 L di H2 a 20° C; 1 L di una soluzione acquosa di NaOH 0,1 M a 20°C;…). Possono naturalmente essere distinte in variabili di stato intensive, indipendenti dalle dimensioni del sistema (T, p, concentrazione), e variabili di stato estensive, dipendenti dalle dimensioni del sistema (V, n° di moli, …). Funzioni di stato Sono grandezze associate ad ogni particolare stato del sistema: energia interna, entalpia, entropia, energia libera. Una funzione di stato gode delle seguenti proprietà: quando un sistema termodinamico subisce una qualsiasi trasformazione, la variazione subita da ciascuna singola funzione di stato dipende solo ed esclusivamente dallo stato iniziale e dallo stato finale del sistema. Pertanto tale variazione, indicata con (delta) è la differenza tra i valori che la funzione assume negli stati finale ed iniziale: F = Ffinale-Finiziale. Tipi di trasformazioni In una reazione chimica il sistema si modifica spontaneamente o è costretto a modificarsi passando da uno stato iniziale (reagenti) ad uno stato finale (prodotti), entrambi caratterizzati da ben precisi valori delle osservabili e delle funzioni di stato. Se un sistema si trasforma attraverso un’infinita successione di stati d’equilibrio, la trasformazione avviene in modo reversibile (si tratta di un processo ideale che richiede un tempo infinito). Qualunque altra trasformazione viene definita irreversibile. Pagina 2 II Termodinamica AS 2007/2008 Una trasformazione può essere inoltre: isoterma, se la temperatura viene mantenuta costante; isobara, se la pressione del sistema è mantenuta costante; isocora, se il volume del sistema mantenuto costante; adiabatica, se durante la trasformazione il sistema viene mantenuto isolato. Convenzioni di segno per il Calore Q e per il Lavoro W Le reazioni chimiche sono generalmente accompagnate da un effetto termico: vengono definite esotermiche le reazioni che sviluppano energia termica, endotermiche le reazioni che assorbono energia dall’ambiente. In generale un sistema, durante una trasformazione, può scambiare con l’ambiente energia sotto forma di lavoro e/o calore. Convenzionalmente si considera: positivo il calore fornito dall’ambiente al sistema e negativo il calore fornito dal sistema all’ambiente; negativo il lavoro compiuto dal sistema sull’ambiente e positivo il lavoro compiuto dall’ambiente sul sistema. ambiente Q>0 sistema Q<0 W<0 W>0 La tabella seguente riporta le unità di misura più frequentemente usate e i rispettivi fattori di conversione. J (joule) cal (caloria) J - 0,239 cal 4,184 - La caloria rappresenta il calore richiesto per innalzare un grammo d’acqua da 14,5 a 15,5° C. 1° principio della termodinamica (TD) Si consideri, per esempio, la seguente reazione: (1) CH4(g) + 2 O2(g) CO2(g) + 2 H2O(l) (2) La trasformazione da reagenti a prodotti implica un profondo cambiamento di strutture molecolari aventi diverso contenuto energetico. Nello stato iniziale (1) (CH4(g) + 2 O2(g)) il sistema possiede una certa quantità, non determinabile, d’energia U1 (energia interna) al cui valore concorrono l’energia cinetica Pagina 3 II Termodinamica AS 2007/2008 e l’energia potenziale di tutte le particelle costituenti il sistema. Nello stato finale (2) (CO2(g) + 2 H2O(l)) il sistema possiede un diverso contenuto d’energia interna U2. In generale un sistema che si trasforma scambiando con l’ambiente lavoro e/o calore, passa da uno stato iniziale d’energia interna U1 ad uno stato finale d’energia interna U2 e subisce una variazione d’energia pari a: U = U2 – U1 Il 1° principio delle TD stabilisce che l’energia in una qualsiasi trasformazione fisica o chimica non può essere né creata né distrutta, ma può solo essere convertita da una forma in un’altra, oppure trasferita da un sistema ad un altro. Usando le convenzioni di segno stabilite, il principio assume la seguente forma matematica: U = Q + W Risultano importanti le seguenti considerazioni: U è indipendente dal modo con cui il sistema passa dallo stato iniziale allo stato finale: l’energia interna è una funzione di stato; se il sistema è isolato Q = 0 e W = 0: l’energia del sistema rimane costante; Q e W generalmente non sono funzioni di stato ma possono diventarlo qualora la trasformazione sia condotta in modo opportuno; benché non siano noti i valori assoluti di U1 e U2 è possibile calcolare o determinare sperimentalmente la variazione U. Misura sperimentale del calore Q scambiato La misura si basa sul fatto che un corpo che cede o assorbe una certa quantità di energia in modalità calore (a meno che non subisca un cambiamento di fase) diminuisce od aumenta la sua temperatura. La variazione di temperatura osservata: T = Tfinale – Tiniziale è funzione della quantità di calore scambiato (Q), del calore specifico (cp) e della massa (m) del corpo: Q m cp T Il calore specifico cp di una sostanza, a una certa temperatura, è definito come la quantità di calore necessaria per elevare di 1°C la temperatura di 1g di sostanza a J pressione costante. Normalmente viene espresso in . g K Pagina 4 II Termodinamica AS 2007/2008 Lavoro scambiato in una reazione chimica Una reazione chimica può, se condotta in modo opportuno, produrre lavoro meccanico o elettrico. Può esistere, oltre a questi, una forma di lavoro che il sistema deve necessariamente scambiare con l’ambiente nel corso di una trasformazione: si tratta del lavoro d’espansione (negativo) o di compressione (positivo) che il sistema compie o subisce a causa della pressione dell’ambiente. Si considerino, per esempio, le seguenti reazioni condotte a pressione atmosferica: a) 2 H2(g) + O2(g) 2 H2O(l) b) Zn(s) + H2SO4(aq) ZnSO4(aq) + H2(g) c) C(s, grafite) + O2(g) CO2(g) Nel caso a) durante la reazione il sistema diminuisce di volume e subisce da parte dell’ambiente un lavoro di compressione. Nel caso b) il sistema aumenta di volume compiendo un lavoro d’espansione contro la pressione dell’ambiente. Nel caso c) non si ha variazione di volume, pertanto il sistema non scambia lavoro con l’ambiente. Il lavoro d’espansione o di compressione si calcola con l’equazione: W - p V Dove p è la pressione dell’ambiente e V è la variazione di volume subita dal sistema nella reazione. Consideriamo esclusivamente questa forma di lavoro, il 1° principio assume la forma: U = Q – p V Termochimica – Calori di reazione - Entalpia La termochimica si occupa esclusivamente del calore associato alle reazioni chimiche. Essa ha grande importanza pratica in quanto molte reazioni vengono condotte allo scopo di produrre energia termica (combustione del carbone, del petrolio, …). Sperimentalmente si verifica che il calore svolto o assorbito in una reazione chimica dipende dallo stato iniziale e finale del sistema, quindi dai reagenti e dai prodotti, dal loro stato di aggregazione, dalla loro massa nonché dal modo con cui viene condotta la reazione. Le reazioni possono venir condotte in condizioni sperimentali diverse, ad esempio a T e V costanti (in un reattore a volume costante) oppure, come spesso accade nella realtà pratica, a T e p costanti (reattore mantenuto a pressione di 1 bar). Analizziamo le reazioni che si ottengono utilizzando il 1° principio della TD: U = Q – p V Pagina 5 II Termodinamica AS 2007/2008 a) Reazione condotta a T e V costanti Se durante una reazione chimica il volume è mantenuto costante si ha V = 0, quindi W = 0. In tal caso: U = QV Il calore di reazione misurato a volume costante (QV) è una funzione di stato e corrisponde alla variazione d’energia interna U del sistema. b) Reazione condotta a T e p costanti Se la pressione, durante la reazione, è mantenuta costante si ha: W = – p V da cui: Qp = U + p V La somma (U + p V ) corrisponde alla variazione di una nuova funzione di stato del sistema chiamata entalpia e indicata con H. H2 – H1 = H = U + p V quindi: H = H2 – H1 = Qp Il calore di reazione misurato a pressione costante (Qp) è una funzione di stato e corrisponde alla variazione d’entalpia H del sistema. Tale calore tiene conto del lavoro d’espansione o compressione scambiato dal sistema con l’ambiente durante la reazione. c) Relazione tra U e H Per un gas ideale (dove T e p sono mantenute costanti) vale la seguente relazione: p V n R T dove R è una costante (costante dei gas ideali che corrisponde a 8,31 J/mol K) e n = ngas,prodotti – ngas,reagenti , quindi posso scrivere che: H = U + n R T Osservazioni Dalle relazioni precedenti risulta: H – U = Qp – QV = p V = - W Per una data reazione la differenza tra il calore svolto a p costante e il calore svolto a V costante misura il lavoro di compressione o d’espansione scambiato dal sistema con l’ambiente. Per reazioni in cui n = 0 si ha V = 0 e quindi H = U; l’effetto termico che accompagna queste reazioni ha lo stesso valore sia operando a V costante che a p costante. Pagina 6 II Termodinamica AS 2007/2008 Usando le convenzioni di segno stabilite si ha che: per reazioni esotermiche : U < 0 e H < 0 per reazioni endotermiche: U > 0 e H > 0 Questo significa che nelle reazioni esotermiche il contenuto d’energia interna e d’entalpia dei prodotti è minore di quello dei reagenti. Nelle reazioni endotermiche il contenuto d’energia interna e d’entalpia dei prodotti è maggiore di quello dei reagenti. Calorimetria La determinazione sperimentale dei calori di reazione è condotta in apparecchiature opportune chiamate calorimetri. Solitamente, mediante misure calorimetriche, si determina QV (U) delle reazioni e, dai valori ricavati, si calcola Qp (H) delle stesse. Esercizio 1 1,85 g di carbonio (grafite) vengono bruciati con eccesso d’ossigeno in un contenitore d’acciaio perfettamente chiuso (bomba calorimetrica) di massa 2,835 kg, immerso in un recipiente perfettamente isolato contenente 3,20 kg d’acqua. Un termometro immerso nell’acqua indica, dopo la reazione di combustione, un aumento di temperatura di 4,12°C. Calcolare l’entalpia della reazione e il calore di combustione del Cgrafite in kJ/mol sapendo che cp acciaio = 0,477 J/gK e cpH2O(l) = 4,184 J/g.K e che la reazione che avviene nella bomba calorimetria è la seguente: C(s,grafite) + O2(g) CO2(g) Esercizio 2 La bomba calorimetrica dell’esercizio precedente viene caricata con 0,350 g di H2 ed eccesso di O2 e posta nel calorimetro contenente sempre 3,20 kg d’acqua. Dopo che si è completata la reazione: H2(g) + ½ O2(g) H2O(l) la temperatura dell’acqua è aumentata di 3,35 °C. Calcolare U della reazione in kJ/mol sapendo che cpH2(g) = 14,3 J/kg K. Esercizio 3 Per ciascuna delle seguenti reazioni indica se esiste una differenza significativa tra H e U: a) NaOH(aq) + HCl(aq) NaCl(aq) + H2O(l) b) H2(g) + ½ O2 (g) H2O(l) c) H2O(l) 100°C, 1 atm H2O(g) 100°C, 1 atm d) Fe(s) + H2SO4 (aq) FeSO4 (aq) + H2 (g) e) Fe(s) Fe(l) f) N2 (g) + 3 H2 (g) 2 NH3 (g) g) H2 (g) + Cl2 (g) 2 HCl (g) h) CaCO3 (s) + 2 HCl(aq) CaCl2 (aq) + H2O(l) + CO2 (g) Pagina 7 II Termodinamica AS 2007/2008 Entalpia Standard di reazione (H°reaz) Equazioni Termochimiche Le misure calorimetriche consentono di determinare sperimentalmente la variazione d’entalpia di un gran numero di reazioni. Nel riportare il calore che accompagna una trasformazione chimica è indispensabile precisare: l’unità di misura con cui è espresso; il numero di moli di tutte le sostanze che prendono parte alla reazione; lo stato d’aggregazione di ogni sostanza; la temperatura T e la pressione p a cui una reazione è condotta. Per uniformare i dati calorimetrici è necessario stabilire per ciascuna specie chimica uno stato convenzionale di riferimento detto stato standard. Lo stato standard per: un solido o per un liquido è la sostanza pura a 1 atm di pressione esterna; un gas, considerato ideale, alla pressione parziale di 1 atm; un soluto è una soluzione, considerata ideale, a concentrazione 1 M. Viene definita variazione d’entalpia standard di una reazione, indicata con H°(T,p), l’effetto termico che accompagna la stessa quando sia i reagenti che i prodotti sono nel loro stato standard a T e p costanti. I valori della variazione d’entalpia standard di una reazione ( H°reaz) sono solitamente riportati alla temperatura di 25°C. Tutte le informazioni possono essere riassunte in un’equazione termochimica: CH4 (g) + 2 O2 (g) CO2 (g) + 2 H2O(l) H°reaz = -887,8 kJ 2 H2(g) + O2 (g) 2 H2O(g) H°reaz = -483.7 kJ H2(g) + ½ O2 (g) H2O(g) H°reaz = -241.8 kJ H2(g) + ½ O2 (g) H2O(l) H°reaz = -285,8 kJ C(s,grafite) + O2(g) CO2(g) H°reaz = -394 kJ C(s,diamante) + O2(g) CO2(g) H°reaz = -395 kJ N2 (g) + 3 H2 (g) 2 NH3 (g) H°reaz = -92 kJ 2 NH3 (g) N2 (g) + 3 H2 (g) H°reaz = +92 kJ Nelle equazioni termochimiche il valore riportato di H°reaz rappresenta l’effetto termico che accompagna la reazione quando essa si svolge da sinistra verso destra in condizioni standard e alla T indicata, e quando reagenti e prodotti si combinano e si formano secondo i rapporti molari indicati nell’equazione. Se si considera la reazione da destra a sinistra, l’effetto termico ad essa associato ha lo stesso valore assoluto ma segno opposto. Un valore negativo di H° indica reazioni esotermiche, un valore positivo reazioni endotermiche. Pagina 8 II Termodinamica AS 2007/2008 Entalpia Molari Standard di formazione (H°f) Viene definita reazione di formazione di un composto quella in cui il composto considerato si forma dagli elementi costituenti. La variazione di entalpia della reazione condotta in condizioni standard, che porta alla formazione di 1 mole di composto, viene definita entalpia molare standard di formazione del composto e indicata con H°f . ½ Cl2 (g) + ½ H2 (g) HCl(g) H°f HCl (g) = -92,5 kJ/mol H2(g) + ½ O2 (g) H2O(l) H°f H2O (l) = -285,8 kJ/mol C(s,grafite) + O2(g) CO2(g) H°f CO2 (g) = -92,5 kJ/mol Convenzionalmente viene assegnato valore zero al calore di formazione degli elementi nel loro stato standard a qualsiasi temperature. In tal modo i H°f misurano di quanto il contenuto entalpico molare dei composti è superiore o inferiore a quello delle sostante elementari costituenti. Esempio: H°f H2O(g) = H °f H2O (g) – ( H °f H2 (g) + ½ H °f O2 (g)) = H °f H2O (g) - (0 + 0) = -241,8 kJ/mol. I H°f sono generalmente ricavati dai H°comb in quanto per poche sostanze è possibile condurre sperimentalmente la reazione di formazione. Entalpia Molari Standard di combustione (H°comb) Le reazioni tra un elemento o un composto e ossigeno sono dette reazioni di combustione. Le entalpie molari standard di combustione (H°comb) si riferiscono alla reazione in condizioni standard di una mole dell’elemento o del composto con O 2(g). I valori sono determinati solitamente alla temperatura di 25°C. Poiché le reazioni di combustione possono essere condotte sperimentalmente, i H°comb sono essenziali per calcolare la variazione d’entalpia di quelle reazioni per le quali la determinazione diretta risulta difficile o impossibile, in particolare per calcolare l’entalpia di formazione dei composti a partire dagli elementi costituenti (H°f). Per sostanze contenenti idrogeno uno dei prodotti della combustione è acqua. Poiché l’acqua formata può essere allo stato liquido o allo stato di vapore, occorre specificare se ci si riferisce a un caso o all’altro: CH4 (g) + 2 O2 (g) CO2 (g) + 2 H2O(g) H°comb = -802,5 kJ CH4 (g) + 2 O2 (g) CO2 (g) + 2 H2O(l) H°comb = -890,4 kJ Spesso si ricorre alle dizioni calore di combustione superiore o inferiore se si considera rispettivamente H2O(l) o H2O(g). Pagina 9 II Termodinamica AS 2007/2008 Entalpia di soluzione, di fusione e di vaporizzazione L’entalpia di soluzione si riferisce all’effetto termico che accompagna la dissoluzione di una mole di sostanza in un grande eccesso (100-200 mol) di un determinato solvente. Le entalpie di fusione e di vaporizzazione rappresentano l’effetto termico associato ai cambiamenti di stato di una sostanza. Per esempio: entalpia di fusione H2O(s) H2O(l) H°fus(0°C, 1 atm) = 6,02 kJ/mol entalpia di vaporizzazione H2O(l) H2O(g) H°vap(100°C, 1 atm) = 40,71 kJ/mol I valori sono dati alla pressione di 1 atm e alla temperatura alla quale avviene il cambiamento di stato. Solitamente sono dette calori latenti di fusione e vaporizzazione. Legge di Hess L’entalpia è una funzione di stato: pertanto la variazione di entalpia di una reazione dipende esclusivamente dallo stato iniziale (reagenti) e dallo stato finale (prodotti) e risulta indipendente dal cammino della reazione. In altri termini, in una reazione chimica la variazione d’entalpia è la stessa sia che il passaggio da reagenti a prodotti avvenga in un unico stadio sia con una serie di stadi successivi. L’indipendenza di H dal cammino di reazione è stata dimostrata sperimentalmente ed è nota come legge di Hess. Nota: La legge di Hess è valida per tutte le funzioni di stato. Per esempio, se è nota l’entalpia delle reazioni (1) e (2), sommando membro a membro, si calcola la variazione d’entalpia per la reazione (3): (1) C(s,grafite) + O2(g) H°1 = -393,7 kJ CO2(g) (2) CO2(g) H°2 = +282,0 kJ CO(g) + ½ O2(g) (3) C(s,grafite) + ½ O2(g) CO(g) H°3=H°1+H°2 = -111,7 kJ Qualora si conoscano i H°f dei reagenti e prodotti partecipanti a una reazione, la legge di Hess permette di calcolare la variazione d’entalpia della reazione con la segente relazione: 0 Hreaz p Hf0( prodotti ) - r Hf0(reagenti ) Dove p e r sono rispettivamente i coefficienti stechiometrici con cui i prodotti e i reagenti compaiono nella reazione considerate. La legge di Hess ha grande utilità pratica in quanto consente di calcolare la variazione d’entalpia di una reazione non determinabile sperimentalmente, purchè sia possibile correlarla ad altre reazione di H° noto o misurabile. Pagina 10 II Termodinamica AS 2007/2008 Dipendenza del H dalla temperatura Sperimentalmente si osserva che H di una reazione è dipendente dalla temperatura. Tuttavia per una stessa reazione condotta a 25°C o a 300°C si osserva una variazione di H mediamente dell’1-2%. Pertanto negli esercizi che seguono si considererà H di reazione indipendente dalla temperatura. Tale approssimazione rende più agevoli i calcoli e porta a risultati che, per i nostri scopi, sono più che accettabili. Esercizio 4 Il calore di combustione dell’idrogeno secondo la reazione H2(g) + ½ O2 (g) H2O(l) misurato sperimentalmente a V cost e a 25 °C , è -282,2 kJ/mol. Calcolare H°f H2O(l) alla pressione di 1 atm e a 25°C. Esercizio 5 Calcolare l’entalpia molare standard di formazione di CO(g) (partendo da C(s) grafite) dai seguenti dati: H°f CO2(g) = -394 kJ/mol e H°comb CO(g) = -283 kJ/mol Esercizio 6 DeterminareH°f del benzene liquido C6H6, noti i seguenti dati: H°f CO2(g) = -394 kJ/mol , H°f H2O(l) = -286 kJ/mol e H°comb C6H6(l) = -3271 kJ/mol Esercizio 7 Calcolare l’entalpia della reazione d’ossidazione dell’alcool etilico ad aldeide acetica a 25°C e 1 atm 2 C2H5OH(l) + O2 (g) 2 C2H4O(l) + 2 H2O(l) dai seguenti dati: H°comb C2H5OH(l) = -3168 kJ/mol e H°comb C2H4O(l) = -1167 kJ/mol Energia di legame e Entalpia di reazione L’effetto termico di una reazione (U, H) ha origini molecolari; esso deriva dal fatto che in una reazione chimica la trasformazione da reagenti a prodotti implica un cambiamento delle strutture molecolari con rottura di taluni legami (nei reagenti) e formazione di nuovi legami (nei prodotti). La formazione di un legame comporta sempre cessione d’energia. Si definisce energia di legame la quantità di energia necessaria per rompere una mole di legami. È possibile correlare la variazione d’entalpia di una reazione con le energie dei legami coinvolti nella reazione stessa. Generalizzando: Hreaz Elegami rotti - Elegami formati Pagina 11 II Termodinamica AS 2007/2008 Utilizzando questa relazione è possibile, nota l’entalpia di una reazione, calcolare le energie di legame oppure, note le energie di legame, calcolare l’entalpia di una reazione. Esercizio 8 Calcolare l’energia di formazione del legame O-H dai seguenti dati: EH-H = 436,0 kJ/mol, EO=O = 492,7 kJ/mol e H°f H2O(g) = -241,8 kJ/mol Esercizio 9 Calcolare l’entalpia della seguente reazione: C2H6(g) + Cl2(g) C2H5Cl(g) + HCl(g) Dati: EC-H = 410 kJ/mol, ECl-Cl = 242,7 kJ/mol, EC-Cl = 339 kJ/mol, EH-Cl = 431,8 kJ/mol Combustibili La maggior parte del fabbisogno energetico mondiale viene coperto da reazioni di combustione. Di enorme interesse sono pertanto le sostanze combustibili. I combustibili sono costituiti in massima parte da carbonio e da suoi composti. Combustibili solidi sono il legno, la torba, il carbone fossile o litantrace, l’antracite. I combustibili liquidi provengono in gran parte dalla distillazione del petrolio (benzine, cherosene, gasolio). Tra i combustibili gassosi si possono citare i gas naturale (metano, etano, butano) e l’acetilene (C2H2). Per i combustibili industriali solitamente viene determinato il potere calorifico superiore che rappresenta la quantità di calore svolta, espressa in kJ/kg, dal combustibile solido o liquido bruciato; per i combustibili gassosi il potere calorifico viene espresso in kJ/m3 a condizioni normali. Esercizio 10 Una famiglia media consuma 200 L al giorno d’acqua calda. Nell’impianto di riscaldamento l’acqua entra a 13°C e viene utilizzata a 60°C. Calcolare quanti metri cubi di metano CH4 devono essere giornalmente bruciati nell’impianto. Si supponga che le perdite di calore complessive siano del 20%. Dati: cp H2O(l) = 4,184 kJ/kg K, potere calorifico CH4 = 35800 kJ/m3. Se invece del metano, l’impianto di riscaldamento bruciasse olio combustibile (potere colorifico 39000 kJ/m3),quanto ne verrebbe bruciato al giorno? Pagina 12 II Termodinamica AS 2007/2008 Entropia e 2° Principio della TD Una reazione chimica che procede senza alcun intervento esterno viene definita spontanea e irreversibile. Consideriamo la seguente reazione: C2H4(g) + H2O(l) C2H5OH(l) H°reaz = -44,06 kJ Il 1° principio delle TD consente d’affermare che qualora una mole d’etilene e una mole d’acqua, entrambe alla temperatura di 25°C e alla pressione di 1 atm, reagissero per dare una mole d’alcool etilico a 25°C e 1 atm, la quantità di calore trasferita dal sistema all’ambiente sarebbe pari a 44,06 kJ. Lo stesso principio garantisce che una quantità di calore pari a 10,53 kcal verrebbe fornita dall’ambiente al sistema qualora una mole d’alcool etilico si trasformasse per dare una mole d’etilene e una mole d’acqua. I dati riportati consentono di prevedere in quale direzione la reazione risulta spontanea? ……. Il 1° principio non può fornirci alcuna informazione atta a prevedere in quale direzione avverrà spontaneamente una reazione né se la stessa procederà o meno fino alla totale scomparsa dei reagenti. Per fare previsioni di questo tipo occorre introdurre una nuova funzione di stato, l’entropia. Si considerino i seguenti processi e la variazione d’entalpia ad essi associata: l’espansione di gas reali nel vuoto H > 0 il mescolamento di gas reali H 0 il mescolamento di liquidi reali H >< 0 la fusione del ghiaccio a T > 0°C H > 0 la decomposizione di CaCO3 (s) a T > 800°C H >0 Questi processi avvengono spontaneamente e irreversibilmente nella direzione indicata. È però possibile invertire la direzione di un processo spontaneo solo compiendo lavoro (es: nel primo caso comprimendo, …) Tutti i processi spontanei endotermici hanno la comune caratteristica di svolgersi nella direzione che porta a una maggiore libertà delle particelle costituenti il sistema, cioè a uno stato di maggiore disordine. Questo accade in quanto un sistema disordinato ha una probabilità d’esistenza maggiore di un sistema ordinato. Pagina 13 II Termodinamica AS 2007/2008 Limitandoci agli esempi fin qui riportati, si può affermare che un processo è spontaneo e irreversibile nella direzione in cui l’entropia del sistema (il disordine) aumenta. Si consideri ora la seguente reazione esotermica: NH3(g) + HCl(g) NH4Cl(s) H° = -175,06 kJ Sperimentalmente si può verificare che la reazione a 25°C e 1 atm è spontanea e irreversibile. Tuttavia il sistema nello stato finale (NH4Cl(s)) ha sicuramente un contenuto d’entropia (disordine) minore di quello dello stato iniziale (NH3(g) + HCl(g)): S < 0 La reazione avviene quindi spontaneamente con diminuzione d’entropia (disordine) del sistema, a differenza degli esempi precedentemente riportati. La contraddizione è solo apparente. In realtà è necessario non solo considerare la variazione d’entropia del sistema (Ssistema) ma anche la variazione d’entropia dell’ambiente (Sambiente). Nel nostro caso, la reazione è esotermica e il calore ceduto dal sistema all’ambiente provoca nello stesso un aumento d’entropia. Il 2° principio della TD asserisce quanto segue: una trasformazione risulta spontanea e irreversibile se l’entropia totale, cioè il disordine complessivo del sistema e dell’ambiente, aumenta. Tale principio può anche essere enunciato nella forma: una riformazione è spontanea e irreversibile se provoca un aumento dell’entropia dell’Universo. Pertanto una qualsiasi reazione è spontanea e irreversibile nella direzione per cui è soddisfatta la seguente condizione: Stotale = (Ssist + Samb ) > 0 La reazione procede fino a quando l’entropia totale raggiunge il massimo valore, dopodichè non è più possibile alcun cambiamento. Quando Stotale = 0 si arriva a una situazione d’equilibrio. Il 2° principio non fornisce però alcuna informazione circa il tempo occorrente affinché una reazione spontanea raggiunga lo stato d’equilibrio. Nella realtà si ha che molte reazioni sono termodinamicamente spontanee a T ambiente ma estremamente lente. Per stabilire se una reazione è spontanea è quindi necessario conoscere sia Ssistema che Sambiente . Pagina 14 II Termodinamica AS 2007/2008 Entropia di un sistema (Ssistema) La variazione d’entropia di un sistema che passa da uno stato iniziale ad uno stato finale, per esempio: 1 mol H2O(s) (0°C, 1 atm) 1 mol H2O(l) (0°C, 1 atm) Può essere determinata osservando che fornendo reversibilmente calore a 1 mole di H2O(s) la temperatura rimane costante (0°C) e il calore fornito per ottenere 1 mole di H2O(l) serve solo per disordinare il sistema. La quantità di calore Qrev scambiata da un sistema in una trasformazione reversibile (a una certa temperatura e pressione costanti) è quindi in relazione con la variazione d’entropia del sistema nel passare da uno stato iniziale ad uno stato finale. Si dimostra l’esistenza della seguente relazione: Ssist = Nel caso in esame si ha: Ssist = Hfus Qrev T (0C , 1 atm ) (kJ mol -1 ) 273,15 (K ) La quantità di calore scambiata è proporzionale alla quantità di sostanza che subisce la trasformazione e pertanto l’entropia è una grandezza estensiva, solitamente espressa in J mol-1 K-1. 3° Principio della TD – Entropie molari standard (S°) Il teorema di Nernst (3° Principio della TD) consente di determinare i valori assoluti delle entropie delle sostanze in determinate condizioni di temperatura e pressione. Tale principio afferma che alla temperatura di 0 Kelvin (zero assoluto) l’entropia di ogni sostanza allo stato di cristallo perfetto è zero: infatti, intuitivamente, a tale temperatura cessano i moti delle particelle costituenti la sostanza, che si dispongono nel più alto grado d’ordine possibile: S(0 K) = 0 Aumentando la temperatura inizia il moto termico con conseguente aumento d’entropia. Per una generica reazione: reagenti prodotti si può calcolare la variazione d’entropia standard a 25°C, noti i valori di S° delle sostanze partecipanti alla reazione, utilizzando la relazione: 0 Sreaz p S(0prodotti ) - Pagina 15 r S reagenti ( 0 ) II Termodinamica AS 2007/2008 Dipendenza del S° dalla temperature S° di una reazione (come H°) varia percentualmente molto poco al variare della temperature. Pertanto, in prima approssimazione, si può ritenere S° indipendente da T. Entropia dell’ambiente (Sambiente) Nel corso di una reazione chimica la variazione d’entropia dell’ambiente è facilmente calcolabile purché la reazione sia condotta a T e p costanti. In tal caso la variazione d’entalpia della reazione, cambiata di segno, rappresenta la quantità di calore scambiata reversibilmente dall’ambiente: Qrev (amb) = - Hreaz Quindi per la relazione già vista: Samb = -Hreaz T Esercizio 11 La reazione: CaO(s) + CO2(g) CaCO3(s) a 25°C e 1 atm, è spontanea. In base al 2° Principio della TD, dedurre se la reazione è esotermica o endotermica. Esercizio 12 Una mole di gas viene fatta espandere a T costante dalla pressione di 10 atm a 2 atm. Prevedere la variazione d’entropia.. Esercizio 13 Due corpi A e B, rispettivamente alla temperatura di 100°C e 50°C, vengono messi a contatto. Cosa si osserva? Con le conoscenze sin qui viste, come te lo spieghi? Energia libera e spontaneità delle reazioni chimiche Per una generica reazione chimica, purché condotta a T e p costanti, è possibile calcolare la variazione d’entropia totale in funzione di grandezze che riguardano il solo sistema e pertanto facilmente determinabili. Infatti: Ssist p S( prodotti ) - r S(reagenti ) Samb = -Hreaz T Per il 2° principio della TD una reazione chimica è spontanea nella direzione per cui: H Stotale Ssist 0 T ovvero: -T Stotale H - T Ssist 0 Pagina 16 II Termodinamica AS 2007/2008 La grandezza -T Stotale rappresenta la variazione di una nuova funzione di stato detta energia libera di Gibbs e indicata con G. Introducendo al nuova funzione il 2° principio assume la forma: G = (H – TS) < 0 Una reazione chimica condotta a T e p costanti è spontanea nella direzione in cui la variazione di entropia totale è positiva (Stotale > 0), ovvero nella direzione in cui la variazione di energia libera del sistema è negativa (G < 0). Si consideri la reazione generica: A B G = GB - GA I casi che possono verificarsi sono i seguenti: G < 0 : la reazione da A a B è spontanea; G > 0 ; la reazione da A a B non è spontanea; è spontanea la reazione inversa da B a A; G = 0 ; non è possibile alcun cambiamento, la reazione è all’equilibrio. Al procedere della reazione G varia fino ad assumere valore zero cioè fino a quando la reazione raggiunge l’equilibrio. Energia libera standard di reazione (G°reazione) Energia libera molare standard di formazione (G°f) La variazione d’energia libera associata a una reazione condotta in condizioni standard, vale a dire quando I reagenti (ciascuno nel suo stato standard) si trasformano in prodotti (ciascuno nel suo stato standard), viene indicata con G°reaz(T) e definita variazione di energia libera standard della reazione alla temperatura T considerata. Per una reazione condotta in condizioni standard a una generica temperatura T si ha: G°reaz(T) = H°reaz(T) – T S°reaz(T) G°reaz è fortemente dipendente dalla temperatura, contrariamente a H° e S° che possono essere ritenuti praticamente costanti, ciò consente di ricavare con buona approssimazione il valore G°reaz(T) a una temperatura generica T. Di particolare interesse è la variazione d’energia libera associata alla reazione di formazione di una mole di un composto nel suo stato standard a partire dagli elementi costituenti nel loro stato standard: essa viene definita energia libera molare standard di formazione del composto e indicata con G°f(T). Come per il H°f anche il G°f degli elementi è zero. Qualora G°f di un composto non sia noto, esso può essere calcolato da: G°f(T) = H°f(T) – T S°f(T) noti H°f e S°f . Pagina 17 II Termodinamica AS 2007/2008 G°reaz può essere calcolato, noti G°f dei composto partecipanti alla reazione, usando l’equazione: 0 Greaz (T ) p Gf0 ( prodotti ) (T ) - r Gf 0 ( reagenti ) (T ) analoga a quella dedotta per l’entalpia e l’entropia. Previsione della spontaneità di una reazione al variare della temperatura Da quanto precedentemente esposto una reazione chimica è spontanea se: G(T) = H(T) – T S(T) Dal punto di vista generale si può osservare quanto segue: Il valore di G(T) dipende sia dal fattore entalpico (H(T)) che dal fattore entropico (T S(T))della reazione; Il valore di G(T) dipende da T a cui è condotta la reazione,contrariamente a H e S che possono ritenersi pressoché costanti; Per una reazione chimica la variazione d’entalpia è in genere notevolmente superiore alla variazione d’entropia: per questa ragione il fattore entalpico è determinante a bassa T, mentre il fattore entropico può diventare determinante solo a T elevate. Così una reazione con H > 0 e S > 0 non è spontanea a bassa T; tuttavia esiste una T più elevata alla quale il termine T S assume un valore che rende G(T) < 0: a tale T la reazione diventa spontanea. Su queste considerazioni è possibile classificare le reazioni chimiche in 4 gruppi e predirne la spontaneità, almeno in condizioni standard, al variare di T: Tipo di reazione H – T S = G esotermica - disordinante esotermica – ordinante endotermica – disordinante endotermica - ordinante Pagina 18 Previsione di spontaneità