News di Maggio 2003 La salamandra più vecchia 01 Maggio 2003 Un gruppo di ricercatori ha scoperto in Mongolia e in Cina moltissimi fossili di salamandra, uno dei quali risalente a circa 165 milioni di anni fa. Si tratta di un Chunerpeton tianyiensis, un esemplare simile alle salamandre che vivono oggi in Asia e sui monti Allegheny vicino a Pittsburgh in Pennsylvania, perfettamente conservato nella cenere vulcanica. Il fossile mostra un occhio dell'anfibio, le spire della coda e uno stomaco sporgente. La scoperta è stata effettuata nel corso di un programma di scavi condotti da ricercatori della University of Chicago e della Peking University del Beijing in Cina. Sul numero di questa settimana di Nature gli scienziati descrivono dettagliatamente gli esemplari scoperti, che potrebbero offrire tracce delle strategie di evoluzione della specie; prima di queste scoperte, infatti, la salamandra fossile più vecchia risaliva "solo" a 65 milioni di anni fa. Fonte: galileonet.it del 28 marzo 2003 Cugini dalle agili mani 02 Maggio 2003 Alcune ipotesi sulla scomparsa degli uomini di Neanderthal affermano che i nostri lontani cugini non fossero particolarmente abili con le mani, e che questo handicap abbia in parte causato la loro estinzione. Una ricostruzione tridimensionale del pollice e dell'indice di un fossile di Neanderthal dimostra come quest'ipotesi sia sbagliata. Alcuni ricercatori di due università statunitensi hanno pubblicato sulla rivista Nature la loro ricerca. Basandosi sul calco di un fossile trovato a La Ferrassie, digitalizzato attraverso un laser per produrre un modello tridimensionale, sono stati simulati i possibili movimenti delle dita stesse, tenendo conto della posizione e della struttura delle articolazioni. I movimenti, specie quelli di precisione, sono risultati molto simili a quelli possibili per una mano “umana”. Anzi, se si guardano alcuni particolari anatomici, sembra che il pollice dei neandertaliani fosse anche più mobile di quello degli uomini moderni. Anche l'indice aveva movimenti molto simili a quelli delle nostre mani. I ricercatori si chiedono quindi, visto che anche quest'ipotesi non regge, quale sia stata la causa della scomparsa di Homo neanderthalensis. Fonte: Focus.it del 30 marzo 2003 Beato Angelico, l'autoritratto in una delle sue opere 03 Maggio 2003 Un autoritratto di Beato Angelico (1395 circa-1455) è nascosto con molta probabilità nella tavola "L'incoronazione della vergine" custodita alla galleria degli Uffizi a Firenze. Il frate domenicano, fatto santo da Papa Giovanni Paolo II, potrebbe infatti aver raffigurato il suo volto nell'immagine del santo che spicca nell'opera d'arte. E’ questa l'ipotesi avanzata dalla dottoressa Magnolia Scudieri, direttrice del museo di San Marco a Firenze, lo stesso in cui Beato Angelico pregò e lavorò. L'ipotesi è emersa in seguito agli esami scientifici non invasivi condotti, in vista di un restauro, della tavola "L'incoronazione della vergine": i raggi infrarossi hanno mostrato sotto la pittura la presenza di un disegno preparatorio, come di quattro schizzi, eseguiti a carboncino, dietro il supporto ligneo. E proprio due di questi disegni, raffiguranti altrettanti volti di profilo, mostrano somiglianze con la maschera funebre di Beato Angelico custodita nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Gli schizzi, a loro volta, si possono considerare preparatori all'immagine del santo presente nella tavola ultimata. Fonte: RaiNet News del 31 marzo 2003 Un fungo attacca i disegni di Lascaux 04 Maggio 2003 Già in passato i microrganismi avevano minacciato i preziosi dipinti Gli scienziati francesi lanciano un allarme contro un fungo insidioso che sta attaccando le caverne di Lascaux, il sito dei più celebri dipinti preistorici del mondo. 1 di 12 News di Maggio 2003 Lo afferma un recente studio sugli ominidi che hanno abitato l'Europa, parte dell'Asia Centrale e il Medio Oriente per almeno 170.000 anni, prima di sparire misteriosamente circa 30.000 anni fa, forse per emigrare o dopo essere stati sterminati da uomini più simili a quelli moderni. Sul numero di aprile della rivista "La Recherche", gli esperti affermano che il fungo potrebbe essere stato introdotto accidentalmente nelle grotte due anni fa, sugli stivali infangati di alcuni operai che hanno revisionato il sistema di aria condizionata installato per preservare i dipinti, vecchi di 15.000 anni e da tempo chiusi al pubblico. La sua presenza è stata notata nel giugno 2001, e ora è visibile sul pavimento, su alcune pareti e su parti del soffitto del sistema di caverne, ma finora non ha danneggiato nessun dipinto. Si tratta di un membro della famiglia Fusarium, ben nota in agricoltura. Si sta tentando di usare un fungicida con successo, ma la sostanza chimica può essere degradata da un batterio, Pseudomonas fluorescens, che spesso si allea con il fungo. Gli esperti vorrebbero ora provare un antibiotico, la polimixina, come arma addizionale. Il sito di Lascaux è stato scoperto nel 1940. Aperto al pubblico nel 1948, è stato chiuso nel 1963 dopo che l'allargamento dell'ingresso alle caverne aveva fatto entrare umidità, calore e ossigeno, causando il proliferare di microrganismi dannosi, poi eliminati con spray chimici. Fonte: Le Scienze dell'1 aprile 2003 Estratta lignina da una pianta fossile vecchia di 400mil. 05 Maggio 2003 Una pianta fossile vecchia di oltre 400 milioni di anni aiuterà gli scienziati a capire meglio come hanno fatto le piante a passare dal mare alla terraferma. La pianta fossile, trovata nei pressi della cittadina scozzese di Rhynie, nell'Aberdeenshire, contiene infatti tracce di una sostanza, la lignina, che gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di tutte le piante terrestri. La lignina infatti permette alle piante di svilupparsi in altezza e di irrigidire la loro struttura cellulare: una condizione indispensabile per poter crescere sulla terraferma. Secondo i ricercatori del Carnegie Institution di Washington è la prima volta che è stato possibile estrarre lignina da fossili così vecchi. Le evidenze scientifiche mostrano che le prime piante cominciarono a colonizzare la terraferma intorno ai 475 milioni di anni fa. Ma è solo 75 milioni di anni più tardi che iniziarono a svilupparsi piante in grado di far crescere un fusto idoneo a supportarne il peso. Nel sito di Rhynie i fossili sono molto ben conservati tanto che è possibile distinguere le singole cellule che compongono le piante. Fonte: boiler.it dell'1 aprile 2003 Un'antica arma messicana 06 Maggio 2003 La lancia viene scagliata a 25 metri al secondo "Atlatl" è il nome di un'antica arma messicana dell'età della pietra, con la quale venivano scagliate frecce o lance. In passato veniva usata in guerra o per la caccia, ma ancora oggi viene utilizzata in competizioni sportive. Come nel caso dell'arco curvo o della fionda, l'atlatl potenzia notevolmente la forza delle braccia umane immagazzinandone l'energia in un mezzo (in questo caso una molla). Inoltre permette di allungare il braccio della leva fra la lancia e il polso, fornendo così una maggior velocità. Recentemente il ricercatore Richard A. Baugh ha usato video ad alta velocità per studiare le prestazioni di un atlatl moderno, variando i parametri della torsione del polso, della posizione della mano, e molti altri fattori. La velocità tipica di una freccia di 50 grammi scagliata era di 25 metri al secondo. La distanza media del lancio, in uno dei test, è risultata essere di 66 metri. I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati in un articolo sul numero di aprile 2003 della rivista "American Journal of Physics". Fonte: Le Scienze dell'1 aprile 2003 Un dinosauro cannibale 07 Maggio 2003 Le ossa fossilizzate di due diversi esemplari mostrano i segni di denti L'isola di Madagascar, situata al largo delle coste sud-orientali dell'Africa, 70 milioni di anni fa era decisamente un posto pericoloso: coccodrilli infestavano i fiumi, e un dinosauro lungo quasi dieci metri cacciava nelle pianure. Come molti dinosauri carnivori, anche il Majungatholus atopus aveva denti perfettamente affilati per affondare nella carne. Che cosa costituisse il suo menu, tuttavia, era sempre rimasto un mistero. In un articolo pubblicato sul numero del 3 aprile della rivista "Nature", il geologo Raymond Rogers del 2 di 12 News di Maggio 2003 Macalester College di St. Paul, nel Minnesota, fornisce una soluzione: il Majungatholus era un cannibale, che si cibava regolarmente di membri della propria specie. Inoltre mangiava resti di altri dinosauri, compresi i giganteschi sauropodi dal collo lungo noti come titanosauri. Nel loro studio, Rogers e colleghi documentano le prime prove di cannibalismo fra dinosauri. Gli indizi sono costituiti da segni di dentatura distinguibili sulle ossa di Majungatholus, che sono attribuibili agli stessi Majungatholus. Secondo Rogers, queste prove fossili sono indiscutibili e senza precedenti. "Abbiamo esaminato letteralmente migliaia di ossa di dinosauri da siti di tutto il mondo - ha spiegato il geologo - e non abbiamo mai visto materiale fossile come questo". Fonte: Le Scienze del 2 aprile 2003 Le tracce più antiche di mummificazione 08 Maggio 2003 Più di venti tombe restituiscono i resti degli ufficiali che regnavano in Egitto durante la prima dinastia La scorsa domenica, presso Il Cairo, alcuni archeologi egiziani hanno aperto un sarcofago di legno vecchio di 5000 anni e hanno scoperto delle ossa che ritengono essere la prova più antica di mummificazione umana mai rinvenuta in Egitto. Lo ha rivelato l'archeologo Zahi Hawass alla televisione della Reuters. Le ossa erano ricoperte con una resina usata nel processo di mummificazione e da frammenti di pelle. Il sarcofago è stato trovato in una delle numerose tombe di mattoni di fango, che secondo Hawass appartengono a ufficiali della prima dinastia, fra il 3100 e il 2890 avanti Cristo. Attualmente gli scavi continuano, nella speranza di trovare altre tombe. I metodi di mummificazione più efficaci erano quelli usati fra il 1567 e il 1200 avanti Cristo, in grado di preservare i corpi morti, come i resti del re Ramses II, che regnò in quel periodo, attualmente esposti in un museo. Le tecniche successive, usate fra il 1085 e il 945, erano più elaborate: il corpo essiccato, lavato e avvolto di bende veniva vestito e ricoperto di gioielli. Fonte: Le Scienze del 2 aprile 2003 Dissotterrati reperti di 8000 anni nell'Isola di Vancouver 09 Maggio 2003 Nella Laguna di Esquimalt, nel corso di scavi per l'installazione di tubazioni e condutture sotterranee, sono stati rinvenuti artefatti umani, che si ritiene possano datarsi ad 8000 anni fa, e costituire quindi le più antiche tracce di presenza umana nell'Isola di Vancouver. Peter Dady, archeologo professionista e consulente della Millennia Research Ltd., ha dichiarato che il ritrovamento più emozionante è un artefatto ligneo, simile ad un cesto intrecciato, insieme a quattro pesci presi all'amo e due cunei che potrebbero risalire a 6000-8000 anni or sono. Si trovavano in ciò che gli archeologi definiscono "sito-umido", nel quale acque marine prive di ossigenazione, o anaerobiche, proteggono il legno dalla decomposizione. Gli artefatti più antichi sono stati trovati sotto gli strati di fango, ai margini della laguna. Questo scavo, ed un altro a circa 50 metri più a nord, hanno solo scrostato la superficie, permettendo agli archeologi di prefigurare l'esistenza di un vasto sito archeologico, esteso per parecchie centinaia di metri. In alcuni luoghi, gli strati sotterranei sono intatti da migliaia di anni, sebbene altre parti siano state disturbate dalla costruzione della strada, e più recentemente dall'installazione di condutture. Verso la fine di febbraio, una trincea lungo la strada aveva rivelato una serie di siti sepolcrali. Uno di essi era stato coperto con rocce. Questi seppellimenti si datano a circa 1000-1500 anni or sono. "L'assenza di ossigeno ha mantenuto praticamente intatti tutti i reperti" ha dichiarato Dady. Ma gli archeologi non sono stati in grado di stabilire se il cesto fosse di legno di cedro. Potrebbe predatare l'esistenza del cedro in quest'area a seguito dell'ultima era glaciale. "Il cedro apparve tra 5000 e 7000 anni or sono. Ma il sito potrebbe risalire a 6000 o 7000 anni or sono." Sarà necessario un lungo periodo di tempo per svolgere i test di datazione al carbonio 14, anche perché i reperti dovranno essere inviati in Florida o Nuova Zelanda. Fonte: myTELUS del 27 marzo 2003 Smentito il ritrovamento del Mausoleo di Loulan 10 Maggio 2003 Un secolo fa, l'esploratore svedese Sven Hedin scoprì le rovine del Regno di Loulan nella grande valle del Lop Nur. Questa scoperta mise in moto una serie di esplorazioni lungo l'antica Via della seta, coinvolgendo Ellsworth Huntington (Stati Uniti), Mar Caurel Stein (Inghilterra) ed un connazionale di Hedin, Folke Bergman. Sfortunatamente, ciò innescò anche una serie di incursioni e saccheggi da parte dei predatori di tombe. 3 di 12 News di Maggio 2003 Nel corso del periodo del Festival di Primavera dello scorso mese, le rovine di Loulan, sotto la giurisdizione di Ruoqiang (Qarkilik) nella Regione Autonoma della Cina nord-occidentale, è tornata all'attenzione dei media e dei circoli archeologici, quando una rivista locale ha riportato che alcune persone si erano imbattute accidentalmente nel leggendario mausoleo reale di Loulan, che era stato saccheggiato. Nel tardo mese di febbraio, ho avuto l'opportunità di unirmi al gruppo di archeologi dell'Istituto per il Patrimonio Culturale ed i Reperti dello Xinjiang per una ricerca sul campo al sito storico. Le indagini avevano avuto l'autorizzazione dell'Amministrazione di Stato del Patrimonio Culturale. La nostra missione era esaminare il sito di Loulan, a circa 1000 chilometri dalla capitale della regione, Urumqi, e determinare se la tomba saccheggiata fosse il mausoleo reale. Nella notte del 20 febbraio, il nostro gruppo ha raggiunto il sito, situato 22 km a nord delle antiche rovine di Loulan. Seguendo le impronte degli archeologi locali che ci avevano preceduto, siamo entrati nella tomba. Dopo aver attraversato un passaggio di circa 10 metri, abbiamo trovato due camere sepolcrali. Qui abbiamo visto, con grande meraviglia, pitture murali alle pareti, blocchi di legno per la produzione di bare, articoli tessili, ossa umane, tazze di legno, borse di cuoio e pettini di legno e avorio. Dopo un accurato esame di questi oggetti, Zhang Yuzhong, vice presidente dell'Istituto per il Patrimonio Culturale ed i Reperti dello Xinjiang, e capo del nostro team, ha detto che la tomba deve essere stata costruita attorno al III secolo, tra la tarda Dinastia Han e le dinastie Jin orientale e occidentale (265-420 d.C.). All'inizio dello scorso mese, Lin Meicun, un professore della Peking University e prestigioso studioso di Loulan, ha dichiarato che è assolutamente improbabile si tratti del mausoleo dei re di Loulan. Ha aggiunto che il Lop Nur fu, nel III secolo, il confine tra il Regno di Loulan e le regioni sotto la diretta giurisdizione della Dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.). I mausolei reali dovrebbero essere stati costruiti nel Ruoqiang, allora capitale di Loulan, che si trova lontano dal lago Lop Nur. L'opinione di Lin è condivisa da Zhang che non crede che la tomba profanata sia appartenuta ai sovrani di Loulan. Gli annali storici registrano che il Regno di Loulan, che si stabilì attorno al II secolo a.C., fu rinominato Regno di Shanshan nel 77 d.C., e durò fino a circa il V - VI secolo d.C., ha spiegato Zhang. A dispetto di ciò, Zhang ed i suoi colleghi considerano la tomba altamente significativa e suggeriscono possa essere appartenuta ad una famiglia nobile. Le pitture sulle pareti offrono indizi ed uno sguardo nelle vite del popolo che abitò nell'area dopo la scomparsa del Regno di Loulan. Zhang ha prestato particolare attenzione al lungo passaggio di accesso alla tomba, spiegando trattarsi di una caratteristica delle tombe, apparsa per la prima volta nella tarda Dinastia Han Occidentale (206 a.C.- 24 d.C.). Lo stesso modello divenne successivamente popolare nella Dinastia Han Orientale, Zhang ha aggiunto che tombe con un profilo architettonico simile sono state trovate nell'area di Turpan nelle aree dello Xinjiang e Dunhuang, provincia di Gansu nel nord ovest della Cina. I sarcofaghi di legno, con decorazioni colorate, non erano nuovi agli occhi di Zhang e dei suoi colleghi. Ne avevano infatti già visti di simili nell'area ben 5 anni or sono, nel corso di una survey archeologica e scavi di prova. Quando abbiamo finito di esaminare le tombe saccheggiate, abbiamo esteso la nostra ispezione nell'area, spingendoci per un raggio di circa 50 km attorno alle rovine dell'antica Loulan. Quel che abbiamo trovato ci ha sconcertati e profondamente indignati. Abbiamo trovato tombe che erano state scavate, e alcune profanate brutalmente, con sarcofaghi di legni spaccati, a mostrare gli scheletri all'interno, e frammenti di seta sparsi tutto attorno. Alcune delle tavole sono state bruciate, e si sospetta siano state usate per accendere fuochi da campo, probabilmente da parte degli stessi saccheggiatori. Fonte: english.peopledaily.com.cn del 24 marzo 2003 La prima mummia 11 Maggio 2003 Il ritrovamento di un sarcofago che risale a 5mila anni fa ha dato alla luce la mummia più antica che si conosca. È accaduto a Sakkara, vicino al Cairo, dove alcuni archeologi egiziani hanno individuato il sarcofago tra più di 20 tombe, lo hanno aperto e hanno trovato resti umani coperti con teli di lino e resina. "La mummia è considerata il primo tentativo di imbalsamazione degli antichi egizi e risale all'era del re Hor-ga", ha riportato il servizio d'informazione dello stato egiziano. Il tentativo, però, è riuscito soltanto in parte poiché la carne umana non è risultata conservata al meglio. Secondo Zahi Hawass, direttore del Consiglio egiziano dell'antichità, le ossa appartengono probabilmente a un ufficiale vissuto intorno al 3200 a.C. sotto la prima dinastia egiziana. Proteggere i corpi dal decadimento e conservarli in forme riconoscibili era estremamente importante per questa popolazione africana: la riunificazione di corpo e spirito era considerata, infatti, la chiave per gioire della vita ultraterrena. Gli albori della pratica. I corpi iniziarono a essere imbalsamati tra il 2613 e il 2494 a.C. sotto i faraoni della quarta dinastia. Già nel 5000 a.C., però, i corpi venivano preservati tramite la sepoltura nella sabbia calda e 4 di 12 News di Maggio 2003 secca del deserto. Vere e proprie tecniche, che implicavano il ricorso a sostanze dotate di proprietà antibatteriche, furono usate tra il 1567 e il 1200 a.C. Una recente e sistematica analisi della pratica della mummificazione, che ha coinvolto 25 mummie datate dal 2600 a.C. e il 395 d.C., ha rivelato che gli antichi egizi si servivano di ricette: oli vegetali, resine balsamiche, cera vergine, pistacchio, sono stati trovati tra gli ingredienti usati per imbalsamare. La pratica richiedeva anche la rimozione di tutti gli organi, eccetto il cuore, tramite un'incisione a quattro tagli effettuata sul lato sinistro del corpo. Durante la cerimonia, nota con il nome "apertura della bocca", occhi, bocca e orecchie erano aperte per dare la possibilità al deceduto di vedere, parlare e sentire durante la vita ultraterrena. Fonte: Focus.it del 6 aprile 2003 Un lago la causa del declino dell'Antico Regno? 12 Maggio 2003 Per molti anni gli egittologi si sono interrogati su cosa abbia potuto causare il crollo dell'Antico Regno in Egitto. Fu un periodo di grande prosperità. Fu l'apogeo della regalità faraonica, la massima espansione economica, artistica e architettonica. La Sfinge e la piramidi della piana di Giza sono l'unica prova rimasta di quel glorioso periodo. L'antico Regno terminò con la IV Dinastia, successivamente l'Egitto andò incontro ad una profonda crisi del potere centralizzato accompagnata da una profonda crisi sociale ed economica. Molte le teorie per questa antica apocalisse, che vanno dai conflitti politici alle invasioni asiatiche. Ma più probabilmente la caduta dell'Antico Regno fu causata da un drammatico calo del livello del fiume Nilo che durò 20 o 30 anni.La siccità fu causata da un raffreddamento del clima globale, con conseguente riduzione delle precipitazioni in Etiopia e nell'est Africa. La carestia che successivamente attanaglio l'Egitto fu pesantissima. Il Dr. Richard Bates, del St. Andrews University School of Geography and Geosciences, ha effettuato degli studi sul lago Tana, in Etiopia, studiandone i sedimenti che si sono rivelati importantissimi per poter comprendere le cause della siccità. Altri studi sono stati eseguiti e hanno rilevato che vi fu un declino delle precipitazioni e una riduzione del flusso d'acqua anche nella fascia compresa tra il Tibet e l'Italia nel 2150 a.C. circa. Il lago Tana è stato il responsabile della fertilità dell'Egitto. Così come è stato il responsabile del crollo di un grande regno. Fonte: Heramagazine.net del 5 aprile 2003 Trovati a Barcellona resti di una protoscimmia 12mil anni fa 13 Maggio 2003 I lavori per l'ampliamento di un albergo nei pressi di Barcellona in Spagna, hanno permesso che venissero alla luce i resti fossili di una protoscimmia, un antico antenato dei primati, vecchi di almeno 12 milioni di anni. Lo ha annunciato un paleontologo dell'Istituto paleontológico Miquel Crusafont de Sabadell, Salvador Moyà. "La scoperta", ha spiegato Moyà, "ha una grande rilevanza. Nella storia dell'evoluzione umana abbiamo una grande lacuna relativamente alle origini degli antenati comuni dei primati e degli uomini e questo ritrovamento potrebbe aiutarci a capire meglio l'evoluzione di tutto il ramo a cui appartengono sia le scimmie che gli uomini". I resti rinvenuti sono molto parziali: solo parte del cranio e altri frammenti dello scheletro. Fonte: boiler.it del 4 aprile 2003 All'origine fu "click"! 14 Maggio 2003 Sono circa 30 le lingue moderne, tutte utilizzate nel sud dell'Africa, che conservano tracce della lingua madre ancestrale. Queste tracce sono fatte di "click": quattro o cinque suoni generati dalla pronuncia di una doppia consonante tramite il rapido movimento della lingua dall'alto verso il basso della cavità orale. Sono le cosiddette lingue a "schiocchi" che, uno studio genetico condotto a Stanford, ha fatto risalire a una stirpe estremamente antica, nota con il nome "Ju/'hoansi". Lo slash (/) sta ad indicare il "click": Ju/'hoansi, infatti, è pronunciato "Ju-twansi", dove la doppia consonante "tw" è un "suono click" pronunciato allo stesso modo di "tsk, tsk", utilizzato per esprimere disapprovazione. Agli albori dell'umanità. In base ad analisi del DNA, i "click speaker" che sopravvivono in Africa (tra cui una popolazione che abita il deserto del Kalahari, in Namibia, e le popolazioni tanzane Hadzabe e Sandawe), discenderebbero dai Ju/'hoansi, la cui linea di discendenza è così antica da raggiungere le radici dell'albero genealogico dell'umanità. Fuori dall'Africa, l'unico linguaggio conosciuto composto da "click" è il Damin, una lingua aborigena australiana, ormai estinta, che veniva utilizzata durante i riti d'iniziazione. Grazie a questa ricerca, i genetisti sono ora in grado di inserire alcuni gruppi etnici nella lunga scala di discendenze dell'intera umanità. Fonte: Focus.it dell'8 aprile 2003 5 di 12 News di Maggio 2003 I Maya vanno online 15 Maggio 2003 L'archivio sarà accessibile a tutti e permetterà agli archeologi di studiare meglio la civiltà Maya Forse in futuro gli archeologi faranno le loro scoperte rimanendo seduti davanti al computer. Il primo passo è già stato fatto: sta per essere attivato un database contenente centinaia di migliaia di documenti sugli scavi di Tikal, uno dei più importanti insediamenti del nono secolo nell'America Centrale. Il Tikal Digital Access Project permetterà a chiunque, dagli scolari ai dottorandi, di consultare gli appunti, le fotografie e i disegni fatti dai ricercatori del Museo di Archeologia e Antropologia dell'Università di Pennsylvania che hanno lavorato nel sito fra il 1956 e il 1970." C'è ancora molto da scoprire a proposito dei Maya e di Tikal, - afferma uno membro del team che lavora al progetto - e a quanto ne sappiamo, non esistono altre copie dei documenti relativi a questi artefatti. Vogliamo rendere queste informazioni più accessibili ai nostri colleghi che continuano le ricerche". Tikal ospitava fino a 60.000 abitanti nei suoi giorni di massimo splendore. Gli archeologi hanno scavato più di 3.000 piazze, templi, tombe e palazzi, ricoperti da geroglifici che narrano la storia politica e dinastica della regione. I Maya erano talentuosi astronomi e avevano sviluppato un calendario e la scrittura. La loro civiltà si estendeva dalla penisola dello Yucatan all'Honduras, fino a quando furono rimpiazzati dai Toltechi attorno al 1200 dopo Cristo. Fonte: Le Scienze del 6 aprile 2003 Diossine, veleni antichi 16 Maggio 2003 Si pensava che le diossine e i furani, tristemente celebri per l'incidente di Seveso del 1976, fossero veleni prodotti solo dalla moderna civiltà industriale. Ma una ricerca pubblicata sulla rivista Nature spiega invece che già gli antichi abitanti dell'Inghilterra. Poiché spesso si ritrova della diossina in suoli molto antichi, i ricercatori dell'università di Aberdeen hanno pensato la fonte potesse essere la torba che ricopre vaste superfici nelle isola britanniche. La diossina si genera essenzialmente dalla combustione di materiale contenente lignina e cloro, e la torba, a differenza degli alberi, è molto ricca di cloro (che proviene dal mare). Torba tossica. I ricercatori hanno scoperto che bruciando la torba le zone come gli altipiani scozzesi e le isole hanno generato in effetti circa 643 nanogrammi per chilogrammo. Una quantità minuscola, ma se la moltiplichiamo per le tonnellate di torba brucate e gli anni di utilizzo, si arriva a circa un chilo di diossina per anno. Ai nostri giorni nell'intero Regno Unito la combustione del carbone produce circa 5,1 chilogrammi di diossina per anno, e gli inceneritori circa 11 chilogrammi. La produzione di diossina, quindi, non è un fenomeno solo moderno. Anche gli antichi inquinavano. Fonte: Focus.it del 5 aprile 2003 Scoperto in Calabria elefante di pietra 17 Maggio 2003 Sara' necessaria con tutta probabilita' la prova del carbonio 14 (14 C) a sciogliere l' enigma della datazione dei due monoliti titanici (di cui uno con le sembianze di un elefante) scoperti quasi per caso in una radura nei pressi della Fossiata ai confini della Sila Grande, a Campana in provincia di Cosenza. A rimanere affascinato dalle due imponenti figure in pietra sovrapposta - oltre all' elefante le cui sembianze sono piu' facilmente distinguibili, si tratta anche di parte di un'altra opera realizzata con blocchi sovrapposti e scolpiti (dalle prime analisi potrebbe trattarsi di un guerriero del quale si scorgono solo gli arti inferiori) - e' stato un giovane architetto di Cosenza, Domenico Canino, appassionato di archeologia. La scoperta, come ha raccontato il professionista con il pallino per la storia dell' arte e l' archeologia, e' avvenuta praticamente in modo casuale, mentre lo stesso Canino era alla ricerca di monete antiche. La zona e' particolarmente ricca di testimonianze preistoriche: il territorio di Campana, in base ai reperti rinvenuti negli anni e conservati all' interno dei musei di Reggio Calabria e Crotone, risulta essere abitato sin dall' eta' del Ferro. Dallo scorso mese di gennaio, l'architetto cosentino dopo avere scorto le particolarita' delle due presenze ha iniziato a studiare con attenzione e meticolosita' le sculture, soprattutto l' elefante (potrebbe trattarsi della riproduzione di un Elephas Antiquus, diretto progenitore degli attuali esemplari la cui scomparsa e' databile intorno all' era del Pleistocene) che sono risultate formate da diversi strati di roccia sovrapposta. L' ipotesi di un riferimento al Pleistocene sarebbe suffragata, inoltre, anche dalla presenza di alcune grotte sottostanti. Il mistero di quello che ormai e' stato chiamato come il ''sito dell' elefante'', comunque, si sta facendo strada. Se le intuizioni del giovane ricercatore dovessero trovare conferma ci si potrebbe trovare dinanzi ad un nuovo enigmatico capitolo della preistoria in Calabria. Fonte: ansa.it del 10 aprile 2003 6 di 12 News di Maggio 2003 Un antico acquedotto romano 18 Maggio 2003 Grazie a modelli realizzati al computer, alcuni ricercatori stanno svelando i segreti dietro l’incredibile maestria degli ingegneri idraulici dell’antica Roma. Nei loro acquedotti, una serie di misteriosi fori e ostacoli era in grado di rendere più scorrevole il flusso dell’acqua. Nel terzo secolo dopo Cristo, i romani costruirono un sistema di gallerie e di vasche per portare acqua alla città di Aspendos, nell’odierna Turchia. Aspendos era uno snodo cruciale per il commercio romano nell’Asia minore, trovandosi all’incrocio di importanti strade e con accesso, tramite un fiume, al Mar Mediterraneo. Lo scrittore Vitruvio descrive le virtù del sistema di acquedotti lì costruito, ma oggi ne restano solo rovine. Così, Charles Ortloff e Adonis Kassinos, ricercatori della CTC/United Defense di Santa Clara, in California, hanno deciso di studiare l’acquedotto costruendone un modello e calcolando quanta acqua poteva essere trasportata. Un condotto fatto in pietra, perforato con buchi di 3 centimetri, portava l’acqua attraverso una valle lunga un chilometro e mezzo fino a una serie di vasche. Lungo il percorso, però, due torri di pietra alzavano e poi riabbassavano il condotto. Nel tentativo di comprendere il motivo per cui i romani avessero costruito questi apparenti ostacoli al flusso dell’acqua, i due ricercatori hanno scoperto che in questo modo il sistema era diviso in tre settori più brevi, evitando così che l’acqua strabordasse, che l’approvigionamento diventasse intermittente o che addirittura danneggiasse il condotto. Per quanto riguarda i fori, essi probabilmente riducevano la turbolenza nel flusso, lasciando uscire aria e acqua. Fonte: Le Scienze del 10 aprile 2003 Astronomi dell'età della Pietra 19 Maggio 2003 Tombe che risalgono a 5 o 6000 anni fa e che sono state costruite in base a una conoscenza dettagliata delle diverse posizioni che il sole occupa nel cielo durante l'anno. È quanto suggerisce una serie di studi condotti da un team di archeologi e astronomi britannici coordinati da Frank Prendergast del Dublin Institute of Technology, i cui risultati saranno presentati al prossimo UK/Ireland National Astronomy Meeting, a Dublino. Le ricerche hanno mostrato, in particolare, che le tombe presso il sito archeologico di Loughcrew, nella contea irlandese di Meath, sono allineate con il sole nascente durante gli equinozi di primavera e d'autunno, quando il sole, intorno al 21 marzo e al 23 settembre, si trova esattamente sull'equatore. "In quei giorni", ha riferito Prendergast, "all'alba, i vani interni sono spettacolarmente illuminati da un raggio di luce solare". Tutto questo, secondo gli studiosi, lascia supporre che 5-6000 anni fa gli abitanti di quelle aree conoscessero molto bene il ciclo annuale del sole e avessero forse fondato le loro esistenze su di esso. In altre zone dell'Irlanda, poi, sono state trovate tombe che puntano verso il sole nascente durante i solstizi d'estate e d'inverno, quando, verso il 22 giugno e il 22 dicembre, il sole cessa di allontanarsi dall'equatore celeste (il circolo massimo della sfera celeste) e comincia a ravvicinarvisi. I motivi per i quali gli antichi costruivano i sepolcri con tali modalità restano un mistero, ma è evidente, hanno sottolineato i ricercatori, che il sole fosse il centro dei loro rituali. Fonte: Galileonet.it del 9 aprile 2003 Donne dei Faraoni, il mondo femminile in Egitto 20 Maggio 2003 La statuina della dea Bastet in bronzo, un amuleto a nodo di Iside, un vasetto di alabastro, ed inoltre monili, statue, bassorilievi, sono tra gli oltre 150 reperti che raccontano il fascino e il ruolo della donna egizia. Un percorso tra immagini ed oggetti che si potra' ammirare alla mostra 'Le donne dei Faraoni - Il mondo femminile nell'antico Egitto', allestita a Bergamo, al Palazzo della Ragione, fino al 29 giugno. Su una superficie di oltre 600 metri quadrati sono raccolte opere provenienti dai piu' importanti musei archeologici italiani ma anche dal Kunsthistorisches Museum di Vienna e dal Louvre di Parigi, per accompagnare il visitatore in un viaggio nell'universo della donna egiziana, ricostruendone l'identita' attraverso gli aspetti pubblici e privati di una societa' iniziata 3mila anni a.C.. Eleganza, fascino, senso della casa e della famiglia, potere, saggezza: sono gli innumerevoli termini applicabili alle donne egizie al tempo dei Faraoni. Un universo femminile raccontato nelle sette sezioni della mostra: 'La donna Dea', 'Iside la Grande Madre', 'La Regina', 'le Sacerdotesse','La Donna nella Societa', 'Cosmesi e bellezza', 'L' Aldila''. Fin dalle origini del mito egizio, le entita' femminili divinizzate rappresentano le 7 di 12 News di Maggio 2003 concezioni che sono alla base della vita e della potenza riproduttiva. Ecco, dunque, la 'Donna Dea' che amplifica il potere della riproduzione femminile. Nella cosmogonia Nut ( la volta celeste dal corpo cosparso di stelle) e' l'incarnazione dell'eterno principio femminile della vita. Fondamentale e' 'Iside, la Grande Madre' che rappresenta tutte le sfaccettature che caratterizzano l'idea del femminile. Iside e' la madre per eccellenza: madre di Horus, dunque del Faraone, ma anche madre universale da cui dipende la vita. Il legame tra il quotidiano e l'idea religiosa e' rappresentato dalla figura della 'Regina madre'. Le regine del Nuovo Regno ebbero nella guida del Paese un ruolo primario politico e culturale, da sole o a fianco del faraone. Tra gli esempi piu' famosi la regina Hatshpsut che regno' da sola per 17 anni, ma anche Nefertiti, Regina della riforma monoteistica che governo' a fianco del Faraone Akenathon e Nefertari, grande sposa regale di Ramesse II. Il viaggio nel mondo femminile dell'antico Egitto continua con le Sacerdotesse con potere spirituale ma anche politico. Le istituzioni religiose accettavano le donne indipendentemente dal loro stato sociale e, fin dall'Antico Regno, si incontrano titoli sacerdotali femminili. Anche il clero ausiliario e subalterno aveva una numerosa presenza femminile. Il percorso espositivo ruota poi sul ruolo della donna nella vita quotidiana, in famiglia, nell'educazione, nella cura della propria bellezza. La posizione delle donna all'interno della famiglia si era trasformata dal periodo Predinastico all'Antico Regno e, da punto di vista giuridico, era diventata uguale al marito. Alcune donne possedevano e gestivano personalmente ingenti ricchezze territoriali. L'educazione femminile era pari a quella maschile: appaiono anche delle donne Scriba. Gia' agli inzi del III millennio a.C. una divinita' femminile, Seshat, e' strettamente associata alla scrittura. Interessante la sezione dedicata alla Cosmesi e alla bellezza, considerata inseparabile dal carisma della persona. Alle origini la cosmesi ebbe una doppia natura: religiosamagica e terapeutica- ornamentale. I cosmetici erano considerati beni di prima necessita' tanto da essere compresi anche nelle razioni distribuite ai lavoratori. Il valore ornamentale della cosmesi assumera' col tempo una parte fondamentale della vita quotidiana arrivando a rappresentare, in alcuni casi, un vero valore di immagine sociale. L'aldila', ha rappresentato il momento clou nella vita degli Egizi come dimostrano piramidi e tombe. La rappresentazione della vita affettiva e quotidiana femminile sopravvive in stupende opere funerarie: bassorilievi, pitture, oggetti di uso comune. Tra le piu' belle rappresentazioni figurative femminili rimane la tomba della regina Nefertari. La mostra, che sembra un invito a farsi incantare dalle donne dei Faraoni, e' nata da un progetto di Enrichetta Leospo, che ne ideo' le linee guida, ripreso con la cura scientifica di Maria Cristina Guidotti del Museo Archeologico di Firenze. Fonte: ansa.it del 12 aprile 2003 "Linea di produzione" neolitica scoperta in Cina 21 Maggio 2003 Gli archeologi cinesi hanno scoperto un sito neolitico, datato tra 6000 e 7000 anni, nei sobborghi della Città di Baise nella Regione Autonoma Guangxi Zhuang sud della Cina, dove sono stati dissotterrati più di 20000 articoli di pietra e grandi quantità di altri antichi reperti. I reperti includono alcuni attrezzi di pietra completi, di differenti misure e tipi, grandi quantità di oggetti di materiale grezzo, come ghiaia per fare oggetti, attrezzi per la produzione di utensili di pietra, come un blocco per lavorazione al maglio e magli di pietra, prodotti semi-finiti a differenti stadi e materiali di pietra lasciati abbandonati. "Ciò mostra che gli antichi creavano strumenti di pietra e altri articoli in questo sito" ha dichiarato Xie Guangmao, uno dei ricercatori del Gruppo di ricerca dell'Ente per i Beni Culturali e Storici del Guangxi. La collocazione degli oggetti di pietra dissotterrati, nella forma di un ventaglio, "riproduce" chiaramente la scena di come i popoli antichi creavano attrezzi di pietra ed una massiccia "linea di produzione" dei tempi antichi. Situata in un'area pianeggiante, dove un piccolo torrente si riversa in un fiume più grande, il luogo in cui si svolgeva la lavorazione della pietra, chiamato dagli archeologi "le rovine di Gexinqiao", copre circa 500 metri quadrati. E' di gran lunga il maggiore sito mai scoperto in Cina per la lavorazione dei materiali. La scoperta mostra che la produzione di utensili esisteva nell'area del Baise come una sorta di industria, circa 6000 anni or sono, e la "linea di produzione" trovata offre nuove prove per lo studio della divisione del lavoro nei tempi antichi. Nell'area di scavo, gli archeologi hanno anche trovato i denti e gli scheletri di dozzine di animali, inclusi elefanti, rinoceronti, scimmie, orsi, cervi, bovini selvaggi e pesci. Il ritrovamento dal sito incluse anche contenitori di coccio, noccioli d'olivo e contenitori d'argilla. L'oggettistica di pietra dissotterrata rivela ogni passo nella lavorazione degli utensili di pietra, ed aiuta gli archeologi cinesi a ricostruire il processo produttivo degli antichi. Dal 1973 gli archeologi hanno scoperto più di 70 rovine dell'Età della Pietra nel Bacino di Baise, che copre un'area di circa 800 km quadrati. La scoperta di maggior risalto, è stata un'accetta di pietra di circa 800.000 anni or sono. Alcuni attrezzi, le tecniche usate per crearli, le loro forme, che corrispondono agli stili Paleolitico e Neolitico, sono piuttosto simili a quelli dissotterrati in altre parti del Guangxi e nella piana del Yunnan, secondo Xie. Xie ha aggiunto che la scoperta delle rovine di Gexinqiao è di importanza significativa nello studio dello 8 di 12 News di Maggio 2003 sviluppo ed evoluzione degli articoli di questo genere risalenti al paleolitico, delle attività economiche, dell'ambiente e della vita degli antichi popoli nel sud della Cina. Xie ed i suoi colleghi hanno anche individuato due tombe dell'Età Neolitica nel corso dei loro recenti scavi alle "Rovine di Gexinqiao". Xie ha dichiarato che questa è la prima volta che tombe dell'era Neolitica sono state trovate nel Bacino di Baise. In ciascuna delle tombe, gli archeologi hanno trovato due scheletri di umani che stavano sulla schiena con gli arti piegati. Tombe simili dello stesso periodo erano state precedentemente scoperte nella Conte di Yongning nel Guangxi e in Vietnam. Fonte: english.peopledaily.com.cn del 27 aprile 2003 Torino: Ritrovata la prima caldaia centralizzata romana 22 Maggio 2003 Il primo esempio di caldaia centralizzata di Torino è spuntata alle spalle del "Palazzaccio", in via Porta Palatina angolo via della Basilica. Un sistema semplice ma ingegnoso, che tecnicamente si definisce "ad ipocausto" e risale a duemila anni fa. Al tempo dei Cesari nel seminterrato delle case si trovava una bocca di fuoco chiamata "prefurnium" che scaldava l´aria poi convogliata nell´intercapedine sotto il pavimento e poi ancora dietro alle pareti. L'hanno portato alla luce gli archeologi impegnati nei rilevamenti d'obbligo in un'area storica come quella del centro quando è prevista la costruzione di un nuovo edificio. Sull'area per anni utilizzata come parcheggio dovrà sorgere un albergo. "Probabilmente vi erano anche dei camini per smaltire i fumi - ipotizza la dottoressa Luisella Peyrani, il funzionario della Soprintendenza Archeologica del Piemonte che sta seguendo i lavori - ma non ne sappiamo ancora molto". Il pavimento delle abitazioni torinesi del I secolo era formato da grossi mattoni poggianti su alcune colonnine in laterizio che permettevano al pavimento stesso di rimanere sollevato rispetto al sottopavimento di coccio pesto. Nell´intercapedine di circa 70-80 centrimetri veniva fatta convogliare l´aria calda. "Sono sistemi di riscaldamento di una certa importanza - avverte Luisella Peyrani - non abbiamo altre testimonianze del genere nel periodo preromano". In via Porta Palatina gli archeologi hanno trovato i resti di questa intercapedine. Nei prossimi giorni verranno attentamente fotografati, catalogati e infine trasportati nei depositi del Museo di Antichità. "Faranno sicuramente parte dell´esposizione dedicata all'archeologia della città - dice Peyrani - una nuova sezione che presto sarà allestita nel seminterrato del Museo, a fianco del Teatro". Nell´isolato detto di San Giacomo, quello interessato dagli scavi, dal 1° febbraio sono impegnati 12 archeologi. L'albergo che sorgerà in luogo dello scavo è stato progettato dallo studio "Gabetti e Isola" per incrementare la ricezione turistica della città. "Il piano regolatore del Comune di Torino - dice la dottoressa Peyrani - ha fissato già da molti anni alcune norme a tutela storico-artistica della zona del centro storico. Quello che stiamo facendo è necessario per catalogare tutto ciò che nasconde il sottosuolo prima di ogni intervento". Fonte: La Stampa del 17 aprile 2003 E per pranzo? Il vicino di casa. 23 Maggio 2003 Sembra che il cannibalismo non fosse una rarità tra i nostri antenati, anzi. Lo afferma uno studio che prende in esame la struttura del nostro patrimonio genetico. John Collinge, dell'University College di Londra, ha studiato il Dna di oltre 2000 persone e ha scoperto che in tutto il mondo è diffuso un gene mutato che protegge dalle malattie da prioni (come il kuru o la malattia di Creutzfeldt-Jacob, cioè la variante umana del morbo della mucca pazza). Poiché, dice Collinge, le malattie da prioni si diffondono quasi solo nutrendosi di carne contaminata, e in particolare di carne di altri individui della stessa specie, la vasta diffusione del gene mutato può avere due sole cause. O si è sviluppato molto presto nell'evoluzione (ed è rimasto nel nostro patrimonio genetico perché serviva), o la necessità di averlo per proteggerci dai prioni ha contribuito alla sua diffusione. In entrambi i casi, questi geni possono essersi diffusi solo se sono stati sottoposti alla selezione naturale. La loro antichità e la diffusione a livello mondiale fa così pensare che la pratica di nutrirsi di carne di altri individui fosse piuttosto diffusa. Prove paleontologiche sembrano dimostrare infatti che già gli uomini di Neanderthal si nutrissero dei propri simili. Fonte: Focus.it dell'11 aprile 2003 Avo delfino di 45 milioni di anni fa 24 Maggio 2003 Saranno in mostra fino al 12 ottobre, nel Museo di Storia Naturale dell'Universita' di Pisa, i resti fossili dell' Archeoceto, uno dei piu' antichi progenitori di delfini e balene. 9 di 12 News di Maggio 2003 Il reperto si presenta incluso in sei lastre tagliate da un unico blocco di calcare nummulitico proveniente da una cava sita a 400 chilometri dal Cairo (Egitto). Il sedimento, e quindi anche il fossile, è presumibilmente databile a 45 milioni di anni fa (Eocene Medio). Negli stessi sedimenti fu trovato, agli inizi del 900, il cranio di Protocetus atavus, che è stato per oltre ottanta anni il più antico cetaceo rinvenuto. Il sezionamento del blocco ha messo in evidenza la presenza del cranio quasi completo (lungo circa 65 cm), della mandibola e di tutti i denti, sia dell'arcata superiore che di quella inferiore, e parte della cassa toracica con le prime vertebre dorsali e coste in parziale connessione anatomica. Il reperto si presenta in ottimo stato di conservazione, il che permetterà in futuro il completo liberamento dalla matrice, l'eventuale ricostruzione e il montaggio per lo studio e la musealizzazione. Ad un esame preliminare esso risulta attribuibile al sottordine degli Archeoceti. Sono state riscontrate alcune affinità con Protocetus, anche se apparentemente si osservano differenze tali da poter ipotizzare l'appartenenza del cetaceo ad un genere nuovo. Il cranio e la mandibola sono inclinati di circa 30 gradi rispetto al piano di taglio. Questo fa sì che nelle sei lastre, dalla superiore alla inferiore, siano visibili sezioni che si spostano progressivamente dalla parte anteriore a quella posteriore del cranio e della mandibola. Il reperto e' stato ritrovato per caso la scorsa estate da un privato durante il taglio in lastre di un blocco di calcare destinato all'edilizia. Fonte: Saimicadove.it del 12 aprile 2003 Nuove evidenze sul regno di Davide e Salomone 25 Maggio 2003 Una scoperta particolarmente significativa per il dibattito archeologico sull'esistenza di un unico regno sotto la reggenza dei due re della storia biblica, Davide e Salomone, è stata fatta durante degli scavi condotti da un gruppo di archeologi della Hebrew University of Jerusalem Institute of Archaeology. La tesi che il regno di Davide e Salomone fosse stato uno solo, è stata portata avanti circa 40 anni fa dal famoso archeologo Yigael Yadin, il quale affermava che alcune strutture e in particolare la porta di entrata della città di Hazor, Megiddo e Gezer, e alcuni palazzi sempre di Megiddo, siano stati costruiti per volere di Salomone, avvalorando cosi il testo del libro 1Re 9:15. La sua supposizione ebbe molte critiche e la tesi di due sovrani per un solo regno fu abbandonata. L'archeologo Amihai Mazar e suoi altri colleghi, hanno trovato nuove evidenze che confermano la teoria di Yadin. Durante uno scavo a Tel Rehov, 5 chilometri a sud dela città di Beit She'an, son state rinvenute prove esaustive di una società urbana del decimo secolo a.C., che possono essere comparati con altri siti in Israele, come Megiddo, Hazor e Gezer, attribuiti in passato ai due sovrani, uniti in un unica Monarchia. Fonte: Heramagazine.net del 15 aprile 2003 Dio Bastone, l'icona più antica d'America 26 Maggio 2003 Archeologi del Projecto Arqueologico Norte Chico hanno ritrovato un frammento di vaso vecchio di 4000 anni su cui è disegnata un'immagine arcaica del dio Bastone, la divinità principale delle civiltà sudamericane per migliaia di anni. Il frammento di vaso, ritrovato in un cimitero della Patavilca River Valley, nella regione Norte Chico della costa peruviana, è stato datato con il Carbonio-14 al 2250 a.C. Si tratta della più antica e identificabile icona religiosa ritrovata in America, che testimonia l'esistenza di una religione organizzata mille anni prima rispetto a quanto si credeva in passato. "Il Dio Bastone", afferma il co-direttore del Proyecto Arqueologico Norte Chico Alvaro Ruiz, "è un'icona con una lunga storia, che ha attraversato diverse culture andine". La divinità viene generalmente rappresentata frontalmente; al posto dei denti ha delle zanne e con una delle mani impugna un bastone, da cui deriva il nome. Molto spesso le raffigurazioni comprendono anche dei serpenti. L'immagine arcaica, ritrovata recentemente nei pressi della moderna città di Barranca, riprende queste caratteristiche: il braccio sinistro finisce in una testa di serpente mentre la mano destra tiene un bastone. Il Proyecto Arqueologico Norte Chico, in collaborazione con Jonathan Haas del dipartimento di antropologia del Field Museum di Chicago, pubblicherà sul numero di maggio del proprio giornale una descrizione approfondita della scoperta.qua. Fonte: Galileonet.it del 14 aprile 2003 Annunciate le dieci principali scoperte cinesi del 2002 27 Maggio 2003 Beijing - La Società Cinese di Archeologia ha divulgato la lista delle 10 più significative scoperte archeo- 10 di 12 News di Maggio 2003 logiche cinesi del 2002, secondo quanto riportato sul China Daily. I 10 ritrovamenti più importanti includono: - un sito storico a Geqiao, nella regione autonoma sud-occidentale Guanxi Zhuang, dove l'uomo neolitico produsse una grande quantità di artefatti di pietra; - reperti dell'antica città di Liye, nella provincia Henan della Cina centrale, dove sono stati dissotterrati più di 36,000 attrezzi di bambù che testimoniano gli eventi del Periodo degli Stati di Guerra (475-221 a.C.); - una tomba della Dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) nel Rizhao, provincia orientale di Shandong; - resti di una pagoda nello Yenan, provincia di Habei nella Cina settentrionale; - una tomba a Taiyuan, la capitale della provincia settentrionale di Shanxi, dove sono stati trovati murali colorati di 330 metri quadrati - queste ultime due si datano alle dinastie settentrionali (386-581 d.C.); - i resti della capitale del regno di Bohai che prosperò nella Dinastia Tang (618-907 d.C.), poi misteriosamente svanita nell'oblio, a Yanbian, nella provincia Jilin della Cina nord-orientale; - i resti di un grande palazzo, dell'estensione di 50,000 metri quadrati nell'antica capitale della Dinastia Jin (1269-1368 d.C.) ad Acheng, nella provincia nord-orientale di Heilongjiang; - un'antica distilleria trovata a Lidu, nella provincia centrale di Jiangxi, che fa retrocedere la produzione di liquori e spiriti alla Dinastia Yuan (169-1368); - i resti di un paese nel Badong, provincia centrale di Hubei, che prosperò dal tempo delle Dinastie Settentrionali e Meridionali (386-589 d.C.) alla Dinastia Song (960-1279 d.C.); - resti di stoviglie di porcellana usate dalla Dinastia Song nel Ningbo, provincia orientale di Zhejiang. Fonte: www.xinhuanet.com/english/index.htm del 14 aprile 2003 Siena fondata dai Romani 28 Maggio 2003 Gli archeologi al lavoro nella Cattedrale di Siena hanno scoperto evidenze a sostegno della leggenda secondo la quale la città toscana fu fondata dai Romani. Secondo il "mito della fondazione" il nome di Siena deriverebbe da Senius, figlio di Remo, che fondò Roma insieme a suo fratello gemello, Romolo. Senius si nascose a Siena per sfuggire la persecuzione di Romolo, lo "zio dannato", che inviò guerrieri a cavallo per fermarlo. Una storia ufficiale del Palio, la famosa corsa di cavalli di Siena, suggerisce che proprio l'eco di questo passato remoto spiegherebbe il singolare e affascinante rapporto tra la città e la razza equina. Gli archeologi hanno dichiarato nei giorni scorsi di avere individuato tracce di rituali sacrificali, che si daterebbero ai tempi romani, in un pozzo al di sotto del transetto del Duomo, presso la piazza del Campo, dove si svolge il Palio. Riccardo Francovich, professore di archeologia all'Università di Siena, ha dichiarato che il suo team ha individuato le ossa di tre cani ed un cavallo, e che ogni animale era stato precedentemente suddiviso in tre pezzi. Il Professor Francovich ha dichiarato che il sacrificio degli animali era un "rituale votivo " in auge presso i Romani per portare buona fortuna alla fondazione di una nuova città. Ha aggiunto che vi era stato in loco un precedente insediamento etrusco, ma che i romani avevano chiaramente "rifondato" Siena e provveduto ad espanderla, seppellendo le "ossa sacrali" nel sito ora occupato dalla cattedrale e dall'antico ospedale di Santa Maria della Scala. Maria Angela Causarano, uno degli archeologi coinvolti nello scavo al Duomo, ha dichiarato che il pozzo romano nel quale le ossa rituali sono venute alla luce, è stato scavato nel tufo in profondità, ed è di forma quadrata piuttosto che tonda. Porta ancora i fori per pali angolari a sostegno di una copertura di legno, e, inizialmente, doveva essere probabilmente chiuso con una tavola. Era stato poi riempito ed era rimasto inesplorato fino ad ora. La prova è stata allegata a sostegno delle convinzioni dei locali relative alle origini romane di Siena, che usa come simbolo l'immagine di Romolo e Remo allattati da una lupa, lo stesso di Roma. Fonte: Times Online dell'11 aprile 2003 Il più antico DNA in Siberia 29 Maggio 2003 Il più antico campione riconosciuto autentico di DNA è stato prelevato dal suolo, nelle profondità del permafrost della Siberia. Il DNA apparteneva ad erbe, e ad altri residui vegetali che si stimano essere di un età compresa tra i 300.000 ed i 400.000 anni. In precedenza, il più antico DNA vegetale aveva circa 20.000 anni di età; il più antico materiale genetico animale identificato circa 50.000. Le sequenze prelevate da campioni di suolo aprono una finestra sull'ambiente antico, riferisce Eske Willerslev, un biologo molecolare dell'Università di Copenaghen, Danimarca, che ha condotto lo studio. "Abbiamo mostrato che non è necessario avere macrofossili evidenti per ottenere informazioni genetiche riguardo l'ecosistema del passato" ha dichiarato. Hendrik Poinar, un evoluzionista molecolare al Max Planck Institute per l'Antropologia Evoluzionistica a Lipsia, Germania, è in linea con il suo collega danese. "I ricercatori potranno ora tornare ad esaminare i campioni conservati per decenni nei musei e ricercare al loro interno informazioni su animali e vegetali" ha 11 di 12 News di Maggio 2003 aggiunto. Malgrado vi siano evidenze di piante ed animali databili a centinaia di milioni di anni, spesso il loro DNA non è stato identificato, poiché degradato. Ma gli scienziati continuano a cercare possibili residui di DNA che non siano andati perduti completamente. Il gruppo di Willerslev ha selezionato una regione nel nord est della Siberia dove residui di sedimenti sono stati prelevati da fossili di animali, che sono conosciuti avere vissuto durante certi periodi della preistoria. Il gruppo ha effettuato perforazioni da 2 a 30 metri di profondità, tra i fiumi Kolyma e Lena. Hanno cercato frammenti familiari di cloroplasti di DNA dei vegetali. I cloroplasti sono l'energia che genera i sub-compartimenti delle cellule di una pianta; contengono lo specifico materiale genetico, separato da quello del suo polline. Antichi pollini sono trovati spesso nei campioni di sedimenti. Ma il polline può essere soffiato via per lunghe distanze dal vento. Mettendo a fuoco i cloroplasti, il gruppo ha determinato quali piante realmente crescevano in loco. Hanno trovato prove che erbe ed arbusti colonizzarono l'area attorno a 10.000 anni or sono. Il gruppo si è anche imbattuto in tracce di DNA animale. Campioni mostrano che mammut, bisonti e cavalli vivevano nella regione esattamente nel corso della più recente era glaciale, che culminò circa 18.000 anni or sono. I ricercatori ora pianificano di ripetere gli esperimenti in altre regioni coperte da ghiacci eterni, e nelle grotte. Si sposteranno poi verso ambienti più tiepidi per vedere se e quale DNA vi sia sopravvissuto. Fonte: www.nature.com del 18 aprile 2003 Necropoli nella roccia scoperta a Saqqara 30 Maggio 2003 Una necropoli composta da un numero rilevante di tombe scavate nella roccia e ricche di affreschi colorati non e' precisato quante - risalenti ad un periodo indicato tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo e' stata scoperta da una missione archeologica francese nell'ara di Tebet El Gueish, a sudovest di Saqqara, dove si trova la famosa 'piramide a gradoni' di re Zoser. La scoperta e' stata fatta da una missione diretta dal professor Vassili Dobrev, dell' Ifao (Istituto francese di archeologia orientale), di base al Cairo, ed e' stata annunciata dal ministro della cultura Faruq Hosni. La necropoli comprende anche la tomba del sacerdote Hawnefr, che operava nel tempio funerario del re Pepi primo, il secondo re della sesta dinastia. Hawnefr, con sua moglie e 13 figli, sono tutti raffigurati in affreschi colorati - tuttora ben conservati - sulle pareti calcaree della tomba. La missione ha anche scoperto - ha detto il segretario generale del Consiglio Superiore delle Antichita', Zahi Hawass - 12 statue del sacerdote Knomottep, in posizioni diverse (seduto, in piedi, in preghiera), tutte in buono stato. Il professor Dobrev ha reso noto che la sua missione ha cominciato a lavorare in dicembre 2000 nella zona per ridisegnare la mappa della regione sud di Saqqara e poi ha avviato gli scavi nella regione sudoccidentale. Fonte: ansa.it del 19 aprile 2003 Scoperta in Cina scrittura di 8600 anni fa 31 Maggio 2003 Segni incisi nel carapace di tartarughe risalenti ad 8.600 anni fa potrebbero essere la scrittura piu' vecchia del mondo, secondo gli archeologi che li hanno ritrovati, nella Cina occidentale. Ne da' notizia il servizio on line della Bbc sottolineando che questi simboli precedono di oltre 2.000 anni i piu' antichi esempi di scrittura finora conosciuti, provenienti dalla Mesopotamia. In 24 tombe di eta' neolitica scoperte a Jiahu, nella provincia di Henan, gli archeologi hanno rinvenuto diversi gusci di tartaruga sepolti insieme a dei resti umani. Gli esami al radiocarbonio hanno datato il sito fra il 6600 e il 6200 avanti Cristo. Nei gusci sono intagliati dei segni che sembrano avere affinita' con i caratteri della scrittura usata migliaia di anni piu' tardi durante la dinastia Shang (1700-1100 dopo Cristo). Gli studiosi della universita' della Scienza e tecnologia di Pechino, guidati dal professor Garman Harbotte del Brookhaven national laboratory di New York, hanno identificato 11 simboli diversi, fra i quali il carattere corrispondente al concetto di 'occhio'. Il professor David Keightley dell'universita' di Berkeley ha peraltro gettato acqua sul fuoco, invitando alla cautela soprattutto per quanto riguarda l'asaserito legame con la molto piu' recente scrittura Shang. ''C'e' un salto di 5.000 anni - ha osservato - e una connessione sembra incredibile''. ''Non possiamo chiamare scrittura questi segni finche' non avremo altre prove'', ha concluso Keightley. Accanto ai carapaci intagliati sono stati rinvenuti dei sassolini, il che ha fatto pensare che due gusci potessero contenerli, formando una sorta di 'maracas', il cui suono poteva accompagnare dei riti sciamanici. In altre sepolture tornate alla luce nella stessa zona sono stati trovati, nel 1999, alcuni flauti ricavati da ossa umane che si ritiene siano i piu' antichi strumenti musicali del mondo. Fonte: ansa.it del 18 aprile 2003 12 di 12