Pala di San Martino – Gran Pilastro Pala di San

Pala di San Martino – Gran Pilastro
PALA DI SAN MARTINO, m. 2987
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Gran Pilastro (Langes – Merlet, 1920)
Via superba, che segue una delle linee più eleganti ed impressionanti del gruppo delle Pale,
d’altronde la sua celebrità è ben meritata. La roccia è stupenda, l’esposizione, specialmente nel
tratto superiore è forte (così come l’emozione al salirlo), le difficoltà non sono mai esasperanti
ma sempre costanti. Al guardarlo da sotto è così alto da apparire bonario, ma sottovalutarlo
(come noi, nonostante gli avvertimenti presenti nelle relazioni a nostra disposizione) è l’errore più
grave. I tiri di corda di 40 e più metri si succedono ma la vetta rimane sempre lontanissima! Ad
alpinisti non propriamente veloci (come noi del resto) può capitare di dover salire per quasi 10
ore! Ed arrivati in cima (dove in ogni caso vi è il comodo e ben tenuto bivacco), non è affatto
finita; ci aspetta una fantastica discesa sulla quale è quasi impossibile assicurarsi; tanto dopo una
via breve come questa si è sempre freschi e lucidi!
A detta del gestore del rifugio Pradidali tutte le soste sono attrezzate, ma in realtà, dopo il
camino iniziale, è difficile seguire un percorso preciso lungo il tratto centrale così che le soste di
questo tratto sono quasi impossibili da trovare. Portarsi qualche chiodo.
Dislivello:
Difficoltà:
Tempo previsto:
cartografia:
650 m., (sviluppo 700 m. + 150 di roccette)
Dmax: 4°
dalle 5 alle 8 ore.
Tabacco, f. 22 (1:25.000), Pale di San Martino
GUIDE
PALE DI SAN MARTINO, C. Cima, Mediterranee, 1999, pag. 137. Schizzo approssimativo e con
qualche errore (od omissione) abbastanza importante.
DOLOMITI, ITINERARI DI CRODA, F. Dragosei, Le guide di Alp, ed. Vivalda, 1999, pag. 67-69.
Schizzo migliore del precedente, con un errore però nella parte finale (sotto il diedrone).
Distanze dei tiri di corda non sempre esatte; comunque nel complesso è la migliore relazione (a
parte la mia!) su questa via.
DIMENSIONE QUARTO, G. Signoretti, Vivalda, 1994 -, pag. PL1. Schizzo completamente inutile.
Relazione essenziale ma senza grossi errori.
DOLOMITI & DINTORNI, R. Iacopelli, Cierre, 1999, pag. 123-124. Consigli molto divertenti ed
utili (per la discesa). Schizzo essenziale con attacco diverso dal nostro e parte centrale poco
riconoscibile.
Attacco:
Dal Rif. Pradidali, m. 2270, si sale al Passo di Ball e si scende dalla parte opposta percorrendo i
due tratti di corde fisse (segn. 715) fino ad arrivare sotto l’inconfondibile profilo della Pala.
Traversato lo sbocco del canalone fra questa e la Cima Immink si prende a destra per tracce (due
ometti) che risalgono le ghiaie verso la base delle rocce. Il nostro attacco (consigliabile) è circa
80 m. a sinistra del filo dello spigolo, alla base di un camino-rampa obliquo da dx a sx a quota
2250 (è la linea evidentemente più facile della parete). 50 min. dal rifugio.
Partendo dal Rif. Rosetta, m.2581, si segue il sentiero per il Rif. Pradidali ed il Passo di Ball,
scendendo fino all’erboso dosso del Col delle Fede e quindi iniziando a traversare le ghiaie alla
base della Pala fino ai due ometti precedenti, quasi sotto il Gran Pilastro; 50 min.
La via:
La linea generale della salita è la seguente:
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Pala di San Martino – Gran Pilastro
a) camino-rampa di ca. 80 metri fino all’evidente cengia basale
b) grande cengia verso destra (80 m.), fino al suo termine, alla base dell’evidente camino a sx
del profilo dello spigolo (qui formato da un torrione)
c) risalita del camino (tratto più impegnativo della via) fino al suo esaurimento su una
forcelletta sullo spigolo (200 m. ca.)
d) parte centrale costituita dalle placche appoggiate grigie a sx del filo dello spigolo (parte
più facile ma di più difficile orientamento, 200 m. ca.)
e) evidente diedro finale (che si percorre sulla parete a sx, 100 m. ca.)
f) cresta finale di rocce rotte fino in vetta 150 m. ca.
1) Si attacca il camino obliquo verso sx per buona roccia grigia, tenendosi prevalentemente
sulle inclinate placche sulla sinistra dello stesso. (25 m., 3°+, 1 friend incastrato). Si
supera un tratto di roccia più ripida sempre sulla sinistra (10 m., 4°-, 1C), arrivando più
sopra ad un buon posto di fermata (5 m., 3°). 40 m., 3°+, 4°-, 3°, 1FR, 1C, 2CF.
2) Si continua lungo la stessa linea di salita, ora con difficoltà minori, sempre mantenendosi
preferibilmente sulla sinistra su ottima roccia fino ad uno spiazzo sotto un tratto un po’
più ripido dove conviene sostare (varie possibilità di assicurazione). 30 m., 3°.
3) Si rimonta il camino nel fondo (ora non più obliquo verso sinistra ma tendente leggermente
a destra), portandosi sul successivo spiazzo dove vi è un buon chiodo con cordino (10 m.,
3°+, 1C, sosta eventuale per evitare di sostare poi scomodamente sulla cengia detritica). Si
rimonta il camino nel fondo, ora su roccia friabile e malsicura, spesso bagnata (10 m., 3°,
delicato), sbucando sulla grande cengia detritica che fascia la base del Gran Pilastro. La si
rimonta con cautela (10 m., 1°, sassi mobili) fino ad un grosso blocco di roccia leggermente
sulla destra, quasi sotto la parete gialla della Pala, unico posto relativamente buono per
sosta. 30 m., 3°+, 3°, 1°.
4) Si percorre verso destra l’ampia cengia, dapprima in orizzontale, poi seguendola in discesa
per rocce rotte e sfasciumi fino al suo termine, alla base di un caminetto (da sotto arriva
l’attacco “originale). 50 m., 1°.
5) Si rimonta il caminetto ripido ma senza troppe difficoltà, portandosi al terrazzo
soprastante (15 m., 3°+). Si scende ora verso destra in fondo alla conchetta ghiaiosa alla
base del lungo camino che segna la direttrice del successivo tratto di salita (10 m, 2°). 25
m., 3°+, 2°, 2CF.
6) Si sale per rocce facili alla base del camino (10 m., 2°). Non si entra nel fondo ma si sale a
destra dello stesso alla base di una fessurina (clessidra con cordino alla base) che porta
verso un’evidente rampa di rocce grigie che più in alto ritorna a sinistra verso il fondo del
camino, sopra il suo primo tratto scosceso (5 m., 3°). Si rimonta la fessurina verticale ma
con buoni appigli, guadagnando la rampa (15 m., 4°, 1C alla fine). Si segue la rampa verso
sinistra, riportandosi nell’intaglio del camino, raggiungendo la sosta sopra un masso
incastrato (20 m., 3°, pass. 4°-). 50 m., 2°, 3°, 4°, 3°, 4°-, 1CL, 1C, 2CF.
7) Si sale ora direttamente lungo il camino, quasi verticale, salendo prevalentemente in
opposizione o spaccata (15 m., 4°, 2C). Superato un tratto verticale ci si può appoggiare
sulle rocce a sinistra dello stesso, proseguendo sempre molto ripidamente ma con
difficoltà inferiori (25 m., 4°-). Si rimonta da ultimo un masso incastrato nel fondo del
camino, sopra il quale conviene sostare (10 m., 4°-). 50 m., 4°, 4°-, 2C.
8) Si prosegue ancora lungo il camino, su terreno ora più facile, raggiungendo il successivo
spiazzetto dov’è una buona sosta. 10 m., 3°+, 1CF, 1CL.
9) Saliamo ancora lungo il camino con difficoltà continua di 4°-, su roccia buona con ottime
prese fino a sostare ad una grossa clessidra formata da un masso incastrato sulla sinistra
del camino. 40 m., 4°-.
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Pala di San Martino – Gran Pilastro
Pala di San Martino – Gran Pilastro
10) Più sopra per una decina di metri il camino si trasforma in canale di sfasciumi (attenzione a
non smuovere sassi), diminuendo notevolmente la pendenza (10 m., 2°). Il canale muore
sotto un nuovo salto verticale, alla cui base vi sono 2C. Si vince il salto con movimento
atletico (5 m., 4°+), proseguendo oltre lungo il camino, fin dove è possibile salire sulle
rocce più facili a destra (15 m., 4°-). Siamo quasi in cima al primo torrione dello spigolo.
Poco prima della forcelletta che segna la fine del camino sullo spigolo stesso si passa
dall’altra parte del camino stesso con una spaccata a raggiungere la sosta su un comodo
terrazzino (10 m., 3°+). 40 m., 2°, 4°+, 4°-, 3°+, 2C, 2CF.
11) Ora la parete si apre ampia e grigia; appare in alto il gran diedro finale (nostra prossima
meta, più avanti, spostandosi verso sinistra la via, scomparirà via via dalla vista; tenere ben
presente dov’è!). Dalla sosta si traversa facilmente in orizzontale a sinistra (5 m., 2°),
salendo poi in diagonale nella stessa direzione verso un’evidente nicchia gialla (15 m., 3°,
varie clessidre). Prima di raggiungerla si inizia a salire in verticale lungo un’evidente
fessura che conduce ad un buon terrazzino ca. 10 m. sopra la nicchia stessa (10 m., 3°+),
dove si sosta su spuntone. 30 m., 2°, 3°, 3°+.
12) Si sale senza via obbligata sulla soprastante parete grigia, ripida ma non verticale, con
ottimi appigli, tendendo leggermente verso sinistra fino a raggiungere una cengia (25 m.,
3°, pass. 4°-). Si percorre la cengia verso sinistra fin quasi allo sbocco di un camino di
roccia grigia (punto già individuabile dalla base della parete, è l’unico evidente del settore
centrale dello spigolo; 15 m., 2°). 35 m., 3°, 4°-, 2°. Il filo arrotondato dello spigolo è a
circa 40 m. alla nostra destra.
13) Si va qualche metro a sinistra lungo la cengia fino allo sbocco del camino (5 m., 2°). Se ne
scalano i primi facili metri (5 m., 3°) fino ad un buon terrazzino dove conviene sostare. 10
m., 2°, 3°.
14) Per evitare la salita nel camino, verticale e faticoso, ci si innalza sulle placche grigie alla
sua destra, con divertente arrampicata su roccia solidissima, superando più in alto un
diedrino formato da un piccolo pulpito grigio staccato dalla parete (25 m., 3°, pass. 4°-).
Dalla cima del pulpito si prende a salire leggermente verso destra, sempre in parete,
riportandosi gradualmente verso il camino (15 m., 3°) , sostando dove più conveniente
(varie possibilità). 40 m., 3°, 4°-, 3°.
15) Ci si porta a sinistra raggiungendo di nuovo il camino, ora molto più facile (10 m., 3°). Lo si
risale con divertente arrampicata (10 m., 1C). Al suo termine possibilità di sosta (2CF).
Conviene proseguire per facili rocce, ora più appoggiate, sempre dritti verso un’enorme
nicchia giallo-nera sotto la base dei grandi strapiombi gialli e umidi dell’ultimo salto del
Gran Pilastro (20 m., 2°, pass. 3°); varie possibilità di sosta. 40 m., 3°, 2°, 3C.
16) Si va qualche metro a destra in orizzontale (5 m., 2°), fino alla base di una fessura-diedro
che sale fino sotto gli strapiombi gialli. La si scala per meno di 10 m. fin dove è possibile
passare più facilmente sulla verticale parete grigia alla destra (10 m., 4°-, 1C). Si scala la
parete in diagonale verso destra, cercando di riportarsi verso il profilo dello spigolo, con
un tratto molto esposto su ottima roccia grigia (20 m., 4°, 2C – uno mio), raggiungendo un
piccolo terrazzino esposto con chiodo dove è bene sostare. 35 m., 4°-, 4°, 3C, 1CF.
Inizia ad apparire di nuovo, ora vicino, il grande diedro sommitale.
17) Si punta allo sbocco inferiore del gran diedro, scalando ancora un tratto di parete ripida
(8 m., 4°-), raggiungendo il filo dello spigolo. Oltre la pendenza diminuisce e si sale per
rocce più facili fino all’inizio del diedro, dove vi è un ottimo terrazzo per sostare (30 m.,
3°, 2°). 38 m., 4°-, 3°, 2°.
18) Si sale in verticale lungo lo sbocco del diedro per salti di roccia grigia (15 m., 3°), fin dove
il diedro stesso sale verticale ed inciso nel fondo da una profonda fessura. Si rimonta il
diedro lungo la fessura con arrampicata tecnica (10 m., 4°, buonissimi appigli sulla sinistra,
possibilità di proteggersi con dadi medio-grandi), fin sotto uno strapiombetto (1CL). Da qui
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si esce sulla parete a sinistra, risalendo in diagonale su una paretina verticale ma ben
manigliata fino ad un terrazzino con sosta (8 m., 3°+). 33 m., 3°, 4°, 3°+, 2CF.
19) Dalla sosta si sale direttamente vincendo un muretto estremamente verticale ma breve (3
m., 4°+, 1CL). Da qui si sale in diagonale a sinistra, puntando allo spigolo, raggiungendolo su
un piccolo terrazzino (15 m., 3°+, 1C). Si sale quasi sullo spigolo, estremamente aereo nel
primo tratto ma non difficile (10 m., 3°), proseguendo poi per rocce più facili sostando
leggermente a destra dello stesso (10 m., 2°); varie possibilità di sosta. 40 m., 4°+, 3°+,
3°, 2°, 1C.
20) Si prosegue a destra dello spigolo, che ora si rompe in vari gendarmi, rimontando una lunga
fessura che riporta sul profilo stesso sopra un torrione su un buon terrazzino. 30 m., 3°.
21) Si risale l’ultimo tratto ripido dello spigolo (10 m., 3°+), oltre il quale la pendenza e
l’esposizione diminuiscono sensibilmente, trovando un buon punto di sosta sul pendio
soprastante (25 m., 2°). 35 m., 3°+, 2°.
22) Da questo punto si percorre slegati la cresta sommitale, senza via obbligata per roccette e
sfasciumi, portandosi sulla calotta ghiaiosa della cima (da ca. 50 m. sotto la stessa appare
il bivacco delle Guide). 150 m., 1°, 2°.
DISCESA
Arrivati sulla vetta della Pala l’ascensione non è affatto finita, in quanto la discesa si
presenta molto insidiosa, specialmente dopo aver percorso una via così lunga. Assolutamente
sconsigliabile con pioggia (è preferibile pernottare al Bivacco, peraltro molto ben tenuto ed
accogliente con 6 posti con coperte). Fortunatamente oggi è segnata con bolli rossi.
Si percorre la cresta nella direzione opposta da dove siamo venuti (ometti, bolli rossi).
Portandosi sul ciglio dell’altipiano della vetta. Lo si scende, sempre seguendo le tracce, per
roccette (1° e 2°) verso il ghiacciaio della Pala, perdendo rapidamente quota, raggiungendo la
forcella fra il corpo principale della Pala e la 5a Torre.
Lungo il tratto seguente bisogna percorrere la cresta, formata da 5 torri, che congiunge la
Pala al grande altipiano centrale del gruppo. Questo tratto è impegnativo (fino a 3° in traverso
o discesa) e viene generalmente percorso slegati (assicurazione problematica oltre che
notevole perdita di tempo). Bisogna seguire sempre e solo i segni e le frecce rosse che
conducono lungo il labirinto di cenge e salti che congiungono le forcelle fra le torri sul
versante che guarda il ghiacciaio della Pala.
Si aggira la 5a torre lungo cengette esposte ma non troppo difficili (2°). Si scende alla
forcella con la 4a torre (pass. 2°+), aggirando poi anche questa lungo cengette a volte friabili.
Sullo spigolo soprastante la forcella fra la 3a e la 4a torre vi è un anello di calata. Da qui con
una doppia da 40 m. (o con due da 20; attenzione all’ancoraggio intermedio, spit con catena,
posto molto a sinistra – faccia a monte) si raggiunge una cengia poco distante dalla forcella fra
4a e 3a torre. Per raggiungerla si percorre la cengia (non difficile) per una ventina di metri, si
aggira il gendarme della forcella sul lato Val Pradidali e si scende con un saltino non facile (3
m., 3°) all’intaglio della forcella.
Da questa si deve risalire una paretina (seguire le frecce) di 3° grado (10 m.), guadagnando
una cengia sulla 3a torre. La si percorre con vari tratti molto esposti sul ghiacciaio della Pala.
Su un saltino più impegnativo in discesa è possibile effettuare una breve doppia da un chiodo
(5 m., altrimenti 3°). Con un passo delicato si raggiunge la forcella con la 2a torre. La si aggira
sempre su cengette esposte ma più facili (2°), portandosi sull’intaglio che la separa dalla 1a. Si
aggira anche quest’ultima torre per percorso più facile fino alla forcelletta che la separa
dall’Altipiano delle Pale. La si attraversa (attenzione con neve o ghiaccio), e si risale dalla
parte opposta (ometti e segni) fino a guadagnare facilmente il panettone roccioso con due
grossi ometti. Ore 2-2,30 dalla vetta.
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Ora si seguono le tracce di sentiero verso nord. Dopo circa 10 min. si può scendere a destra
per ghiaie e neve al Passo Pradidali Alto, e da questo ancora a destra per sfasciumi e neve alla
conca di Pradidali, che si percorre lungamente in discesa per sentiero fino al rifugio (1 ora).
Per tornare al rifugio Rosetta basta continuare a seguire le tracce verso Nord che
sboccano sul sentiero 709 che porta in breve al rifugio (45 min.).
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