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Le scienze criminali
La criminologia può essere sintetizzata come la scienza del delitto.
Tutte le discipline che hanno ad oggetto il problema della criminalità sono
definite scienze criminali.
Vi rientrano la vittimologia, la politica criminale, il diritto penitenziario, la
psicologia giuridica., la criminalistica.
La vittimologia studia il rapporto tra vittima e autore del reato.
In analisi si prende in particolar modo la vittimizzazione di alcune categorie di
soggetti e lo studio del profilo criminale dell’autore di un reato.
La politica criminale invece si occupa di depenalizzare alcune fattispecie
desuete di reati e la creazione di nuove..
Il diritto penitenziario è costituito dall’insieme delle disposizioni legislative che
regolano la fase esecutiva del processo penale.
La psicologia giudiziaria studia le interrelazioni psicologiche tra i vari
protagonisti del procedimento penale .
Lo studio dell’atteggiamento psicologico assunto da vari soggetti è
fondamentale anche per la strategia della difesa.
la Psicologia giuridica (una branca della psicologia applicata al diritto);
la Criminalistica (lo studio delle tecniche dell’investigazione criminale)
Qual è lo spettro d’indagine della criminologia???
L’oggetto della moderna Criminologia appare assai diversificato in ragione
della grande complessità del comportamento umano (e quindi di quello
criminale). Gli elementi che assumono rilevanza criminologica sono : i fatti
delittuosi gli autori del delitto, la reazione sociale , la vittima,la devianza (le
manifestazioni non conformi ma non criminose)
È una scienza empirica, fondata sull’osservazione del reale.
Sulla sua collocazione tra le scienze pure o applicate vi sono due correnti di
pensiero.
- scienza puramente teorica, in quanto riassume osservazioni complesse
in teorie astratte
- scienza teorica e pratica insieme (Ferri), nel senso che sui fatti oggetto
di osservazione ricerca rapporti causali, correlazioni e variabili. Quindi è
una scienza eziologica.
Caratteristiche indefettibili della criminologia sono :
la cumulatività, nel senso che le sue teorie sono costruite in derivazione l’una
dall’altra
e la capacità predittiva, cioè formulare previsioni circa la pericolosità sociale
di un soggetto, su quanti delitti verranno commessi in un momento storico
Approccio sociologico ed antropologico
- nel tentativo di spiegare il sorgere e le cause del crimine la criminologia
si avvale degli studi antropologici e sociologici.
- L’approccio antropologico è rivolto all’uomo in quanto autore del reato
per ricercare i fattori organici, psicologici, motivazionali che possono
aver determinato la condotta .
- L’approccio sociologico invece, rivolge il suo interesse ai fattori
macrosociali che influenzano notevolmente il sorgere del crimine.
- La ricerca della criminogenesi si attua secondo tre indirizzi di pensiero:
- Biologico-deterministico= di marca lombrosiana è rivolto al corpo
dell’uomo per individuare al suo interno elementi che ne abbiano
dtermianto la condotta criminale.
- Psicologico=cerca di penetrare nella mente dell’uomo per trovare i
motivi del comportamento delittuoso.
- Sociologico-deterministico= che considera la criminalità come
fenomeno sociale
Dall’approccio sociologico derivano vari indirizzi:
- L’antropologia criminale si occupa di studiare da un punto di vista biologico
l’uomo delinquente per il quale si nega che sia responsabile e libero nella sua
condotta ma se ne afferma la pericolosità sociale.
-La criminologia clinica mira a comprendere i fattori ambientali microsociali
che hanno agito sull’uomo.
Gli scopi sono diversi.
L’antropologia criminale tende alla difesa sociale
La criminologia critica al reinserimento sociale.
- psicologia criminale, studio dell’autore, del delitto e dell’ambiente
esterno.
- Psichiatria forense, accertamento della sussistenza di infermità che
escludono o diminuiscono l’imputabilità.
- Sociologia criminale, studio della criminalità come fenomeno sociale.
La definizione di delitto
La criminologia quindi studia la condotta delittuosa.
Dobbiamo quindi capire cos’è il delitto?
Nel secolo scorso si parlava di delitto naturale cioè un delitto le cui
caratteristiche erano riferite alla natura dell’uomo.
Nel corso del tempo gli autori hanno differenziato i delitti secondo il criterio
della maggiore o minore gravità, criterio di poco fondamento perché la
condotta illecita deve essere sempre contestualizzata.
Il modo di interpretare e valutare i delitti e gli autori è stato variabile nel
tempo.
In precedenza l’autore era considerato malvagio attentatore all’autorità del
sovrano e sottoposto ad un giudizio di colpa . si intravede una spiccata
matrice religiosa.
Bisognava vendicarsi del criminale infliggendogli una dura punizione, per es.
il supplizio.
Le infrazioni più lievi erano punite con le pene corporali, la fustigazione, la
gogna e via dicendo. La reclusione era poco utilizzata , le carceri esistevano
però erano viste come luoghi di attesa del giudizio,
I giudici avevano grandissima discrezione che sfociava nell’arbitrio, si
immagini che rientrava nella loro competenza qualificare un fatto come delitto
e stabilire quantità ed entità della pena.
Le cose cambiarono con l’illuminismo che proponeva la forza della ragione
umana.
Espressione dei principi illuministici è la concezione liberale della pena di cui
si fece promotore Beccaria il quale ha propugnato alcuni punti essenziali.
La dignità umana= la pena doveva essere ragionevolmente mite, limitare la
pena di morte.
Certezza del diritto= parità di trattamento penale. Il diritto doveva essere
sancito da un codice; la pena doveva avere carattere retributivo e doveva
rispondere a criteri di proporzionalità rispetto alla gravità del fatto.
La figura del criminale è quella di un individuo dotato di assoluto libero
arbitrio, capace di autodeterminarsi.
Nasce la scuola classica, il cui promotore è Carrara, si pone a fondamento
del diritto penale la concezione etico retributiva della pena.
Il reato consiste in una violazione cosciente e volontaria della norma penale
da parte di un soggetto dotato di libera volontà. La pena inflitta deve essere
intesa dal reo come il corrispettivo necessario per il male compiuto, deve
quindi essere affittiva.
Altro esponente importante di questa corrente di pensiero è Beccaria il quale
ritiene che , il diritto dello Stato di applicare una sanzione al cittadino deve
rientrare nell’ambito di un contratto sociale, stipulato tra i vari componenti di
una società che rinunciano coscientemente ad una parte della loro libertà per
ottenere una convivenza civile ed il più possibile armoniosa . Lo stato, in caso
di violazione di una norma, può solo applicare la pena prevista ma non può
ingerire nella personalità del soggetto che ha commesso il crimine. L’uomo
che delinque è infatti ritenuto, secondo la filosofia illuminista, un soggetto
razionale, libero ed in grado di scegliere in autonomia decisionale tra il
comportamento deviante e quello conforme alle leggi. In tale contesto
ideologico le norme devono essere chiare e uguali per tutti e le pene devono
essere utili alle esigenze della società (alla deterrenza in special modo),
umanitarie (la tortura e la pena di morte sono bandite), e legali (criteri
prefissati e scritti in codici penali ufficiali). La punizione inflitta ai soggetti che
si sono resi responsabili di un crimine deve in pratica seguire dei criteri
retributivi in base al danno sociale provocato alla maggior parte dei cittadini e
non a quello arrecato ai potenti. Viene sempre affermato il libero arbitrio del
criminale e l’azione illegale diventa una libera scelta del soggetto-criminale a
cui è riconosciuta una razionalità specifica. Il delinquente, in quest’ottica non
è diverso dal non delinquente e deve essere giudicato in base a ciò che
commette e non in base a ciò che è. Tali concettualizzazioni, pur rimanendo
per certi versi in condizione di astrattismo e di difficile applicazione,
contengono elementi di grande attualità e mostrano ancor oggi vitalità
all’interno del dibattito critico sul danno sociale e sul reale obiettivo di tutela
da parte dei moderni codici penali.
Il merito della scuola classica è quello di aver ribadito il principio di legalità, di
certezza del diritto, il divieto di analogia.
La scuola positiva, (Lombroso, Ferri.).invece teorizza il reato come un
fenomeno determinato da cause specifiche. Nell’applicazione delle pene il
diritto penale deve tener conto della pericolosità sociale . si sostituisce quindi
alla teoria retributiva della scuola classica la teoria della prevenzione speciale
che viene attuata attraverso il doppio binario .
Il merito della scuola è quello di ave evidenziato la personalità del reo nei
suoi condizionamenti bio-psicosociologici, e di aver intuito il problema della
risocializzazione attraverso una pena più mite..
Lombroso
La teoria del determinismo biologico di cui Lombroso è fautore indirizza i suoi
studi sulla personalità del delinquente.
Nel 1870 esaminando un reperto autoptico, il cranio del brigante Vilella notò
un’anomalia morfologica congenita, “la fossetta occipitale”.
Pensò di avere scoperto il segreto delle cause della criminalità e iniziò a
studiare l’atavismo, (ovvero particolarità anatomiche che si ripetono in alcune
specie). L’idea partiva dall’ontogenesi, lo sviluppo di ciascun individuo della
specie ripercorre lo sviluppo della specie stessa=ogni individuo ripercorre nel
proprio sviluppo individuale le tappe percorse dalla specie cui appartiene..
Nella sua opera principale “L’uomo delinquente” espone la sua intuizione:
nel criminale si è avuto un arresto dello sviluppo ontogenetico, cioè è un
individuo rimasto arretrato per cui presenta gli istinti degli uomini primitivi. i
tratti atavici presenti riportavano indietro all'uomo primitivo. Egli dedusse che i
criminali portavano tratti anti-sociali dalla nascita, per via ereditaria, cosa che
oggi si considera del tutto infondata!
Le principali malformazioni sarebbero riconoscibili da una serie di
caratteristiche somatiche, la morfologia cranica, la fronte alta e da deformità
mentali e comportamentali, quali la mancanza di sentimenti morali, tipo pietà
compassione, la ridotta sensibilità al dolore, la vanità, il risveglio precoce
dell’istinto sessuale.
Proseguendo i suoi studi un altro caso fu per Lombroso illuminante : la strage
compiuta da un soldato epilettico, Masdea di Girifalco, il quale
inspiegabilmente uccise i suoi compagni in caserma.
A seguito di ciò Lombroso corresse la sua teoria sull’atavismo individuando
nell’epilessia la forza scatenante l’azione criminosa.
Il delinquente è un epilettico nel quale la malattia risveglia istinti atavici.
In un successivo sviluppo della criminologia sorsero scuole di indirizzo
individualistico degli autori del reato.
Nacque la criminologia clinica, che associa alla criminologia i metodi della
ricerca medica e psicologica per accertare la personalità del singolo
delinquente, il rapporto con l’ambiente e la possibilità di un intervento
terapeutico..
Esponente autorevole è Di Tullio il quale riprende le teorie lombrosiane e
afferma l’esistenza del delinquente costituzionale, cioè quello in cui sono
prevalenti fattori ereditari, genetici.
I delinquenti si distinguono in
Occasionali
Costituzionali
Infermi di mente.
I veri delinquenti sono però quelli costituzionali e la costituzione
delinquenziale può essere di tipo evolutivo o regressivo, atavico
neuropsicopatico, psicopatico.
Il Delitto è concepito come frutto del suo arbitrio.
Dopo la seconda guerra mondiale si sviluppò in Europa un movimento di
difesa sociale contro il crimine e sulla risocializazzione del delinquente.
Marx mise in luce come la disoccupazione potesse generare maggiore
criminalità. Sosteneva infatti che il sottoproletariato più degradato , non
avendo acquisito coscienza classe, reagiva alle ingiustizie sociali solo
attraverso una ribellione individuale. Nasce la criminologia critica,indaga sulle
ragioni per cui una data società qualifica come devianti certe condotte.
Frutto di tale indagine è che la devianza non è più l’inosservanza delle
norme, ma la conseguenza dell’oppressione della società capitalistica, la
quale si limita a perseguire soprattutto le condotte illegittime delle classi
subalterne.
Metodi e fonti
Metodi di ricerca del criminologo sono indagini sul campo
Settoriali cioè condotte in ambienti particolari, come il carcere.
Gli studi predittivi, i quali utilizzando indicatori validi permettono di prevedere
il comportamento di soggetti dei quali si conoscono le caratteristiche.
Le tipologie di ricerca
Bandini ha previsto un approccio di tipo quantitativo, il perché (per es
regressione economica) ed il come(rapporto crimine ambiente) del crimine
Approccio qualitativo, attraverso l’osservazione dei soggetti mediante test
colloqui
Il numero oscuro
L’approccio è verso quelle statistiche giudiziarie che registrano denunce
giudizi e condanne di un determinato periodo.
La criminalità registrata dagli organi di controllo sociale rappresenta solo una
parte di criminalità reale, in quanto non tutti i reati vengono denunciati o a
conoscenza delle autorità.
L’insieme dei reati commessi ma non registrati costituisce la criminalità
nascosta e numero oscuro è quello con il quale si indica, per ogni reato, la
percentuale degli eventi non registrati.
Il rapporto tra reati registrati e commessi è detto indice di occultamento e
varia da reato a reato.
Le aggressioni sessuali, i furti nei grandi magazzini hanno un numero oscuro
elevatissimo.
Contribuiscono a far salire il numero oscuro l’atteggiamento della vittima,
degli organi istituzionali, e la qualità dell’autore del reato, ragazzo di buona
famiglia.
Un primo studio per la comprensione dei fenomeni criminosi è detto
approccio causale…osservazione empirica dei fatti delittuosi.
Relazione tra età e delitto
Delinquenza femminile più rara perché
Diversa posizione della donna nella società
Struttura biopsichica dei due sessi, la donna traduce in senso nevrotico
l’anomalia provocata da fattori ambientali.
Equivalenza tra cerimnalità e prostituzione, lombroso sosteneva che
l’equivalenza per la donna a delinquere ere pro<stituirsi.
Relazione tra razza e delitto
Immigrazione e delitto
Ambiente regionale e criminalità..più è stabile una struttura sociale meno
rilevano le condotte criminose.
Situazione economica e criminalità
LA CRIMINOLOGIA CLINICA O APPLICATA
La funzione primaria della Criminologia clinica o applicata è quella di
integrare ed interfacciare le Scienze criminali con le Scienze dell’uomo. La
sua utilizzazione pratica è quindi soprattutto nell’ambito della giustizia penale
dove fornisce informazioni sulle dinamiche psicologiche e sociologiche che
sono alla base del comportamento criminale orientando così l’opera di
applicazione della norma da parte del giudice. Il termine “clinica” è mutuato
dalla Scienza medica e si riferisce all’insieme degli interventi del criminologo
che tendono a riconoscere “curare” e prevenire i comportamenti illegali nel
singolo individuo. L’applicazione della Criminologia clinica si estrinseca quindi
nelle seguenti situazioni:
nella fase processuale: durante la quale fornisce informazioni sulla
personalità dell’imputato così che il giudice possa disporre di tali elementi
conoscitivi (componenti soggettive del singolo caso) per la migliore
individualizzazione della sanzione;
al momento dell’esecuzionedella pena attraverso l’osservazione scientifica
del condannato che viene utilizzata dalla magistratura di sorveglianza per
l’individualizzazione delle modalità secondo le quali la pena dovrà essere
eseguita (es. affidamento servizio sociale, semilibertà eccetera).
L’osservazione prende in considerazione le caratteristiche personologiche,
situazionali, microsociali e di pericolosità del soggetto. Attraverso
l’osservazione scientifica della personalità in prospettiva criminologica è
possibile acquisire informazioni su:
· criminogenesi (caratteristiche individuali e sociali che hanno avuto peso
nella scelta delittuosa);
· criminodinamica (meccanismi interiori che hanno condotto al delitto);
· predizione (prospettive future di recidiva o di risocializzazione efficace).
durante la detenzione: per indirizzare tecniche di trattamento risocializzativo.
L’osservazione criminologica prende quindi in considerazione i tratti di
personalità del soggetto, le caratteristiche dell’ambiente sociale dove il
soggetto è inserito e il significato che psiche e ambiente hanno avuto nei
confronti del comportamento delittuoso del singolo soggetto osservato.
Abitualmente si articola in una fase diagnostica e in una fase prognostica. La
fase diagnostica viene eseguita solitamente mediante i seguenti strumenti:
· colloquio criminologico;
· reattivi mentali (di efficienza intellettiva e di personalità);
· inchiesta sociale (condotta dall’assistente sociale) sull’abituale ambiente di
vita del soggetto;
· esame comportamentale fatto dall’educatore (atteggiamento nei confronti
della disciplina carceraria);
· dati documentali (curriculum criminoso, sentenza di condanna, precedenti
sentenze).
La fase prognostica o predittiva rappresenta un momento di grande
responsabilità etica e morale per il criminologo poiché può generare due tipi
di errore di valutazione: il falso positivo (quando si valuta il soggetto
potenzialmente pericoloso ed invece non lo è) e il falso negativo (quando si
valuta il soggetto non pericoloso ed invece esso si mostra recidivante). La
valutazione prognostica del criminologo si basa normalmente sui seguenti
fattori:
· risultati dell’osservazione;
· parametri: (famiglia di origine disastrata, carriera criminosa,
tossicodipendenza eccetera);
· ricerche criminologiche pregresse;
· sistemi predittivi statistici.
Per una predizione equilibrata emerge nell’esperienza clinica la necessità di
un giudizio integrato che si basi quindi sia su parametri statistici che sulle
caratteristiche individuali emerse dall’osservazione.
DIFFERENZA TRA DEVIANZA E CRIMINALITA’
Il crimine è un comportamento che viola una norma penale. Il concetto di
crimine utilizzato in questa sede intende quindi il delitto come fatto sociale
(espresso dalla normativa) e non come un fatto naturale. Per questo è
necessario osservare la storicizzazione delle norme e del crimine. Esiste così
evidentemente uno stretto legame tra Criminologia e Diritto penale (il diritto
penale sviluppandosi produce nuovi crimini). Il concetto di devianza utilizzato
in questa sede è invece relativo ad una generica deviazione dalla norma
sociale (comunemente condivisa) e quindi apparentemente fuori dal campo di
azione criminologico. L’interesse criminologico in realtà non è solo quello
delle leggi per il parziale sovrapporsi spesso di devianza e criminalità. La
criminologia si interessa allo studio della devianza perché essa comunque
costituisce un aspetto importante per molti crimini e talvolta il terreno da cui
nascono i crimini. Comunque non esiste una correlazione lineare tra devianza
e criminalità ed un soggetto può incappare anche in una sola delle due
condizioni. Tre possibili situazioni: deviante e non criminale (es. bere molto);
deviante e criminale (es. bere molto e reagire con violenza); criminale e non
deviante (evadere il fisco, accettare raccomandazioni, eccetera).
Dopo aver parlato di come viene inteso il delitto bisogna analizzare
l’imputabilità. Da rivedere tutta la disciplina dell’art. 85 ss e delle cause che
escludono o diminuiscono l’imputabilità su un qualsiasi manuale di diritto
penale!!!!!!
Gli autori dei reati si distinguono in : Delinquenti recidivi e primari
Primari=non hanno mai avuto precedenti penali
Recidivi= dopo esser stati condannati per un reato ne commettono un altro
Recidivi specifici= ripetono delitti della stessa specie.
Le cause che favoriscono il recidivismo sono:
-.fattori ambientali (famiglia, condzioni economiche, ceto sociale)
-effetti della carcerazione
-effetti della stigmatizzazione :difficoltà ad inserirsi per i pregiudizi della
società
-aspetti personologici=i recidivi nella maggior parte dei casi presentano
disturbi della personalità,e scarsità del senso di colpa.
È stato effettuato uno studiosi recidivi per capire come percepiscono la pena
sofferta.
- pena
elemento frenante, ma il permanere e l’aggravarsi delle condizioni
che li hanno spinti al delitto li spingono a reiterare le azioni
- pena
realtà indifferente
delinquenti professionali=la pena è un
rischio calcolato e compensabile con i profitti del crimine
- pena
motivazione facilitante
soggetti che per frustrazioni infantili si
sentono inadeguati a stare in società e trovano nel carcere il rifugio.
Delinquenti pericolosi e non art. 103 c.p.
L’art. 203 c.p. afferma che una persona è socialmente pericolosa quando è
probabile che commetta nuovi fatti previsti dalla legge come reati. Il giudizio
di pericolosità è quindi limitato a chi è riconosciuto autore di un reato anche
se non imputabile o punibile. Il giudizio di pericolosità comporta quindi
l’applicazione delle misure di sicurezza.
Particolari forme di pericolosità sono quelle del :
art. 103 c.p. delinquenza abituale
espressa dal giudice se ritiene che il
soggetto dopo due reati non colposi ne compie un terzo non colposo=quindi è
soggetto dedito al delitto (ladri truffatori)
Delinquenza aggressiva ( omicidi maltrattamenti)
Art. 105 c.p.delinquente professionale sono delinquenti abituali che vivono
con i proventi del delitto
Delinquenti per tendenza
inclinazione al delitto per indole malvagia
Delinquenza occasionale
deriva da un’occasione propizia o causa emotiva
e passionale. La non abitualità è attenuante (furti nei grandi magazzini o
omicidio per amore non corrisposto)
Cultura e sottocultura
La cultura consiste in modelli astratti di valori morali e di norme di
comportamento apprese direttamente e/o indirettamente nell’interazione
sociale.
Sottoculture criminali
Si formano allorquando alcuni gruppi sociali assumono un atteggiamento di
disprezzo e rigetto verso le norme penali la morale e la giustizia.
Il ricorso alla criminalità costituisce per questi gruppi il modo culturalmente
accettato per procurarsi da vivere.
Altre forme sottoculturali sono rappresentate da quei gruppi che non hanno
come fine specifico di commettere reati ma di favorirli perché si adeguano ad
ambienti dove vivono particolari usanze .
In questi gruppi la violenza è percepita come valore positivo da esprimere
con condotte aggressive
Le bande giovanili
Sono aggregazioni che rappresentano vere e proprie sottoculture per la
presenza di valori in contrasto con quelli della società:
-banda diffusa
-convenzionalizzata
-criminale
sottocultura dei drogati
la droga è percepita come valore postiivo che spinge al crimine a causa della
forte dipendenza.
Delittuosità familiare: i reati di maltrattamenti, sfruttamento della prostituzione
di figli e moglie, inosservanza degli obblighi di assistenza familiare, etc.
Criminalità economica
Il merito di individuare una particolare categoria di reati (white collar cime)i
crimini dei colletti bianchi è da ricondurre a Sutherland.
La differenza tra la criminalità comune e quella economica sta nel fatto che
quest’ultima si realizza negli stessi processi di produzione di beni e servizi
Il fine può essere duplice
rivolto al lucro personale dell’autoreche abusa
della sua posizione
Accrescere il profitto dell’azienda che si dirige.
L’indice di occultamento di questi reati è elevatissimo così come il tasso di
impunità!!!(per es. falsità nei lbri contabili e bilanci, violazione leggi antitrust,
leggi sul lavoro etc)
Criminalità informatica
Nuova categoria dei reati i computers crimes.
Il fine di questi reati è appropriativo. La condotta è rappresentata dalla
manipolazione di dati di un elaboratore da parte di tecnici esperti del sistema
informatico
Vi sono poi la criminalità organizzata, e i delitti politici
che offendono un
interesse politico dello stato o
un diritto politico del cittadino
Teorie sociologiche
disfunzioni della società
ricercano le cause della causa criminalità nelle
esse si dividono in tre gruppi :
a ) Teorie del consenso alle regole poste dalla società da parte
della maggioranza a cui peraltro si contrappone una minoranza di "
DEVIANTI " .
b ) Teorie del conflitto di classe in quanto i modelli normativi e
comportamentali della società derivano dall'imposizione della classe "
minoritaria " ma "dominante" .
c ) Non c'è consenso nè conflitto
Le teorie del consenso si suddividono in :
Teoria delle aree criminali o ecologica
il comportamento
criminale assurge a modello nei quartieri più degradati e periferici delle
grandi metropoli. Alcuni sociologi hanno osservato la maggiore
incidenza statistica di vari crimini in alcune aree urbane identificabili,
specialmente quelle soggette a forte immigrazione e caratterizzate
quindi da disorganizzazione sociale. In tal senso l’ambiente urbano
assume valenza criminogenetica quando presenta determinate
caratteristiche. Gli studiosi della Scuola di Chicago sono stati criticati
per il fatto che la criminalità è presente anche in altre aree urbane ma è
più occulta e non si vede, agisce con altre modalità e con altri
comportamenti criminali.
- Teoria della disorganizzazione sociale (Sutherland,1947) esiste una
forte dipendenza tra destabilizzazione, contestazione e rifiuto dei valori
di una società e la irregolarità della condotta dei suoi membri.l’individuo
vivendo in una società disorganizzata disorganizza la sua condotta! La
teoria della disorganizzazione sociale ritiene l’impatto con una nuova
realtà socio-culturale (legata all’immigrazione) come responsabile di un
disorientamento culturale e disomogeneità culturale. Il rapporto non
armonioso tra culture diverse che si incontrano e producono disagi e
tensioni disorientanti può essere quindi responsabile di fenomeni
criminali, in special modo quando una delle due culture è associata a
minore forza economica
- Teoria dei conflitti culturali la condotta deviante nasce dai conflitti
tra norme culturali diverse .
- Teoria delle associazioni o identificazioni differenziali (Sutherland
e Cressey, 1947-1960) il comportamento criminale è frutto del contagio
delinquenziale per frequentazione con individui o gruppi già criminali.
Per Sutherland il comportamento criminale è appreso in interazione con
altre persone mediante un processo di comunicazione, che può essere
sia verbale che non verbale. Il processo di apprendimento del crimine
avviene soprattutto all'interno di un gruppo ristretto di relazioni
interpersonali. I mezzi di comunicazione impersonale (cinema e
giornali) sembrano a tal fine meno efficaci. Nel processo di
apprendimento sono incluse le tecniche idonee alla commissione di un
crimine e l’orientamento degli atteggiamenti del soggetto. Il soggetto in
seguito orienterà impulsi e atteggiamenti in base alle interpretazioni
(apprese) favorevoli o sfavorevoli dei codici legali. Secondo Sutherland,
in pratica, un soggetto diviene criminale quando all’interno del gruppo
dove vive le definizioni favorevoli alla violazione della legge sono in
eccesso rispetto a quelle sfavorevoli
Teoria della sottocultura delinquenziale (A. K. Cohen, 1955) bande
delinquenziali giovanili alimenteranno in seguito le fila dei criminali
comuni.
- Teoria della devianza volontaria,
'elaborazione del concetto di
anomia ossia di perdita di credibilità delle norme: la società propone
delle mete all'individuo,la società impone dettati normativi nel cui
ambito interagire per raggiungere le mete;la società induce alla rottura
dell'individuo con le regole sociali sia per iperstimolazione delle
aspirazioni attraverso il consumismo iperpubblicizzato (Durkeim), e sia
non dando a tutti le stesse possibilità (necessarie e sufficienti) per
realizzare tali aspirazioni con i soli mezzi leciti (Merton).
Merton, analizza il comportamento di soggetti che si trovano in posizioni
differenziate rispetto ad una pressione culturale indifferenziata. Il processo di
adattamento a tali pressioni (anomiche, contradditorie), determina o meno la
devianza. Alla radice del crimine ci sarebbe quindi una discrepanza tra mete
culturali accettate e mezzi per raggiungerle che porterebbe nel soggetto una
condizione di anomia. Il concetto di anomia mertoniano è quindi diverso da
quello di Durkheim. Il soggetto che subisce la pressione culturale in direzione
del raggiungimento delle mete (il successo, il denaro eccetera), in difetto di
mezzi per raggiungerle può assumere per Merton i seguenti comportamenti:
conformismo (utilizzo di mezzi leciti senza quindi raggiungere le mete),
l’innovazione (uso di mezzi illegali, devianza), Il ritualismo (concentrarsi e
seguire ritualisticamente i mezzi senza curarsi degli obiettivi), la rinunzia (
cercando ad esempio la strada nella droga o nell’alcool
- La teoria delle opportunità differenziali
- Si fondono due correnti della prima criminologia: la teoria dell'anomia
di Merton e la teoria delle associazioni differenziali di Sutherland.
- Ogni individuo occupa una determinata posizione nella struttura
sociale, sia per quanto riguarda le opportunità legittime sia per le
opportunità illegittime. Si dice che esiste un'unica meta culturale
il
successo economico, che può essere raggiunto sia attraverso le
opportunità legittime che quelle illegittime. Gli individui si trovano però
ad agire in sistemi differenziali di opportunità che condizionano le loro
scelte ed i loro comportamenti. In pratica le condizioni economicosociali sfavorevoli si traducono in una limitazione delle opportunità di
affermazione e di promozione sociale. La diversa diffusione di
opportunità illegittime in una determinata area urbana determina la
formazione di tre tipi differenti di sottoculture rispettivamente
denominate come "criminale" (giovani dediti a furti e rapine),
"conflittuale" (giovani dediti a danneggiamenti e vandalismo) e
"astensionistica" (tossicomania, alcolismo, associazioni in gruppi
eversivi).
- Teorie del conflitto
- Teoria dell'etichettamento del cosiddetto "delinquente DOC" o
Labelling approach : L'individuo viene classificato una volta e per
sempre come deviante (una specie di marchio d'infamia di origine
controllata, indelebile).
- La teoria dell’etichettamento (Labelling approach), considera il crimine
come processo di etichettamento sociale. Tale processo, che può
giungere come ultima fase alla riorganizzazione del SE’ del deviante, è
dovuto ad un intervento selettivo della società sul deviante stesso. La
devianza del soggetto si costruisce progressivamente in base all’azione
della società. È criminale chi tra le tante azioni delittuose ne compie
alcune.Rilevano i concetti di stigma e stereotipo del criminale per
evidenziare come le classi sociali dominanti discriminino in relazione al
tipo di delitto e all’area sociale di provenienza.chi detiene il potere
emana norme volte conservare il proprio status e definisce i concetti di
devianza e delitto in modo da colpire le classi subalterne. Si parla di
consolidamento della devianza quando i soggetti reagiscono
all’etichettamento elevando le condotte delittuose a stile di vita. Per i
teorici dell’etichettamento il crimine è frutto di un processo
unidirezionale (definito costruzionismo del crimine). In tale ottica l’uomo
appare come “sballottato” da cause esterne (multifattoriali) e si
evidenzia una ridotta importanza della capacità di selezione ed
organizzazione volontaria della mente sul suo comportamento sociale.
Il soggetto, secondo i teorici dell’etichettamento, entra quindi nei
processi di selezione sociale solo come oggetto di selezione
- - Criminologia radicale
originata comunque da un radicalismo
politico con istanze anarchiche
ritiene i ceti dominanti responsabili di
definire delinquente chi si oppone al sistema neocapitalista.Si rifiuta e si
abolisce il tradizionale concetto di devianza e si richiede di ridisegnare il
concetto di crimine come violazione dei diritti umani (libertà, dignità, che
le classi dominanti pongono in atto ai danni delle classi subalterne)
- - Criminologia critica
Parte da analisi sociali e politiche marxiste
reinterpretando il concetto di devianza come “la lotta della classe
operaia” per l’instaurazione del socialismo.
- La criminologia critica ravvisa nella devianza la consapevole risposta
del singolo alle ingiustizie sociali. Sarà allora la società capitalistica a
criminalizzare tale reazione, identificando il deviante con il delinquente
in modo tale da estrometterlo dal contesto sociale.
- Sostenitori in Italia sono Bricola e Pavarini che hanno distinto una
devianza individuale, inconsapevole e diretta a finalità prive di utilità
(tossicodipendenza) e una devianza organizzata , lotta di classe per
l’affermazione del socialismo.in questo senso la devianza si identifica
con il dissenso di un soggetto verso un sistema che ne criminalizza la
classe sociale
- Teoria della neutralizzazione
- La delinquenza non deriva dall’apprendimento di norme devianti ma è il
risultato di tecniche psicologiche di razionalizzazione.
- Parte dell’attività delinquenziale è dovuta ad una proliferazione di difesa
verso il crimine, sotto forma di autogiustificazione.
- bisogna chiedersi perché alcuni violano norme senza conoscerle.
- per risolvere il conflitto con la morale sociale essi ricorrono ad un
processo psicologico volto a giustificare l’azione.
- 5 sono le tecniche:
- negazione propria responsabilità il deviante si autopercepisce come
malato
- Minimizzazione del danno la gravità è commisurata al danno.,
- Negazione della vittima
la vittima meritava il trattamento ricevuto,
- Condanna dei giudici i giudici sono parziali e la polizia è corrotta,
- Appello ad Obblighi di lealtà verso il gruppo le bande.
È un obbligo
prevalente rispetto ai doveri della società.Il delinquente si sente così
scaricato di responsabilità!!!!!
- Teorie del non c’è consenso né conflitto
- Vengono i rilievo solo due concetti:
- emarginazione una condizione dinamica in quanto consiste in
atteggiamenti posti in atto da un determinato gruppo verso alcuni
soggetti.
Marginalità
una condizione statica in quanto punto di arrivo dell’azione
emarginante di una società.