Le scienze criminali La criminologia può essere sintetizzata come la scienza del delitto. Tutte le discipline che hanno ad oggetto il problema della criminalità sono definite scienze criminali. Vi rientrano la vittimologia, la politica criminale, il diritto penitenziario, la psicologia giuridica., la criminalistica. La vittimologia studia il rapporto tra vittima e autore del reato. In analisi si prende in particolar modo la vittimizzazione di alcune categorie di soggetti e lo studio del profilo criminale dell’autore di un reato. La politica criminale invece si occupa di depenalizzare alcune fattispecie desuete di reati e la creazione di nuove.. Il diritto penitenziario è costituito dall’insieme delle disposizioni legislative che regolano la fase esecutiva del processo penale. La psicologia giudiziaria studia le interrelazioni psicologiche tra i vari protagonisti del procedimento penale . Lo studio dell’atteggiamento psicologico assunto da vari soggetti è fondamentale anche per la strategia della difesa. la Psicologia giuridica (una branca della psicologia applicata al diritto); la Criminalistica (lo studio delle tecniche dell’investigazione criminale) Qual è lo spettro d’indagine della criminologia??? L’oggetto della moderna Criminologia appare assai diversificato in ragione della grande complessità del comportamento umano (e quindi di quello criminale). Gli elementi che assumono rilevanza criminologica sono : i fatti delittuosi gli autori del delitto, la reazione sociale , la vittima,la devianza (le manifestazioni non conformi ma non criminose) È una scienza empirica, fondata sull’osservazione del reale. Sulla sua collocazione tra le scienze pure o applicate vi sono due correnti di pensiero. - scienza puramente teorica, in quanto riassume osservazioni complesse in teorie astratte - scienza teorica e pratica insieme (Ferri), nel senso che sui fatti oggetto di osservazione ricerca rapporti causali, correlazioni e variabili. Quindi è una scienza eziologica. Caratteristiche indefettibili della criminologia sono : la cumulatività, nel senso che le sue teorie sono costruite in derivazione l’una dall’altra e la capacità predittiva, cioè formulare previsioni circa la pericolosità sociale di un soggetto, su quanti delitti verranno commessi in un momento storico Approccio sociologico ed antropologico - nel tentativo di spiegare il sorgere e le cause del crimine la criminologia si avvale degli studi antropologici e sociologici. - L’approccio antropologico è rivolto all’uomo in quanto autore del reato per ricercare i fattori organici, psicologici, motivazionali che possono aver determinato la condotta . - L’approccio sociologico invece, rivolge il suo interesse ai fattori macrosociali che influenzano notevolmente il sorgere del crimine. - La ricerca della criminogenesi si attua secondo tre indirizzi di pensiero: - Biologico-deterministico= di marca lombrosiana è rivolto al corpo dell’uomo per individuare al suo interno elementi che ne abbiano dtermianto la condotta criminale. - Psicologico=cerca di penetrare nella mente dell’uomo per trovare i motivi del comportamento delittuoso. - Sociologico-deterministico= che considera la criminalità come fenomeno sociale Dall’approccio sociologico derivano vari indirizzi: - L’antropologia criminale si occupa di studiare da un punto di vista biologico l’uomo delinquente per il quale si nega che sia responsabile e libero nella sua condotta ma se ne afferma la pericolosità sociale. -La criminologia clinica mira a comprendere i fattori ambientali microsociali che hanno agito sull’uomo. Gli scopi sono diversi. L’antropologia criminale tende alla difesa sociale La criminologia critica al reinserimento sociale. - psicologia criminale, studio dell’autore, del delitto e dell’ambiente esterno. - Psichiatria forense, accertamento della sussistenza di infermità che escludono o diminuiscono l’imputabilità. - Sociologia criminale, studio della criminalità come fenomeno sociale. La definizione di delitto La criminologia quindi studia la condotta delittuosa. Dobbiamo quindi capire cos’è il delitto? Nel secolo scorso si parlava di delitto naturale cioè un delitto le cui caratteristiche erano riferite alla natura dell’uomo. Nel corso del tempo gli autori hanno differenziato i delitti secondo il criterio della maggiore o minore gravità, criterio di poco fondamento perché la condotta illecita deve essere sempre contestualizzata. Il modo di interpretare e valutare i delitti e gli autori è stato variabile nel tempo. In precedenza l’autore era considerato malvagio attentatore all’autorità del sovrano e sottoposto ad un giudizio di colpa . si intravede una spiccata matrice religiosa. Bisognava vendicarsi del criminale infliggendogli una dura punizione, per es. il supplizio. Le infrazioni più lievi erano punite con le pene corporali, la fustigazione, la gogna e via dicendo. La reclusione era poco utilizzata , le carceri esistevano però erano viste come luoghi di attesa del giudizio, I giudici avevano grandissima discrezione che sfociava nell’arbitrio, si immagini che rientrava nella loro competenza qualificare un fatto come delitto e stabilire quantità ed entità della pena. Le cose cambiarono con l’illuminismo che proponeva la forza della ragione umana. Espressione dei principi illuministici è la concezione liberale della pena di cui si fece promotore Beccaria il quale ha propugnato alcuni punti essenziali. La dignità umana= la pena doveva essere ragionevolmente mite, limitare la pena di morte. Certezza del diritto= parità di trattamento penale. Il diritto doveva essere sancito da un codice; la pena doveva avere carattere retributivo e doveva rispondere a criteri di proporzionalità rispetto alla gravità del fatto. La figura del criminale è quella di un individuo dotato di assoluto libero arbitrio, capace di autodeterminarsi. Nasce la scuola classica, il cui promotore è Carrara, si pone a fondamento del diritto penale la concezione etico retributiva della pena. Il reato consiste in una violazione cosciente e volontaria della norma penale da parte di un soggetto dotato di libera volontà. La pena inflitta deve essere intesa dal reo come il corrispettivo necessario per il male compiuto, deve quindi essere affittiva. Altro esponente importante di questa corrente di pensiero è Beccaria il quale ritiene che , il diritto dello Stato di applicare una sanzione al cittadino deve rientrare nell’ambito di un contratto sociale, stipulato tra i vari componenti di una società che rinunciano coscientemente ad una parte della loro libertà per ottenere una convivenza civile ed il più possibile armoniosa . Lo stato, in caso di violazione di una norma, può solo applicare la pena prevista ma non può ingerire nella personalità del soggetto che ha commesso il crimine. L’uomo che delinque è infatti ritenuto, secondo la filosofia illuminista, un soggetto razionale, libero ed in grado di scegliere in autonomia decisionale tra il comportamento deviante e quello conforme alle leggi. In tale contesto ideologico le norme devono essere chiare e uguali per tutti e le pene devono essere utili alle esigenze della società (alla deterrenza in special modo), umanitarie (la tortura e la pena di morte sono bandite), e legali (criteri prefissati e scritti in codici penali ufficiali). La punizione inflitta ai soggetti che si sono resi responsabili di un crimine deve in pratica seguire dei criteri retributivi in base al danno sociale provocato alla maggior parte dei cittadini e non a quello arrecato ai potenti. Viene sempre affermato il libero arbitrio del criminale e l’azione illegale diventa una libera scelta del soggetto-criminale a cui è riconosciuta una razionalità specifica. Il delinquente, in quest’ottica non è diverso dal non delinquente e deve essere giudicato in base a ciò che commette e non in base a ciò che è. Tali concettualizzazioni, pur rimanendo per certi versi in condizione di astrattismo e di difficile applicazione, contengono elementi di grande attualità e mostrano ancor oggi vitalità all’interno del dibattito critico sul danno sociale e sul reale obiettivo di tutela da parte dei moderni codici penali. Il merito della scuola classica è quello di aver ribadito il principio di legalità, di certezza del diritto, il divieto di analogia. La scuola positiva, (Lombroso, Ferri.).invece teorizza il reato come un fenomeno determinato da cause specifiche. Nell’applicazione delle pene il diritto penale deve tener conto della pericolosità sociale . si sostituisce quindi alla teoria retributiva della scuola classica la teoria della prevenzione speciale che viene attuata attraverso il doppio binario . Il merito della scuola è quello di ave evidenziato la personalità del reo nei suoi condizionamenti bio-psicosociologici, e di aver intuito il problema della risocializzazione attraverso una pena più mite.. Lombroso La teoria del determinismo biologico di cui Lombroso è fautore indirizza i suoi studi sulla personalità del delinquente. Nel 1870 esaminando un reperto autoptico, il cranio del brigante Vilella notò un’anomalia morfologica congenita, “la fossetta occipitale”. Pensò di avere scoperto il segreto delle cause della criminalità e iniziò a studiare l’atavismo, (ovvero particolarità anatomiche che si ripetono in alcune specie). L’idea partiva dall’ontogenesi, lo sviluppo di ciascun individuo della specie ripercorre lo sviluppo della specie stessa=ogni individuo ripercorre nel proprio sviluppo individuale le tappe percorse dalla specie cui appartiene.. Nella sua opera principale “L’uomo delinquente” espone la sua intuizione: nel criminale si è avuto un arresto dello sviluppo ontogenetico, cioè è un individuo rimasto arretrato per cui presenta gli istinti degli uomini primitivi. i tratti atavici presenti riportavano indietro all'uomo primitivo. Egli dedusse che i criminali portavano tratti anti-sociali dalla nascita, per via ereditaria, cosa che oggi si considera del tutto infondata! Le principali malformazioni sarebbero riconoscibili da una serie di caratteristiche somatiche, la morfologia cranica, la fronte alta e da deformità mentali e comportamentali, quali la mancanza di sentimenti morali, tipo pietà compassione, la ridotta sensibilità al dolore, la vanità, il risveglio precoce dell’istinto sessuale. Proseguendo i suoi studi un altro caso fu per Lombroso illuminante : la strage compiuta da un soldato epilettico, Masdea di Girifalco, il quale inspiegabilmente uccise i suoi compagni in caserma. A seguito di ciò Lombroso corresse la sua teoria sull’atavismo individuando nell’epilessia la forza scatenante l’azione criminosa. Il delinquente è un epilettico nel quale la malattia risveglia istinti atavici. In un successivo sviluppo della criminologia sorsero scuole di indirizzo individualistico degli autori del reato. Nacque la criminologia clinica, che associa alla criminologia i metodi della ricerca medica e psicologica per accertare la personalità del singolo delinquente, il rapporto con l’ambiente e la possibilità di un intervento terapeutico.. Esponente autorevole è Di Tullio il quale riprende le teorie lombrosiane e afferma l’esistenza del delinquente costituzionale, cioè quello in cui sono prevalenti fattori ereditari, genetici. I delinquenti si distinguono in Occasionali Costituzionali Infermi di mente. I veri delinquenti sono però quelli costituzionali e la costituzione delinquenziale può essere di tipo evolutivo o regressivo, atavico neuropsicopatico, psicopatico. Il Delitto è concepito come frutto del suo arbitrio. Dopo la seconda guerra mondiale si sviluppò in Europa un movimento di difesa sociale contro il crimine e sulla risocializazzione del delinquente. Marx mise in luce come la disoccupazione potesse generare maggiore criminalità. Sosteneva infatti che il sottoproletariato più degradato , non avendo acquisito coscienza classe, reagiva alle ingiustizie sociali solo attraverso una ribellione individuale. Nasce la criminologia critica,indaga sulle ragioni per cui una data società qualifica come devianti certe condotte. Frutto di tale indagine è che la devianza non è più l’inosservanza delle norme, ma la conseguenza dell’oppressione della società capitalistica, la quale si limita a perseguire soprattutto le condotte illegittime delle classi subalterne. Metodi e fonti Metodi di ricerca del criminologo sono indagini sul campo Settoriali cioè condotte in ambienti particolari, come il carcere. Gli studi predittivi, i quali utilizzando indicatori validi permettono di prevedere il comportamento di soggetti dei quali si conoscono le caratteristiche. Le tipologie di ricerca Bandini ha previsto un approccio di tipo quantitativo, il perché (per es regressione economica) ed il come(rapporto crimine ambiente) del crimine Approccio qualitativo, attraverso l’osservazione dei soggetti mediante test colloqui Il numero oscuro L’approccio è verso quelle statistiche giudiziarie che registrano denunce giudizi e condanne di un determinato periodo. La criminalità registrata dagli organi di controllo sociale rappresenta solo una parte di criminalità reale, in quanto non tutti i reati vengono denunciati o a conoscenza delle autorità. L’insieme dei reati commessi ma non registrati costituisce la criminalità nascosta e numero oscuro è quello con il quale si indica, per ogni reato, la percentuale degli eventi non registrati. Il rapporto tra reati registrati e commessi è detto indice di occultamento e varia da reato a reato. Le aggressioni sessuali, i furti nei grandi magazzini hanno un numero oscuro elevatissimo. Contribuiscono a far salire il numero oscuro l’atteggiamento della vittima, degli organi istituzionali, e la qualità dell’autore del reato, ragazzo di buona famiglia. Un primo studio per la comprensione dei fenomeni criminosi è detto approccio causale…osservazione empirica dei fatti delittuosi. Relazione tra età e delitto Delinquenza femminile più rara perché Diversa posizione della donna nella società Struttura biopsichica dei due sessi, la donna traduce in senso nevrotico l’anomalia provocata da fattori ambientali. Equivalenza tra cerimnalità e prostituzione, lombroso sosteneva che l’equivalenza per la donna a delinquere ere pro<stituirsi. Relazione tra razza e delitto Immigrazione e delitto Ambiente regionale e criminalità..più è stabile una struttura sociale meno rilevano le condotte criminose. Situazione economica e criminalità LA CRIMINOLOGIA CLINICA O APPLICATA La funzione primaria della Criminologia clinica o applicata è quella di integrare ed interfacciare le Scienze criminali con le Scienze dell’uomo. La sua utilizzazione pratica è quindi soprattutto nell’ambito della giustizia penale dove fornisce informazioni sulle dinamiche psicologiche e sociologiche che sono alla base del comportamento criminale orientando così l’opera di applicazione della norma da parte del giudice. Il termine “clinica” è mutuato dalla Scienza medica e si riferisce all’insieme degli interventi del criminologo che tendono a riconoscere “curare” e prevenire i comportamenti illegali nel singolo individuo. L’applicazione della Criminologia clinica si estrinseca quindi nelle seguenti situazioni: nella fase processuale: durante la quale fornisce informazioni sulla personalità dell’imputato così che il giudice possa disporre di tali elementi conoscitivi (componenti soggettive del singolo caso) per la migliore individualizzazione della sanzione; al momento dell’esecuzionedella pena attraverso l’osservazione scientifica del condannato che viene utilizzata dalla magistratura di sorveglianza per l’individualizzazione delle modalità secondo le quali la pena dovrà essere eseguita (es. affidamento servizio sociale, semilibertà eccetera). L’osservazione prende in considerazione le caratteristiche personologiche, situazionali, microsociali e di pericolosità del soggetto. Attraverso l’osservazione scientifica della personalità in prospettiva criminologica è possibile acquisire informazioni su: · criminogenesi (caratteristiche individuali e sociali che hanno avuto peso nella scelta delittuosa); · criminodinamica (meccanismi interiori che hanno condotto al delitto); · predizione (prospettive future di recidiva o di risocializzazione efficace). durante la detenzione: per indirizzare tecniche di trattamento risocializzativo. L’osservazione criminologica prende quindi in considerazione i tratti di personalità del soggetto, le caratteristiche dell’ambiente sociale dove il soggetto è inserito e il significato che psiche e ambiente hanno avuto nei confronti del comportamento delittuoso del singolo soggetto osservato. Abitualmente si articola in una fase diagnostica e in una fase prognostica. La fase diagnostica viene eseguita solitamente mediante i seguenti strumenti: · colloquio criminologico; · reattivi mentali (di efficienza intellettiva e di personalità); · inchiesta sociale (condotta dall’assistente sociale) sull’abituale ambiente di vita del soggetto; · esame comportamentale fatto dall’educatore (atteggiamento nei confronti della disciplina carceraria); · dati documentali (curriculum criminoso, sentenza di condanna, precedenti sentenze). La fase prognostica o predittiva rappresenta un momento di grande responsabilità etica e morale per il criminologo poiché può generare due tipi di errore di valutazione: il falso positivo (quando si valuta il soggetto potenzialmente pericoloso ed invece non lo è) e il falso negativo (quando si valuta il soggetto non pericoloso ed invece esso si mostra recidivante). La valutazione prognostica del criminologo si basa normalmente sui seguenti fattori: · risultati dell’osservazione; · parametri: (famiglia di origine disastrata, carriera criminosa, tossicodipendenza eccetera); · ricerche criminologiche pregresse; · sistemi predittivi statistici. Per una predizione equilibrata emerge nell’esperienza clinica la necessità di un giudizio integrato che si basi quindi sia su parametri statistici che sulle caratteristiche individuali emerse dall’osservazione. DIFFERENZA TRA DEVIANZA E CRIMINALITA’ Il crimine è un comportamento che viola una norma penale. Il concetto di crimine utilizzato in questa sede intende quindi il delitto come fatto sociale (espresso dalla normativa) e non come un fatto naturale. Per questo è necessario osservare la storicizzazione delle norme e del crimine. Esiste così evidentemente uno stretto legame tra Criminologia e Diritto penale (il diritto penale sviluppandosi produce nuovi crimini). Il concetto di devianza utilizzato in questa sede è invece relativo ad una generica deviazione dalla norma sociale (comunemente condivisa) e quindi apparentemente fuori dal campo di azione criminologico. L’interesse criminologico in realtà non è solo quello delle leggi per il parziale sovrapporsi spesso di devianza e criminalità. La criminologia si interessa allo studio della devianza perché essa comunque costituisce un aspetto importante per molti crimini e talvolta il terreno da cui nascono i crimini. Comunque non esiste una correlazione lineare tra devianza e criminalità ed un soggetto può incappare anche in una sola delle due condizioni. Tre possibili situazioni: deviante e non criminale (es. bere molto); deviante e criminale (es. bere molto e reagire con violenza); criminale e non deviante (evadere il fisco, accettare raccomandazioni, eccetera). Dopo aver parlato di come viene inteso il delitto bisogna analizzare l’imputabilità. Da rivedere tutta la disciplina dell’art. 85 ss e delle cause che escludono o diminuiscono l’imputabilità su un qualsiasi manuale di diritto penale!!!!!! Gli autori dei reati si distinguono in : Delinquenti recidivi e primari Primari=non hanno mai avuto precedenti penali Recidivi= dopo esser stati condannati per un reato ne commettono un altro Recidivi specifici= ripetono delitti della stessa specie. Le cause che favoriscono il recidivismo sono: -.fattori ambientali (famiglia, condzioni economiche, ceto sociale) -effetti della carcerazione -effetti della stigmatizzazione :difficoltà ad inserirsi per i pregiudizi della società -aspetti personologici=i recidivi nella maggior parte dei casi presentano disturbi della personalità,e scarsità del senso di colpa. È stato effettuato uno studiosi recidivi per capire come percepiscono la pena sofferta. - pena elemento frenante, ma il permanere e l’aggravarsi delle condizioni che li hanno spinti al delitto li spingono a reiterare le azioni - pena realtà indifferente delinquenti professionali=la pena è un rischio calcolato e compensabile con i profitti del crimine - pena motivazione facilitante soggetti che per frustrazioni infantili si sentono inadeguati a stare in società e trovano nel carcere il rifugio. Delinquenti pericolosi e non art. 103 c.p. L’art. 203 c.p. afferma che una persona è socialmente pericolosa quando è probabile che commetta nuovi fatti previsti dalla legge come reati. Il giudizio di pericolosità è quindi limitato a chi è riconosciuto autore di un reato anche se non imputabile o punibile. Il giudizio di pericolosità comporta quindi l’applicazione delle misure di sicurezza. Particolari forme di pericolosità sono quelle del : art. 103 c.p. delinquenza abituale espressa dal giudice se ritiene che il soggetto dopo due reati non colposi ne compie un terzo non colposo=quindi è soggetto dedito al delitto (ladri truffatori) Delinquenza aggressiva ( omicidi maltrattamenti) Art. 105 c.p.delinquente professionale sono delinquenti abituali che vivono con i proventi del delitto Delinquenti per tendenza inclinazione al delitto per indole malvagia Delinquenza occasionale deriva da un’occasione propizia o causa emotiva e passionale. La non abitualità è attenuante (furti nei grandi magazzini o omicidio per amore non corrisposto) Cultura e sottocultura La cultura consiste in modelli astratti di valori morali e di norme di comportamento apprese direttamente e/o indirettamente nell’interazione sociale. Sottoculture criminali Si formano allorquando alcuni gruppi sociali assumono un atteggiamento di disprezzo e rigetto verso le norme penali la morale e la giustizia. Il ricorso alla criminalità costituisce per questi gruppi il modo culturalmente accettato per procurarsi da vivere. Altre forme sottoculturali sono rappresentate da quei gruppi che non hanno come fine specifico di commettere reati ma di favorirli perché si adeguano ad ambienti dove vivono particolari usanze . In questi gruppi la violenza è percepita come valore positivo da esprimere con condotte aggressive Le bande giovanili Sono aggregazioni che rappresentano vere e proprie sottoculture per la presenza di valori in contrasto con quelli della società: -banda diffusa -convenzionalizzata -criminale sottocultura dei drogati la droga è percepita come valore postiivo che spinge al crimine a causa della forte dipendenza. Delittuosità familiare: i reati di maltrattamenti, sfruttamento della prostituzione di figli e moglie, inosservanza degli obblighi di assistenza familiare, etc. Criminalità economica Il merito di individuare una particolare categoria di reati (white collar cime)i crimini dei colletti bianchi è da ricondurre a Sutherland. La differenza tra la criminalità comune e quella economica sta nel fatto che quest’ultima si realizza negli stessi processi di produzione di beni e servizi Il fine può essere duplice rivolto al lucro personale dell’autoreche abusa della sua posizione Accrescere il profitto dell’azienda che si dirige. L’indice di occultamento di questi reati è elevatissimo così come il tasso di impunità!!!(per es. falsità nei lbri contabili e bilanci, violazione leggi antitrust, leggi sul lavoro etc) Criminalità informatica Nuova categoria dei reati i computers crimes. Il fine di questi reati è appropriativo. La condotta è rappresentata dalla manipolazione di dati di un elaboratore da parte di tecnici esperti del sistema informatico Vi sono poi la criminalità organizzata, e i delitti politici che offendono un interesse politico dello stato o un diritto politico del cittadino Teorie sociologiche disfunzioni della società ricercano le cause della causa criminalità nelle esse si dividono in tre gruppi : a ) Teorie del consenso alle regole poste dalla società da parte della maggioranza a cui peraltro si contrappone una minoranza di " DEVIANTI " . b ) Teorie del conflitto di classe in quanto i modelli normativi e comportamentali della società derivano dall'imposizione della classe " minoritaria " ma "dominante" . c ) Non c'è consenso nè conflitto Le teorie del consenso si suddividono in : Teoria delle aree criminali o ecologica il comportamento criminale assurge a modello nei quartieri più degradati e periferici delle grandi metropoli. Alcuni sociologi hanno osservato la maggiore incidenza statistica di vari crimini in alcune aree urbane identificabili, specialmente quelle soggette a forte immigrazione e caratterizzate quindi da disorganizzazione sociale. In tal senso l’ambiente urbano assume valenza criminogenetica quando presenta determinate caratteristiche. Gli studiosi della Scuola di Chicago sono stati criticati per il fatto che la criminalità è presente anche in altre aree urbane ma è più occulta e non si vede, agisce con altre modalità e con altri comportamenti criminali. - Teoria della disorganizzazione sociale (Sutherland,1947) esiste una forte dipendenza tra destabilizzazione, contestazione e rifiuto dei valori di una società e la irregolarità della condotta dei suoi membri.l’individuo vivendo in una società disorganizzata disorganizza la sua condotta! La teoria della disorganizzazione sociale ritiene l’impatto con una nuova realtà socio-culturale (legata all’immigrazione) come responsabile di un disorientamento culturale e disomogeneità culturale. Il rapporto non armonioso tra culture diverse che si incontrano e producono disagi e tensioni disorientanti può essere quindi responsabile di fenomeni criminali, in special modo quando una delle due culture è associata a minore forza economica - Teoria dei conflitti culturali la condotta deviante nasce dai conflitti tra norme culturali diverse . - Teoria delle associazioni o identificazioni differenziali (Sutherland e Cressey, 1947-1960) il comportamento criminale è frutto del contagio delinquenziale per frequentazione con individui o gruppi già criminali. Per Sutherland il comportamento criminale è appreso in interazione con altre persone mediante un processo di comunicazione, che può essere sia verbale che non verbale. Il processo di apprendimento del crimine avviene soprattutto all'interno di un gruppo ristretto di relazioni interpersonali. I mezzi di comunicazione impersonale (cinema e giornali) sembrano a tal fine meno efficaci. Nel processo di apprendimento sono incluse le tecniche idonee alla commissione di un crimine e l’orientamento degli atteggiamenti del soggetto. Il soggetto in seguito orienterà impulsi e atteggiamenti in base alle interpretazioni (apprese) favorevoli o sfavorevoli dei codici legali. Secondo Sutherland, in pratica, un soggetto diviene criminale quando all’interno del gruppo dove vive le definizioni favorevoli alla violazione della legge sono in eccesso rispetto a quelle sfavorevoli Teoria della sottocultura delinquenziale (A. K. Cohen, 1955) bande delinquenziali giovanili alimenteranno in seguito le fila dei criminali comuni. - Teoria della devianza volontaria, 'elaborazione del concetto di anomia ossia di perdita di credibilità delle norme: la società propone delle mete all'individuo,la società impone dettati normativi nel cui ambito interagire per raggiungere le mete;la società induce alla rottura dell'individuo con le regole sociali sia per iperstimolazione delle aspirazioni attraverso il consumismo iperpubblicizzato (Durkeim), e sia non dando a tutti le stesse possibilità (necessarie e sufficienti) per realizzare tali aspirazioni con i soli mezzi leciti (Merton). Merton, analizza il comportamento di soggetti che si trovano in posizioni differenziate rispetto ad una pressione culturale indifferenziata. Il processo di adattamento a tali pressioni (anomiche, contradditorie), determina o meno la devianza. Alla radice del crimine ci sarebbe quindi una discrepanza tra mete culturali accettate e mezzi per raggiungerle che porterebbe nel soggetto una condizione di anomia. Il concetto di anomia mertoniano è quindi diverso da quello di Durkheim. Il soggetto che subisce la pressione culturale in direzione del raggiungimento delle mete (il successo, il denaro eccetera), in difetto di mezzi per raggiungerle può assumere per Merton i seguenti comportamenti: conformismo (utilizzo di mezzi leciti senza quindi raggiungere le mete), l’innovazione (uso di mezzi illegali, devianza), Il ritualismo (concentrarsi e seguire ritualisticamente i mezzi senza curarsi degli obiettivi), la rinunzia ( cercando ad esempio la strada nella droga o nell’alcool - La teoria delle opportunità differenziali - Si fondono due correnti della prima criminologia: la teoria dell'anomia di Merton e la teoria delle associazioni differenziali di Sutherland. - Ogni individuo occupa una determinata posizione nella struttura sociale, sia per quanto riguarda le opportunità legittime sia per le opportunità illegittime. Si dice che esiste un'unica meta culturale il successo economico, che può essere raggiunto sia attraverso le opportunità legittime che quelle illegittime. Gli individui si trovano però ad agire in sistemi differenziali di opportunità che condizionano le loro scelte ed i loro comportamenti. In pratica le condizioni economicosociali sfavorevoli si traducono in una limitazione delle opportunità di affermazione e di promozione sociale. La diversa diffusione di opportunità illegittime in una determinata area urbana determina la formazione di tre tipi differenti di sottoculture rispettivamente denominate come "criminale" (giovani dediti a furti e rapine), "conflittuale" (giovani dediti a danneggiamenti e vandalismo) e "astensionistica" (tossicomania, alcolismo, associazioni in gruppi eversivi). - Teorie del conflitto - Teoria dell'etichettamento del cosiddetto "delinquente DOC" o Labelling approach : L'individuo viene classificato una volta e per sempre come deviante (una specie di marchio d'infamia di origine controllata, indelebile). - La teoria dell’etichettamento (Labelling approach), considera il crimine come processo di etichettamento sociale. Tale processo, che può giungere come ultima fase alla riorganizzazione del SE’ del deviante, è dovuto ad un intervento selettivo della società sul deviante stesso. La devianza del soggetto si costruisce progressivamente in base all’azione della società. È criminale chi tra le tante azioni delittuose ne compie alcune.Rilevano i concetti di stigma e stereotipo del criminale per evidenziare come le classi sociali dominanti discriminino in relazione al tipo di delitto e all’area sociale di provenienza.chi detiene il potere emana norme volte conservare il proprio status e definisce i concetti di devianza e delitto in modo da colpire le classi subalterne. Si parla di consolidamento della devianza quando i soggetti reagiscono all’etichettamento elevando le condotte delittuose a stile di vita. Per i teorici dell’etichettamento il crimine è frutto di un processo unidirezionale (definito costruzionismo del crimine). In tale ottica l’uomo appare come “sballottato” da cause esterne (multifattoriali) e si evidenzia una ridotta importanza della capacità di selezione ed organizzazione volontaria della mente sul suo comportamento sociale. Il soggetto, secondo i teorici dell’etichettamento, entra quindi nei processi di selezione sociale solo come oggetto di selezione - - Criminologia radicale originata comunque da un radicalismo politico con istanze anarchiche ritiene i ceti dominanti responsabili di definire delinquente chi si oppone al sistema neocapitalista.Si rifiuta e si abolisce il tradizionale concetto di devianza e si richiede di ridisegnare il concetto di crimine come violazione dei diritti umani (libertà, dignità, che le classi dominanti pongono in atto ai danni delle classi subalterne) - - Criminologia critica Parte da analisi sociali e politiche marxiste reinterpretando il concetto di devianza come “la lotta della classe operaia” per l’instaurazione del socialismo. - La criminologia critica ravvisa nella devianza la consapevole risposta del singolo alle ingiustizie sociali. Sarà allora la società capitalistica a criminalizzare tale reazione, identificando il deviante con il delinquente in modo tale da estrometterlo dal contesto sociale. - Sostenitori in Italia sono Bricola e Pavarini che hanno distinto una devianza individuale, inconsapevole e diretta a finalità prive di utilità (tossicodipendenza) e una devianza organizzata , lotta di classe per l’affermazione del socialismo.in questo senso la devianza si identifica con il dissenso di un soggetto verso un sistema che ne criminalizza la classe sociale - Teoria della neutralizzazione - La delinquenza non deriva dall’apprendimento di norme devianti ma è il risultato di tecniche psicologiche di razionalizzazione. - Parte dell’attività delinquenziale è dovuta ad una proliferazione di difesa verso il crimine, sotto forma di autogiustificazione. - bisogna chiedersi perché alcuni violano norme senza conoscerle. - per risolvere il conflitto con la morale sociale essi ricorrono ad un processo psicologico volto a giustificare l’azione. - 5 sono le tecniche: - negazione propria responsabilità il deviante si autopercepisce come malato - Minimizzazione del danno la gravità è commisurata al danno., - Negazione della vittima la vittima meritava il trattamento ricevuto, - Condanna dei giudici i giudici sono parziali e la polizia è corrotta, - Appello ad Obblighi di lealtà verso il gruppo le bande. È un obbligo prevalente rispetto ai doveri della società.Il delinquente si sente così scaricato di responsabilità!!!!! - Teorie del non c’è consenso né conflitto - Vengono i rilievo solo due concetti: - emarginazione una condizione dinamica in quanto consiste in atteggiamenti posti in atto da un determinato gruppo verso alcuni soggetti. Marginalità una condizione statica in quanto punto di arrivo dell’azione emarginante di una società.