L`onomatopea - Accademia della Crusca

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L'onomatopea
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Quesito:
Viola vorrebbe sapere se si può dire suono onomatopeico; C. Tresca richiede delucidazioni
sui verbi onomatopeici.
L'onomatopea
Il termine onomatopea è un sostantivo di genere femminile proprio del linguaggio tecnicoscientifico della linguistica. Deriva dal latino tardo onomatopoeia(m), a sua volta dal greco
onomatopoiìa, composto di onomato-, da onoma 'nome' e del tema verbale di poièo 'io faccio';
ha il significato di 'imitazione di suoni o rumori di fenomeni naturali realizzata in espressioni
del linguaggio articolato', estensivamente usata per definire una 'parola, locuzione e simili
così formata: bau bau è un'onomatopea' (informazioni tratte dal GRADIT, "Grande Dizionario
Italiano dell'Uso"). Da questa definizione, si evince immediatamente che l'espressione
suono onomatopeico non può essere corretta: l'onomatopea è infatti una parola che imita un
suono, come crash, bam, ciaff, miao.
Il "Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica", diretto da G. L. Beccaria, definisce
l'onomatopea come segue: "La composizione di parole [...] che riproducono suoni, rumori,
voci di animali e li trascrivono secondo le regole fonologiche e grafematiche delle singole
lingue. L'onomatopea [...] è una manifestazione dell'«uso iconico della sostanza in letteratura»
per le sue rassomiglianze con il referente. [Segre 1985] [...] Il problema della motivazione,
cioè del legame "naturale" tra suono e senso, riporta alle origini dell'indagine sulla natura del
segno, all'opposizione tra naturalità e arbitrarietà, nei termini discussi nel Cratilo di Platone.
La corrispondenza con il senso è infatti essenziale: quando essa viene meno il valore
onomatopeico è ricostruibile solo attraverso l'etimologia (ad es. fr. coquelicot: dapprima voce
onomatopeica 'canto del gallo', poi 'gallo' e per metafora 'papavero'). Ogni lingua lessicalizza
diversamente le onomatopee per lo stesso referente. L'italiano chicchiricchì è il francese
cocorico, il tedesco kikeriki; l'inglese cock-a-doo-dle-doo, e un inglese non può interpretare
come 'canto del gallo' la nostra onomatopea. L'adattamento fonologico è convenzionale [...]".
La convenzionalità dell'adattamento fonologico è un dato che può destare stupore: per il
parlante nativo di una qualsiasi lingua le onomatopee appaiono talmente "naturali" che risulta
difficile pensare che esse varino a seconda delle lingue. In realtà, in ogni segno linguistico, il
rapporto tra significante (la forma, fonica o grafica) e significato (l'immagine mentale, il
concetto ad essa associato) è arbitrario. In altri termini, sentendo pronunciare o leggendo una
parola non se ne può dedurre il significato, a meno di non conoscerlo già. Le onomatopee non
sono altro che dei casi in cui tale rapporto è "meno arbitrario" che in altri, nel senso che, per
quanto più trasparenti, sono comunque legate alle specifiche culture in cui sorgono - come
dimostrano le variazioni tra le diverse lingue.
L'onomatopea è definita anche fonosimbolismo, 'caratteristica per cui gli elementi fonici di una
parola, di un enunciato, di un testo e simili, suggeriscono di per se stessi il senso, l'immagine
o la condizione astratta che la parola o l'espressione intendono significare', o fonosimbolo,
'manifestazione fonica che può essere costituita da suoni estranei al sistema fonematico e
morfematico della lingua cui appartiene e che ha la funzione di evocare il suo senso in modo
relativamente immediato per i parlanti di una comunità linguistica' (definizioni tratte ancora dal
GRADIT).
Solitamente, un fonosimbolo riproduce rumori (bum, clic, din don, splash), versi di animali (bau
, chicchirichì, cra, miao), suoni umani (blabla, rumore di più voci contemporaneamente, eccì,
lo starnuto, ah ah, risata). Il GRADIT elenca 275 fonosimboli tra mono- e polirematiche (cioè
tra lemmi del dizionario composti da una sola parola e lemmi formati da un 'gruppo di parole
che ha un significato unitario, non desumibile da quello delle parole che lo compongono, sia
nell'uso corrente sia in linguaggi tecnico-specialistici' [dallo stesso dizionario]) appartenenti
alla lingua italiana, da ah (in ah ah, risata) a ciuf ('voce che imita il rumore delle locomotive a
vapore'), da crac a perepepè ('voce che imita il suono di una trombetta'), da plop ('voce che
imita il rumore di qualcosa che cade in un liquido') a zzz ('voce che riproduce il ronzio di un
insetto, specialmente di una zanzara', e usata nei fumetti per indicare che una persona sta
dormendo). Il DISC, "Dizionario Italiano Sabatini Coletti" ne elenca 136.
Una parte dei fonosimboli presenti nel vocabolario italiano è di origine straniera,
prevalentemente inglese ma anche francese. Queste onomatopee sono usate soprattutto nei
fumetti e sono: bang, crash, rumble ('voce che riproduce il rumore cupo e prolungato di un
crollo, di una frana, ecc.'), slam ('voce che imita il rumore di un colpo secco e violento, per lo
più lo sbattere di una porta'), smack, snap, sniff, splash, vlan (dal francese, 'voce che imita un
rumore forte e secco, specialmente quello di un colpo o di uno schiaffo') e vroom. Quasi tutte
le voci onomatopeiche inglesi sono, nella lingua di origine, dei verbi (ovviamente
onomatopeici): to bang 'battere violentemente', to crash 'crollare, rompersi', to rumble
'brontolare, rombare' eccetera.
Esistono molti verbi che il GRADIT definisce voce onomatopeica o voce di origine
onomatopeica, che sono derivati da fonosimboli. In particolare, il dizionario in questione ne
elenca circa un centinaio: da bisbigliare a borbottare (in cui l'onomatopea è meno evidente),
da gloglottare (il verso del tacchino, in cui l'origine fonosimbolica è molto più chiara) a ronzare
. Molti sono anche i sostantivi che hanno un simile etimo. Nella maggior parte dei casi l'origine
onomatopeica non è evidente e va ricercata, per esempio, nel latino: un caso simile è quello
del verbo frinire, dato come derivante dal latino fritinn?re, latino medievale frintinn?re, di
origine onomatopeica (cfr. DELI, "Dizionario Etimologico della Lingua Italiana" di CortelazzoZolli).
Per approfondimenti:
Beccaria, G. L. 1994, Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino,
Einaudi.
Cortelazzo, M., Zolli, P., 1999, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Bologna,
Zanichelli.
De Mauro, T., 2000, Grande Dizionario Italiano dell'Uso, Torino, UTET.
Sabatini, F., Coletti, V., 1997, DISC. Dizionario Italiano Sabatini Coletti, Firenze, Giunti.
A cura di Vera Gheno
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
11 giugno 2003
URL di origine: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domanderisposte/lonomatopea
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