LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE DEL CORPO UMANO • Livello cellulare (Biologia Animale) • Livello tessutale (Istologia) • Livello di organi, apparati/sistemi (Anatomia) I tessuti del nostro organismo Il corpo umano è una entità multicellulare. Le cellule si organizzano in tessuti, cioè raggruppamenti cellulari che hanno origine embriologica comune e che collaborano per svolgere una o più funzioni. I TESSUTI DEL CORPO UMANO SI DISTINGUONO IN QUATTRO GRANDI CATEGORIE: 1. TESSUTI EPITELIALI 2. TESSUTI CONNETTIVI 3. TESSUTI MUSCOLARI 4. TESSUTO NERVOSO CIRCA I 2/3 DELLE CELLULE DEL NOSTRO ORGANISMO APPARTENGONO AI TESSUTI EPITELIALI. I tessuti epiteliali QUESTI TESSUTI FORMANO DELLE LAMINE CELLULARI CONTINUE. I TESSUTI EPITELIALI SI POSSONO SUDDIVIDERE IN: 1. EPITELI DI RIVESTIMENTO 2. EPITELI GHIANDOLARI (ESOCRINI, ENDOCRINI) 3. EPITELI SENSORIALI (esempi: OLFATTO, GUSTO) 4. EPITELI RIPRODUTTIVI (TUBULI SEMINIFERI DEL TESTICOLO) QUESTA CLASSIFICAZIONE E’ PERO’ TROPPO RIGIDA (COME TUTTE LE CLASSIFICAZIONI) E VEDREMO CHE ESISTONO EPITELI DI RIVESTIMENTO IN CUI COESISTE UNE FUNZIONE GHIANDOLARE ESOCRINA (EPITELIO DI RIVESTIMENTO DELLO STOMACO). Caratteristiche generali dei tessuti epiteliali -Nei tessuti epiteliali le cellule sono a strettissimo contatto le une con le altre, gli spazi intercellulari non superano i 20 nm. -Tutti i tessuti epiteliali sono appoggiati su di una membrana basale che li separa dal tessuto sottostante (di solito un tessuto connettivo). Questa membrana basale è costituita per la maggior parte da proteine ed è prodotta in parte dalle cellule epiteliali e in parte dalle cellule del tessuto sottostante. -La maggior parte dei tessuti epiteliali (esclusi gli epiteliali ghiandolari endocrini) non sono vascolarizzati e si nutrono per fenomeni di diffusione a partire dai capillari sanguigni del tessuto connettivo sottostante. -I tessuti epiteliali (esclusi gli epiteliali sensoriali) si rinnovano costantemente. Questa caratteristica è particolarmente evidente negli epiteli di rivestimento (epidermide, intestino tenue). Esistono negli epiteli delle particolari cellule, dette cellule staminali, che hanno la capacità di mantenere costante il proprio numero, ma anche di maturare per sostituire le cellule che muoiono. CELLULA STAMINALE S S S DIVISIONE CELLULARE SIMMETRICA MANTIENE COSTANTE IL NUMERO CELLULA STAMINALE S S M DIVISIONE CELLULARE ASIMMETRICA CONSENTE LA MATURAZIONE Funzioni degli epiteli di rivestimento GLI EPITELI DI RIVESTIMENTO SVOLGONO MOLTEPLICI FUNZIONI: 1. RIVESTONO LA SUPERFICIE ESTERNA E LE CAVITÀ INTERNE DEL CORPO CHE COMUNICANO COLL’ESTERNO (esempio: CAVITA’ ORALE). 2. PROTEGGONO I TESSUTI SOTTOSTANTI DA DANNI DI VARIA NATURA (MECCANICI, FISICI, CHIMICI) E DAI MICROORGANISMI. 3. RIDUCONO LA PERDITA DI ACQUA DAI TESSUTI SOTTOSTANTI (EVAPORAZIONE). 4. REGOLANO I RAPPORTI TRA ORGANISMO E AMBIENTE ESTERNO MEDIANTE GLI SCAMBI METABOLICI (SECREZIONE, ESCREZIONE, ASSORBIMENTO), GLI SCAMBI GASSOSI (RESPIRAZIONE) E LA RICEZIONE DEGLI STIMOLI. Classificazione degli epiteli di rivestimento GLI EPITELI DI RIVESTIMENTO SI CLASSIFICANO IN BASE A DUE CRITERI: 1. NUMERO DI STRATI DI CELLULE (EPITELI SEMPLICI O MONOSTRATIFICATI; EPITELI COMPOSTI O PLURISTRATIFICATI). 2. FORMA DELLE CELLULE (EPITELI PAVIMENTOSI; CUBICI O ISOPRISMATICI; CILINDRICI O BATIPRISMATICI). IL NUMERO DEGLI STRATI E LA FORMA DELLE CELLULE RIFLETTONO LE FUNZIONI SVOLTE DALL’EPITELIO DI RIVESTIMENTO E NON SONO MAI CASUALI: -Gli epiteli SEMPLICI offrono scarsa protezione ai tessuti sottostanti (che comunque aumenta coll’aumentare dell’altezza delle cellule e per la presenza di muco o di ciglia presenti sulla superficie dell’epitelio). Pertanto, questi epiteli saranno presenti là dove avvengono fenomeni di assorbimento, secrezione, ecc., in modo da non ostacolarli eccessivamente. -Gli epiteli COMPOSTI offrono invece una buona protezione ai tessuti sottostanti e quindi saranno presenti dove occorre soprattutto protezione dei tessuti sottostanti. Non consentono però assorbimento, secrezione, ecc., se non in misura molto ridotta. Polarità degli epiteli di rivestimento -L’ESTREMITÀ DELLA CELLULA PIÙ VICINA ALLA MEMBRANA BASALE SI CHIAMO POLO BASALE, MENTRE L’ESTREMITÀ OPPOSTA SI CHIAMA POLO APICALE. -NELLE CELLULE DEGLI EPITELI BATIPRISMATICI SEMPLICI, IL NUCLEO E’ DI SOLITO SPOSTATO VERSO IL POLO BASALE. -IL POLO APICALE PUÒ PRESENTARE SPECIALIZZAZIONI DELLA MEMBRANA PLASMATICA, TIPO I MICROVILLI O LE CIGLIA. -AL POLO BASALE LA MEMBRANA PLASMATICA PUÒ PRESENTARE DELLE PIEGHE, AL CUI INTERNO MOLTO SPESSO SONO CONTENUTI DEI MITOCONDRI. Gli epiteli ghiandolari -Questi epiteli sono formati da cellule che si sono specializzate nella secrezione. Le cellule di questi epiteli sintetizzano e riversano all’esterno del loro corpo cellulare prodotti (molecole) di varia natura biochimica (proteica, glucidica, lipidica). Questo fenomeno è definito secrezione o esocitosi. -Questi prodotti, detti secreti, vengono riversati all’esterno del nostro corpo (esempio: sudore, prodotto dalle ghiandole sudoripare) o all’interno di cavità del nostro corpo che comunicano con l’esterno (esempio: bile, prodotta dal fegato). Parliamo in questi casi di ghiandole esocrine. -In altri casi, invece, i secreti vengono riversati all’interno dei vasi sanguigni. Parliamo allora di ghiandole endocrine (esempio: ghiandola tiroide) ed il secreto è definito ormone. Gli ormoni vengono trasportati dal circolo sanguigno e di solito esercitano la loro funzione a distanza delle cellule che li hanno secreti. Classificazione delle ghiandole esocrine CRITERI SEGUITI: 1. NUMERO DELLE CELLULE: GHIANDOLE UNICELLULARI; GHIANDOLE PLURICELLULARI. 2. LOCALIZZAZIONE: GHIANDOLE INTRAEPITELIALI (di solito unicellulari); GHIANDOLE EXTRAEPITELIALI. QUESTE ULTIME POSSONO POI ESSERE INTRAMURALI, SE SONO LOCALIZZATE NELLO SPESSORE DELLA PARETE DELL’ORGANO IN CUI VERSANO IL SECRETO (ESEMPIO: GHIANDOLE DELLO STOMACO); O EXTRAMURALI, SE SONO LOCALIZZATE A DISTANZA DALL’ORGANO A CUI INVIANO IL SECRETO (ESEMPIO: PANCREAS, FEGATO). 3. FORMA ALVEOLARI; DELL’ADENOMERO GHIANDOLE (GHIANDOLE ACINOSE; GHIANDOLE TUBULO-ACINOSE). TUBULARI; GHIANDOLE GHIANDOLE TUBULO-ALVEOLARI; 4. RAMIFICAZIONI DEI DOTTI ESCRETORI (GHIANDOLE SEMPLICI; GHIANDOLE RAMIFICATE; GHIANDOLE COMPOSTE). 5. MODALITA’ DI ELIMINAZIONE DEL SECRETO (GHIANDOLE MEROCRINE O ECCRINE; GHIANDOLE APOCRINE; GHIANDOLE OLOCRINE). 6. NATURA BIOCHIMICA DEL SECRETO (GHIANDOLE SIEROSE; GHIANDOLE MUCOSE; GHIANDOLE MISTE SIERO-MUCOSE). Gli epiteli ghiandolari endocrini • Sono formati da cellule sparse o raggruppate, che possono essere ospitate entro altri tessuti (epitelio di rivestimento dell’intestino tenue) od organi (testicolo). • Oppure le cellule sono organizzate a formare vere e proprie ghiandole endocrine (tiroide). • Le ghiandole endocrine si classificano in base alla disposizione delle cellule che le compongono: -ghiandole a cordoni (ipofisi) -ghiandole ad isolotti (pancreas endocrino) -ghiandole a follicoli (tiroide) Le ghiandole endocrine sono molto vascolarizzate (eccezione) e hanno moltissimi capillari sanguigni a decorso tortuoso (capillari sinusoidi). I tessuti connettivi o di sostegno o di supporto Il corpo umano e gli organi che lo compongono sono sostenuti e tenuti assieme da tessuti tradizionalmente denominati TESSUTI CONNETTIVI. Tale nome implica un ruolo essenzialmente strutturale, di sostegno. Tuttavia la continua acquisizione di nuove conoscenza, ha evidenziato che la loro funzione va molto oltre quella di sostegno. Tutti i tessuti connettivi sono costituiti da cellule disperse in una matrice vascolarizzati, avascolare. ad extracellulare. eccezione della Sono tessuti cartilagine molto che è Funzioni dei tessuti connettivi 1. SOSTEGNO O SUPPORTO (DI ALTRI TESSUTI, DI ORGANI, DEL CORPO UMANO INTERO) 2. DIFESA 3. NUTRIMENTO DI ALTRI TESSUTI (T. EPITELIALI) 4. INTERVENGONO NEI FENOMENI DELLO SVILUPPO EMBRIONALE E FETALE Classificazione dei tessuti connettivi 1. TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI: TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE LASSO TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO TESSUTO CONNETTIVO ELASTICO TESSUTO RETICOLARE TESSUTO ADIPOSO 2. TESSUTI CONNETTIVI DI SOSTEGNO: TESSUTO CARTILAGINEO TESSUTO OSSEO 3. TESSUTI CONNETTIVI A FUNZIONE TROFICA (NUTRITIZIA): SANGUE LINFA TESSUTO MIELOIDE TESSUTO LINFOIDE I TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI La matrice extracellulare è formata da: -fibre (collagene, elastiche, reticolari), cioè strutture sottili e allungate. -componente amorfa: una specie di gel viscoso altamente idratato, costituito da PROTEOGLICANI (molecole con grossa componente glucidica e piccola componente proteica) e da GLICOPROTEINE (molecole con grossa componente proteica e piccola componente glucidica). I proteoglicani sono molecole molte grosse, con un peso molecolare di milioni di Daltons. Fibre dei tessuti connettivi p.d. LE FIBRE DEI TESSUTI CONNETTIVI SONO DELLE STRUTTURE ALLUNGATE FORMATE DA PROTEINE. FIBRE COLLAGENE: SONO MOLTO RESISTENTI ALLA TRAZIONE (ovvero non si allungano o quasi) E SONO FORMATE DA COLLAGENE, LA PROTEINA PIÙ ABBONDANTE DEL CORPO UMANO. FIBRE ELASTICHE: SONO FORMATE DA ELASTINA (CHE E’ APPUNTO ESTREMAMENTE ELASTICA) E DA FIBRILLINA. Si allungano facilmente e poi tornano alla lunghezze iniziale. FIBRE RETICOLARI: SONO ANCH’ESSE FORMATE DA COLLAGENE, MA SONO MOLTO PIÙ SOTTILI DELLE FIBRE COLLAGENE. FORMANO DELLE RETI TRIDIMENSIONALI ALL’INTERNO DEGLI ORGANI DEL NS. CORPO. CELLULE DEI TESSUTI CONNETTIVI PROPRIAMENTE DETTI Le cellule sono rappresentate da: -fibroblasti/fibrociti (residenti) -cellule adipose o adipociti (residenti) -macrofagi (derivati dai monociti migrati dal sangue) -mastociti (migrati dal sangue) -plasmacellule (derivate dai linfociti B migrati dal sangue) -altre cellule del sangue migrate nei tessuti connettivi (esempio: granulociti neutrofili) FIBROBLASTI/FIBROCITI: SONO LE CELLULE CHE SINTETIZZANO TUTTI I COMPONENTI DELLA MATRICE EXTRACELLULARE (FIBRE E COMPONENTE AMORFA) E LI RIVERSANO ALL’ESTERNO DEL CORPO CELLULARE. QUANDO SONO IN ATTIVA FASE DI PRODUZIONE DELLA MATRICE EXTRACELLULARE SI CHIAMANO FIBROBLASTI, QUANDO INVECE SI TROVANO IN FASE DI RIPOSO SI CHIAMANO FIBROCITI. I FIBROBLASTI SI TRASFORMANO IN FIBROCITI E VICEVERSA. SONO CELLULE MOBILI. MACROFAGI: SONO CELLULE DERIVATE DAI MONOCITI DEL SANGUE PERIFERICO. SONO CELLULE MOBILI E SPECIALIZZATE NELLA FAGOCITOSI (DI BATTERI AD ESEMPIO). PERTANTO SVOLGONO UN IMPORTANTE RUOLO DIFENSIVO. TUTTAVIA I MACROFAGI SONO ANCHE COINVOLTI NEI FENOMENI IMMUNITARI. MASTOCITI: INTERVENGONO NEI FENOMENI ALLERGICI E NEI PROCESSI INFIAMMATORI ACUTI E CRONICI, SECERNENDO MOLECOLE CHE REGOLANO LA PERMEABILITA’ DEI VASI SANGUIGNI (ISTAMINA). INSIEME AI FIBROBLASTI, I MASTOCITI MANTENGONO LE CARATTERISTICHE FISICO-CHIMICHE DELLA MATRICE EXTRACELLULARE. PLASMACELLULE: DERIVANO DAI LINFOCITI B CHE CIRCOLANO NEL SANGUE PERIFERICO. PRODUCONO ANTICORPI (IMMUNOGLOBULINE) E SONO QUINDI COINVOLTE NEI PROCESSI IMMUNITARI. T. C. FIBRILLARE LASSO: è il più diffuso nel ns. organismo, è formato soprattutto da fibre collagene, ma anche da fibre reticolari ed elastiche. È abbondante la componente amorfa della matrice extracellulare. Troviamo molti fibroblasti/fibrociti, ma anche, in misura variabile a seconda degli organi, tutte le altre cellule tipiche dei t. c. propriamente detti, incluse le cellule adipose. T. C. FIBRILLARE DENSO: è costituito quasi esclusivamente da fibre collagene. La componente amorfa è scarsa. Può essere a fasci paralleli, incrociati, intrecciati, a seconda dell’orientamento spaziale delle fibre collagene. Le cellule sono rappresentate da fibrociti. T. C. ELASTICO: è costituito soprattutto da fibre elastiche. La componente amorfa della matrice extracellulare è piuttosto abbondante. Le cellule sono rappresentate da fibrociti/fibroblasti. T. C. RETICOLARE: è costituito soprattutto da fibre reticolari. La componente amorfa della matrice extracellulare è scarsa. Le cellule sono rappresentate da fibrociti/fibroblasti. TESSUTO ADIPOSO: nel t.c. fibrillare lasso si possono trovare alcuni adipociti (cellule adipose). Tuttavia, se gli adipociti sono molto numerosi si parla di tessuto adiposo. Distinguiamo un t. adiposo univacuolare o grasso bianco e un t. adiposo multivacuolare o grasso bruno. Nel t. adiposo univacuolare o grasso bianco gli adipociti sono vicini gli uni agli altri e la matrice extracellulare è molto scarsa. Ci sono molte fibre reticolari che costituiscono una specie di impalcatura tridimensionale. E’ un tessuto molto vascolarizzato. FUNZIONI DEL GRASSO BIANCO - riserva energetica (1Kg = 7000 Cal) - ammortizzatore meccanico - isolante termico - produzione di ormoni o adipocitochine: - leptina - fattore di necrosi tumorale- - resistina - adiponectina Il grasso bianco costituisce nel suo complesso un vero e proprio organo (organo adiposo) che svolge importantissime funzioni endocrine. Infatti, sta sempre più emergendo che gli ormoni (adipocitochine) prodotti da questo tipo di tessuto sono alla base di malattie molto diffuse (ipertensione arteriosa, aterosclerosi, diabete di tipo 2, dislipidemie, alcuni tipi di tumori). Inoltre si sta affermando il concetto che specialmente il tessuto adiposo localizzato nella cavità addominale è molto attivo dal punto di vista endocrino e per questo può essere molto dannoso se presente in eccesso. Pertanto un suo eccessivo sviluppo costituisce un fattore di rischio per lo sviluppo delle suddette malattie. GRASSO BRUNO: anche in questo tipo di tessuto gli adipociti sono vicini gli uni agli altri e la matrice extracellulare è scarsa. Ci sono inoltre fibre reticolari. È tipico dei roditori (ratti) e degli animali ibernanti (orsi, marmotte). È abbondante durante la vita fetale dell’uomo, nell’adulto lo troviamo solo in certe zone del ns. corpo (cavità addominale, collo). Svolge un ruolo chiave nella produzione di calore (termogenesi) e quindi nella regolazione della temperatura del corpo. Sperimentalmente è possibile far trasformare il grasso bianco in grasso bruno. La cartilagine -È un t. c. con funzione di sostegno. È formata da cellule (condroblasti/condrociti) e da abbondante matrice extracellulare, a sua volta costituita da fibre (collagene od elastiche) e da una abbondante componente amorfa. -La cartilagine è molto idratata ed è l’unico t. c. non vascolarizzato. Per questo motivo la lesioni della cartilagine si riparano molto lentamente o non si riparano per nulla. -La cartilagine (ad esclusione della cartilagine articolare) è circondata da uno strato di t.c. fibrillare denso (pericondrio), ricco di vasi sanguigni, che permettono alla cartilagine di nutrirsi per diffusione. Classificazione della cartilagine -CARTILAGINE IALINA: è il tipo di cartilagine più abbondante nel ns. organismo. La cartilagine ialina contiene FIBRE COLLAGENE, che non sono però visibili con le normali colorazioni istologiche, ed una abbondante componente amorfa. Costituisce lo scheletro fetale. Nell’adulto forma lo scheletro delle vie aeree (laringe-trachea-bronchi). Anche la cartilagine articolare e’ di tipo ialino. -CARTILAGINE ELASTICA: è ricca di FIBRE ELASTICHE, che sono visibili. La troviamo nel padiglione auricolare (orecchio esterno) e nell’epiglottide (laringe). -CARTILAGINE FIBROSA: è ricca di FIBRE COLLAGENE, che sono visibili anche con le comuni colorazioni istologiche. La troviamo nei dischi intervertebrali, nelle sinfisi (esempio: sinfisi pubica), e nei menischi. IL TESSUTO OSSEO -È un t. c. con funzione di sostegno e di protezione, la cui matrice extracellulare e’ mineralizzata, dunque solida. Inoltre funge da deposito di ioni Ca2+ (l’organismo umano contiene circa 1200 grammi di Ca2+ , quasi tutti nell’osso) e di ioni fosfato. -L’osso, una volta disidratato, può essere separato in una componente inorganica (o minerale, pari al 70% del peso secco dell’osso, composta per lo più da un tipo speciale di fosfato di Ca2+, detto idrossiapatite) ed una organica (pari al 30% del peso secco dell’osso). LA MATRICE EXTRACELLULARE DELL’OSSO E’ ABBONDANTE E CONTIENE FIBRE COLLAGENE, PROTEOGLICANI E GLICOPROTEINE. LE CELLULE DELL’OSSO SONO INVECE SOLO UNA PICCOLA PARTE DELLA COMPONENTE ORGANICA DELL’OSSO. L’osso e’ rivestito in periferia da t.c. fibrillare denso, molto vascolarizzato (periostio). Anche le cavità interne dell’osso sono rivestite allo stesso modo dall’endostio, che è però più sottile del periostio. L’osso e’ molto vascolarizzato e i vasi sanguigni percorrono canali (di Havers, di Volkmann) che sono scavati nell’osso, dato che la matrice extracellulare dell’osso è solida. IL SANGUE Il sangue è un t. c. con funzione nutritizia, in cui la matrice extracellulare è liquida e si chiama plasma. Il volume del sangue è di 5-6 l. nell’uomo e di 4-5 l. nella donna. Il pH del sangue è 7.35-7.45. Le cellule del sangue sono meglio definite elementi corpuscolati del sangue, perché alcune di esse, le piastrine, non sono vere e proprie cellule ma frammenti del citoplasma di grosse cellule dette megacariociti, che risiedono nel midollo emopoietico. PER STUDIARE IL SANGUE E’ NECESSARIO INNANZITUTTO IMPEDIRGLI DI COAGULARE AGGIUNGENDO, AD ESEMPIO, EPARINA. LO SI METTE POI IN UNA PROVETTA E LO SI CENTRIFUGA. SI OTTENGONO COSI’ 3 STRATI (DAL BASSO IN ALTO): 1. L’ematòcrito, di colore rosso, che rappresenta in media il 45% del volume del sangue, e varia fra il 37 ed il 54%, essendo più alto nei maschi che nelle femmine (40-54 contro 37-47). L’ematocrito è formato da eritrociti (globuli rossi). 2. Lo straterello grigio al di sopra dell’ematocrito (buffy coat) rappresenta l’1% del volume totale del sangue ed e’ formato da piastrine e leucociti (globuli bianchi). 3. Il plasma, trasparente e giallastro, che rappresenta in media il 55% del volume del sangue. PLASMA (55%) BUFFY COAT (1%) EMATOCRITO (45%) Composizione percentuale del plasma - H20: 91-92% - PROTEINE [albumina (60%), globuline(35%), fibrinogeno (4%), etc.]: 7-8% - ALTRI SOLUTI: 1-2% ELETTROLITI (Na+, K+, Ca2+, Mg2+, etc.) NUTRIENTI (glucosio, lipidi, ammino acidi, vitamine) ORMONI GAS (ossigeno, anidride carbonica, azoto) PRODOTTI DI SCARTO (urea, acido urico, creatinina) Il fegato produce più del 90% delle proteine del plasma Elementi corpuscolati del sangue ERITROCITI (GLOBULI ROSSI): 4-6 X 106/mm3 LEUCOCITI (GLOBULI BIANCHI):5000-9000/mm3 PIASTRINE: 150.000-400.000/mm3 Tipi cellulari maturi nel sangue circolante Tipo cellulare Eritrociti Neutrofili Eosinofili Basofili Linfociti Monociti Piastrine Dimensioni 7-8 μm 12-14 μm 12-17 μm 14-16 μm 6-15 μm 16-20 μm 1.5-3.5 μm Numero/mm3 4-6 x 106 - - - - - 150.000400.000 Formula leucocitaria - 50-70% 2-5% 0.5-1% 20-40% 2-10% - Tempo di sopravvivenza 120 giorni da 6 ore ad alcuni giorni 8-12 giorni ? ? mesi/anni 8-12 giorni Funzione intravasale extravasale extravasale extravasale extravasale extravasale intravasale Origine midollo emopoietico midollo emopoietico midollo emopoietico midollo emopoietico midollo emopoietico midollo emopoietico midollo emopoietico Caratteristiche degli eritrociti (globuli rossi) -Nei mammiferi sono cellule prive di nucleo (anucleate) e di altri organuli. -Hanno una forma a lente (disco) biconcava, che garantisce il maggior rapporto superficie/volume, per favorire al massimo gli scambi gassosi con i tessuti. Diametro medio: 7-8 micrometri. -Sono cellule molto deformabili e riescono a passare attraverso capillari sanguigni con un diametro di 4-5 micrometri. Hanno una vita media di 120 giorni. Ogni giorno viene sostituito l’1% degli eritrociti. Sono prodotti dal midollo emopoietico e sono distrutti nel fegato e nella milza. -Sono delle “cisterne” cariche di emoglobina, una proteina contenente ferro che lega l’ossigeno a livello polmonare e lo rilascia nei tessuti. Il ferro é responsabile del colore rosso del sangue. I LEUCOCITI (GLOBULI BIANCHI) FORMULA LEUCOCITARIA NELL’ADULTO: • GRANULOCITI NEUTROFILI: 50-70% • GRANULOCITI EOSINOFILI: 2-5% • GRANULOCITI BASOFILI: 0.5-1% • LINFOCITI: 20-40% • MONOCITI: 2-10% GRANULOCITI NEUTROFILI Il nucleo presenta 3-5 lobi. Più numerosi sono i lobi, più vecchio è il granulocito. Hanno nel citoplasma dei granuli che si colorano con una miscela di coloranti acidi e basici. Alcuni di questi granuli sono lisosomi. Sono cellule molto mobili, nei tessuti connettivi fagocitano batteri e li distruggono. In questo processo di distruzione, i granulociti muoiono. GRANULOCITI EOSINOFILI Il nucleo è bilobato. Nel citoplasma sono presenti molti granuli che si colorano con coloranti acidi (eosina). Sono cellule mobili e capaci di fagocitosi. Sono coinvolti nelle risposte allergiche e contro i parassiti. GRANULOCITI BASOFILI Il nucleo ha 2-3 lobi e si vede poco perché è coperto da granuli che si colorano con coloranti basici. Assomigliano ai mastociti del tessuto connettivo, ma sono diversi da essi. Anche i granulociti basofili svolgono la loro funzione nei tessuti connettivi, dove sono coinvolti in reazioni allergiche e nei processi infiammatori. MONOCITI Il nucleo dei monociti ha un profilo irregolare, alle volte è reniforme (a fagiolo). I monociti escono dai capillari sanguigni e nei tessuti connettivi si trasformano in macrofagi. Sono specializzati nella fagocitosi, tuttavia, a differenza dei granulociti neutrofili, di solito sopravvivono dopo aver ucciso i microorganismi. PIASTRINE E MEGACARIOCITI • Le piastrine hanno un diametro di 1.5-3.5 micrometri. Il loro numero varia da 150.000 a 400.000/mm3. • Sono frammenti del citoplasma dei megacariociti del midollo emopoietico. • Le piastrine svolgono un ruolo molto importante nei processi di coagulazione del sangue. Il midollo rosso o emopoietico (tessuto mieloide) E’ costituito da: -fibre reticolari e fibroblasti/fibrociti specializzati, che rappresentano la struttura di supporto per gli elementi corpuscolati del sangue in via di sviluppo. Sono anche presenti alcuni adipociti univacuolari. -Presenta un sistema di sinusoidi (capillari sanguigni) collegati tra loro, che defluiscono verso le vene e che permettono agli elementi corpuscolati del sangue di entrare in circolo solo quando sono maturi. -Contiene cellule staminali emopoietiche, da cui derivano tutti gli elementi corpuscolati del sangue. -E’ rosso perché in esso prevalgono i precursori degli eritrociti in via di sviluppo. I LINFOCITI Nell’adulto i linfociti sono meno numerosi dei granulociti neutrofili (2040% vs. 50-70%), mentre nei bambini è vero il contrario. FORMULA LINFOCITARIA (adulto): LINFOCITI T: 70-80% (IMMUNITA’ CELLULO-MEDIATA) LINFOCITI B: 5-15% (IMMUNITA’ UMORALE O ANTICORPALE) LINFOCITI Natural Killer (NK): 5-15% (altro tipo di immunità cellulo-mediata) Il sistema immunitario -Questo sistema ha come scopo quello di proteggere il ns. organismo da molecole estranee e quindi potenzialmente dannose. -Tali molecole vengono definite antigeni. Gli antigeni possono essere rappresentati da proteine solubili nei liquidi biologici (esempi: tossine batteriche, tipo la tossina del tetano o alcune proteine virali) oppure da molecole proteiche o glicoproteiche presenti sulla membrana di microorganismi o di cellule estranee all’organismo. -L’antigene che penetra nel ns. organismo deve prima essere riconosciuto: a questa fase prendono parte diversi tipi di cellule, quali linfociti, macrofagi/cellule che presentano l’antigene. Successivamente i linfociti del sistema immunitario cercano di neutralizzare l’antigene. RISPOSTE IMMUNITARIE -NATURALI O INNATE: SONO MENO SPECIFICHE E NON SI MODIFICANO A SEGUITO DI SUCCESSIVE ESPOSIZIONI AGLI ANTIGENI. L’IMMUNITA’ INNATA SI BASA SU: CELLULE EPITELIALI DI RIVESTIMENTO, GRANULOCITI NEUTROFILI, MACROFAGI E LINFOCITI NK. -ACQUISITE: PRESENTANO UN’ELEVATA SPECIFICITA’ DI RICONOSCIMENTO DELL’ANTIGENE ED UN AUMENTO DELL’EFFICACIA DELLA RISPOSTA IN SEGUITO A SUCCESSIVE ESPOSIZIONI ALL’ANTIGENE (FENOMENO DELLA “MEMORIA IMMUNITARIA”). L’IMMUNITA’ ACQUISITA SI BASA SU: LINFOCITI T E B, MACROFAGI/CELLULE CHE PRESENTANO L’ANTIGENE. IL TIMO -E’ UN ORGANO LINFOIDE POSTO NELLA CAVITA’ TORACICA. -E’ UN ORGANO TRANSITORIO CHE E’ NOTEVOLMENTE SVILUPPATO NEL FETO E FINO ALLA PUBERTA’ QUANDO RAGGIUNGE UN PESO DI 30-40 G. IN SEGUITO VA INCONTRO AD UN PROCESSO DI INVOLUZIONE CON DIMINUZIONE DELLA COMPONENTE LINFOIDE ED AUMENTO DEL TESSUTO ADIPOSO. -NEL TIMO TROVIAMO 3 TIPI DI CELLULE: LE CELLULE EPITELIALI, I LINFOCITI T E I MACROFAGI. LE CELLULE EPITELIALI SVOLGONO IN RUOLO FONDAMENTALE NEL PROCESSO DI MATURAZIONE DELLE CELLULE PRE-T DERIVATE DAL MIDOLLO OSSEO. -I LINFOCITI T MATURI LASCIANO IL TIMO PER VIA SANGUIGNA O LINFATICA E VANNO NEGLI ORGANI LINFOIDI SECONDARI. LINFOCITI T • T CITOTOSSICI (O CITOLITICI) • T HELPER • T REGOLATORI/SOPPRESSORI • T DELLA MEMORIA • I linfociti T citotossici aggrediscono direttamente cellule estranee all’organismo (esempio: cellule trapiantate) e le uccidono. • I linfociti T helper aiutano i linfociti B nella risposta umorale. Aiutano anche i linfociti T citotossici. • I linfociti T regolatori controllano che la risposta immunitaria non diventi troppo violenta e la spengono quando non è più necessaria. • I linfociti T della memoria vivono per moltissimi anni e conservano il ricordo dell’incontro con un determinato antigene. I linfociti B si trasformano in plasmacellule, che producono immunoglobuline o anticorpi. Le immunoglobuline o anticorpi neutralizzano alcuni tipi di antigeni (soprattutto antigeni solubili). Esistono anche linfociti B della memoria che conservano il ricordo del contatto coll’antigene. Linfociti Natural Killer (NK). Anche i linfociti NK maturano nel midollo emopoietico. I linfociti NK si caratterizzano per la presenza nel loro citoplasma di granuli contenenti fattori citotossici che vengono liberati al momento dell’interazione delle cellule NK con le cellule bersaglio. Tra questi fattori, sono più significative le perforine (PFP, Pore Forming Proteins), che liberate dai granuli dai linfociti NK, si legano alla membrana delle cellule bersaglio dove determinano la formazione di pori del diametro di 5-16 nm. Queste lesioni danno inizio ai fenomeni che portano alla lisi delle cellule bersaglio. I linfociti NK aggrediscono cellule infettate da virus e cellule tumorali. Il tessuto linfoide -Il tessuto linfoide è uno speciale tipo di t.c. caratterizzato dalla particolare ricchezza in linfociti che, insieme ad altri tipi di cellule (macrofagi/cellule che presentano l’antigene) forma gli organi linfoidi. Presenta una rete di fibre reticolari che fornisce un supporto alla popolazione di linfociti in continuo ricambio. -Si trova negli organi linfoidi (esempio: timo, milza) e nella parete delle vie digestive, respiratorie e uro-genitali. In queste ultime sedi il tessuto linfoide si organizza in formazioni anatomicamente definite: -TONSILLE (nell’istmo delle fauci e nella faringe) -NODULI LINFATICI SOLITARI, AGGREGATI E PLACCHE DI PEYER (nell’intestino tenue) -APPENDICE VERMIFORME Tali strutture costituiscono nel loro insieme il MALT (Mucosa-Associated Lymphoid Tissue). Gli organi linfoidi si distinguono in: -ORGANI LINFOIDI PRIMARI O CENTRALI (TIMO E MIDOLLO OSSEO). Vi hanno luogo tutte le tappe differenziative che, a partire da cellule progenitrici già orientate verso la linea linfoide, portano alla generazione di linfociti maturi,: T, B, NK. -ORGANI LINFOIDI SECONDARI O PERIFERICI (MILZA, LINFONODI, MALT). Rappresentano le sedi in cui i linfociti svolgono la maggior parte delle loro funzioni. INVECCHIAMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO • COLL’INVECCHIAMENTO I LINFOCITI T DIVENTANO MENO REATTIVI AGLI ANTIGENI ED IL NUMERO DEI LINFOCITI T CITOTOSISICI E HELPER DIMINUISCE. • ANCHE I LINFOCITI B DIVENTANO MENO REATTIVI AGLI ANTIGENI E NEGLI ANZIANI VENGONO PRODOTTI MENO ANTICORPI. • PERTANTO GLI ANZIANI SONO PIU’ ESPOSTI A GRAVI INFEZIONI BATTERICHE E VIRALI (IMPORTANZA DELLE VACCINAZIONI, AD ESEMPIO CONTRO L’INFLUENZA). Il tessuto nervoso È formato da NEURONI (1 x 1011) e da CELLULE GLIALI. Per ogni neurone, ci sono 10 cellule gliali. Il numero dei neuroni tocca il limite massimo nei primi anni dopo la nascita e rimane costante fin verso i 25-30 anni. Successivamente, i neuroni iniziano a morire ed ogni giorno si perdono così milioni di neuroni. Per molto tempo si è ritenuto che, nell’adulto, non si formassero più nuovi neuroni. Negli ultimi 10 anni è invece emerso che anche nell’uomo adulto vengono prodotti continuamente nuovi neuroni, specialmente in alcune aree del cervello che sono importanti per la memorizzazione. In ogni caso il numero di nuovi neuroni è molto modesto in confronto al numero di quelli che ogni giorno nell’adulto muoiono. -Il neurone è formato da un corpo cellulare (soma), contenente il nucleo, da cui partono due tipi di processi: un singolo assone ed uno o più dendriti. Le dimensioni del corpo sono variabili da 4-5 m (granuli del cervelletto) fino a 100-120 m (alcuni neuroni della corteccia cerebrale). -I dendriti sono processi molto ramificati che funzionano come i principali punti di ingresso delle informazioni. La loro lunghezza si misura in micrometri (al massimo alcune centinaia). -L’assone ha origine da una porzione del corpo cellulare, cono assonico o di emergenza. L’assone si estende sotto forma di processo cilindrico, di lunghezza variabile (fino ad 1 m), che termina su altri neuroni o su cellule effettrici (fibre muscolari, ad esempio) con un numero variabile di piccole ramificazioni a forma rigonfia, i bottoni terminali (o sinaptici). Proprietà dei neuroni I neuroni sono cellule particolarmente differenziate ai fini di generare, condurre e trasmettere l’impulso nervoso, cioè una variazione del potenziale di membrana (DEPOLARIZZAZIONE) che si genera a seguito di stimolazione (stimoli di natura chimica o fisica) del neurone. Tale potenziale d’azione è come una piccola corrente elettrica che si muove molto velocemente lungo i neuroni e i loro prolungamenti. I neuroni hanno dunque le seguenti proprietà caratterizzanti: -ECCITABILITÀ -CONDUCIBILITÀ -TRASMISSIBILITÀ -MEMORIZZAZIONE Rappresentazione schematica dell’insorgenza del potenziale d’azione ++++++++++++++++++++++++++ ------------------------------------- 72 mV ------------------------------------+ + ++ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + DEPOLARIZZAZIONE (ENTRA Na+) -----------------++++++++++++++ +++++++++++++-----------------+ 30 mV - 72 mV ++++++++++++-----------------------------------++++++++++++++ RIPOLARIZZAZIONE (ESCE K+) ++++++++++++-----------------------------------++++++++++++++ - 72 mV + 30 mV -----------------++++++++++++++ +++++++++++++------------------ DIREZIONE DI PROPAGAZIONE DEL POTENZIALE DI AZIONE Lungo i dendriti il potenziale di azione viaggia in senso centripeto (dalla periferia verso il corpo del neurone, mentre lungo l’assone (neurite) il potenziale di azione viaggia in senso centrifugo (dal corpo verso la periferia). Sinapsi e giunzioni cito-neurali -Le sinapsi sono i dispositivi di collegamento fra i neuroni. Tramite esse si formano dei circuiti (catene), più o meno complessi, di neuroni. -Le giunzioni cito-neurali sono i dispositivi di collegamento tra un neurone ed una cellula non neuronale (muscolare, epiteliale). -Tuttavia il meccanismo di trasmissione dell’impulso nervoso (potenziale d’azione) è molto simile a livello delle sinapsi e delle giunzioni citoneurali. Esistono sinapsi elettriche e chimiche. Nei mammiferi le sinapsi sono quasi tutte di tipo chimico. Nelle sinapsi a trasmissione chimica, la membrana del bottone sinaptico (membrana presinaptica-neurone A) e del neurone B (membrana postsinaptica) sono separate da una fessura o spazio intersinaptico (20 nm). I bottoni sinaptici contengono numerose vescicole sinaptiche ripiene del neurotrasmettitore, grazie al quale la terminazione produce eccitazione o inibizione del neurone B. I neuromediatori (neurotrasmettitori) Dal punto di vista chimico possono essere: AMINE: SEROTONINA ISTAMINA DOPAMINA NORADRENALINA AMMINO ACIDI: GLICINA ACIDO ASPARTICO ACIDO GLUTAMMICO ACETILCOLINA ACIDO g-AMINO BUTIRRICO (GABA) PICCOLE PROTEINE (PEPTIDI) CELLULE DELLA GLIA NELL’ADULTO: -ASTROCITI (S.N.C.) -CELLULE EPENDIMALI (S.N.C.) -CELLULE DELLA MICROGLIA (S.N.C.) -OLIGODENDROCITI (S.N.C.) -CELLULE DI SCHWANN (S.N.P.) -CELLULE SATELLITI (S.N.P.) S.N.C.: SISTEMA NERVOSO CENTRALE (MIDOLLO SPINALE + ENCEFALO). S.N.P.: SISTEMA NERVOSO PERIFERICO (NERVI PERIFERICI E GANGLI). Cellule della glia Le cellule della glia svolgono molteplici funzioni che dipendono dal tipo cellulare considerato. ASTROCITI: hanno un corpo centrale che contiene il nucleo, da cui originano dei prolungamenti (piedi terminali) che si espandono sulla parete dei capillari sanguigni. -recuperano il K+ fuoriuscito dai neuroni durante la ripolarizzazione. -recuperano parte dei neutrasmettitori a livello delle sinapsi (esempio: acido glutammico, che ad alte concentrazioni è tossico per i neuroni). -costituiscono la barriera emato-encefalica a livello del S.N.C. -sintetizzano glutatione (il principale anti-ossidante intracellulare) e glutamina e li trasferiscono ai neuroni. -svolgono un ruolo fondamentale per un corretto sviluppo del S.N.C. nel periodo embrionale/fetale. • LA BARRIERA EMATO-ENCEFALICA E’ FORMATA DAI PROLUNGAMENTI DEGLI ASTROCITI CHE SI DISPONGONO ALL’ESTERNO DEI CAPILLARI SANGUIGNI DEL S.N.C. • IN QUESTO MODO, SOSTANZE CHE CIRCOLANONO NEL SANGUE NON POSSONO FUORIUSCIRE LIBERAMENTE DAI CAPILLARI SANGUIGNI MA, PER RAGGIUNGERE I NEURONI, DEVONO PER FORZA PASSARE ATTRAVERSO IL CITOPLASMA DEGLI ASTROCITI. • QUESTE SOSTANZE POSSONO ESSERE UTILI (NUTRIENTI) O DANNOSE (TOSSICHE). QUINDI LA BARRIERA HA SOPRATTUTTO UN SIGNIFICATO PROTETTIVO NEI CONFRONTI DEI NEURONI. • LA BARRIERA FUNZIONA ANCHE IN SENSO OPPOSTO, OVVERO IMPEDISCE A SOSTANZE PRODOTTE DAI NEURONI (ORMONI AD ESEMPIO) DI PENETRARE ALL’INTERNO DEI CAPILLARI SANGUIGNI. OLIGODENDROCITI: costituiscono la guaina mielinica delle fibre nervose (assoni) del S.N.C. CELLULE EPENDIMALI: rivestono le cavità interne del S.N.C. ed intervengono nella produzione e nella regolazione del flusso del liquido cefalo-rachidiano. CELLULE DELLA MICROGLIA: sono cellule con capacità fagocitarie ed in grado di muoversi. Sono simili ai macrofagi dei tessuti connettivi e si attivano in seguito a traumi, infiammazioni o malattie degenerative del S.N.C. In condizione di riposo sono piccole (da cui il nome) ma quando si attivano aumentano di dimensioni. CELLULE DI SCHWANN: costituiscono la guaina mielinica delle fibre nervose (assoni) del S.N.P. CELLULE SATELLITI: sono presenti nei gangli del Sistema Nervoso Autonomo che fanno parte del S.N.P. GUAINA MIELINICA Le fibre nervose (assoni) possono essere rivestiti da una guaina (manicotto) detta guaina mielinica, di colore biancastro, che funzione come un isolante. La guaina mielinica è formata da proteine (15-30% del peso secco) e lipidi (70-85%). I tessuti muscolari Questi tessuti sono caratterizzati dalla capacità di CONTRARSI (ridursi in lunghezza ed aumentare di spessore) e di RILASSARSI (ritornare alla lunghezza e allo spessore iniziali) in risposta a stimoli di varia natura (elettrica, chimica, ormonale). Esistono 3 tipi di tessuti muscolari: TESSUTO MUSCOLARE SCHELETRICO (STRIATO): costituisce i muscoli scheletrici ed altri muscoli del ns. organismo. È controllabile dalla volontà ed è il tipo più rappresentato nel corpo umano. TESSUTO MUSCOLARE MIOCARDICO (STRIATO): costituisce il miocardio, ovvero uno dei tre strati (il più spesso) della parete del cuore. Non è controllabile dalla volontà. TESSUTO MUSCOLARE LISCIO: lo troviamo nella parete dei vasi sanguigni (arterie, vene), nella parete degli organi cavi (stomaco, intestino), all’interno del globo oculare, etc. Non è controllabile dalla volontà. Il tessuto muscolare scheletrico -È costituito da cellule allungate che sono lunghe da 1 mm a vari cm. Per questo motivo vengono dette fibrocellule muscolari scheletriche (striate) o più brevemente fibre muscolari scheletriche (striate). -Ogni fibra muscolare scheletrica deriva dalla unione, durante il periodo di sviluppo embrionale, di molteplici cellule, dette mioblasti, che si fondono insieme. Pertanto ogni fibra muscolare contiene vari nuclei, anche alcune centinaia. • OLTRE ALLE FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE, SONO PRESENTI CELLULE SATELLITI CHE HANNO UNA MODESTA CAPACITA’ RIGENERATIVA DEL MUSCOLO STRIATO SCHELETRICO. • PERTANTO, QUANDO UN MUSCOLO STRIATO VIENE LESO, LE FIBRE MUSCOLARI VENGONO PER LO PIU’ SOSTITUITE DA TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO (CICATRICE) CON UN’OVVIA RIDUZIONE DELLA FUNZIONALITA’ DEL MUSCOLO. • LE FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE PRESENTANO I NUCLEI DISPOSTI IN PERIFERIA, SUBITO AL DI SOTTO DELLA MEMBRANA PLASMATICA (SARCOLEMMA). • CONTENGONO INOLTRE MITOCONDRI, PIU’ O MENO NUMEROSI ED UN ESTESO RETICOLO ENDOPLASMATICO LISCIO (RETICOLO SARCOPLASMATICO). La fibra muscolare striata è caratterizzata dall’alternanza di bande trasversali chiare e scure lungo l’asse maggiore. BANDA SCURA: anisotropa o banda A. È occupata al centro da una regione relativamente più chiara, banda H, attraversata, a sua volta, da una linea verticale, stria o linea M. BANDA CHIARA: isotropa o banda I. Ciascuna banda I è divisa in due parti dalla linea o stria Z. IL SAROCOMERO, CIOE’ L’UNITA’ FUNZIONALE DELLA FIBRA MUSCOLARE STRIATA, E’ COMPRESO FRA DUE STRIE Z. Le bande visibile nelle fibre muscolari scheletriche sono formate dalla sovrapposizione di elementi fibrillari, le miofibrille, lunghe strutture cilindriche altamente specializzate per la contrazione. Le miofibrille sono a loro volta formate da miofilamenti proteici. La disposizione ordinata dei miofilamenti nell’ambito della miofibrilla conferisce alla fibra muscolare scheletrica una caratteristica striatura trasversale. NON TUTTE LE FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE SONO UGUALI: -FIBRE ROSSE, CON UN DIAMETRO RELATIVAMENTE RIDOTTO ED ABBONDANTI MITOCONDRI. SI CONTRAGGONO PIU’ LENTAMENTE, SONO RESISTENTI ALLA FATICA E QUINDI SONO ADATTE AD UN TIPO DI ATTIVITA’ MUSCOLARE PROLUNGATA. -FIBRE BIANCHE: SONO PIU’ GRANDI ED HANNO MENO MITOCONDRI DELLE FIBRE ROSSE. SI CONTRAGGONO PIU’ RAPIDAMENTE MA SONO MENO RESISTENTI ALLA FATICA. -FIBRE INTERMEDIE: HANNO CARATTERISTICHE INTERMEDIE. SPESSO I IMUSCOLI UMANI CONTENGONO TUTTI E TRE I TIPI DI FIBRE. • Le fibre muscolari scheletriche contengono all’interno del citoplasma un abbondante reticolo endoplasmatico liscio denominato reticolo sarcoplasmatico. Il reticolo sarcoplasmatico è un deposito di ioni Ca2+ che sono indispensabili per la contrazione muscolare. • Per permettere la contrazione sincrona di tutti i sarcomeri di una fibra muscolare, un sistema di estensioni della membrana plasmatica si estende trasversalmente nella fibrocellula muscolare, a livello della giunzione tra le bande A e I. A tale livello, all’interno delle fibre muscolare penetrano dei sistemi tubulari, i tubuli T, il cui lume è in continuità con lo spazio extracellulare. • Un secondo sistema di membrane derivate dal reticolo sarcoplasmatico è strettamente associato ai tubuli T. Questo sistema costituisce le cisterne terminali. • Ogni tubulo T, con i suoi due elementi associati di reticolo sarcoplasmatico (cisterne terminali) forma una triade a livello della giunzione delle bande A e I. Proteine contrattili del muscolo scheletrico -ACTINA -MIOSINA -TROPONINA -TROPOMIOSINA Queste proteine, insieme ad altre (titina, nebulina, connettina, etc.), formano i miofilamenti i quali, unendosi gli uni agli altri, formano le miofibrille. I miofilamenti MIOFILAMENTI SPESSI (diametro 10-12 nm): sono costituiti dall’aggregazione di numerose molecole di miosina. Tali molecole sono composte da due catene polipeptidiche. Ogni catena presenta una testa globulare ed una coda lineare. Le molecole si aggregano formando dei fasci costituiti da code strettamente affiancate e sfasate in senso longitudinale, e da teste che sporgono ad intervalli regolari. Le code di miosina sono sempre rivolte verso la linea M. MIOFILAMENTI SOTTILI (diametro 5-6 nm): sono costituiti dall’aggregazione di numerose molecole di actina. Ogni miofilamento sottile è formato da due filamenti di actina in forma filamentosa (F-actina), ciascuno dei quali è costituito da molecole di actina monomerica (G-actina), disposti a formare una doppia elica. Lungo i filamenti di actina si colloca la doppia elica della tropomiosina legata a sua volta alla troponina costituita da tre frammenti. La contrazione muscolare La contrazione muscolare è determinata dallo scorrimento dei filamenti di actina sui filamenti di miosina grazie all’attività ATPasica delle teste di miosina. La formazione dei legami trasversali transitori tra un filamento di actina ed uno di miosina è un fenomeno ciclico, ATP-dipendente, che richiede la presenza di Ca2+. Il legame tra il Ca2+ e la troponina provoca un riarrangiamento conformazionale delle proteine regolatrici che si trovano lungo il filamento sottile, rendendo disponibili i siti di legame (normalmente occupati dalla subunità I della tropomiosina) tra l’actina e le teste di miosina. Le teste di miosina, in cui è concentrata l’attività ATPasica, idrolizzano ATP e sfruttano l’energia liberata da tale reazione per legare l’actina e flettersi determinando lo scorrimento dei miofilamenti. Dopo la flessione, le teste di miosina si distaccano dall’actina e riprendono la loro conformazione originale. Il tessuto miocardico Esistono due tipi di tessuto miocardico: -T. MIOCARDICO COMUNE -T. MIOCARDICO SPECIFICO -Il tessuto miocardico comune e’ formato da cellule dette cardiomiociti. Costituisce il 99.9% del miocardio ed ha una funzione contrattile. -Il tessuto miocardico specifico e’ formato da diversi tipi cellulari (cellule P, cellule di transizione, cellule di Purkinje) che hanno perso la funzione contrattile. La sua funzione e’ quella di generare e di condurre ad alta velocità lungo direttrici specifiche l’impulso elettrico per la contrazione del miocardio comune. I cardiomiociti sono cellule lunghe circa 80-100 m, cilindriche (diametro di 15 m), con uno o al massimo due nuclei in posizione centrale. I cardiomiociti si ramificano ad Y, le cui estremità entrano in contatto con ramificazioni analoghe delle cellule adiacenti. I cardiomiociti hanno una disposizione delle proteine contrattili simile a quella del muscolo scheletrico e sono, perciò, striati. Tra le zone terminali di cardiomiociti adiacenti vi sono delle giunzioni intercellulari specializzate, i dischi intercalari, che permettono il passaggio dello stimolo elettrico da un cardiomiocita all’altro, attraverso delle “gap junctions”. I cardiomiociti hanno scarsissime capacità rigenerative: nelle persone giovani ogni anno si rinnova solo l’1% del miocardio comune. Questa percentuale si riduce con l’età. -I DISCHI INTERCALARI PERMETTONO IL PASSAGGIO DI IONI DA UN CARDIOMIOCITA ALL’ALTRO, ATTRAVERSO “GAP JUNCTIONS”. -IN QUESTO MODO, LO STIMOLO ELETTRICO PER LA CONTRAZIONE DEL CUORE SI TRASMETTE DA UN CARDIOMIOCITO ALL’ALTRO. I mitocondri sono più abbondanti nei cardiomiociti che nelle fibre muscolari scheletriche. Invece, il reticolo sarcoplasmatico è meno abbondante nei cardiomiociti che nelle fibre muscolari scheletriche. Nei cardiomiociti non esistono le triadi, bensi le diadi, formate da un tubulo T e da una cisterna terminale. Le diadi sono localizzate a livello delle strie Z. Il tessuto muscolare liscio È costituito da unità morfologicamente distinte, le fibrocellule muscolari lisce, di forma allungata e prive di striature trasversali. La loro lunghezza varia da 20 a 200 m, ma in alcuni casi può raggiungere i 500 m (utero). Esse sono capaci di rigenerarsi. Le fibrocellule muscolari lisce si possono trovare: -isolate oppure riunite in piccoli gruppi in seno ai tessuti connettivi (es.: muscoli erettori del pelo); -affiancandosi tra di loro in fascetti o lamine, costituiscono le tonache muscolari degli organi cavi (tubo digerente; vie respiratorie; apparati urinario e genitale); -nella parete dei vasi arteriosi, venosi, e linfatici maggiori; -nella parete di grossi dotti ghiandolari; -formano i muscoli dell’iride e del corpo ciliare (all’interno dell’occhio). -I filamenti di actina e di miosina non sono disposti secondo la tipica organizzazione del muscolo striato, ma si intersecano obliquamente formando una specie di reticolo. -I filamenti contrattili del muscolo liscio si collegano alla membrana plasmatica delle cellule. -Tuttavia la contrazione è basata sullo scivolamento dei filamenti, come nel muscolo striato, e richiede ioni Ca2+. -Manca la troponina che è sostituita da un’altra proteina (chinasi delle catene leggere della miosina). -Gli ioni Ca2+ provengono dall’esterno e non dal reticolo sarcoplasmatico che non esiste.