MIGLIORARE LA VISIONE CON IL TRAINING NEUROVISIVO La visione inizia, ma non finisce nella retina. A volte lo stato di salute dell’occhio è buono, ma le informazioni visive che vengono raccolte e portate al cervello non sono elaborate in modo efficace, e questo comporta una difficoltà a svolgere compiti visivi complessi come per esempio leggere, riconoscere e denominare un oggetto statico o in movimento quando il suo contorno è mascherato dal altri vicini o sovrapposti, analizzare gli elementi spaziali per programmare l’azione. Altre volte è la visione periferica ad essere compromessa ma ben presto questo si ripercuote sui processi visivi centrali. Per spiegare la visione normale ed i suoi disturbi, è necessario quindi analizzare la risposta dell’intero sistema visivo, inclusi i processi che avvengono nel cervello. Poiché l’elaborazione visiva centrale avviene tramite vie ascendenti, discendenti ma anche reti di neuroni che comunicano orizzontalmente in parallelo, i disturbi visivi su base corticale centrale possono avere origini diverse. La riabilitazione di meccanismi precoci può trasferirsi a molti aspetti della visione nella vita quotidiana, come la lettura, la guida e lo sport. Questo è possibile solo se la riabilitazione migliora la risposta di una popolazione di neuroni connessi tra di loro ed attivati in parallelo per rispondere alle richieste di immagini complesse. Se questo avviene si dice che il training neurovisivo ha indotto plasticità in una rete neuronale. La scienza che si occupa della valutazione delle funzioni visive centrali e dei meccanismi corticali su cui queste funzioni si basano viene chiamata neurovisione e le tecniche riabilitative che migliorano la visione inducendo plasticità nelle reti neuronali della corteccia visiva primaria prendono il nome di training neurovisivo. Come diagnosticare un deficit corticale trattabile con il training neurovisivo? Prima di iniziare un training neurovisivo bisogna prima di tutto valutare se il disturbo riguarda i processi visivi periferici o quelli corticali. Anche le normali indagini optometriche fornisco dati utili a questo scopo. Per esempio, una caduta di sensibilità al contrasto alle frequenze spaziali molto basse ma anche molto alte non può essere spiegata solo sulla base di fattori ottici. Alla stessa maniera una caduta di sensibilità per la frequenza temporale non è deputabile a un disturbo periferico. Inoltre una buona acuità visiva misurata con l’ETDRS o con le Landolt-C, a fronte di una caduta di acuità di Vernier, è verosimilmente causata da un disturbo visivo ai primi livelli dell’analisi corticale. Quali sono i disturbi risultanti da una anomala plasticità corticale? A seguito di un percorso valutativo su base optometrica, oculistica e neurovisiva è possibile rilevare la natura, il livello e l’entità della anomalia delle reti neuronali: - nell’ambliopia di tipo funzionale e di tipo patologico (Polat, 2004) - nella maculopatia ereditaria, miopica e senile (Baker & al., Dilks & al.), - nella dislessia evolutiva diseidetica o miste (Stein, 2001; Kevan & Pammer, 2009) - nel nistagmo (Lewis & al., 1989) - nell’albinismo (Wolynski & al., 2010; Hoffmann & al., 2007) - in alcuni casi la miopia (Polat, 2009) - nella presbiopia iniziale (Polat, 2009) In che cosa consiste il training neurovisivo? Consiste di una procedura che induce plasticità attività-dipendente nella corteccia visiva. La plasticità neuronale è il risultato dell’apprendimento percettivo, tramite il quale allenando certi compiti visivi si ottiene un miglioramento nelle funzioni visive. Molti studi concordano nel ritenere che l’apprendimento percettivo avvenga come risultato della modificazione dei processi neurali nella corteccia visiva primaria adulta. Il training ha lo scopo di migliorare la risposta non di un singolo neurone ma di una insieme di neuroni nella corteccia visiva primaria connessi in una rete tramite interazioni orizzontali. Il miglioramento delle connessioni neurali tra i neuroni della rete avviene attraverso la ripetizione di un compito che consiste nel rilevare uno stimolo Gabor (variazione sinusoidale di luminanza convoluta con una Gaussiana). Se l’apprendimento migliora le connessioni nella rete allora la soglia per il contrasto si abbasserà di più quando la Gabor è affiancata da elementi facilitatori che quando è presentata da sola. La riduzione della soglia aumenta la sensibilità al contrasto e l’acuità visiva e riduce l’affollamento visivo. Con il training neurovisivo è possibile riabilitare selettivamente le reti neuronali del sistema magnocellulare e parvocellulare e, per ciascuna di queste vie, livelli diversi di processamento neurale (magno: V1 vs V5; Parvo: V1 vs V2 e V4) La tecnica ha ottenuto l’approvazione dell’Federal Drug Aadministration per l’ambliopia dai 9 anni in poi, considerata fino ad ora intrattabile. Il training neurovisivo ha anche ottenuto il marchio CE come Dispositivo Medico per l’ambliopia, presbiopia iniziale, post-chirurgia refrattiva, postchirurgia della cataratta, ipovisione e “supervisione”. Come viene somministrato il training neurovisivo? Per riabilitare questi disturbi non è sufficiente la diagnosi ma è necessario personalizzare il percorso riabilitativo: definire il processo neurale da riabilitare e il livello di analisi a cui opera. Si procede con un’attenta indagine neurovisiva, neuropsicologica, optometrica ed oculistica. Questi pre-test devono anche valutare la funzionalità di processi di alto livello (lettura, visione del movimento, affollamento visivo, acuità visiva, visione periferica, coordinazione visuomotoria) che verrà rivalutata alla fine del training neurovisivo. Qui di seguito un breve elenco delle batterie di test da cui selezionare quelli indicati per ciascun paziente: Esami optometrici per valutare: - l’acuità visiva, - le forie orizzontali e verticali - lo stato accomodativo - la refrazione soggettiva e oggettiva Esami neurovisivi con metodi psicofisici, elettrofisiologici e di neuroimmagine per distinguere deficit periferici e corticali e, per quest’ultimi, valutare il livello a cui intervengono, comprendono: - sensibilità al contrasto spaziale e temporale - acuità visiva con le Landolt-C lettere di Snellen, ETDRS, acuità Vernier - visione binoculare con test di disparità locale e globale (Random Dot Stereogram) - visione del movimento di 1° , 2° e 3° ordine, di movimento locale globale e biologico, flusso ottico - visione periferica (Rarebit) - integrazione dei contorni - affollamento visivo Esami oculistici per valutare: - fundus oculi - OCT - microperimetria di Humphrey, Goldman - fluorangiografia I risultati degli esami permettono di preparare un programma riabilitativo paziente specifico. Questo comprende dalle 30 alle 50 sessione della durata di circa trenta minuti ciascuna che vengono somministrate al paziente almeno tre volte alla settimana, a giorni consecutivi od alterni. Il programma è dinamico e varia in funzione dei progressi del paziente e dell’aggiornamento dei controlli effettuati. Per ogni paziente, nella prima sessione si decide la gamma di valori di contrasto da utilizzare per misurare la soglia, gli orientamenti e le frequenze spaziali da utilizzare, la regione retinica di stimolazione, se il training debba essere svolto con stimolazione statica o dinamica, se durante l’esecuzione del compito debba essere modulata oppure no la risposta attentiva. Senza questa fase di calibarazione paziente specifica, non è possibile garantire l’efficacia del training. Inoltre, nelle prime sessioni l’operatore si assicura che il paziente assimili le consegne e rispetti rigorosamente la distanza di visione, la fissazione, e non vari il criterio di risposta. Affinché la terapia abbia successo, si deve indurre il paziente a ridurre le omissioni ma anche le risposte falso-positive. Alla fine del trattamento la valutazione neurovisiva ed optometrica deve essere ripetuta. Infatti si può valutare l’efficacia del training non solo sulla base del miglioramento della sensibilità al contrasto per le Gabor affiancate rispetto a quelle isolate ma, anche, della sensibilità al contrasto e dell’acuità visiva. Lo stadio ultimo consiste nel valutare se l’effetto del training neurovisivo trasferisca a compiti complessi, come la lettura, il comportamento visuo-motorio, il riconoscimento dei volti e degli oggetti, la guida. Procedura del training neurovisivo Gli operatori somministreranno il training sotto diretta consulenza del centro DiVA dell’Università di Padova in cui è presente un’équipe formata da esperti di neurovisione, neuropsicologi, oculisti, ortottisti e optometristi, i quali forniscono una valutazione complessiva della funzionalità visiva dei candidati al training e sulla base di questa, una programmazione del trattamento specifico per ogni singolo individuo. 1. I consulenti del centro DiVA (anche insieme agli operatori che sono stati formati ,dal centro stesso, per somministrare l’NVT che hanno il software in licenza d’uso) completano la valutazione della funzionalità visiva di ciascun paziente tramite una procedura on-line che permette uno scambio bidirezionale delle informazioni tra operatori e centro DiVA. 2. Sulla base dei risultati della valutazione verrà inviato all’operatore il programma di training personalizzato per ogni paziente. a. Viene fatta eseguire la prima sessione di training e vengono registrate le soglie nelle varie condizioni di presentazione dello stimolo. b. Mediante 30-50 sessioni, eseguite in un ambiente controllato dall’operatore per condizioni ambientali e di somministrazione del test (eccentricità e distanza di visione dallo schermo del computer come definiti dal programma). c. Ogni sessione dura approssimativamente 30 minuti e devono essere svolte da 2 a 4 volte alla settimana. Non si possono raggruppare 2 sessioni nello stesso giorno. d. La supervisione da parte dell’operatore dipende dall’età e tipologia del paziente (minimo una settimana massimo l’intera durata del training). e. Per ogni sessione i risultati della somministrazione verranno inviati al centro DiVA che provvederà a valutare, dopo 3 settimane circa, se il training può essere continuato. 3. Alla fine del training verranno rieseguiti i test in cui il paziente era risultato deficitario (psicofisici, elettrofisiologici optometrici, ortottici e oculistici). 4. Verranno infine valutate le prestazioni del paziente nei compiti visuo-motori, di lettura, di guida e sport Metanalisi Clinico-Scientifica Criteri di inclusione e previsioni dei risultati AMBLIOPIA FUNZIONALE (Anisometropia Miopica e Ipermetropica, Strabismo, associata a Strabismo e Anisometropia). Il training neurovisivo migliora la visione negli adulti di 2,5 linee LogMAR (Polat, 2004) e 2,12 linee LogMAR nei bambini in cui il trattamento occlusivo ha prodotto un risultato scarso o nullo (Polat, Ma-Naim & Spierer, 2009). o Età: - pediatrica: 9-18 - adulta: 19-55 o Acuità visiva (con la migliore correzione) - età pediatrica: da 0,7 a 0,3 logMar (da 2/10 a 5/10) - età adulta: da 0,5 a 0,3 logMar (da 3,3/10 a 5/10) o Stereoacuità <… o Presenza di affollamento foveale AMBLIOPIA DI TIPO PATOLOGICO (Nistagmo, albinismo, cataratta congenita e aniridia). Gli studi sui risultati del training in questi pazienti sono in corso o Età: - pediatrica: 9-18 - adulta: 19-55 o Acuità visiva (con la migliore correzione) - età pediatrica: da 0,7 a 0,3 logMar (da 2/10 a 5/10) - età adulta: da 0,5 a 0,3 logMar (da 3,3/10 a 5/10) o Stereoacuità <… o Presenza di affollamento foveale IPOVISIONE (Maculopatia ereditaria, miopica e senile) Il training neurovisivo migliora la visione periferca di questi pazienti aumentando la sensibilità al contrasto e l’acuità visiva (Maniglia, Sato & Casco, in stampa). o Età: - pediatrica: 9-18 - adulta: 19-55 o Dimensione scotoma ≤ 10° di diametro (misurato con Microperimetria) - Acuità visiva non inferiore a 0,7 logMar (non inferiore a 2/10) DISTURBI NEUROPSICOLOGICI (Emianopsie postchiasmatiche, traumi cranici occipitali) o Età: - pediatrica: 9-18 - adulta: 19-55 o Deficit del campo visivo localizzato o diffuso, valutato con la perimetria DISLESSIE EVOLUTIVE DISEIEDETICHE O MISTE. Il training neurovisivo aumenta fino a due anni l’età di lettura (Tawa….. o o o Età: pediatrica: 5-14 Acuità visiva (con la migliore correzione nella norma) Ridotta risposta magnocellulare misurata con i test MC, MR e CSCspazio-temporale, VEPs(P100) MIOPIA (Refrazione Sferica ≤ -1,5D; Astigmatismo ≤ 0,75D). Il training neurovisivo aumenta la sensibilità al contrasto di …unità logaritmiche e l’acuità visiva fino a due decimi (Tan & Fong, 2008; Guzzon, Pavan & Casco, 2012) o Età: adulta: 19-55 o Acuità visiva (con la migliore correzione nella norma) - non inferiore a 0,7 logMar (non inferiore a 2/10) o Differenza tra i due occhi non superiore ai 0,3 logMar (5/10) o Difetto refrattivo stabile negli ultimi 6 mesi PRESBIOPIA: il training neurovisivo migliora l’acuità visiva di 2.2 logMAR linee (Durrie & McMinn, 2007) o Età: 40-50 o Acuità visiva (non corretta da vicino) - da 0,2 a 0,6 logMar (da 6,3/10 a 2,5/10 In decimi) DISTURBI DELLA VISIONE PERIFERICA (nella guida e nello sport). Il training neurovisivo migliora la visione periferica riducendol’affollamento visivo nella parafovea (Maniglia, Pavan, Cuturi, Campana, Sato & Casco, 2011) o Età: dai 9 in poi o Deficit del campo visivo localizzato o diffuso, valutato con la perimetria Criteri di esclusione o o o o Gravi patologie Neurologiche o Psichiatriche (si veda anamnesi) Declino cognitivo (si veda anamnesi) Depressione grave (si veda anamnesi) Lesione corticale AMBLIOPIE o Range non compreso tra 0,5 e 0,3 logMar (Polat et al. 2004) MIOPIE E PRESBIOPIE o Complicanze oculari o Retinopatie diabetiche o Degenerazioni maculari o Chirurgia refrattiva o Distacchi di retina e vitreo o Miopia non corretta inferiore a 0,7 logMar Pazienti Età Soggetti Pre- e Post-Test Neurotraining Miglioramento Problemi Follow-up Polat et al PNAS 2004 Tan & Fong Cataract Refract Surg 2008 Durrie & McMinn Trans Am Ophthalmol Soc 2008 Polat et al VR 2009 Ambliopia unilaterale secondaria a strabismo e/o anisometropia 9- 55 77 ambliopi 16 controlli Miopia non corretta non inferiore a 0,7 logMAR Stabile nei 6 mesi precedenti 19 - 53 20 miopi Miopia non corretta non inferiore a 0,7 logMAR Presbiopia non inferiore a 0,2 – 0,6 logMAR Stabile nei 6 mesi precedenti Differenza tra i due occhi non maggiore di 0,3 logMar Ambliopia unilaterale secondaria a strabismo e/o anisometropia Miopi: 19 – 39 11 miopi 18 presbiti Presbiti: 41 - 55 Controlli: 6 miopi 3 presbiti 7-8 5 ambliopi Acuità: ETDRS rifrazione cicloplegica movimenti oculari allineamento oculare funzioni binoculari CSC a tutti i cpd Acuità: ETDRS rifrazione cicloplegica CSF (SWCT charts) a 3 m di sitanza Questionario: “Quality of Vision and Quality of Life” Acuità: ETDRS rifrazione cicloplegica Questionario: “Quality of Vision and Quality of Life” Acuità: ETDRS & Snellen rifrazione cicloplegica movimenti oculari allineamento oculare funzioni binoculari esame del fundus CSC a tutti i cpd Occhio ambliope corretto Metodo: staircase Condizioni NVT: - FS: 1,5 - 12 cpd orientamenti 5 livelli - Separazione T/F: 5 livelli Occhio miope ipocorretto o in assenza di correzione e occhio migliore oscurato Metodo: staircase Condizioni NVT: - FS: 1,5 – 12 cpd - Separazione T/F: 4 livelli Occhio miope o presbite ipo-corretto o in assenza di correzione e occhio migliore oscurato Metodo: staircase Condizioni NVT: - FS: 1,5 – 12 cpd - Separazione T/F: 4 livelli Negli ambliopi: ETDRS: di 2,5 linee LogMAR CSF: da 2.21 a 4.23 per tutti i cpd (p=0. 05) Occhio ambliope corretto Metodo: staircase Condizioni NVT: - FS: 1,5 - 12 cpd orientamenti 5 livelli - Separazione T/F: 5 livelli Acuità Visiva: - ETDRS: di 2,12 linee LogMAR - Snellen: 1,5 linee CSF: miglioramento per alti cpd (p=0. 004) Un bambino: migliora l’allineamento oculare Due bambini: migliorano le funzioni binoculari Nei controlli: nessun miglioramento ETDRS: di 2,1 linee logMAR CSF: per tutti i cpd Questionario: - minor uso di lenti a contatto/occhiali nel 93,3% dei pazienti nessun uso di lentia contatto/occhiali nel 46,7% dei pazienti ETDRS: di 2,2 linee logMAR sia per nei miopi e nei presbiti CSF: per tutti i cpd Nessun risultato riportato sul Questionario Non veniva somministrato alcun Questionario follow-up.a 12 mesi Non c’era un gruppo di controllo follow-up.a 3, 6, 12 mesi Non vengono riportati i dati del Questionario Non c’era un gruppo di controllo No follow-up.. Non veniva somministrato alcun Questionario Maniglia et al., 2011 Casco et al., in press Maculopatia 19-50 8 controlli bino 4 maculopatici 6 controlli mono Acuità: ETDRS CSF computerizzata Periferico nel PRL e non PRL Binoculare e monoculare ACUITA’ VISIVA: riduzione soglia solo nei controlli CROWDING: riduzione soglia solo nella maculopatia Follow-up in corso