la consulenza psicologica per pazienti affetti da psoriasi

LA CONSULENZA PSICOLOGICA
PER PAZIENTI AFFETTI DA PSORIASI
Estratto dall’articolo pubblicato sul
Notiziario degli Psicologi del Lazio n.6/7/8/2003
Il problema
Contestualizzazione del problema
E’ opinione diffusa tra i dermatologi e altri esperti nel campo che i pazienti affetti da
psoriasi, una malattia cronica della pelle, manifestino, anche se non sempre
riconoscendolo apertamente, il bisogno di essere compresi e aiutati, nella cura della
loro malattia, anche sotto l’aspetto psicologico.
Un’associazione del privato sociale, che si occupa di psoriasi a livello nazionale ed
internazionale, si è interessata di promuovere un servizio di sostegno psicologico e a
tal fine ha favorito i contatti tra un professionista psicologo e la Clinica Dermatologica
dell’Università.....di Roma.
E' stata così avviata una una sperimentazione all’interno della quale i pazienti
potessero avvalersi, oltre che delle cure mediche, anche di una consulenza
psicologica.
Consapevolezza del problema
E’ da tempo ben noto ai dermatologi che la psoriasi è influenzata, sia in relazione
all’esordio che agli aggravamenti da situazioni di stress psicologico.
E’ anche frequente il riscontro nei pazienti affetti da psoriasi, di disturbi d’ansia e
depressivi.
Il paziente è spesso al corrente dell’importanza dello stress, sia per esperienza diretta,
sia per informazioni ricevute dal medico; inoltre a volte soffre per i problemi che
comporta la “visibilità” della sua malattia.
Il progetto
Obiettivi
Il progetto si proponeva anzitutto di verificare l’interesse dei pazienti ad avvalersi di
un sostegno psicologico.
Un secondo obiettivo prevedeva l’analisi e l’elaborazione statistica di un test di
personalità somministrato ai pazienti.
Un terzo obiettivo mirava ad accertare il gradimento dei pazienti sull’intervento
effettuato e sulle ricadute a livello psicologico.
Ultimo ma non meno importante scopo della sperimentazione era quello di inserire la
consulenza psicologica in uno schema unitario di terapia dove il paziente si senta
“preso in carico” nella globalità della sua persona.
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Destinatari
Pazienti affetti da psoriasi utenti della Clinica Dermatologica dell’Università....di Roma
Processo
Nell’intervento effettuato si possono riconoscere le seguenti fasi:
1.
Fase di contatto
la consulenza psicologica è stata proposta dal medico, a volte coadiuvato dallo
psicologo, a tutti i pazienti in occasione della visita in ambulatorio.
2.
Fase della consulenza
lo psicologo in occasione del primo colloquio somministrava il test di personalità MMPI
2 e chiariva che la consulenza aveva scopi diagnostici e di sostegno. In quanto tale
si qualificava come intervento breve di durata non inferiore a tre colloqui e non
superiore a otto. L’approccio seguito dall’operatore è riconducibile alle teorizzazioni
delle scuole cognitiva e sistemica.
3.
Fase dell’elaborazione statistica dei dati del test
4.
Fase di valutazione di gradimento dell’iniziativa
E’ stato inviato a tutti i pazienti , a distanza d alcuni mesi dall’intervento, un
questionario anonimo dove si chiedeva di valutare sia il servizio offerto, sia i suoi
effetti sullo stato di benessere psicologico.
I risultati
I soggetti reclutati per la sperimentazione sono stati 21. L’elaborazione statistica dei
risultati dell’MMPI 2 ha mostrato delle differenze significative per varie scale rispetto
alla popolazione generale. Tali differenze sono tuttavia da considerare con cautela
considerato che l’età media del campione di pazienti psoriasici era di 49,6 anni contro
un’età media del campione di standardizzazione notevolmente inferiore.
Sono stati ottenuti 18 protocolli validi del test relativi a 9 uomini e 9 donne; sono stati
considerati così due sottocampioni, uno maschile e uno femminile che hanno fornito
risultati piuttosto diversi.
I dati relativi al sottocampione maschile denotano una aggressività repressa e uno
stato di tensione collegato all’attività lavorativa e a relazioni familiari difficili.
Quelli relativi al sottocampione femminile invece indicano la prevalenza di stati
ansioso-depressivi con caratteristiche nevrotiche e la presenza di difficoltà sul lavoro.
L’analisi dei colloqui e delle storie cliniche ha permesso di ricavare un altro dato
interessante: ben nel 76% dei casi è stato possibile individuare un evento stressante
che si era verificato nei due mesi precedenti l’esordio della malattia.
Un quarto di tutti gli eventi registrati si riferiva alla morte di un genitore. La psoriasi si
conferma come patologia che risente negativamente di eventi e sollecitazioni
provenienti dall’ambiente e percepiti come traumatici, pericolosi o irritanti.
Contraltare di questa osservazione sembra essere il dato ben noto ai dermatologi per
cui anche qualunque trauma di tipo fisico a cui è sottoposta la cute degli psoriasici può
favorire nella stessa sede del trauma le tipiche manifestazioni della malattia.
Dall’insieme dei dati provenienti dai colloqui e dall’analisi del test è stato possibile
avanzare un’ipotesi psicogenetica secondo cui il paziente psoriasico vive in modo
acuito la percezione della propria vulnerabilità.
Fattori esterni vissuti come minacciosi o disturbanti o, d’altro canto la percezione di un
ambiente socio-familiare non sufficientemente accogliente e protettivo, potrebbero
avere un ruolo nello scatenarsi delle manifestazioni.
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In quest’ottica è comprensibile come la perdita di una figura protettiva come quella
genitoriale possa fungere da evento scatenante; l’evidenziarsi della cute come organobersaglio sembra sottolineare le eminenti funzioni protettive dagli agenti esterni che
essa svolge.
E’ ritornato compilato l’85 % dei questionari inviati ai pazienti ad alcuni mesi di
distanza dal termine della sperimentazione.
Il 77 % dei pazienti ritiene che la consulenza ricevuta abbia influito sul proprio stato di
benessere psicologico migliorandolo, mentre la qualità delle relazioni sociali e familiari
risulta migliorata nel 55 % dei casi. La sintomatologia fisica è giudicata invariata nel
50% dei casi e migliorata nel 44 %.
Punti di forza e criticità
Il principale punto di forza del progetto è il fatto che la consulenza psicologica sia
stata inserita in un progetto unitario e coerente di cure mediche.
Ciò ha permesso ai pazienti di sentirsi “presi in carico” nella loro globalità, senza che
fossero trascurati gli aspetti psicologico-sociali della loro salute.
Riproducibilità
L’intervento è senz’altro riproducibile e anzi è auspicabile che per tutte le patologie
che risentono di fattori emozionali la consulenza psicologica diventi una routine.
Le ricerche indicano che fattori psicosocali influiscono sulla funzionalità immunitaria e
che un sostegno sociale ha un effetto benefico su una serie di malattie acute e
croniche, sulla possibilità di incidenti, sull’esito di gravidanze e sulla mortalità per
varie cause.
Come evidenziano le più recenti ricerche di psiconeuroimmunologia, esistono
connessioni e comunicazioni a due vie tra sistema nervoso, e quindi anche psiche, e
altri sistemi e apparati del corpo.
Valentina Sciubba
Psicologa – psicoterapeuta
via l'Aquila 23M int. B/6
00176 ROMA
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