DALLE MANIPOLAZIONI ALLE TECNICHE DI RIPROGRAMMAZIONE DEL CONTROLLO NEUROMOTORIO DEL RACHIDE Guido Brugnoni Istituto Auxologico Italiano. Presidio Ospedaliero Capitanio. Milano Nella grande maggioranza dei casi di dolore vertebrale benigno non è riconoscibile un’ etio-patogenesi certa: non è più possibile addebitarlo all’artrosi, vista la grande percentuale di questi reperti radiologici nella popolazione asintomatica. Anche l’ernia del disco è presente in pazienti asintomatici nel 50-80% dei casi: un’altra causa deve intervenire per farla diventare sintomatica. Riteniamo che la Medicina Manuale, e attualmente la Medicina Vertebrale, sia rivolta soprattutto alla patologia dolorosa disfunzionale delle articolazioni. L’Osteopatia di A.T.Still (1875) ha per prima compreso l’importanza dei disturbi “micro-meccanici” delle articolazioni,e della reciproca posizione delle vertebre, pur ritenendoli causa di tutte le malattie. Robert Maigne (1960) ha descritto il disturbo doloroso a livello del segmento mobile vertebrale definendolo “Dérangement Douloureux Intervertèbral Mineur” (DDIM), nonché i suoi aspetti locali e riflessi in tutto il corpo: “Syndrome CelluloPeriosto- Myalgique” (SCPM), e una nuova semeiotica del dolore per evidenziarli. A.Bergmark (1989) ha descritto un nuovo modello di classificazione del sistema muscolare vertebrale lombare: Il Sistema Locale segmentario,basato soprattutto sul multifido e trasverso dell’addome,responsabile della stabilità del rachide e del controllo intervertebrale in modo in gran parte automatico, sulla base delle informazioni propriocettive, e il Sistema Globale, deputato ai movimenti globali del rachide lombare, in gran parte volontario. MM.Panjabi (1992)ha formulato l’ipotesi che la stabilità dell’articolazione intervertebrale dipende da tre fattori: il controllo neuromotorio, i muscoli, e le strutture osteo-legamentose. Perchè l’articolazione intervertebrale sia stabile, i movimenti articolari devono avvenire per opera dei muscoli e in base a un corretto programma neuromotorio, entro la “zona neutrale”, cioè all’interno della contenzione assicurata dal terzo elemento, i legamenti. Se questi non resistono alle sollecitazioni, il movimento articolare diviene molto più ampio, e si determina l’instabilità. C.Richardson, G.Jull, P.Hodges,J.Hides (1999) hanno studiato il ruolo dei muscoli nella lombalgia, e hanno dimostrato che la disfunzione muscolare nella lombalgia è un problema di controllo neuro- motorio dei muscoli del Sistema Locale deputati alla stabilizzazione articolare segmentaria. Hanno messo a punto un nuovo modello di rieducazione su basi scientifiche e razionali: la Spinal Segmental Stabilization . M.Adams, N.Bogduk (2002) sottolineano che per provocare il dolore non sono necessari pesanti carichi meccanici, bastano limitate forze concentrate in una piccola area di tessuto vertebrale sano, come risultato di una inappropriata attività muscolare. La disfunzione articolare che sta alla base della patologia dolorosa “disfunzionale” non è visibile nelle immagini se non quando diventi una vera instabilità, con compromissione della contenzione osteo-legamentosa. Nella maggior parte dei casi di dolore vertebrale disfunzionale non vi è instabilità. E’ quindi all’interno della zona neutrale che si verificano i fenomeni disfunzionali, causa del dolore. Il dolore vertebrale benigno, in mancanza di cause certe, viene definito “aspecifico” o“comune”. Con le manipolazioni vertebrali spesso il dolore scompare immediatamente e con esso i segni obiettivi. E’ evidente che il dolore “aspecifico” può essere reversibile immediatamente, e che quindi è di natura disfunzionale, legato a un disturbo del movimento: questo dipende dal controllo neuromotorio del rachide. Considerato che all’interno della zona neutrale l’escursione articolare è minima, e che quindi i capi articolari devono stare in una posizione con limiti precisi, possiamo ipotizzare che i movimenti debbano seguire sequenze spazio-temporali precise. Eventi traumatici,posturali,emotivi modificano queste posizioni e movimenti; non sempre il sistema di controllo neuro-motorio è in grado di ripristinarle. Queste alterazioni di posizioni e di movimenti intervertebrali potrebbero determinare all’inizio una compressione dolorosa su tessuti sani, o rendere sintomatiche situazioni degenerative che non lo erano. Si originano così fenomeni algo –congestizi articolari, come quelli che si possono apprezzare palpatoriamente nel rachide cervicale (DDIM), e che possono riflettersi in territori metamericamente dipendenti(SCPM) Possiamo quindi definire l’insieme di questi fenomeni: DISFUNZIONE DOLOROSA VERTEBRALE (Painful Spinal Dysfunction) Se il sistema di controllo non è in grado di resettare l’errore, è necessaria l’azione di forze esterne (ristrutturazione). Queste “forze” sono la Manipolazione vertebrale con impulso, che è stata sinora la più utilizzata,le Tecniche propriocettive manuali, sulle quali abbiamo iniziato uno studio, l’Autotrazione vertebrale di Lind-Natchev, ,la Stabilizzazione lombo-pelvica di C.Richardson e altri, che noi abbiamo modificato introducendo l’uso del Biofeedback Elettromiografico, oltre allo Stabiliser, argomenti di cui abbiamo riferito in passate edizioni di questo Congresso. Possiamo ritenere che manipolazioni e tecniche manuali agiscano soprattutto a livello segmentale, la Stabilizzazione a livello regionale, e l’Autotrazione su tutto il rachide, anche se la sua azione si esplica poi soprattutto sul rachide lombare. Figura 1. - Stabilizzazione lombo-pelvica . Figura 2. - Autotrazione lombare CONCLUSIONI Da quanto suesposto, si può concludere che il dolore di origine vertebrale, che può interessare il rachide o essere riferito/riflesso in territori metamericamente corrispondenti, in assenza di etiopatogenesi dimostrabile, al di là di fenomeni degenerativi comuni, nei quali si possono includere molti casi di patologia discale, divenuta sintomatica, quindi di radicolalgie con e senza segni neurologici, sono da considerarsi originati da una disfunzione del controllo neuromotorio dei muscoli del sistema muscolare locale, muscoli deputati sia alla stabilizzazione, sia al controllo delle posizioni e dei movimenti inter-articolari del rachide. 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