L`aviazione militare - Consiglio Regionale della Basilicata

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L’ aviazione militare italiana nella grande guerra
Le origini dell’aviazione militare italiana risalgono alla fine del XIX
secolo, quando i vertici del Regio Esercito decisero di impiegare i palloni
aerostatici come mezzi di osservazione. Precisamente nel 1884 venne
costituito a Roma un Servizio aeronautico che l’anno successivo divenne
Sezione aerostatica del 3° Reggimento del Genio ed il cui parco
comprendeva due palloni da 550 metri cubi, un generatore di idrogeno
ed un verricello a vapore. Nei primi mesi del 1909, contemporaneamente
all’adozione dei primi dirigibili, l’Esercito acquistò un biplano Wright n.
4 (costruito in Francia e capace di una velocità di 58 chilometri orari con
un carico utile di 120 chilogrammi) che fu in assoluto la prima macchina
“più pesante dell’aria” in dotazione alle Forze Armate italiane. Gli anni
immediatamente successivi al conflitto di Libia furono importanti per la
crescita e lo sviluppo dell’aviazione militare: l’approvazione di una serie
di leggi e decreti gettò le basi di quella che una decina di anni dopo
comportarono l’uso delle nuove “armi volanti”. Il 24 maggio 1915, giorno
in cui l’Italia dichiarò guerra all’Impero Austro-Ungarico, l’Esercito e la
Marina furono in grado di mobilitare in tutto solamente un’ottantina di
aeroplani (la Francia ne schierava quasi un migliaio sul fronte occidentale),
l’Italia con 5 dirigibili e un centinaio di uomini fra piloti e tecnici. Verso
la fine del 1915, grazie anche agli aiuti degli alleati, l’industria italiana
iniziò finalmente a produrre su licenza sia aeroplani stranieri che mezzi
di concezione interamente nazionale come, ad esempio, i bombardieri
Caproni. Con un adeguato supporto industriale e con maggiori
stanziamenti di fondi, nei successivi tre anni di guerra l’aviazione crebbe
notevolmente tanto dal punto di vista delle forze disponibili quanto da
quello della qualità dei servizi che fu in grado di fornire, nei limiti
ovviamente imposti dai mezzi dell’epoca. Lo sviluppo di nuove tecnologie,
come ad esempio l’adozione delle prime rudimentali radio di bordo, le
migliorie agli armamenti da offesa e da difesa, nonché un costante
aggiornamento di tattiche e procedure, concorsero al raggiungimento
negli ultimi mesi di guerra di una netta superiorità aerea sul campo di
battaglia che diede, fra l’altro, un valido apporto al raggiungimento della
vittoria finale. Le spese straordinarie sostenute per la campagna di Libia
e i limitati stanziamenti destinati alle Forze Armate negli anni successivi
contribuirono a rallentare lo sviluppo dell’aviazione che per prima aveva
dimostrato l’utilità dell’aeroplano sul campo di battaglia. Sebbene l’Italia
si fosse dichiarata neutrale, il Regio Esercito aveva già elaborato,
nell’agosto 1914, un piano di potenziamento dell’aviazione che prevedeva
la formazione, fra le altre, anche di squadriglie da ricognizione strategica
e da osservazione per l’artiglieria. La regolazione del tiro, preferibilmente
per pezzi di medio o grosso calibro, poteva avvenire su bersagli già noti
e identificati oppure su obiettivi individuati durante il volo. Il successo di
una missione di regolazione del tiro dipendeva soprattutto dall’abilità
dell’ufficiale osservatore, dall’affiatamento dello stesso con le postazioni
di terra, dalla bontà dei sistemi di comunicazione e dalle condizioni
atmosferiche. I dati della produzione di aeromobili indicano la limitatezza
della guerra aerea nel teatro italiano: 11.986 aerei prodotti dal Regno
d’Italia contro i 5.431 prodotti dall’impero austro-ungarico, confrontati
con i circa 150.000 velivoli prodotti dall’industria tedesca, inglese e
francese. Nei primi sei mesi di ostilità l’attività aerea si limitò a ricognizioni
disarmate, anche per i limiti degli aeroplani del periodo, accentuati
dall’elevata altitudine dell’area del fronte. Eccezione furono i
L’aerostato è un particolare
aeromobile
che
vola
per
sostentazione statica; esso, cioè,
tende a salire nell’atmosfera in
quanto risulta più leggero
dell’aria che lo circonda
I l
Wright Model EX era un biplano
monoposto monomotore da corsa
e da esibizione, progettato dai
fratelli Wright all’inizio degli
anni 1910 a partire dal
Wright Model R.
Il Caproni Ca.40 era un
bombardiere pesante trimotore
triplano sviluppato dall’azienda
aeronautica italiana Caproni
nei tardi anni dieci del
XX secolo.
bombardamenti austriaci del 24 ottobre 1915 su Venezia, che causarono
solo gravi danni al patrimonio culturale. Mentre i primi tentativi italiani,
dell’agosto 1915, di bombardamento con i trimotori Caproni Ca.3, si
rilevarono fallimentari. Nel febbraio 1916, Anche l’aviazione italiana subì
l’improvvisa supremazia dei monoplani Fokker, che contrastarono
efficacemente una missione di dieci bombardieri Caproni, in cui trovò la
morte il colonnello Alfredo Barbieri, comandante della divisione aerea
italiana. La morte di Barbieri ridusse le ambizioni di bombardamento
strategico italiane, i bombardieri Caproni furono limitati a missioni poco
oltre la linea del fronte. Per una ripresa della supremazia aerea italiana ci
volle l’aprile del 1916, con la messa in linea dei nuovi caccia francesi
Nieuport e le prime vittorie di Francesco Baracca. Nonostante che
l’aviazione austro-ungarica non disponesse di bombardieri plurimotori,
le missioni pianificate ebbero notevoli successi pioneristici, quale il
bombardamento di Milano del 14 febbraio 1916. Il 9 agosto gli austriaci
bombardarono Venezia, affondando un sommergibile inglese alla fonda
nel porto, probabilmente il primo mezzo del genere affondato
dall’aviazione. L’uccisione di 93 civili, che si erano radunati in un rifugio
antiaereo, durante il bombardamento di Padova fu uno dei più gravi, per
numero di civili uccisi, della prima guerra mondiale. Le vittime
complessive dei bombardamenti austriaci superarono le 400 unità,
confrontabili con le 746 morte nei bombardamenti alleati sul suolo
tedesco. Allo scoppio delle ostilità, avvenuto il 23 maggio 1915, l’Italia
era in possesso di circa 150 aerei, 91 piloti, 20 osservatori e 20 allievi
piloti. Dato lo stato primitivo dell’industria aeronautica in Italia, furono
presto acquistati numerosi aerei esteri, per lo più francesi. Tuttavia, allo
stesso tempo fu dato forte impulso alla creazione di un apparato
industriale che potesse garantire una consistente produzione di
aeromobili su scala locale. Da un punto di vista tattico, l’aviazione italiana
aveva il problema di dover superare le Alpi per portare un attacco in
territorio nemico. Allo stesso tempo, molte delle aree che ricadevano nel
raggio di azione dei propri aerei erano territori che l’Italia sperava di
acquistare in seguito al conflitto, e quindi aveva poco senso bombardarle.
In risposta alla necessità di effettuare missioni di bombardamento a
lungo raggio, fu dato impulso alla costruzione di un totale di 75 dirigibili.
Essi, tuttavia, non raggiunsero risultati comparabili a quelli ottenuti dalle
aeronavi tedesche nei confronti
del Regno Unito. Il maggiore
Pur
progresso ottenuto dall’aviazione
non
avendo
italiana nel corso del primo
l’autorità per farlo, Douhet
conflitto mondiale, fu dovuto
autorizzò
quest’ultimo
a
costruire per l’aeronautica italiana
all’iniziativa di Giulio Douhet ed
dei bombardieri trimotori. Quando
alla sua relazione con Gianni
la cosa arrivò all’attenzione dei
Caproni. Tale periodo di cattività
suoi superiori, Douhet si vide
gli diede tuttavia la possibilità di
rimosso dalla propria funzione,
consolidare le proprie idee. Se
e spedito a prestare servizio nel
Regio Esercito. Successivamente, a
Douhet aveva pagato duramente la
causa di alcuni suoi scritti divenuti
propria iniziativa, di fatto la Regia
involontariamente
pubblici,
Aeronautica si trovò provvista
nell’ambito dei quali criticava
degli ottimi bombardieri trimotori
l’approccio italiano all’arma
Caproni, i motori, risultavano utili
aerea, venne deferito alla corte
marziale ed imprigionato.
nel bombardamento tattico e nelle
incursioni contro la base navale
Venezia, L’interno della Chiesa
degli Scalzi in seguito al
bombardamento
austriaco
Alfredo Barbieri è
stato Tenente colonnello nella
Regia Aeronautica ed è morto in
combattimento nella prima guerra
mondiale durante un attacco
aereo su cieli di Lubiana.
Il Nieuport 17 fu un caccia
monomotore biplano sviluppato
dall’azienda francese Société
Anonyme des Établissements
Nieuport negli anni dieci
del XX secolo.
Francesco
Baracca (1888/1918)
è stato il principale asso
dell’aviazione italiana e medaglia
d’oro al valor militare nella prima
guerra mondiale, durante la quale
gli vengono attribuite trentaquattro
vittorie aeree. È stata avanzata una
tesi secondo la quale Baracca,
piuttosto che bruciare con il
velivolo o essere fatto prigioniero,
avrebbe preferito suicidarsi (il
corpo, ustionato in più punti,
presentava una ferita di pallottola
sulla tempia destra); da tempo,
inoltre, esiste la rivendicazione
dell’abbattimento da parte
di un pilota austroungarico.
austriaca di Pola. L’impiego degli aerei in grandi formazioni fino a
cinquanta velivoli, numero mai eguagliato da altre aviazioni durante la
Prima guerra mondiale, diede la dimostrazione pratica della validità
delle teorie di Douhet, il quale venne riabilitato anche grazie ai buoni
uffici del poeta e pilota Gabriele d’Annunzio. Quest’ultimo gettò le basi,
come abbiamo detto, dell’arditismo aviatorio, effettuando una serie di
rischiose missioni di ricognizione sull’Adriatico e i famosi raid sull’Austria,
finalizzati al lancio di volantini in una vera e propria forma di guerra
psicologica. L’impulso dato da Douhet all’aviazione italiana ebbe come
risultato la trasformazione del primitivo apparato produttivo in uno di
grandi dimensioni, che consentì all’Italia di terminare il conflitto con
6.488 aerei e 18.840 motori prodotti nel solo 1918. Tale accelerazione
continuò anche nel periodo post-bellico, quando la Regia Aeronautica fu
oggetto di particolari attenzioni da parte del dittatore Benito Mussolini.
Allo scoppio del conflitto, la Regia Marina aveva già intrapreso da alcuni
anni la formazione di una propria aviazione. Partendo da esperienze
legate soprattutto ai palloni aerostatici in funzione di ricognizione ed
osservazione, si giunse presto alla costituzione di una scuola per piloti
d’aereo a Venezia (1913). I piloti usciti da tale scuola fondarono la
squadriglia “San Marco”, che venne assegnata alla Regia Marina ed
equipaggiata con otto idrovolanti di diverso tipo. Durante la prima
guerra i lucani vennero impegnati quasi in tutte le zone di operazioni ed
assegnati alle diverse Armi e Corpi del nostro Esercito, in modo
particolare alla Fanteria. Quest’affermazione trova conferma scorrendo
gli elenchi dei Caduti dei vari comuni della Lucania. Bisogna ricordare
che la Brigata Basilicata, dal 1907 di stanza a Torino con i suoi due
reggimenti, il 91° ed il 92°, aveva altri distretti di reclutamento: Catanzaro,
Lodi, Lucca, Palermo, Savona, Varese. Il 92º Reggimento Fanteria della
Brigata “Basilicata” fu costituito il 7 giugno 1883. Prese parte alla guerra
di Libia, 1911-1912, al comando del colonnello Armando Diaz. Alla
prima guerra mondiale il 92º Reggimento Fanteria della Brigata
“Basilicata” partecipa dal maggio 1915, con proprie truppe. Per le brillanti
prove di valore e di disciplina offerte in duri combattimenti e per la
strenua resistenza contro ripetuti attacchi sferrati con forze superiori e
sostenuti a prezzo di gravissime perdite nel novembre 1917 e nella
battaglia del giugno 1918, i reggimenti furono decorati con la medaglia
d’argento al valor militare.
Stemma del Corpo
5 L IIS Nitti – Potenza, prof.ssa Giovanna Francese
L’assistenza civile a Potenza durante la Grande Guerra
Gabriele
D’Annunzio
(18631938) è stato uno scrittore, poeta,
drammaturgo, militare, p olitico,
giornalista e patriota italiano,
simbolo del Decadentismo e
celebre figura della prima guerra
mondiale. Soprannominato il Vate,
cioè “poeta sacro, profeta”, cantore
dell’Italia umbertina, occupò una
posizione preminente nella
letteratura italiana dal 1889
al 1910 circa e nella
vita
Armando
Vittorio Diaz è stato
un generale italiano, cap
o di stato maggiore del Regio
Esercito durante la prima guerra
mondiale, ministro della guerra e
maresciallo d’Italia, e nominato
Duca della Vittoria alla fine del
conflitto.
La Grande Guerra è la prima guerra moderna. Con essa nacque una
“cultura di guerra” ovvero l’insieme
Moderna
delle rappresentazioni, degli
atteggiamenti e delle esperienze
degli anni 1914-1918 comuni agli
europei. Per la popolazione non
era possibile il dissenso e la guerra
doveva essere appoggiata da tutti e
in ogni modo. Ci fu un’estensione
del potere militare sulla società
civile, le zone di guerra furono
Tale è stata considerata la
poste sotto
il controllo
Prima Guerra Mondiale per
diretto e supremo dei
militari.
l’introduzione di nuove armi e per
essere stata la prima a svolgersi per
Fu annullata la libertà politica e
cielo, per mare e per terra.
sindacale e fu soppresso il diritto
di sciopero. Vennero dichiarate
zone di guerra i terreni vicino alle
trincee, ma presto si aggiunsero
a esse le località dove avvenivano
scioperi e manifestazioni. Il
prolungarsi della guerra rese
necessaria una riorganizzazione
del sistema produttivo. Si instaurò
un’economia di guerra e una parte
degli apparati industriali venne
convertita alla produzione delle armi. Inoltre, per la prima volta, le
donne ebbero la possibilità di uscire dall’ambito familiare. Il prezzo della
riorganizzazione fu pesante, lo Stato pagò oneri altissimi, diminuirono le
aree seminate e i raccolti, ci fu un abbassamento del tenore di vita e una
diffusione di malattie. Per sostenere gli eserciti al fronte fu necessario
un grande sforzo produttivo. Uomini e donne furono coinvolti in una
straordinaria mobilitazione per garantire ai militari tutto ciò di cui
avevano bisogno. “Fronte interno” esprime la capacità che i popoli
europei ebbero nel mobilitare le risorse umane ed economiche dei loro
Paesi, infatti tale espressione si ritrova in tutte le lingue europee. Nello
specifico in Italia il “fronte interno” assunse un significato molto forte,
nonostante il governo italiano
fosse entrato in guerra privo di
Il capo del governo
un diffuso appoggio popolare. La
italiano dal 1914 al 1916 fu
Antonio Salandra Inizialmente
popolazione italiana, tuttavia, si
neutralista, appoggiò in seguito
impegnò a garantire l’assistenza
l’ i nt e r v e nt o
civile attraverso l’istituzione di
dell’Italia
in guerra a
comitati, dato che il governo
fianco
della
non se ne occupava. Nella città
Triplice Intesa,
nonostante
di Potenza, nel maggio del 1915,
l’opposizione
venne costituito dai cittadini il
d e l l a
maggioranza
comitato dell’assistenza civile. Esso
in Parlamento
si differenziava in sottocomitati
e la mancanza
con molteplici competenze.
di fondi. L’enorme costo
della guerra fu pagato con
Fin dai primi giorni della guerra
l’accensione di debiti
si formò il comitato femminile
pubblici e prestiti
di aderenti alla CROCE ROSSA,
Comitato
d e l l ’a s s i s t e n z a
civile Era costituito da un
Comitato d’onore, un Comitato
direttivo (con una commissione
di finanza per la raccolta fondi) e tre
Sottocomitati per l’assistenza alle
famiglie dei richiamati, l’assistenza
scolastica e l’assistenza ai profughi.
Ogni sottocomitato aveva una
propria commissione esecutiva per
il suo funzionamento. Nel comitato
collaboravano un ragioniere e
un cassiere a titolo gratuito, un
impiegato di segreteria e un esattore
che ricevevano un compenso. I
fondi erano costituti da tasse ai
cittadini per il versamento di oboli,
vendita di speciali marchette,
preparazione di feste, fiere di
beneficenza, spettacoli teatrali,
pubbliche conferenze. Le funzioni
del comitato furono molteplici
e diversificate: - acquistare lana
e inviare ai soldati indumenti
invernali lavorati dalle donne della
Croce Rossa - apertura di sale di
scrittura per i soldati - sostenere
l’opera dell’ufficio notizie militari
che funzionava in locali concessi
dal Comune gratuitamente distribuire scarpe e indumenti ai
figli dei richiamati e altri doni anche
ai feriti e ai profughi - provvedere
all’invio di pacchi di pane ai
prigionieri di guerra - ordinare
la raccolta di rottami metallici
- organizzare la raccolta
di oggetti d’oro o
d’argento.
Comitato femminile
La vice presidentessa era
Elena Delia
grazie a Rosa Giulio-Montesano
e Tullia Bonitatibus. Si aprì,
quindi, un laboratorio per la
creazione di indumenti di lana
per i combattenti e, in seguito, si nominò un gruppo di donne visitatrici
dei malati e feriti all’ospedale San Carlo. Nell’ottobre del 1915, furono
confezionati moltissimi dei beni “costruiti” dalle donne e spediti in
zone di guerra. Per mancanza di
lana, la lavorazione fu sospesa
Beni“costruiti”
e alcune donne continuarono a
percepire il sussidio statale. La
Commissione provinciale per il
confezionamento degli indumenti
militari distribuiva la lana
governativa, ma i capi potevano
anche essere realizzati con lana di
privati. I cittadini che la fornivano
avevano diritto a un incremento
del 20% sul prezzo di ogni capo. Si
concorse, inoltre, con il comitato
Le operaie venivano retribuite con
fondi ministeriali, i capi potevano
di assistenza civile a organizzare
anche essere confezionati con lana
la festa dell’albero di Natale per
privata: in questo caso c’era un
premio del 20% in più del prezzo
i figli dei richiamati. Anche a
fissato per capo, oltre al valore
Potenza fu istituito un Ufficio
della lana impiegato in base al
Notizie per tenersi in contatto con
peso. Venivano indicati i modelli
dei capi militari da produrre,
i dispersi in guerra. Grazie alla
prezzi, mobilità di distribuzione
Presidente, fu aperto uno spaccio
e lavorazione. Furono prodotti
caschi, maglioni, sciarpe,
di generi alimentari per le persone
guanti, gambali, corpetti,
meno abbienti. Il sottocomitato
camicie
potentino dell’Unione italiana per
la disciplina nazionale fu costituito
nel 1917 durante una riunione nella sala del consiglio comunale. Era
formato dalla presidenza, dal comitato d’onore e dal comitato esecutivo.
Nelle feste organizzate per i figli dei richiamati vennero distribuiti libri e
giocattoli. Nel febbraio del 1918 fu offerta la bandiera di combattimento
al 9° reparto di assalto. Nel maggio 1918, il comitato organizzò serate
di beneficenza con musica, quadri plastici, filodrammatici e letture
patriottiche. A luglio furono organizzate due conferenze nel Teatro
Stabile in Piazza Prefettura.
La Scuola familiare di calzature
Fu istituita nei locali della chiesa della Trinità, offerti dall’Arciprete D’Elia,
direttore della scuola. Furono sostenute le prime spese e fino a settembre
1918 ci furono 4 corsi per signore e 1 per uomini con oltre venti allievi
per corso. Fu insegnato il metodo delle calzature inchiodate. A causa
delle malattie infettive, dopo settembre i corsi furono annullati, ma la
scuola rimase aperta ai volenterosi. Le scarpe prodotte furono vendute
ad un prezzo inferiore al costo della materia prima, con preferenze alle
famiglie dei richiamati. Le spese ammontarono ad oltre 4000 lire. La
Basilicata era una grande produttrice sia di olio che di formaggio, ma a
Potenza se ne produceva poco. Tramite l’ordinazione del Commissario
generale dei Consumi furono richiesti per la città di Potenza 500 q.li
di olio e 450 q.li di formaggio. Per il ritiro delle merci fu stipulato un
contratto nel quale venivano registrati il trasporto, i fusti, l’anticipo di
Laboratorio
Era diretto dalle signore Emma
Lamonica ed Elvira Solimena
Festa dell’albero
Piccole e simpatiche feste
per i figli dei richiamati
e feriti.
Teatro Stabile
Le conferenze furono tenute
dalla presidente del comitato
romano, prof.ssa Anna
Messe-Rebaudi.
La Scuola familiare di
calzature fu finanziata dal
locale Comitato di propaganda
(£ 300), dal Comune (£ 200),
dal locale Comitato d’assistenza
civile (£ 200), dalla Camera
di Commercio (£ 250) e
dall’arciprete D’Elia (£ 500)
che ne fu anche il
cassiere.
Il metodo delle calzature
Fu appreso dalla signora Introna a
Roma per incarico del comune di
Potenza.
Potenza
Fu necessario
l’intervento
economico del Comune
capitale e le perdite per “sfrido” ed altro, lasciando al Comune l’incarico
di distribuire la merce. Il Comune decise di abbassare i prezzi sui prodotti,
a volte più bassi in quei luoghi dove venivano prodotti. Per evitare
l’esportazione clandestina dell’olio, fu necessario il tesseramento. Ad
ogni persona veniva assegnato 1/3 di litro di olio e 250 gr. di formaggio.
Il censimento del frumento a Potenza
La produzione del frumento dal 1916 al 1918 fu in aumento. Poiché le
famiglie erano autosufficienti, non avevano bisogno della tessera del
pane, il quale veniva acquistato liberamente. Nonostante ciò era razionata
la distribuzione di grano e farina. La misura media al giorno era di 300
gr. a persona. La media mensile aumentò da 911 a 916 q.li nel 1918; tale
quantità non creò affollamento per l’acquisto del pane neanche nei mesi
di magra di giugno e luglio. Erano limitate le assegnazioni di grano duro,
nonostante Potenza ne fosse ricca, poiché erano difficoltosi il trasporto
e la distribuzione. Si fece in modo che ognuno avesse la sua quota ma
a dicembre fu scarsa, e l’unico dono che l’Amministrazione Comunale
potè fare fu quello di 1kg di pasta. Solo nel mese di febbraio il Consorzio
Provinciale poté fornire al Comune 98 Q.li di semola.
Le Assegnazioni mensili furono
sufficienti soprattutto perché
Dalle
molti
contadini
ritiravano
famiglie e dalle
parzialmente le loro quote o non
aziende
ci
furono
le ritiravano affatto. Ciò permise
un approvvigionamento maggiore
di zucchero, riso, pasta e grano per
la restante popolazione. Altri due
approvvigionamenti riguardarono
l’olio e il formaggio, ma la loro
gestione non avvenne per mezzo
relative raccolte, grazie anche
dei magazzini annonari.
al contributo dell’Assistenza
Ci fu un riordinamento dell’ufficio
Civile.
Questo
evitò
annonario, che si occupò degli
l’acquisto di materiale
acquisti e della distribuzione,
estero.
del precalcolo dei fabbisogni, del
razionamento mediante le tessere,
del rilascio di buoni e licenze e
della contabilità di tutta la gestione.
Funzionamento dell’ufficio e dei magazzini annonari comunali
L’ esigenza principale dell’amministrazione era quella di organizzare
l’ufficio istituendo una sezione formata da due segretari e uno scritturale.
Inoltre, si costituì una commissione annonaria consultiva e di vigilanza
che fu di aiuto per i pareri relativi agli acquisti e al controllo dei tagliandi
delle tessere. Infine venne posto in atto un regolamento approvato dal
consiglio comunale il 14 febbraio del 1918 Le carni, bovine, ovine e suine,
furono in continuo crescere fino al 1917 lo sbalzo maggiore ci fu nei primi
del 1918 dopo le sconfitte militari. Le carni ovine aumentarono tanto
che per un periodo furono date anche ai militari negli enti territoriali.
Aumentarono i prezzi anche delle
carni suine. Pane, farina, paste
Per l’approvvigionamento
alimentare furono istituiti i
alimentari, hanno avuto un prezzo
consorzi granari.
uguale in tutte le città, il latte e i
formaggi aumentano di prezzo.
Per i Consumi
il consiglio provinciale di
Basilicata il 24 ottobre del 1916
promosse la costituzione di un
ente autonomo nella città di
Potenza.
L’esportazione
in Basilicata fu vietata
per alcuni beni fra cui il
granturco e la farina.
Furono scoperti incettatori
di alimenti.
Assegnazioni
mensili per gennaio e
febbraio 49 q.li ; per aprile
e marzo 18 q.li; da maggio a
settembre 37 q.li; ottobre 40 q.li ;
novembre e dicembre 57 q.li . A
fine anno la quota fu elevata
da 250 a 300 gr.
Nel 1918 i due
approvvigionamenti furono
sottoposti al controllo dello
Stato, così come il divieto di
esportazione fra le province.
A
Potenza i prezzi
restarono contenuti
mentre in altre città italiane
furono superati di gran lunga.
A Milano i costi degli alimenti
esaminati in cifra assoluta erano
più alti rispetto a quelli di Potenza.
A Milano il burro rappresentava
un alimento indispensabile, a
Potenza era considerato un
cibo di lusso.
Per la
limitazione dei consumi
a Potenza nel 1917 le varie
commissioni sorte in provincia
per fronteggiare l’emergenza
bellica si incontrarono e decisero
di costituire un comitato di
propaganda.
24 ott - 12 nov
1917 La battaglia di
Nonostante gli aumenti subiti di fronte ai prezzi, il comune ne ha assunto
l’approvvigionamento. Il governo, inoltre, realizzò e distribuì opuscoli
informativi e propagandistici per la limitazione dei consumi alimentari,
nei quali si riportavano la composizione chimica degli alimenti quotidiani
di base, le calorie, le quantità e la
modalità di preparazione.
I
Profughi
a
Potenza
Durante il conflitto, migliaia furono
le persone costrette a rifugiarsi in
altre regioni del Regno: i profughi;
essi erano classificati in diverse
categorie. Prima di tutto c’erano
gli stranieri, persone che abitavano
nelle città coinvolte dai conflitti
della Grande Guerra che venivano
fatti sgombrare A Potenza i prezzi
La cartolina documenta la tenuta
restarono contenuti mentre in altre
delle relazioni tra gruppi di
città italiane furono superati di
familiari di profughi riparati
in posti diversi sul
gran lunga. A Milano i costi degli
territorio del Regno.
alimenti esaminati in cifra assoluta
erano più alti rispetto a quelli di
Potenza. A Milano il burro rappresentava un alimento indispensabile,
a Potenza era considerato un cibo di lusso. Per l’approvvigiona mento
alimentare furono istituiti i consorzi granari. Per la limitazione dei
consumi a Potenza nel 1917 le varie commissioni sorte in provincia
per fronteggiare l’emergenza bellica si incontrarono e decisero di
costituire un comitato di propaganda. 49 per motivi di sicurezza. Si
trattava di popolazioni non italiane. A seguire c’erano i cittadini delle
zone occupate dall’esercito italiano, che dovevano essere allontanati
per sospetti d’ infedeltà e spionaggio. Infine c’erano gli italiani che si
dividevano in due categorie: coloro che venivano fatti sgomberare dalle
zone interessate dalla guerra per
motivi di sicurezza e quelli che
erano allontanati dalle proprie
città per dubbi sulla loro fedeltà.
Già nei primi giorni del novembre
1917, dopo la disfatta di Caporetto,
Comitato pro profughi friulani
cominciarono ad arrivare a Potenza
sorto a Potenza per soccorrere la
i primi profughi. Ne giunsero oltre
gente che, a causa della guerra,
1500, i quali trovarono subito
aveva dovuto abbandonare le
proprie case. Per loro il comitato
accoglienza da parte di comitati
di Potenza avviò una raccolta
di volontari che allestivano
fondi presso autorità e
cittadini.
alloggi (scuole pubbliche e case
di privati) e provvedevano al
vitto, all’abbigliamento e al conforto degli esuli. I profughi vennero
sistemati nei vari paesi della provincia, a Potenza ne rimasero circa 400
per la maggior parte provenienti dalla provincia di Venezia. Un primo
comitato si costituì già nel novembre del 1917, mentre il 3 gennaio 1918
fu nominato il patronato dei profughi, seguendo le norme del decreto
luogotenenziale. Ne fu nominato segretario il sig. Michele Garramone,
Caporetto venne combattuta
tra il regio esercito italiano e le
forze austroungariche e tedesche.
Rappresentò la più grave disfatta
nella storia dell’esercito italiano.
Durante la ritirata, oltre un milione
di persone delle province di Udine,
Treviso, Venezia e Vicenza furono
costrette ad abbandonare le loro
case riversandosi nelle strade
che conducevano alla
Pianura Padana.
Decreto
luogotenenziale
Nell’ordinamento giuridico
italiano era un atto avente forza
di legge adottato dal Consiglio
dei ministri e promulgato dal
Luogotenente del Regno. Era
in tutto equivalente al Regio
Decreto Legislativo
promulgato dal Re.
archivista del Comune di Potenza.
Importante fu il sostegno della
sezione femminile. Le donne che
ne facevano parte, accompagnate
dall’ avv. R. Iannelli, fecero il
giro di tutte le case dei profughi
segnalandone
le
eventuali
problematiche e assistendo i più
bisognosi, donando loro denaro,
abiti e biancheria. Oltre all’aiuto
materiale valse anche quello
morale. Grazie al comitato, i
profughi, principalmente donne
e bambini, non si sentirono più soli e abbandonati. I profughi furono
sistemati in alloggi adatti ad ospitarli. L’assistenza medica dei profughi
fu affidata ai medici condotti, retribuiti con gratificazione su proposta
del patronato. Non fu necessario istituire apposite scuole per i ragazzi
profughi, poiché coloro che avevano frequentato le scuole elementari
erano una quarantina e vennero distribuiti fra le varie classi. Per
l’acquisto di libri e quaderni furono rimesse al direttore didattico £200.
Per migliorare le condizioni economiche dei profughi, lo Stato cercò di
trovare loro un’adeguata occupazione. Non fu facile impiegarli nei paesi
di montagna della provincia, in quanto la maggior parte dei profughi
apparteneva a famiglie di pescatori.
Assistenza
medica
La
Congregazione
di
Carità fornì i medicinali e
lo Stato pagò la tariffa da essa
concordata. Fino a tutto dicembre
1918 furono spese £1363,20. Il
patronato assicurava assistenza
alle donne profughe puerpere
nell’ospedale civile; quando ciò
non era possibile, la loro cura
era garantita dalla levatrice
comunale che forniva
tutto il necessario.
Classe VD I.I.S. “F. Saverio Nitti” – Potenza, prof.ssa Nicoletta de Scisciolo
Non
fu facile risolvere
la questione degli alloggi
per i profughi, poichè nel
capoluogo le case non bastavano
nemmeno per i residenti. A poco
a poco però tutti si sistemarono
col minor disagio possibile, la
maggioranza in città e poche
famiglie nel borgo San Rocco e
a Villa Olimpia. Lo stato coprì
tutte le spese per gli alloggi
incaricandosi anche di quelle
per le illuminazioni, erogando
£17898,90 fino a tutto
aprile 1919.
Elenco dei profughi operai che
trovarono occupazione presso
l’impresa Angelini e Flaviani,
appaltatrice dei lavori per la
costruzione delle ferrovie a
scartamento ridotto di Basilicata
e Calabria da parte della Società
italiana per le strade ferrate del
Mediterraneo (prospetto del
mese di giugno 1916).
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