BIO Educational Papers - MEDICINA COSTRUZIONE SOCIALE NELLA POST - MODERNITÀ RETROSCENA - Aut. Tribunale di Napoli n. 3724 1-4-1988 - Tariffa R.o.c. Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut: 354/ATSUD/NA. In caso di mancato recapito restituire a Editrice CEMON s.r.l. presso la sede legale che si impegna a pagare il diritto fisso di restituzione. Bi Medicina Educational Papers • Anno II • Numero 7 • Settembre 2013 cos truz i one sociale nella p ost - modernità R etroscena Editoriale p. 3 la questione della genetica evolutiva “Tempo Zero” dalla genetica evolutiva darwiniana alla prospettiva di una genetica evolutiva intenzionale Sequenze di geni capaci di dirigere un processo di auto-assemblaggio: quello che accade, concretamente, in embriologia! Gli apparati ideologici privati Negli allestimenti delle nostre realtà p. 6 p. 24 p. 33 Editore: Centro di Medicina Omeopatica Napoletano Viale Gramsci, 18 - 80122 Napoli Bio Nel numero precedente Medicina Educational Papers • Anno II • Numero 6 • Giugno 2013 cos truz i one sociale nella p ost - modernità r etroscena Tel. 0817614707 www.cemon.eu a sostegno della rete della vita Direttore responsabile: Rinaldo Octavio Vargas a cura di: Rinaldo Octavio Vargas Eugenia D’Alterio Collaboratori: Sara Palma Giovanni Amarone Daniela Bolignano Daniela De Caro Bartolomeo La Ferola Progetto grafico ed impaginazione: Teresa Di Somma [email protected] Bio educational Papers - mediCina CoStrUZione SoCiale nella PoSt - modernità retroSCena - aut. tribunale di napoli n. 3724 1-4-1988 - tariffa r.o.c. Poste italiane S.p.a. - Sped. in abb. postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, aut: 354/atSUd/na. in caso di mancato recapito restituire a editrice Cemon s.r.l. presso la sede legale che si impegna a pagare il diritto fisso di restituzione. e-mail: [email protected] Editoriale la questione della specie umana nella costruzione della realtà sociale Platone al banco degli imputati il ritardo nella comparsa dell’idea dell’evoluzione p. 3 p. 7 Se la variazione è un fatto universale in tutte le specie perché continuare a considerarle immutabili? p. 11 Il pool genetico p. 14 i geni non si fondono Il sesso e la costruzione culturale del genere Il cielo sopra o sotto di noi? cambiare il linguaggio per comprendere la realtà p. 16 p. 23 Stampa: Rossi s.r.l. - zona A.S.I., Nola (NA) Aut. Tribunale di Napoli n. 3724 1-4-1988 Impresa iscritta al R.O.C. in data 16.05.2012 ggio a Prezzo di vendita o€p9,00 ia om c Tutti i diritti sono riservati. 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Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Editoriale la questione della genetica evolutiva ■■ Nuove derive nella discussione sociale circa l’idea della vita Siamo soliti aggrovigliarci in discorsi relativi alla medicina, alla democrazia … alla politica istituzionale, ma dimentichiamo l’inevitabile rimosso1 in cui l’ordine socio-simbolico (cioè il mondo precodificato del linguaggio) organizza i nostri rituali di sopravvivenza ed esistenza in un orizzonte di senso. Prima di partecipare all’ordine simbolico di ‘essere’ italiani, per di più di destra o di sinistra, noi siamo una “specie” con una caratteristica particolare: vivere in un ordine simbolico piuttosto che in un “cosiddetto” ordine naturale. Forse, è, proprio, questa condizione di vivere nel rimosso ad essere causa strutturale o sistemica dei nostri disagi. Ed è plausibile che questa rimozione giochi una parte importante tra le condizioni che ci impediscono di pattuire un nuovo contratto sociale sulla base della conoscenza odierna della realtà. L’ambiguità e/o ignoranza circa ‘chi siamo’, sia nel reale rimosso che nel linguaggio simbolico, costituisce un inizio ed un determinante di ciò che diventeremo o meno. Siamo una creazione, un disegno o, semplicemente, una declinazione molecolare tra infinite possibilità? Sdrammatiz- Oggi la specie umana è alle “prime armi” circa la comprensione della propria evoluzione e si rende conto che l’informazione genetica comporta anche imperfezioni e aberrazioni e che i geni della selezione naturale non sempre coincidono con i geni socialmente desiderati. Ciò pone la questione se sia etico accontentarsi con lo status quo a nome dell’osservanza morale della remota norma del disegno intelligente e dell’organismo naturalmente perfetto. Da un punto di vista etico, interessati a ciò che è culturalmente di valore per una comunità, la strada verso la modificazione genetica intenzionale dovrebbe essere aperta. Se, fino ad oggi, sembra che abbiamo vissuto con la convinzione che la selezione naturale rappresentasse una sorta di condizione ottimale, come si potrebbe parlare di ottimale in una dinamica in cui organismo e ambiente sono in continuo cambiamento? Ciò che era ottimale ieri, potrebbe non esserlo oggi. Ovvero, ciò che nella interpretazione della teoria classica dell’evoluzione potrebbe essere stato ritenuto ottimale in un periodo potrebbe entrare in conflitto con ciò che è ritenuto il benessere umano, oggi. Anche un convinto creazionista non può ignorare né la deriva genetica né le vestigia biologiche, così come deve fare i conti con la lentezza nella diffusione evolutiva di modificazioni ritenute “benefiche”. 1 Contenuto considerato, dall’ideale dell’io, controverso o intollerabile, la cui presenza provocherebbe turbamento, per cui viene “allontanato” dalla coscienza mediante il meccanismo psichico della rimozione. Editoriale Mike Lemanski, Supercomputer Genetics zando, diciamo, tutto deriva da lì, dalla condizione simbolica del nostro essere culturale, dal virus bio-culturale che si avvale del nostro cervello per replicarsi, tanto importante quanto incide la fantasia sessuale (linguisticamente strutturata) nella riproduzione dei geni e della stessa specie (abitualmente alla nostra insaputa). Un virus, relativo all’idea di sé, che ciascun gruppo culturale utilizza come riferimento programmatico per gestire, in un orizzonte di senso prestabilito, cifre, a noi impensabili, di reazioni molecolari ‘voluttuose’. Senza questa idea di sé, il singolo e la collettività si ritrovano smarriti. Questa idea di sé, della propria biologia e cultura, costituisce il presupposto di qualsiasi progetto sociale ed esistenziale. 3 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Sulla questione della genetica evolutiva, è inevitabile che la riflessione umana prenda atto della differenza tra il mondo ideale del simbolico, in cui siamo costretti a vivere come appartenenti ad una comunità umana, e l’andamento “anacronistico” della selezione “naturale” che gestisce il nostro precario adattamento ad un ambiente sempre in cambiamento. Gli appelli al normativismo essenzialistico, circa la natura umana,2 sono frequenti nella voluminosa letteratura sull’etica riguardo il miglioramento ontogenetico degli esseri umani attraverso le biotecnologie. Due principali preoccupazioni circa l’impatto del miglioramento della cosiddetta ‘natura umana’ vengono espressi. La prima è che il miglioramento potrebbe alterare o distruggere la ‘natura umana’. La seconda è che se il miglioramento altera o distrugge la natura umana, questo limiterebbe la nostra capacità di conoscere il bene, perché, per noi, il bene sarebbe determinato dalla cosiddetta ‘nostra natura stessa’. La prima preoccupazione presuppone che alterare o modificare la ‘nostra’ natura umana sia di per sé una cosa negativa. La seconda apprensione presuppone che la ‘natura umana’ provveda uno standard senza il quale noi non possiamo giungere a giudizi coerenti e difendibili su ciò che è buono o cattivo. Vi è, comunque, la possibilità di sostenere che non vi sia nulla di male, di per sé, nel sovvertire o ‘distruggere’ la cosiddetta ‘natura umana’ perché, su una comprensione plausibile di ciò che la natura è, ad essa appartengono peculiarità buone e cattive, e non c’è motivo di credere che eliminandone alcune si alteri il bene. Alterare o distruggere la cosiddetta “natura umana” non comporta la perdita della nostra capacità di dare giudizi sul bene, perché siamo, in ogni circostanza, in possesso di un a priori riguardo il bene per il quale siamo in grado di valutare qualunque nozione circa la natura umana. Gli appelli alla natura umana tendono a oscurare anziché gettare luce nel dibattito circa l’etica del miglioramento genetico e dovrebbero essere eliminati in favore di opinioni più convincenti. In questo dibattito, però, si è giunti ad un punto morto, in gran parte perché i bio-conservatori sostengono che dovremmo onorare le intuizioni circa il particolare valore dell’essere umano, anche se non siamo in grado di identificare le ragioni per fondare tali intuizioni. Le intuizioni sono spesso una guida affidabile all’azione. Le intuizioni sono, però, legate a tanta soggettività cognitiva che le rendono poco affidabili in alcune circostanze, e molte delle intuizioni dei bio-conservatori appartengono a questa categoria. Da tutto ciò non risulta realistico che i bio-conservatori facciano affidamento alle loro intuizioni. Quando un’intuizione è sostenuta da un principio, tale principio può essere testato. Chi giustifica delle intuizioni utilizzando principi a priori è spesso obbligato a modificare questi principi quando confrontati con i loro effetti. La ricerca sul giudizio morale è stata dominata dai modelli razionalistici, in cui il giudizio morale è considerato essere causato da un ragionamento morale. Il ragionamento morale però non è causa di un giudizio morale. Anzi, il ragionamento morale è solitamente una costruzione post hoc, generato dopo che è stato raggiunto un giudizio. Il modello costruttivista risulta invece un’alternativa ai modelli razionalistici. Il modello costruttivista sociale toglie l’enfasi del ragionamento privato, fatto da individui, ed enfatizza, invece, l’importanza collettiva delle influenze sociali e culturali. Nei termini delle recenti scoperte nel campo della psicologia sociale, culturale ed evoluzionista, così come in biologia, antropologia e primatologia, parte la proposta di un modello costruttivista sociale per approcciare il giudizio morale (se il cane è emotivo, la sua coda non può essere razionale). Il dibattito sull’etica della modificazione genetica intenzionale in funzione dei desideri sociali ha proceduto secondo due ipotesi di inquadratura. La prima è che, sebbene la valorizzazione comporti rischi sociali, i principali benefici di potenziamento sono per coloro che ‘sono stati migliorati’. La seconda è che, perché ora capiamo i torti dell’eugenetica, i miglioramenti, almeno nelle società liberali, dovranno essere beni personali scelti e non offerti in un mercato dei servizi di valorizzazione umana a pagamento. Ma entrambe le ipotesi di inquadramento sono da respingere, una volta che si è capito che alcuni miglioramenti (in particolare quelli che hanno più probabilità di raccogliere risorse e di diffondersi) aumenteranno la produttività umana. Una volta che si apprezza il potenziale di innalzare la produttività umana 2 In merito alla questione della natura umana, vi sono tre approcci principali. Essenzialismo: ritiene che esista una natura umana stabile, condivisa da ogni essere umano. Esistenzialismo: ritiene che non esiste una tale cosa come la natura umana, ma le modalità imprescindibili di stare al mondo. Un approccio moderato considererebbe che la natura umana può essere modificata nei limiti delle invarianti antropologiche. I trans-umanisti, da un lato, sono conservatori in quanto pensano che ci sia una natura umana, ma sono anche radicali nel senso che pensano che, questa natura, può (e deve) essere trascesa mediante l’utilizzo delle bio-tecnologie e delle tecnologie informatiche. Cioè, questo approccio comprende il potenziamento umano. 4 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Ricordiamoci che la nostra specie si è espansa anche grazie alle sue capacità di modificare geneticamente piante ed animali per garantire sostentamento e, forse, anche per il soddisfacimento di altre necessità, come quella dell’impulso estetico. Rendere sostenibile un processo etico di sviluppo è il presupposto più ambito, perché se nel secolo scorzo il delirio di una razza perfetta ha portato l’umanità sull’orlo di una deriva senza ritorno, i cui effetti devastanti, anche se stanno sfumando nella memoria pubblica, hanno in parte ridimensionato le rivendicazioni di onnipotenza, oggi la situazione socioeconomica mondiale, non può permettersi errori, e sta portando ad una revisione delle politiche che non possono essere più assistenziali ma foriere di un impegno radicale nella cultura del sostentamento. Non è più tempo di negarci la strada di lavorare per un bene comune: ridurre la sofferenza e migliorare gli standard di vita. Ma non facciamoci troppe illusioni, se non siamo all’altezza di rinegoziare il bio-potere, interessi societari vari ridurranno sempre più le categorie di persone che potranno accedere ad eventuali benefici. Tenendo presente la fusione tra scienze e business, risulta chiaro che le problematiche da affrontare riguardo il miglioramento umano, in termini genetici, non sono solo questioni di “implementazione scientifica”. Inoltre, c’è bisogno di lavorare sui concetti di bene comune e di miglioramento genetico. Essi sono generici, controversi e dipendono dal modo in cui concepiamo le nostre condizioni di vita e dalle nostre speranze, quindi sarebbe un errore non tematizzarli: il desiderio di migliorare la condizione umana, per quanto universale nella sua astrattezza, è, di fatto, concretizzato in molteplici forme e non è possibile ignorare le differenze di opinioni e/o interessi a riguardo. Di fatto, è ugualmente necessario tutelarsi da un’Ideologia della Biologia che distoglie l’attenzione dalle istituzioni e pratiche sociali determinanti i problemi della salute. Questi determinanti, quali la povertà, lo status socioeconomico precario, la mancanza di relazioni etiche, per elencarne solo alcuni, sono realtà che, contrariamente a quanto riguarda l’aspirazione ristretta della biologia umana, noi non possiamo cambiare “scientificamente”. Mike Lemanski, Sports Editoriale con la valorizzazione genetica, si può cominciare a vedere che il miglioramento diventa un’occasione, che rinunciare alla valorizzazione non è conveniente in termini di costi sociali e che lo Stato potrebbe prendere un interesse nel facilitare il miglioramento biomedico, così come avviene per l’istruzione e altri incrementi tradizionali nell’aumento della produttività. Considerare il potenziale dell’incremento della produttività mediante la valorizzazione genetica permette anche di visualizzare il dibattito circa la valorizzazione umana in termini di etica di sviluppo. 5 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena “Tempo Zero” Rinaldo Octavio Vargas, sociologo & Eugenia D’Alterio, biologa dalla genetica evolutiva darwiniana alla prospettiva Salvador Dalí, La persistenza della memoria di una genetica evolutiva intenzionale 1 “Tempo zero” In un contesto di svolte socio-culturali circa l’idea della vita e della ricerca al riguardo, intervenire sul patrimonio genetico umano è materia sempre più discussa per le derive etiche ed evolutive che ne conseguono. Infatti, sebbene le caratteristiche della nostra specie sono dovute a millenni di evoluzione in cui la selezione naturale ha gestito la trasmissione preferenziale e casuale, di generazione in generazione, di variazioni genetiche considerate “vantaggiose per la competizione e sopravvivenza”, secondo l’interpretazione di stampo darwiniano, siamo anche consapevoli che ci troviamo ad un “tempo zero” per le nostre esigenze biologiche, perché le variazioni genetiche naturali sono trop- 6 po “lente” per soddisfare la nostra “culturale” esigenza di sopravvivenza, soprattutto in presenza di condizioni sfavorevoli alla vita. Modificare il nostro patrimonio genetico per garantire migliore funzionalità e, qualora, la trasmissibilità di geni “sani” o socialmente più desiderabili, incontra ostacoli, non solo tecnici ma soprattutto culturali, non facilmente superabili. Le polemiche circa la clonazione, a partire dalla pecora Dolly, e l’uso delle cellule staminali sono esempi eclatanti di quanto la questione sia culturalmente e socialmente controversa. La prospettiva dell’intervento sul patrimonio genetico comporta una premessa regolarmente oscurata: comprendere che la condizione umana è una condizione storica invece che l’espressione di un disegno teologico e/o intelligente. Nella misura Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Solo abbastanza recentemente, nella storia di ciò che chiamiamo vita,1 lo svelamento delle strutture molecolari ha reso possibile la comprensione della nostra evoluzione e rende possibile la modificazione intenzionale del nostro genoma. Vi è crescente documentazione, tra cui i risultati di modificazioni genetiche eseguite su animali in laboratorio,2 che permette di prevedere che noi esseri umani saremo in grado di farci carico del nostro sviluppo biologico e della nostra evoluzione. Nel frattempo, la teoria evoluzionista sta diventando auto-riflessiva: la migliore comprensione di come l’evoluzione funzioni ci consentirà di modificare il corso della nostra stessa evoluzione sempre che, nel conflitto sociale e nella gestione del bio-potere, potremo scegliere ed essere liberi di farlo. Ora, argomentando circa le derive possibili della specie umana, alcuni gruppi sociali invocano la “saggezza della natura” e usano una certa cautela circa la possibilità di sviluppo e utilizzo di tecnologie di intervento per la modificazione genetica umana intenzionale. Interpretando il modus operandi della selezione naturale come opera di un ingegnere maestro che creerebbe disegni funzionalmente e moralmente ottimali e non discutibili, questi gruppi tendono a considerare l’intervento genetico intenzionale con sospetto. Alcuni di questi opinion leader trovano la pro- spettiva della modificazione genetica intenzionale addirittura ripugnante3 o, a dir poco, pericolosamente arrogante4. I critici più accesi considerano che sia sciocco ignorare ciò che loro percepiscono come la “saggezza della natura”. Alcuni di questi, esplicitamente, si appellano all’idea della scienza, piuttosto che alla religione, spiegando la “saggezza della natura” proprio mediante il ricorso all’analogia con un ingegnere maestro. Questi confidano che l’organismo umano sia il prodotto di una geniale ingegneria, un capolavoro delicatamente bilanciato, completo e ben funzionante. In questa visione, la modificazione genetica intenzionale è probabile che si dimostri controproducente. I sostenitori di tale ragionamento asseriscono che poiché nel corso dell’evoluzione la natura mostra i pattern della selezione di certi geni, essa agirebbe seguendo un’idea predefinita di ciò che è attuabile e, anche, moralmente desiderabile. Compito di questa dissertazione è “decostruire” le ipotesi evoluzioniste che si rifanno a tale analogia. La posizione a cui si vuole dare spazio è quella che sostiene che l’ingegneria genetica intenzionale possa offrire soluzioni che sono più efficienti, affidabili, versatili e socialmente desiderabili e, soprattutto, più immediate, rispetto ai cambiamenti genetici dovuti all’evoluzione intesa in termini darwiniani. Infatti, mettendo in evidenza i vincoli sull’ordinaria evoluzione, si rende comprensibile postulare che la modificazione genetica intenzionale sia in grado di superare molti degli “ostacoli naturali” al “bene umano”. In realtà, questo ‘bene’, definibile (ovviamente) in termini metafisici, non può che essere una concertazione sociale, dipendendo dal consenso sociale raggiunto e, storicamente, gestito dal biopotere attraverso i diversi apparati ideologici compreso il più importante: il parco concettuale predisposto dalla cultura imperante come orizzonte di linguaggio, pensiero e senso per le popolazioni. Certamente, in questa concertazione, le controverse posizioni circa una necessaria euristica precauzionale5 riguardo la modificazione genetica intenzionale cambiano in funzione della posizione favorevole o contraria all’intervento intenzionale. In ogni modo, le inedite questioni etiche 1 Vargas, R.O. e D’Alterio, E. Alla ricerca di una definizione operazionale di vita - La molecola a tempo in-determinato. BIO Educational Papers. Anno 1, Numero 1, Marzo 2012 2 Tang, Y. P., E. Shimizi, G. R. Dube, C. Rampon, G. A. Kerchner, M. Zhuo, G. Liu, and J. Z. Tsien, Genetic enhancement of learning and memory in mice. Nature 401: 63-6. 1999 Yang, J., T. Ratovitski, J.P. Brady, M.B. Solomon, K.D. Wells and R.J. Wall. Expression of myostatin pro domain results in muscular transgenic mice. Molecular Reproduction and Development 60: 351-61. 2001 3 Kass, L. The wisdom of repugnance. New Republic 216: 17-26. 1997 4 Sandel, M. The case against perfection: Ethics in the age of genetic engineering. Cambridge, MA, Harvard University Press. 2007 5 Nel contesto di questa riflessione si intenderà per euristica un insieme di regole pratiche. “Tempo Zero” in cui la specie umana si è diversificata, essa si è ritrovata organizzata in sistemi di bio-potere, relativamente diversi, in conformità a modi differenti di intendere se stessa. Una premessa fondamentale rimane camuffata al centro di ogni sistema sociale: l’idea culturale e sociale di cosa siamo. Infatti, ogni forma di bio-potere costituisce una declinazione o interpretazione, consensuale o ambigua, nonché conflittuale, di tale premessa. In ogni caso, malgrado il dibattito circa la specie venga spesso racchiuso nella polemica creazionismo - evoluzionismo, l’idea stessa di evoluzione della specie si è “evoluta”. Questa ulteriore evoluzione ha, infatti, aperto nuove derive nella discussione sociale circa l’idea della vita e, di conseguenza, apre ad inedite questioni nell’esercizio del bio-potere. 7 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Che l’argomento dell’analogia con l’ingegnere maestro sia ragionevole dipende da quanto esso sia considerato appropriato dai gruppi sociali che lo rivendicano. In quest’esposizione si dà spazio ad un’analisi critica7 dei presupposti dell’evoluzionismo classico che stanno alla base della nozione che la natura sia paragonabile ad un ingegnere maestro. Lo scopo metodologico è quello di raffrontare la modificazione genetica intenzionale con quella evolutiva “ordinaria”. Più precisamente, si con- fronta la modificazione genetica intenzionale con quella non-intenzionale (ovvero naturale) rispetto al loro potenziale per ‘migliorare’ la vita umana. L’uso dell’espressione “modificazione genetica nonintenzionale”, piuttosto che “modificazione genetica naturale” ha due ragioni. In primo luogo, poiché gli esseri umani sono parte della, cosiddetta, natura, la modifica dei geni che essi intenzionalmente intraprendono non è meno ‘naturale’ di quella prodotta dal, cosiddetto, “orologiaio cieco” della teoria evoluzionista classica darwiniana. In secondo luogo, in buona parte della letteratura che rifiuta la modificazione genetica intenzionale, il termine “naturale” è utilizzato ostentando un senso valutativo positivo, assumendo che il “naturale” sia più buono, o almeno, preferibile.8 Una dovuta distanza dal termine “naturale” aiuta ad evitare pregiudizi nella valutazione comparativa tra modificazione genetica intenzionale e non-intenzionale.9 Reading life’s code. “Genome: Unlocking Life’s Code”, Smithsonian’s National Museum of Natural History, 08.2013 che l’argomentazione suscita obbligano a dare voce a ragionamenti meno ortodossi. Per questo motivo, questa dissertazione concede spazio alla decostruzione del tentativo di fondare un’euristica precauzionale (di divieto assoluto riguardo il miglioramento genetico) basata sull’interpretazione di un’eziologia adattativa. Per la letteratura al riguardo, la difficoltà con questo approccio precauzionale è doppia: primo, esso si basa sulle stesse interpretazioni di adattamento dell’evoluzione naturale che motivano lo stesso approccio dell’analogia con l’ingegnere maestro e, secondo, il concetto eziologico di funzione sul quale poggia fornisce informazione indiretta e potenzialmente ingannevole circa le possibili conseguenze dell’intervento genetico intenzionale. La posizione dei sostenitori della modificazione genetica intenzionale offre, invece, criteri di miglioramento basati sulle connessioni causali osservabili nell’ontogenesi.6 La conclusione, da questa prospettiva, è che piuttosto che fondare un’ipotesi contro una modificazione genetica deliberata, la struttura causale del mondo vivente dia ragione morale a chi invece è favorevole alla modificazione. Ciò porta a concludere che la teoria classica dell’evoluzione non solo non riesce a sostenere una forte presunzione contro la modificazione genetica intenzionale ma che, paradossalmente, costituisca una ragione a favore dello sviluppo delle tecnologie di modificazione genetica intenzionale, purché adeguate garanzie cautelari siano rispettate. L’idea storica, e quindi relativa, di “natura” non può costituire un totem o un tabù primordiale che impedisca il beneficio del dubbio sulla possibilità di accedere ad un’evoluzione ‘intenzionale’. 2 DECOSTRUZIONE DELL’IDEA DELL’INGEGNERE MAESTRO COME GUIDA DELLA MODIFICAZIONE GeNETICA NON INTENZIONALE Il concetto di funzione biologica non comprendeva una spiegazione naturalista fino a quando Darwin introdusse la teoria della selezione naturale, che ci consegnò il primo racconto meccanicista dell’origine e dell’evoluzione della funzione biologica o, come molti l’interpretano, il disegno 6 L’ontogenesi - Insieme dei processi mediante i quali si compie lo sviluppo biologico di un organismo vivente (dall’embrione allo stadio adulto): dipende sia dal genoma (che caratterizza l’organismo) sia dall’ambiente nel quale il processo si svolge. 7 Buchanan, A., Dan W. Brock, Norman Daniels, & Daniel Wikler. “From Change to Choice: Genetics & Justice”. Cambridge University Press, 2000. A. Buchanan, A. “Conflict of Interest in Clinical Practice and Research”. Oxford University Press, 1995. Powell, R., “The Metaphysics and Ethics of Extinction,” in the Handbook on Ethics and Animals, T.L. Beauchamp and R.J. Frey (eds.), Oxford Powell, R., “Is Convergence More than an Analogy? Homoplasy and its Implications for Macroevolutionary Predictability,” Biology and Philosophy, vol. 22, pp. 565-578. 2007 8 Per un’analisi critica del richiamo alla natura e il naturale si veda Vargas & D’Alterio, “Il naturale e l’artificiale nei nostri concetti in tema di salute e malattia”, in BIO Educational Papers Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena. Anno I, Numero 2, Giugno 2012 9 Per approfondimento circa il concetto del naturale nel contesto del dibattito circa la modificazione genetica si veda: Buchanan, A. Human nature and enhancement. Bioethics 23: 141-50. 2009 8 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Anche se questa intuizione non è a cognizione di causa, vi è un senso comune molto diffuso in cui i due enunciati centrali della scienza biologica, cioè la partita tra gli organismi e il loro ambiente e la capacità di complessi organismi di riprodursi in ogni generazione, vengono considerati come riflessi di una sorta di saggezza, che può essere meglio descritta in termini puramente intuitivi. Sia nella complessità adattativa che nel dispiegarsi dello sviluppo degli organismi, l’evoluzione sembrerebbe funzionare “ingegnosamente”, secondo il parco di metafore largamente radicate, per risolvere un profondo problema “informatico”. Poiché ciascuna posizione di base nel codice del DNA può essere riempita da uno dei quattro nucleotidi distinti, vi è un numero astronomico di possibilità per quanto riguarda la riuscita formale dell’embriogenesi e un, altrettanto, vasto insieme di non-corrispondenze tra l’organismo e le peculiarità dell’eco-ambiente in cui l’organismo lotta per sopravvivere e riprodursi. Tuttavia, gli organismi riescono a fare affidamento su forme che sono configurate con funzionalità ‘soddisfacenti’ per le attività fisiologiche ed ecologiche complesse che necessitano di risolvere. Questa impresa, “epistemica”, però, si realizza non con il beneficio della previsione ma in virtù di un canale genetico di ereditarietà che replica con alta fedeltà e trasporta informazione cumulativa circa le condizioni dell’ambiente in cui l’organismo, è probabile, si sviluppi.10 Di conseguenza, alcuni studiosi, attribuendo un carattere prescrittivo a descrizioni di ciò che sembra essere accaduto nel passato, sostengono che gli organismi (includendo gli es- seri umani) debbono essere trattati come i prodotti “finiti” di un ingegnere maestro. Anche sofisticati accademici, con una visione positivista della modificazione genetica intenzionale, hanno la tendenza a fare affidamento all’analogia con l’ingegnere maestro. Ad esempio, Bostrom e Sandberg avvertono che “quando un riparatore troppo ambizioso, ma con poca esperienza, fa le modifiche al progetto di un ingegnere maestro, il potenziale di danno è notevole e le possibilità di produrre un miglioramento sensibile sono scarse”11. Allo stesso modo, Dan Dannett osserva che, ancora una volta, i biologi, sconcertati da alcune, apparentemente, futili o maldestre progettazioni in natura, sono venuti alla conclusione di aver sottovalutato l’ingenuità, l’abilità, la profondità di intuizione nell’agire di Madre Natura.”12 Gli organismi, tuttavia, risultano notevolmente diversi dall’esito del lavoro di un maestro ingegnere per due aspetti fondamentali. In primo luogo, gli organismi non sono al punto di arrivo di un processo evolutivo di trasformazione che è gradualmente salito lungo la scala della perfezione adattativa. In secondo luogo, evoluzione non significa progettazione, cioè l’evoluzione non procederebbe (anche se solo a grandi linee) secondo un piano preesistente. Ciascuno di questi argomenti - e il loro significato per la questione dell’analogia con il maestro ingegnere - si palesano quando si considerano i vincoli in cui opera la modificazione genetica non-intenzionale (cioè la selezione naturale). Il concetto di vincolo è vuoto se non si specifica ciò che viene vincolato. In biologia evoluzionista, il concetto di “vincolo”13 fa riferimento alle circostanze che limitano la specificità dei problemi di adattamento14 e l’insieme di possibilità di soluzioni. Qui il termine “vincolo” viene, però, usato in modo piuttosto diverso. Le caratteristiche evolutive, seguendo il lavoro di Russell Powell & Allen Buchanan15, sono vincoli che agiscono sulle possibilità della modificazione genetica non-intenzionale di attuare come un processo attraverso il quale promuovere (o anche conservare) il benesse- 10 Per un approfondimento della questione dell’informazione nel genoma si veda: Shea, N. Representation in the genome and in other inheritance systems. Biology and Philosophy 22:313-31. 2007 11 Bostrom, N., and A. Sandberg. The wisdom of nature: An evolutionary heuristic for human enhancement. In Human enhancement (pp. 375-416), ed. J. Savulescu and N. Bostrom. Oxford University Press, Oxford, 2009 12 Dennett, D. C.. Darwin’s dangerous idea: Evolution and the meanings of life. Simon and Schuster, New York, 1996 13 Per un approfondimento del concetto di vincolo nella teoria evoluzionista si veda: Amundson, R. & G. Lauder. Function without purpose: The uses of causal role function in evolutionary biology. Biology and Philosophy 9: 443-69. 1994 14 Cioè di progettazione per i sostenitori della saggezza della natura e dell’analogia di essa con un ingegnere maestro. 15 Powell, R. & A. Buchanan. Breaking Evolution’s Chains: The Prospect of Deliberate Genetic Modification in Humans. Journal of Medicine and Philosophy Volume 36, Issue 1, pp. 6-27. 2011 “Tempo Zero” biologico. Se la teoria darwiniana ha, effettivamente, bandito il disegno intelligente dalla spiegazione evoluzionista, cosa vorranno dire tanti gruppi culturali e sociali quando ancora attribuiscono saggezza alla natura e si appellano a questa per opporsi alla modificazione genetica intenzionale? La loro idea sembra essere che nel corso di milioni di generazioni e di tentativi ed errori, il crogiolo evoluzionista ha prodotto complesse soluzioni di sviluppo ed ecologia tali che l’essere umano non potrebbe far di meglio. 9 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Geisha Playing Go by Kikukawa Eizan re umano. Una volta che la specificità (o natura) e la rigidità di questi vincoli sono analizzati e decostruiti alla luce dei concetti della modificazione genetica intenzionale, la forza dell’analogia che paragona il lavoro dell’evoluzione “ordinaria” con quello di un maestro ingegnere evapora e l’analogia diventa così attenuata da essere incapace di sostenere un divieto o, anche, una forte presunzione contro la modificazione genetica intenzionale. A tale scopo, SI QUESTIONANO QUESTI VINCOLI ALLA LUCE DELLE POSSIBILITÀ DELLA MODIFICAZIONE GENETICA INTENZIONALE. ■■ L’INFORMAZIONE GENETICA COMPORTA ANCHE IMPERFEZIONI E ABERRAZIONI: I GENI DELLA SELEZIONE NATURALE NON SEMPRE COINCIDONO CON I GENI SOCIALMENTE DESIDERATI È ironico che i sostenitori dell’analogia con l’ingegnere maestro considerino la teoria della selezione naturale come la base della loro analogia, in quanto ‘l’imperfezione’ del disegno biologico è tra le più forti evidenze dell’evoluzione per selezione naturale. Darwin stesso spesso indicò la difettosa e irrazionale costruzione di or- ganismi allo scopo di confutare argomentazioni a favore del disegno intenzionale. In una lettera al suo amico e mentore, Joseph Hooker, Darwin esclamava: “Che libro un cappellano del diavolo potrebbe scrivere sulle goffe, inutili e orribilmente crudeli opere della natura”.16 Esempi di “insufficienza” nel disegno evolutivo biologico umano abbondano, tra cui: il tratto urinario maschile, che passa per la prostata che può infiammarsi e ridurre o bloccare la funzione urinaria; l’incapacità di produrre acido ascorbico e la necessità di introdurlo con la dieta, pena gravi danni ossidativi e elevati rischi di contrarre infezioni; il punto cieco nell’occhio umano che obbliga l’organismo a sviluppare elaborati meccanismi di correzione della percezione; la duplice funzione della faringe umana, il cui ruolo sia nell’ingestione che nella respirazione aumenta significativamente la morte per soffocamento; il canale del parto, che passa attraverso la pelvi femminile grazie alla selezione del frettoloso riassetto della postura ominide, aumentando notevolmente i rischi nel parto. L’elenco può continuare all’infinito con mostruosità dovute ad aberrazioni cromosomiche e difetti genetici vari. L’ubiquità di un disegno alquanto difettoso dimostra che LA SELEZIONE NATURALE È UN BRICOLAGE, e non l’opera di un ingegnere, tanto meno maestro, che armeggia con organismi in risposta alle loro esigenze in modo del tutto casuale e esprimendosi, poi, nel tempo, nelle generazioni più adatte, oppure, come direbbero Powell & Buchanan, che attua “cooptando strutture esistenti in modo ad hoc per soddisfare nuove esigenze funzionali.”17 Presi collettivamente, i meccanismi che originano e mantengono l’ingegneria difettosa della natura suggeriscono che il disegno ‘a bricolage’, piuttosto che l’eccezione, costituisce la regola della modificazione genetica non-intenzionale. ■■ LA SELEZIONE NATURALE SEMBRA AGIRE fino al PERIODO RIPRODUTTIVO La selezione naturale non tende ad agire per il periodo post-riproduttivo della vita: questa semplice constatazione ha enormi implicazioni per l’analogia con l’ingegnere maestro poiché, se la selezione naturale è l’unica guida verso l’ottimizzazione, la stragrande maggioranza dei caratteri post-riproduttivi non beneficerebbero del presun- 16 Dawkins, R., A devil’s chaplain: Reflections on hope, lies, science, and love. Houghton Mifflin Hartcourt, New York, 2003 17 Powell, R. & A. Buchanan, op.cit. p. 10. 2011 10 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena ■■ LA DERIVA GENETICA È LO STATO DI DEFAULT DEI SISTEMI BIOLOGICI L’argomentazione dell’analogia con il maestro ingegnere dipende da tre presupposti principali: (1) la selezione è il meccanismo predominante che agisce sui caratteri biologici, (2) la selezione tende ad affermare caratteri che sono ottimali, e (3) i caratteri ottimali non possono essere eventualmente migliorati dalla modifica- zione genetica intenzionale. Tutti questi presupposti possono essere questionati. In effetti, il primo di questi presupposti è stato recentemente messo di nuovo in dubbio dal lavoro di Brandon19 che mostra che la deriva genetica20 è, in realtà, lo stato di default dei sistemi biologici. Ma, anche se l’interpretazione della selezione ha sopraffatto tutte le altre tendenze evolutive e i vincoli, questo non implica che qualsiasi carattere affermato dalla selezione naturale sia ottimale. “L’adattamento” (nel senso più incontrovertibile) si riferisce all’eziologia di un carattere21, in particolare, al fatto che esso emerse e si fissò, nel passato, come risultato della selezione naturale. Al contrario, “l’ottimizzazione” si riferisce alla funzione attuale di un carattere e il suo attuale contributo alla fitness riproduttiva22 a prescindere dalla sua storia evolutiva-selettiva.23 Questa distinzione è importante in quanto sarebbe controverso argomentare che le stesse forze che originariamente scelsero un carattere siano quelle che attualmente lo mantengono. Un carattere che si è evoluto per qualche scopo in un lontano passato può persistere a lungo sia per un cambiamento adattativo nella funzione di quell’apparato, cioè il fenomeno conosciuto come EXAPTATION24, sia per situazioni evolutive che hanno impedito ad esso di estinguersi. Anche se la selezione sia stato l’unico significativo meccanismo evolutivo, e anche se essa abbia prodotto caratteri ottimali, ciò non implica che questo sia ancora il caso.25 Semplicemente perché un ca- 18 Weinstein, I. B. Addiction to oncogenes - The Achilles heel of cancer. Science 297: 63-4. 2002 19 Brandon, R. N., The principle of drift: Biology’s first law. Journal of Phylosophy CIII: 319-35. 2006 20 In genetica delle popolazioni, per deriva genetica si intende la componente dell’evoluzione di una specie dovuta a fattori casuali, e che può essere quindi studiata con metodi statistici. Per definizione la deriva genetica non ha direzione preferita. 21 In biologia per carattere si intende una qualsiasi caratteristica di un organismo; questo attributo è determinato dall’informazione genetica contenuta in uno o più geni nello stesso organismo. Non va confuso con il fenotipo che non indica il carattere ma piuttosto lo stato in cui questo si trova. Ad esempio: un particolare gene è responsabile nel determinare il carattere colore degli occhi in Drosophila Melanogaster; il fenotipo è, invece, il tipo di colore che si manifesta (rosso, bianco...); quale sarà il fenotipo manifestato dipende dalla forma allelica in cui si trova il gene per il dato carattere. Un carattere è il prodotto finale di una serie di processi molecolari e biochimici. Il primo passo è la codifica dei corrispettivi geni, presenti sui cromosomi in determinate posizioni dette loci; la codifica avviene tramite il processo di trascrizione ovvero di copia del DNA in RNA e, nella maggior parte dei casi, nella traduzione in proteine. Le proteine a loro volta subiscono un processo di maturazione passando all’interno di organuli quali il reticolo endoplasmatico e l’apparato di Golgi; la singola proteina o l’interazione di più proteine portano infine al carattere e in particolare alla sua manifestazione fenotipica. Questo flusso di informazioni genetiche prende il nome di dogma centrale della biologia molecolare. (Wikipedia). 22 Il parametro comunemente utilizzato per misurare la selezione naturale è la FITNESS, essa è una misura dell’efficienza riproduttiva di un dato genotipo per un dato ambiente e in un dato momento. 23 Brandon, R. N., and M. D. Rausher. Testing adaptationism: A comment on Orzack and Sober. The American Naturalist 148: 189-201. 1996 24 Il concetto di exaptation è stato introdotto dai paleontologi Stephen J. Gould ed Elisabeth S. Vrba nel 1982, ma ha una storia che risale alla risposta data da Darwin nel 1872 alle obiezioni dello zoologo George Mivart circa la presunta incapacità della selezione naturale di render conto degli stadi incipienti di strutture naturali particolarmente complesse. Con il neologismo pre-adaptation Darwin introdusse la possibilità che in natura il rapporto fra organi e funzioni fosse potenzialmente ridondante, in modo da permettere che un carattere sviluppatosi per una certa ragione adattativa potesse essere «cooptato» o convertito per una funzione anche del tutto indipendente dalla precedente. Questa cooptazione funzionale, che integra e non sostituisce l’azione di implementazione graduale della selezione naturale, fu rinominata da Gould e Vrba exaptation, per indicare come gli organismi spesso riadattino in modo opportunista, come bricoleur, strutture già a disposizione per funzioni inedite. Il concetto di exaptation è quindi un caso di studio evoluzionistico particolarmente interessante, perché evoca il rapporto fra strutture e funzioni, fra ottimizzazione e imperfezione in natura, mettendo in discussione la visione «adattazionista» a lungo prevalente nel Novecento. Esso è inoltre il miglior antidoto contro gran parte delle argomentazioni neocreazioniste relative alla presenza in natura di un supposto “progetto intelligente”. Nota presa da: Gould Stephen J. & Vrba, Elisabeth. EXAPTATION. IL BRICOLAGE DELL’EVOLUZIONE. Bollati Boringhieri Editore, 2008 25 Buchanan, A. Enhancement and human nature. Bioethics 23: 141-50. 2009 “Tempo Zero” to genio ingegneristico. Pertanto, l’idea che tutti o quasi tutti i caratteri biologici sono il risultato diretto e/o necessario della selezione naturale è palesemente falsa. Una volta che i loro anni riproduttivi sono spesi, gli organismi sono autorizzati ad “andare alla deriva” (ontogeneticamente parlando), con la selezione che non investe più nella riparazione fisiologica dei meccanismi necessari per evitare, ad esempio, l’accumulo di mutazioni in linee cellulari che possono portare al cancro18, o a malattie cardiovascolari o a degenerazioni neuronali. Questa dinamica è di particolare rilevanza nel caso di organismi longevi come gli esseri umani che spendono sempre più notevoli frazioni della loro vita nel periodo post-riproduttivo. Uno dei principali vantaggi della modificazione genetica intenzionale è che questa potrebbe evitare o mitigare il danno che gli esseri umani soffrono come risultato della “noncuranza” della modificazione genetica non-intenzionale alla qualità della vita umana post-riproduttiva. 11 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena rattere sia stato ‘ottimizzato’ per selezione naturale, ciò non significa che non possa essere ulteriormente migliorato. Confondere “ottimale” con “non-migliorabile” è fraintendere il concetto di “ottimizzazione” come esso è usato nella teoria evoluzionista. Anche se il legame tra adattamento e ottimizzazione rimane concettualmente e sperimentalmente tenue26, una cosa è chiara: qualsiasi analisi sull’ottimizzazione sarà relativo a determinati parametri genetici, di sviluppo e funzionali di un organismo. Sottratto a questi vincoli, il concetto di ottimizzazione diventa incomprensibile.27 In sostanza, dire che un carattere è ottimale equivale a dire che nessuna ulteriore modifica incrementale nel genotipo può migliorare la funzione del carattere. Questo è coerente con la nozione che postula che cambiamenti genetici non-incrementali28 (ossia intenzionali) possono trasportare un lignaggio ad un picco di fitness più elevato nel paesaggio adattativo generale. In ogni caso, data la natura locale dell’ottimizzazione biologica, dovremmo considerare la modificazione genetica intenzionale come un’espansione della gamma dell’evoluzione possibile, piuttosto che come una minaccia al ‘capolavoro’ della selezione.29 Inoltre, il grado di ottimizzazione che può essere raggiunto in natura è vincolato dalla topografia del “fitness landscape”30 (paesaggio adattivo). Questo termine fa riferimento ad una rappresentazione grafica-pittorica della relazione funzionale tra genotipi-fenotipi individuali e fitness. Se il paesaggio è composto da numerosi picchi di fitness e valli, la selezione porterà la popolazione a scalare la vetta di fitness (o di efficienza riproduttiva) più vicina, anche se questo picco non è il più alto nel paesaggio. Ossia, poiché la co-evoluzione si riferisce al modo in cui ogni organismo influenza ed è influenzato dagli altri organismi all’interno di un eco-sistema (picco evolutivo) e l’evoluzione dei sistemi emerge da queste interrelazioni, ciò che sembra essere una soluzione ottimale da un punto di vista localistico, può essere altamente sub-ottimale quando la stessa è vista panoramicamente, da una prospettiva che è ben oltre la portata della modificazione genetica non intenzionale. Con vista a volo d’uccello del paesaggio adattativo, tuttavia, la modificazione genetica intenzionale potrebbe impedire che una popolazione rimanga chiusa in un ‘ottimo’ di carattere ‘locale’, individuando così picchi adattativi più elevati, aggirando le barriere spazio-temporali per il flusso genico ordinario (non intenzionale), e coordinando l’assemblaggio genico e la diffusione di adattamenti complessi tra popolazioni disparate. L’ottimizzazione non solo è intrinsecamente ‘locale’ e dipendente dal contesto ma può anche non correlare con la sopravvivenza della specie a lungo termine. Se la forma biologica viene gradualmente ottimizzata per tutta la durata evolutiva di un lignaggio e se il possesso di caratteri ottimali aiuta i lignaggi a scappare o evitare l’estinzione, allora ci si aspetterebbe che i lignaggi più anziani abbiano una minore probabilità di andare estinti di quelli giovani (stando così le cose o se le condizioni non mutano). Questa previsione però non è suffragata dai dati. Il biologo Van Valen notoriamente ha osservato che la probabilità di estinzione per un dato lignaggio non varia in funzione della sua età tassonomica.31 In altre parole, la probabilità di una stirpe di andare estinta è indipendente dal suo precedente successo evolutivo. Ciò si spiega, in parte, con le fluttuazioni ambientali che sono troppo rapide perché la selezione possa tenerne il passo, ma la “legge dell’estinzione” di Van Valen (come viene chiamato questo principio) vale anche in ambienti abiotici stabili. La spiegazione principale di questo modello riguarda la natura destabilizzante di certe forme di interazione ecologica. Le specie interagiscono tra loro nel tempo evolutivo: a volte queste interazioni sono “cooperative”, come nel caso del mutualismo, ma spesso sono strategiche, con una conseguente corsa evolutiva nella quale la soluzione biologica di un organismo può costituire il problema della ‘progettazione’ o adattamento di un altro e viceversa. Questo è comune, per esempio, nelle interazioni tra predatori e prede e tra ospite e parassita. Strategicamente, i lignaggi in interazione debbono continuare a evolvere semplicemente per mantenere i loro attuali livelli di adattamento o forma — una dinamica che è stata soprannominata da Van Valen “Red Queen Effect” [l’effetto regina rossa], seguendo il personag- 26 Per approfondire il dibattito circa l’ottimalità evoluzionista si veda: Orzack, S. H., and E. Sober. How (not) to test an optimality model. Trends in Ecology and Evolution 9: 265-7. 1994 Brandon, R. N., and M. D. Rausher. Testing adaptationism: A comment on Orzack and Sober. The American Naturalist 148: 189-201. 1996 27 Sansom, R. Constraining the adaptationism debate. Biology and Philosophy 18: 493-512. 2003 28 La selezione naturale richiede cambiamenti incrementali, capaci di modificare un carattere senza modificare gli altri. 29 Sul potenziale del miglioramento genetico per ampliare la gamma di ciò che è umanamente possibile si veda: Buchanan, A. op. cit. 30 Il fitness landscape è uno degli strumenti utilizzati anche dai sostenitori della teoria della complessità quale strumento di analisi per comprendere, attraverso un algoritmo co-evolutivo, l’evoluzione dei sistemi complessi adattivi. 31 Van Valen, L. A new evolutionary law. Evolutionary Theory 1: 1-30. 1973 12 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena ■■ GLI ELEMENTI DELLA SELEZIONE NATURA- LE PERSISTONO ANCHE QUANDO HANNO PERSO LA FUNZIONALITÀ Dire che un carattere è un adattamento è dire, semplicemente, che è il prodotto di un regime ‘selettivo’ storico. Come si è appena sottolineato, dal momento che l’ambiente e i problemi di cambiamento che quest’ultimo pone sono sempre in movimento, gli organismi non possono mai essere perfettamente adattati al loro ambiente. Così, molti caratteri che conferivano adattamento nell’evoluzione dei primi ominidi, oggi, possono essere ritenuti neutri oppure un residuo che mal si adatta alle nuove condizioni. Questi sono le cosiddette vestigia dell’evoluzione.32 Gli psicologi evoluzionisti pensano che molti dei nostri disturbi psicologici contemporanei, come la depressione, l’ansia e il disturbo da deficit di attenzione, derivino da difficoltà psicologiche con il passaggio remoto da un’esistenza da cacciatori-raccoglitori ad un’esistenza sedentaria basata sull’agricoltura e l’allevamento. Una diagnosi simile vale per molti dei disturbi osservati negli animali di compagnia come il cane che oggi, con altrettanta difficoltà, sono costretti ad adattarsi da una vita aperta ai confini del divano del soggiorno. ■■ LA SELEZIONE NATURALE È CARATTERIZZATA DALLA LENTEZZA E DALLA RISTRETTEZZA DELLA DIFFUSIONE DELLE MUTAZIONI BENEFICHE Un altro limite evidente della modificazione genetica non-intenzionale riguarda l’origine e la diffusione delle mutazioni benefiche, un processo che può richiedere migliaia o addirittura milioni di anni, secondo il tasso di mutazione, la struttura della popolazione interessata e il tipo di adattamento in questione. Anche se forti pressioni selettive possono accelerare l’evoluzione genetica, esse possono anche comportare il ‘deplorevole’ scenario malthusiano in cui ci sono molte più nascite di quelle che le risorse ambientali possono supportare. Infatti, più nascite per sopperire a enormi tassi di mortalità, causati da malattie, situazioni disagevoli o guerre, è stata la modalità (e lo è ancora per alcune popolazioni) per ottenere sia una diffusa resistenza patogena33 che una prole sopravvissuta. Poiché non è soggetta ai “capricci” dell’evoluzione ordinaria, la tecnologia della modificazione genetica intenzionale può salvaguardare preziosi genotipi tanto quanto i primi esseri umani custodirono il fuoco, proteggendo la fonte di sopravvivenza per le loro generazioni e le future. ■■ L’ASSENZA DEL TRASFERIMENTO GENICO LATERALE NELLA TRASMISSIONE GENETICA NON-INTENZIONALE NEGLI ORGANISMI A RIPRODUZIONE SESSUATA I microbi hanno il sopravvento evolutivo quando si tratta della corsa agli armamenti tra parassiti semplici e i loro complessi animali ospiti. La tra- 32 Sono considerate vestigia quegli elementi di un organismo che persistono ma che hanno perso del tutto la funzionalità che invece avevano in un antenato o nell’embrione. Un esempio classico è l’appendice, residuo intestinale erbivoro. 33 Galvini, A. P., and M. Slatkin. Evaluating plague and smallpox as historical selective pressures for the CCR5-Delta 32 HIV resistance allele. Proceeding of the National Accademy of Sciences of the Unites States of America 100: 15276-9 “Tempo Zero” Plica semilunare, residuo della membrana nittitante, Wikipedia gio di Lewis Carroll, Alice, in “Alice nel paese delle meraviglie” nell’episodio della regina di cuori. Alice deve correre più velocemente per rimanere nello stesso posto e per poter cambiare posizione deve correre il doppio. La metafora per dire come, allo stesso modo, per i sistemi che evolvono e che sono in competizione sono necessari cambiamenti continui per poter mantenere i livelli di fitness. Pertanto, contrariamente alla tesi dell’Analogia con il Maestro Ingegnere, i caratteri esistenti (compresi i nostri) non rappresentano l’apice adattivo di eoni di una selezione esigente ma piuttosto essi sono ecologicamente provvisionali, possono non essere idealmente idonei per la loro funzione attuale e non sono necessariamente superiori nella ‘progettazione’ di quelli che affollano i letti fossili. 13 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena smissione di mutazioni desiderabili in complessi animali pluricellulari è faticosa, dati i tempi lunghi di generazione e il fatto che la riproduzione e il trasferimento genico sono indissolubilmente legati (i casi di DNA trasmessi tra lignaggi di animali attraverso virus possono essere considerati un’eccezione). Questo è in netto contrasto con le forme di vita batteriche, che hanno sia tempi rapidi di generazione che modalità “laterali” di trasferimento genico. La trasmissione laterale34 consente ad organismi semplici di scambiare geni al di fuori del ciclo riproduttivo, permettendo la proliferazione più efficiente di tratti che migliorano l’adattamento (fitness). La modificazione genetica intenzionale può agire in complesse specie multicellulari così come accade nel trasferimento genico laterale nei procarioti, aumentando notevolmente la velocità e la versatilità con cui le mutazioni benefiche possono diffondersi nella popolazione. La modificazione ci permetterebbe di combinare e integrare i geni di esseri umani che non sono membri di una stessa stirpe o lignaggio, così come i geni di altre specie e di quelli creati artificialmente attraverso la biologia sintetica. Come lo scambio culturale tra i membri indipendenti di una popolazione, il trasferimento genico laterale è dotato di rischi che ne conseguono, tra cui la più rapida diffusione di varianti deleterie che altrimenti sarebbero limitate ai lignaggi verticali. Tuttavia, dal punto di vista dell’ideologia dell’ingegneria genetica, la modificazione genetica intenzionale promette di pareggiare la ‘corsa evolutiva agli armamenti’ tra batteri e le lente popolazioni umane da loro inseguite. ■■ LA SELEZIONE NATURALE HA NATURA INCREMENTALE E NON DISTINGUE TRA GENI BENEFICI O DELETERI AL “BENE UMANO” La natura cieca e incrementale della selezione naturale non solo pone severi vincoli su quanto rapidamente la selezione naturale possa compiere una determinata impresa adattativa, ma, anche, su quali imprese adattative possano essere compiute appieno. Mutazioni e ricombinazioni genetiche, che insieme forniscono il materiale primario per la selezione naturale negli organismi sessuati, impongono vincoli severi su ciò che la selezione opera con essi e su come può farlo. Ad esempio, si consideri il fenomeno noto come associazione o “linkage”35, che spiega perché alcuni caratteri si manifestino sempre associati. Si definiscono geni associati i geni che appartengono allo stesso cromosoma e che non si assortiscono in modo indipendente.36 Ma raramente la concatenazione tra geni è totale in quanto i geni associati possono ricombinarsi in combinazioni diverse da quelle dei genitori a causa dei fenomeni di scambio. Se la “ricombinazione genetica”37 favorisce nuove combinazioni di alleli rispetto a quelle iniziali, nel caso di associazioni tra geni benefici e deleteri, la selezione adattativa non distinguerà tra quali eventuali geni benefici o deleteri rientreranno nella prossima generazione, ovvero non sarà in grado di favorire (vale a dire, di generare in modo differenziale) la variante ‘salutare’. Limitazioni simili insorgono da pleiotropismo38, dove geni singoli codificano molteplici funzioni non correlate e “interazioni epistatiche”39 nelle quali lo stato di 34 Il trasferimento di geni orizzontale o trasferimento genico orizzontale, anche conosciuto come trasferimento di geni laterale, è un processo nel quale un organismo trasferisce materiale genetico ad un’altra cellula non discendente. Il suo contrario è il trasferimento verticale, vale a dire il fenomeno della riproduzione, col quale un organismo riceve il materiale genetico dei suoi antenati dai suoi genitori. La maggior parte degli studi sopra la genetica si sono incentrati in prevalenza sul trasferimento verticale, ma attualmente c’è la sensazione che il trasferimento orizzontale sia un fenomeno significativo. Il trasferimento artificiale di geni orizzontali è una forma di ingegneria genetica. L’ambito del trasferimento di geni orizzontali è essenzialmente tutta la biosfera, dove i batteri e i virus agiscono sia come intermediari del traffico di geni che come magazzini per la moltiplicazione e ricombinazione di geni (il processo di creazione di nuove combinazioni di materiale genetico). Fonte: WIKIPEDIA 35 In genetica, fenomeno, detto anche associazione o linkage, per cui alcuni geni non si trasmettono dai genitori ai figli indipendentemente tra di loro, come previsto dalla terza legge di Mendel, ma congiuntamente. I geni associati sono localizzati sullo stesso cromosoma e formano dei gruppi di associazione, in numero corrispondente a quello delle coppie cromosomiche della specie. Raramente la concatenazione tra due o più geni è totale, in quanto i geni associati possono variare e cioè ricombinarsi in combinazioni diverse da quelle dei genitori a causa dei fenomeni di scambio. La frequenza con cui avvengono queste ricombinazioni fornisce una misura del grado o dell’intensità di associazione tra due geni. Il grado di associazione di due geni dipende dalla loro distanza sul cromosoma nel senso che geni situati in loci vicini verranno trasmessi di generazione in generazione congiuntamente, mentre geni situati in loci distanti saranno più facilmente soggetti a scambio e quindi segregheranno quasi come geni indipendenti. Fonte: sapere.it 36 Infatti, poiché è il cromosoma (e non il gene) l’unità che si trasmette durante la meiosi, i geni associati non sono liberi di distribuirsi in modo indipendente gli uni dagli altri e si dice che mostrano associazione (linkage) negli incroci genetici. (Wikipedia) 37 Per ricombinazione genetica si intende ogni processo attraverso il quale, a partire da un genotipo, si ottengono nuove combinazioni di alleli rispetto a quelle iniziali. La ricombinazione agisce quindi sul materiale genetico, che nella maggior parte dei casi è costituito da DNA; l’unica eccezione riguarda la ricombinazione genetica degli RNA-virus, che opera sull’RNA. La ricombinazione, assieme alle mutazioni genetiche, è alla base della variabilità genetica degli organismi. Fonte: Wikipedia 38 Fenomeno genetico caratterizzato dalla possibilità di un singolo gene mutante di produrre diverse manifestazioni fenotipiche e di provocare, in certi casi, il quadro di una determinata sindrome clinica. (Wikipedia) 39 L’epistasi è una forma di interazione fra geni, il fenomeno si verifica quando un gene interferisce con l’espressione fenotipica di un altro gene. Le caratteristiche dell’individuo saranno pertanto date dalla risultante di questa interazione. Il gene che maschera l’espressione di un altro gene viene definito epistatico, il gene la cui espressione viene mascherata da un gene non allelico viene definito ipostatico. (Wikipedia) 14 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Inoltre, poiché la selezione naturale è un processo cieco e incrementale, proviamo allora a pensare ad un problema di adattamento che richieda centinaia o addirittura migliaia di micro mutazioni. Si consideri uno scenario in cui le mutazioni individualmente necessarie e congiuntamente sufficienti per qualche carattere benefico non riescano a conferire un beneficio di adattamento. “La probabilità di realizzare una particolare traiettoria mutazionale è uguale al prodotto esponenziale delle probabilità delle sue mutazioni costitutive. Nella misura in cui il numero di mutazioni necessarie cresce, la possibilità che siano realizzate simultaneamente o nel giusto ordine diminuisce esponenzialmente. Al contrario, ciò che è un’impresa o un atto, di valore astronomicamente improbabile, per la selezione naturale, può diventare un compito relativamente semplice per un ingegnere umano:”40 macro mutazioni sarebbero realizzabili all’interno dell’ambito lungimirante e “orientato agli obiettivi” della modificazione genetica intenzionale. Così, la modificazione genetica intenzionale non solo può accompagnare nei profondi mutamenti genetici a un ritmo molto più veloce della modificazione genetica non intenzionale ma, anche, avere accesso a intere regioni di spazio adattativo che sono off limits per la selezione naturale. In questo modo, la modificazione genetica intenzionale potrebbe essere considerata una risorsa inestimabile, letteralmente una questione di vita o di morte per la specie nel caso in cui gli esseri umani si confrontassero con un problema imminente di adattamento, la cui soluzione sia totalmente inaccessibile alla selezione incrementale o, altrimenti, ottenibile solo su vaste distese di tempo evolutivo. Ad esempio, la modificazione genetica intenzionale potrebbe consentire di alterare la capacità del corpo per la regolazione termica in risposta al riscaldamento globale, o aumentare la nostra resistenza a patogeni emergenti o la nostra tolleranza alla tossicità ambientale. In teoria, inserendosi nei percorsi (‘maestri’) normativi dello sviluppo degli organismi, la modificazione genetica intenzionale ha il potenziale di andare ben oltre il miglioramento di certi caratteri fino alla trasformazione completa di un’organizzazione biologica. 40 Powell, R. & A. Buchanan, pp. 14-15. 2011 ■■ LA NATURA SISTEMICA NELLO SVILUPPO DEGLI ORGANISMI NON ESCLUDE LE CONSEGUENZE NEGATIVE DI UN CARATTERE SCELTO A causa della natura inerente allo sviluppo integrato degli organismi, anche se un carattere è “ottimizzato” per selezione naturale, ciò non preclude conseguenze negative per altri tratti, a condizione che l’adattamento associato con il carattere ottimizzato sia abbastanza forte da compensare eventuali deficit. Per esempio, nell’evoluzione degli ominidi, vi fu una forte selezione per il bipedismo, probabilmente a causa della dispersione delle risorse e l’inefficienza dell’andatura quadrupede come modo di locomozione. A quanto pare, i benefici della selezione verso il bipedismo furono tali da superare i notevoli ‘costi’ connessi con la ricostruzione “frettolosa” dell’anatomia craniale ominide al fine di accogliere questa nuova forma di movimento. I costi di questo, altamente vincolato, compromesso evolutivo, hanno incluso alcuni dei più alti tassi di mortalità neonatale e materna nel regno animale, per non parlare di una serie di problemi postumi di colonna vertebrale e di una grande quantità di ginocchia deboli. Anche se la tecnologia chirurgica (tagli cesarei) ha man mano ridotto l’incidenza di mortalità infantile e materna, ovviamente da epoche più recenti ad oggi, questo non può compensare la sub-ottimalizzazione biologica. ■■ La SOLA SELEZIONE NATURALE COMPOR- TEREBBE PERDITA IRREVOCABILE DI GENI O L’ESTINZIONE Quando le specie si estinguevano in natura per via della selezione naturale o di una catastrofe, i loro geni distintivi andavano persi per sempre, ma oggi sono operative banche genetiche mondiali come quella per le risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, o come le banche genetiche di specie animali in estinzione e non, per non parlare poi della tecnologia che consente che le informazioni genetiche possono essere ‘resuscitate’ addirittura da materiali fossili. Le sequenze geniche umane, sempre più diffusamente, sono depositate nelle banche dati genetiche (simile al Global Seed Vault in Norve- “Tempo Zero” sviluppo di un gene interferisce sulla funzione di un altro. 15 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Dire che un carattere aumenta l’adattamento riproduttivo è solo dire che aumenta la probabilità che i geni dell’organismo che portano il carattere avranno più probabilità di passare alle future generazioni, sia attraverso la riproduzione diretta dell’organismo sia attraverso quella della sua parentela. Anche se ogni carattere umano ha contribuito all’idoneità riproduttiva non ne conseguirebbe, comunque, che ogni sforzo di migliorare gli umani per via della modificazione genetica intenzionale condurrebbe, necessariamente, ad un peggioramento, per la semplice ragione che il benessere umano non è da confondersi con la capacità riproduttiva. L’analogia dell’orologiaio cieco oscura la più profonda limitazione della modificazione genetica non intenzionale, vale a dire, la sua inefficacia come mezzo per raggiungere “il bene umano”, e, senza volerlo, incoraggia la visione, fondamentalmente sbagliata, che la selezione naturale sia l’unico processo per il miglioramento umano. Quando la selezione produce ciò che è prezioso per gli esseri umani, lo fa per pura casualità. E non sarebbe saggio puntare solo sulla casualità per le prospettive di sopravvivenza umana e tanto meno per le prospettive del suo miglioramento. Life’s blueprint, “Genome: Unlocking Life’s Code”, Smithsonian’s National Museum of Natural History, 08.2013 gia) delle popolazioni mondiali e possono essere mantenute per tempi illimitati. La modificazione genetica intenzionale può, oggi, allontanare e addirittura invertire gli eventi di estinzione che altrimenti sarebbero inevitabili o irrevocabili (tecnologia per flora e fauna). Ma c’è la critica comune che inferisce che la modificazione genetica intenzionale dovrebbe essere vietata perché potrebbe causare la perdita irreparabile di materiale genetico potenzialmente prezioso. La preoccupazione che la modificazione genetica intenzionale potrebbe causare errori irrimediabili è reale ma essa merita più attenzione di quanto riceva di solito. La tecnologia è già disponibile per bloccare l’espressione (cioè, lo spegnimento) di geni modificati, nonché per inserirli negli organismi in stato inattivo (dormiente), in ciascun caso, la somministrazione di un farmaco è necessaria per riattivarli (switch them back on). Quindi, anche se una modificazione genetica intenzionale si rivelasse essere un errore, non né conseguirebbe che sia irrevocabile. Pensare che una modificazione genetica intenzionale sia inesorabilmente irrevocabile significa essere presi dalla fallacia del determinismo genetico, cioè di quella nozione che postula che vi sia una correlazione meccanica tra la presenza di un gene e la sua espressione nel fenotipo. Certo la questione diventa rilevante quando si parla di attuare questi processi sulla specie umana. ■■ LA SELEZIONE NATURALE SELEZIONA PER FINI RIPRODUTTIVI e NON PER IL BENE UMANO Richard Dawkins ha notoriamente paragonato il processo della selezione naturale al lavoro di un orologiaio cieco. L’idea che l’orologiaio è cieco è di effetto nel trasmettere la visione che l’evoluzione non sa quello che sta facendo, ma la metafora risulta fuorviante se invece suggerisce intenzione. Eppure c’è un difetto più fondamentale nell’analogia. Un orologiaio, cieco o vedente che sia, costruisce qualcosa seguendo un piano per soddisfare bisogni e desideri umani; la selezione naturale, al contrario, “punta” solo all’adattamento riproduttivo. Ma l’adattamento biologico, in natura, non deve essere scambiato con il “bene umano”, ideale metafisico e, perciò, sociale e controverso. Pertanto, il più forte vincolo della modificazione genetica non intenzionale è che essa seleziona per fini riproduttivi, non per il bene umano. 16 3 IL FILO DEL RAGIONAMENTO In replica agli esponenti della modificazione genetica intenzionale, per le loro critiche ai sostenitori del paradigma dell’intoccabile disegno biologico come opera di un ingegnere maestro, i loro oppositori replicano argomentando che una modificazione genetica intenzionale non può essere eseguita in quanto la struttura causale molecolare del disegno biologico risulta ancora inaccessibile Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Ma la metafora del castello di carte, utilizzata dagli avversari alla modificazione genetica intenzionale, semplicemente, non corrisponde con molto di ciò che abbiamo imparato dalla biologia evoluzionista dello sviluppo. Le funzioni dell’organismo (ORGANISMIC FUNCTIONS) sono molto meno fragili, soprattutto in risposta ad un’alterazione genetica, di quanto i biologi avessero inizialmente previsto. Ciò è dovuto, in parte, al sorprendente livello di modularità e di canalizzazione nello sviluppo (nell’evoluzione), due fenomeni biologici pervasivi che funzionano per stabilizzare il fenotipo contro perturbazioni nel suo ambiente e nel suo sviluppo genetico. Un “modulo” è una regione di sviluppo embrionale che presenta un’elevata connettività causale tra i suoi componenti interni mentre ha solo interazioni deboli con quelli di altri moduli, in questo modo, la costruzione modulare crea “firewall” (programmi di protezione) dello sviluppo che aiutano a garantire che il danno fenotipico dovuto a mutazioni deleterie o al “rumore” evolutivo sia contenuto nel modulo interessato e non si diffonda a cascata in aree collaterali.41 La “canalizzazione genetica”, invece, si riferisce alla tendenza dello sviluppo o dell’evoluzione di un sistema a produrre un particolare fenotipo nonostante le variazioni nel suo ambiente genetico.42 Più forte è la canalizzazione di un fenotipo, meno essa è soggetta a variare (e, quindi, meno fragile essa è) a fronte della modificazione genetica. Questo non vuol dire che non ci sono pericoli di ontogenesi associati con la modificazione genetica intenzionale ma, piuttosto, intende dimostrare che la metafora del castello di carte è, come l’analogia con il maestro ingegnere, un inappropriato modo di vedere le sfide che attendono le modificazioni genetiche intenzionali. Gli appelli alla saggezza della natura sono spesso propagandati come se offrissero ragioni conclusive per rinunciare alla modificazione genetica intenzionale o, almeno, giustificare una forte presunzione verso di essa. In contesti non religiosi, gli avversari della modificazione genetica intenzionale, tipicamente, incassano l’idea della saggezza della natura, paragonando la modificazione genetica non intenzionale, che opera attraverso la selezione naturale, con il lavoro di un ingegnere maestro. Sulla base di questa analogia, concludono che la modificazione genetica intenzionale è destinata a peggiorare, e non a migliorare, la condizione umana, trascurando il fatto che la condizione umana è, e rimane, un vissuto culturale socialmente e storicamente costruito. Ma si è sostenuto che l’analogia con il maestro ingegnere è così imperfetta che non può servire come base legittima di eventuali posizioni sostanziali delle politiche pubbliche rispetto alla modificazione genetica intenzionale. L’organismo umano non è un prodotto completato in modo ottimale che non possa essere migliorato (la tecnologia biomedica lo dimostra), e le forze che lo hanno modellato non sono rivolte al bene umano. Ciò che la situazione richiede è una mossa che elimini l’analogia con il maestro ingegnere e, con essa, la visione che proclama che la, cosiddetta, saggezza della natura metta in guardia contro la modificazione genetica intenzionale. Un’analogia migliore sarebbe: la modificazione genetica non intenzionale è come il lavoro di un ‘riparatore moralmente cieco’ e strettamente vincolato (casualità della selezione). Per cui la proposta di intervenire nel lavoro di un riparatore moralmente cieco e strettamente vincolato sembra molto più promettente piuttosto di lasciarlo lavorare indisturbato, pur se ritenuto un ingegnere maestro. 41 Per approfondimenti sul ruolo della modularità nell’embriogenesi, si veda Klingenberg, C. P. Morphological integration and development of modularity. Annual Review of Ecological Evolutionary Systems 39: 115-32. 2008 42 La ridondanza nella funzione del gene dovuta alla duplicazione genica è un meccanismo comune di “memorizzazione” con il quale la canalizzazione genica è raggiunta. Per approfondimenti sulla canalizzazione e i fenomeni relativi, si veda Gibson, G., and G. Wagner. Canalization in evolutionary genetics: A stabilizing theory? Bioessays 22: 372-80. 2000 “Tempo Zero” alla conoscenza umana. Essi sostengono che poiché i risultati dell’evoluzione sono (dal punto di vista umano) pieni di difetti di adattamento, la comprensione della loro struttura causale richiede di gran lunga maggiore conoscenza e intelligenza di quanto sia necessario per comprendere i disegni eleganti ed efficienti di un maestro artigiano. Ed ancora di più, questi oppositori alla modificazione genetica intenzionale asseriscono che il disegno biologico nella sua complessità è come un castello di carte in bilico, soggetto al collasso totale se arrivasse una modificazione genetica sbagliata. Se questa limitazione epistemica prevale nell’opinione pubblica, le possibilità di ‘migliorare’ funzioni dell’organismo via la modificazione genetica intenzionale sono scarse perché si paventerebbero rischi elevati. 17 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Per essere chiari, non si sostiene che la modificazione genetica intenzionale non ponga una serie di rischi per l’organismo o la specie.43 Infatti, tutto ciò che si è detto finora è compatibile con la conclusione che la modificazione genetica intenzionale negli esseri umani non dovrebbe essere intrapresa senza un’euristica cautelare. Piuttosto si è argomentato che il tentativo di fondare un divieto o forte presunzione contro la modificazione genetica intenzionale fallisce nella misura in cui è fondato sull’erronea analogia della selezione naturale con un ingegnere maestro. Questo è compatibile con il fatto che vi siano altri seri motivi di cautela circa la modificazione genetica intenzionale. Tuttavia, un prudente atteggiamento è quello di mettere da parte le metafore, valutare i rischi del miglioramento bio-medicale sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili ad oggi e, quindi, sviluppare misure di lotta al rischio che siano altrettanto scientificamente fondate. Invece di fare appello a metafore di forte risonanze emotive, sarebbe meglio concentrarsi più direttamente sui rischi relativi alle conseguenze non intenzionali che le modificazioni genetiche intenzionali (come altre azioni umane) possono avere e nello sviluppo di strategie per cercare di ridurre questi rischi. Inquadrare la questione delle dovute cautele, riguardo la modificazione genetica intenzionale, come una questione di riduzione dei rischi è opportuno, dato il fatto che la modificazione genetica intenzionale ha il potenziale di promuovere “il bene”, socialmente inteso, per gli essere umani, in modo più efficace e ad un costo morale inferiore a quello della modificazione genetica non intenzionale. Alla luce del ‘bene’ che potrebbe essere raggiunto dalla modificazione genetica intenzionale, un qualche rischio può essere corso. In questa ricerca di un modo pragmatico di pensare circa la modificazione genetica intenzionale vi sono due filoni fondamentali circa un’euristica cautelare: quello classico basato sull’eziologia adattiva della funzione biologica e quello contemporaneo basato sulle relazioni ontogenetiche causali. Michael Morgenstern, How Science Polices Itself Così, finora è stato sostenuto (1) che i risultati della modificazione genetica non intenzionale, come essi vengono compresi nella teoria evoluzionistica contemporanea, non sono l’opera di un ingegnere maestro e che, di conseguenza, (2) i tentativi di argomentare contro la modificazione genetica intenzionale sulla base di questa analogia ‘difettosa’ sono poco convincenti. Si è cercato di dimostrare che l’analogia non è semplicemente imperfetta ma è seriamente difettosa e, inoltre, trasmette una visione distorta della modificazione genetica non intenzionale e favorisce, in tal modo, un confronto molto sfavorevole tra i due approcci. Se l’analogia della “natura” con l’ingegnere maestro è volta a sostenere posizioni di politiche pubbliche in materia di modificazione genetica intenzionale, essa dovrebbe essere basata su una profonda somiglianza strutturale piuttosto che su somiglianze metaforiche tra i risultati dell’evoluzione e quelli attribuiti, idealmente, ad un ingegnere maestro. È stato sostenuto che una volta che l’inadeguatezza della modificazione genetica non intenzionale, come un processo per la tutela e la promozione del benessere umano, è rilevata e, una volta che i costi morali del processo sono debitamente considerati, la prospettiva della modificazione genetica intenzionale (in grado di superare questi vincoli) sembra molto più favorevole e l’analogia con il maestro ingegnere molto meno convincente. 4 EURISTICHE CAUTELARI ■■ L’EURISTICA AMMONITORIA DELL’ADATTAZIONISMO Abbiamo già accennato che Bostrom & Sandberg, due filosofi che rifiutano qualsiasi divieto o forte presunzione contro la modificazio- 43 Il foco qui è stato sui rischi potenziali della modificazione genetica intenzionale per ontogenesi, per una esplorazione delle implicazioni evolutive di miglioramento genetico, vedere Powell, R. The evolutionary biological implications of human genetic engineering. Journal of Medicine and Philosophy. Pubblicato online il 25 febbraio, 2010, doi: 10.1093/jmp/jhq004 18 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Bostrom e Sandberg45 sono a favore di un’euristica di intervento che essi chiamano la “sfida di un ottimo evolutivo” (EOC = Evolutionary Optimality Challenge). La sfida di un ottimo evolutivo pone l’onore della prova sul fatto che i sostenitori della modificazione genetica intenzionale soddisfino un test “adattazionista”: “Se l’intervento proposto si traducesse in un miglioramento, perché non ci siamo già evoluti in questo modo?” Loro propongono questo criterio di ottimizzazione perché considerano che vi sia una certa verità riflessa nell’analogia con il maestro ingegnere. La “sfida di un’ottimizzazione evolutiva” può essere basata su una o entrambe delle seguenti rivendicazioni: (1) se X è un adattamento, allora X tenderà ad essere ottimale dal punto di vista evolutivo e/o morale, (2) se X è un adattamento, manipolando le sue basi genetiche tenderà a produrre conseguenze fenotipiche negative. Bostrom e Sandberg continuano ad assumere che la selezione naturale sia l’unica causa importante dei caratteri biologici, i quali, poiché sono adattativi, debbono essere considerati funzionalmente e moralmente ottimali. Come è stato argomentato nella parte II, questo non è il caso e, quindi, la rivendicazione (1) è chiaramente falsa. La rivendicazione (2) non ha pretese circa un’ottimizzazione. È semplicemente l’affermazione ragionevole che la cautela sia necessaria nel modificare parti del genoma che codificano gli elementi adattativi del fenotipo. Le interazioni non lineari tra i geni e le reti genetiche certamente sconsigliano una manipolazione casuale di sequenze codificanti per funzioni altamente integrate. Non vi è nulla di sbagliato nel richiedere cautela circa la modificazione genetica intenzionale nel contesto dei caratteri adattativi, il problema, però, con l’euristica di Bostrom & Sandberg, è che essa si concentra sul set sbagliato di fatti. Come risultato, essa può portare fuori strada la modificazione genetica intenzionale, suggerendo norme per la modificazione di porzioni non adattative del genoma. Non c’è dubbio che anche piccole ‘perturbazioni’ genetiche, soprattutto nelle prime fasi dell’ontogenesi, possono generare ‘danni’ nelle funzioni biologiche, ma questo è vero sia che l’obiettivo dell’intervento sia un adattamento o meno. Quindi, si deve essere in guardia, ugualmente, riguardo l’alterazione di segmenti del genoma anche se essi sono segmenti neutri o non-adattativi, che a causa dell’epistasi (l’interazione tra loci genetici in relazione al loro effetto sul fenotipo) può avere conseguenze genetiche analoghe o ancora più gravi. Ciò che conta ai fini della valutazione delle potenziali conseguenze negative della modificazione genetica intenzionale non è se l’obiettivo dell’intervento è la causa di fondo di un adattamento, ma in che modo i geni bersaglio sono causalmente collegati con altri geni e prodotti genetici nello sviluppo ontogenetico dell’organismo. In altre parole, la miglior ipotesi per valutare i possibili effetti della modificazione genetica intenzionale dovrebbe sempre basarsi su una valutazione delle attuali capacità causali e non su eventi del lontano passato. L’adattazionismo ortodosso, che aderisce ad una concezione puramente eziologica della funzione getta poca luce sulla questione. 44 Amundson, R. Two concepts of constraint: Adaptationism and the challenge from developmental biology. Philosophy of Sciences 61: 556-78. 1994 45 Bostrom, N., and A. Sandberg. The wisdom of nature: An evolutionary heuristic for human enhancement. In Human enhancement (pp. 375-416), ed. J. Savulescu and N. Bostrom. Oxford University Press, Oxford, 2009 46 Neander, K. Functions as selected effects: The conceptual analyst’s defense. Philosophy of Science 58: 168-84 “Tempo Zero” ne genetica intenzionale, prendono, comunque, seriamente l’analogia con il maestro ingegnere e presumono che essa fornisca una solida base per la cautela circa l’uso della modificazione genetica intenzionale. A loro credito, piuttosto che accontentarsi con il luogo comune che proclama che dobbiamo “andare piano” e “procedere con cautela” nell’uso delle modificazioni genetiche intenzionali, questi filosofi continuano ad offrire un’euristica ammonitoria, basata su una loro valutazione della teoria dell’evoluzione. La difficoltà è che il loro punto di vista sull’evoluzione e, quindi, la loro euristica cautelare, è colorata con una comprensione sempre più screditata dell’evoluzione, cioè “il forte adattazionismo”, una visione che presuppone la tendenza inesorabile della selezione naturale a superare i vincoli di sviluppo che altrimenti conducono a una “sub-ottimizzazione adattativa.”44 Ma anche se questa fosse una corretta visione dell’evoluzione, l’approccio di Bostrom & Sandberg all’euristica cautelare sarebbe ancora difettoso perché si concentra sull’adattamento, piuttosto che sul rischio che la modificazione genetica intenzionale possa interrompere ciò che potrebbe essere chiamato “interdipendenze causali benigne” e, così facendo, produrre cattive conseguenze. 19 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Per capire perché questo è così, si consideri che nella biologia contemporanea vi sono due approcci concettuali alla funzione. Il più popolare è quello “eziologico” o la versione della funzione biologica cosiddetta di “effetti selezionati”, che definisce la funzione di un carattere in relazione alla sua storia selettiva particolare.46 L’approccio della spiegazione del “ruolo causale” della funzione, d’altra parte, è interessato non alla genealogia del carattere ma piuttosto alle sue “attuali proprietà causali”.47 Il punto cruciale (in questo approccio) è che nel contesto della modificazione genetica intenzionale, le “attuali proprietà causali” del target separano (cioè, rendono statisticamente irrilevante) l’eziologia adattativa rispetto alla probabilità delle conseguenze negative indesiderate dell’intervento. Questo non vuole dire che l’eziologia adattativa non possa fornire alcuni indizi di base circa i rischi connessi con l’intervento, ma una comprensione sufficiente delle attuali capacità causali (o la struttura di co-varianza tra geni e caratteri fenotipici) rende discutibile l’informazione circa la genealogia. Se uno vuole sapere che cosa sta facendo oggi un ex compagno di classe, lo chiamerebbe o chiederebbe di lui ad un amico comune, non andrebbe a scavare delle lettere nella posta del passato in uno sforzo di ricostruire il tempo trascorso, solo per farsi un’ipotesi di quello che lui stia a fare oggi. Eppure questo è esattamente ciò che la “sfida di un ottimo evolutivo” vuole che venga fatto. A questo punto, Bostrom & Sandberg potrebbero sostenere che data la nostra attuale limitazione epistemica, sia per quanto riguarda la natura in generale che relativa ai dettagli delle complesse reti genetiche, dovremmo concentrarci invece sugli ‘effetti selezionati’ che sono più facili da determinare rispetto alle attuali capacità causali. Fosse questo, vero, ciò fornirebbe almeno una qualche base per la loro euristica adattazionista. Ma non è il caso che le funzioni degli effetti selezionati siano più facili da accertare che le funzioni di ‘ruolo causale’, infatti, l’inverso è probabilmente vero.48 “Storie” della storia naturale di un carattere possono essere più facili da preparare velocemente che l’elaborazione di ipotesi relative alle dinamiche causali prossime, ma questo non rende più probabile che tali storie siano ac- curate e possano aver successo nel contribuire ad evitare le conseguenze negative di un intervento. Al contrario, simulazioni matematiche sono state utilizzate per disporre di un modello delle reti a sviluppo non lineare, consentendo previsioni specifiche riguardanti gli effetti delle mutazioni, delle modificazioni e perturbazioni in fattori non genetici sulla ontogenesi di caratteri complessi.49 In sintesi, la “sfida di un ottimo evolutivo” è problematica in quanto si basa su informazioni indirette e potenzialmente fuorvianti circa le probabili conseguenze dell’intervento genetico, mentre sottovaluta il danno evoluzionistico che potrebbe emergere dal modificare porzioni del genoma, siano esse porzioni mal-adattative o non adattative. Un ultimo ma ovvio punto: se è vero che la vasta maggioranza delle mutazioni ‘naturali’50 sono sia mal-adattive che neutrali, il punto stesso della modificazione genetica intenzionale è che questa non imita i processi mutazionali stocastici delle modifiche genetiche non-intenzionale. Il suo scopo, piuttosto, è quello di produrre mirate variazioni non casuale al servizio di qualche obiettivo identificabile. Così, il fatto che una variazione genetica non assistita sia solo raramente benefica, piuttosto che sminuire, sostiene, infatti, il valore della modificazione genetica intenzionale. A Bostrom & Sandberg viene conferita ragione nell’esplorare l’idea di un’euristica di avvertimento che segua una via di mezzo tra un divieto generale sulla modificazione genetica intenzionale e la vaghezza di un monito di ‘andare piano’. Hanno anche ragione nella loro ipotesi che le necessarie euristiche debbano essere basate sulla biologia evolutiva. Dove loro sono criticati dagli evoluzionisti contemporanei è nel presupposto che la domanda chiave da porsi sia se un carattere mirato per una modificazione genetica intenzionale è un adattamento. Non tutti i caratteri sono adattativi, non tutte le modifiche degli adattamenti avranno conseguenze negative, e non tutte le modificazioni di caratteri non adattativi saranno benigne nei loro effetti. In ogni caso, ciò che conta non è l’eziologia adattativa ma la relazione causale tra il carattere e/o il gene mirato (target) e altri 47 Amundson, R. & G. Lauder. Function without purpose: The uses of causal role function in evolutionary biology. Biology and Philosophy 9: 443-69. 1994 48 Amundson & Lauder, op. cit. 49 Nijhout, H. F. The control of growth. Development 130: 5863-7. 2003 50 Fay, J.C.. G. Wyckoff and C.I. Wu, Positive and negative selection on the human genome. Genetics 158-1227-34. 2001 20 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena ■■ L’EURISTICA CAUTELARE BASATA SULLE RELAZIONI ONTOGENETICHE CAUSALI Il proposito di quest’esposizione non è sviluppare una spiegazione approfondita delle implicazioni di una solida comprensione della teoria evoluzionista contemporanea riguardo la modificazione genetica intenzionale negli umani. Ma si è cercato di esporre alcune delle idee evoluzioniste [ad esempio che tutti i caratteri siano adattativi] che hanno distorto il dibattito sulla modificazione genetica. Tuttavia, prima di concludere, si vuole offrire un elenco, certamente incompleto, riguardo un’euristica di avvertimenti, concentrando l’attenzione non sull’adattamento, ma sui rapporti ontogenetici causali, seguendo la proposta di Powell e Buchanan.51 Queste regole pratiche non sono offerte come condizioni necessarie e sufficienti per la liceità della modificazione genetica non intenzionale. Esse sono, invece, un tentativo di tradurre la corretta, ma vaga, ammonizione di andare piano in qualcosa di più in grado di fornire una guida concreta per determinare se perseguire una modificazione genetica proposta con l’intenzione di aumentare il benessere umano. Esse sono intese come contributo a ridurre il rischio di quello che potrebbe essere chiamato “danno biologico”, ma non affrontano la possibilità che la modificazione genetica intenzionale possa produrre conseguenze sociali e morali negative. Esse non sono offerte come qualcosa che si avvicini ad una guida completa per il processo decisionale nel contesto della modificazione genetica intenzionale. Si ritiene, tuttavia, che nel loro insieme, esse riflettano una corretta preoccupazione per il rischio di conseguenze biologiche indesiderate riconducibili alla modificazione genetica di organismi complessi, evitando le idee [ad esempio che l’organismo umano sia un prodotto finito e disegnato a priori] che l’analogia con il maestro ingegnere incoraggia. Più un intervento di modificazione genetica soddisfa pienamente queste condizioni, più fiduciosi si può essere che il rischio di conseguenze biologiche negative non intenzionali è preso sul serio. Quanto sia grave il mancato rispetto di una o più di queste condi- 51 Powell, R. & A. Buchanan, pp. 23-24. 2011 zioni o regole pratiche (euristica) dipenderà da una serie di fattori tra cui, ovviamente, quanto “valgono”, socialmente, gli effetti previsti della modifica genetica intenzionale e quanto, probabilmente, l’intervento li produrrà. 1. L’intervento dovrebbe essere rivolto a geni di poca profondità ontogenetica, geni che si trovano “a valle” nella fase di sviluppo. Tali interventi hanno meno probabilità di provocare conseguenze negative a cascata per il fenotipo. 2.L’intervento, in caso di successo, non dovrebbe produrre un miglioramento che supera il limite superiore della corrente di distribuzione normale del carattere in questione. L’idea qui è che se ci sono individui ben funzionanti, che già possiedono il carattere la cui frequenza si sta cercando di aumentare, è a garanzia che la modifica non disturberebbe le interdipendenze causali benigne. 3.Gli effetti dell’intervento sono contenibili ad un particolare organismo. In altre parole, se si rivelassero conseguenze negative, il danno sarebbe limitato alla persona /le persone in cui avviene l’intervento. 4.L’intervento è contenibile all’interno dell’organismo, cioè si tratta di modifiche in un sistema altamente modulare o in sottosistemi dell’organismo. Una tale modificazione ha meno probabilità di produrre effetti indesiderati di ricaduta in altri sistemi o sottosistemi. 5.Gli effetti dell’intervento sono reversibili. Se questa condizione è soddisfatta, allora sarà possibile evitare danni in corso. 6. L’intervento non comporta grandi cambiamenti morfologici. L’intuizione è che robuste modificazioni morfologiche hanno più probabilità di avere cattive conseguenze indesiderate sullo sviluppo del fenotipo. 7.Se l’obiettivo dell’intervento è quello di eliminare un carattere indesiderabile, quindi, le funzioni del carattere con ruoli causali e il suo subalterno substrato genetico devono essere ben compresi. Questa euristica significa riconoscere che anche i caratteri “cattivi” possono avere “Tempo Zero” fattori ontogenetici tra cui quelle caratteristiche dell’organismo che noi stimiamo e vogliamo preservare. 21 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena alcune conseguenze benigne, e che il prezzo di eliminare un cattivo carattere può essere proibitivo, a seconda delle sue connessioni causali con altri geni e come a sua volta influenzano il fenotipo. Mike Lemanski, Sports Ognuna di queste regole pratiche (euristiche) è pensata per ridurre il rischio di conseguenze indesiderate negative nel modo giusto, cioè, puntando su relazioni causali nello sviluppo, piuttosto che sulla eziologia adattiva del carattere a cui l’intervento è rivolto. ■■ CONCLUSIONE Basandosi sull’idea che gli esseri umani sono prodotti di ‘eoni di evoluzione esigente’ delicatamente bilanciata, i critici più severi della modificazione genetica intenzionale considerano che l’organismo umano è in qualche modo completo e ottimale, nel senso che gli sforzi per migliorarlo sarebbero destinati quasi sicuramente a renderlo meno ottimale. Questo punto di vista è guidato dall’idea che la selezione naturale attui come un ingegnere maestro e che gli organismi siano simili a castelli di carta in precario equilibrio. L’esposizione mostra che entrambe queste analogie sono molto più oscuranti di quando riescano a dare luce sulla questione. Inoltre, del tutto assente da questo quadro è l’ambiente continuamente mutevole in cui i lignaggi non solamente lottano per sopravvivere e riprodursi ma nel quale, anche, attivamente si plasmano e si conformano attraverso le loro attività. Come i biologi hanno da tempo riconosciuto, “gli adattamenti non sono alle nicchie ecologiche ciò che le chiavi sono alle serrature.”52 Piuttosto, “gli organismi si impegnano in un rapporto di reciprocità e di co-definizione con il loro ambiente selettivo.”53 Osservando gli organismi, sembra lecito concludere che gli umani siano costruttori di nicchie per eccellenza. Loro hanno trasformato la faccia del pianeta per migliaia di anni, anche se le rivoluzioni tecnologiche del XX secolo hanno segnato l’alterazione antropogenica degli ecosistemi globali a scala, frequenza e intensità che rimpiccioliscono tutta la storia dell’impatto umano considerato insieme.54 Dato il ritmo furioso della costruzione recente di nicchie culturali, non è sorprendente che la nostra biologia non abbia avuto possibilità di ricuperare (considerando anche una certa obsolescenza umana). La modificazione genetica intenzionale può contribuire a regolare i nuovi problemi della progettazione delle popolazioni che le società stanno progressivamente e rapidamente creando. La teoria evoluzionista aiuta ad apprezzare le complessità funzionali di organismi complessi e, di conseguenza, la gravità del rischio della modificazione genetica intenzionale, se intrapresa senza una sufficiente conoscenza di questi vincoli strutturali. Un tale intervento in tali condizioni potrebbe comportare l’interruzione involontaria di importanti processi ontogenetici. Il punto giusto per cominciare a prendere decisioni circa l’utilizzo o l’astensione riguardo la modificazione genetica intenzionale è una corretta valutazione dei limiti della modificazione genetica non intenzionale e il riconoscimento dei limiti delle nostre conoscenze attuali relative alla struttura dello sviluppo o dell’ontogenesi molecolare. Ridurre l’evoluzionismo alla sola selezione naturale adattativa per giustificare un’opposizione alla modificazione genetica intenzionale finirebbe per nuocere gli interessi dell’umanità. La possibilità di inserire geni “sani” nel patrimonio genetico di un organismo al fine di migliora- 52 Lewontin, R. C. Organism and environment. In Learning, development, culture. Pp. 151-170, ed. H. Plotkin, New York, 1982 53 Odling-Smee, J. J., K. N. Laland and M. W. Feldman. Niche Construction: The Neglected Process in Evolution. Princeton University Press, Princeton, NJ, 2003 54 McNeil, J. Something new under the sun: An environmental history of the twentieth-century world. W. W. Norton & Co. New York, 2001 22 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena re una produzione agricola o per la produzione di farmaci, anche se ci rende di opinioni contrastanti, non ha un impatto come quando tale processi interessano il genoma umano. Dal progetto genoma in poi, la tecnologia ha raggiunto risultati tali da far prevedere la possibile cura di varie malattie e ventila la possibilità di arrivare a modificare cromosomi e geni nelle stesse cel- lule germinali o giovani embrioni, in modo che le generazioni future di quell’individuo possano ereditarne la funzione. Non possiamo esularci da questa prospettiva, tenendo presente l’intreccio tra scienza, business e società. Le problematiche da affrontare riguardo il miglioramento umano, in termini genetici, sono questioni sociali che oltrepassano l’implementazione scientifica. “Tempo Zero” Social Genomics Project, “Genome: Unlocking Life’s Code”, Smithsonian’s National Museum of Natural History, 08.2013 23 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Sequenze di geni capaci di dirigere un processo di auto-assemblaggio quello che accade, concretamente, in embriologia! Biohelikon images genes Rinaldo Octavio Vargas, sociologo & Eugenia D’Alterio, biologa Sara Palma, studentessa di biologia ■■ È IL DNA UN PROGETTO PER COSTRUIRE UN CORPO? Un argomento ormai aneddotico nel mettere in dubbio l’evoluzionismo è quello di contestare la proposizione che da una singola cellula si possa sviluppare un organismo umano complesso con trilioni di cellule che compongono ossa, muscoli e nervi, un cuore che pompa senza sosta per decenni, chilometri e chilometri di vasi sanguigni e tubuli renali e un cervello capace di memorizzare, pensare e agire. Haldane1, come racconta Dawkins2, ha dato a questa contestazione una tagliente risposta: e ci vogliono soltanto 9 mesi perché ciò accada! Questa notizia curiosa ci rimanda ad una nozione comune: quella di pensare che l’embriologia “crea”. Ma, quale immagine emergerebbe, se sottoponiamo questa inveterata nozione comune ad una “decostruzione” che ci schiuda nostri pregiudizi circa ciò che accade in embriologia alla luce della conoscenza odierna? Partiamo dall’inizio dell’embriologia. Esso è segnato dal contrasto tra due dottrine opposte: il preformismo e l’epigenesi. Rivisitate oggi, ci strappano qualche sorriso. I preformisti ‘ovisti’ erano convinti che l’ovulo contenesse un bambino in miniatura. Lo stesso succedeva con gli ‘spermisti’ convinti che fosse lo spermatozoo a contenerlo. Secondo questa concezione, nell’ovulo o nello sperma erano contenute tutte le parti del bambino al loro posto, disposte correttamente le une rispetto alle altre e aspettavano solo di crescere. Tale pensiero pone, oggi, ovvi problemi. Esso assumeva qualcosa che oggi tutti sappiamo essere falso, ossia che ereditavamo il bambino in miniatura solo da uno dei genitori, dalla madre per gli ovisti, dal padre per gli spermisti. Una simile tesi costringeva i preformisti iniziali ad una regressione lunga fino a riportarci ad Eva (o ad Adamo per gli spermisti). L’unico modo di sfuggire alla regressione sarebbe stato ‘costruire’ il bambino miniatura di nuovo ad ogni generazione procedendo alla scansione dell’organismo dell’adulto della generazione precedente. Questa “ereditarietà” dei caratteri acquisiti”, però, non si verifica, altrimenti i culturisti concepirebbero bambini con addominali, pettorali e glutei scolpiti. I preformisti cercarono di determinare le conseguenze logiche della regressione. Almeno alcuni di loro immaginavano, davvero, che la prima donna (o il primo uomo) contenesse embrioni miniaturizzati di tutti i propri discendenti, annidati gli uni dentro gli altri. E dovevano crederci almeno in un senso, un senso cui vale la pena accennare, perché anticipa il perno di questa argomentazione. Infatti, se si crede che Adamo sia stato “creato” senza nascere da un utero, si presume che Adamo non avesse geni o almeno non ne avesse bisogno per svilupparsi. Egli non aveva embriologia ma cominciò ad esistere così, d’emblée. Il fatto, però, che Adamo non fosse passato per un utero pone problemi seri all’embriologia d’oggi. L’alternativa storica al preformismo, cioè l’epigenesi, si incentra, però, sull’idea del progetto. I manuali di biologia d’oggi, tuttavia, non fanno che ripetere che il DNA3 non è un progetto per costruire un corpo. E, logicamente, non lo è. Un progetto, per esempio, di un aereo o di un hotel comporta una corrispondenza biunivoca tra il disegno del progettista sullo schermo (o, ieri, sulla carta) e il prodotto finito. Ne consegue, come afferma Dawkins4, che è reversibile, potendo ritornare, seguendo l’esempio, anche dall’aereo al progetto. Nel caso dell’organismo animale, per quante misure dettagliate si prendano non se ne può ricostruire, se non risalire, al DNA. Perciò vie- 1 J.B.S. Haldane, biologo evoluzionista e genetista accreditato con un ruolo centrale nello sviluppo del neo-darwinismo 2 Richard Dawkins, Il più grande spettacolo della Terra, Mondadori, Milano 2011, p. 179 3 Si ricorda che il DNA o l’acido desossiribonucleico è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo e funzionamento della maggior parte degli organismi viventi. Il DNA, però, non sa nulla né si cura di nulla. Esso non costituisce un piano prestabilito. Il DNA semplicemente è. 4 Ivi, p. 181 24 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Secondo la teoria dell’epigenesi un organismo si sviluppa per progressiva differenziazione da un insieme inizialmente indifferenziato. Ed è proprio in questa nozione di sviluppo “progressivo” dove si nasconde il punto debole dell’argomentazione. Se accettiamo questa nozione, come fa, infatti, l’organismo a svilupparsi progressivamente? Come “fa”, un insieme inizialmente indifferenziato, a differenziarsi in maniera progressiva se non seguendo un progetto? Il suggerimento di Dawkins5 per cercare di argomentare che il DNA non è un progetto è quello di utilizzare la distinzione tra progetto architettonico e auto-assemblaggio. ■■ AUTO-ASSEMBLAGGIO E ASSENZA DI PIANO GENERALE: DISTINZIONE TRA EMBRIOLOGIA E PROGETTO L’idea del progetto architettonico è relativamente chiara perché vedendo i palazzi ed altre strutture intorno a noi, diamo per scontato che siano stati ideati, voluti, pianificati ed eseguiti, in tal modo, da qualcuno. L’auto-assemblaggio, invece, è un’idea che richiede spiegazioni. Nel campo dello sviluppo, l’auto-assemblaggio occupa una posizione analoga a quella che occupa la selezione naturale nell’evoluzione, anche se non sono la stessa cosa. Entrambi i processi ottengono, con mezzi automatici, non volontari e non studiati, risultati che, di primo impatto, parrebbero minuziosamente programmati. Che una singola cellula dia origine al corpo umano in tutta la sua complessità è un’asserzione che va ragionata, in parte, facendo riferimento alle “istruzioni genetiche”. E ancora rimane difficile immaginare istruzioni scritte per comporre un corpo nel modo in cui il corpo viene di fatto composto, ossia attraverso un processo di “autoassemblaggio”, analogo al modello informatico bottom-up e opposto al modello top-down. Un esempio, però, può aiutare a rendere la distinzione tra embriologia e progetto. Un ar5 Ivi, p. 183 6 Ivi, p. 186 chitetto progetta un grattacielo, cioè l’immagina nel suo concetto e predispone, anticipatamente, quanto necessario alla sua realizzazione. Attraverso una catena gerarchica di comando la costruzione viene organizzata in varie sezioni, che a loro volta comprendono ulteriori sottosistemi finché gli ordini sono trasmessi ai singoli muratori, carpentieri, idraulici, elettricisti e via dicendo, i quali lavorano finché il grattacielo viene completato somigliante al disegno originale dell’architetto. Questa è la procedura top-down, dall’alto al basso. La procedura bottom-up, dal basso verso l’alto senza seguire un progetto generale, quella dell’embriologia, funziona in maniera completamente diversa. Ed è questo che accade nella costruzione di un termitaio, un formicaio o nello sviluppo dell’embrione. È questo a rendere l’embriologia diversa da quanto è stato realizzato nel campo umano della costruzione di edifici e manufatti per cui le metafore riguardo costruzioni e manufatti non sono applicabili all’embriologia. Il concetto chiave è che, come nel volo degli stormi, non ci sono né coreografi né capi. Ordine, organizzazione, struttura emergono come effetti collaterali di regole a cui si obbedisce molte volte localmente, non globalmente. È così che funziona l’embriologia6. Si procede in base a regole locali, a vari livelli ma in particolare al livello della singola cellula. Dunque, questo elimina l’idea che dietro l’embriologia vi sia un coreografo, un architetto, un designer, un’intelligenza che ha già concepito ogni stadio del processo. Nel campo dello sviluppo o della manifattura, l’equivalente di questo tipo di programmazione è l’auto-assemblaggio. I corpi di un essere umano, di un’aquila, di un delfino, una rana leopardo ci sembrano così magnificamente assemblati che viene quasi automatico credere che i geni responsabili del loro sviluppo funzionino in base ad un progetto, un disegno, un piano generale. Ma così non è: tutto viene fatto da singole cellule che obbediscono a regole locali. Il mirabile corpo emerge come conseguenza di regole cui obbediscono, localmente, singole cellule, senza alcun riferimento a qualcosa che si possa definire un piano globale complessivo. Le cellule dell’embrione in via di sviluppo volteggiano le une intorno alle altre come stormi di storni. Vi sono differenze importanti, tuttavia. Diversamente dagli Sequenze di geni capaci di dirigere un processo di auto-assemblaggio ne affermato che il DNA non è un progetto. Diversamente da Adamo, che fu forgiato (secondo il creazionismo) direttamente nella forma adulta, tutti gli organismi umani si sviluppano a partire da un’unica cellula, attraverso stadi intermedi dell’embrione, del feto, del neonato, del bambino e dell’adolescente. 25 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena storni, le cellule sono fisicamente unite in foglietti e blocchi, e i loro “stormi” sono chiamati “tessuti”. Esse volteggiano come uccelli in miniatura, con la conseguenza che, a mano a mano che i tessuti si invaginano (ossia si ripiegano in dentro) in risposta ai movimenti delle cellule, o si dilatano o riducono, in base agli schemi locali di crescita o morte cellulare, si formano figure tridimensionali. I raffronti con i processi di manifattura umani sono decisamente inadeguati per fare analogie riguardo l’embriologia7. ■■ “ANALOGIE” DELL’EMBRIOLOGIA CON L’IDEA DELLO SVILUPPO A PROGETTO È difficile trovare analogie adeguate con lo sviluppo del tessuto vivente, ma se ne trovano alcune, parziali, su particolari aspetti del processo. L’analogia della ricetta, ad esempio, è più indicata per rendere un’idea di ciò che accade all’embriologia, in quanto la ricetta, diversamente dal progetto, è irreversibile. Se si segue passo dopo passo una ricetta di un dolce, suggerisce Dawkins8, si finisce per avere un dolce, ma gli ingredienti non possono essere recuperati per ricostruire la ricetta. Altre similitudini con l’arte umana di fabbricare cose potrebbero elencarsi per chiarire la specificità dei processi in embriologia. Nella scultura vi è una rassomiglianza con un particolare processo embriologico, l’apoptosi, cioè la morte cellulare programmata che entra in azione, ad esempio, nello sviluppo delle dita delle mani e dei piedi. Nell’embrione umano, le dita delle mani e dei piedi sono tutte unite. Infatti, nell’utero, tutti noi, avevamo mani e piedi palmati. Le membrane sono scomparse grazie alla morte cellulare programmata. Questo fenomeno ricorda il modo virus del mosaico del tabacco 7 Ivi, p. 186 8 Ivi, p. 187 9 Dawkins, op. cit. p. 189 26 di procedere dello scultore quando elimina materia finché quello che resta è la forma desiderata. Forse il lavoro a maglia costituisce anche esso un’analogia valida, in quanto l’intera forma della maglia viene costruita a partire da molti singoli punti, un po’ come accade con le singole cellule nello sviluppo. L’assemblaggio di un’auto o di complicati macchinari nella catena di montaggio di un’industria può fornire un’analogia più idonea. Come l’eliminazione di materia con lo scalpello e la confezione a maglia, il montaggio di parti prefabbricate è un modo efficiente di produrre cose. In un’industria automobilistica, i componenti sono prefabbricati, spesso mediante stampi predisposti per la gettata in fonderia. Poi i componenti prefabbricati sono sistemati su una catena di montaggio e avvitati, saldati e incollati insieme secondo un piano prestabilito. L’embriologia, però, non ha niente a che vedere con il piano prestabilito9, ma vi sono somiglianze nel processo di ordinato assemblaggio di componenti prefabbricati. Anche i virus costituiscono analogie per chiarire cosa accade in embriologia. Se si osservano certi virus, come ad esempio, il virus del mosaico del tabacco, l’adenovirus e il batteriofago, ciò che si nota in gran parte è il contenitore proteico del materiale genico e, nel caso del batteriofago, l’apparato proteico per infestare l’ospite. Questi modelli rendono l’idea dell’auto-assemblaggio. Ogni virus viene “montato” a partire da diverse molecole proteiche. Ciascuna di queste molecole si è precedentemente auto-assemblata in una caratteristica “struttura terziaria” seguendo le leggi della chimica che valgono per la sua particolare sequenza di aminoacidi. Poi, nel virus, le molecole proteiche si uniscono a formare la cosiddetta Adenovirus Batteriofago Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Le sub-unità proteiche, che si legano come mattoncini di Lego a formare la struttura quaternaria, si chiamano capsomeri. Queste ‘piccole costruzioni’ esibiscono una perfetta geometria. L’adenovirus ha esattamente 252 capsomeri, disegnati nel modello dell’adenovirus come palline disposte in un icosaedro. L’icosaedro è un solido perfetto con venti facce triangolari. I capsomeri sono disposti in un icosaedro non perché seguano un piano o un progetto generale, ma perché semplicemente obbediscono tutti alle leggi locali dell’attrazione chimica quando si imbattono nei loro simili. È così che si formano i cristalli e, in effetti, l’adenovirus si potrebbe definire un minuscolo cristallo cavo. La “cristallizzazione” dei virus è un esempio di quell’”auto-assemblaggio” a cui ci si riferisce definendolo uno dei maggiori principi in base ai quali si formano le creature viventi. Un’altra analogia utile a rendere chiaro ciò che accade in embriologia è quella dell’origami. Nell’”embriologia dell’origami” pieghiamo la carta, ma non seguiamo affatto un progetto di costruzione né dei suoi stati intermedi. Seguiamo una serie di regole di piegatura che non paiono avere alcun nesso con il prodotto finale, affinché emerga la forma ricercata. L’analogia con l’origami consente, in parte, di cogliere l’importanza delle “regole locali” rispetto al piano generale. È efficace anche perché il ripiegamento, l’invaginazione e l’estroflessione sono alcuni dei “trucchi” preferiti dai tessuti embrionali durante lo sviluppo di un organismo. L’origami si presta particolarmente a illustrare i primi stadi embrionali, ma ha i suoi difetti, di cui due evidenti. In primo luogo, occorrono mani umane per piegare la carta. In secondo luogo, l’”embrione” di carta in via di sviluppo non diventa più grande: quando arriva allo stadio finale, ha lo stesso peso iniziale. I due difetti però si neutralizzano a vicenda. I foglietti di tessuto, che si piegano, invaginano ed estroflettono nell’embrione, al tempo stesso crescono, ed è proprio la crescita a fornire parte della forza motrice che nell’origami è data dalla mano umana. Se si volesse fare un origami con un foglietto di tessuto vivente, anziché con carta inanimata, vi sarebbero buone probabilità che il fogliet- 10Ibid 11 Ivi, p. 191 12 Ivi. P. 192 to, crescendo nel modo giusto, cioè in maniera non uniforme, ma più velocemente in alcune parti, possa assumere, automaticamente, una certa forma e perfino possa piegarsi, invaginarsi ed estroflettersi in un particolare modo, senza bisogno di mani a tirarlo e piegarlo e senza seguire piani generali, ma solo regole locali. Anzi le probabilità sarebbero più che buone, perché questo accada davvero. Ciò è quel che accade nell’”auto-origami embriologico”. Come fa in pratica a funzionare l’auto-origami embriologico? Funziona perché quando nell’embrione reale cresce un foglietto di tessuto le cellule si dividono. La crescita differenziale delle differenti parti del foglietto di tessuto si verifica perché, in ciascuna parte, le cellule si dividono a un ritmo stabilito da regole locali. Così, con un giro a sorpresa tortuoso, questa esposizione, seguendo la traccia di Dawkins11, torna alla questione fondamentale delle regole locali bottom-up rispetto alle regole globali top-down. In sostanza, ai primi stadi dello sviluppo embrionale opera un’intera serie di versioni molto più complesse di questo semplice principio. ■■ I PRIMI STADI DELLO SVILUPPO DEI VERTEBRATI Ecco come funziona l’origami embrionale ai primi stadi dello sviluppo dei vertebrati: la singola cellula uovo fecondata (o embrione) attua un processo di segmentazione (che può avvenire in maniera radiale o spirale), si divide in due cellule, queste si dividono in quattro e così via, sicché in poco tempo il numero di cellule raddoppia, si quadruplica ecc. Dopo un certo numero di divisioni cellulari, l’embrione si presenta come un aggregato di cellule tondeggianti che presentano l’aspetto di una morula. All’interno di questa morula si crea una cavità (o invaginazione) detta blastocele da cui ha origine il nome dell’embrione, ovvero blastula. Lo stadio successivo è la gastrulazione. La gastrulazione è una sorta di “terremoto microcosmico”12, che sconvolge la superficie della blastula e ne rivoluziona l’intera forma. I tessuti embrionali si riorganizzano completamente. In genere, il processo consiste in una invaginazione della blastula, la quale diventa una struttura a due estratti con una cavità e un’apertura verso il mondo esterno mediante il blastoporo. L’embrione così acquista la forma di un sacco che pren- Sequenze di geni capaci di dirigere un processo di auto-assemblaggio “struttura quaternaria”, sempre attenendosi alle regole locali. Come Dawkins insiste, non c’è piano globale, non c’è progetto10. 27 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena de il nome di gastrula.13 Lo strato esterno della gastrula è chiamato ectoderma, lo strato interno endoderma, mentre le cellule migrate nello spazio tra i due vanno a formare il mesoderma. Ciascuno di questi tre strati è destinato a fabbricare parti importanti dell’organismo. Per esempio, la cute e il sistema nervoso provengono dall’ectoderma, l’intestino e altri organi interni dall’endoderma, i muscoli e le ossa dal mesoderma. Lo stadio successivo dell’origami embrionale si chiama neurulazione. Nella neurulazione, come nella gastrulazione, l’invaginazione è molto evidente. Infatti, il sistema nervoso trae origine da una sezione dell’ectoderma che si invagina (arretrando a poco a poco lungo il corpo, come una cerniera lampo), poi si arrotola a tubo e viene chiusa ai lati dalla “lampo”, sicché finisce per correre lungo tutto l’embrione tra lo strato esterno e la notocorda. Quel tubo è destinato a diventare il midollo spinale, il principale tronco nervoso del corpo. La sua estremità anteriore ‘si gonfia’ fino a trasformarsi in cervello, tutti gli altri nervi derivano, per successive divisioni cellulari, da questo tubo primordiale. La gastrulazione e la neurulazione che avvengono all’inizio dello sviluppo embrionale, influenzano l’intera forma dell’embrione. L’invaginazione e altre manovre da “origami inflativo” agiscono in questi stadi iniziali dell’embriologia e, assieme ad altri meccanismi analoghi, partecipano a fasi successive dello sviluppo, quando si formano organi specializzati come gli occhi e il cuore. Ma visto che nessuna mano ripiega i fogli, per quale processo meccanico si ottengono questi movimenti dinamici? In parte, come già detto, ciò avviene per semplice espansione14. Le cellule si moltiplicano in tutto il foglietto di tessuto, la cui area, quindi, aumenta e, non avendo altro luogo dove andare, può solo scegliere di deformarsi o invaginarsi. Il processo però è più controllato ed è stato decifrato da un gruppo di scienziati associati al biologo e matematico George Oster. Il processo è quello del modellamento delle cellule come storni. I modelli di Oster15 relativi a singole cellule hanno documentato, a livello sperimentale in laboratorio, la gastrulazione della blastula e l’invaginazione della cellula sollecitata mediante la manipolazione dei filamenti contrattili fino alla formazione di ciò che potrebbe essere un “tubo neurale”. Pur se questi modelli non siano precisi al 100% in ogni dettaglio, consentono di documentare quanto sia facile simulare vari aspetti del comportamento cellulare allo stadio iniziale dello sviluppo dell’embrione. Gli esperimenti di Oster documentano il tipo generale di principio alla base dell’interazione tra cellule, ovvero le cellule fabbricano un organismo in assenza di piani generali di rappresentazione dell’organismo. Le introflessioni e le estroflessioni in “stile origami” dei modelli di Oster sono solo alcuni degli artifici più semplici per sviluppare embrioni. Altri accorgimenti più elaborati entrano in gioco a uno stadio più avanzato dello sviluppo embrionale. Esperimenti condotti da Roger Sperry16 hanno documentato per esempio che, quando si formano dal midollo spinale o dal cervello, i neuroni raggiungono l’organo bersaglio non seguendo un piano generale, bensì per attrazione chimica. Secondo i modelli di Sperry, nel normale sviluppo embrionale accade che, appena si originano dal midollo spinale, alcuni assoni (lunghi “fili” che rappresentano la sottile estensione tubolare di ogni neurone) “fiutano l’aria” come l’animale maschio alla ricerca della femmina in calore. Questi esperimenti indussero Sperry a formulare la sua ipotesi della “CHEMIO AFFINITÀ”17 secondo la quale il sistema nervoso si fissa non in base a un piano generale, ma in base al fatto che ogni singolo assone cerca gli organi bersaglio con cui ha una particolare affinità. Seguendo il ragionamento di Dawkins18 in materia, ancora una volta, abbiamo piccole unità locali che seguono regole locali. Le cellule, in genere, pullulano di “etichette”, targhe chimiche che permettono loro di trovare i “partner” giusti. Tornando con Dawkins alla sua analogia dell’origami, troviamo un altro processo in cui il principio dell’etichettatura torna utile. L’origami di carta fatto dall’uomo non usa la colla, ma potrebbe. E l’origami dell’embrione, con il quale l’organismo animale si auto-assembla in effetti usa qualcosa di equivalente alla colla o meglio alle colle, perché ve ne sono molte, ed è proprio qui che l’etichettatura dà trionfale prova della sua efficacia. Le cellule hanno sulla propria superficie un complesso 13 Il termine gastrula sta ad indicare che in esso è comparsa una cavità(intestino primitivo)che si apre all’esterno mediante un blastoporo(ano). 14 Ivi, p. 193 15http://mcb.berkeley.edu/index.php?option=com_mcbfaculty&name=osterg 16 Premio Nobel per la medicina nel 1981 17 R. W. Sperry, Chemoaffinity in the orderly growth of nerve fiber patterns and connections, Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, October 1963, 50(4): 703-710 18 Dawkins, op. cit. p. 198 28 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena ■■ L’AUTO-ASSEMBLAGGIO E REGOLE LOCALI Dopo aver considerato che interi foglietti di cellule fanno il gioco dell’origami nel plasmare l’embrione, consideriamo, adesso, la cellula dove vediamo all’opera lo stesso principio di auto-avvolgimento e auto-ripiegamento, solo su scala molto più piccola, la scala della singola MOLECOLA PROTEICA. Le proteine sono di vitale importanza. La vita, infatti, ovunque sia, risulterà essersi evoluta attraverso un processo connesso con la selezione naturale dei geni. E, ovunque sia, la vita farà cospicuo affidamento sulle proteine e su molecole che, come le proteine, siano capaci di piegarsi assumendo un’enorme varietà di forme20. Le molecole proteiche sono delle virtuose dell’arte auto-origamica, su una scala assai più piccola di quella dei foglietti di cellule a cui ci siamo riferiti finora. Esse sono ottimi esempi di quello che si può ottenere quando si obbedisce a regole su scala locale. Le PROTEINE sono catene di molecole più piccole, gli AMMINOACIDI, che, come i foglietti di cellule, 19Ibid 20 Ivi, p. 199 21 Ivi, p. 200 22 Ivi, p. 201 23Ibid si avvolgono in modi altamente determinati, benché su scala assai più piccola. In generale il codice genetico specifica 20 amminoacidi standard; le proteine sono così composte da questo repertorio amminoacidico. Le molecole proteiche, limitandosi a seguire le leggi della chimica e la termodinamica, assumono spontaneamente e automaticamente precise configurazioni tridimensionali. Qualunque sequenza data di amminoacidi detta un particolare schema di avvolgimenti che determinerà la funzione della proteina. La sequenza amminoacidica, che è a sua volta determinata dalla sequenza di lettere del codice genetico, determina la forma di una “struttura terziaria”21 che ha importantissime conseguenze chimiche nel processo di auto-assemblaggio. L’auto-origami o auto-assemblaggio con cui le catene proteiche si ripiegano e avvolgono è governato dalle leggi dell’attrazione chimica e dalle leggi che determinano l’angolo secondo il quale gli atomi si legano l’uno con l’altro. In quale esatto modo le leggi della chimica determinano la struttura terziaria di una proteina non si sa ancora bene22. Tuttavia vi sono prove che la struttura terziaria (che rappresenta l’ulteriore ripiegamento spaziale della catena polipeptidica secondaria) sia deducibile dalla sequenza di amminoacidi. È un fatto documentato che una particolare sequenza di amminoacidi si avvolga sempre in una forma particolare o in una delle forme di una serie discreta di forme alternative. Inoltre, e questo è un concetto particolarmente importante per l’evoluzione, la sequenza amminoacidica è a sua volta totalmente determinata, attraverso l’applicazione delle regole del codice genetico, dalla sequenza di “lettere” di un gene (le triplette). Anche se non è facile per i chimici prevedere come una particolare mutazione genetica cambierà la forma di una proteina, resta il fatto che, una volta avvenuta la mutazione, il conseguente mutamento di forma sarà in linea di principio prevedibile. Molto probabilmente lo stesso gene mutante produrrà la stessa forma proteica alterata (o una serie discreta di forme alternative). Solo questo importa alla selezione naturale.23 La selezione naturale non ha bisogno di capire perché un cambiamento genetico ha una determinata conseguenza. Basta che ce l’abbia. Se questa conseguenza influisce sulla sopravvivenza, il gene mutato vincerà o perderà nella competizione per dominare il pool genico, sia che noi capiamo sia Sequenze di geni capaci di dirigere un processo di auto-assemblaggio Onion cells in different phases of the cell cycle, some in mitosis. WIKIPEDIA repertorio di “molecole di adesione” per mezzo delle quali si attaccano ad altre cellule. L’ADESIONE CELLULARE19 svolge un ruolo importante nello sviluppo embrionale di tutte le parti del corpo. Le molecole di adesione cellulare sono assai più ingegnose di una colla, anzi, si potrebbe dire più precise. Diversamente dalle nostre colle artificiali, che si attaccano alla maggior parte delle superfici, si legano solo ad altre molecole dello stesso identico tipo. Si noti ancora una volta che questi processi implicano non un piano generale, ma solo un insieme frammentario di regole locali. 29 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena che noi non capiamo l’esatto percorso attraverso il quale influisce sulla proteina. Una volta accertato che la forma della proteina è immensamente versatile (dalla struttura primaria alla quaternaria, la più complessa, data dall’unione di più catene polipeptidiche) e che è determinata dai geni, ci si potrà chiedere come mai abbia tanta importanza. L’importanza è dovuta al fatto che le proteine hanno ruoli diversi nell’organismo. Ad esempio, le proteine fibrose (tra gli amminoacidi della struttura primaria si instaurano legami idrogeno che ne provocano la torsione, struttura secondaria), come ad esempio il collagene, si uniscono in corde molto resistenti che chiamiamo legamenti e tendini. Ma le proteine non sono solo fibrose e assumono, avvolgendosi in ulteriori ripiegamenti spaziali della catena polipeptidica (struttura terziaria), la caratteristica forma globulare, come ad esempio l’emoglobina. Infine, il livello di organizzazione superiore è nella struttura quaternaria, data dall’unione di più catene polipeptidiche dette sub-unità, che consente a queste proteine di svolgere attività biologiche complesse, quali quelle enzimatiche. L’ENZIMA proteico ha un ruolo di CATALIZZATORE. Il catalizzatore è quindi una proteina che accelera di un miliardo o addirittura un trilione di volte la reazione chimica tra altre molecole specifiche. Il catalizzatore emerge dal processo immutato e pronto a catalizzare di nuovo una specifica nuova reazione. Infatti, gli enzimi sono campioni di catalisi per via della loro specificità. La cellula vivente è come un laboratorio chimico con il suo magazzino di sostanze chimiche. Queste, però, invece di essere tenute in vasi e flaconi come in un laboratorio, sono tenute assemblate insieme. Le molecole però non reagiscono insieme in tutte le combinazioni possibili. Esse reagiscono soltanto se vi è presente l’enzima giusto.24 Le cellule contengono un’infrastruttura di membrane tra le quali e all’interno delle quali continuano ad avvenire reazioni chimiche, ma solo un enzima è adatto a catalizzare la reazione specifica. Quando si avvolge come una collana magnetica, l’enzima assume una forma precisa, con numerose cavità e rientranze ciascuna delle quali ha forma precisa. Ogni enzima ha un cosiddetto “sito attivo”, che di solito è una particolare fessura o tasca, le cui proprietà chimiche gli conferiscono la sua specificità. In ogni modo, come accade quando ci si trova davanti all’enigma di come abbiano avuto origine, nell’ambito dell’evoluzione, fenomeni 24Ibid 25 Dawkins, op. cit. 26 Ivi, pp. 203-205 30 assai complessi, come quello dell’enzima giusto, è errato assumere che la “perfezione” finale che vediamo oggi ci sia sempre stata. ■■ GENI ED AUTO-ASSEMBLAGGIO LOCALE EMBRIONALE Ecco dunque, nei termini di Dawkins25, cosa accade in embriologia. Una cellula è come una fabbrica chimica capace di sfornare massicce quantità delle sostanze più disparate, la scelta delle quali dipende dall’enzima presente e tale scelta si compie attraverso il gene che viene attivato. Come la cellula è una vasca piena di varie sostanze chimiche, di cui solo poche reagiscono tra loro, così ogni nucleo cellulare contiene l’intero genoma, ma con un numero ristretto di geni attivati. Quando, per esempio, si attiva un gene di una cellula, la sua sequenza di lettere in codice determina, direttamente, la sequenza di amminoacidi di una proteina, e la sequenza di amminoacidi determina la forma in cui la proteina si avvolge e, a sua volta, la forma in cui la proteina si avvolge determina il cosiddetto “sito attivo” o fessura con le proprietà chimiche specifiche dell’enzima proteico che catalizzerà la reazione chimica tra molecole specifiche e solo quelle.26 Ogni cellula, con poche eccezioni come i globuli rossi che non hanno nucleo, contiene i geni per sviluppare tutti gli enzimi. Ma in qualsiasi cellula solo alcuni geni vengono attivati in qualsiasi momento dato (dopo il differenziamento). Nelle cellule della tiroide, per esempio, si attivano i geni per gli enzimi che catalizzano la produzione dell’ormone tiroideo. Alla fine, le reazioni chimiche intracellulari determinano la forma e il comportamento della cellula e il modo in cui essa partecipa alle interazioni “origamiche” con le altre cellule. Così l’intero corso dello sviluppo embrionale è controllato, attraverso una complessa sequenza di eventi, dai geni. Sono i geni che determinano le sequenze amminoacidiche, le quali determinano le strutture delle proteine, le quali determinano la chimica cellulare, la quale determina il comportamento “da storno” della cellula nello sviluppo embrionale. Le differenze nei geni possono, quindi, all’origine della complessa catena di eventi, causare differenze nel modo in cui si sviluppano gli embrioni, e di conseguenza differenze nella forma e nel comportamento degli adulti. La sopravvivenza e il successo riproduttivo di questi adulti influiscono Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena embrionale i tipi di cellula cambiano di forma e carattere mano a mano che si allontanano gli uni dagli altri nell’albero filogenetico embrionale. L’embriologia è complicata ma l’aspetto su cui si vuole insistere è che in EMBRIOLOGIA ci si trova costantemente davanti a PROCESSI DI AUTO-ASSEMBLAGGIO LOCALI. Comunque, per rendere un’idea comprensiva di ciò che accade in embriologia, dobbiamo esplorare il processo di attivazione dei geni. Infatti, visto che (quasi) tutte le cellule contengono tutti i geni, in che modo si decide quali geni vengono attivati in ogni particolare tipo di cellula? Gli studi di S. Brenner sul nematode Caenorhabditis elegans, hanno portato a conoscere il suo intero genoma e sappiamo esattamente dove si trova nel suo corpo ognuna delle 558 cellule (nella larva) e così l’esatta storia familiare di ognuna di esse nel corso dello sviluppo embrionale. Così è stato possibile dare un singolo nome specifico ad ogni cellula del nematode, cellule che risultano essere cugine tra loro (di primo, secondo o terzo grado) a causa della comune ascendenza. Certo, ciò è stato reso possibile nel nematode poiché il numero di generazioni cellulari (10) che separa i tessuti dalla cellula uovo non è così grande. Il numero di generazioni cellulari per le cellule umane è di gran lunga molto più grande. L’esperienza sul nematode ha mostrato come i tipi di cellula cambiano di forma e carattere man mano che si allontanano gli uni dagli altri nell’albero filogenetico embrionale. Although human cells have an estimated 20 000 genes only a fraction of those are turned on at any given. Sebbene il numero di generazioni cellulari delle cellule umane che separano la cellula uovo originaria sia immensamente grande, in linea di principio si potrebbe elaborare un albero filogenetico per ciascuna cellula del trilione (circa) di cellule che permettesse di risalire ogni volta alla cellula uovo fecondata. ■■ IN CHE MODO SI DECIDE QUALI GENI VENGONO ATTIVATI IN OGNI PARTICOLARE TIPO DI CELLULA? Se un dato gene sia attivato o no in una data cellula in un momento dato è determinato dall’ambiente chimico cellulare, spesso attraverso una cascata di altri geni chiamati geni interruttori o geni regolatori. Le cellule della tiroide sono assai diverse dalle cellule muscolari e così via, anche se i loro geni sono gli stessi. Questo non stupisce nessuno se lo sviluppo dell’embrione è in corso e i vari tipi di tessuto, come quelli tiroidei e muscolari, esistono già, ma ogni embrione inizia come una singola cellula. Le cellule tiroidee e muscolari, le cellule epatiche e ossee, le cellule pancreatiche e cutanee derivano tutte da un’unica cellula uovo fecondata, attraverso un albero filogenetico ramificato. È un albero filogenetico cellulare che risale al momento del concepimento e non ha nulla a che vedere con l’albero evolutivo, le cui radici risalgono a milioni di anni fa. In questa storia cellulare dello sviluppo 27 Ivi, p. 209 Nel nematode, al punto di biforcazione tra un clone che è destinato, diciamo, a diventare cellula della faringe e un “cugino” clone che è destinato a diventare cellula del ganglio dell’anello nervoso, deve esserci qualcosa che permette di distinguerli, altrimenti come si attiverebbero via via geni diversi? La risposta è che27, quando l’antenato comune più recente dei due cloni si divise, le due metà della cellula prima della divisione erano differenti. Così quando la cellula si divise, le due figlie, benché identiche nei geni (ciascuna cellula figlia riceve una serie completa di geni) non avevano intorno le stesse “sostanze” chimiche. Ciò significa che non vennero attivati gli stessi geni, e questo cambiò il destino delle cellule discendenti. Lo stesso principio vale per tutta l’embriologia, compreso il suo inizio. In tutti gli animali, la chiave della differenziazione è la divisione cellulare asimmetrica. Nel nematode, ciascuna delle dieci divisioni cellulari che hanno dato vita ad una cellula nervosa come ad ogni altra cellula è stata una divisione asimmetrica, in conseguenza della quale potevano attivarsi Sequenze di geni capaci di dirigere un processo di auto-assemblaggio Controlling genes with light: New technique can rapidly turn genes on and off, helping scientists better understand their function. poi sulla sopravvivenza nel pool genico dei geni che fanno la differenza tra successo e fallimento. Questa è la selezione naturale. 31 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena geni diversi in ciascuna delle cellule figlie. In tutti gli animali, questo è il principio in base al quale si differenziano i tessuti, anche se le cellule contengono gli stessi geni. ■■ CONCLUSIONE In conclusione, non esiste un piano generale di sviluppo, non c’è nessun progetto, nessun piano architettonico. Lo sviluppo dell’embrione, e in ultima analisi dell’adulto, si realizza grazie a regole locali attuate dalle cellule, le quali interagiscono con altre cellule su base locale. Analogamente, quanto avviene dentro le cellule è governato da regole locali che si applicano alle molecole, soprattutto alle molecole proteiche all’interno delle cellule e delle membrane cellulari, interagenti con altre molecole affini. Anche in questo caso le regole sono locali. Questo modo di generare strutture ampie e complesse tramite l’esclusiva applicazione di regole locali si differenzia nettamente dal modo di produrre cose in base a un progetto generale. Se il DNA fosse un programma linearizzato, sarebbe un’operazione relativamente banale programmare un computer a leggere le lettere e disegnare l’animale. Ma non sarebbe affatto facile, anzi sarebbe praticamente impossibile, che l’animale si fosse evoluto. Considerando che i geni controllano il processo di sviluppo embrionale e che la selezione naturale non costruisce piccole mani, ma l’embriologia sì, in che modo la selezione naturale plasma il corpo e il comportamento degli animali? In altre parole, come agisce sugli embrioni manipolandoli in maniera di farli diventare sempre più abili nel fabbricare organismi di successo dotati di mani, pinne, foglie, carapaci, pungiglioni, tentacoli o qualunque cosa occorra loro per sopravvivere? La selezione naturale è la sopravvivenza differenziale dei geni di successo anziché di geni alternativi di minor successo nei pool genici. Essa non sceglie i geni direttamente. Sceglie invece i loro delegati, i singoli organismi, e questi corpi sono scelti, naturalmente, in maniera automatica e senza atto deliberativo, in base al fatto che sopravvivano per riprodurre copie di quegli stessi geni. La sopravvivenza di un gene è intimamente connessa alla sopravvivenza degli organismi che esso contribuisce a fabbricare, perché il gene viaggia al loro interno e muore con loro. È lecito prevedere che copie di qualsiasi gene dato viaggino all’interno di un gran numero di corpi, sia simultaneamente in una popolazione di contemporanei, sia consecutivamente a mano a mano che le generazioni si susseguono. Sotto il profilo statistico, quindi, un gene che tende, in media, ad avere un buon effetto sulle prospettive di sopravvivenza degli organismi in cui viene a trovarsi, tenderà ad aumentare di frequenza nel pool genico. Così, in media, i geni che incontriamo in un pool genico sono quelli più abili nel costruire corpi. Le pressioni selettive che favoriscono o meno un gene sono molto complesse. Possono riguardare la selezione sessuale, magari dovuta alla preferenza estetica di partner sessuali. Un’elaborata combinazione di pressioni selettive, che vengono a conflitto o a compromesso le une con le altre in un quadro sconcertante di complessità, ha un’influenza sul successo statistico di quel particolare gene man mano che esso si propaga nel pool genico, ma il gene non sa nulla di tutto questo! All’interno di corpi diversi e nel corso di generazioni successive, esso si limita a manipolare una rientranza scolpita con cura in una molecola proteica. Il resto della storia segue, automaticamente, in cascate ramificate di conseguenze locali dalle quali, alla fine, emerge un intero organismo. Molecole Complesse. Il DNA è presente in tutti gli organismi viventi “Genome: Unlocking Life’s Code”, Smithsonian’s National Museum of Natural History, 08.2013 e guida loro sviluppo e funzioni. 32 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Gli apparati ideologici privati Per chi si occupa di decostruire la costruzione sociale della realtà e non solo, nelle notizie del trimestre scorso circa lo stato di sorveglianza elettronica, vi è qualcosa oltre alla questione della privacy sulla quale soffermarsi: l’irruzione di nuovi soggetti nella costruzione delle realtà sociali. Le rivelazioni sul programma di raccolta di dati PRISM della NSA (National Society Agency) hanno accresciuto la consapevolezza circa la potenza delle agenzie private di intelligence che operano come “contractor” con i governi. La sorveglianza e l’inganno non sono solo foraggio per film e talk show. Sorveglianza ed inganno sono piuttosto manifestazioni di una belligeranza epistemica sulle nostre realtà “costruite” da parte dei gruppi che si contendono il controllo del bio-potere e della cultura, ossia sono espressione di una contesa di “rappresentazioni” o “allestimenti” volti ad essere ‘installati’ negli schemi cognitivi della popolazione. Queste rivelazioni, accattivanti come sono per l’avviamento e/o compimento di tanti processi psico-sociali di differimento di auto-coscienza e di declinazione del vecchio manicheismo che organizza le popolazioni in buoni e cattivi, sono state, comunque, parziali. Esse si sono concentrate sulle attività di un’agenzia governativa e sulla finalità del lavoro di intelligence attraverso la sorveglianza effettuata nell’interesse della sicurezza nazionale della nazione di riferimento. Ciò che non ha ricevuto attenzione è il fatto che la maggior parte del lavoro di intelli- gence, oggi, non viene effettuato da agenzie governative, ma da aziende di intelligence private e che, inoltre, gran parte di tale lavoro comporta un altro aspetto comune del lavoro di intelligence: il raggiro. Cioè, superando l’idea classica del controllo ideologico delle popolazioni attraverso gli apparati gestiti e/o disciplinati dallo Stato, quali la scuola, la famiglia, la cultura e attraverso le visioni religiose del mondo fornite dalle “Chiese”, oggi, vi sono gli apparati ideologici privati coinvolti non solo nell’occultamento del reale ma nella fabbricazione di esso. Il regno della segretezza e dell’inganno tra le forze che si contendono il potere di controllo delle popolazioni può avere risonanza da parte di giornalisti investigativi, romanzieri thriller e registi cinematografici ma è anche una questione che coinvolge i filosofi, quella categoria ormai stigmatizzata nei nuovi orizzonti di senso allestiti per la cultura popolare. La ragione di ciò è molto semplice: negli ultimi 2500 anni la filosofia si è occupata di comprendere l’inganno e di come esso viene “esposto” e “allestito” come “verità”. In una delle allegorie più diffuse nella tradizione intellettuale occidentale, Platone descrive un gruppo di uomini incatenati, dall’infanzia, all’interno di una grotta con un fuoco dietro di loro. Essi sono in grado di vedere solo le ombre proiettate sul muro di fronte dalle persone che transitano alle loro spalle, e scambiano le ombre per realtà. Per vedere le cose come realmente sono, avrebbero dovuto affrancarsi dal proprio stato e farsi strada fuori della caverna. Così, darci notizie di come sia il mondo fuori dalla caverna è uno dei doveri fondamentali dei filosofi. In termini odierni, gli studiosi dei processi relativi alla conoscenza cercano di avvertirci che noi non abbiamo un accesso diretto ad una realtà. Da una prospettiva postmoderna, noi accediamo alle realtà, qualunque cosa esse siano, solo attraverso pattern cognitivi e modelli di realtà, certamente, linguistici, vale a dire attraverso le mediazioni culturali e sociali che ci rendono ‘operativi’ in un contesto storico, attribuendo- Gli apparati ideologici privati Michael Morgenstern, Tecnology and the future of government negli allestimenti delle nostre realtà Rinaldo Octavio Vargas, sociologo & Eugenia D’Alterio, biologa 33 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena ci un senso, un significato. Tramontata l’idea dell’io oggettivo capace di conoscere una realtà obiettiva fuori, l’uomo postmoderno sa che deve pensare in termini relativi, di convenzioni, di costruzione sociale della realtà, di “allestimenti”, per utilizzare un termine del mondo del “visual merchandising”1. In un senso contemporaneo, inoltre, dobbiamo anche pensare ai tentativi di chi opera in totale segretezza nella creazioni di false realtà come un settore problematico dell’epistemologia – la branca della filosofia riguardante la natura della conoscenza. Infatti, i filosofi interessati ad ottimizzare la conoscenza della realtà da una prospettiva che mette in luce la sua costruzione sociale, non si limitano a considerare che tale sorveglianza e inganno siano solo foraggio per un prossimo film Matrix, ma come espressioni di una belligeranza epistemica svolta in ogni ambito della società per controllare i comportamenti delle popolazioni. Per avere un po’ di prospettiva sul ruolo manipolativo che le società o agenzie private di intelligence svolgono nella nostra società globale, esaminiamo qualche informazione tra quelle rilevate da recenti attacchi informatici ad agenzie di intelligence. Uno scorcio entro il mondo di queste aziende è quello fornito da un attacco informatico eseguito dal gruppo LulzSec, conosciuto anche come Internet Feds, che ha colpito l’agenzia di intelligence privata HBGary Federal. Con questo attacco l’opinione pubblica mondiale è venuta a conoscenza di 75.000 e-mail, rivelando, ad esempio, che la Bank of America si era avvicinata al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di America preoccupata per le informazioni che WikiLeaks aveva su questa banca. Il Dipartimento di Giustizia, a sua volta, suggerì alla Bank of America di contattare una società specializzata in lobbying, la Hunton and Williams, che a sua volta mise in contatto Bank of America con un gruppo di sicurezza informatica conosciuto come Team Themis. Tra le informazioni che gli hacker ci hanno dischiuso circa il Team Themis abbiamo quelle relative alla sua consulenza per la Camera di Commercio degli USA volta a minare la credibilità di uno dei suoi critici, un gruppo denominato Chamber Watch. La proposta indicava la creazione di un “documento falso, forse evidenziando informazione finanziarie periodiche,” la consegna di tale documento al gruppo progressista di opposizione riguardo l’operato della Camera e, poi, successivamente, l’esposizione del documento quale un falso per dimostrare che il gruppo Chamber Watch non poteva essere ritenuto attendibile nel raccontare la verità. Inoltre, il gruppo Themis propose la creazione di due “falsi insider” che infiltrassero il gruppo Chamber Watch, utilizzando uno come leva per screditare l’altro e confermando la legittimità del secondo. L’attacco ha anche rivelato prove del fatto che Team Themis sviluppò un sistema di gestione di personaggi, programma sviluppato a specifica richiesta delle Forze Aeree degli USA, che permette la gestione di identità multiple online, i “pupazzi calzini”, quali commentatori nei social media, dando l’apparenza di consenso sociale alle azioni eseguite dalle Forze Aeree. Tutto ciò può suonare come una fiction cinematografica, ma tutto ciò è reale e assomiglia all’utilizzo delle PSYOPS (psycological operations / operazioni psicologiche), le quali, come chiunque abbia memoria della storia recente sa, sono parte della strategia militare delle nazioni da decenni. Il manuale militare di guerra non convenzionale definisce PSYOPS come “operazioni programmate per trasmettere informazioni e indicatori confezionati ad un pubblico straniero volte a influenzare le loro emozioni, motivazioni, ragionamenti oggettivi e, in ultima analisi, il comportamento dei governi stranieri, organizzazioni, gruppi e singoli individui.” In altre parole, a volte è più efficace per ingannare una popolazione fornirle una realtà falsa che imporre la propria volontà con la forza o con delle armi convenzionali. Naturalmente questo potrebbe valere anche per la propria popolazione, se si è scelto di vederla come un “nemico” le cui “motivazioni, il ragionamento e comportamento” vanno controllate. Le guerre psicologiche però non sono condotte necessariamente dagli Stati Nazionali, esse possono essere ‘eseguite’ da chiunque abbia le capacità e l’incentivo a condurle, e nel caso delle aziende di intelligence private, ci sono sia gli incentivi che le capacità. Diversi mesi dopo l’attacco informatico alla HBGary, un attivista e hacker di Chicago, Jeremy Hammond, attaccò con successo un’altra socie- 1 È l’insieme di operazioni che collocano il prodotto all’interno del punto di vendita in grado di indurre il cliente all’acquisto. Questo prodotto può essere un’idea e il punto vendita può essere un talk show, un video, una passerella, una piazza. 34 Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena Data la portata e il contenuto di ciò a cui l’attacco di Hammond ci ha esposti, si palesa che l’industria privata di intelligence è effettivamente impegnata in un’operazione psicologica di manipolazione dell’opinione pubblica, per trasmettere informazione selezionata atta a influenzare le nostre emozioni, motivazioni, ragionamenti obiettivi e, in ultima analisi, il nostro comportamento. O a dirla da filosofo, l’industria privata di intelligence è impegnata in una belligeranza epistemica. Lo stesso vale per le agenzie di marketing, di pubbliche relazioni e per i media, in generale, nel loro coinvolgimento nella costruzione di realtà propizie ai loro clienti, ai portatori di interesse e agli azionisti. Anche gli hacker ci aiutano a sollevare il velo che periodicamente viene allestito sopra i nostri occhi per renderci ignoranti degli allestimenti di realtà socialmente costruita in Questo excursus serve anche come spunto di riflessione circa la costruzione della medicina come realtà sociale. Il disvelamento della più semplice proposizione relativa alla medicina ci rimanderebbe agli schemi cognitivi e ai modelli di realtà e ragionamento sostenuti da gruppi con specifici riferimenti culturali. Questo ci rimanderebbe a quelle ombre proiettate in tante caverne, che a loro volta ci farebbero realizzare l’esistenza di una belligeranza epistemica tra i diversi gruppi di interesse per difendere e controllare la propria fetta nel mercato della salute. Cosa fare? Innanzitutto, conoscere - per essere capaci di rinegoziare con i gruppi che detengono il bio-potere e pretendono di imporre i loro paradigmi culturali come assoluti. Infatti, questa dissertazione si iscrive nell’intenzionalità di “BIO Educational Papers Medicina Costruzione Sociale nella Post-Modernità Retroscena” di contribuire alla creazione di un nuovo capitale culturale (valori, aspirazioni) che esemplifichi e orienti nuovi comportamenti sociali, comportamenti da intendersi non come verità ma come convenzioni. Se la specie umana vive attraverso un ordine simbolico, è etico riconoscere i nostri limiti ed orizzonti. Michael Morgenstern, Legal issues of cloud computing La parola greca “ALETHEIA”, messa in uso da Platone nella sua allegoria della Caverna, viene generalmente tradotta come “verità”, ma sarebbe appropriato parlare di ‘svelare’ ossia ‘togliere i veli’. Martin Heidegger, in un saggio sull’allegoria della caverna, ha suggerito che il processo di scoperta era in realtà una condizione per accedere alla ‘verità’. Ne consegue che il decostruzionismo del ricercatore indipendente porti a svelare le rappresentazioni illusorie che impediscono di realizzare la realtà del mondo. funzione del bio-potere che specifici gruppi di interesse controllano, cioè realtà costruite al fine del controllo delle condizioni della vita e della morte della specie umana. Gli apparati ideologici privati tà di intelligence privata, la Strategic Forecasting Inc. meglio conosciuta come Stratfor, schiudendo circa 5 milioni di e-mail. Le e-mail della Stratfor ci forniscono un altro scorcio nel mondo delle società di sicurezza private, ma la vista questa volta è più inquietante. Dalle e-mail trapelate si evincono le attività di sorveglianza per monitorare i manifestanti del movimento OCCUPY AUSTIN, così come le relazioni tra questo movimento e il gruppo ambientalista Deep Green Resistance. In queste e-mail i membri dello staff discutevano come uno dei loro uomini era andato sotto copertura ad un’assemblea generale del movimento Occupy Austin al fine di conoscere come il gruppo operava. 35 Boxing GYM. Frederick Wiseman. Film, 2010, copyright 2010 KO Films. http://medicinacostruzionesociale.wordpress.com/ Gentile Lettrice / Gentile Lettore, La informiamo che può utilizzare il modulo di adesione e relativa busta preaffrancata acclusa anche per segnalarci nuovi nominativi di utenza interessata alla rivista. Editore Centro di Medicina Omeopatica Napoletano Viale Gramsci, 18 - 80122 Napoli Tel. 0817614707 - www.cemon.eu a sostegno della rete della vita 99BIO