1 LA GIUSTIFICAZIONE LUTERANA PER LA SOLA FEDE, E LA SUA INTEGRAZIONE NELLA CELEBRAZIONE E NEL CREDO DELLA CHIESA. La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della Giustificazione tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale del 31/10/ 1999 rappresenta una meta consolante di accordo su Verità fondamentali, che aprono la strada verso altre necessarie concordanze, quelle menzionate nel n. 43: <la relazione esistente tra la parola di Dio e l'insegnamento della Chiesa, l'ecclesiologia, l'autorità della Chiesa e la sua unità, il Ministero ed i Sacramenti, e infine la relazione tra giustificazione ed etica sociale>1 Per quali vie procedere? la stessa Dichiarazione congiunta mi sembra indicare una strada opportuna, proprio li dove l'accordo su verità fondamentali della Giustificazione ha trovato le maggiori difficoltà di intesa, ed appella ad ulteriori studi: mi riferisco al n. 28, <l'essere peccatore del giustificato>, e all'integrazione della dottrina della Giustificazione nel contesto della Celebrazione sacramentale e della Professione, la Regola della fede ecclesiale.(nn. 17.18). Vorrei interessarmi espressamente di questo secondo argomento, ampio ed organico, decisivo anche per un accordo più limpido sulla questione sfuggente, nella prospettiva luterana, della vera giustizia del peccatore giustificato21 . Procedo così: anzitutto individuare alcune espressioni della <giustificazione per la sola fede> non solo negli scritti di Lutero, ma soprattutto nelle Confessioni ufficiali della comunità evangelico-riformata. Vederle nel contesto storico proprio, di una Theologia crucis con la tendenza di opporsi ad una Theologiae gloriae.3 1 Ench. Il Testo della Dichiarazione congiunta si può trovare in Vaticanum (E.V.)17,744-817; La conferma ufficiale avvenuta a Ausburg il 31/11/ 1999, e l'Allegato dichiarazione ufficiale comune in E.V. 18, 1080-1095. alla Cfr J. RATZINGER, Jusqu'ou porte le consensus sur la doctrine de la justification ?, in Communio (francese), n XXVI, 5,2001, 50-52. 2 3 L'opposizione tra Theologia crucis, Dio solo ci salva nella croce di Cristo, e Theologia gloriae , le opere umane non hanno valore salvifico, appare nella Disputa di Heidelberg, 1518, tesi nn XIX-XXIV, in Luthers Werke in Auswahl, funfter 2 Esaminiamo quindi, sobriamente, i secoli della contrapposizione, che ha bloccato il fronte teologico delle relazioni tra Theologia crucis, della Giustificazione per la sola fede, e la Theologia gloriae, teologia della creazione, della partecipazione del tutto subordinata a Cristo Crocifisso, dei mezzi della grazia, della corrispondenza dell'uomo alla sua salvezza. Contrapposizione finalmente superata per il riaprirsi del confronto teologico nell'amplissima Dogmatica ecclesiale di K.Barth: il suo forte Cristocentrismo vuole valorizzare Creazione, Chiesa Sacramenti..... Cercheremo di percepire gli stimoli barthiani attraverso gli studi di H.Kung, e specialmente di von Balthasar. Vedremo poi brevemente questo fronte ormai riaperto, esercitarsi nei molteplici dialoghi confessionali4; il salto di qualità realizzato con l'Accordo sulla Giustificazione, quando sul riconoscimento reciproco di Verità fondamentali si è dato un impegno autoritativo chiaro e vincolante. Qui, in questo fronte teologico riaperto con buoni frutti, vorrei inserire una osservazione storica-dogmatica: il principio della Giustificazione per la fede, inteso in modo più ampio come Mistero della Pasqua redentrice, di Alleanza-Riconciliazione, non è sempre stato attivo nei tempi della Rivelazione biblica, della Chiesa apostolica, dei Grandi Concili, per delineare una salvezza dell'uomo che sia più completo recupero della sua dignità creaturale? Questa operazione ermeneutica, nei tempi della Chiesa, non ha sempre avuto come Band, Berlin 1955, 379-389. ricordiamo i principali: Dialoghi internazionali :COMMISSIONE DI STUDIO EVANGELICA-LUTERANA - CATTOLICO ROMANA, 4 Rapporto il Vangelo e la Chiesa, Malta 1972 in E.OE. 1, EDB 1986, 554-588. COMMISSIONE CATTOLICA-LUTERANA negli USA, Giustificazione per fede, 1983 in E. OE. 2,EDB 1988, 1455-1558. COMMISSIONE CONGIUNTA CATTOLICA ROMANA- EVANGELICO LUTERANA, Documento Chiesa e giustificazione:.La comprensione della Chiesa alla luce della dottrina della giustificazione, 11 /11 /1993, in E.OE. 3, EDB 1995. Ricordiamo a parte i Dialoghi in territorio germanico, che hanno dato origine più diretta all'accordo sulla giustificazione del 31 /10/ 1999, e sono considerati fonti dello stesso: K. LEHMANN, W. PANNENBERG,(a cura di), Leherverurteilungenkirchentrennend ? vol 1: Rechtfertigung, Sakramente unt Amt in Zeitalter der Reformation und heute, Freiburg 1986. 3 riferimento, luogo teologico forte l'Umanità SS del Crocifisso glorioso, così come viene accolta, riconosciuta , ricevuta nel Memoriale eucaristico ? I. L'articolo della Giustificazione per la sola fede, negli scritti di Lutero, nelle Confessioni di fede riformata. "È il concetto centrale delle concezioni teologiche di Lutero"5. Matura, come risposta alla sua ansia di salvezza, nel Commento a S. Paolo e Salmi, ove la Giustificazione per la sola fede (Rm 1,17) si accompagna alla svalutazione del significato salvifico delle opere umane; nella Disputa di Heidelberg (1518) assumerà la forma della opposizione tra Theologia Crucis e Theologia gloriae. L'importanza salvifica decisiva della Giustificazione per la sola fede risulta dal vigore delle affermazioni luterane: " ....iacente articulo iustificationis iacent omnia. Necesse igitur est ut quotidie acuamus....et inculcemus eum. Nam satis vel nimium non potest concepi et teneri" (Commento a Galati, 1535)6. "[la giustificazione per fede] è l'articolo principale della nostra dottrina [...]. Quest'unico articolo sostiene la Chiesa di Cristo: la dove viene a mancare sono perduti sia Lui sia la sua Chiesa, e si perdono anche la conoscenza delle Dottrine e lo Spirito. E' il sole, il giorno, la luce della Chiesa". (Commento al Salmo 51,1538)7. E risulta naturale, nella prospettiva di Lutero, che sia già divenuto il criterio decisivo per l'assunzione del Ministero nella comunità riformata : "L'articolo della giustificazione è il maestro e il principe, il signore ed il rettore e il 5M. LIENHARD, Martin Lutero la passione di Dio, l'Avventura interiore, ed. Borla 2001,227; per la maturazione di questa prospettiva salvifica nell'angoscia del Monaco agostiniano, cfr. J. LORTZ,Storia della riforma in Germania, vol.I, Jaca Book, Milano 1971, 203-210. citato da H. KUNG, La giustificazione, Bibl. di teolo. contemp. 2, Queriniana Brescia 1969, 23 6 7 citato da M.LIENHARD, Martino Lutero, cit. 227. 4 giudice su ogni genere di dottrina; esso conserva e governa ogni dottrina ecclesiastica e solleva la nostra coscienza di fronte a Dio. Senza questo articolo il mondo non è che morte e tenebre"8 Al di là delle appassionate dichiarazioni del Riformatore, hanno maggior importanza, per il dialogo ecumenico, le Confessioni di Fede. Ricordiamo quella Augustana, 1530, che così recita al n.IV, Sulla Giustificazione : "Pure insegnano che gli uomini non si possono giustificare di fronte a Dio con le proprie forze, con i propri meriti ed opere, ma in modo gratuito vengono giustificati a causa del Cristo, e attraverso la fede, e quando credono di essere ricevuti nella grazia, e che i peccati vengono rimessi a causa di Cristo, che colla propria morte saldò il debito per i nostri peccati. Questa fede Dio la mette in conto e la ascrive come giustizia di fronte a sè (Rom 3 e 4 )".9 Più incisive e polemiche con le supposte posizioni papali le affermazioni degli Articoli di Smalcalda (1536); la prima parte di questa confessione di fede riguarda la SS Trinità e la Pasqua del Figlio incarnato: Lutero commenta < Questi articoli non sono oggetto di lotta o 8 riportato da E.JÜNGEL, Per amore di Dio - Chiarezza!, Osservazioni critiche circa la sottovalutazione criteriologica dell'articolo della giustificazione, in occasione della dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, in A. MAFFEIS,(ed.), Dossier sulla giustificazione, La dichiarazione congiunta cattolico-luterana, commento e dibattito teologico, GDT 276, Queriniana Brescia 2000,161. 9M. BENDISCIOLI, La confessione augustana del 1530, introduzione, testo,traduzione e commento, Marzorati ed. Milano 1969,55-57; la Confutazione pontificia precisa senza polemiche :"Tuttavia tutti i cattolici confessano che le nostre opere di per sè non hanno alcun merito, però la grazia di Dio fa si che esse siano degne di vita eterna. Così dice S. Giovanni :<Cammineranno con me con bianche vesti, poiché ne sono degni> (Ap. 3,4). E S.Paolo ai Colossesi (1,12):<Ringraziamo con gioia Dio Padre che ci ha resi degni di partecipare alla sorte dei santi nella luce": M.CASSESE ed., La Confessione augustana e la confutazione pontificia, Libera facoltà biblica internazionale, Milano 1981, 246. 5 contesa, perché li professiamo insieme, loro [i papisti] e noi>. La seconda parte contiene gli articoli che trattano del Mistero e dell'opera di Gesù Cristo, ossia della nostra Redenzione: "Ecco il primo articolo, quello fondamentale [....] è chiaro e certo che ci giustifica solo quella fede di cui parla S. Paolo ai Romani 3 [...] Su questo articolo non si può cedere o fare concessioni neppure dovessero cadere il cielo e la terra , o tutto ciò che è perituro. <Non c'è infatti alcun altro nome che sia stato dato agli uomini per il quale noi abbiamo ad essere salvati> dice san Pietro (At 4), <e per le sue piaghe noi abbiamo avuto guarigione> (Is 53). Su questo articolo si fonda tutto ciò che insegniamo e viviamo contro il Papa, il Diavolo, il mondo. Perciò dobbiamo esserne assolutamente certi e non dubitarne, altrimenti tutto è perduto e il Papa, il Diavolo e tutto hanno ragione contro di noi e ottengono la vittoria".10 A differenza dei più irenici articoli della Confessione Augustana, che riservano la critica anti-papista alla II parte (XXIV de Missa), Smalcalda, in base al primo articolo della Giustificazione per la sola fede, passa nel 2 Articolo al totale rifiuto della Messa: "Il secondo articolo: La Messa deve essere considerata la più grande e orribile abominazione esistente nel papismo, dato che essa contraddice direttamente e brutalmente quell'articolo fondamentale [...]. Si ritiene infatti che il sacrificio o l'opera della messa , anche se celebrata da un mascalzone, liberi l'uomo dai peccati, sia in questa vita che là in Purgatorio[...] Anche su questo articolo non si può cedere o fare alcuna concessione, perché il primo articolo non lo consente". Per il nostro argomento, dell'integrazione dell'Articolo della giustificazione per la sola Fede nel contesto della celebrazione e professione della fede, notiamo l'aspetto del tutto positivo del suo inquadramento nel Dogma trinitario; dispiace si sorvoli sulla Creazione, ma è appunto su di essa che viene disteso un velo di noncuranza. Si manifesta con chiarezza la difficoltà a valutare positivamente, in modo del tutto subordinato all'efficacia salvifica della Croce di Cristo, le opere dell'uomo, si direbbe anche la mediazione della SS Umanità di Cristo. 10Die Schmalkaldischen Artikel, 1536 ,WA 50,199,21-200,5. Testo italiano R. FABBRI, ed., Confessioni di fede delle Chiese Cristiane, EDB 1996,334-335. 6 Qui, secondo gli studi di Congar11, si nasconde la vera difficoltà della teologia e della fede di Lutero: Dio anche in Cristo, nella sua SS Umanità fa tutto nell'ordine salvifico; inoltre, per una certa debolezza dell'uso corretto della Communicatio idiomatum, si assiste ad una certa confusione del divino ed umano in Cristo; un umano che sembra aprirsi troppo, perdendo in personalità, a tutto ciò che può indicare un'attività di Dio nel corporale, creaturale.12 Lutero ha l'ansia di lottare contro le <opere>, e critica in modo indignato la Messa del Papa e dei monaci, che ritiene una indebita opera umana; l'articolo fondamentale della giustificazione per la fede, fede che risponde al solo annuncio della Croce di Cristo, lo porta a rifiutare l'attualizzazione della Redenzione, che la continua tradizione di Oriente ed Occidente vede realizzarsi sacramentalmente nella celebrazione liturgica dell'Eucaristia. Si è indebolito l'assioma fondamentale:<legem credendi lex statuit supplicandi>13; nella celebrazione del Memoriale eucaristico, nel suo esatto affidamento a Pietro e agli Apostoli, si trasferisce, rende presente tutta la pienezza della Rivelazione , Evento Pasquale, Redenzione; il benedettino G.Lafont parla della narrazione-consacrazione eucaristica come evento fondatore della Comunità, di tutte le sue istituzioni portanti, Scrittura e Magistero.14 Le ansietà salvifiche nel realizzare vita coerentemente morale, un certo disturbo di presentazioni infelici della prassi penitenziale nella Chiesa dei suoi tempi, con la necessaria revisione di alcune pratiche ecclesiali, sono rifluiti, nella teologia della Riforma, in un certo 11Y. CONGAR, Chrétiens en dialogue, Cerf 1964, La Christologie de Luther,453-486.Id., Lutherana. Théologie de l'Eucharistie et Christologie chez Luther, in Rev. de Sc. ph. Th. 66 (1982), 169-197. 12 Cfr Y. CONGAR, Chrétiens en dialogue, cit. 488 Cfr. C.GIRAUDO, Eucaristia per la Chiesa, prospettive teologiche sull'Eucaristia a partire dalla lex orandi, Gregorian university peess-Morcelliana, Roma-Brescia, 1989, 1433. 13 Cfr STEFANO MARIA L'Eucaristia, fondamento 14 MOSCHETTI, Eucaristia e Teologia. e orizzonte unificante l'intera teologia: Fondamentale, Sistematica, Morale-Spirituale, la Sapienza cristiana, in Theologica & Historica, XIX (2005), 89s. 7 disprezzo delle capacità creaturale dell'uomo. La via corretta sarebbe stata quella rivelata, evangelica, dei momenti migliori del pensiero cristiano: una redenzione, giustificazione per Cristo Crocifisso glorioso, che ricupera nel comportamento e nella valutazione di fede e ragione, il valore corretto della creazione, tutta voluta sin dagli inizi in, per, verso Cristo. È stato l'impegno di S. Francesco d'Assisi. Purtroppo, eccetto alcuni pionieri della teologia cattolica (l'oratoriano L. Thommasin, il gesuita Dionigi Petau15), il fronte teologico si irrigidisce: la teologia riformata, per l'articolo fondamentale della Giustificazione per la sola fede, nello schema semplificato dell'annuncio e dell'accoglienza di fede, si concentra in una Theologia crucis, il solo soprannaturale; su tutto ciò che sa di partecipazione subordinata della natura umana cade il sospetto di un indebito appropriarsi di Dio, della salvezza. Da una parte si ricerca il contatto immediato, con il minimo di mediazioni, con la Giustizia di Dio, una tendenziale noncuranza della teologia della creazione: una Theologia crucis senza il debito collegamento con la Theologia gloriae, della creazione. Dall'altra parte, in campo cattolico, assistiamo ad una reazione di fiducia nella creatura uomo, l'esaltazione del pensiero cristiano, delle capacità naturali filosofiche dell'uomo. La difesa di un ordine naturale, con la sua consistenza, ma come tendenza, debolmente collegato col Mistero della Croce-Risurrezione, l'ordine soprannaturale. II. Il riaprirsi del fronte teologico Giustificazione- creazione nella Dogmatica ecclesiale di K.Barth; le osservazioni cattoliche Il pensiero teologico di K.Barth è passato dalla dialettica accecante dei primi due commenti alla Lettera ai Romani, all'ampio respiro teologico della sua Dogmatica ecclesiale.16 Cfr L. SCHEFFCZYK, Creation et providence, Cerf, Paris 1967, quando a pag. 180ss. tratta dell'impostazione attualistica di Lutero, che rende la creatura <maschera di Dio>, e come in campo cattolico non si percepirono queste difficoltà, veramente fondamentali; come anche non si colse il <buono> riformato di una impostazione più cristologica. Per Thommasin e Petau, vedi pag.188s. 15 K. BARTH, Der Romerbrief, 1 ediz. Berna 1919; 2 ediz. Monaco 1922( tr. it. L'Epistola ai Romani, Feltrinelli Milano 16 8 Barth si rese conto che la semplice dialettica, che non rispetta lo statuto proprio del Creatore di fronte alla sua opera, finisce per dissolvere i soggetti, Divino ed umano, i partner della storia salvifica, Dio e uomo. Il suo procedere teologico rappresenta il passaggio da una filosofia dialettica, di ispirazione hegeliana, rivestita di teologia, ad una teologia di contenuti rivelati, con l'aiuto di una filosofia secondo necessità . Un ordine meglio articolato tra creazione e l'Incarnazione redentrice, il soprannaturale: solo una creatura, l'altro da Dio, può essere invitato alla Comunione dell'Alleanza, ma restando creatura libera davanti a Dio. Le relazioni tra alleanza, mistero della giustificazione, redenzione, e la creazione vengono esposte con più scioltezza nel terreno proprio della storia salvifica: è ben nota la qualifica barthiana, che la creazione risulta il <fondamento esterno dell'alleanza>, mentre a sua volta l'alleanza, cioè l'ordinamento dell'incarnazione e della redenzione, è il fondamento interiore della creazione.17 Questo notevole progresso di integrazione della Giustificazione nel contesto più ampio della storia salvifica, il fondamento della creazione, viene ancora portato avanti nella forma mentis riformata; risulta incomprensibile che la Grazia divina possa servirsi cosi intensamente della creatura e delle condizioni umane per raggiungere più sicuramente l'uomo bisognoso di giustificazione . Di fronte a tanta prodigalità il protestante sembra ritirarsi spaventato18; inoltre anche la lucida e accecante sicurezza delle universale predestinazione alla salvezza sembra riportarlo a riformate prospettive attualistiche: nell'ordine della salvezza Dio sembra ancora fare tutto, e diviene finalmente ancora una volta problematica una vera libertà dell'uomo. Per il dialogo riformato-cattolico sulla giustificazione è bene ora considerare quanto la novità della teologia barthiana è stata percepita in campo cattolico: due autori vi hanno dato 1962. Id., Die Kirchliche Dogmatik, traduzione francese: Dogmatique, ed. Labor et Fides, Genève, 1953-1974. Cfr H.U. von BALTHASAR, La teologia di K Barth, Jaca book, Milano 1985, quando a pag. 138 inizia la discussione sulla Creazione e alleanza nella Dogmatica ecclesiale di Barth, t. 5 17 18 Cfr ibidem, 412 9 particolare attenzione: H. Kung e H.U. von Balthasar. II,1. La dottrina sulla Giustificazione di K.Barth nella riflessione teologica di H.Kung.19 Si dà una svolta decisiva, positiva che H. Kung pone anzitutto in risalto: l'articulum stantis vel cadentis ecclesiae nella teologia di K.Barth non consiste nella giustificazione, ma nella confessione di Gesù Cristo. Per il teologo di Basilea dogmatica significa teologia radicalmente cristologica. In realtà la Giustificazione, come tutte le opere di Dio, sono fondate: " nell'eterna scelta di grazia di Dio in Cristo, e solo per tale libera ed eterna autodeterminazione in Cristo, nella quale Dio si determina in favore dell'uomo peccatore e perciò l'uomo peccatore si determina per Dio; Dio è il Dio creatore, riconciliatore e redentore, e solo perciò egli è anche il Dio che giustifica"20 In K.Barth la dottrina della Creazione è, nel senso più profondo, dottrina di salvezza, che può essere sviluppata solo nella Fede. La Creazione, in quanto prima opera di Dio Trino, non è ancora come tale riconciliazione o compimento; ma riconciliazione e compimento trovano in essa il loro presupposto, e quindi da essa traggono inizio. Creazione, Cristologia, dottrina del peccato, soteriologia e dottrina sui frutti dello Spirito Santo, sono i livelli in cui si articola la Dottrina della riconciliazione; ma nessun livello può essere considerato autonomo, perché interferiscono reciprocamente e si riuniscono tutti nel loro centro, la Cristologia.21 Ma anche in questa impostazione intensamente Cristocentrica, con un forte ricupero di creazione, si può ancora notare la forma mentis riformata. In questo rigoroso cristocentrismo, come si manifesta l'articolo fondamentale della Giustificazione ? Si manifesta, nota H.Kung, come grazia, giustizia, santità di Dio in Cristo, del tutto superiori, anzi estranee per l'uomo. Ogni mattina dobbiamo percepire la Grazia come favore nuovo ed estraneo, che esige dall'uomo un abbandono assoluto, senza che l'uomo così graziato pensi ciò che egli da se stesso potrebbe dare a Dio.22 Cfr H. KUNG, La Giustificazione, Bibl. di teol. contemp. 2, Queriniana, Brescia 1969. 19 20Ibid. 29 21Ibidem 40 22Ibidem 44 10 Di fronte a questo eccesso di grazia, K.Barth si pone la domanda, che era quella dei primi riformatori: "La dottrina cattolica prende sul serio la giustificazione come l'atto libero e sovrano di Dio, prende veramente sul serio la grazia come grazia ? " A questo interrogativo del Riformato al cattolico, H.Kung risponde con la domanda al Riformato: "La dottrina di K.Barth considera veramente sul serio la riconciliazione e la giustificazione come una riconciliazione e giustificazione dell'uomo? La grazia di Dio raggiunge veramente l'uomo ? L'affermazione della gratificazione dell'uomo è più che una semplice affermazione ?23 In K.Barth la dottrina della giustificazione di tradizione riformata è certo meglio situata; seguendo la migliore tradizione viva cattolica, viene sviluppata nel dogma centrale del cristianesimo, il Mistero di Cristo: il Mistero nel quale è rivelato il Dio uno e trino, come anche il mistero di tutta la creazione, creata buona, decaduta, redenta e da glorificare.24 Tutta la teologia, creazione , peccato, giustificazione, debbono essere una costante riflessione su Cristo. Solo così sarà possibile superare la divisione dei Cristiani, frutto drammatico di quella sterminata battaglia teologica, che è alla radice della più grande catastrofe che abbia colpito la Chiesa cattolica nella sua storia bimillenaria. In questo anche la teologia cattolica è concorde: il sospetto che essa relativizzi l'altezza e la sovranità di Dio, spadroneggi Cristo e la sua grazia, è ingiustificabile ed insostenibile.25 Si deve bensì riconoscere nella teologia cattolica una forma di reazione alla riforma; come il protestantesimo, per salvaguardare la preminenza assoluta di Cristo tende a svalutare l'uomo, così la teologia cattolica si è concentrata sull'uomo stesso: le sue capacità naturali che il peccato non distrugge, il suo rinnovamento radicale, da proseguirsi in una lotta spirituale continua. La teologia cattolica ha insistito sull'uomo: non bisognava forse dire, se si voleva veramente salvare la sovranità della Grazia di Dio, che altresì l'uomo è veramente giustificato, che nel peccato non ha semplicemente perduto la sua creaturalità, che la grazia non scorre semplicemente nel vuoto ?26 23Ibidem 46s 24cfr ibidem 136 25cfr ibidem 207 26cfr ibidem 118 11 Si tratta certamente di forme mentali che hanno guidato nei tempi della polemica l'esposizione delle dottrine; ma si tratta di deficienze ora meglio rilevabili e guaribili, che non giustificano una separazione della Chiesa. H.Kung tende a vedere una conciliabilità tra insegnamento cattolico e prospettive barthiane circa la giustificazione: "La dottrina cattolica dunque dà ragione a K.Barth quando questi vuole mettere in risalto l'aspetto teocentrico della grazia. Per cui tra quella e lui non esistono serie differenze, se si deve definire la grazia come la benevolenza personale libera di Dio, come un potente atto della sua sovranità, se si deve insegnare la sua unità ed indivisibilità in quanto grazia di Gesù Cristo. D'altronde anche K.Barth non ha trascurato l'aspetto antropologico della grazia[...]. Anch'egli riconosce che attraverso la grazia avviene realmente qualcosa nell'uomo, che proprio l'uomo è gratificato, che l'uomo viene essenzialmente mutato. Perciò nel fondamentale problema della dottrina della grazia non esitiamo a constatare un sostanziale accordo di K.Barth con la dottrina cattolica."27 Quale valutazione dare di queste considerazioni positive di H. Kung sulla conciliabilità tra l'insegnamento di K.Barth e la dottrina cattolica? B.Gherardini avverte un certo irenismo in H.Kung: tra Trento e Barth le differenze rimangono.28 H.U. von Balthasar ci ha offerto la maggiore disamina sulla Teologia di K.Barth: anche il teologo cattolico pone il Cristocentrismo come base del dialogo, augurandosi che possa ridare "Vitalità al vecchio e cristallizzato fronte che corre tra la riforma ed il Tridentino".29 Von Balthasar auspica che "i presupposti di Kung vengano ampliati ed elaborati con circospezione, che vengano gettati ponti anche verso la teologia fondamentale e la filosofia, e che l'intera storia della teologia venga messa in movimento intorno alle nuove problematiche. Il dialogo in corso non deve cristallizzarsi".30 27Ibidem 217 B. GHERARDINI,Dal peccato alla grazia. La dottrina della giustificazione in un confronto cattolico-luterano, ed. Le Lettere, Firenze 1997 28 29H.U. von BALTHASAR, La teologia di K.Barth, Jaca book, Milano 1985,8. 30Ibidem 8 12 Questo proposito del teologo cattolico di integrazione ancor più ampia della giustificazione, ormai cristocentrismo, nel contesto amplissimo del dogma, la sua storia, i suoi presupposti filosofici, ci stimola ad un essenziale esame del suo pensiero. II,2. Cristocentrismo, Analogia fidei ed entis, predestinazione barthiana nella riflessione di H.U. von Balthasar. La giustificazione dei riformatori ora viene presentata nelle forme teologiche di un grandioso cristocentrismo: il concretissimo evento storico del Verbo incarnato, la sua Pasqua, risulta il cuore orientante e qualificante tutte le articolazioni della storia salvifica, della dogmatica ecclesiale. Von Balthasar ritiene necessario porre in risalto la forma mentis barthiana, la sua intenzione profonda, la sua visione del mondo, che produce anche uno schematismo di pensiero. Desiderio di non abbandonare mai il centro cristico, in cui si dà la Rivelazione di Dio, ma anche dell'uomo biblico, del profeta, del vero credente: "Non dimenticare un solo istante che l'esistenza creata non ha altro senso che la sola Dei gloria: vedere, adorare questa gloria, amarla al di sopra di ogni cosa, presentarla a tutti come la cosa maggiormente degna di amore. Raramente nella cristianità l'amore di Dio ha cantato una melodia così infinita come in quest'opera di una vita [ in K. Barth ]."31 Anche il cattolico, vengono citati Guardini, Schmaus, Przywara32, si lascia condurre da una simile sintesi e fondamento cristico. A partire da esso, in una analogia fidei, vengono articolate storia salvifica, le sue dimensioni rivelate. K. Barth si abbandona ancora a una settoriale polemica con l'analogia entis cattolica33, quasi si volesse racchiudere in universali filosofici la pienezza del Mistero di Cristo. Ma specialmente nelle sue opere posteriori, con la benevolenza della vecchiaia, il suo sguardo si riposa sempre più sereno anche sulle cose create, partecipe dello sguardo creatore di Dio, che rende le cose create quello che devono essere per Lui34. Qui l'analogia entis può 31 Ibidem 1887s. 32 Ibidem 272-274. 349-357. 33 Ibidem 180-186. Ibidem 188; cfr LADARIA L.F.,Il Dio vivo e vero, Il mistero della Trinità, San Paolo,Cinisello Balsamo, 34 13 trovare il suo luogo nel contesto della rivelata Analogia fidei. Il progresso del dialogo ecumenico appare evidente: nella Riforma del XVI sec. le difficoltà della vita ecclesiale-sacramentale erano rifluite in una considerazione pessimistica della stessa creazione, delle opere umane; a sua volta in questa visione così compromessa per il peccato dell'uomo, era poi teologicamente impossibile una sistematica ecclesiale-sacramentale. In Barth il Cristocentrismo guida una riflessione teologica, sistematica in cui si attenua la forma mentis riformata: una visione della natura creata, cristicamente qualificata, che non rappresenta una coartazione limitante la grazia sovrana di Cristo, ma gli offre strumenti di efficace espressione, le permette di scendere in profondità nelle realtà umane, esercitarvi la sua divina sovranità. Permangono difficoltà: il cristocentrismo risulta così forte da indurre Barth ad una lucida predestinazione. Cristo ha già assunto su di sè ogni riprovazione, e superandola l'ha già abolita per sempre. Definitiva è soltanto la grazia, la benedizione, mentre ogni riprovazione, giudizio non può essere che provvisorio. Anche nella sua caduta più estrema, profonda, l'uomo rimane colui che è stato creato e redento nella grazia di Cristo. La creatura è come circondata da tutte le parti dall'anello di fuoco di questo amore misericordioso. "Alla violenza potremmo sottrarci, ma non all'amore".35 Barth, nota von Balthasar è quasi stupito da queste affermazioni così ardite, che hanno deboli, nulli addentellati nella tradizione cristiana; si tratta ancora di una Teologia dell'uomo in cammino verso la vita eterna ? Von Balthasar può affermare che "Barth ha già immurato l'idea della redenzione universale nel muro maestro della sua dottrina della creazione. Anzi l'uomo può esistere soltanto perché proviene dalla Grazia di Cristo ed ad essa ritorna; la sua natura rimane intatta e non viene rovinata definitivamente nemmeno dal peccato [...]"36. Proprio questo apparentemente inaudito rappresenta per Barth la cosa normale, anzi è: "[...] il cardine ,il perno di tutta questa teologia; con essa sta è cade l'intera dottrina di Dio e del mondo, della creazione e della redenzione, dell'uomo e della provvidenza [...] Nella sua stupefacente compattezza questo sistema denuncia i tratti di un modo di pensare o di vedere 2012,496.517: La questione dell’analogia. 35Ibidem 190 36Ibidem 205s 14 ben definito, per il quale esso si discosta sia dalla forma di pensare di altri protestanti che da quella cattolica (o dalle forme cattoliche di pensiero)"37. La Giustificazione per la sola fede, ora nelle vesti di un vigoroso cristocentrismo, porta ad una sua integrazione con il suo "fondamento esterno,"della creazione; questo inserimento da una parte mostra come la regola della fede richieda questo intrinseco rapporto, requisito necessario per l'elaborazione di una corretta sacramentaria ed ecclesiologia. Ma d'altra parte vengono a mancare in Barth quelle articolazioni tra Cristo, creazione, uomo come ritroviamo nella tradizione cattolica millenaria. Notiamo nel teologo di Basilea un quasi <murare> la redenzione nel mistero stesso della creazione in Cristo, per cui il buon acquisto dell'integrazione tra il primo articolo della fede riguardante la creazione, e il secondo della Pasqua-redenzione diventa quasi inservibile per una dottrina della Chiesa sacramenti. Comprendiamo come von Balthasar, in dialogo con la forma mentis barthiana, si senta impegnato a sviluppare la forma mentis cattolica, dando ampio spazio alla discussione circa le relazioni tra il sovrannaturale cristico e la natura umana; cioè il modo con cui la teologia occidentale ha ripreso e sviluppato nel secondo millennio, in un contesto di maggior attenzione all'antropologia, le definizioni cristologiche maturate nei Concili ecumenici, da Nicea( DH 125), a Efeso, Calcedonia (DH 301 s.) sino al Costantinopolitano III (Monotelismo DH 558)38. Von Balthasar descrive il passaggio dalla visione di una situazione soprannaturale unica concretamente esistente, secondo l'insegnamento della Scrittura e dei Padri, alle prospettive della teologia scolastica del XIII sec. In essa la situazione parimenti concretamente soprannaturale, presenta al suo interno un ampio sviluppo della creazione, una natura mai esistente alla stato puro, ma considerata in tutta la sua ricevuta consistenza. Infine la novità teologica della prospettiva riformata: una situazione soprannaturale esigita dalla creatura, talmente necessaria da rendere difficili le articolazioni Theologia crucis, theologia gloriae.39 Come già abbiamo notato, nei sec. XVI-XVIII da parte sia cattolica sia luterana si presentano gravi ritardi nel porre in luce come le incomprensioni fondamentali, poi divenute 37 Ibidem 206 s. 38 Ibidem 287ss 39 Ibidem 276-286 15 esplosive e dirompenti in ambito eucaristico- ecclesiale, fossero situate a questo livello della creazione e antropologia40. Ma non del tutto, se pensiamo alle voluminose riflessioni sul soprannaturale (il termine ora entra pure nell'uso del Magistero DH 1921-1923)) sviluppate dai teologi gesuiti del 1600, come S.Roberto Bellarmino ed il Ripalda, in dialogo con l'agostinismo eterodosso, nei suoi atteggiamenti polemici nei riguardi del Magistero.41 La dogmatica ecclesiale di K. Barth presenta il grande vantaggio di avere rimesso in movimento, e alla grande, il dialogo teologico tra la giustificazione, ora esposta in un vigoroso cristocentrismo, e le altre verità rivelate, in modo particolare quella della creazione. I risultati complessivi, a parte la rigidità della predestinazione, dell'ampia disamina di Barth sono, a parere di von Balthasar, ampiamente positivi, tanto da non più giustificare, dal punto di vista del primo articolo del credo, creazione-antropologia, la divisione ecclesiale. Al prius assoluto della grazia di Cristo e della rivelazione, tesoro comune del pensiero cristiano, corrisponde un prius relativo della natura e delle sue capacità, quella consistenza dell'uomo graziato, giustificato dalla Croce gloriosa di Cristo, che è stato sempre a cuore nella tradizione cattolica.42 Nella tradizione cattolica questo servizio, cooperazione della natura, è sempre un servizio comandato, sostenuto, guidato e reso possibile dalla grazia. Questo servizio della natura alla grazia , non diviene mai misura della grazia. Nel cattolicesimo si dà importanza alla discesa della grazia nella natura: è la stessa grazia che nella Chiesa assume forme ufficiali e adatte alle circostanze, per raggiungere meglio l'uomo pellegrinante tra la Pasqua e la Parusia, secondo l'Istituzione eucaristico-ecclesiale del Signore. La croce di Cristo elimina ogni pretesa da parte della natura; e dipende sempre dalla Croce che il grano della natura sviluppi la sua fecondità nella grazia; una grazia che non solo purifica, eleva la natura, ma anche la mortifica nell'uomo peccatore e mortale, affinché dia i frutti della Giustizia di Cristo.43 In questa prospettiva il riformato può superare il timore che per la via delle opere umane 40 Cfr L. SCHEFFCZYK, Creation et providence cit.,181 ss Cfr von Balthasar, La teologia di K. Barth, cit., 297; G. COLOMBO, Del soprannaturale, Glossa, Milano 1996. 41 42 Cfr Ibidem 408 43 Cfr. Ibidem 111; 186 16 possa irrompere nella Chiesa, la sua fede e teologia, ogni sorta di paganesimo e modernismo. Anzi la grazia di Cristo mostra tutta la sua sovranità nel servirsi della natura umana, la sua attività, per già ora realizzare segni del <Dio tutto in tutti>(1 Cor 15,28), sino all'estremo dell'Eucaristia, e del Ministero apostolico per essa necessario . Qui il Riformato si arresta spaventato: è mai possibile tanta prodigalità divina, la Croce gloriosa di Cristo può giungere così vicina alla vita dell'uomo cristiano ?44 Anche la stessa mariologia, settore teologico dolorosamente mancante nella teologia riformata, aiuterebbe Barth ad evitare quella sua lucida predestinazione: in Cristo la grazia vince completamente il peccato dell'uomo . Questa vittoria completa si è realizzata pienamente nell'Immacolata Madre del Signore, la radicalmente redenta, nel pieno consenso di una vera libertà, la prima dei credenti. In questo contesto di una Chiesa, che nel suo principio mariano si presenta nella sua pienezza di giustificazione, fede ,speranza, carità(LG nn 63-65), in una solidarietà di Preghiera e sacrificio, vita eucaristica, si può avere speranza per tutti, rispettando l'esercizio libero della responsabilità umana.45 III. I tempi dei dialoghi teologici <ufficiali> sulla Giustificazione tra Cattolici ed evangelici-luterani. La Dogmatica ecclesiale di K. Barth e la riflessione suscitata in ambito cattolico ha il grande merito di avere attivato il dialogo ecumenico sulla Giustificazione, dopo secoli di indifferenza reciproca. <Catholica non leguntur...cimiteria> si sussurrava in ambito riformato, reagendo ad una certa razionalità e rigidità di impostazione di alcuni testi scolastici46. Il cambiamento progressivo di mentalità ha beneficiato di numerosi altri studi, oltre a quelli precedentemente esaminati47 44 Cfr Ibidem 410-415 45 H.U. vov BALTHASAR, Sperare per tutti, Jaca book Milano 1989 46 Cfr H. KUNG, La giustificazione, cit. 122 G. SOEHNGEN, Geseth und evangelium, K.Alber, FreiburgMunchen 1957; per altri riferimenti vedi A. DULLES, 47 Justification in Contemporary catholic Theology, in Justification by Faith. Una disamina di autori si può trovare in: Commissione cattolica-Luterana negli USA, Giustificazione 17 Si sono sperimentati i frutti del diffondersi e radicarsi del Movimento e spiritualità ecumenica: il dialogo da iniziativa di singoli teologi si è esteso a gruppi interconfessionali, sino a raggiungere qualifiche di ufficialità riconosciuta dalle Chiese. Ricordiamo il cosiddetto < Rapporto di Malta > su <Il Vangelo e la Chiesa>, frutto di cinque anni di lavoro congiunto.48 Come fonti dell'accordo del 31 ottobre 1999 viene citato il lavoro a cura di K. LEHMANN, W. PANNENBERG, Lherverurteilungen- -kirchentrennend? vol. 1: Rechtfertigung, Sakrament und Amt im Zeitalter der Reformation und heute, Freiburg 198649. "Quasi nello stesso momento, la commissione cattolica-luterana degli Stati Uniti, che dal 1965 lavora con grande competenza, ha concluso il suo ampio lavoro sul tema Giustificazione per fede [...] Si tratta della trattazione più approfondita della questione della giustificazione in un dialogo interconfessionale".50 Il Documento termina con questa dichiarazione: <siamo ora riconoscenti di poter professare insieme quello che i nostri antenati cattolici e luterani hanno cercato di affermare rispondendo in modi diversi al messaggio biblico della giustificazione. E' necessario un consenso fondamentale [fundamental consensus] sul Vangelo per dare credibilità alle nostre precedenti dichiarazioni comuni sul Battesimo, sull'Eucaristia e sulle forme dell'autorità della per fede, 1983, in E. OE. 2 , EDB 1988, 1502-1504, note 130132. Cfr inoltre K. LEHMANN, Uniti nella comprensione del messaggio della giustificazione ? Esperienze ed insegnamenti in relazione alla situazione ecumenica attuale, in A. MAFFEIS ed., Dossier sulla Giustificazione, La dichiarazione congiunta cattolicoluterana, commento e dibattito teologico, GDT 276, Queriniana Brescia 2000, 208. 48 Traduzione italiana in E. OE. 1, EDB 1986,554-588. A questo lavoro fondamentale, frutto dei lavori della Commissione Luterana-cattolica, sono seguiti volumi di commento e documentazione, come quello coordinato da K.LEHMANN, Lehrverurteilung-kirchentrennend ? II Materialien zum den Lehrverurteilungen und zur theologie der Rechtiferung, (Dialog der Kirchen 5) Freiburg-Gottingen 1989 49 50 traduzione italiana i E.OE. 2, 1455-1558, vedi nota 4 18 chiesa. Crediamo di avere raggiunto tale consenso>.51 Per la nostra finalità, di considerare la debita integrazione tra Giustificazione, operare salvifico del Redentore, e la fede celebrata e professata dalla Chiesa, questo riconoscimento che l'accordo fondamentale sulla giustificazione è necessario per trovare e valorizzare l'accordo su altri punti necessari della fede professata e celebrata, risulta della massima importanza. La commissione congiunta cattolica romana - evangelica luterana ha infine prodotto, con questa metodologia, un Documento su <Chiesa e giustificazione, la comprensione della Chiesa nella luce dell'insegnamento sulla Giustificazione>52. Rappresenta il punto di arrivo di tutto il dialogo di questi anni. Come risulta dallo stesso titolo, Chiesa e giustificazione, " giustificazione non è letta in prospettiva individuale (il fatto che riguarda il singolo credente in quanto è reso giusto), ma come tema ecclesiologico (ruolo della Chiesa nel trasmettere la salvezza)".53 L'azione di Dio, per raggiungere l'uomo, persona nei suoi intrinseci vincoli sociali, deve incarnarsi realmente nel mondo, un anticipo del rinnovamento escatologico. "La fondazione della Chiesa, il suo fondamento nell'evento di Cristo, e l'instaurazione di questi elementi strutturali ed istituzionali [Scrittura, Battesimo, Cena del Signore, Ministero, Verità di fede], sono quindi indissolubilmente legati." 54 Questi elementi strutturali ed istituzionali, risultano inoltre necessari per il carattere <esterno> del processo della giustificazione, che gli viene offerto, che l'uomo non può darsi da se stesso. Il Documento Chiesa e giustificazione , nella quinta e ultima parte, Missione e compimento della Chiesa, esamina il compito della comunità cristiana e dei singoli credenti, nella gestione dei problemi umani, il contesto della creazione. K. LEHMANN, cit. 212 s.; M. FARCI, Pietro e il suo ministero nel dibattito teologico e nei dialoghi ufficiali Cattolico-Luterani nella seconda metà del Novecento, Cagliari 1998 51 52 Traduzione italiana in Regno Documenti, 1994, 603-640 53A. FILIPPI, Passi concreti di unità, Regno attualità, 39 (1994), 457. 54 Ibidem, n 177 19 "Essi hanno una particolare responsabilità nei confronti dell'oscuramento della volontà creatrice e provvidente di Dio nel mondo segnato dal peccato. [...] In tal modo, come singoli e come comunità ecclesiali, essi riconducono la creazione ai valori e norme che le sono state date da Dio [...]"55 Nonostante questi orientamenti comuni, il cammino storico di impegno nel temporale è molto divaricato . La prospettiva dei <due regni>, del Vangelo e della legge, abbozzato in modo non sistematico da Lutero, non ha corrispondenza con La Dottrina sociale della Chiesa. Anche questo è argomento che richiede ulteriori studi. Esorbita dal nostro compito un esame completo di questo ampio Documento, che nella prospettiva della Chiesa, realizza un grande progresso per integrare la Giustificazione, nell'accezione cristica più ampia in cui ora viene considerata, nella fede non solo professata, ma anche celebrata e vissuta; voglio solo ricordare l'insegnamento dell'inizio del n. 70 : "Le nostre Chiese hanno in comune la convinzione che la Koinonia ecclesiale ha la sua sorgente e la sua forza nella Koinonia eucaristica con Cristo e attraverso Cristo".56 Il grande valore di convergenza ecumenica, anche se limitata, di questi Documenti comuni corre sempre il pericolo di venire disperso, non influire sulla vita della Chiesa, il suo crescere verso il comune riconoscimento della sua Unità voluta dal Signore Gesù: è necessario per raggiungere questa finalità che le Chiese vi appongano un riconoscimento e valutazione ufficiale, reciprocamente impegnativo, anche se su verità ancora limitate. Il grande merito di avere incoraggiato in ogni modo un impegnativo riconoscimento sia da parte del Magistero della Chiesa, sia da parte dell'autorità dottrinale delle comunità luterane, di un documento comune sulla Giustificazione, va a Giovanni Paolo II.57 Questo salto di qualità di vero impegno dottrinale presenta la Dichiarazione congiunta COMMISIONE CONGIUNTA CATTOLICA ROMANA - EVANGELICA LUTERANA, Documento Chiesa e giustificazione. La comprensione della Chiesa alla luce della Dottrina della giustificazione, 1993, trad. italiana in E OE 3, EDB 1995, n 260,pag.671 s. 55 56 Ibidem 588. 57 Cfr.Gruppo di dialogo cattolico-luterano di Norvegia, Dichiarazione la Giustificazione, 1991, traduzione italiana in E.OE. 4, 607-635. 20 sulla dottrina della giustificazione tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana mondiale del 31/Ottobre 1999. E' bene che ora vi poniamo attenzione, per ricevere autorevole orientamento nell'impostare gli studi circa l'integrazione dell'articolo della Giustificazione nell'insieme della fede celebrata professata e vissuta dalla Chiesa cattolica. IV. L'integrazione della Giustificazione nell'insieme organico della Fede, secondo l'Accordo vincolante del 31 ottobre 1999. La giustificazione, nel suo senso ampliato di tutto l'agire salvifico di Cristo per l'uomo peccatore, secondo la molteplicità di espressioni che già troviamo nella S.Scrittura, costituisce l'annuncio, la realtà salvifica fondamentale, che sostiene ogni vita cristiana58 Evidentemente su questo <principio basilare> tutte le comunità cristiane concordano. La difficoltà sorge sul modo di accordare questo articolo principale con gli altri articoli, e verità celebrate e vissute nella Chiesa. Criterio, principio significa strumento che permette di decidere della verità di proposizioni; pensiamo in Filosofia al Principio di non contraddizione (Fides et ratio n 4 ). Anche S. Ignazio inizia i suoi Esercizi spirituali, in contemporaneità alla riforma luterana, col <principio e fondamento>, la realtà portante della creazione, dipendenza radicale da Dio, aperta al <magis>, al di più dell'Incarnazione-redenzione, Misteri di Cristo in cui si impegnerà la contemplazione dell'esercitante. Quasi, senza polemica, a contrastare la debolezza luterana della Teologia della creazione (Theologia gloriae), S.Ignazio pone questo principio fondamentale, che tutto è sempre creatura di Dio: Anche S.Paolo sente il bisogno, nella lettera prima ai Corinzi 15,3-5 di professare il Kerigma fondamentale ."Vi ho dunque trasmesso dunque anzitutto quello che anch'io ho ricevuto :che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato al terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici." Necessario notare che previamente, cioè in 1 Cor 11,23, con le stesse espressioni del trasmettere ciò che è stato ricevuto, si comunicano gli stessi contenuti del Kerigma, in quanto nella celebrazione del Memoriale vengono resi presenti nella Chiesa, per la Vita della Chiesa, la qualità cristiana delle relazioni personali in Essa. 58 21 "L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e mediante questo [libere scelte] salvare la propria anima".59 Principio non significa in alcun modo un assioma a partire dal quale tutte le parti della Dottrina della fede potrebbero essere dedotte. Parimenti per <l'Articulum stantis vel cadentis Ecclesiae> si deve, ancor più, riconoscere che: "Il messaggio della giustificazione ci orienta in modo particolare verso il centro stesso della testimonianza che il Nuovo testamento dà all'azione salvifica di Dio in Cristo: essa ci dice che noi, in quanto peccatori, dobbiamo la vita nuova soltanto alla misericordia di Dio che perdona e che fa nuove tutte le cose, misericordia che noi possiamo ricevere soltanto come dono nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo" (Dichiarazione congiunta n 17). Continua la Dichiarazione congiunta al n 18 :" Pertanto la Dottrina della giustificazione che assume e sviluppa tale messaggio, non è soltanto una singola parte dell'insegnamento di fede cristiano. Essa si pone in una relazione essenziale con tutte le verità che vanno considerate interiormente connesse fra loro. Essa è un criterio irrinunciabile che orienta continuamente a Cristo tutta la dottrina e prassi della Chiesa. Quando i luterani sottolineano il significato del tutto singolare di questo criterio, essi non negano la connessione ed il significato di tutte le verità di fede" Citando come fonte Lehrverurteilungen, si spiega : "Perciò la giustificazione e soprattutto il suo fondamento biblico, conserva per sempre nella Chiesa una funzione specifica: quella di mantenere viva nella coscienza dei cristiani la consapevolezza che noi peccatori viviamo unicamente grazie all'amore misericordioso di Dio, che noi possiamo soltanto accettare che egli effonda su di noi, ma che in alcun modo possiamo <meritare>, seppure in qualche forma limitata, né possiamo vincolare a condizioni previe o a postcondizioni che dipendessero da noi"60 La difficoltà che storicamente si è presentata, nella tradizione luterana, consiste nella sua IGNAZIO DI LOIOLA, Gli scritti, a cura di M Gioia, UTET 1977, 100s. 59 K. LEHMANN, W. PANNENBERG, (a 75.Traduzione italiana in E V 17, 793-795 60 cura di) cit., 22 riduzione alla struttura dell'Annuncio e della risposta di fede, in relazione al Battesimo e alla Cena del Signore; abbiamo già fatto notare come negli articoli di Smalcalda in base a questo criterio cosi ridotto, si dichiara un totale rifiuto dell'Eucaristia-sacrificio, come opera umana, invenzione papale. Il progredire degli studi biblici e liturgici, un più disteso dialogo ecumenico ha già attenuato la durezza di queste impostazioni. La Giustificazione così intesa (annuncio- fede in ridotto contesto sacramentale) non può essere un astratto metacriterio per decidere della verità della fede professata e celebrata. Osserva con molta saggezza A. Maffeis :"La teologia cattolica riconosce la validità dell'istanza luterana che chiede di attribuire alla dottrina della giustificazione il significato di criterio per la Chiesa; la Chiesa infatti non ha altra ragione d'essere se non quella di essere segno della salvezza donata in Cristo all'umanità, e strumento della sua attualizzazione. Al tempo stesso ritiene che questo criterio non debba funzionare in modo riduttivo, con la conseguenza di riconoscere come necessari per la Chiesa solo gli elementi immediatamente legati all'annuncio della parola che suscita la fede per mezzo della quale si ottiene la giustificazione. Le strutture ecclesiali che la tradizione cattolica riconosce come necessarie non compromettono il carattere incondizionato della salvezza, ma intendono essere al servizio della piena realizzazione della comunione ecclesiale"61 L'Accordo sulla Giustificazione rappresenta un notevole progresso, in quanto si dichiara apertamente il suo contesto Cristologico-Trinitario, Sacramentale. La Risposta della Chiesa cattolica, previa alla firma del 31 ottobre 1999, nella seconda precisazione richiede : "Un'altra difficoltà si trova nel n 18 della dichiarazione congiunta, ove si evidenza una chiara differenza nell'importanza che la dottrina della giustificazione ha per i cattolici ed i luterani, in quanto criterio per la vita e la prassi della Chiesa. Mentre per i luterani questa dottrina ha assunto un significato del tutto singolare, per quanto riguarda la Chiesa cattolica il messaggio della giustificazione, seguendo la Scrittura e fin dai tempi dei Padri, deve essere organicamente inserito nel criterio fondamentale della <regula fidei>, cioè la confessione del Dio Uno e Trino, cristologicamente centrata e radicata nella Chiesa viva e nella sua vita sacramentale".62 61A. A. MAFFEIS, cit., 18. 62A. MAFFEIS, cit. 70. 23 Reazioni, talora allarmate, forti, si sono avute in casa luterana: dal Convegno di Honkong della FLM (Fed. Luterana Mond.), alle reazioni dei singoli teologi, o pronunciamenti comuni.63 Reazioni comprensibili: l'articolo sulla giustificazione, concordemente accolto, fa cadere l'assunto vetero-luterano sulla decadenza o caduta della Chiesa di Roma; la constatazione che la Chiesa di Roma accoglie pienamente la dottrina fondamentale della giustificazione, ed il suo inserimento nel contesto della fede professata e celebrata, viene percepito come una "sorta di bomba ad orologeria dello Spirito, tale da provocare nella Chiesa delle conseguenze che vanno al di là dei nostri desideri e della nostra immaginazione"64 Necessità riconosciuta dalla Dichiarazione comune di ulteriori studi: "L'importanza criteriologica della giustificazione nell'ambito della dottrina dei sacramenti, dell'ecclesiologia e dell'etica richiede studi più approfonditi"65 Come nostro piccolo contributo, vogliamo porre in risalto quanto la situazione di Alleanza, accolta e celebrata nei suoi Memoriali dell'Antico e Nuovo testamento, risulta decisiva per ricuperare il senso della creazione, del suo offrire strumenti alle mediazioni di grazia giustificante, affinché la Redenzione di Cristo raggiunga in profondità il cuore e la vita comunitaria dell'uomo. V. Dall'Alleanza e Redenzione professata e celebrata, alla fede nell'Unico creatore: in, per, verso Cristo tutto è stato creato. Già sappiamo come la Theologia crucis di Lutero, la Giustificazione che gratuitamente il Crocifisso glorioso offre all'uomo peccatore, presenta relazioni conflittuali con la Theologia gloriae, le opere della creatura uomo in campo salvifico. Una visione più armonica, nella debita sottomissione al primato assoluto della grazia Cfr. A. MAFFEIS,Dossier sulla giustificazione, cit. Documento dei docenti di teologia circa la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione (1998),147-150. E. JUNGEL,Per amore di Dio - chiarezza! (1997), 151-168. 63 L. SCHEFFCZYK, Ecumene in cammino e differenze che permangono nella dottrina della giustificazione, in A.MAFFEIS, ed. cit. 188. 64 65 A. MAFFEIS, Dossier sulla giustificazione, cit. ,46. 24 giustificante, delle due teologie risulta bloccata per decenni, secoli, anzi, possiamo dire sino alla grandiosa opera sistematica di K.Barth. Questo fronte così indurito, ora in pieno movimento nel dialogo ecumenico, presenta corrispondenze a quanto avvenuto nei tempi biblici della Rivelazione, del pensiero credente del primo millennio? Constatare, come sobriamente vedremo, che le relazioni Salvezza, alleanza e creazione sono sempre aperte, in movimento ci conforta a proseguire, su questo terreno, il dialogo ecumenico: tra il primo articolo del Credo, la creazione per Cristo nello Spirito Santo, ed il secondo articolo, dell'Incarnazione-Pasqua, certo centrale, decisivo per la giustificazionesalvezza, ed il terzo della Chiesa, della comunione <dei santi> nelle <cose sante, l'Eucaristia> in attesa della Parusia, si è data sempre una corrispondenza e continuo influsso. V.1 .Le relazioni Salvezza, Alleanza e Creazione nei tempi della Rivelazione biblica vetero e neo testamentaria. Nei tempi <biblici> come si è formato il Pentateuco, la legge fondamentale di Israele ? Gli esegeti sono concordi che la Preistoria biblica (Gen 1-11), la narrazione della creazione e formazione del mondo per l'uomo, creato secondo l'Immagine di Dio, costituisce il prezioso frutto di una grandiosa, ispirata, operazione teologica a partire dalla fede in JHWH, Dio dell'esodo, della salvezza e alleanza, <creatore> misericordioso del suo popolo sacerdotale.66 La narrazione delle origini del mondo e dell'uomo, che nel mito, talora tenebroso, presenta una realtà iniziale divino-mondana confusa (Enuma elis), viene, nella prospettiva di JHWH Dio unico, trascendete, personale, santo, ricondotta alla sua verità; non si dà alcuna confusione tra il divino ed il mondano, il Dio della salvezza alleanza, JHWH, è Lui stesso Cfr.L F. LADARIA, Antropologia teologica, Piemme-Ed. Pont. Univer. Gregoriana, Casale Monferrato-Roma, 18-29; M.FLICK-Z.ALSZEGHY, Fondamenti di una antropologia teologica, Lib. ed. fiorentina 1968, 23; W. EICHRODT, Teologia dell'Antico Testamento, vol. I, Dio ed il popolo, Paideia, Brescia 1979; N. NEGRETTI, C. WESTERMANN, G. von RADT, Gli inizi della nostra salvezza, Marietti Torino 1974;E. TESTA, Genesi, introduzione storia primitiva, Marietti, Torino-Roma, 1969; J.L. SKA, Introduzione alla lettura del Pentateuco.chiave per l'interpretazione dei primi cinque capitoli della Bibbia, ed. Dehoniane Roma 1998. 66 25 l'unico universale creatore. JHWH recupera così la pienezza e verità di ELOHIM; nella dipendenza dal Creatore, appare anche la bontà fondamentale della Creatura, dell'uomo: creato secondo l'Immagine di Dio, può ricevere i doni dell'Alleanza; divenuto peccatore, il per-dono in una storia salvifica. Le successive tappe della vicenda della famiglia abramica, israelitica nomade, oppressa in Egitto, guidata nell'esodo verso la terra promessa, restituita ad essa dall'esilio in Babilonia, costituiscono una progressiva liberazione da una tenebrosa situazione peccaminosa, il recupero della bontà della crezione, della fondamentale capacità dell'uomo di stare davanti a Dio, divenire il suo popolo sacerdotale, invitato ad osservare la legge fondamentale delle dieci parole, i dieci comandamenti. Anche nella formazione dei Libri Sapienziali possiamo avvertire una continua interazione tra la fede ormai consolidata dell'unico Dio della Creazione-alleanza, ed il suo cosmo: la cultura ellenistica in cui Israele è immerso, parla ora di cosmo, una totalità unificata, bella e razionale. Anche in queste situazioni di una visione immanentista, tendenzialmente monista del cosmo, la fede nel Dio della creazione-alleanza compie un'opera grandiosa di purificazione, correzione: riportare il cosmo ellenistico alla sua verità fondamentale di creatura, ma qualificata sin dalle origini da un progetto sapiente. 67 Non una sapienza chiusa, asfittica, immanentistica, ma una sapienza che viene da Dio, che porta la presenza sua, del suo Spirito, sino all'interno della creatura, ma senza alcuna confusione tra il divino ed il mondano. E tutto questo affinché l'uomo, accogliendo in sè la Sapienza, il suo Spirito, divenga amico, familiare di Dio (Sap 7,22-27), viva in sintonia col suo progetto sapiente, in una vita morale sintetizzata nelle virtù cardinali (Sap 8,7); in questo contesto di vita religiosa, di amicizia con Dio, di corrispondente vita morale, anche le acquisizioni, progressive e da sottoporre a revisione, delle scienze sperimentali ellenistiche, possono essere integrate, perché pur esse fondate nella stessa sapienza creatrice divina (Sap 7,17-21). Qui, come già nella preistoria biblica, gli orizzonti sapienziali del popolo dell'alleanza, diventano universali, validi per tutti gli uomini . La sapienza divina, ben conosce, è attiva, viene diffusa alle origini in tutto l'operare divino (Prv 8,22-36; Sir 24,1-27), appella ad essere accolta da ogni uomo, per assicurare la pienezza della sua vita. Cfr.G.LARCHER, Etude sur le livre de la Sagesse, Gabalda, Paris 1969. 67 26 Certo il cuore di queste acquisizioni sapienziali, il luogo del loro ritrovamento rimane il popolo dell'alleanza, la sua legge fondamentale ricevuta da JHWH, il suo culto memoriale dei doni dell'Esodo, col Memoriale più forte e caratteristico della cena pasquale. La preghiera di ringraziamento del pasto, inserita nella cena pasquale come benedizione del Calice più solenne, risulta nella tradizione giudaica tripartita: il primo benedire è per i doni della creazione, in relazione al secondo benedire per i doni della terra promessa e dell'alleanza, per poi invocarne la piena realizzazione.68 I due ultimi sapienziali, scritti ormai in pieno ambiente ellenistico, si concludono con la lode dei Padri maestri di sapienza (Sir. 44-50; Sap. 10-19): anche così i doni di Alleanza misericordiosa, vengono collegati al recupero delle verità fondamentali circa il sapiente progetto di Dio iscritto nella stessa creazione. Negli ultimi sapienziali, il progetto di Dio creatore e misericordiosamente alleato, risulta così intimo, senza confusioni, alla vita religiosa morale dell'uomo, le sue istituzioni salvifiche, realizza una tale tensione di qualificante presenza, da quasi avvisare, preparare il terreno a quello che si affaccia ormai all'orizzonte della rivelazione: l'Incarnazione del Verbo , l'Immagine filiale di Dio. Anche a questo livello ultimo e decisivo della storia salvifica, notiamo, già nella stessa narrazione evangelica, e soprattutto nell'insegnamento di Paolo, Giovanni, Ebrei, quanto la presenza salvifica e giustificante della Croce gloriosa di Cristo, non solo assicura la realizzazione definitiva di terra nuova e di cieli nuovi, non solo già ora ci santifica, giustifica. Ma inoltre ci restituisce il senso stesso della creazione; una creazione, che sin dai suoi inizi è fondata, qualificata, normata dal Crocifisso glorioso: tutto è creato in,per, verso Cristo, per essere poi in Lui e per Lui riconciliato, pacificato nel sangue della sua Croce (Col 1, 15-20) 69 . A questa professione di fede, <lex credendi>, corrisponde un comportamento morale, comunitario, personale, <lex vivendi> che ha in Cristo la sua norma, la grazia santificante e sanante cui attingere. Sono proprio le lettere della prigionia, Colossesi e d Efesini, che sviluppano la dimensione <protologica> di Cristo: come tutto sia sin dagli inizi qualificato da C.GIRAUDO, Eucaristia per la Chiesa, Gregorian University Press- Morcelliana, Roma-Brescia 1989, 153-155. 68 Cfr L.F.LADARIA,cit. Colossiens, Paris 1993. 69 ,29-47; J.N. ALETTI,Epitre aux 27 una costitutiva relazione, partecipazione in Cristo, per e verso di Lui. Sono proprio queste fondazioni, secondo la misura del Verbo incarnato, a permettere le esposizioni più elaborate, sintetiche del comportamento cristiano nella comunità ecclesiale, familiare, sociale di lavoro (Col.3,1-4,1; Ef 5,1-6,9). Cristo che redime, riconcilia, giustifica, compie questa sua opera, in attesa della perfetta trasformazione della Parusia, offre all'uomo <giustificato> il retto inserimento nel suo corpo ecclesiale, il corretto esercizio delle sue articolazioni costitutive( Ef 4,1-16), degli impegni di lavoro, sociali, familiari. Lo può offrire perché tutto, sin dalla fondazione del mondo , e stato e rimane creato in, per, verso di Lui. Queste lettere della prigionia hanno uno spiccato tono <eucaristico>: il ringraziamento, benedizione è esplicito, marcato agli inizi delle lettere, ma l'onda lunga eucaristica le qualifica sino alla conclusione, ed affiora con evidenza ,forza in <dossologie>, glorificazioni di Dio Padre per la conoscenza invocata, accresciuta dell'operare salvifico di Cristo.(Ef 3,21) Si può intravedere il frutto della celebrazione eucaristica di Paolo, il Memoriale del Signore, in cui partecipando al corpo di Cristo si edifica il suo corpo ecclesiale, "la pienezza di Colui che si realizza interamente in tutte le cose"( Ef 1,23) 70. Nella Chiesa apostolica tra annuncio del Kerigma fondamentale di Cristo morto e risorto per la nostra salvezza (1 Cor 15,3-5), e la celebrazione eucaristica della Cena che rende presente il Sacrificio del corpo dato e del sangue versato,(1 Cor 11,23-25) costruisce la Chiesa corpo partecipato di Cristo (1 Cor 10,15s) e dà il tono vero, eucaristico alla preghiera e vita cristiana, si presenta una corrispondenza di contenuti, di piena continuità. <Lex credendi, Lex orandi et celebrandi, lex vivendi> sono strettamente unite, aperte l'una all'altra, per offrire insieme la qualità propria, partecipata da Cristo, della vita cristiana. Vorremo ora brevemente osservare come anche nel primo millennio questa corrispondenza tra annuncio, celebrazione eucaristica, vita secondo comandamenti-beatitudini sia la caratteristica dell'esistenza cristiana. Sono i tempi sub-apostolici in cui , in relazione alla professione di fede battesimale, si forma il Simbolo apostolico, la Preghiera eucaristica , ed in questo contesto si risolvono le questioni della creazione, cristologiche-trinitarie. Il nostro interesse ecumenico, dell'integrazione della Giustificazione, la redenzione dell'uomo peccatore per la Croce gloriosa di Cristo, nell'insieme della regola, professione di Cfr L. BOUYER, Eucaristia, teologia e spiritualità della preghiera eucaristica, Torino 1983, 121. 70 28 fede ecclesiale nel suo contesto vivo battesimale-eucaristico, trova qui il suo sorgivo costituirsi e manifestarsi. Si tratta di conoscenze frutto del movimento biblico, patristico e liturgico degli ultimi decenni, che per i riformatori e contro-riformatori del se. XVI erano quasi impensabili. V.2. La teologia cristocentrica, biblica di Ireneo di Lione. Il ricupero della bontà della Creazione, delle opere umane. Ireneo ci offre la prima opera sistematica, in cui le realtà della fede vengono esposte, coordinate, approfondite in relazione ad un centro incandescente, che tutte le regge e porta ad unità, ricapitola in sè: il mistero di Cristo redentore, nel contesto eucaristico-ecclesiale di una Chiesa apostolica, perchè in successione apostolica.71 Si può anche constatare una certa analogia tra i tempi di Ireneo e quelli della Riforma: la gnosi contrastata da Ireneo contiene un certo disprezzo della realtà materiale, con una fuga salvifica nell'accoglienza puramente intellettuale di germi, realtà spirituali. Tutta la storia salvifica è vista da Ireneo come un impegno del Padre, attraverso l'operare salvifico delle sue due mani (Ad. haer. IV, Introduzione), il Figlio e lo Spirito santo, per il recupero dell'uomo peccatore, per dare all'uomo la conoscenza di Dio necessaria perchè abbia la vita. L'Eucaristia occupa un posto centrale, nel rendere presente il Sacrificio di Cristo che tutto rinnova e ricapitola; inoltre costituisce la massima prova della bontà fondamentale della creazione. "Come possono dire gli (gnostici) che andrà in corruzione e non avrà parte alla vita quella carne che è nutrita dal corpo e dal sangue del Signore ? Cambino di opinione, oppure cessino di fare le offerte di cui ho parlato. La nostra dottrina è in accordo con l'Eucaristia e a sua volta l'Eucaristia conferma la nostra dottrina. Noi infatti offriamo a Dio cose sue, manifestando con questo fatto la comunione e l'unione (del Verbo con il corpo ed il sangue ), e professando la risurrezione della carne e dello spirito" (Ad haer. V,18,5) Con questa finalità, nell'Adversus haereses, III,3,3 riporta la lista dei successori di Pietro in Roma, sino al contemporaneo Eleuterio, al dodicesimo posto. Per la ricapitolazione di tutte le <economie> in Cristo, vedi B. SESBÖUÈ, Tout recapituler dans le Christ, Christologie et soteriologie d'Irenée de Lyon, Descèe, Paris 2000. 71 29 L'Eucaristia viene segnalata da Ireneo come coppa della sintesi di tutta la storia salvifica: a questo mirava il desiderio di Maria SS che a Cana Gesù procurasse il Vino delle nozze messianiche, desse inizio all'<ora> della redenzione72. Si dà in Ireneo perfetta integrazione tra dottrina professata, mistero celebrato, morale spiritualità vissuta. Percorriamo ora brevemente la storia teologica della formazione del Simbolo apostolico, l'integrazione dei suoi articoli, la presentazione corretta del dogma cristologico. V.3. Articolo dell'Incarnazione-redenzione e articolo della Creazione nella formazione del simbolo Niceno-Costantinopolitano. Il pensiero credente cristiano, nel contesto di un cosmo ellenistico il cui logos si presentava immanente, sentì l'esigenza, per vivere pienamente della Croce redentrice del Figlio incarnato, di esprimere con rigore il dato rivelato della sua relazione costitutiva con Dio Padre, la sua identità divina, e quindi la sua partecipazione all'atto creatore. La Redenzione del Figlio, Logos e Immagine filiale del Padre, per la sua Pasqua, necessita la chiarificazione del dato di fede su due fronti, di Dio Padre e della creazione. La sua generazione, non creazione, eterna dal Padre, di cui condivide la sostanza, la precisazione del dogma trinitario; solo così, dopo avere confessato apertamente la sua consustanzialità divina col Padre, si rende perspicua, la sua incarnazione sino alla morterisurrezione, la sua partecipazione all'atto creatore: <per quem omnia facta sunt>. Qui si dà intensa integrazione della Redenzione per il Verbo incarnato, la sua consustanzialità con Dio Padre (DH 125), e l'articolo fondamentale della creazione.73 Questa esplicazione, realizzata perché la Chiesa viva la sua identità, di unità, santità, cattolicità apostolica, di comunione di santi per la cose sante (eucaristia), vivificata dallo Spirito Santo, richiederà ulteriori chiarificazioni . Di scendere in profondità nella verità del Verbo incarnato; la sua mediazione creatrice e redentrice richiede l'affermazione di fede di quanto la Persona divina filiale si esprima, unione 72 Cfr. B. SESBÖUÈ,op.cit. 157-159. Cfr J.N.D. KELLY,, I simboli della fede nella Chiesa antica, ed. Dehoniane Napoli 1987. Id., Early christian 73 doctrines, Adam & Charles Black, London 1958; R. MINNERATH, Les chrétiens et le monde, Gabalda Paris 1973 30 ipostatica, in una vera umanità, composta di anima, corpo, facoltà spirituali( DH 301; 553). Nessuna confusione tra la Persona divina filiale e la vera umanità , ma anche nessuna separazione, divisione. Anche a questo livello si cercano le categorie atte ad esprimere il dato rivelato del Mistero della redenzione: come il Figlio agisce per salvarci attraverso l'operare umano, la piena corrispondenza della sua umanità a noi fraterna. La cristologia-soteriologia che viene così a delinearsi, presentando il vero Adamo, diviene modello dell'antropologia, l'uomo creato e redento dal Crocifisso glorioso; questo uomo, anima espressa in un corpo, vivificato dallo Spirito Santo, la grazia cristica totalmente sovrana, è reso attivo, capace di cooperare alla propria salvezza; senza alcuna confusione tra la grazia cristica divina e la corrispondenza umana, in una stretta inseparabile comunione trasfigurante.74 Padre Congar nota acutamente come tutte queste esplicazioni del Mistero , che rispettandolo, permettono la comprensione della storia evangelica, il suo vertice pasquale, la vita cristiana nella comunità apostolica, sono come lette nella celebrazione del Mistero eucaristico.75 Sarebbe quì fuori luogo sviluppare ulteriormente queste relazioni tra gli articoli di fede della Creazione trinitaria, della redenzione per l'Incarnazione del Verbo, nella luce della sua Pasqua giustificante, resa efficacemente presente nel suo Memoriale celebrato nella Chiesa apostolica. Per il nostro fine di integrazione della Giustificazione nel contesto degli altri articoli del credo, nella vita eucaristica della chiesa apostolica, è sufficiente l'accenno fatto. Vorrei solo indicare una significativa corrispondenza terminologica . A Nicea, il forte realismo professato dai Padri nel Mistero eucaristico, è il corpo e sangue del Signore, ha fornito prova certa per confessare che Cristo è Figlio consustanziale al Padre, la persona del Figlio sta totalmente dalla parte di Dio (DH 150), della stessa sostanza divina. All'inizio del secondo millennio, di fronte alle incertezze di Berengario, con la stessa Accenniamo brevemente a questi sviluppi di antropologia, da situarsi nel secondo millennio: per il Magistero, DH 902; 1440-1441 74 75 Cfr Y. CONGAR, Doctrines christologiques et Théologie de l’eucharistie (simples notes) in Revue des sciences philos. et théolog. 66(1982) 233ss. 31 categoria forte, la <verità della sostanza> sono state eliminate le ambiguità delle relazioni tra il corpo eucaristico ed il corpo del Crocifisso glorioso: è la <verità della sostanza > di quello, identità sostanziale, differenza solo nel modo di manifestarsi(DH 802; 1651s). Anche nel Vaticano II, per una simile intuizione di fede, si ricorrerà ancora una volta alle categorie <sostanziali> per professare con chiarezza le relazioni tra la chiesa petrinoapostolica, la Chiesa cattolica, e la Chiesa istituita da Cristo. Tale Chiesa <subsistit in>, ha il suo luogo reale, esiste come soggetto individuabile, nella verità di tutti i beni salvifici, nella Chiesa cattolica (LG n 8). Potremo aggiungere: perché in essa si celebra l'Eucaristia, con l'autenticità intrinseca, voluta dal Signore Gesù, del Ministero petrino-apostolico; l'Eucaristia, così celebrata porta con sè tutte le mediazioni, i beni salvifici; anche se, per il peccato dei cristiani, si danno molteplicità di Chiese, di Comunità, che portano con sè elementi salvifici. Oltre all'uso cristologico, eucaristico, ecclesiale così strettamente collegato, notiamo ancora un uso di categorie sostanziali, per indicare tutta la consistenza delle realtà salvifiche, professate nella fede, e già presenti e trasfiguranti il cuore e la vita dei credenti. Lo individuiamo nella lettera agli Ebrei; tale lettera, pur non parlando mai espressamente di celebrazione eucaristica, si direbbe manifestarne <l'onda lunga> in un autore che per l'intensa partecipazione al Sacrificio della nuova Alleanza, può parlare con facilità e competenza della croce del Signore, evento salvifico realizzato una volta per sempre, efapax, in Spirito eterno dal Sommo sacerdote, per divenire via vivente sempre aperta al Padre (Eb 9,14; 10,10.19-22). Mi riferisco alla quasi definizione della fede, che troviamo all'inizio del cap. 11 : "La fede è fondamento delle cose che si sperano, e prova di quelle che non si vedono". In greco fondamento è <ipostasis>, in latino < substantia >. Tenendo lo sguardo rivolto a Gesù (Eb 12,2), con la piena fiducia di entrare nel santuario celeste per mezzo del sangue di Cristo (10,19s), le realtà definitive, sperate, per la fede già attualmente ci trasformano, hanno presa in noi, per una presenza di tipo <sostanziale>, vera nella sua realtà. L'evento dell'Incarnazione Pasqua del Figlio consustanziale al Padre e a noi, la sua presenza sostanziale attiva nell'Eucaristia, la consistenza secondo la verità dell'essere del soggetto salvifico Chiesa cattolica per l'Eucaristia in essa celebrata, per offrire già, ai cuori credenti, la sostanza trasfigurante delle realtà ancora invisibili e sperate: tutte realtà autentiche, 32 in una quasi reciproca <pericoresi> di sostanzialità.76 *************** Lo stimolo ricevuto dalla Dichiarazione congiunta sulla giustificazione, in quanto richiede ulteriori studi per l'integrazione dell'irrinunciabile articolo <stantis vel cadentis Ecclesiae) della giustificazione per la fede nell'insieme della Professione della fede nel contesto della celebrazione sacramentale della Chiesa, ci ha portato forse un po' lontani; ma ritengo costituisca un esercizio teologico utile, necessario, constatare quanto questa integrazione sia semplicemente la norma del procedere della Chiesa, per assicurare che la Grazia del Crocefisso glorioso, del tutto gratuita, possa raggiungerci, dimostrare tutta la sua efficacia salvifica, giustificante. L'irrigidimento delle relazioni tra la Teologia della Croce, nella quale, unicamente, riponiamo la nostra fede, e la Teologia della creazione, la sua capacità recettiva della grazia di Cristo in una corrispondenza del tutto subordinata, si è dimostrato non solo artificioso, bloccante l'intelligenza della fede, con la vera catastrofe della divisione ecclesiale, ma anzitutto contrario a ciò che la Chiesa unita ha sempre fatto. Volevo solo mettere un po' in risalto, in modo ancora sommario, una prospettiva di intelligenza della fede comune, una speranza in più, un modo di procedere gradito a tutti per realizzare l'Unità della Chiesa, nel dialogo ecumenico. 76 S.M. MOSCHETTI, Eucaristia e teologia, cit., 109.