n. 1 2013 Attualità Interviste FNOMCeO E.C.M. Formazione e aggiornamento Mostre, Viaggi Libri, Poesie, Racconti Registrazione Tribunale di Viterbo N. 449 del 07/07/97 - Spedizione in AP 70% Filiale di Viterbo - Art. 2 comma 20D legge 662/96 Fil. Viterbo ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DI VITERBO della Giornale Medico TUSCIA In questo numero: BIOETICA: “Staminali: ricorsi, sentenze, decreti...” A. Filoscia Osteoma osteoide: trattamento percutaneo con radiofrequenza TC guidato M. Ortenzi, P. Falappa La terapia anticoagulante orale A. Fiorentini, L. Cricco SOMMARIO 3 EDITORIALE 4 Staminali: ricorsi, sentenze, decreti A. Filoscia 6 Osteoma osteoide: trattamento percutaneo con radiofrequenza TC guidato M. Ortenzi, P. Falappa 11 La stenosi carotidea PARTE II “Stent carotideo” M. Gnoni 12 Appropriatezza prescrittiva nella diagnostica di laboratorio: il TSH riflesso - uno strumento pratico nello screening della disfunzione tiroidea A. Perlorca, M. T. Muratore, M.Alberti, R: Carrozza, B. Mongiardo 19 La terapia anticoagulante orale A.Fiorentini, L.Cricco 26 FNOMCEO 30 MOSTRE 36 POESIE EDITORIALE ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DI VITERBO Consiglio direttivo: Dott. Antonio Maria Lanzetti Dott. Luciano Sordini Dott. Andrea Casella Dott. Giulio Maria La Novara (odont.) Dott. Bernardino Bernardini Dott. Mario Gobattoni Dott. Sandro Marenzoni Dott. Claudio Picca Dott. Mauro Rocchetti (odont.) Dott. Luigi Trisciani Dott. Enrico Zonghi Presidente V. Presidente Segretario Tesoriere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Commissione Odontoiatri: Dott. Mauro Rocchetti Dott. Enrico Arelli Dott. Giulio Maria La Novara Dott. Stefano Pesaresi Dott. Alfredo Riccardi Presidente Componente Componente Componente Componente Revisori dei Conti Dott. Domenico Caresta Dott. Andrea Leoncini Dott. Luciano Meschini Dott.ssa Miriam Galletti Presidente Componente Componente Supplente Direttore responsabile Dott. Vincenzo Gasbarri Responsabile scientifico e delle iniziative culturali Dott. Riccardo Paloscia In copertina: Fiori di ciliegio Progetto grafico e impaginazione: Frasi di Silvia Cruciani Comitato di redazione Dott. Riccardo Paloscia Dott. Giulio Maria La Novara Dott. Mario Gobattoni Secondo il rapporto dell’ASP (Agenzia di sanità Pubblica) 2011 sull’attività ospedaliera nella Regione Lazio, nel corso di un decennio l’Italia ha realizzato un notevole incremento di efficienza con un aumento (relativo) della complessità di ricovero e una discreta riduzione della durata di degenza. Si tenga inoltre conto che la degenza media si è successivamente stabilizzata, ma vi è stato un incremento della percentuale di ricoveri in day hospital, che rappresentano attualmente circa il 30% dei ricoveri, mentre nel 2000 rappresentavano solo il 10.6%. Una valutazione di due importanti indicatori di performance, quali la percentuale di dimissioni con DRG medico dai reparti chirurgici e la durata di degenza media pre-operatoria, mostrano un chiaro “andamento” territoriale. Il primo indicatore evidenzia un utilizzo improprio dei letti chirurgici. Sebbene sia ovvio che la diagnosi del ricovero possa orientarsi, anche su soggetti ricoverati in chirurgia, su un DRG medico, una percentuale elevata di DRG medici in reparti chirurgici può essere il segnale di un non adeguato utilizzo dei posti letto in area chirurgica, che dovrebbero essere dedicati prevalentemente a pazienti che vengono sottoposti ad intervento. Questo indicatore può altresì mettere in evidenza il sovradimensionamento del numero di letti attribuiti alla attività chirurgica, che non ha saputo “contrarsi” in relazione al trasferimento di attività in day surgery e in chirurgia ambulatoriale. Il benchmarking di ogni regione dovrebbe essere quello dell’Emilia Romagna e, progressivamente, del 20% dei DRG medici in chirurgia. Il Lazio presenta una percentuale prossima alla media nazionale, con una dinamica temporale non significativa, segnale che il problema non ha ricevuto nel corso del quinquennio in analisi l’attenzione dovuta. Per quanto concerne il secondo indicatore, relativo alla degenza media preoperatoria, il Lazio si caratterizza per la degenza pre-operatoria più alta di ogni altra regione, anche se nei cinque anni riportati in tabella il Lazio ha fatto registrare una diminuzione (-10%) maggiore di quella osservata a livello nazionale (-6,5%). La situazione della regione Lazio appare particolarmente allarmante se si indagano parametri come la quota di pazienti con degenze pre-operatorie protratte: nel 2010 oltre il 20% dei pazienti attendeva oltre sette giorni per le riduzione della frattura di femore. Questi dati testimoniano che nella nostra Regione c’è ancora molto da lavorare, ai fini di un allineamento più aderente alle performance di altre regioni “virtuose” che riescono ad ottenere una degenza media preoperatoria più bassa, ad impegnare un minor numero di letti di Day Hospital e a ridurre l’utilizzo improprio di letti chirurgici. Il Comitato di Redazione 3 BIOETICA BIOETICA Staminali: ricorsi, sentenze, decreti… Dr. Andrea Filoscia I l nostro è un paese litigioso che si affida troppo spesso ai giudici, alla televisione e ai tuttologi esperti improvvisati. pia. Altre famiglie, a Pesaro per esempio, hanno ottenuto per via giudiziaria la prosecuzione dello stesso trattamento. Sofia è una bambina di tre anni, affetta da una malattia neurodegenerativa per cui attualmente non esiste una terapia validata e condivisa, curata con cellule staminali della Stamina Foundation presso i laboratori degli Spedali Civici di Brescia. Aifa e Ministero avevano disposto la sospensione del trattamento proprio perché non esistono in letteratura argomenti a sostegno dell’efficacia di questa procedura. In questo contesto il ministro Balduzzi ha firmato un decreto che introduce norme più severe per l’uso delle cosiddette cure compassionevoli, che potrebbero essere autorizzate in casi eccezionali, quando non ci siano terapie efficaci alternative, previa prescrizione di un medico responsabile, dopo la sottoscrizione di un consenso informato, con l’approvazione di un comitato etico e grazie alla produzione del farmaco da parte di una struttura che garantisca la qualità farmaceutica. Questa decisione ha suscitato una reazione mediatica: un servizio delle “Iene” ed un parere di Adriano Celentano pubblicato dal Corriere della Sera che definivano arbitraria la disposizione di sospensione della tera- 4 Nello stesso decreto si prevede la possibilità di proseguire i trattamenti attualmente in corso anche se non in linea con questa nuova direttiva. In sostanza Sofia potrà continuare il suo trattamento. P robabilmente nella situazione contingente il ministro è riuscito a trovare un equilibrio, ma senza dubbio resta un duplice problema: che sia la magistratura a disporre piani terapeutici senza avvalersi di consulenze scientifiche stravolge certamente le regole della ricerca e mette a rischio la tutela della salute, e poi il potere dei media e dei personaggi che nella loro effimera e vacua autoreferenzialità spettacolarizzano la sofferenza, semplificano e banalizzano ciò che di per sé è invece complesso e cruciale per la vita delle persone, per poi tornare a parlare di tutt’altro un attimo dopo come se nulla fosse. Purtroppo dobbiamo anche costatare che lo Stato arriva troppo spesso C’è chi ha scritto che non si può cancellare la speranza per legge, negando una terapia che in qualche modo offre una possibilità di guarigione, ma la speranza non si offre e tardi e deve muoversi sull’onda delle emozioni e sotto la pressione di un’opinione pubblica mal informata. C ’è chi ha scritto che non si può cancellare la speranza per legge, negando una terapia che in qualche modo offre una possibilità di guarigione, ma la speranza non si offre e non si cancella per decreto, la speranza si nutre prendendosi cura di ogni paziente, anche di quelli che non possono guarire. non si cancella per decreto, la speranza si nutre prendendosi cura di ogni Accompagnare e lenire, non illudere: i medici l’hanno sempre fatto, è bene che continuino a farlo. paziente, anche di quelli che non possono guarire. 5 ATTUALITÀ ATTUALITÀ Osteoma osteoide: trattamento percutaneo con radiofrequenza TC guidato Dott. Mariano Ortenzi*, Prof. Piergiorgio Falappa** *Radiologia Interventistica Ospedale Belcolle Viterbo **Radiologia Interventistica Ospedale Bambino Gesù Roma CASO CLINICO agazzo di 17 anni con dolore sul versante interno del ginocchio destro da circa un anno, insorto dopo attività sportiva. Per tale motivo eseguiva un’ ecografia muscolare ed una RM del ginocchio che diagnosticavano tendinopatia traumatica-infiammatoria della zampa d’oca (inserzione tendinea dei muscoli sartorio, gracile e semitendinoso sulla faccia anteromediale del tratto prossimale della tibia). R Dopo ciclo di terapia antalgica e adeguato periodo di riposo, in seguito al ripresentarsi della sintomatologia dolorosa all’arto inferiore destro, effettuava una radiografia della colonna vertebrale sotto carico ed una RM del tratto lombosacrale con le quali si rilevava modesto atteggiamento scoliotico e protrusione discale L5-S1. Al paziente fu proposto allora un ciclo di fisiokinesiterapia e la realizzazione di plantari ortopedici di correzione posturale. Al persistere dei sintomi, per una rivalutazione degli esami radiologici è giunto all’ osservazione presso la Sezione di Radiologia Interventistica dell’Ospedale di Belcolle di Viterbo. Un’attenta anamnesi constatava che il dolore si acutizzava durante la notte e regrediva per alcune ore dopo assunzione di farmaci anti-infiammatori. All’esame obiettivo e alla palpazione il punto di maggiore dolorabilità era localizzato sulla tibia, inferiormente all’articolazione del ginocchio. Effettuava pertanto la radiografia della gamba che dimostrava, sul margine corticale mediale del III superiore della tibia, la presenza di un’area di sclerosi ossea con nidus centrale radiotrasparente, tipica dell’osteoma osteoide, confermato dalle ulteriori indagini TC, RM, MN (Fig 1,2,3,4). Al paziente veniva proposto il trattamento mini invasivo di ablazione percutanea mediante radiofrequenze (RF) in alternativa all’intervento chirurgico. Inviato quindi presso il centro di Radiologia Interventistica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, era sottoposto a termoablazione della lesione con RF. Il dolore è completamente scomparso alcuni giorni dopo l’intervento. Fig. 1: Esame RX ginocchio. Si documenta il nidus di osteorarefazione circondato da area osteosclerotica sul versante mediale della corticale diafisaria del III superiore della tibia. Fig. 3: Esame RM. Nella porzione prossimale della tibia si osserva diffuso edema osseo reativo, limitrofo alla sede dell’osteoma osteoide. Fig. 6A: Follow up a 4 mesi. Lo studio TC mostra gli esiti della termoablazione dell’osteoma osteoide con piccola irregolarità della corticale nella sede d’accesso dell’ago. Fig. 2A: Esame TC. Scansione assiale che mostra il nidus con la sclerosi ossea limitrofa. Fig. 4: Scintigrafia Ossea. Ipercapazione focale del nidus e iperattività del ginocchio per iperemia infiammatoria reattiva posturale. Fig. 6B: L’esame RM mostra il focolaio di termoablazione e la completa regressione dell’edema tibiale. EPICRISI E CONCLUSIONI a sintomatologia dolorosa insorta nella regione del ginocchio, collegata con l’attività sportiva, ha fuorviato inizialmente la diagnosi clinica ed i successivi accertamenti radiologici impedendo per oltre un anno la corretta definizione della patologia. La termoablazione percutanea, eseguita in Radiologia sotto guida TC, ha permesso la guarigione. Il tempo di ricovero complessivo è stato di 3 giorni. Il follow-up radiologico a 4 mesi, ha mostrato i postumi dell’intervento di termoablazione con piccola cavità ossea residua del diametro di 3 mm e regressione dell’edema distrofico tibiale (Fig 6). L’esame radiologico standard è fondamentale nel sospetto di osteoma osteoide; la lesione della corticale ossea è ben evidenziabile con l’esame TC. Lo studio RM è da L ritenersi indagine complementare ed è maggiormente raccomandato nel follow up evitando l’uso di radiazioni ionizzanti. La Scintigrafia ossea trifasica può essere utile nel localizzare un osteoma quando la sintomatologia non è chiaramente focalizzata. DISCUSSIONE Fig. 2B: Ricostruzione TC sul piano coronale. Fig. 5: Posizionamento TC guidato dell’ago-elettrodo nel nidus per la termoablazione dell’osteoma osteoide ’osteoma osteoide è un piccolo tumore benigno dell’osso costituito da tessuto osteoide circondato da un’area di sclerosi ossea reattiva. Al centro del- L 7 ATTUALITÀ la zona osteosclerotica si osserva una piccola cavità che contiene una proliferazione fibrovascolare di morfologia ovale o rotondeggiante detta nidus. Ha dimensione massima di 1,5 cm ed in genere compare in pazienti di età compresa tra 5 e 30 anni. Il 75% dei pazienti ha un’ età inferiore a 25 anni; colpisce più gli uomini che le donne con rapporto di 4:1. Rappresenta il 13,5 % dei tumori ossei benigni. L’osteoma osteoide può formarsi in qualsiasi osso, ma predilige lo scheletro degli arti. Il 50% interessa il femore e la tibia, dove in genere nasce nella corticale in sede subperiostale e, meno frequentemente, nella cavità midollare. La localizzazione nella colonna vertebrale è prevalentemente a carico dell’arco posteriore delle vertebre. Può comparire anche nelle ossa corte. L’osteoma osteoide è una lesione dolorosa. Il dolore, che è causato da un eccesso di prostaglandina E2 prodotta dagli osteoblasti proliferanti, è grave in rapporto alle piccole dimensioni della lesione. Si manifesta tipicamente di notte e viene molto efficacemente controllato per alcune ore dall’aspirina e da altri farmaci anti-infiammatori non steroidei. Può causare risveglio notturno con conseguente privazione del sonno. Il dolore nelle fasi iniziali viene descritto come sordo, ma nel tempo tende a diventare intenso e a localizzarsi superiormente alla sede del tumore. Manifestazioni meno comuni di osteoma osteoide comprendono disturbi della crescita ossea, deformità ossee e scoliosi dolorosa. Se la lesione si trova all'interno di una capsula articolare può causare versamento, gonfiore all’ articolazione, sinovite e limitare la mobilità articolare. La visita medica può mostrare dolore focale ma i segni delle malattie infiammatorie, tra cui eritema e calore, sono quasi sempre assenti. I risultati delle analisi di laboratorio sono tipicamente normali. Microscopicamente l’osteoma osteoide appare come una piccola formazione ovale di tessuto emorragico brunastro; all’esame istologico appare ben circoscritto e composto da trabecole collegate in modo casuale, formate da osso reticolare e ricoperte da osteoblasti. Lo stroma che circonda l’osso tumorale è costituito da tessuto connettivo lasso che con- 8 ATTUALITÀ cresce molto lentamente. so, ma predilige lo sche- DIAGNOSTICA PER IMMAGINI DELL’OSTEOMA OSTEOIDE traumatico, fratturativo o un’ osteomielite. Dopo MDC si può osservare enhancement del nidus che appare meglio evidenziabile favorendo la diagnosi nei casi dubbi dopo RM senza MDC letro degli arti. Il 50% Radiografia Scintigrafia interessa il femore e la La scintigrafia scheletrica trifasica rileva, soprattutto nelle scansioni tardive, intensa attività nel sito del nidus e relativamente ridotta attività nella zona sclerotica limitrofa (segno della doppia intensità). La scintigrafia può essere utile nei casi con reperti radiografici normali o dubbi. Se non c’è ipercaptazione focalizzata, non si tratta di osteoma osteoide. lonna vertebrale è pre- L’immagine radiologica dimostra un piccolo focolaio radiotrasparente, con grado variabile di mineralizzazione, del diametro compreso tra pochi mm fino ad 1,5 cm, circondato da un’ area di sclerosi ossea. Se la sclerosi è importante ed estesa, può interferire con la visibilità del nidus ovoidale radiotrasparente. Nelle lesioni intramidollari e sottoperiostali la reazione sclerotica può essere modesta e non dimostrabile; la corticale ossea soprastante può apparire normale rendendo difficile la localizzazione chirurgica intraoperatoria. valentemente a carico Tomografia Computerizzata dell’arco posteriore del- È la modalità di scelta per il rilevamento della lesione e generalmente fornisce la migliore caratterizzazione del nidus e della sclerosi reattiva circostante. Il nidus appare come un nucleo ben definito di radiotrasparenza di grado variabile in funzione della mineralizzazione centrale che compare nel 50% dei casi. Sebbene l’uso del mezzo di contrasto non sia necessario per la diagnosi, il nucleo mostra enhancement. Il nidus appare circondato da un grado più o meno esteso di sclerosi reattiva, che comunque può mancare in alcune sedi (ad esempio quella periacetabolare). L’osteoma osteoide può formarsi in qualsiasi os- tibia, dove in genere nasce nella corticale in sede subperiostale e, meno frequentemente, nella cavità midollare. La localizzazione nella co- le vertebre. tiene molti capillari dilatati e congesti. Gli osteomi osteoidi che insorgono in sede sottoperiostale stimolano una notevole formazione di osso reattivo che circonda la lesione. Gli studi della storia naturale della lesione hanno dimostrato casi di regressione spontanea; il trattamento è di solito necessario per ottenere sollievo dal dolore. L’intervento chirurgico è stato fino ad oggi il trattamento standard. Consiste nel curettage della lesione a localizzazione sub periostale oppure nell’ asportazione di un tassello osseo contenente l’osteoma con conseguente indebolimento meccanico dell’osso stesso. La convalescenza è estremamente lunga se confrontata con quella della termoablazione. Inoltre la possibilità di gravi complicanze legate alla chirurgia, ha fatto sì che la procedura radiologica percutanea di ablazione con RF costituisse inizialmente una valida alternativa e attualmente il trattamento di prima scelta. L’osteoma osteoide, se non trattato, Risonanza Magnetica La RM non è specifica per lo studio di questa patologia; al contrario può confondere la diagnosi in quanto non sempre è in grado di evidenziare il nidus, mostrando solamente l’infiammazione del tessuto circostante e l’edema osseo. Il segnale del nidus è tipicamente isointenso con quello del muscolo nelle sequenze T1 pesate ed è variabile in quelle T2 pesate. Iperintensità di segnale è osservata nelle sequenze T2 e STIR nella zona ossea reattiva circostante. Tuttavia le immagini RM possono simulare l’ edema reattivo Diagnosi differenziale Viene posta con l’ascesso di Brodie che è un’osteomielite cronica del bambino e dell’adolescente localizzata in sede metafisaria. Un sequestro osseo all'interno di un ascesso può essere confuso con il nidus; la scintigrafia ossea mostra scarsa attività nella cavità ascessuale a differenza dell’osteoma osteoide. Anche una frattura da stress può simulare l’osteoma osteoide per l’edema reattivo limitrofo. Il condroblastoma provoca nel tessuto osseo circostante una reazione simile a quella dell’osteoma osteoide, ma colpisce prevalentemente le epifisi in crescita nella porzione centrale e tende ad essere più grande del nidus dell’osteoma osteoide, con margini lobulati. La presenza della matrice condroide calcifica orienta la diagnosi. Il piccolo osteoblastoma può essere indistinguibile dall’osteoma osteoide ma la crescita progressiva della lesione e le maggiori dimensioni, in genere permettono la diagnosi differenziale. TERAPIA CHIRURGICA L a resezione chirurgica è storicamente il trattamento di scelta per l’osteoma osteoide, con percentuali di successo dell’88-97%. La resezione della lesione lascia un difetto osseo che lo rende vulnerabile a traumatismi con l’eventualità di fratture. In alcuni casi l’intervento può richiedere il posi- La resezione della lesione inoltre può essere incompleta e richiedere un secondo intervento chirurgico. La sede di alcune lesioni può precludere l'escissione chirurgica o aumentare il rischio di danneggiamento a strutture limitrofe. L'escissione di lesioni intrarticolari o sulle epifisi può richiedere l’ artrotomia, con conseguente compromissione della crescita ossea e della mobilità articolare. zionamento di un fissatore interno o un innesto osseo. Per ridurre al minimo l’escissione ossea è importante la precisa identificazione intraoperatoria della lesione. Tuttavia, in alcuni casi, la localizzazione risulta difficile anche con l'uso di metodi di riconoscimento del nidus basati sulla centratura con aghi o fili metallici o mediante scintigrafia intraoperatoria. La resezione della lesione inoltre può essere incompleta e richiedere un secondo intervento chirurgico. La sede di alcune lesioni può precludere l'escissione chirurgica o aumentare il rischio di danneggiamento a strutture limitrofe. L'escissione di lesioni intrarticolari o sulle epifisi può richiedere l’artrotomia, con conseguente compromissione della crescita ossea e della mobilità articolare. Le complicanze post-chirurgiche possono essere ematomi e infezioni. La degenza post-operatoria media è in media di 7 giorni , ma il periodo di recupero funzionale e il ritorno alle normali attività è estremamente più lungo rispetto al trattamento con termoablazione percutanea. Il carico e l’ attività fisica sono limitati per 1-6 mesi dopo l’intervento. Nei casi che interessano l'arto inferiore, alcune volte può rendersi necessario l’uso delle stampelle. Termoablazione TC guidata con radiofrequenze (RF) Il primo trattamento con termoablazione dell’osteoma osteoide risale al 1992 da parte dell’equipe di Rosenthal. La procedura è sicura ed efficace, ampiamente disponibile ed è considerata attualmente l’intervento di prima scelta. L’ablazione con RF è effettuata con l'uso della TC come guida per la localizzazione della lesione. La procedura è realizzata in anestesia generale o periferica. L’anestesia locale non risulta sufficiente per il controllo del dolore, in particolare durante l'ingresso dell’ago nel nidus. L’intervento, che si svolge in sala TC, dura in media circa 45 minuti. La durata della degenza post operatoria è di 3-24 ore. L’attività fisica lieve e moderata quotidiana può essere riprese immediatamente. Le controindicazioni relative all’ ablazione a RF includono la posizione della lesione nella mano o nella colonna vertebrale (lesioni con distanza minore di 1 cm da strutture vitali o nervose), gravidanza, cellulite, sepsi e coagulopatia. L’uso di un termistore posizionato a confine con le strutture nobili può consentire la termoablazione anche in sedi a rischio. La pelle sovrastante la lesione deve essere integra e non avere patologie in atto. TECNICA OPERATORIA PERCUTANEA I l paziente viene posizionato sul letto TC e, dopo anestesia periferica o generale, la parte scheletrica interessata dalla lesione tumorale viene adeguatamente immobilizzata per evitare spostamenti accidentali durante la procedura. La localizzazione della lesione è effettuata acquisendo immagini TC a sezione sottile a livello del tumore, in una regione d’ interesse di circa 4 cm. Le ricostruzioni multiplanari possono essere utili per la pianificazione operatoria. Nelle lesioni inferiori ad 1 cm di diametro è utilizzato un singo- 9 ATTUALITÁ lo punto d’accesso cutaneo. L'approccio preferito è perpendicolare alla superficie corticale dell'osso coinvolto. Il percorso dell’ago deve evitare eventuali strutture adiacenti neurovascolari che possono essere lesionate dal calore della radiofrequenza o dalla penetrazione dell'agocannula. In alcuni casi, per raggiungere il nidus evitando strutture critiche sovrastanti, può essere necessario l'accesso attraverso la corticale ossea sana del lato opposto alla lesione. Effettuata la disinfezione della cute, si realizza il campo sterile. Due placche adesive vengono posizionate sulla cute per chiudere il circuito della trasmissione della corrente elettrica attraverso il paziente durante l’erogazione della radiofrequenza. Per via endovenosa è somministrato un grammo di cefazolina sodica, prima dell’inizio della procedura. L'approccio alla lesione è realizzato mediante un comune kit da biopsia ossea, costituito da: agocannula metallica per accesso percutaneo; trapano coassiale manuale per penetrare la corteccia esterna dell'osso; ago coassiale per biopsia. Sotto il controllo delle immagini TC, la cannula viene progressivamente avanzata attraverso la cute e tessuti molli del paziente nella direzione prescelta, fino alla corticale ossea. Posizionata la cannula, il mandrino viene rimosso e scambiato con il trapano manuale per penetrare nella corteccia esterna. Quando la punta è giunta sul bordo del nidus viene fatta avanzare la cannula e mantenuta la posizione. La cannula serve da percorso per l'ago da biopsia. Effettuata la biopsia e rimosso l'ago, con cannula in sede, si introduce l’agoelettrodo coassiale da radiofrequenza la cui punta viene posizionata nel nidus. Sono realizzate altre scansioni TC per verificare il corretto posizionamento della punta dell'ago(Fig 5). L'elettrodo viene dunque collegato al generatore e attivato con un valore di impedenza elettrica di 200600 Ohm. La punta dell'ago raggiunge così una temperatura stabile di 90° centigradi. L'ablazione è realizzata generalmente in 4-6 minuti. Lesioni di più grandi dimensioni possono richiedere più cicli di ablazione ed elettrodo in più posizioni. Durante l'ablazione si osserva aumento della 10 ATTUALITÁ frequenza cardiaca, della frequenza respiratoria e della pressione sanguigna; il paziente può effettuare movimenti involontari. Queste variazioni fisiologiche tendono a regredire o a stabilizzarsi nel corso della procedura, ma può essere necessario un approfondimento dell'anestesia durante la fase della biopsia e dell'ablazione. Dopo l’ablazione l'elettrodo è rimosso e un anestetico locale (bupivacaina cloridrato) è iniettato attraverso la cannula per alleviare il dolore al risveglio. Nell'immediato post operatorio possono essere somministrati farmaci antidolorifici all'occorrenza; il dolore si attenua spontaneamente dopo circa 24 ore. La dimissione può avvenire già dopo 4-24 ore. L'attività fisica lieve e moderata può essere immediatamente ripresa, mentre l'attività pesante va evitata per 1-3 mesi. Il follow-up con RM, dimostra la scomparsa dell'edema osseo perilesionale e la tendenza alla sclerosi del nidus. La persistenza clinica del dolore e radiologica del nidus di radiotrasparenza, l'edema e la vascolarizzazione focale, sono segni di tumore residuo o recidivo (112%) sul quale può essere realizzato un secondo trattamento con percentuali di successo del 90-100%. Le complicazioni sono rare e possono riguardare: bruciature della pelle circostante all’ingresso dell’ago per trasmissione di calore attraverso la cannula, infezioni, emorragie, lesioni di strutture vascolari o nervose. Le lesioni intra-articolari, nella mano o spinali sono complesse da trattare per la possibilità di danno nervoso, ma possono essere effettuate con opportuni accorgimenti. Il successo clinico dell'ablazione è definito come assenza del dolore per due anni dopo la procedura; sono state riportate statistiche di successo clinico compreso tra 89 e 95% dopo il trattamento primario. tà della procedura. In caso di residuo tumorale può essere effettuato un secondo trattamento. La circoscritta necrosi termica coagulativa della lesione viene generata dalla corrente elettrica che attraversa l’ago-elettrodo infisso all’interno del nidus, producendo la distruzione della neoplasia e riducendo i rischi di recidiva. Gli effetti della termoablazione consistono nella rapida remissione del dolore, associata a veloce mobilizzazione del soggetto, brevi tempi di ospedalizzazione e ritorno alle normali attività quotidiane. La radiografia tradizionale e la TC sono le indagini di scelta per lo studio radiologico dell’osteoma osteoide , mentre per il follow-up si potrebbe usare la RM evitando le radiazioni ionizzanti. La Scintigrafia ossea trifasica è molto sensibile e può essere consigliata nei casi dubbi o per localizzare un osteoma quando la sintomatologia non sia molto focalizzata. Si ringrazia il dott. Riccardo Schiavo UOS Medicina Nucleare ospedale Belcolle Viterbo per le immagini fornite. La stenosi carotidea PARTE II “Stent carotideo” Bibliografia 1)Rosenthal DI, Hornicek F et al. Osteoid Osteoma: Percutaneous Treatment with Radiofrequency Energy. Radiology 2003; 229:171-175. 2)Sung Ki-Sun et al. Computed tomography guided percutaneous radiofrequency thermoablation for the treatment of osteoid osteoma- 2 to 5 years follow up. International orthopedics (SICOT) 2009. 33:215-218. 3)Motamedi D. et al. Thermal Ablation of Osteoid Osteoma: overview and step-by-step guide. RadioGraphics 2009; 29:2127-2141. 4)Rosental DI, Alexander A, Rosenberg AE, Springfield A. Ablation of Osteoid Osteomas with a percutaneously placed electrode: a new procedure. Radiology 1992; 183:29-33. Dott. Massimiliano Gnoni UOC Chirurgia Vascolare-Endovascolare Belcolle,Viterbo IL TRATTAMENTO MINI-INVASIVO ENDOVASCOLARE PER VIA PERCUTANEA MEDIANTE PTA E POSIZIONAMENTO DI STENT presenta un indubbio fascino in funzione dei numerosi teorici vantaggi, che vanno dall’espansione della popolazione trattabile alla possibilità di rivascolarizzare lesioni non chirurgiche, alla riduzione dei rischi sistemici anche per la possibilità di esecuzione in anestesia locale, a una migliore accettazione psicologica da parte del paziente. Sono attualmente presenti in letteratura da circa 15 an- ni, molte serie non randomizzate che suggeriscono che il rischio di tale approccio terapeutico sia sovrapponibile a quello chirurgico. Un particolare impulso in anni recenti è venuto anche dalle migliorie tecnologiche dello strumentario utilizzato, in particolare dalla miniaturizzazione di cateteri e guide e dalla sempre più ampia diffusione e diversificazione degli stent. Oggi è largamente diffuso e accettato per il trattamento di lesioni stenosanti dei TSA. Mediante accesso trasfemorale all’inguine, in anestesia locale, si raggiunge e si oltrepassa con un sistema di guide e cateteri la stenosi della carotide interna posizionando oltre il restringimento da trattare, un “ombrellino” che svolge la funzione di filtro per intrappolare nelle sue maglie eventuali residui embolici che possano dipartire dalla placca durante il posizionamento dello stent e provocare insulti ischemici cerebrali. A questo punto viene posizionato sempre sotto controllo fluoroangioscopico lo stent -autoespandibile al caloreche verrà successivamente sostenuto da una dilatazione con pallone per vincere la stenosi, recuperando così la pervietà vasale fisiologica. A risultato ottenuto, il controllo angiografico finale testimonierà il corretto posizionamento dello stent sancendo il successo della procedura. La procedura si presenta pertanto sicura, efficace, rapida e confortevole. Conclusioni L a termoablazione con RF TC guidata è attualmente considerata come la terapia di scelta della maggior parte degli osteomi osteoidi per il basso tasso di complicanze, l'elevata percentuale di successo e la scarsa invasivi- Per comunicazioni: dott. Mariano Ortenzi UOS Angiografia e Radiologia Interventistica Ospedale Belcolle Viterbo. Tel 0761.33930 Fax 0761.338907 mail: [email protected] 11 ATTUALITÀ ATTUALITÀ APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA NELLA DIAGNOSTICA DI LABORATORIO: IL TSH RIFLESSO UNO STRUMENTO PRATICO NELLO SCREENING DELLA DISFUNZIONE TIROIDEA Dott. Alessandro Perlorca*, Dott.ssa Maria Teresa Muratore**, Dott. Marcello Alberti*, Dott. Renato Carrozza**, Dott. Bruno Mongiardo* * UOC Medicina Interna Ospedale Belcolle Viterbo ** UOC Laboratorio Analisi Ospedale Belcolle Viterbo CENNI DI FISIOLOGIA DELLA TIROIDE La tiroide è una ghiandola endocrina situata subito al di sotto della laringe, bilateralmente ed anteriormente alla trachea, la cui funzione consiste nella sintesi e nel rilascio in circolo degli ormoni tiroidei. Questi sono: la tetraiodotironina (T4; costituisce il 90% della secrezione tiroidea) e la triiodotironina (T3; 10% della secrezione tiroidea). La forma attiva dell’ormone è però la T3, per cui la maggior parte di T4 è convertita nella forma attiva ad opera di deiodasi periferiche. L’ormone tiroideo, data la sua natura idrofoba, penetra nelle cellule bersaglio e, interagendo col proprio recettore situato nel nucleo, attiva direttamente la trascrizione di numerosi geni; il risultato finale è la regolazione 12 L’ormone tiroideo, data la sua natura idrofoba, penetra nelle cellule bersaglio e, interagendo col proprio recettore situato nel nucleo, attiva direttamente la trascrizione di numerosi geni; il risultato finale è la regolazione di molteplici aspetti dell’organismo... di molteplici aspetti dell’organismo, quali il metabolismo basale, il consumo di ossigeno, la termogenesi, lo sviluppo neuronale e scheletrico fetali, l’inotropismo ed il cronotropismo cardiaci, il turnover osseo, il metabolismo di glucidi, lipidi e proteine. L’unità morfo-funzionale della tiroide è rappresentata dai follicoli, strutture sferoidali composte da un singolo strato di tireociti che delimitano una cavità centrale. All’interno di quest’ultima è concentrata una sostanza gelatinosa denominata colloide, principalmente composta dalla tireoglobulina (TG), una proteina che rappresenta il luogo di sintesi e di deposito degli ormoni tiroidei. Per la sintesi di T3 e T4 è indispensabile lo iodio assunto con la dieta ed assorbito sottoforma di ioduro, il quale è captato dai tireociti grazie ad una pompa simporto (Na/I symporter; NIS), passa nel lume follicolare tramite la proteina pendrina, e viene ossidato ad opera della tireoperossidasi (TPO). A questo punto lo iodio viene organificato nei residui di tirosina della tireoglobulina, con la formazione di monoiodotironina (MIT) e diiodotironina (DIT), le quali condensandosi danno origine a T3 e T4. Il controllo di questi processi è principalmente esercitato dall’unità ipotalamo-ipofisaria; in particolare, dalle terminazioni nervose dell’eminenza mediana dell’ipotalamo viene rilasciato l’ormone liberatore della tireotropina (TRH), il quale raggiunge l’adenoipofisi per stimolare la secrezione ed il rilascio della tireotropina (TSH). Quest’ultimo a sua volta stimola la secrezione di T3 e T4 con vari meccanismi: Aumenta la proteolisi della tireoglobulina; Esalta l’attività della pompa NIS; Incrementa la iodinazione della tirosina; Provoca un aumento delle dimensioni e dell’attività dei tireociti; Determina un aumento del numero dei tireociti. Poiché le quantità di T3 e T4 in circolo devono sempre ricadere entro determinati valori, è operante un meccanismo specifico a feedback negativo, per il quale la T3 circolante riduce la sintesi di TRH e TSH, al fine di evitare la presenza di eccessive quantità degli ormoni tiroidei in circolo. Oltre a questo, esiste un meccanismo di regolazione intra-tiroideo, il cosiddetto “effetto Wolff-Chaikoff”; grazie ad esso, quando la concentrazione di iodio nella tiroide supera un livello critico, ulteriori aumenti di concentra- zione inibiscono la sintesi degli ormoni tiroidei fino a quando la concentrazione intra-tiroidea di iodio si è normalizzata. DIAGNOSI DI IPERTIROIDISMO Quando ci si trova di fronte ad un paziente con un quadro clinico di ipertiroidismo, la diagnosi eziologica deve essere appurata mediante esami di laboratorio ed esami strumentali. Classicamente nell’ipertiroidismo primario i valori del TSH sono soppressi, mentre quelli di T3 e T4 (sia le frazioni totali che libere) sono aumentati (questi ultimi nell’ipertiroidismo subclinico rientrano nel range di normalità); la curva della captazione del radioiodio mostra una rapida ascesa con picco attorno alla sesta ora ed un successivo rapido declino, ad indicare un accelerato turnover intra-tiroideo dello iodio. La determinazione dei valori di FT3 è generalmente secondaria a quella di FT4, e si mostra più utile nella diagnosi di forme di T3-tossicosi, e per valutare i benefici di una terapia diretta a contrastare gli effetti tireotossicosici dell’ormone. Il morbo di Basedow-Graves, in aggiunta, presenta nell’80% dei casi anticorpi sierici anti-TG e anti-TPO (come per tutte le tireopatie autoimmuni), e i più specifici anticorpi antirecettore del TSH. La scintigrafia mostra un’ipercaptazione diffusa del radionuclide. Nel morbo di Plummer e nel gozzo multinodulare tossico invece, gli autoanticorpi sono in genere assenti e l’esame scintigrafico mostra nel primo caso il classico aspetto di un’area nodulare calda circondata da parenchima tiroideo non captante, e nel secondo caso mette in evidenza aree calde circondate da aree fredde ipocaptanti. Esistono forme (rare) di ipertiroidismo secondario ad inappropriata secrezione di TSH, nelle quali ai valori elevati di T3 e T4 si accompagnano valori di TSH normali o aumentati. Tali quadri possono essere sostenuti o da tumori ipofisari TSH-secernenti (TSHomi) documentabili mediante TC e/o RM della regione sellare, o da una mutazione genetica del recettore ipofisario per la T3 che rende nullo il meccanismo di feedback negativo. Vanno ricordati infine i quadri di tireotossicosi in cui l’eccesso di ormoni tiroidei in circolo non è conseguente ad un’iperproduzione degli stessi da parte della tiroide. In questi casi la ghiandola capta poco iodio, per cui ne risulterà una curva di captazione piatta. Rientrano in questo gruppo sia tutte le forme di tiroidite nel cui decorso si può assistere ad un massiccio rilascio di T3 e T4 per la distruzione dei follicoli tiroidei (tiroidite di Hashimoto, tiroidite subacuta di De Quervain, tiroidite silente), e sia la tireotossicosi factitia. Per distinguere quest’ultima dalle tiroiditi è utile dosare la TG circolante: in questa forma risulta infatti normale, mentre nelle tiroiditi è aumentata, per i processi distruttivi che colpiscono la ghiandola tiroidea. DIAGNOSI DI IPOTIROIDISMO La diagnosi clinica di ipotiroidismo risulta essere più difficoltosa di quella di ipertiroidismo; tale difficoltà risiede nella lenta ed insidiosa comparsa dei sintomi, molti dei quali comuni ad altre affezioni, e nella alta incidenza di quadri a sintomatologia più sfumata o addirittura asintomatici (ipotiroidismo subclinico). I reperti laboratoristici tipici dell’ipotiroidismo primario consistono nelle concentrazioni ridotte degli ormoni 13 ATTUALITÁ tiroidei in presenza di elevati livelli di TSH. L’aumento di quest’ultimo costituisce l’indice più sensibile e specifico, poiché si riscontra anche nelle forme subcliniche (in cui gli ormoni tiroidei sono invece nella norma). Tra gli ormoni tiroidei, di particolare utilità è il dosaggio della frazione libera di T4 (FT4), poiché i livelli di FT3 possono non essere alterati, risentono maggiormente delle modificazioni delle proteine di trasporto, e possono essere ridotti anche in patologie extra-tiroidee (epatopatie, nefropatie, infarto del miocardio, ecc.). Gli anticorpi anti-TG ed anti-TPO, se presenti, suggeriscono un’eziopatogenesi autoimmune, propria della tiroidite di Hashimoto (sono presenti nel 90-95% dei casi di questa patologia), della tiroidite silente e della tiroidite post-partum. Le più rare forme di ipotiroidismo centrale (dovute a deficit di TSH ipofisario o di TRH ipotalamico) sono caratterizzate da bassi valori di FT4 associati a valori di TSH normali, ridotti, o lievemente aumentati (per ridotta attività biologica). Un test dinamico con somministrazione di TRH può chiarire la causa dell’ipotiroidismo centrale, poiché mostra una risposta assente del TSH nelle forme ipofisarie, ed una risposta esagerata e/o ritardata nelle forme ipotalamiche. Va infine ricordata una rara forma ereditaria di ipotiroidismo, originata dalla resistenza periferica all’azione degli ormoni tiroidei, per mutazioni genetiche del loro recettore. In questa condizione clinica, nota come Sindrome di Refetoff, le manifestazioni cliniche dell’ipotiroidismo sono più sfumate, e si accompagnano a titoli elevati di FT4 e a valori di TSH normali o aumentati. 14 ATTUALITÁ Oggi, data la continua riduzione delle risorse a disposizione, si rende necessario se non imperativo ridurre gli spechi; ogni esame inutile è uno spreco di tempo e denaro, incrementa l’ansia del paziente, aumenta l’impegno del laboratorio nell’esecuzione e nella validazione analitica e diagnostica dell’esame, e l’impegno del clinico nell’interpretazione e nell’utilizzo dei risultati. LABORATORIO Nel “Documento di ausilio alle scelte decisionali - Raccomandazioni per la diagnostica delle malattie tiroidee”, all’interno del Piano Nazionale delle linee Guida del 2003, si legge: “Il dosaggio del solo ormone tireotropo, con metodiche ad elevata sensibilità (s-TSH), rappresenta l'esame di prima scelta per poter individuare sia un ipotiroidismo che una tireotossicosi, anche in quadri di modesta gravità definiti "subclinici": in entrambe le condizioni si rivela dotato di maggiore sensibilità rispetto alla determinazione delle frazioni libere degli ormoni tiroidei. L'impiego di metodiche di terza generazione o delle tecniche di rilevazione basate sulla chemiluminescenza, dotate di buona riproducibilità, è associato ad una migliore sensibilità per i bassi valori e consente la migliore identificazione tra le condizioni con TSH soppresso e quella nelle quali il TSH è semplicemente ridotto. Sul piano pratico il ricorso alle metodiche di seconda generazione, comunemente impiegate nei laboratori di analisi, è da ritenersi comunque adeguato per le esigenze della diagnostica corrente, dove i valori bassi necessitano comunque di una conferma e rimandano in ogni caso al dosaggio delle frazioni libere degli ormoni tiroidei ed eventualmente alla esecuzione di ulteriori esami di accertamento.” La richiesta sistematica di analisi di molteplici parametri nella diagnostica delle tireopatie, si traduce in: • rischio di individuazione di anomalie apparenti (falsi positivi) o irrilevanti ai fini clinici; • ritardo nella esecuzione di procedure diagnostiche essenziali; • dispersione ingente di risorse; • nessun beneficio clinico per il paziente. Nelle stesse linee guida, accanto alla raccomandazione di eseguire il solo TSH, si suggerisce di far stoccare in laboratorio una aliquota di sangue nei casi in cui si renda necessario, in occasione di TSH anomali, proseguire con ulteriori indagini. Oggi, data la continua riduzione delle risorse a disposizione, si rende necessario se non imperativo ridurre gli spechi; ogni esame inutile è uno spreco di tempo e denaro, incrementa l’ansia del paziente, aumenta l’impegno del laboratorio nell’esecuzione e nella validazione analitica e diagnostica dell’esame, e l’impegno del clinico nell’interpretazione e nell’utilizzo dei risultati. Le linee guida però ci vengono incontro con il suggerimento di percorsi virtuosi e scientificamente validati, e noi non possiamo ignorarle. Per alcuni quesiti diagnostici è possibile applicare degli algoritmi, scientificamente validati, che ci permettono di procedere per gradi: un primo esame negativo, permette di escludere “quella” patologia; se positivo, sarà compito del laboratorio procedere autonomamente ad eseguire le indagini successive con un meccanismo sequenziale a cascata, utilizzando tutte le analisi necessarie. Il TSH riflesso è un esempio tipico di questi algoritmi. Si tratta di un esame già comparso nei nomenclatori di alcune regioni italiane per delibera regionale, e consiste in un algoritmo “a cascata”, a gestione totale del laboratorio, che prevede l’esecuzione di routine del solo TSH; le indagini si fermano qui se il valore è compreso all’interno degli intervalli di riferimento, ed il paziente è classificato come eutiroideo; se invece il valore di TSH è diminuito o aumentato si prosegue immediatamente con l’esecuzione di FT4; se il TSH è diminuito e FT4 è nella norma si procede con l’esecuzione automatica di FT3 . Il laboratorio va avanti o si ferma in un algoritmo diagnostico ben definito, ed il medico richiedente non deve preoccuparsi di far stoccare aliquote aggiuntive di sangue. Chiaramente il costo del TSH riflesso è lievemente superiore a quello del TSH normale; per ammortizzare il costo degli eventuali ulteriori dosaggi di FT4 e/o FT3 e per la sua introduzione nel nomenclatore è necessaria una delibera regionale. Per alcuni quesiti diagnostici è possibile applicare degli algoritmi, scientificamente validati, che ci permettono di procedere per gradi: un primo esame negativo, permette di escludere “quella” patologia; se positivo, sarà compito del laboratorio procedere autonomamente ad eseguire le indagini successive con un meccanismo sequenziale a cascata, utilizzando tutte le analisi necessarie. In molte regioni italiane questo algoritmo è stato applicato con successo e con un notevole risparmio, ed in molte altre è in via di applicazione; inoltre in molte realtà ospedaliere, anche del Lazio, è stato applicato (anche se per i soli interni). Nel 2012 l’introduzione del TSH riflesso nel nomenclatore regionale ha permesso alla Regione EmiliaRomagna una riduzione degli approfondimenti diagnostici di FT4 e FT3 al 43.64% e al 19.97% rispettivamente. È stata eseguita una statistica presso il laboratorio analisi dell’Ospedale Belcolle di Viterbo delle richieste di TSH-FT3-FT4 eseguite nei primi quattro mesi del 2012. Complessivamente le richieste di FT3 sono state 781. Insieme al TSH sono stati sempre richiesti anche FT3 e FT4. I TSH normali sono stati l’82 % (605 su 738): tutti questi secondo le linee guida e la filosofia del TSH riflesso non avrebbero avuto necessità di essere accompagnati dalla determinazione di FT3 e FT4, quindi nell’82 % dei casi l’esecuzione di FT3 e di FT4 è stata inutile. In termini pratici, poiché il costo del solo reattivo è pari a 0.77 euro (calcolato sul costo del kit senza IVA aggiunta secondo l’offerta diviso il numero dei test dichiarati nel kit, e senza tenere conto dei test usati per calibrazioni e controlli), se lo moltiplichiamo per il numero di FT3 e FT4 eseguiti inappropriatamente (insieme a TSH normali), otteniamo che si sarebbe risparmiato, facendo i conti “per difetto”, 931.7 euro nei primi quattro mesi del 2012. Se moltiplichiamo la somma per tre quadrimestri si può stimare un risparmio “minimo e sottostimato” di 2795.1 euro. Si dirà che non è una grande somma, ma a questa va aggiunto il costo del personale che è impegnato a valutare e validare tre test invece che uno. Se poi invece consideriamo il costo di ognuno dei tre test come da nomenclatore tariffario le cifre cambiano; ciascuno dei tre esami per la regione Lazio vale 19.1 euro, quindi se se ne risparmiano due per ogni paziente, vengono risparmiati circa 40 euro ogni volta. Forse per gli interni il costo non è questo? Forse è un costo virtuale? Certo l’ideale sarebbe poter applicare il TSH riflesso anche a tutte le richieste esterne, per avere un vero importante risparmio: nell’anno 2011 il nostro laboratorio ha complessivamente eseguito15293 TSH, 14296 15 ATTUALITÁ FT4, 13779 FT3. Se si calcola che la stima di TSH normale è dell’80 %, 12000 TSH normali farebbero risparmiare 24000 determinazioni di FT3 e FT4, pari a circa 480000 euro. Bisogna però dire, ad onor del vero, che siamo in buona compagnia; infatti, da una indagine eseguita dal Gruppo di Lavoro Intersocietario Regione Lazio per l’Applicazione dell’Appropriatezza in Medicina di Laboratorio (AdAMeL), solo il 17% dei 47 laboratori degli ospedali pubblici del Lazio che hanno risposto al questionario applicano le linee guida sugli ormoni tiroidei. È per questo motivo che l’AdAMeL (costituito da tutte e quattro le Società Scientifiche di Laboratorio AIPaC-MEM, AMCLI, SIMeL, SIBioC) vuole proporre l’applicazione di queste linee guida; a tal proposito si sta avviando una sperimentazione di sei mesi a partire da marzo 2013 in alcune realtà del Lazio, tra cui la nostra ASL. A tutti i pazienti interni a cui verrà richiesta l’esecuzione di TSH-FT3-FT4, si applicherà il TSH riflesso. E’ stata inoltre richiesta alla Regione l’autorizzazione a poterlo applicare anche ai pazienti esterni, laddove il medico richieda la sola esecuzione del TSH; in questo caso la regione deve autorizzare a fare quegli esami in più non richiesti ove si dimostrino necessari, e il costo in più dovrebbe essere ammortizzato dal risparmio della non esecuzione di tutti quegli ormoni tiroidei “inutili”. In questo caso, se la Regione darà l’autorizzazione a procedere, si chiederà ai medici di prescrivere per i pazienti ambulatoriali il solo TSH, e poi il laboratorio applicherà il TSH riflesso facendosi carico dell’eventuale costo aggiuntivo per le ulteriori determinazioni ormonali, nei casi in cui esse siano necessarie. In dettaglio: 16 ATTUALITÁ Esistono alcune THS RIFLESSO sostanze, comunemente THS impiegate nella pratica TSH <min o >max TSH ⩽min o ⩾max clinica, che possono FT4 REFERTO SOLO TSH attività della ghiandola influenzare la normale tiroidea. La più diffusa TSH <min FT4 <max TSH <min FT4 >max TSH >max FT4 è l’amiodarone, un FT3 REFERTO TSH+FT4 REFERTO TSH+FT4 la cui molecola farmaco antiaritmico possiede un elevato REFERTO TSH+FT4+FT3 Ci sono però dei casi in cui il TSH riflesso non è applicabile: • nel monitoraggio della terapia dell’ipo- e dell’iper-tiroidismo; • nelle situazioni in cui vi sia un sospetto clinico fondato di patologia tiroidea; • nei casi di ipotiroidismo centrale (dove è possibile riscontrare valori normali di TSH); • nei casi i cui l’asse ipotalamo-ipofisi-tiroideo non è intatto o non è in equilibrio stabile, come nelle sindro- contenuto di iodio. mi da secrezione inappropriata di TSH (tumori ipofisari TSH- secernenti, resistenza periferica agli ormoni tiroidei), dove il TSH si mantiene normale pur con FT4 e FT3 aumentati; • in gravidanza; • nei controlli di pazienti che assumono sostanze in grado di interferire con la tiroide (vedi dopo). In questi casi è opportuno procedere sin dall’inizio ad una valutazione laboratoristica più completa. INTERAZIONE TIROIDESOSTANZE Esistono alcune sostanze, comunemente impiegate nella pratica clinica, che possono influenzare la normale attività della ghiandola tiroidea. La più diffusa è l’amiodarone, un farmaco antiaritmico la cui molecola possiede un elevato contenuto di iodio. Generalmente, nelle prime due settimane di trattamento, per l’effetto Wolff-Chaikoff si assiste ad una riduzione dei valori degli ormoni tiroidei circolanti e ad un aumento transitorio del TSH, ma dopo circa tre mesi tali valori tendono a tornare nella norma; tuttavia in alcuni casi può instaurarsi il quadro della “ipertiroxinemia eutiroidea”, in cui si riscontrano valori di FT4 aumentati e di TSH normale, ma sono assenti manifestazioni cliniche di ipertiroidismo. Sebbene la maggior parte dei pazienti trattati con amiodarone rimanga eutiroidea, alcuni soggetti possono sviluppare una disfunzione della tiroide, in senso iperfunzionante (ipertiroidismo da amioda- rone, AIT; 1-23% dei pz. trattati), o ipofunzionante (ipotiroidismo indotto da amiodarone, AIH; 1-32%). Data l’alta incidenza di AIT, soprattutto nelle aree iodocarenti, sarebbe buona norma che per tutti i soggetti a cui è stato prescritto l’amiodarone vengano richiesti i dosaggi di TSH, FT3, FT4, anticorpi anti-TG e anti-TPO (è stato osservato che il farmaco influenza il titolo anticorpale nei soggetti con preesistente tireopatia). Anche per l’AIH è consigliabile richiedere le indagini sopra descritte, in 17 ATTUALITÁ modo da valutare se sia opportuno ripristinare lo stato di eutiroidismo, sospendendo l’assunzione del farmaco nei casi possibili, o instaurando la terapia sostituiva con levotiroxina. Anche il carbonato di litio, farmaco impiegato nel disturbo bipolare, può creare disfunzioni tiroidee. La molecola infatti, pur non contenendo iodio, è in grado di interferire negativamente con i normali processi di sintesi e rilascio di T3 e T4. La disfunzione più frequente è l’ipotiroidismo primario (mentre sono ben più rari i quadri di ipertiroidismo), per cui si raccomanda di controllare periodicamente (ogni 36 mesi) i valori di TSH, FT3, FT4, antiTG e anti-TPO ai pazienti in trattamento. Infine devono essere considerati i mezzi di contrasto iodati, ampiamente utilizzati nelle procedure radiodiagnostiche. Esiste infatti la possibilità che si verifichino stati di tireotossicosi, in genere a distanza di settimane dalla procedura, in soggetti con ipertiroidismo (sia conclamato che subclinico). Dunque, per quei soggetti che devono sottoporsi a procedure che richiedono mdc iodati, si ritiene poco opportuno lo screening con TSH riflesso, poiché è maggiormente significativo intervenire con una anamnesi accurata ed un esame obiettivo mirato alla tiroide e se necessario avviare indagini ecografiche e di laboratorio prima e dopo la procedura nei soggetti potenzialmente ipertiroidei. CONCLUSIONI Il TSH riflesso si propone come strategia efficace nello screening degli ipo- e degli iper-tiroidismi, riducendo i costi della diagnostica, accorciando i tempi della stessa, e producendo risposte pronte od orientamenti per la tempistica successiva. Tale procedura sarà applicata in via sperimentale a partire 18 ATTUALITÁ dal 1 Marzo 2013 per tutti i pazienti ricoverati nelle strutture della nostra ASL, in attesa che la Regione deliberi l’autorizzazione per i pazienti esterni. BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA Faglia G, Beck-Peccoz P. 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È un trattamento “salvavita”, indispensabile e non sostituibile in numerose condizioni cliniche, di durata prolungata, spesso per tutta la vita. Viene stimato che circa l’1-2% della popolazione generale e circa l’8% della popolazione ultra-ottantenne assuma la terapia anticoagulante orale1. La prevalenza dell’utilizzo della TAO è in aumento, a causa delle migliori capacità diagnostiche e dell’aumento dell’aspettativa di vita della popolazione generale e dei pazienti con malattie croniche. La principale indicazione alla TAO è rappresentata dalla fibrillazione atriale (circa 65% dei casi), seguita da tromboembolismo venoso, protesizzazione valvolare cardiaca, cardiopatia ischemica e patologia aterotrombotica (arteriopatia obliterante degli arti inferiori, vasculopatia dei tronchi La terapia anticoagulante orale (TAO) costituisce un trattamento di grande e crescente importanza per la cura e la prevenzione delle malattie trombotiche e della patologia vascolare in genere. È un trattamento “salvavita”, indispensabile e non sostituibile in numerose condizioni cliniche, di durata prolungata, spesso per tutta la vita. sopra-aortici, vascolopatia cerebrale)1. Tra le molte indicazioni non citate in precedenza si ricordano la la cardiopatia ipocinetica e/o dilatativa, la presenza di trombi ventricolari, le trombosi arteriose in presenza di sindrome da anticorpi antifosfolipidi, gli eventi cerebrovascolari ischemici, le trombosi venose superficiali recidivanti, le trombosi venose distali, l’innesto di materiale protesico a livello vascolare o cardiaco. La TAO si basa sulla somministrazione di farmaci che antagonisti della vitamina K (AVK): i dicumarolici. Essi agiscono sul processo di sintesi epatica vitamina K-dipendente di alcuni fattori della coagulazione. In particolare, i fattori II, VII, IX e X necessitano di una carbossilazione per poter acquisire la loro azione pro-coagulante. Questa reazione è resa possibile dalla presenza di vitamina K in forma ridotta, la quale cede il gruppo carbossilico e si ritrova, al termine della reazione, in forma ossidata. La vitamina K ossidata può tornare a rendersi disponibile per 19 ATTUALITÁ un nuovo ciclo di carbossilazione solo se viene ri-convertita nella sua forma ridotta a opera dell’enzima vitamina K epossidoreduttasi. Proprio quest’ultimo enzima costituisce il target terapeutico dei AVK, i quali agiscono impedendo l’interconversione ciclica della vitamina K ossidata in vitamina K ridotta2. Inoltre, gli AVK inibiscono anche la carbossilazione di alcune proteine anticoagulanti naturali, come le proteine C ed S, potendo perciò esercitare anche una potenziale azione pro-coagulante. In realtà l’azione anticoagulante degli AVK è dominante, ma si può assistere a un potenziale transitorio stato procoagulante in occasione dell’inizio della terapia con AVK in corso di un processo trombotico acuto (che provoca già di per sé una riduzione dei livelli di proteine anticoagulanti naturali). Questo effetto viene anche spiegato dalla diversa emivita dei fattori della coagulazione (soprattutto del fattore II) rispetto alle proteine anticoagulanti naturali: infatti l’emivita è di circa 6 ore per il fattore VII, 24 ore per il fattore IX, 36 ore per il fattore X e 50 ore per il fattore II, mentre è di circa 8 ore per la proteina C e 30 ore per la proteina S2-4. L’effetto antitrombotico pieno prodotto dagli AVK viene raggiunto dopo diversi giorni dall’inizio della terapia anticoagulante orale, nonostante l’INR possa risultare aumentato anche prima, a causa della riduzione più rapida di alcuni fattori della coagulazione, come il fattore VII. Le due molecole disponibili in Italia sono: warfarin (Coumadin, compresse da 5 mg), il farmaco più diffuso anche in Nord America, e acenocumarolo (Sintrom, compresse da 1 e 20 ATTUALITÁ Le caratteristiche farmacocinetiche dei dicumarolici sono in parte differenti e, per quanto riguarda le due molecole disponibili in Italia, è bene ricordare che l’emivita del warfarin è più lunga di quella dell’acenocumarolo il quale, a sua volta, risulta avere mediamente un effetto più potente a parità di dose. da 4 mg), farmaco di comune impiego in molti Paesi europei. Esistono altre molecole con il medesimo meccanismo d’azione, ad esempio il phenprocoumone (Marcumar, non registrato in Italia), piuttosto diffuso nel Nord Europa, che presenta la caratteristica di un’emivita partico- larmente prolungata. tervallo terapeutico desiderato. Le caratteristiche farmacocinetiche dei dicumarolici sono in parte differenti e, per quanto riguarda le due molecole disponibili in Italia, è bene ricordare che l’emivita del warfarin è più lunga di quella dell’acenocumarolo il quale, a sua volta, risulta avere mediamente un effetto più potente a parità di dose. Il warfarin è una miscela racemica 50:50 di due isomeri attivi: gli enantiomeri R ed S, è altamente solubile in acqua, viene rapidamente assorbito dal tratto gastroenterico e ha un’elevata biodisponibilità. Circola nel sangue legato alle proteine plasmatiche (> 97%), soprattutto all’albumina. La massima concentrazione ematica viene raggiunta già dopo circa 90 minuti dalla somministrazione orale. L’emivita plasmatica del warfarin varia da circa 36 a 42 ore mentre la sua durata d’azione può arrivare a circa 5 giorni. Il farmaco si accumula a livello epatico dove viene smaltito da enzimi del complesso del citocromo P450 attraverso vie diverse per le due forme R ed S. Sia la farmacodinamica che la farmacocinetica degli AVK sono influenzate da diversi fattori (genetici, alimentari, farmacologici, patologici), alcuni dei quali possono provocare alterazioni significative dell’attività anticoagulante degli AVK, che possono anche tradursi in un aumento significativo del rischio di eventi clinici trombotici o emorragici. L’acenocumarolo presenta caratteristiche simili al warfarin in quanto ad assorbimento, biodisponibilità e legame con le proteine plasmatiche, tuttavia si differenzia in modo sostanziale per la sua emivita plasmatica più breve. Infatti l’emivita dell’acenocumarolo è di circa 9 ore e la sua durata d’azione di circa 2 giorni. Gli enzimi epatici del complesso P450 deputati alla sua clearance sono soprattutto il CYP2C9 e CYP2C193. Nessuno studio ha dimostrato solidi vantaggi clinici di uno dei due farmaci sull’altro: tuttavia l’emivita più lunga del warfarin sembra favorire il mantenimento del paziente nell’in- I fattori genetici responsabili delle interazioni significative sull’attività degli AVK sono costituiti principalmente da varianti alleliche dei geni dei citocromi coinvolti nel metabolismo degli AVK e del gene del complesso della vitamina K ossido-reduttasi (VKORC1)2. Il principale fattore dietetico potenzialmente interferente con l’azione degli AVK è costituito dall’apporto di vitamina K, alle cui fluttuazioni i pazienti in terapia cronica con AVK sono sensibili. Un incremento dell’introito di vitamina K sufficiente a ridurre la sensibilità agli AVK avviene soprattutto in seguito all’aumentato consumo di verdure verdi durante regimi dietetici volti al calo ponderale oppure in pazienti trattati con supplementi di vitamina K. Al contrario, un potenziamento dell’attività degli AVK può avvenire in occasione di ridotto introito o assorbimento della vitamina K, come nel caso di pazienti alimentati per via parenterale senza supplementazione di vitamina K oppure in pazienti trattati con antibiotici (la flora batterica intestinale costituisce infatti una fonte significativa di vitamina K) oppure in pazienti con malassorbimento dei grassi e quindi delle vitamine liposolu- Le caratteristiche farmacocinetiche dei dicumarolici sono in parte differenti e, per quanto riguarda le due molecole disponibili in Italia, è bene ricordare che l’emivita del warfarin è più lunga di quella dell’acenocumarolo il quale, a sua volta, risulta avere mediamente un effetto più potente a parità di dose. bili come la vitamina K. Gli AVK sono molto sensibili all’attività di numerosi farmaci. Tra i meccanismi di interazione farmacologica vi è quello esercitato da alcuni farmaci a livello del metabolismo epatico degli AVK. Ad esempio metronidazolo, tri- metoprim/sulfametossazolo e amiodarone inibiscono il metabolismo del warfarin, potenziandone di conseguenza l’effetto. Al contrario, farmaci come i barbiturici, la carbamazepina, la rifampicina e l’azatioprina riducono l’azione anticoagulante del warfarin poiché ne favoriscono la clearance, essendo degli induttori del metabolismo epatico. Un altro meccanismo potenzialmente responsabile delle interazioni farmacologiche è quello che si esplica a livello farmacodinamico, sulla sintesi o sulla clearance dei fattori della coagulazione vitamina Kdipendenti. L’effetto anticoagulante degli AVK è potenziato ad esempio dalle cefalosporine di seconda e terza generazione, che inibiscono la interconversione della vitamina K (da forma ossidata a forma ridotta), dall’uso prolungato di paracetamolo, che inibisce il complesso della vitamina K-ossido reduttasi (VKORC) e dalla tiroxina, che aumenta il metabolismo dei fattori della coagulazione. Tra le variazioni più significative del dosaggio richiesto di warfarin, vi è quella legata all’aumentare dell’età. Infatti in età avanzata si riducono le scorte epatiche di vitamina K e anche le concentrazioni plasmatiche dei fattori della coagulazione vitamina Kdipendenti, causando perciò un’aumentata sensibilità al warfarin e quindi la necessità di dosi minori. Alcuni componenti del fumo di sigaretta sono risultati essere induttori di alcuni enzimi del metabolismo del warfarin, come il CYP1A2. È stata osservata una riduzione delle dosi di warfarin a seguito dell’interruzione dell’abitudine del fumo. Complicanze 21 ATTUALITÁ La complicanza più frequente relativa all’impiego degli antagonisti della vitamina K rimane certamente quella emorragica; infatti, secondo dati recenti della letteratura l’incidenza annuale di sanguinamenti maggiori è compresa tra l’1 e il 3%. I dati di incidenza annua di sanguinamento maggiore legato alla TAO possono essere variabili a seconda della loro fonte: per esempio, diversi trial clinici randomizzati hanno evidenziato una incidenza pari a circa l’12%, mentre studi di coorte e registri hanno mostrato dati variabili fino anche al 4% o più 5-7. Di notevole rilevanza è il dato riguardante la mortalità da sanguinamento maggiore (case-fatality rate), che è pari a circa il 10-15% in generale, fino a raggiungere circa il 50% in caso di emorragia cerebrale8. Sono stati proposti diversi modelli predittivi del rischio emorragico in pazienti trattati con dicumarolici, tuttavia nessuno di essi ha dimostrato finora una sufficiente accuratezza predittiva per poter essere consigliato routinariamente nella pratica clinica. Alcune medesime variabili sono risultate predittive di sanguinamento in diversi studi, per cui si ritrovano in più di uno score. Uno di questi modelli ha identificato i seguenti fattori predittivi indipendenti di emorragia: età > 65 anni, storia di sanguinamento gastrointestinale, storia di stroke e almeno una comorbidità tra infarto miocardico, ematocrito < 30%, creatinemia > 1,5 mg/dl e diabete mellito9. In questo studio l’incidenza di sanguinamento maggiore a 2 anni è risultata uguale al 3% in pazienti con nessuno dei fattori sopracitati, 12% in presenza di 1 o 2 fattori, 53% in presenza di 3 o 4 fattori. Recentemente è stato derivato uno score predittivo utilizzando i 22 ATTUALITÁ Un incremento dell’introito di vitamina K sufficiente a ridurre la sensibilità agli AVK avviene soprattutto in seguito all’aumentato consumo di verdure verdi durante regimi dietetici volti al calo ponderale oppure in pazienti trattati con supplementi di vitamina K. dati di una coorte di quasi 4000 soggetti con FA. A ciascuna delle variabili identificate dallo studio (raccolte con l’acronimo HAS-BLED), è stato assegnato un punteggio di 1 o 2 allo scopo di stratificare il rischio emorragico in base allo score totale (da 0 a 9) figura 110. Le variabili sono: Hypertension (1 punto), Abnormal renal and liver function (1 o 2 punti), Stroke (1 punto), Bleeding (1 punto), Labile INR (1 punto), Elderly (1 punto), Drugs or alcohol (1 o 2 punti). Uno score maggiore o uguale a 3 ha identificato un gruppo di pazienti ad alto rischio emorragico, che ha presentato nello studio un’incidenza di emorragia maggiore superiore al 3% all’anno11. In caso di emorragia maggiore in corso di TAO si impone, oltre ovviamente alla sospensione del farmaco, la rapida e completa normalizzazione della competenza emostatica al fine di ridurre l’entità del sanguinamento e conseguentemente di migliorare la prognosi del paziente sia in termini di mortalità che di morbilità. Ad oggi le linee guida delle più importanti società scientifiche nazionali ed internazionali raccomandano i concentrati di complesso protrombinico (PCC) come trattamento di elezione, insieme alla vitamina K, dei pazienti con emorragia maggiore in corso di TAO. A parte le complicanze emorragiche, un rilevante effetto collaterale dei dicumarolici è la potenziale teratogenicità nel primo trimestre di gravidanza. Poco frequenti sono le reazioni da ipersensibilità, dermatiti, eritemi cutanei pruriginosi, alopecia. La più grave, anche se fortunatamente assai rara, complicanza non emorragica della TAO è costituita dalla “necrosi cutanea da warfarin” che compare generalmente durante la fase di induzione (3-10 giorni dall’inizio della terapia) e causa estese zone necrotiche, soprattutto in tessuti ricchi di lipidi (parete addominale, mammelle, scroto, cosce), per microtrombosi di venule e capillari. È spesso associata a deficit congenito di proteina C o proteina S. Necessita sospensione immediata della TAO e terapia con eparina o altri farmaci anticoagulanti. Altra rara complicanza della TAO è la cosiddetta purple toes syndrome, caratterizzata da colorazione purpurica delle dita dei piedi e disturbi generali anche molto gravi (insufficienza renale) attribuita ad embolizzazione colesterinica dovuta alla rottura di placche ateromatose con liberazione in circolo del loro contenuto. Obiettivo di un buon controllo della TAO è mantenere il paziente quanto più a lungo possibile nell’intervallo terapeutico programmato. Per la maggior parte delle indicazioni, l’intervallo terapeutico raccomandato prevede valori di INR compresi tra 2.0 e 3.0, con un target di 2.5. Nei portatori di protesi valvolari meccaniche cardiache può essere talora indicato un target di 3.0. Un regime ancora più “spinto” con un target di 3.5 è stato utilizzato in pazienti con protesi valvolari di vecchio tipo, altamente emboligene. Un rilevante problema da affrontare con la TAO è l’estrema variabilità individuale nella risposta all’effetto anticoagulante. Visto che efficacia e sicurezza della TAO sono strettamente correlate con l’effetto anticoagulante ottenuto, e non con la dose di dicumarolico somministrata, e in considerazione del fatto che la maggior parte dei pazienti in TAO sono anziani e assumono numerosi altri farmaci, l’interferenza con altre molecole è un problema di particolare rilievo. Tale interferenza può esprimersi, a seconda dei casi, in un aumento o una diminuzione dell’effetto della TAO. In considerazione della multifattorialità della risposta ai dicumarolici e del rischio (di inefficacia o di emorragia in caso di, rispettivamente, Obiettivo di un buon controllo della TAO è mantenere il paziente quanto più a lungo possibile nell’intervallo terapeutico programmato. Per la maggior parte delle indicazioni, l’intervallo terapeutico raccomandato prevede valori di INR compresi tra 2.0 e 3.0, con un target di 2.5. sotto- o sovra-dosaggio), la TAO richiede un attento monitoraggio di laboratorio. Il test utilizzato è il tempo di protrombina (PT) espresso in INR (International Normalized Ratio), che è sensibile alla riduzione di 3 dei 4 fattori della coagulazione vitamina K-dipendenti sui quali inter- feriscono gli anticoagulanti orali (non valuta le alterazioni del fattore IX). L’espressione in INR rende confrontabile e attendibile il controllo eseguito in laboratori diversi. Per ottimizzare l’efficacia terapeutica del trattamento anticoagulante e ridurne al minimo i rischi è necessario che i pazienti siano adeguatamente informati sulle caratteristiche peculiari di questa cura, siano guidati nelle dosi giornaliere da assumere e nelle varie circostanze che possono interagire con la terapia (associazione di altri farmaci, estrazioni dentarie, interventi chirurgici, esami traumatici, ecc.). Inoltre è importante che i pazienti siano consigliati e trattati in modo appropriato nei casi in cui si verifichino complicanze durante il trattamento. Tutto questo costituisce ciò che gli esperti chiamano “sorveglianza dei pazienti anticoagulati”. Per garantire una gestione multidisciplinare completa dei pazienti in TAO è nato presso la AUSL di Viterbo, C.O.B., Stabilimento di Montefiascone il Centro di Sorveglianza della Terapia Anticoagulante Orale, in collaborazione tra il laboratorio analisi e la UOC Geriatria e Medicina. I pazienti muniti di n. 2 impegnative per PT-INR (per otto prestazioni per il laboratorio analisi) e schema terapeutico (per otto prestazioni) si recano preso il laboratorio analisi di Montefiascone dove, per l’ esecuzione del prelievo ematico, usufruiscono di una corsia preferenziale dalle ore 7.45 alle ore 8.45. Il ritiro del referto e/o la comunicazione della risposta verranno effettuate al paziente o suo delegato dagli operatori dell’ambulatorio TAO nelle seguenti modalità: 23 ATTUALITÁ ATTUALITÁ PUNTEGGIO HAS/BLED PER IL RISCHIO DI SANGUINAMENTO IN TERAPIA ANTICOAGULANTE ORALE IN FIBRILLAZIONE ATRIALE Caratteristica Punteggio se presente Ipertensione (sistolica ⩾ 160mmHg) 1 Alterazioni della funzione renale 1 Alterazioni della funzione epatica 1 Età ⩾ 65 anni 1 Pregresso Ictus 1 Emorragia 1 Labile INR 1 Assunzione di altri farmaci 1 Assunzione di alcool 1 Massimo 9 punti Rischio di maggiori sanguinamenti: Score 0=1% anno, Score 5=12,5% anno Figura 1: HAS BLED score 24 1) il paziente dalle ore 12.30 alle ore 13.15 potrà telefonare al laboratorio al numero 0761 833210 ed un operatore dedicato fornirà i valori degli esami effettuati, e si accerterà della corretta comprensione dei dati comunicati facendo sempre ripetere i valori; 2) ambulatorio TAO: il personale infermieristico dell’ambulatorio TAO dopo le ore 12.30 ritirerà i referti dei pazienti in carico per inserirli nelle cartelline personali. In caso di valori anomali sarà cura del personale sanitario contattare il paziente. L’ambulatorio imposterà il piano terapeutico del paziente al momento del primo accesso e fornirà la necessaria educazione sanitaria in merito. Successivamente al primo accesso verrà gestito il piano terapeutico e verranno visitati i pazienti ad intervalli predeterminati, variabili a seconda del paziente; durante gli intervalli di accesso presso l’ambulatorio si mantengono contatti telefonici se il valori emocoagulativi si mantengono nella norma o verranno riconvocati e/o gestiti per via telefonica (impostazione di un nuovo piano terapeutico) se i valori saranno fuori range. Nell’ultimo decennio, la ricerca farmacologica ha portato allo sviluppo di nuovi farmaci anticoagulanti orali, principalmente inibitori orali della trombina e inibitori del fattore X attivato. I nuovi farmaci anticoagulanti orali hanno l’obiettivo di fornire un’efficacia superiore o almeno non inferiore a quella degli AVK, garantendo inoltre un profilo farmacocinetico prevedibile e un più ampio indice terapeutico, in modo tale da non richiedere uno stretto monitoraggio laboratoristico. Nell’ultimo decennio, la ricerca farmacologica ha portato allo sviluppo di nuovi farmaci anticoagulanti orali, principalmente inibitori orali della trombina e inibitori del fattore X attivato. Bibliografia 1. Pirmohamed M.Warfarin: almost 60 years old and still causing problems. Br J Clin Pharmacol 2006;62:509-11. 2. Ansell J, Hirsh J, Hylek E, et al. Pharmacology and management of the vitamin k antagonists: American College of Chest Physicians EvidenceBased Clinical Practice Guidelines. 8th Edition. Chest 2008;133:160-98. 3. Ufer M. Comparative pharmacokinetics of vitamin k antagonists warfarin, phenprocoumon and acenocoumarol. Clin Pharmacokinet 2005; 44:1227-46. 4. Pinede L, Duhaut P, Ninet J. Management of oral anticoagulant in the treatment of venous thromboembolism. Eur j Intern Med 2001;12:75-85. 5. Schulman S, Beyth RJ, Kearon C, et al. Hemorrhagic complications of anticoagulant and thrombolytic treatment: American College of Chest Physicians Evidence-Based Clinical Practice Guidelines. 8th Edition. Chest 2008;133:257S-98. 6. Palareti G, Leali N, Coccheri S, et al. Bleeding complications of oral anticoagulant treatment: an inceptioncohort, prospective collaborative study (ISCOAT). Italian Study on Complications of Oral Anticoagulant Therapy. Lancet 1996;348:423-8. 7. Sørensen R, Hansen ML, Abildstrom SZ, et al. Risk of bleeding in patients with acute myocardial infarction treated with different combinations of aspirin, clopidogrel, and vitamin K antagonists in Denmark: a retrospective analysis of nationwide registry data. Lancet 2009;374:1967-74. 8. Appelboam R, Thomas EO. Warfarin and intracranial haemorrhage. Blood Rev 2009;23:1-9. 9. Beyth RJ, Quinn LM, Landefeld S. Prospective evaluation of an index for predicting the risk of major bleeding in outpatients treated with warfarin. Am J Med 1998;105:91-9. 10. Lip GYH, Frison L, Halperin JL, et al. Comparative validation of a novel risk score for predicting bleeding risk in anticoagulated patients with atrial fibrillation. J Am Coll Cardiol 2011; 57:173-80 s 25 FNOMCeO FNOMCeO Europa per i pazienti: direttiva sulle prescrizioni mediche nei Paesi UE Il 20 dicembre scorso, la Commissione Europea ha adottato le disposizioni relative ad un elenco minimo di elementi da inserire in una prescrizione medica che possa essere riconosciuta negli Stati UE. La direttiva 2012/52 dovrà essere adottata nel diritto nazionale degli Stati membri entro il 25 ottobre 2013. MEP Tonio Borg, Commissario Europeo per la Salute e la Politica dei consumatori, ha dichiarato: "L'anno scorso, la Commissione ha adottato una legislazione sui diritti dei pazienti per l’assistenza sanitaria transfrontaliera. L’adozione odierna di un codice di condotta per le prescrizioni transfrontaliere è un passo essenziale per il raggiungimento dell'obiettivo principale di questa normativa: garantire che i diritti dei pazienti di accesso alle cure di buona qualità nei confini dell'Unione europea diventi una realtà. Queste regole aiuteranno sicuramente i pazienti che viaggiano in un altro Stato membro ad ottenere le medicine di cui hanno bisogno nel Paese in cui sono, grazie alla prescrizione transfrontaliera". Nel complesso, il numero di prescrizioni transfrontaliere, è bassa circa 2,3 milioni di euro all'anno - che si traduce tra lo 0,02% e lo 0,04% di tutte le prescrizioni dell'UE. 26 Tuttavia, per gruppi specifici di pazienti, il miglioramento delle regole per il riconoscimento delle prescrizioni transfrontaliere, fa la differenza. Ad esempio, per i pazienti con malattie croniche che desiderano recarsi in un altro Paese, per i pazienti che vivono in regioni frontaliere o degli Stati membri più piccoli, per i pazienti con una malattia rara. Con l'attuale diversità delle prescrizioni in tutta l'UE, si stima che oltre la metà dei pazienti hanno problemi di riconoscibilità della prescrizione. Le nuove norme in materia prescrizioni assume la forma di una direttiva di esecuzione. Esse introducono un insieme di elementi descrittivi per aiutare a identificare i medici, i pazienti e prodotti prescritti. Non per quanto riguarda il formato o l’aspetto, o la lingua utilizzata nella prescrizione. Né precludono ulteriori elementi, in linea con le pratiche locali, che vengono aggiunti dai medici. I punti di contatto nazionali, stabiliti nell'ambito direttiva cross-border healthcare, informeranno i pazienti sul diritto di viaggiare con la prescrizione transfrontaliera, nonché l'elenco minimo di elementi che essa deve contenere. DIRETTIVE DIRETTIVA DI ESECUZIONE 2012/52/UE DELLA COMMISSIONE del 20 dicembre 2012 comportante misure destinate ad agevolare il riconoscimento delle ricette mediche emesse in un altro Stato membro (Testo rilevante ai fini del SEE) LA COMMISSIONE EUROPEA, visto il trattato sul funzionamento dell’Unione europea, vista la direttiva 2011/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2011, concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera (1), in particolare l’articolo 11, paragrafo 2, lettere a), c) e d), considerando quanto segue: (1) A norma dell’articolo 11, paragrafo 2 della direttiva 2011/24/UE, la Commissione ha l’obbligo di prendere disposizioni per agevolare il riconoscimento delle ricette mediche emesse in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui le ricette vengono spedite. (2) A norma dell’articolo 11, paragrafo 2, lettera a) della direttiva 2011/24/UE, la Commissione è tenuta ad adottare un elenco non esauriente dei dati che devono essere presenti in queste ricette. L’elenco permetterà al farmacista che procede alla spedizione di verificare l’autenticità della ricetta e se questa è stata rilasciata da un membro di una professione del settore sanitario regolamentata legalmente abilitato. (3) I dati contenuti nelle ricette mirano ad agevolare la corretta identificazione dei prodotti medicinali o dei dispositivi medici di cui all’articolo 11, paragrafo 2, lettera c) della direttiva 2011/24/UE. (4) I prodotti medicinali vanno pertanto indicati con la loro denominazione generica in modo da agevolare la corretta identificazione dei pro- L’adozione odierna di un codice di condotta per le prescrizioni transfrontaliere è un passo essenziale per il raggiungimento dell'obiettivo principale di questa normativa: garantire che i diritti dei pazienti di accesso alle cure di buona qualità nei confini dell’Unione europea diventi una realtà. dotti commercializzati nell’Unione sotto diverse denominazioni commerciali nonché dei prodotti posti in vendita solo in alcuni Stati membri. Quale denominazione generica va utilizzata la denominazione comune internazionale raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità oppure, in caso quest’ultima non esistesse, la denominazione generica d’uso corrente. Per contro, la denominazione commerciale di un prodotto medicinale può essere utilizzata solo nei casi in cui occorre identificare un medicinale biologico di cui all’allegato I, punto 3.2.1.1, lettera b) della direttiva 2001/83/EÜ del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano (2), a causa delle caratteristiche particolari dei detti prodotti o laddove si tratti di altri prodotti medicinali quando chi fa le prescrizioni lo ritenga necessario per ragioni mediche. (5) A differenza dei prodotti medicinali, i dispositivi medici non hanno denominazioni generiche. La ricetta deve pertanto contenere dati che permettano di contattare direttamente il prescrivente in modo che il farmacista possa all’occorrenza chiedere informazioni sul dispositivo medico prescritto e identificarlo correttamente. (6) A norma dell’articolo 11, paragrafo 2, lettera d) della direttiva 2011/24/UE l’elenco non esauriente dei dati che devono essere presenti nelle ricette ha lo scopo di agevolare la comprensibilità da parte dei pazienti delle informazioni riguardanti la prescrizione e delle istruzioni relative all'uso del prodotto. La Commissione riesaminerà periodicamente la situazione ai fini di valutare se occorre prendere ulteriori misure per aiutare i pazienti a capire le istruzioni riguardanti l'uso del prodotto. (7) Ai fini di permettere ai pazienti di richiedere ricette correttamente compilate è importante che i punti di contatto nazionali di cui all’articolo 6 della direttiva 2011/24/UE forniscano ai pazienti informazioni adeguate sul contenuto e sui fini dell’elenco non esauriente dei dati che devono essere presenti nelle dette ricette. (8) Poiché le ripercussioni dell’assistenza sanitaria transfrontaliera sono globalmente limitate l’elenco non esauriente va applicato unicamente alle ricette destinate ad esser spedite in un altro Stato membro. (9) Stante che l’articolo 56 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sancisce il principio di reciproco riconoscimento delle ricet- 27 FNOMCeO te mediche, la presente direttiva non impedisce agli Stati membri di applicare detto principio alle ricette non contenenti i dati richiesti dell'elenco non esauriente. Nello stesso tempo nessuna disposizione di questa direttiva impedisce agli Stati membri di rilasciare sul proprio territorio ricette mediche da spedire in un altro Stato membro, contenenti dati ulteriori forniti in ottemperanza alle norme vigenti nel loro territorio, purché dette norme siano compatibili con la legislazione dell’Unione. IT L 356/68 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 22.12.2012 (1) GU L 88 del 4.4.2011, pagg. 45-65. (2) GU L 311 del 28.11.2001, pag. 67. (10) Le disposizioni di cui alla presente direttiva sono conformi al parere del comitato istituito a norma dell'articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 2011/24/ UE HA ADOTTATO LA PRESENTE DIRETTIVA: Articolo 1 Oggetto La presente direttiva stabilisce misure volte a dare attuazione uniforme all’articolo 11, paragrafo 1 della direttiva 2011/24/UE relativa al riconoscimento delle ricette mediche rilasciate in un altro Stato membro. Articolo 2 Campo di applicazione La presente direttiva si applica alle ricette mediche quali definite nell’articolo 3, lettera k) della direttiva 2011/24/UE, rilasciate in base a una richiesta proveniente da un paziente il quale intenda utilizzarle in un altro Stato membro. Articolo 3 Contenuto delle ricette Gli Stati membri provvedono a che le ricette contengano almeno i dati stabiliti dall’allegato. Articolo 4 Prescrizioni in tema di informazione Gli stati membri garantiscono che i 28 FNOMCeO ...nessuna disposizione di questa direttiva impedisce agli Stati membri di rilasciare sul proprio territorio ricette mediche da spedire in un altro Stato membro, contenenti dati ulteriori forniti in ottemperanza alle norme vigenti nel loro territorio, purché dette norme siano compatibili con la legislazione dell’Unione. punti di contatto nazionali di cui all’articolo 6 della direttiva 2011/24/UE forniscano informazioni relative ai dati da includere, a norma della presente direttiva, nelle ricette rilasciate in uno Stato membro diverso dallo Stato membro in cui queste vengono spedite. Articolo 5 Recepimento 1. Gli Stati membri pongono in atto le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 25 ottobre 2013. Essi comunicano immediatamente alla Commissione il testo di tali disposizioni. Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni queste contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate di un siffatto riferimento all'atto della pubblicazione ufficiale. Le moda- lità del riferimento sono decise dagli Stati membri. 2. Gli Stati membri comunicano alla Commissione il testo delle disposizioni essenziali di diritto interno adottate nella materia disciplinata dalla presente direttiva. Articolo 6 Entrata in vigore La presente direttiva entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Articolo 7 Destinatari Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva. Fatto a Bruxelles, il 20 dicembre 2012 Per la Commissione Il presidente José Manuel BARROSOIT 22.12.2012 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 356/69 ALLEGATO Elenco non esauriente dei dati da includere nelle ricette mediche. Non è obbligatorio che le ricette includano le voci in neretto del presente allegato. Identificazione del paziente Cognomi Nomi (scritti per esteso, vale a dire non solo le iniziali) Data di nascita Autenticazione della ricetta Data di emissione Identificazione dello specialista prescrivente Cognomi Nomi (scritti per esteso, vale a dire non solo le iniziali) Qualifica professionale Dati di contatto diretto (indirizzo di posta elettronica e telefono o fax, questi ultimi entrambi con il prefisso internazionale) Indirizzo professionale (deve contene- re il nome dello Stato membro in questione) Firma (forma scritta o digitale in base al mezzo scelto per l’emissione della ricetta) Identificazione del prodotto prescritto, se applicabile Denominazione generica quale definita nell’articolo 1 della direttiva 2001/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 novembre 2001, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano Denominazione commerciale se: a) il prodotto prescritto è un medicinale biologico, quale definito nell’allegato I, parte I, punto 3.2.1.1, lettera b) della direttiva 2001/83; oppure b) lo specialista prescrivente lo ritenga necessario per ragioni mediche; in tal caso sulla ricetta devono essere esposti succintamente i motivi che giustificano l’uso della denominazione commerciale Formulazione farmaceutica (compresse, soluzione, ecc.) Quantità Dosaggio, secondo il disposto dell'articolo 1 della direttiva 2001/83/CE. PosologiaIT L 356/70 Gazzetta ufficiale dell’Unione europea 22.12.2012 SENTENZE Corte di Cassazione - Penale (Esame tasso alcolemico e consenso informato) Il fatto Un paziente, trasportato in Pronto Soccorso in stato di incoscienza a seguito di sinistro stradale, è stato sottoposto dai sanitari agli accertamenti medici necessari, fra cui il prelievo ematico. Avendo l’esame rivelato la presenza di un tasso alcolemico superiore alla norma, la Polizia ha proceduto nei suoi confronti per il reato di guida in stato di ebbrezza. Profili giuridici La giurisprudenza è concorde nel ritenere che i risultati del prelievo La giurisprudenza è concorde nel ritenere che i risultati del prelievo ematico, effettuato durante il ricovero che segue un incidente su richiesta della polizia giudiziaria, sono utilizzabili per l’accertamento della guida in stato di ebbrezza, senza che sia necessario richiedere il consenso dell’interessato. ematico, effettuato durante il ricovero che segue un incidente su richiesta della polizia giudiziaria, sono utilizzabili per l’accertamento della guida in stato di ebbrezza, senza che sia necessario richiedere il consenso dell’interessato. Se i medici non ritengono necessario sottoporre il conducente a cure mediche, la semplice richiesta dell’esame da parte delle forze dell’ordine, in presenza di un dissenso espresso, è illegittima. La Cassazione ha precisato che se basta il dissenso espresso dell'interessato gli organi di Polizia possono richiedere ai sanitari l'effettuazione del prelievo ematico e, quindi, dell'accertamento del tasso alcolemico, anche se non sono state disposte cure mediche, deducendo il consenso del paziente, previa informazione della finalità per cui viene effettuato l’esame, anche da un atteggiamento positivo, sebbene verbalmente non espresso. [Avv. Ennio Grassini – www.dirittosanitario.net] Cassazione Penale – Sez. IV; Sent. n. 6755 del 11.02.2013 CORTE COSTITUZIONALE – Anche i medici possono maturare la pensione a 70 anni - La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del combinato disposto degli articoli 15-nonies, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421), e 16, comma 1, primo periodo, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503 (Norme per il riordinamento del sistema previdenziale dei lavoratori privati e pubblici, a norma dell’articolo 3 della legge 23 ottobre 1992, n. 421) – nel testo di essi quale vigente fino all’entrata in vigore dell’art. 22 della legge 4 novembre 2010, n. 183 (Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro) – nella parte in cui non consente al personale ivi contemplato che al raggiungimento del limite massimo di età per il collocamento a riposo non abbia compiuto il numero degli anni richiesti per ottenere il minimo della pensione, di rimanere, su richiesta, in servizio fino al conseguimento di tale anzianità minima e, comunque, non oltre il settantesimo anno di età (sentenza nr. 33/2013). 08/03/2013 29 MOSTRE, VIAGGI, LIBRI, POESIE E RACCONTI 30 MOSTRE CUBISTI-CUBISMO È l’anno in cui di questo movimento artistico si celebra il centenario con numerose mostre in tutto il mondo. A cura di Charlotte Eyerman, storica dell'arte americana, e con la collaborazione di Simonetta Lux, l'esposizione è a cura di Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia. Circa duecento le opere esposte tra olii, disegni, sculture, oggetti di design, filmati, costumi per ripercorrere, secondo un percorso cronologico ma attraverso varie forme artistiche, lo sviluppo del Cubismo, fin dalle origini. È un movimento che da Parigi conta- giò rapidamente tutta l’Europa e oltre l’oceano, coinvolgendo altri aspetti artistici, quali letteratura, cinema, musica, design. Picasso, Braque e Gris sono presenti con una trentina di opere, con una particolare attenzione a Ferdinand Leger, che incanala il dinamismo della scomposizione cubista in una originale carrellata di opere. ROMA - Vittoriano, fino al 23 giugno 2013 Dal Lunedì al Giovedì: 9.30-19.30 Venerdì e Sabato: 9.30-23.30 Domenica: 9.30-20.30 INFO +39 066780664 TIZIANO CUBISTI - CUBISMO LEGAMI E CORRISPONDENZE. IMMAGINI E PAROLE ATTRAVERSO IL ‘900 ROMANO IL CAMMINO DI PIETRO MODIGLIANI, SOUTINE E GLI ARTISTI MALEDETTI DE NITTIS TIZIANO Il Concerto e la Bella di Palazzo Pitti, la Flora degli Uffizi, la Pala Gozzi di Ancona, la Danae di Capodimonte, il Carlo V con il cane e l'Autoritratto del Prado o lo Scorticamento di Marsia di Kromeriz sono solo alcune delle opere più conosciute di Tiziano (Pieve di Cadore 1485 circa - Venezia 1576) che saranno esposte alle Scuderie del Quirinale. Una mostra organizzata per celebrare la conclusione del grande progetto di rilettura della pittura veneziana e del ruolo cardine che essa avuto nel rinnovamento della cultura italiana ed europea, di cui Tiziano è testimonianza finale e altissima quale artista europeo per eccellenza. ROMA Scuderie del Quirinale dal 5 fino al 16 giugno 2013 ORARIO Da domenica a giovedì ore 10.0020.00 Venerdì e sabato ore 10.00-22.30 La biglietteria chiude un'ora prima Prenotazioni: COOP. IL SOGNO Viale R.Margherita, 192 00198 Rome (Italy) Ph. +39/0685301758 Email: [email protected] IL SUCCESSO ITALIANO A PARIGI NEGLI ANNI DELL’IMPRESSIONISMO: LA MAISON GOUPIL NOVECENTO. ARTE E VITA IN ITALIA TRA LE DUE GUERRE” 31 MOSTRE MOSTRE LEGAMI E CORRISPONDENZE. IMMAGINI E PAROLE ATTRAVERSO IL ‘900 ROMANO 100 lavori, tra dipinti e sculture di cui 85 già presenti nella collezione permanente della Galleria comunale d’arte moderna, che si interfacciano con scrittori del secolo scorso tra letteratura, arte e poesia sviluppatasi a Roma dai primi del novecento fino agli anni 60, con sottofondo musicale a cura di Luca Bernardini. La mostra è curata da Federica Pirani, Gloria Raimondi e Maria Catalano. ROMA Galleria Comunale d’arte Moderna, Via Crispi 24 fino al 29 settembre Telefono: 060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00 BRUEGHEL. MERAVIGLIE DELL’ARTE FIAMMINGA 100 opere, quasi tutte provenienti da collezioni private, da fondazioni e solo 3 da musei pubblici (Capodimonte, Tel Aviv, Gerusalemme), una grande mostra sui capolavori della dinastia Brueghel che ripercorre la storia e l’eccezionale talento della più importante stirpe di artisti fiamminghi attivi tra il XVI e il XVII secolo. Le opere, provenienti da importanti collezioni private e musei italiani e stranieri - tra cui il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Tel Aviv Museum of Art, il la Pinacoteca Ambrosiana di Milano e il Museo di Capodimonte di Napoli presentano al pubblico le relazioni e il percorso artistico di quattro generazioni di pittori della nobile stirpe. ROMA Chiostro del Bramante, Via della pace,1 fino al 2 giugno 2013 Tel +39 06 / 916508451 06 / 68809035 - www.brueghelroma.it 32 IL CAMMINO DI PIETRO 40 opere, tra dipinti e sculture, rivisitano il percorso della cristianità dal IV fino al XX secolo, all’interno di Castel sant’Angelo. La mostra, curata da Don Gelmetti, presenta opere di Lorenzo Veneziano, Mattia Preti, Luca Giordano, Simon Vouet, Guido Reni. In tali opere viene rappresentata essenzialmente la fede del santo, piuttosto che l’immagine o le gesta. ROMA Castel Sant’Angelo, fino al 1 maggio 2013 ORARI: mart.-domenica dalle 9 alle 19,30 INFO: tel. 06-6896003 MODIGLIANI, SOUTINE E GLI ARTISTI MALEDETTI La celebre collezione di Jonas Netter, appassionato collezionista di opere d’arte e talent scout, proprietario di numerose opere non mostrate al pubblico per oltre 70 anni, soprattutto di artisti non ancora conosciuti e affermati, tra i quali Modigliani, di cui possedeva circa 40 opere, affascinato dalla bellezza delle figure di donna senza tempo, dalla linee sinuose e dalla eleganza raffinata, come Elvire au col blanc, o Jeanne Hébouterne au hennè . Tra gli altri, anche artisti celebri come utrillo, Kisling Vlaminck e Hayden. MILANO Palazzo Reale, fino all’8 settembre 2013-03-20 ORARI Lunedì 14.30-19,30 Martedì-: 9.30-19,30 Giovedì e sabato orario interrotto fino alle 19.30 DE NITTIS Un eccezionale evento dedicato a Giuseppe De Nittis (1846-1884). 120 capolavori provenienti dai più prestigiosi musei e collezioni pubbliche italiane e francesi formeranno il percorso espositivo della più importante mostra mai realizzata su uno dei pro- 33 MOSTRE 34 MOSTRE tagonisti assoluti della pittura dell’Ottocento europeo. La rassegna, curata da Emanuela Angiuli e Fernando Mazzocca, è promossa dalla Fondazione Bano di Padova e dalla Fondazione Antonveneta, in collaborazione con la Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” di Barletta. Il soggiorno di De Nittis a Parigi favorì il suo accostamento agli impressionisti, e produsse quadri di grande rilievo come “Lungo la Senna”, o “Dall’alto della diligenza”. PADOVA Palazzo Zabarella fino al 26 maggio ORARIO tutti i giorni 9.30-19.00 INFO: 049.8753100 PARIGI NEGLI ANNI DELL’IMPRESSIONISMO: LA MAISON GOUPIL Da un piccolo negozio a Montmartre ad un vero e proprio impero commerciale, ecco la storia della maison Goupil, i quadri briosi per il ceto borghese che emergeva nella Parigi già culla dell’arte, in particolare opere di De Nittis, di Boldini e di Morelli, di Francesco Paolo Michetti, di Edoardo Tofano e tanti altri. IL SUCCESSO ITALIANO A NOVECENTO. ARTE E VITA IN ROVIGO Palazzo Roverella, fino al 23 giugno INFO: www.palazzoroverella.com ITALIA TRA LE DUE GUERRE La grande esposizione realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì per approfondire un altro momento della cultura figurativa del secolo scorso in relazione all’impronta urbanistica e achitettonica.Tra gli artisti di maggior rilievo spiccano gli aeropittori Gerardo Dottori e Tullio Crali, ex futuristi come Boccioni, lo scultore Francesco Messina, Canevari. FORLI’, Musei san Domenico Piazza Guido da Montefeltro, fino al 16 giugno 2013 Informazioni e prenotazioni mostra Tel. 199 75 75 15 www.mostranovecento.it 35 POESIE POESIE MICHELE DE LUCA è nato a Rodi Garganico (Foggia) nel 1945. Pluriaccademico, ha vissuto a Bari, Chiavari, Chieti, Pisa, Grosseto. Attualmente risiede in provincia di Viterbo. Medico Chirurgo, lavora come Dirigente presso l’Azienda U.S.L. di Viterbo. Nel 1980 ha pubblicato la raccolta di poesie dal titolo “Io, estraneo”. Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il primo premio assoluto per la poesia inedita al Concorso “ S. Margherita Ligure – Franco Delpino” nel 1977. Sue liriche sono state inserite in alcune raccolte antologiche. Coriandoli come le bugie oneste. Biancaneve Affidàti Al vento e al caso Dalla mano di un bambino. Si fermano sui capelli, sugli abiti, dentro gli abiti, sulla pelle. Pochi. La maggior parte In terra. Coriandoli. Allegria di carta. Sentimenti di carta. Accompagnàti da risate, da risate, vere e false. Silenziose emozioni di vita non vissuta. Biancaneve, protagonista di una favola seria, per grandi, rappresentata con applausi a scena aperta per la bravura del suggeritore, che non pensava ad altro. Sempre insieme. Come la folla Di carnevale. Troppi colori Coriandoli. Coriandoli negli occhi. Voti augurali. Voti di felicita. Coriandoli nella coscienza. Barchette di carta, che galleggiano brevemente sul mare di menzogne della vita. *** Poesia perduta Poveri versi. Senza rima. Poesia di una realtà perduta nel tempo. Sole, Luna, Cielo, Mare. Sentimenti. Case senza finestre. Mente e anima. Per chi? Questo nostro tempo, creato dalla mente, nel sonno dell’anima. *** Poveri versi. Senza rima. Poesie non scritte Poesia perduta. Poesie non scritte. Fogli bianchi, *** 36 L’azzurro principe, in verità, è solo azzurro, per il costume che indossa E’ più bravo Il suggeritore. La rappresentazione Avrà molte repliche, più o meno gloriose, Tu, Biancaneve, continua ad essere brava. *** Il cuore e le briciole Hai vissuto Segnando Il ritmo Della vita. Non sempre Nascosto. Uguali per te sogno e realtà. Dal passato al futuro. Custode di sogni, vittorie, sconfitte, fughe. Amico fedele nella folla dei sentimenti, imprecisi, spesso nascosti, come fiori sotto la neve dell’inverno della vita. Troppo spesso maltrattato, sbattuto come le briciole dal tappeto. Cinque becchi gialli, rivolti all’insù, verso il cielo e verso le stelle, ma costretti a prendere tanto cibo, per volare domani nella novità del grande spazio, lasciando l’immensità del nido, piccolo e caldo. la verità come ombra dall’alba. E senza soffitto. Barche a vela *** *** Quante barche sul lago! Tutte vele bianche. Quel grillo parlante Le pareti dei vecchi Nascosto nella siepe estiva, non si capisce dove, riparato da un fiore di qualche colore, solo, di notte: cri … cri … cri … Solita nota. Unica nota. Voce millenaria di un insetto onesto, nella calura dell’allegra estate, quando tutti devono ridere. La dignità dei parati A fiori dorati, a tratti scollati, scollatiti, come i mobili d’allora pieni di tutto, regali, ricordi, gioie, tristezze. Le foto dei figli, comunioni e matrimoni, santini e corone di rosario, santuari in foglia d’oro, belle gite insieme, chi lo immaginava? La dignità dei silenzi, del non chiedere. Solo pareti, dentro e fuori, piene di fiori. Senza attesa. Ridere. Senza pensare. Senza capire Quel cri … cri … cri … cantato alla Luna Allegria dell’uomo, attore sconosciuto nel paradiso delle idee. *** Girano senza meta. Per girare. Tutti le guardano, ammiràti. Che bello sarebbe Avere una vela Per l’anima, spiegata al vento. E girare. Girare senza meta. *** *** Una vela bianca, alla quale spiegare, cantando, le pieghe dell’anima, che non si spiegano. Lo spazio di un nido Sorridere *** Un piccolo nido, rotondo e soffice. Senza soffitto. E caldo. Sorridere con una piega dell’anima, che nasconde Il traguardo Domani. Note critiche: Michele De Luca è un poeta che ha una notevole capacità di penetrare nelle idee chiave della brutta commedia della vita. La sua peculiarità stilistica è costituita da un periodare secco, spesso formato da una o due parole, che condensano profonde verità. 37 www.ordinemediciviterbo.it Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Viterbo Via Genova, 48 • 01100 Viterbo • Tel. 0761 342980 E-mail: [email protected]