Premio Assorel La comunicazione di prodotto ome è cambiata la comunicazione di prodotto in questi ultimi vent’anni? In occasione della sesta edizione del Premio Assorel inizia, con questo fascicolo, un viaggio all’interno dei mutamenti che hanno interessato il mondo delle relazioni pubbliche in due decenni. Saranno analizzati scenari, contenuti, i rapporti tra i protagonisti, inquadrati sempre nei vari momenti della vita aziendale. Dopo la comunicazione di prodotto, verranno via via esplorati altri 6 temi: la comunicazione istituzionale, quella finanziaria, quella sociale e ambientale, quella on line, la comunicazione btb e l’ambito delle relazioni interne, intervistando uomini d’agenzia, d’azienda, accademici ed esperti. Sulla comunicazione di prodotto, “Espansione” ha sentito: Federico Sobrero, amministratore delegato di Eidos; Giovanna Frova, amministratore delegato di Switzerland Cheese Marketing Italia; Umberto Collesei, ordinario di marketing all’università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del Master in comunicazione d’azienda. Ecco le domande rivolte e le loro risposte. C Espansione: Come è cambiata la comunicazione di prodotto in questi ultimi vent’anni? Risponde: Federico Sobrero. Ritengo che, da parte delle aziende clienti, sia cambiata la richiesta di approfondimento della conoscenza del prodotto e che quindi noi della comunicazione sempre più dobbiamo conoscere ciò di cui dobbiamo parlare. Probabilmente, 20 anni fa si stava su linee più superficiali: era quasi sufficiente dichiarare l’esistenza e il beneficio del prodotto, senza andare in profondità, non si diceva quale bisogno andava a soddisfare o la sua applicazione. Quasi non c’era pensiero strategico dietro la comunicazione: non c’era, a dif126 Espansione 3/2003 ferenza di oggi, la cultura da parte delle aziende nel passare una serie di informazioni. Nel corso di 20 anni c’è stato un progressivo coinvolgimento a monte del prodotto, sul piano concettuale, di idea del prodotto, sul ciclo produttivo. E, a questo proposito, avrei un suggerimento per le agenzie: chiedete di passare alme- RITORNO ALLE TRADIZIONI La comunicazione di prodotto ha visto cambiamenti legati ai fenomeni socioculturali: oggi si torna a valori tradizionali, dice Giovanna Frova, di Switzerland Cheese Marketing Italia. no 24 ore dentro il sito produttivo, affiancando le varie funzioni dell’azienda, dalla fase di fabbricazione alla vendita, perché è il modo più efficace per capire un prodotto. E poi provarlo, in modo da conoscerlo; perché si possono trasmettere efficacemente informazioni delle quali si ha la padronanza dedotta dall’uso, dal consumo. Giovanna Frova. La comunicazione di prodotto ha subito enormi cambiamenti, legati principalmente a tutti i fenomeni socioculturali che si sono susseguiti nel corso degli ultimi 20 anni. Ecco quindi il prodotto vissuto in un contesto sociale che ruotava intorno al ruolo centrale della famiglia, poi alla realtà degli yuppie, seguita dai single e oggi con un ritorno alle tradizioni. Inoltre, mentre 20 anni fa si promuoveva un prodotto attraverso modelli di comunicazione più semplici, oggi la tendenza ci porta a messaggi meno diretti, in un certo senso più raffinati e sofisticati. Innovazione e creatività divengono requisiti fondamentali per poter stu- pire il consumatore di oggi e catturare la sua attenzione. Umberto Collesei. La comunicazione si è spostata dall’enfasi sulle funzioni del prodotto, da aspetti cioè più di contenuto, a valenze psicologiche e, oggi, a premiare marca e valori. Il prodotto parte dai suoi contenuti, dalle funzionalità, poi si accresce di aspetti legati all’immaginario ed evolve verso i contenuti della marca e il mondo di valori che essa rappresenta. Passato il momento evolutivo, le varie fasi si sovrappongono. E bisogna anche precisare che ci sono dei momenti nei quali il ruolo funzionale ricompare, perché acquisisce importanza come quando si parla di innovazione tecnologica: con il common rail nel diesel o con l’umts nei telefonini, la nuova funzione viene riproposta. Rispetto al passato, oggi la comunicazione ha più carte da giocare, può articolarsi su più livelli e può utilizzare più leve: quelle funzionali, quelle psicologiche, quelle della marca e dei valori. L’esempio estremo lo abbiamo nei prodotti cult. Espansione: Come è cambiata la relazione tra agenzie e cliente? Sobrero. Oggi c’è maggior fiducia da parte delle aziende verso le agenzie, e veniamo in modo continuo sempre più coinvolti nei processi aziendali: siamo riconosciuti come una delle leve del marketing mix, e sempre più raramente accade di avere un ruolo meramente esecutivo. Il rapporto è cambiato e, sicuramente nei periodi di crisi o di stress del mercato come quello attuale o come alla fine degli anni 80, c’è la necessità professionale da parte di entrambi di affilare i coltelli, per centrare al meglio l’obiettivo. Si ricercano nuove modalità di comunicazione, si fa lavorare di più il cervello. E allora vorrei dire: approfittiamo della congiuntura non favorevole per trovare nuove modalità di comunicazione, nuovi strumenti per ottimizzare le risorse, con maggiore professionalità che va creata sul campo. Frova. In questi ultimi anni, a causa della situazione congiunturale e soprattut- SEMPRE PIÙ COINVOLTI DAI CLIENTI In passato, si restava più in superficie e non si comunicava nemmeno il bisogno che il prodotto andava a soddisfare, secondo Federico Sobrero, di Eidos. to della necessità di comunicare valori della marca e benefit di prodotto in tempi brevissimi, credo che siano state premiate le agenzie di rp di media dimensione, spesso più veloci nel soddisfare l’esigenza del committente e soprattutto più disponibili a seguire il cliente da vicino. È molto importante infatti che l’agenzia viva la realtà dell’azienda in modo da poter essere continuamente propositiva e in grado di suggerire con tempestività soluzioni ad hoc. Il cliente imposta un rapporto di collaborazione più stretto con l’agenzia, riconoscendo alle rp un ruolo più strategico. Collesei. Le relazioni tra agenzie e cliente sono variate per due motivi. Innanzitutto, sono aumentati i mezzi disponibili e nasce quindi la richiesta di un maggiore aiuto nell’utilizzo dei mezzi. Direct marketing, sponsorizzazioni, internet ecc, rendono l’impresa più cosciente delle carte da giocare e della necessità di una maggiore consulenza. Il secondo aspetto riguarda i cambiamenti del consumatore, diventato più difficile da capire – da qui la necessità di reperire maggiori notizie, per un uso più efficace ed efficiente della comunicazione – in un contesto nel quale tutti gridano e il problema diventa come farsi notare. Espansione: Quale valore aggiunto si offre oggi al nuovo consumatore? Sobrero. Oggi si comunica maggiore concretezza, come è fatto il prodotto, il gusto, il sapore... Devo evidenziare perché scegliere “a” rispetto a “b”. Non valgono più le comunicazioni “patinate”, come in passato “facciamolo vedere bello”, senza un approfondimento. Da qualche anno stiamo dando più informazioni al consumatore, che non vuole più subire, ma essere coinvolto. Frova. Come prima, un brand deve comunicare eccellenza. Oggi questo diviene ancora più importante poiché ci troviamo di fronte a un consumatore molto più preparato, più attento alle marche, un consumatore che non necessariamente vuole spendere poco, ma che piuttosto vuole spendere bene. Nel settore alimentare si fa sempre più attenzione al mangiare bene, al mangiare sano. Il consumatore di oggi presenta una spiccata tendenza a ricercare non solo prodotti di marca, ma anche prodotti di nicchia legati alla storia, che rispecchiano garanzie di qualità e genuinità. Non credo siano cambiati gli strumenti di comunicazione ma piuttosto il linguaggio, basato sulla concretezza e sulla immediatezza. Collesei. Oggi si deve dare di più, perché i consumatori cercano la personalità nelle marche, elementi distintivi che li aiutino a vivere certi valori, che li facciano sognare all’interno di un certo universo: dalle auto di lusso alla pasta di uso comune, in una sorta di “benessere caldo”. Non quindi solo “mangiare”, ma “gustare”. Espansione: Le ricerche di mercato aiutano la comunicazione? Sobrero. Assolutamente sì. E mi piace- DALLE MERE FUNZIONI AI VALORI Secondo Umberto Collesei, ordinario di marketing a Ca’ Foscari, oggi si hanno più leve a disposizione della comunicazione. rebbe che i clienti coinvolgessero le agenzie quando si effettuano, si sviluppano e si pensano le indagini su consumatori, su concept, su prodotti, perché facciamo parte del sistema di comunicazione come la ricerca. Le ricerche di mercato danno una posizione oggettiva di quella che è l’espansione dell’indagine: il consumatore, terzo occhio dopo quello di agenzia e azienda. E così come vengono coinvolte le agenzie di pubblicità, piacerebbe anche a noi partecipare sin dall’inizio all’indagine. Sarebbe un ottimo strumento di crescita, per meglio comprendere il contenuto che si andrà poi a veicolare. Frova. Le indagini di mercato aiutano più in generale un’azienda ad analizzare la percezione dei consumatori verso un brand, a cogliere nuovi momenti di consumo o ad affinare le varie leve del marketing mix. Nell’ottica di capire a fondo il vissuto di un prodotto e i desiderata del consumatore le ricerche di mercato costituiscono sicuramente uno strumento importante per le rp, fornendo uno strumento di analisi utile per costruire piani di comunicazione più mirati. Inoltre consentono di svolgere un’azione di tracking, fondamentale per seguire nel tempo l’efficacia della Nelle pagine seguenti la prima tornata delle campagne che partecipano al 6° Premio Assorel comunicazione e, al bisogno, guidare verso azioni correttive. Collesei. Le ricerche aiutano molto. Ma segnalerei un problema: a disposizione ci sono più leve, più mezzi, più informazioni. Resta la difficoltà nell’integrare tutti questi strumenti. Abbiamo più specialisti – di promozioni, di rp, di pubblicità, ecc – e questo da un lato garantisce una maggiore efficacia dell’uso di queste strutture di supporto ma, dall’altra parte, evidenzia il problema della comunicazione integrata: chi coordina i vari soggetti? Questo vale anche all’interno dell’azienda. Chi tiene le fila? Oggi bisognerebbe avere l’umiltà di coerenza e continuità nella comunicazione. L’immagine coordinata – dal lettering al marchio, dalla pubblicità al catalogo, alle etichette, al design dei prodotti – è un aspetto poco seguito, invece, nel lungo termine, è quello che rende di più. Presi da euforia, o da paura come in questo momento, ciascuno degli attori si muove indipendentemente e si perdono le sinergie. Anche mezzi minori, come il packaging, trasmettono le costanti valoriali della marca, ma quasi si dà più importanza all’happening che a questo. Occorrono continuità, coerenza e che ci sia in azienda un coordinatore vero che veda tutte le manifestazioni nelle quali si articola la comunicazione in modo da integrarla. Per esempio, quando si dispone di pochi mezzi da investire, strumento di comunicazione principe è il catalogo, ma quanti vi annettono importanza oltre a moda e abbigliamento? Espansione 3/2003 127