Mario Vascon Giuseppe Galeazzi Dipartimento di Fisica G. Galilei Università di Padova ESERCIZI SUI TRANSISTOR i Stampato a cura del Dipartimento di Fisica “Galileo Galilei” c 1994 Tutti i diritti riservati Not long ago, an engineer could rely on his intuition, empirical know-how, and a collection of classical analytical and numerical methods for the solution of most of the problems encoutered in engineering design and analysis. Today he is frequently colled upon to devise a program or an algorithm that in conjunction with a digital computer leads to an optimal configuration for a complex system subjected to a large number of inputs and constraints. Lotfi A. Zadeh, Charles A. Desoer, Linear System Theory 1963 i ii INTRODUZIONE Esistono approcci diversi alla metodologia di raccolta di esercizi al fine della loro collocazione in un volume. Un esempio dei due più comuni approcci consiste nella raccolta: • per gruppi legati dalla appartenenza ad argomenti attinenti ad un capitolo d’un particolare testo di teoria, da questo dipendenti e talvolta tra loro scorrelati (questa è in genere una tendenza europea); • per gruppi di argomenti, non legati ad un particolare testo di teoria, raccolti in autonomi capitoli all’inizio dei quali è presente una breve introduzione teorica, in modo da dare al volume una sua autoconsistenza (questa è in genere una tendenza americana). A nostro avviso il primo approccio tende a raggruppare una serie di esempi legati tra loro talora solo da un vago tema comune rendendo la raccolta poco autoconsistente e non pone nello stesso risalto teoria e applicazioni contribuendo cosı̀ a creare una sorta di dicotomia tra l’una e l’altre. Il secondo approccio porta a sviluppare la teoria mediante gli esercizi, e a porre cosı̀ maggiormente in risalto quest’ultimi mettendo in ombra i processi di sintesi e contribuendo cosı̀ anch’esso ad ingenerare una dicotomia di altro tipo. A nostro parere l’Elettronica non può essere separata nettamente in teoria ed applicazioni, se non forse per quanto riguarda (e ancora forse!) la fisica dei componenti, in quanto l’Elettronica è una continua esposizione di metodologie di analisi e di sintesi di circuiti. Man mano che in un testo di Elettronica si sviluppa un argomento però, se si espongono troppe applicazioni di uno stesso metodo, si rischia di appesantire l’esposizione dei metodi stessi, per cui nasce la necessità di addivenire ad un compromesso tra l’esposizione della metodologia e la varietà delle sfumature della sua applicazione. La realizzazione di questo compromesso può consistere nell’architettare il “libro di esercizi di Elettronica” come una appendice del libro di “teoria” o meglio una sorta di sua estensione, nella quale compaiono quanti più possibili variazioni sul tema di ogni metodo archetipico fondamentale. E tutto ciò senza appesantire il testo di partenza. In nessun altro caso come in Elettronica esiste la necessità didattica di mostrare come l’analisi di un circuito possa essere sviluppata mediante metodi sistematici standardizzati, oltre che mediante metodi semplificatori basati sull’intuizione e su quello “sprazzo d’ingegno” che talvolta, anche in certi testi famosi, tendono a far apparire l’Elettronica più un’arte che una scienza, con grande sgomento dei poveri studenti. Chi fosse giunto sino a questo punto nella lettura della presente introduzione potrebbe chiedersi quale sia il criterio uniformante del presente volume. È presto detto. Ogni analisi circuitale ritenuta di una certa importanza viene caratterizzata con un gruppo più o meno folto di circuiti archetipi con sfumature caratteristiche di tipologia e di difficoltà crescenti e questi vengono sviluppati ciascuno con il maggior numero di metodi diversi (o metodi similari ma con stadi intermedi diversi). I metodi per la risoluzione dello iii stesso problema possono, alcuni essere semplici, altri più complicati allo scopo di mostrare, per circuiti analoghi che lo studente possa incontrare nella realtà, quali siano le difficoltà delle varie metodologie, e quindi la via più conveniente da seguire. Ciascun gruppo di moduli archetipici legato ad un metodo è reso quanto più possibile autosufficiente in modo tale da rendere la raccolta di esercizi il più possibile indipendente da uno specifico testo di teoria. Va da sè che il numero degli archetipi non può che essere limitato. Per ora può essere reputato sufficiente per un argomento riguardante i transistori in bassa frequenza. Per scelta di fondo e per questioni di dimensioni editoriali, è stato dato più spazio ai metodi (soprattutto a quelli sistematici) che al numero di archetipi, anche perchè altri archetipi, nel futuro, in una tale struttura possono essere aggiunti. Non compare nessun esercizio con valori numerici se non nei casi di cui si dirà più avanti. Pensiamo che abbia più senso, trattandosi di esercizi archetipici, lo svolgerli col calcolo simbolico, in quanto ogni problema una volta consumato come esercizio, rimane come algoritmo. Si affida allo studente il compito di costruire da sè esempi numerici derivati da quelli del testo usando i valori dei parametri del transistore “tipico” (riportati nelle tabelle alla fine del Gruppo II) e provando ad inserire i valori delle resistenze che non fanno parte dei circuiti equivalenti dei transistor. Operando con un programma che permetta il calcolo numerico (commerciale o meglio se autocostruito) i risultati finali possono essere rapidamente calcolati al variare dei valori dei paramertri circuitali. Gli esercizi sui transistor sono in gran parte basati sull’analisi di reti lineari e quindi in genere sulla soluzione di sistemi di n equazioni lineari algebriche in n incognite. Le soluzioni possono essere controllate con pacchetti software del tipo Macsyma o Mathematica nel caso dell’uso del calcolo simbolico, del tipo Derive o del tipo “programma Sistemi” in dotazione al volume “Elementi di teoria delle reti lineari”, nel caso di soluzioni numeriche. Programmi del tipo Pspice o MICRO-CAP III sono utilissimi (se sono a portata “di computer”) per verificare l’esattezza dei calcoli con le simulazioni. Una parte dei circuiti per i quali i metodi di simulazione rivestono uno strumento particolarmente efficace dal punto di vista didattico sono analizzati anche mediante il programma MICRO-CAP III e sono gli unici ad essere necessariamente risolti coi metodi numerici. I Gruppi di esercizi sono: • Polarizzazione dei transistor e coefficienti di stabilità. • Esercizi a carattere generale sul comportamento dei transistor. • Modelli circuitali dei transistor ai piccoli segnali e a bassa frequenza. • Amplificatori a transistor a bassa frequenza. Mario Vascon Giuseppe Galeazzi Padova, Maggio 1994 iv Indice I Polarizzazione e coefficienti I 1 Ia polarizzazione EC . . . I 2 IIa polarizzazione EC . . I 3 IIIa polarizzazione EC . . I 4 IVa polarizzazione EC . . I 5 Va polarizzazione EC . . I 6 VIa polarizzazione EC . . di stabilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . II Modelli circuitali del transistor II 1 Modelli in EC . . . . . . . . . . II 2 Modelli in BC . . . . . . . . . . II 3 Modelli in CC . . . . . . . . . . II 4 Trasformazioni dei parametri del . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 5 11 17 27 31 35 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . transistor nelle tre connessioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 49 63 71 79 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . III Esercizi a carattere generale sul comportamento dei transistor IV Circuiti amplificatori IV 1 Amplificatori in EC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IV 2 Amplificatori in CC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IV 3 Amplificatori in BC . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IV 4 Analisi comparata tra amplificatori nelle tre connessioni . . IV 5 Amplificatori in EC con resistore in emettitore . . . . . . . IV 6 Amplificatori a transistor in CC con resistore in collettore . IV 7 Amplificatore Darlington . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IV 8 Amplificatore Cascode . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 109 129 143 157 161 177 179 183 2 Gruppo I Polarizzazione e coefficienti di stabilità Negli esercizi che seguono si esegue l’analisi di tutte le principali reti di polarizzazione del transistor in EC. Si esprime poi la corrente di collettore del transistor in funzione di VBE , ICBO , α o β e la si deriva rispetto a queste variabili per ricavare i coefficienti di stabilità SV , SI , Sα . 3 4 I1 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Ia polarizzazione EC 5 Commento I.1 È utile, per l’analisi dei circuiti di polarizzazione, ricordare il circuito equivalente in continua del transistor. Esercizio I.1 Trasformare il circuito equivalente a T in continua del transistore in base comune nel circuito equivalente a T in continua in emettitore comune. figura I 1.1 Nella figura I 1.1 a) è rappresentato il modello in base comune completo. Da questo si ricava il modello in continua b). Tenendo conto delle regole di trasformazione dei generatori 1 , si può trasformare il circuito in quello di figura c). Osservando poi che il generatore Vγ nei rami di collettore è ininfluente, si passa al circuito di figura d). Si noti che il modello in figura è quello del transistore P N P . Nel caso si voglia il modello del transistore N P N , basta invertire le polarità dei generatori Vγ βIB e (1 + β)ICBO . 1 vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. Altri esercizi sulla trasformazione dei generatori sono riportati per comodità alla fine del Gruppo I. 6 Esercizio I.2 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. figura I 1.2 Il circuito è assai semplice e può essere analizzato anche senza usare il circuito equivalente del transistor. Applicando il principio di Kirchhoff alla maglia di cui fan parte la base e l’emettitore: IB = VCC − VBE Rb nella quale VBE = Vγ è la tensione ai capi della giunzione possiamo ricavare IC : IC = β BE 2 . Da quest’ultima relaziome VCC − VBE + (1 + β)ICBO Rb Per completare l’analisi basta trovare la corrente di emettitore IE collettore VCE = VCC − Rc IC , la tensione ai capi del resistore Rb . = IB + IC , la tensione di I coefficienti di stabilità possono essere ricavati, una volta sia nota IC in funzione di VBE , ICBO , β , derivando IC rispetto alle variabili citate. Dividendo per (1 + β) numeratore e denominatore a secondo membro dell’equazione preceβ dente e ricordando che α = 1+β : IC = α(VBB − VBE ) Rb ICBO + (1 − α)Rb (1 − α)Rb (I 1.1) L’ultima equazione mostra la dipendenza di IC da α, da ICBO e da VBE . Se supponiamo che α sia indipendente dalla temperatura, la variazione di IC rispetto a e ad ICBO può essere espressa dalla: ∆IC = 2 chiameremo −α Rb ICBO ∆VBE + ∆ICBO (1 + β)Rb (1 − α)Rb VBE (I 1.2) d’ora in poi VBE il generatore Vγ che appariva nell’esercizio precedente. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 7 Differenziando prima rispetto ad ICBO , poi rispetto a . SI = VBE : Rb ∆IC = = (1 + β) ∆ICBO (1 − α)Rb −α . ∆IC SV = = SI ∆VBE Rb (I 1.3) (I 1.4) Calcoliamo ora il coefficiente Sα , supponendo che non vi siano variazioni di ICBO e di VBE . A tale scopo, senza derivare la IC , notiamo che nell’equazione I 1.1 le dimensioni del secondo addendo del secondo membro nel caso di un transistore al Si ad esempio, sono di gran lunga minori di quelle del primo addendo 3 . Supponendo quindi che α vari da α1 ad α2 , la ∆IC = IC (α1 ) − IC (α2 ) può essere calcolata dalla: ∆IC = IC1 − IC2 = α1 (VBB − VBE ) α2 (VBB − VBE ) − (1 − α1 )Rb (1 − α2 )Rb = (α1 − α2 )(VBB − VBE ) Rb (1 − α1 )Rb (1 − α2 )Rb = ∆α(VBB − VBE ) SI2 (1 − α1 )Rb Da quest’ultima relazione possiamo trarre che: IC1 . ∆IC Sα = = SI2 ∆α α1 Ricordando la relazione che lega ∆α = α e β, (I 1.5) possiamo scrivere: β1 β2 ∆β − = 1 + β1 1 + β2 (1 + β1 )(1 + β2 ) dalla quale possiamo scrivere anche che: Sα = ∆IC ∆IC IC1 = (1 + β1 )(1 + β2 ) = SI2 ∆α ∆β α1 Da quest’ultima relazione possiamo finalmente ricavare Sβ : IC1 . ∆IC Sβ = = SI2 ∆β β1 (1 + β2 ) (I 1.6) I tre coefficienti di stabilità sono raggruppati nella tabella sottostante: SI =(1 + β) −α (1 + β) Rb IC1 IC1 Sα = SI2 = (1 + β2 ) α1 α1 SV = 3i 8 due denominatori sono eguali e l’ordine di grandezza di ICBO per un transistor al Si è di 10−9A. Esercizio I.3 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito usando il modello in continua del transistor. Ricavare i coefficienti di stabilità. figura I 1.3 Essendo il transistore N P N e connesso in emettitore comune, il circuito equivalente in continua risulta quello compreso tra i tre terminali B, E, C in figura I 1.3 b). L’intero circuito di figura I 1.3 b), per le proprietà dei generatori ha come circuito equivalente quello in figura c). Dal circuito c) si ricava IB IB = VCC − VBE Rb Di qui in avanti si procede come nell’esercizio precedente. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 9 10 I2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor IIa polarizzazione EC 11 Esercizio I.4 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. figura I 2.1 Il circuito è assai semplice e può essere analizzato anche senza usare il circuito equivalente del transistor. Applicando il principio di Kirchhoff alla maglia di cui fan parte la base e l’emettitore: VCC =Rb IB + VBE + Re IE = Rb IB + VBE + Re(IB + IC ) = =IB (Rb + Re) + VBE + Re[βIB + (1 + β)ICBO ] = =IB [Rb + (1 + β)Re ] + (1 + β)ICBO + VBE e quindi: IB = (VCC − VBE ) − (1 + β)ICBO Rb + (1 + β)Re Da quest’ultima possiamo ricavare IC : VCC − VBE − (1 + β)Re ICBO + (1 + β)ICBO Rb + (1 + β)Re β(VCC − VBE ) − β(1 + β)Re ICBO + (1 + β)Rb ICBO + β(1 + β)Re ICBO + (1 + β)Re ICBO = Rb + (1 + β)Re β(VCC − VBE ) + (1 + β)(Rb + Re ICBO ) = Rb + (1 + β)Re IC =β Ricordando che β= α 1−α , possiamo anche scrivere: IC = α(VCC − VBE ) (Rb + Re )ICBO + Re + (1 + α)Rb Re + (1 − α)Rb L’ultima equazione mostra la dipendenza di IC da 12 α, da ICBO e da (I 2.1) VBE . Ricordando ora che IE = IB + IC , possiamo considerare conclusa l’analisi del circuito. Calcoliamo ora i coefficienti di stabilità. Se supponiamo che α sia indipendente dalla temperatura, la variazione di IC dalla temperatura può essere espressa dalla: ∆IC = −α (Rb + Re)ICBO ∆VBE + ∆ICBO Re + (1 + β)Rb Re + (1 − α)Rb (I 2.2) Da quest’ultima relazione possiamo ricavare, derivando prima rispetto ad ICBO , poi rispetto a VBE : . SI = ∆IC (Rb + Re) = ∆ICBO Re + (1 − α)Rb (I 2.3) −α . ∆IC SV = = SI ∆VBE Re + Rb (I 2.4) Si noti che più grande è SI , più bassa è la stabilità della polarizzazione del circuito, tanto che il termine più appropriato per denominare SI dovrebbe essere coefficiente di instabilità piuttosto che coefficiente di stabilità. Come appare dalla equazione I 2.3, il parametro SI dipende dalle resistenze Rb ed Re della rete di polarizzazione e dal parametro α (o β ) del transistor. Si vede inoltre che per Rb che tende a zero, SI tende ad 1, mentre per Re che tende a zero, SI tende a (1 + β). Calcoliamo ora il coefficiente Sα , supponendo che non vi siano variazioni di ICBO e di VBE . A tale scopo, senza derivare la IC , notiamo che nell’equazione I 2.1 le dimensioni del secondo addendo al secondo membro sono di gran lunga minori di quelle del primo addendo 4 . Supponendo quindi che dalla: α vari da α1 ∆IC = IC1 − IC2 = ad α2 , la ∆IC = IC (α1 ) − IC (α2 ) può essere calcolata α1 (VCC − VBE ) α2 (VCC − VBE ) − Re + (1 − α1 )Rb Re + (1 − α2 )Rb = (α1 − α2 )(VCC − VBE ) (Re + Rb ) Re + (1 − α1 )Rb Re + (1 − α2 )Rb = ∆α(VCC − VBE ) SI2 Re + (1 − α1 )Rb Da quest’ultima relazione possiamo trarre che: IC1 . ∆IC Sα = = SI2 ∆α α1 Ricordando la relazione che lega ∆α = α e β, (I 2.5) possiamo scrivere: β1 β2 ∆β − = 1 + β1 1 + β2 (1 + β1 )(1 + β2 ) dalla quale possiamo scrivere anche che: Sα = ∆IC ∆IC IC1 = (1 + β1 )(1 + β2 ) = SI2 ∆α ∆β α1 Da quest’ultima relazione possiamo finalmente ricavare 4i Sβ : due denominatori sono eguali e l’ordine di grandezza di ICBO per un transistor al Si è di 10−9 A. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 13 IC1 . ∆IC = SI2 Sβ = ∆β β1 (1 + β2 ) 14 (I 2.6) Esercizio I.5 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito usando il modello in continua del transistor. Ricavare i coefficienti di stabilità. figura I 2.2 Essendo il transistore N P N e connesso in emettitore comune, il circuito equivalente in continua risulta quello di figura I 2.2 a). Quest’ultimo, per le proprietà dei generatori ha come circuito equivalente quello in figura b) e c). Dal circuito c) si ricava: VCC =Rb IB + VBE + ReIB + Re((1 + β)ICBO + βIB ) =IB (Rb + (1 + β)Re ) + (1 + β)Re ICBO + VBE e quindi: IB = (VCC − VBE ) − (1 + β)ICBO Rb + (1 + β)Re Da quest’ultima possiamo ricavare IC . Da questo punto in poi siprosegue come nell’esercizio precedente. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 15 16 I3 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor IIIa polarizzazione EC 17 Esercizio I.6 Analizzare la polarizzazione del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. La polarizzazione in figura è quella in genere più usata dato l’alto valore di stabilità. Non richiedendosi l’analisi in continua del circuito, ma solamente i coefficienti di stabilità, la soluzione più rapida del problema è quella classica che si basa su una semplificazione ottenuta mediante il teorema di Thevenin. figura I 3.1 Applicando la seconda legge di Kirchhoff alla maglia d’ingresso del circuito in figura I 3.1 otteniamo: b), VBB =Rb IB + VBE + ReIE =Rb IB + VBE + Re(IB + IC ) =(Rb + Re(1 + β))IB + VBE + Re(1 + β)ICBO da cui possiamo ricavare IB : IB = Ricordando che IC VBB − VBE − Re (1 + β)ICBO Rb + (1 + β)Re = βIB + (1 + β)ICBO IC = possiamo scrivere che: β(VBB − VBE ) + (1 + β)(Rb + Re)ICBO Rb + (1 + β)Re (I 3.1) Ma dividendo per (1 + β) numeratore e denominatore a secondo membro dell’equazione preβ cedente e ricordando che α = 1+β : IC = α(VBB − VBE ) (Rb + Re )ICBO + Re + (1 − α)Rb Re + (1 − α)Rb (I 3.2) L’ultima equazione mostra la dipendenza di IC da α, da ICBO e da VBE . Se supponiamo che α sia indipendente dalla temperatura, la variazione di IC dalla temperatura può essere espressa dalla: 18 ∆IC = −α (Rb + Re)ICBO ∆VBE + ∆ICBO Re + (1 − α)Rb Re + (1 − α)Rb (I 3.3) Da quest’ultima relazione possiamo ricavare, derivando prima rispetto ad ICBO , poi rispetto a VBE : . SI = ∆IC (Rb + Re) = ∆ICBO Re + (1 − α)Rb (I 3.4) −α . ∆IC SV = = SI ∆VBE Re + Rb (I 3.5) Si noti che più grande è SI , più bassa è la stabilità della polarizzazione del circuito, tanto che il termine più appropriato per denominare SI dovrebbe essere coefficiente di instabilità piuttosto che coefficiente di stabilità. Come appare dalla equazione I 3.4, il parametro SI dipende dalle resistenze Rb ed Re della rete di polarizzazione e dal parametro α (o β ) del transistor. Si vede inoltre che per Rb che tende a zero, SI tende ad 1, mentre per Re che tende a zero, SI tende a (1 + β). Calcoliamo ora il coefficiente Sα , supponendo che non vi siano variazioni di ICBO e di VBE . A tale scopo, senza derivare la IC , notiamo che nell’equazione I 3.2 le dimensioni del secondo addendo del secondo membro sono di gran lunga minori di quelle del primo addendo 5 . Supponendo quindi che dalla: α vari da α1 ∆IC = IC1 − IC2 = ad α2 , la ∆IC = IC (α1 ) − IC (α2 ) può essere calcolata α1 (VBB − VBE ) α2 (VBB − VBE ) − Re + (1 − α1 )Rb Re + (1 − α2 )Rb = (α1 − α2 )(VBB − VBE ) (Re + Rb ) Re + (1 − α1 )Rb Re + (1 − α2 )Rb = ∆α(VBB − VBE ) SI2 Re + (1 − α1 )Rb Da quest’ultima relazione possiamo trarre che: IC1 . ∆IC Sα = = SI2 ∆α α1 Ricordando la relazione che lega ∆α = α e β, (I 3.6) possiamo scrivere: β1 β2 ∆β − = 1 + β1 1 + β2 (1 + β1 )(1 + β2 ) dalla quale possiamo scrivere anche che: Sα = ∆IC ∆IC IC1 = (1 + β1 )(1 + β2 ) = SI2 ∆α ∆β α1 Da quest’ultima relazione possiamo finalmente ricavare Sβ : IC1 . ∆IC Sβ = = SI2 ∆β β1 (1 + β2 ) (I 3.7) Commento I.2 La SI non dipende dal valore della resistenza Rc. 5i due denominatori sono eguali e l’ordine di grandezza di ICBO per un transistor al Si è di 10−9 A. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 19 Commento I.3 L’espressione della SI del circuito III è formalmente simile a quella del circuito II; in entraambi i casi Rb rappresenta la resistenza effettiva vista dalla base. Commento I.4 La SI del circuito I si può ricavare da quella dei circuiti II e III ponendo Re = 0 20 Esercizio I.7 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. Si richiede di risolvere l’esercizio adoperando il circuito equivalente in continua del transistor. figura I 3.2 Il problema ci fornisce il destro per un ulteriore esercizio sulla trasformazione dei generatori nei circuiti in continua. La figura I 3.2 a) mostra il circuito equivalente in dc del circuito di partenza, dopo la sostituzione del circuito equivalente in dc del transistor. Si cerca poi di semplificare il circuito trasformandolo in un circuito equivalente dal quale si possa ricavare o la corrente IB o una corrente dalla quale quest’ultima possa essere ricavata, per esempio la IE = IB + IC = (1 + β)(IB + ICBO ). A tale scopo passiamo al circuito equivalente di figura I 3.2 b) nel quale si è trasportato il generatore di tensione VBE nei due rami adiacenti. Si noti a questo punto che nel ramo contenente Rc sono inefficaci per l’intero circuito sia Rc sia VBE 6 e che quindi possono essere soppressi. Il circuito equivalente (rispetto alla corrente IE (che attraversa il resistore Re )) diviene dunque quello di figuraI 3.2 c) nel quale il generatore di corrente I ∗ è stato trasformato nel generatore di tensione R1 I ∗ . Quest’ultimo può essere più convenientemente disegnato come in figura I 3.2 d). Da questo possiamo ricavare la IE = I2 . Ricordando che I ∗ = βIB + (1 + β)ICBO , che IE = I2 , si ricava che: 6 vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. Altri esercizi sulla trasformazione dei generatori sono riportati per comodità alla fine del Gruppo I. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 21 I2 = IE = IB + IC = (1 + β)(IB + ICBO ) IB = (1 + β)ICBO I2 − (1 + β) (1 + β) I∗ = βI2 + ICBO (1 + β) Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant: VCC + R1 I ∗ VCC + R1 I ∗ − VBE = (R1 + R2 ) R1 R1 (R1 + Re) I1 I2 Sostituendo I ∗ : βR1 VCC + R1 ICBO = (R1 + R2 )I1 + (R1 − (1 + β) )I2 βR1 VCC + R1 ICBO − VBE = (R1 )I1 + (R1 − + Re)I2 (1 + β) Risolvendo il sistema: VCC + R1 ICBO VCC + R1 ICBO − VBE = (R1 + R2 ) R1 (R1 − (R1 − βR1 (1+β) ) βR1 (1+β) + Re ) I1 I2 possiamo ricavare I2 I2 (R1 + R2 ) VCC + R1 ICBO R 1 VCC + R1 ICBO −VBE = (R1 + R2 ) R1 R1 (R1 + Re) Di qui possiamo ricavare IB : IB = VBB − VBE − Re (1 + β)ICBO Rb + (1 + β)Re Dove: VBB = R2 R1 + R2 Rb R1 R2 R1 + R2 Conosciamo a questo punto IB , IC , IE . Notiamo poi dalla figura I 3.2 d) che il ramo R2 è un ramo di coalbero, quindi I1 è la corrente reale che passa su R2 . La corrente IR1 sir resistore R1 si può calcolare mediante la IR1 = IB + I1 . L’analisi in continua del circuito si può quindi considerare completa. Per quanto riguarda poi i coefficienti di stabilità, da questo punto in poi possiamo procedere come nell’esercizio precedente. Soluzioni ottenute con Mathematica I.1 . 22 Solve [{VCC+R1*ICBO==(R1+R2)*I1 +(R1-bet*R1/(bet+1))*I2, VCC+R1*ICBO-VBE== R1*I1+(R1-bet*R1/(bet+1)+Re)*I2 }, {I1,I2}] IIE=I2/.%; IIB=IIE/(bet+1)-ICBO; Together[%]; Simplify[%] {(-(ICBO Re R1) - bet ICBO Re R1 - ICBO Re R2 - bet ICBO Re R2 - R1 VBE - R2 VBE + R2 VCC) / (Re R1 + bet Re R1 + Re R2 + bet Re R2 + R1 R2)} M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 23 Esercizio I.8 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. figura I 3.3 Una soluzione intuitiva del problema si può ottenere scrivendo il sistema: VCC = R1 I1 + VBE + RE IE VBE + RE IE = R2 I2 I1 − I2 = IB Ricordando che: IE = IB + IC = IB + βIB + (1 + β)ICBO VCC − VBE = R1 I1 + Re(1 + β)IB + Re(1 + β)ICBO VBE = +R2 I2 − Re (1 + β)IB − Re(1 + β)ICBO I1 − I2 = IB VCC − VBE − Re (1 + β)ICBO = R1 I1 + Re(1 + β)IB VBE + Re(1 + β)ICBO = +R2 I2 − Re(1 + β)IB 0 = I1 − I2 − IB R1 0 Re(1 + β) VCC − VBE − Re(1 + β)ICBO I1 = 0 R2 −Re(1 + β) I2 VBE + Re (1 + β)ICBO 0 IB 1 −1 −1 24 Risolvendo il sistema si ricavano I1 , I2 , IB . Si possono poi ricavare IE , IC e tutte le tensioni ai capi dei resistori. Possiamo quindi considerare completa l’analisi in continua. Risolvendo il sistema per IB si ricava: IB = VBB − VBE − Re(1 + β)ICBO Rb + (1 + β)Re Dove: VBB = R2 R1 + R2 Rb R1 R2 R1 + R2 Da questo punto in poi possiamo procedere come nell’esercizio precedente. Soluzioni ottenute con Mathematica I.2 . Solve [{VCC-VBE-Re*(bet+1)*ICBO==R1*I1 +Re*(bet+1)*Ib, VBE+Re*(bet+1)*ICBO== R2*I2-Re*(bet+1)*Ib, 0==I1+-I2-Ib}, {I1,I2,Ib}]; IIB=Ib/.%; Together[%]; Simplify[%] {(-(ICBO Re R1) - bet ICBO Re R1 - ICBO Re R2 - bet ICBO Re R2 - R1 VBE - R2 VBE + R2 VCC) / (Re R1 + bet Re R1 + Re R2 + bet Re R2 + R1 R2)} M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 25 26 I4 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor IVa polarizzazione EC 27 Esercizio I.9 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. figura I 4.1 VCC =RcIE + Rb IB + VBE = =Rc(IB + IC ) + Rb IB + VBE = =RcIB + Rb IB + Rc [βIB + (1 + β)ICBO ] + VBE = =IB (Rb + (1 + β)Rc ) + (1 + β)Rc ICBO + VBE Da quest’ultima relazione possiamo ricavare IB : IB = (VCC − VBE ) − (1 + β)Rc ICBO Rb + (1 + β)Rc Da quest’ultima relazione possiamo ricavare IC : (VCC − VBE ) − (1 + β)Rc ICBO + (1 + β)ICBO = Rb + (1 + β)Rc β(VCC − VBE ) + (1 + β)(Rc + Rb )ICBO = = Rc + (1 + β)Rb α(VCC − VBE ) (Rc + Rb )ICBO = + Rc + (1 − α)Rb Rc + (1 − α)Rb IC =β Dalla conoscenza di IB e di IC si ricava IE e l’analisi del circuito è conclusa. I coefficienti di stabilità possono essere ottenuti derivando l’espressione trovata di IC : Sα = 28 SI = (Rc + Rb ) Rc + (1 − α)Rb SV = −α Rc + (1 − α)Rb (Rc + Rb )(VCC − VBE + ICBO Rb ) [Rc + (1 − α)Rb ]2 Soluzioni ottenute con Mathematica I.3 . IIC=alpha*(VCC-VBE)/(Rc+(1-alpha)*Rb)+(Rc+Rb)*ICBO/(Rc+(1-alpha)*Rb) D[IIC,alpha] Simplify[%] {(Rb+Rc) (ICBO Rb - VBE + VCC)}/(Rb - alpha Rb + Rc)^2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 29 Esercizio I.10 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi del circuito in continua mediante il circuito equivalente in continua del transistor e ricavare i coefficienti di stabilità del circuito. figura I 4.2 Notiamo dal circuito di figura I 4.2 d) che la corrente circolante attraverso il generatore VBE e quindi nella maglia è IB , che può essere ricavata dalla applicazione della seconda legge di Kirchhoff: VCC = IB (Rb + (1 + β)Rc ) + (1 + β)Rc ICBO + VBE quindi: IB = (VCC − VBE ) − (1 + β)Rc ICBO Rb + (1 + β)Rc Da quest’ultima relazione possiamo ricavare IC : IC = α(VCC − VBE ) (Rc + Rb )ICBO + Rc + (1 − α)Rb Rc + (1 − α)Rb Dalla conoscenza di IB e di IC si ricava IE e l’analisi del circuito è conclusa. I coefficienti di stabilità possono essere ricavati come nell’esercizio precedente. 30 I5 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Va polarizzazione EC 31 Esercizio I.11 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. figura I 5.1 Dalla maglia che comprende il collettore, la base e l’emettitore possiamo scrivere: VCC =Rc IE + Rb IB + VBE + ReIE = =Rb IB + (Rc + Re)(IB + IC ) + VBE = =Rb IB + (Rc + Re)IB + (Rc + Re )IC + VBE = =Rb IB + (Rc + Re)IB + (Rc + Re )(βIB ) + (Rc + Re)(1 + β)ICBO ) + VBE = =IB [Rb + (1 + β)(Rc + Re)] + (1 + β)(Rc + Re)ICBO + VBE Da quest’ultima relazione possiamo ricavare IB : IB = (VCC − VBE ) − (1 + β)(Rc + Re)ICBO Rb + (1 + β)(Rc + Re) Da quest’ultima relazione possiamo ricavare IC : (VCC − VBE ) − (1 + β)(Rc + Re)ICBO + (1 + β)ICBO = Rb + (1 + β)(Rc + Re) β(VCC − VBE ) + (1 + β)Rb ICBO + (1 + β)(Rc + Re)ICBO = = Rc + (1 + β)(Rc + Re) β(VCC − VBE ) + (1 + β)[Rb + (Rc + Re)]ICBO = Rb + (1 + β)(Rc + Re ) IC =β Ricordando che β= α 1−α : IC = α(VCC − VBE ) [(Rc + Re) + Rb ]ICBO + (Rc + Re) + (1 − α)Rb (Rc + Re) + (1 − α)Rb Dalla conoscenza di IB e di IC si ricava IE e l’analisi del circuito è conclusa. 32 I coefficienti di stabilità possono essere ottenuti derivando l’espressione trovata di IC : Sα = SI = (Rc + Re ) + Rb (Rc + Re) + (1 − α)Rb SV = −α (Rc + Re) + (1 − α)Rb (Rc + Rb + Re)(VCC − VBE + ICBO Rb ) [(Rc + Re) + (1 − α)Rb ]2 Soluzioni ottenute con Mathematica I.4 . IIC=alpha*(VCC-VBE)/(Rc+Re+(1-alpha)*Rb)+ (Rc+Re+Rb)*ICBO/(Rc+Re+(1-alpha)*Rb) D[IIC,alpha]; Simplify[%] {(Rb+Rc+Re)(ICBO Rb- VBE+VCC)}/(Rb-alpha Rb+Rc+Re)^2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 33 Esercizio I.12 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi del circuito in continua mediante il circuito equivalente in continua del transistor e ricavare i coefficienti di stabilità del circuito. figura I 5.2 Notiamo dal circuito di figura I 5.2 d) che la corrente circolante attraverso il generatore VBE e quindi nella maglia è IB , che può essere ricavata dalla applicazione della seconda legge di Kirchhoff alla maglia: VCC = IB [Rb + (1 + β)(Rc + Re)] + (1 + β)(Rc + Re )ICBO + VBE quindi: IB = (VCC − VBE ) − (1 + β)(Rc + Re)ICBO Rb + (1 + β)(Rc + Re) Da quest’ultima relazione possiamo procedere come nell’esercizio precedente. 34 I6 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor VIa polarizzazione EC 35 Esercizio I.13 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi in continua del circuito e ricavarne i coefficienti di stabilità. figura I 6.1 Osserviamo la maglia che contiene i resistori Rc , Rb , Re e quella contenente scrivere le due relazioni alle maglie in un sistema: R2 , Re . Possiamo VCC = Rc(IC + I1 ) + Rb I1 + VBE + Re IE V BE + Re IE = −R2 (I1 − IB ) VCC = RC [βIB + (1 + β)ICBO ] + RcI1 + Rb I1 + VBE + Re[βIB + (1 + β)ICBO ] V BE + Re [βIB + (1 + β)ICBO ] = −R2 (I1 − IB ) VCC − (RC + Re )(1 + β)ICBO − VBE = RcβIb + ReIB + ReβIB + (Rc + Rb )I1 + Re [βIB + (1 + β)ICBO ] −V BE + Re (1 + β)ICBO = Re IB + Re βIB + R2 IB + R2 I1 (VCC − VBE ) − (RC + Re)(1 + β)ICBO = [βRc + (1 + β)Re ]IB + (Rc + Rb )I1 −V BE − Re (1 + β)ICBO = [(1 + β)Re + R2 ]IB + R2 I1 [(VCC − VBE ) − (RC + Re)(1 + β)ICBO ] [−VBE − Re(1 + β)ICBO ] = [βRc + (1 + β)Re ] [Rc + Rb ] [(1 + β)Re + R2 ] [−R2 ] Risolvendo il sistema per IB si ricava: IB 36 [(VCC − VBE ) − (RC + Re)(1 + β)ICBO ] [−VBE − Re(1 + β)ICBO ] = [βRc + (1 + β)Re ] [Rc + Rb ] [(1 + β)Re + R2 ] [−R2 ] [Rc + Rb ] [−R2 ] IB I1 IB = VCC R2 − VBE (Rb + Rc + R2 ) − (1 + β)[Re (Rb + Rc + R2 ) + Rc R2 ] (Rb + Rc)R2 + (1 + β)Re (Rb + Rc + R2 ) + βRc R2 Ricordando che IC IC = = βIB + (1 + β)ICBO β[VCC R2 − VBE (Rb + Rc + R2 )] + (1 + β)[(Rb + Rc)R2 + Re(Rb + Rc + R2 )]ICBO R2 (Rb + Rc ) + Re(1 + β)(Rb + Rc + R2 ) + βRc R2 α β = 1−α : α VCC − VBE 1 + Ricordando che IC = c + ICBO Rb Re 1 + RbR+R + R + R b c 2 Rb +Rc Re 1 + R2 + Rc + Rb (1 − α) Rb +Rc R2 Risolvendo il sistema per I1 possiamo ricavare la corrente I2 = I1 − IB e la corrente che attraversa Rc e che vale IC + I1 . Dalla conoscenza di IB e di IC si ricava IE e l’analisi del circuito è conclusa. I coefficienti di stabilità possono essere ottenuti derivando l’espressione trovata di IC : . SI = ∂IC ∂ICBO . ∂IC SV = ∂VBE c Rb + Rc + Re 1 + RbR+R 2 = Rb +Rc Rb Rc + Re 1 + R2 + (1+β) β c − 1+β 1 + RbR+R 2 = Rb +Rc Rb Rc + Re 1 + R2 + (1+β) (I 6.1) (I 6.2) Rb +Rc Rb +Rc V − V 1 + + I R R 1 + + R + R CC BE CBO b e b c R2 R2 . ∂IC = Sα = 2 ∂α c Re 1 + RbR+R + R + R (1 − α) c b 2 (I 6.3) Soluzioni ottenute con Mathematica I.5 . Solve [{-Vbe-(bet+1)*Re*Icbo==-R2*i1 +(R2+(bet+1)*Re)*i2, Vcc-Vbe-(bet+1)*Icbo*(Re+Rc)==(Rc+Rb)*i1+((bet+1)*Re+bet*Rc) *i2}, {i1,i2}] ib=i2/.% ic=(bet+1)*Icbo+bet*%; D[%,Icbo] Together[%]; Simplify[%] {((1 + bet) (Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2)) / (Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 37 bet Rc R2 + Re R2 + bet Re R2)} D[ic,Vbe]; Together[%]; Simplify[%] {-((bet (Rb + Rc + R2)) / (Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + bet Rc R2 + Re R2 + bet Re R2))} D[ic,alpha]; Together[%]; Simplify[%] {((Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2) (Icbo Rb R2 - Rb Vbe - Rc Vbe - R2 Vbe + R2 Vcc)) / (-(Rb Re) - Rc Re - Rb R2 + alpha Rb R2 - Rc R2 - Re R2))**2} 38 Esercizio I.14 Analizzare la polarizzazione o meglio eseguire un’analisi del circuito in continua mediante il circuito equivalente in continua del transistor e ricavare i coefficienti di stabilità del circuito. figura I 6.2 Il problema ci fornisce il destro per un ulteriore esercizio sulla trasformazione dei generatori nei circuiti in continua. La figura I 6.2 a) mostra il circuito equivalente in dc del circuito di partenza, dopo la sostituzione del circuito equivalente in dc del transistor. Si cerca poi di semplificare il circuito trasformandolo in un circuito equivalente dal quale si possa ricavare o la corrente IB o una corrente dalla quale quest’ultima possa essere ricavata, per esempio la IE = IB + IC = (1 + β)(IB + ICBO ). A tale scopo passiamo al circuito equivalente di figura I 6.2 b) nel quale si è trasportato il generatore di tensione VBE nei due rami adiacenti. Si noti a questo punto che nel ramo contenente Rc sono inefficaci per l’intero circuito sia Rc sia VBE 7 e che quindi possono essere soppressi. Il circuito equivalente (rispetto alla corrente IE (che attraversa il resistore Re )) diviene dunque quello di figuraI 6.2 c) nel quale il generatore di corrente I ∗ è stato trasformato nel generatore di tensione R1 I ∗ . Quest’ultimo può essere più convenientemente disegnato come in figura I 6.2 d). Da questo possiamo ricavare la IE = I2 . Ricordando che I ∗ = βIB + (1 + β)ICBO , che IE = I2 , si ricava che: 7 vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. Altri esercizi sulla trasformazione dei generatori sono riportati per comodità alla fine del Gruppo I. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 39 I2 = IE = IB + IC = (1 + β)(IB + ICBO ) IB = I2 (1 + β)ICBO − (1 + β) (1 + β) I∗ = βI2 + ICBO (1 + β) Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant: ∗ VCC + Rb I VCC + Rb I ∗ − VBE = [Rb + Rb + R2 ] [Rc + Rb ] [Rc + Rb ] [Rc + Rb + Re ] I1 I2 Sostituendo I ∗ : βRb VCC + Rb ICBO = (Rb + R2 )I1 + (Rb − (1 + β) )I2 βRb VCC + Rb ICBO − VBE = (Rb )I1 + (Rb − + Re)I2 (1 + β) Risolvendo il nuovo sistema: VCC + Rb ICBO VCC + Rb ICBO − VBE = [Rb + Rb + R2 ] [Rc + Rb − [Rc + Rb ] βRb 1+β ] [Rc + Rb + Re ] I1 I2 possiamo ricavare I2 : I2 [Rc + Rb + R2 ] [VCC + Rb ICBO ] [R + Rb ] [VCC + Rb ICBO − VBE ] c = [R + R + R ] [R + R − βRb ] b b 2 c b 1+β [Rc + Rb ] [Rc + Rb + Re] e quindi IB : IB = VCC R2 − VBE (Rb + Rc + R2 ) − (1 + β)[Re(Rb + Rc + R2 ) + RcR2 ] (Rb + Rc )R2 + (1 + β)Re (Rb + Rc + R2 ) + βRc R2 Conosciamo a questo punto IB , IC , IE . Notiamo poi dalla figura I 3.2 d) che il ramo R2 è un ramo di coalbero, quindi I1 è la corrente reale che passa su R2 . La corrente IRb sir resistore Rb si può calcolare mediante la IRb = IB + I1 . L’analisi in continua del circuito si può quindi considerare completa. Per quanto riguarda poi i coefficienti di stabilità, da questo punto in poi possiamo procedere come nell’esercizio precedente. Soluzioni ottenute con Mathematica I.6 . 40 Solve [{Vcc+Rb*Icbo==(Rb+Rc+R2)*i1 +(Rb+Rc-Rb*bet/(bet+1))*i2, Vcc-Vbe+Icbo*Rb==(Rc+Rb)*i1+(-Rb*bet/(bet+1)+Rb+Re+Rc) *i2}, {i1,i2}]; ib=i2/(bet+1)-Icbo/.%; ic=(bet+1)*Icbo+bet*%; D[%,Icbo]; Together[%]; Simplify[%] (1 + bet) (Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2) / Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + bet Rc R2 + Re R2 + bet Re R2 D[ic,Vbe]; Together[%]; Simplify[%] bet (Rb + Rc + R2)/ (Rb Re + bet Rb Re + Rc Re + bet Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + bet Rc R2 + Re R2 + bet Re R2) bet=alpha/(1-alpha); ic; Together[%]; Simplify[%] {(-(Icbo Rb Re) - Icbo Rc Re - Icbo Rb R2 - Icbo Rc R2 - Icbo Re R2 + alpha Rb Vbe + alpha Rc Vbe + alpha R2 Vbe - alpha R2 Vcc)/ (-(Rb Re) - Rc Re - Rb R2 + alpha Rb R2 - Rc R2 - Re R2)} D[ic,alpha]; Together[%]; Simplify[%] { (Rb Re + Rc Re + Rb R2 + Rc R2 + Re R2) (Icbo Rb R2 - Rb Vbe - Rc Vbe - R2 Vbe + R2 Vcc)} / (-(Rb Re) - Rc Re - Rb R2 + alpha Rb R2 - Rc R2 - Re M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 41 Esercizio I.15 Dimostrare l’equivalenza in figura: figura I 6.3 Esercizio I.16 42 Dimostrare l’equivalenza in figura: figura I 6.4 L’equivalenza consegue da quella dell’esercizio precedente. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 43 Esercizio I.17 Dimostrare l’equivalenza in figura: figura I 6.5 44 Esercizio I.18 Tramite le trasformazioni viste sopra, un ramo di una rete qualunque, che consista in un unico generatore ideale di corrente o di tensione, può essere eliminato dalla rete mediante le trasformazioni: figura I 6.6 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 45 Esercizio I.19 Dimostrare l’equivalenza dei due circuiti in figura rispetto alla corrente figura I 6.7 La corrente I nel primo circuito vale: I= V1 I ∗R V1 + I ∗ R + = R1 + R R1 + R R1 + R La corrente nella maglia del secondo circuito vale: I= 46 V1 + I ∗ R R1 + R I. Gruppo II Modelli circuitali del transistor Argomento di questo II Gruppo di esercizi sono i circuiti equivalenti più usati dei transistor e le relazioni tra i loro parametri. 47 48 II 1 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Modelli in EC 49 Esercizio II.1 Partendo dal modello a “T” del transistore in connessione a base comune, costruire un modello a “T” nella connessione ad emettitore comune del tipo in figura II 1.1, nella quale compaiono, in a) il circuito completo e in b) quello ai piccoli segnali e nella quale il simbolo a è stato sostituito dal simblo α. figura II 1.1 Prendiamo in considerazione per ora il circuito ai piccoli segnali. Riscrivendo il circuito in modo da avere l’ingresso in base, otteniamo il circuito in figura II 1.2: 50 figura II 1.2 figura II 1.3 nel quale però la corrente d’uscita è ancora espressa in funzione di ie e non della nuova corrente d’ingresso ib . Cerchiamo allora di esprimere ic in funzione di ib . A tale proposito consideriamo il ramo di collettore del circuito segnato nella figura II 1.2. Questo, attraverso le equivalenze circuitali di figura II 1.3 può essere sostituito dall’ultimo circuito in figura. Definendo ora: β= α 1−α (II 1.1) da quest’ultima si deduce che: α= β , 1+β 1 = (1 + β) 1−α (II 1.2) Si può scrivere allora che: M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 51 α ib = βib (1 − α) rc rc (1 − α) = = rd (1 + β) Tenendo conto anche dei parametri in continua del circuito, ricordando che iC e che iE = iB + iC , possiamo scrivere che: iC = = αiE + ICBO α 1 iB + ICBO 1−α 1−α iC = βiB + (1 + β)ICBO (II 1.3) figura II 1.4 Il circuito di figura II 1.2, completato degli elementi in continua Vγ 1 e ICBO si trasforma in quello equivalente di figura II 1.4. I legami tra i suoi parametri ai piccoli segnali (parametri differenziali) e quelli del suo circuito equivalente in base comune di figura II 1.2 sono: re rb rc rd = 1 + β α β= 1−α tabella II 1.1 1 vedi 52 esercizio I.1. Esercizio II.2 Trovare le relazioni che legano i parametri circuitali del modello a T ai parametri H del modello ibrido di un transistor in connessione EC . Ci si riferisce, (vedi figura), al caso di un transistore P N P , ma identici risultati si possono ottenere con un transistore N P N del transistor in emettitore comune con quelli del modello equivalente ibrido in emettitore comune. figura II 1.5 A tale scopo basta ricordare le definizioni dei singoli parametri h e calcolare le stesse grandezze per il circuito equivalente a T . . v1 hie = i1 v2=0 hie rd rd v1 vb 1 = = = −rb ib − re ib − reβib i1 v2 =0 −ib −ib re + rd re + rd re rd = rb + (1 + β) re + rd rb + (1 + β)re hfe . i2 = i1 v2 =0 hfe i2 ic 1 re rd = = =− −ib + βib i1 v2 =0 ib −ib re + rd re + rd = −re + βrd rd β re + rd re + rd β M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 53 figura II 1.6 . i2 hoe = v2 i1 =0 hoe = i2 −vc −1 =( ) = (re + rd )−1 v2 i1 =0 −ic rd−1 . v1 hre = v2 i1 =0 hre v1 ve re 1 re = = = −vc = v2 i1 =0 −vc (re + rd ) −vc re + rd re rd Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: hie h fe hre hoe rb + (β + 1)re β re rd 1 rd tabella II 1.2 54 Esercizio II.3 Raggruppare in una tabella le equazioni metri H a parametri T e viceversa, dei modelli in EC . hie hre hfe hoe re rd = rb + (β + 1) (re + rd ) re = (re + rd ) −re + βrd = (re + rd ) 1 = (re + rd ) re rb rd β esatte di trasformazione da para- hre hoe hie hoe − hre (1 + hfe ) = hoe 1 − hre = hoe hfe + hre =− hre − 1 = tabella II 1.3 Soluzioni ottenute con Mathematica II.1 . Solve [{ hi==rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd), hf==(-re+bet*rd)/(re+rd), ho==1/(re+rd), hr==re/(re+rd)}, {re,rb,rd,bet}] {rb->(hi ho -hr (1 + hf ))/ho, bet->(-hf - hr)/(hr - 1), re->hr/ho, rd->(1 - hr)/ho M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 55 Esercizio II.4 Trovare gli elementi della matrice quadripolare Z del dispositivo amplificatore partendo dal circuito equivalente a T in emettitore comune del transistore. Applicare un qualche algoritmo per controllare l’esattezza dei calcoli. figura II 1.7 Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant otteniamo: v1 v2 + βib rd = (rb + re) re re (re + rd ) ib ic v1 = (rb + re)i1 + rei2 v + βi r = r i + (r + r )i 2 b d e 1 e d 2 v1 = (rb + re)i1 + re i2 v = (r − βr )i + (r + r )i 2 e d 1 e d 2 v1 v2 = [Ze ] = z11 z12 z21 z22 (rb + re) i1 i2 re (re − βrd ) (re + rd ) Per controllare l’esattezza dei parametri z possiamo convertire la matrice Z nella equivalente matrice H 2 , ricordando che abbiamo già calcolato i parametri he in funzione dei parametri del circuito a T 3 . 2 vedi 3 vedi 56 M.Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. tabella II 1.2 ∆z z22 [H] = z21 − z22 hie = z12 z22 1 z22 (rb + re )(re + rd ) − re (re − βrd ) re(re − βrd ) = rb + re − (re + rd ) (re + rd ) = rb + (1 + β)re rd = rb + (1 + β)re re + rd = rb + re 1−α re re re + rd rd hre = hfe =− hoe = (re − βrd ) −βrd − β (re + rd ) (1 + β)rd 1 1 re + rd rd I parametri he ora calcolati coincidono con quelli della tabella II 1.2. Concludendo, la matrice Ze del transistor in emettitore comune è dunque la matrice: [Ze ] = (rb + re ) re (re − βrd ) (re + rd ) e la corrispondente rappresentazione circuitale è quella in figura: figura II 1.8 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 57 Esercizio II.5 Raggruppare in una tabella a parametri T e viceversa dei modelli in EC . z11 z12 z21 z22 = rb + re = re = re − βrd = re + rd le equazioni di trasformazione da parametri re r b rd β tabella II 1.4 Soluzioni ottenute con Mathematica II.2 . Solve [{ z11==rb+re, z12==re, z21==re+bet*rd, z22==re+rd}, {re,rb,rd,bet}] {{rb->z11-z12, bet->(z21-z12)/(z12-z22), rd->z22-z12, re->z12}} 58 = z12 = z11 − z12 = z22 − z12 = (z21 − z12 ) (z12 − z22 ) Z Esercizio II.6 Raggruppare in una tabella le equazioni esatte di trasformazione da metri Z a parametri H e viceversa dei modelli in EC . Nell’esercizio II.4 abbiamo già calcolato i parametri H in funzione dei parametri Z . parabasta eseguire ora la trasformazione inversa. z11 z12 z21 z22 hiehoe − hre hfe hoe hre = hoe hfe =− hoe 1 = hoe = hie hfe hre hoe z11 z22 − z12 z21 z22 z21 =− z22 z12 = z22 1 = z22 = tabella II 1.5 Soluzioni ottenute con Mathematica II.3 . Solve [{ z11==(hi*ho-hr*hf)/ho, z12==hr/ho, z21==-hf/ho, z22==1/ho}, {hi,hr,hf,ho}] {{hi ->(-(z12 z21) + z11 z22)/ z22, hr -> z12 /z22, hf->-z21/z22, ho->1/z22}} M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 59 Esercizio II.7 a Π. Derivare, dal circuito equivalente fisico del transistor, il circuito equivalente figura II 1.9 Considereremo il modello ai piccoli segnali, per semplicità. Quello completo si può ottenere facilmente da quello ai piccoli segnali aggiungendo i due componenti in continua ICBO e Vγ . Partendo dal modello fisico adattato per emettitore comune come in figura II 1.9 4 si ottiene, sostituendo IE , il circuito equivalente accanto: Applicando a quest’ultimo una nota proprietà delle reti 5 , si ottiene il circuito equivalente di figura II 1.10 a). Riapplicando a quest’ultimo la stessa proprietà, otteniamo il circuito equivalente accanto (b). 4 In figura si considera un transistore P N P . l’esercizio I.15, o vedi M. Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari. 5 vedi 60 figura II 1.10 Applicando ancora la proprietà sopraddetta 6 e imponendo la condizione semplificatrice: vcb vce 7 , il circuito può essere trasformato nel circuito equivalente di figura II 1.10 d). Aggiungendo ora tra base intrinseca e collettore un condensatore che rappresenti la capacità di transizione della giunzione (polarizzata inversamente) ed un condensatore tra base intrinseca e 7 ciò B. è possibile in quanto la resistenza nel ramo EB ( rα // r ) è molto minore della resistenza tra C e M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 61 collettore a tener conto della capacità di diffusione della giunzione (direttamente polarizzata), e compattando i simboli per i resistori, otteniamo finalmente il circuito equivalente a Π del transistore in emettitore comune, alle alte frequenze. Tale circuito equivalente è noto anche col nome di modello di Giacoletto-Johnson. Riscrivendo il circuito con simboli dei componenti più semplici e coincidenti con quelli della letteratura più comune 8 otteniamo quello di figura II 1.11 a). figura II 1.11 Notiamo che il circuito equivalente è valido sia alle basse che alle alte frequenze. Nel caso il transistor operi in bassa frequenza, ad esempio al di sotto del KHz , essendo il valore tipico della capacità di transizione Cµ pari ad alcuni pF, mentre quello della capacità di diffusione Cπ di un ordine di grandezza maggiore, le impedenze in giuoco sono dell’urdine del M Ω. A basse frequenze allora le due reattanze capacitive sono trascurabili e i condensatori nel modello relativo possono essere trascurati. Inoltre, se si suppone di poter trascurare la resistenza rµ , dell’ordine dei MΩ, come si vede dalla tabella di figura 9 , il circuito equivalente di Giacoletto-Johnson del transistor alle basse frequenze assume l’aspetto di figura II 1.11 b). 8 vedi 9λ 62 ad esempio J.Millman, A. Grabel, Microelectronics, NcGraw-Hill, 1987. = 2 ÷ 5 mentre rcc è dell’ordine dei MΩ, vedi M.Vascon, Dispositivi elettronici e Sistemi Analogici. II 2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Modelli in BC 63 Esercizio II.8 Trovare gli elementi della matrice quadripolare H del dispositivo amplificatore partendo dal circuito equivalente a T in base comune del transistore. Ci si riferisce, (vedi figura), al caso di un transistore P N P , ma identici risultati si possono ottenere con un transistore N P N . figura II 2.1 A tale scopo basta ricordare le definizioni dei singoli parametri h e calcolare le stesse grandezze per il circuito equivalente a T . . v1 hib = i1 v2 =0 hib hfb v1 ve 1 rc rc = = r i + r i − r ai e e b e b e i1 v2 =0 ie ie rb + rc rb + rc rb rc = re + (1 − a) rb + rc rb re + (1 − a)rb = re + (1 − α)rb = re + β +1 = . i2 = i1 v2 =0 hfb i2 −ic 1 rb rc a = = =− ie + ie i1 v2 =0 ie ie rb + rc rb + rc rb + arc arc =− − rb + rc rc −a −α 64 figura II 2.2 . i2 hob = v2 i1 =0 hob = i2 −vc −1 =( ) = (rb + rc )−1 v2 i1 =0 −ic rc−1 . v1 hrb = v2 i1 =0 hrb v1 ve 1 −vc rb rb = = = = v2 i1 =0 −vc −vc rc + rb rc + rb rb rc Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: hib re + (1 − α)rb h −α fb rb hrb rc 1 hob rc tabella II 2.1 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 65 Esercizio II.9 Raggruppare in una tabella le equazioni metri H a parametri T e viceversa, dei modelli in BC . hib hrb hfb hob rb rc = re + (1 − α) (rb + rc) rb = rb + rc rb + αrc =− rb + rc 1 = rb + rc rb re rd β hrb hob hib hob − hrb (1 + hfb ) = hob 1 − hrb = hob hfb + hrb = hrb − 1 = tabella II 2.2 Soluzioni ottenute con Mathematica II.4 . Solve [{ hi==re+(1-alfa)*rb*rc/(rb+rc), hf==-(rb+alfa*rc)/(rb+rc), ho==1/(rb+rc), hr==rb/(rb+rc)}, {re,rb,rd,alfa}] {{rb->hr/ho, re->(hi ho - hr (1+hf))/ho, rd->(1-hr)/ho, alfa->(hf + hr)/(hr-1)}} 66 esatte di trasformazione da para- Esercizio II.10 Trovare gli elementi della matrice quadripolare Z del dispositivo amplificatore partendo dal circuito equivalente a T in base comune del transistore. Applicare un qualche algoritmo per controllare l’esattezza dei calcoli. figura II 2.3 Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant otteniamo: v1 v2 + αie rc = (re + rb ) rb rb (rb + rc ) i1 i2 v1 = (re + rb )i1 + rb i2 v − αi r = r i + (r + r )i 2 1 c b 1 b c 2 v1 = (re + rb )i1 + rb i2 v = (r + αr )i + (r + r )i 2 b c 1 b c 2 v1 v2 = [Zb ] = M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor z11 z12 z21 z22 i1 i2 (re + rb ) rb (rb + αrc) (rb + rc ) 67 Per controllare l’esattezza dei parametri zb possiamo convertire la matrice Zb nella equivalente matrice Hb 10 , ricordando che abbiamo già calcolato 11 i parametri hb in funzione dei parametri del circuito a T . ∆z z22 [H] = z21 − z22 hib = z12 z22 1 z22 (re + rb )(rb + rc) − rb (rb + αrc) rb (rb + αrc) = re + rb − (rb + rc ) (rb + rc ) = re + (1 − α)rb rc re + (1 − α)rb rb + rc rb rb rb + rc rc hrb = hfb =− hob = rb + αrc αrc − = −α rb + rc rc 1 1 rb + rc rc I parametri hb ora calcolati coincidono con quelli della tabella II 2.1. Concludendo, la matrice Zb del transistor in emettitore comune è dunque la matrice: [Zb ] = (re + rb ) rb (rb + αrc ) (rb + rc ) e la corrispondente rappresentazione circuitale è quella in figura: figura II 2.4 10 vedi 11 vedi 68 M.Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. tabella II 2.1. Esercizio II.11 Raggruppare in una tabella le a parametri T e viceversa dei modelli in BC . z11 z12 z21 z22 = rb + re = rb = rb − αrc = rb + rc equazioni di trasformazione da parametri re r b rc β Z = z11 − z12 = z12 = z22 − z12 = (z12 − z21 ) (z12 − z22 ) tabella II 2.3 Soluzioni ottenute con Mathematica II.5 . Solve [{ z11==rb+re, z12==rb, z21==rb+alfa*rc, z22==rb+rc}, {re,rb,rc,alfa}] {{re->z11-z12, rb->z12, rc->z22 - z12, alfa->(z12 - z21) / (z12 - z22)}} M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 69 Esercizio II.12 Raggruppare in una tabella le equazioni esatte di trasformazione da parametri Z a parametri H e viceversa dei modelli in BC . Nell’esercizio abbiamo già calcolato i parametri H in funzione dei parametri Z . basta eseguire ora la trasformazione inversa. z11 z12 z21 z22 hib hob − hrb hfb hob hrb = hob hfb =− hob 1 = hob = hib hfb hrb hoe z11 z22 − z12 z21 z22 z21 =− z22 z12 = z22 1 = z22 = tabella II 2.4 Soluzioni ottenute con Mathematica II.6 . Solve [{ z11==(hi*ho-hr*hf)/ho, z12==hr/ho, z21==-hf/ho, z22==1/ho}, {hi,hr,hf,ho}] {{hi->(-(z12 z21) + z11 z22)/ z22, hr-> z12 /z22, hf->-z21/z22, ho->1/z22 70 II 3 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Modelli in CC 71 Esercizio II.13 Trovare gli elementi della matrice quadripolare H del dispositivo amplificatore partendo dal circuito equivalente a T in collettore comune del transistore. Ci si riferisce, (vedi figura), al caso di un transistore P N P , ma identici risultati si possono ottenere con un transistore N P N . figura II 3.1 A tale scopo basta ricordare le definizioni dei singoli parametri h e calcolare le stesse grandezze per il circuito equivalente a T . . v1 hic = i1 v2 =0 hic v1 vb 1 rd rd = = −r i − r i − r βi b b d b d b i1 v2 =0 −ib −ib re + rd re + rd re rd = rb + (1 + β) re + rd = rb + (1 + β)re . i2 hfc = i1 v2 =0 hfc i2 ie 1 rd rd = = = ib + βib i1 v2 =0 −ib −ib re + rd re + rd =− rd + βrd rd −(1 + β) re + rd re + rd −(1 + β) 72 figura II 3.2 . i2 hoc = v2 i1 =0 hoc i2 ve = = ( )−1 v2 i1 =0 ie = (re + rd )−1 . v1 hrc = v2 i1 =0 hrc v1 vb rd = = = v2 i1 =0 ve re + rd 1 Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: hic hfc hrc hoc rb + (β + 1)re −(1 + β) 1 1 rd tabella II 3.1 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 73 Esercizio II.14 Raggruppare in una tabella le equazioni H a parametri T e viceversa, dei modelli in CC . esatte di trasformazione da para- metri hic h rc hfc hoc = rb + (β + 1) re rd (re + rd ) rd (re + rd ) (1 + β)rd =− (re + rd ) 1 = (re + rd ) = re rb rd β 1 − hrc hoc hic hoc + hfc (1 − hrc ) = hoc hrc = hoc (hfc + hrc ) =− hrc = tabella II 3.2 Soluzioni ottenute con Mathematica II.7 . Solve [{ hi==rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd), hf==-(rd+bet*rd)/(re+rd), ho==1/(re+rd), hr==rd/(re+rd)}, {re,rb,rd,bet}] {{re->(1 - hr) / ho, rb->(hf + hi ho - hf hr) / ho, rd->hr / ho, bet->-(hr + hf) / hr}} 74 Esercizio II.15 Trovare gli elementi della matrice quadripolare Z del dispositivo amplificatore partendo dal circuito equivalente a T in collettore comune del transistore. Applicare un qualche algoritmo per controllare l’esattezza dei calcoli. figura II 3.3 Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant otteniamo: v1 − βib rd v2 − βib rd = (rb + rd ) rd rd (re + rd ) ib −ie v1 − βib rd = (rb + rd )i1 + rd i2 v − βi r = r i + (r + r )i 2 1 d d 1 e d 2 v1 = (rb + (1 + β)rd )i1 + rd i2 v = ((β + 1)r )i + (r + r )i 2 d 1 e d 2 v1 v2 [Zc ] = = z11 z12 z21 z22 i1 i2 (rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd ) Per controllare l’esattezza dei parametri z possiamo convertire la matrice Zc nella equivalente matrice Hc 12 , ricordando che nel testo di teoria 13 abbiamo già calcolato i parametri hc in funzione dei parametri del circuito a T . 12 vedi 13 vedi M.Vascon, Elementi di teoria delle reti lineari, CLEUP, Padova, 1989. tabellaII 3.2. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 75 ∆z z22 [H] = z21 − z22 hic = z12 z22 1 z22 (rb + (1 + β)rd )(re + rd ) − rd (rd + βrd ) rd (1 + β)rd = rb + (1 + β)rd − (re + rd ) (re + rd ) = rb + (1 + β)rd re re + rd rb + (1 + β)re rd rd =1 re + rd rd hrc = hfc =− hoc = (1 + β)rd (1 + β)rd − = −(1 + β) re + rd rd 1 1 1 = re + rd re + rd rd I parametri hc ora calcolati coincidono con quelli della tabella II 3.2. Concludendo, la matrice Zc del transistor in emettitore comune è dunque la matrice: [Zc] = (rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd ) e la corrispondente rappresentazione circuitale è quella in figura: figura II 3.4 76 Esercizio II.16 Raggruppare in una tabella le a parametri T e viceversa dei modelli in CC . z11 z12 z21 z22 = rb + (1 + β)rd = rd = (1 + β)rd = re + rd equazioni di trasformazione da parametri re rb rd β Z = z22 − z12 = z11 − z21 = z12 = (z21 − z12 ) z12 tabella II 3.3 Soluzioni ottenute con Mathematica II.8 . Solve [{ z11==rb+(1+bet)*rd, z12==rd, z21==(1+bet)*rd, z22==re+rd}, {re,rb,rd,bet}] {{re->z22 - z12, rb->z11 - z21, rd->z12, bet->(z21 - z12) / z12}} M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 77 Esercizio II.17 Raggruppare in una tabella le equazioni esatte di trasformazione da parametri Z a parametri H e viceversa dei modelli in CC . Nell’esercizio abbiamo già calcolato i parametri H in funzione dei parametri Z . basta eseguire ora la trasformazione inversa. z11 z12 z21 z22 hichoc − hrc hfc hoc hrc = hoc hfc =− hoc 1 = hoc = hic hfc hrc hoc z11 z22 − z12 z21 z22 z21 =− z22 z12 = z22 1 = z22 = tabella II 3.4 Soluzioni ottenute con Mathematica II.9 . Solve [{ z11==(hi*ho-hr*hf)/ho, z12==hr/ho, z21==-hf/ho, z22==1/ho}, {hi,hr,hf,ho}] {{hi->(-(z12 z21) + z11 z22)/ z22, hr-> z12 /z22, hf ->-z21/z22, ho->1/z22}} 78 II 4 Trasformazioni dei parametri del transistor nelle tre connessioni M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 79 Esercizio II.18 Costruire una tabella che permetta la conversione, per un transistor prefissato, tra una qualsiasi quaterna di parametri H (in EC, BC, CC ) e le altre due. Supponiamo, per fissare le idee, di voler ricavare, nota la quaterna dei parametri le altre due: hxb e hxe (EC ), hxc 14 . • Si ricava intanto la quaterna dei parametri del circuito equivalente a configurazione in funzione dei parametri ibridi hxe . • Dalle tabelle poi che già sono state scritte per le configurazioni BC e CC del transistor, che permettevano di ricavare dalle quaterne dei parametri del circuito equivalente a T , quelle dei circuiti ibridi in quelle stesse configurazioni, possiamo ricavare gli hxb e gli hxc in funzione degli hxe . T nella medesima Non è difficile, con i tre programmi scritti in Mathematica che vengono sotto riportati, ottenere le relazioni esatte tra gli elementi delle varie quaterne. Queste sono sono riportate nella tabella dopo essere state opportunamente semplificate tenendo conto delle dimensioni delle variabili indipendenti consistenti nei parametri di un “transistore tipico”, anch’essi riportati nella tabella 15 . 14 Lo stesso ragionamento potrà essere seguito prendendo come nota qualsiasi delle altre due quaterne. vicini a quelli del transistore 2N 2222A. 15 sono 80 Conversioni in base comune B.C. hib hrb hfb hob E.C. C.C. hie 1 + hfe hie hoe − hre 1 + hfe hfe − 1 + hfe hoe 1 + hfe hic hfc hichoc hrc − 1 − hfc 1 + hfc − hfc hoc − hfc − T val. tip. re + (1 − α)rb 32Ω rb rc 5.9 × 10−4 −α −0.98 1 rc 1 1.3M Ω T val. tip. Conversioni in emettitore comune E.C. hie hre hfe hoe B.C. C.C. hib 1 + hfb hib hob − hrb 1 + hfb hfb − 1 + hfb hob 1 + hfb re rb + 1−α re (1 − α)rc α 1−α 1 (1 − α)rc hic 1 − hrc −(1 + hfc ) hoc 1650Ω 7 × 10−4 50 1 25KΩ Conversioni in collettore comune C.C. E.C. hic hie hrc 1 1 − hre hfc −(1 + hfe ) hoc hoe T E.C. B.C. T hib 1 + hfb hib hob 1 − hrb − 1 + hfb 1 − 1 + hfb hob 1 + hfb re rb + 1−α rd re + rd 1 − 1−α 1 (1 − α)rc val. tip. 1650Ω 1 −51 1 25KΩ Conversioni in circuito a T α rc re rb β B.C. hfe 1 + hfe 1 + hfe hoe hre hoe hre (1 + hfe ) hie − hoe hfe −hfb 1 − hrb hob hrb hib −(1 + hfb ) hob hrb hob hfb − 1 + hfb C.C 1 + hfc hfc hfc − hoc 1 − hrc hoc hfc (1 − hrc ) hic + hoc −(1 + hfc ) val. tip. 0.98 1.3M Ω 17.3Ω 750Ω 50 Soluzioni ottenute con Mathematica II.10 . TRANSISTOR -ECM.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 81 conversione tra parametri hxe e hxb,hxc (calcolo simbolico) Conversione circuito ibrido h(ec) -> circuito a T(ec) re=hre/hoe rb=hie-hre*(1+hfe)/hoe rc=(1+hfe)/hoe rd=rc/(1+hfe) alfa=hfe/(1+hfe) bet=alfa/(1-alfa); Trasformazione parametri hxe -> hxb hib=re+(1-alfa)*rb*rc/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] 2 2 hie hoe + hie hoe hre - hre - hfe hre --------------------------------------hoe (1 + hfe + hie hoe - hre - hfe hre) hfb=-(rb+alfa*rc)/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] -hfe - hie hoe + hre + hfe hre --------------------------------1 + hfe + hie hoe - hre - hfe hre hob=1/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] hoe --------------------------------1 + hfe + hie hoe - hre - hfe hre hrb=rb/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] hie hoe - hre - hfe hre --------------------------------1 + hfe + hie hoe - hre - hfe hre Trasformazione parametri hxe -> hxc 82 hic=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] 2 2 hie hoe + hie hoe hre - hre - hfe hre --------------------------------------hoe + hoe hre hfc=-(rd+bet*rd)/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] -1 - hfe -------1 + hre hoc=1/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hoe ------1 + hre hrc=rd/(re+rd); %====== Simplify[%] 1 ------1 + hre TRANSISTOR -BCconversione tra parametri hxb e hxe,hxc (calcolo simbolico) Conversione circuito ibrido h(ec) -> circuito a T(ec) re=(hib*hob-hrb-hrb*hfb)/hob hib hob - hrb - hfb hrb ----------------------hob rb=hrb/hob hrb --- M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 83 hob rc=(1-hrb)/hob 1 - hrb ------hob alfa=(hfb+hrb)/(-1+hrb) hfb + hrb ---------1 + hrb rd=rc*(1-alfa); Together[%]; Simplify[%] 1 + hfb ------hob bet=alfa/(1-alfa); Together[%]; Simplify[%] hfb + hrb -(---------) 1 + hfb Trasformazione parametri hxb -> hxe hie=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hib --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb hfe=(-re+bet*rd)/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hfb + hib hob - hfb hrb ----------------------------------1 - hfb - hib hob + hrb + hfb hrb hoe=1/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] 84 hob --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb hre=re/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hib hob - hrb - hfb hrb --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb Trasformazione parametri hxb -> hxc hic=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hib --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb hfc=-(rd+bet*rd)/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] -1 + hrb --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb hoc=1/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hob --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb hrc=rd/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] 1 + hfb --------------------------------1 + hfb + hib hob - hrb - hfb hrb TRANSISTOR M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor -CC- 85 conversione tra parametri hxc e hxe,hxb (calcolo simbolico) Conversione circuito ibrido h(cc) -> circuito a T(cc) re=(1-hrc)/hoc; rb=(hfc+hic*hoc-hfc*hrc)/hoc; rd=hrc/hoc; bet=-(hfc+hrc)/hrc; alfa=bet/(1+bet) rc=rd*(1+bet); Trasformazione parametri hxc -> hxe hie=rb+(1+bet)*re*rd/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hic hfe=(-re+bet*rd)/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] -1 - hfc hoe=1/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] hoc hre=re/(re+rd); Together[%]; Simplify[%] 1 - hrc Trasformazione parametri hxc -> hxb hib=re+(1-alfa)*rb*rc/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] hic ----------------hic hoc - hfc hrc hfb=-(rb+alfa*rc)/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] -(hic hoc) + hrc + hfc hrc 86 -------------------------hic hoc - hfc hrc hob=1/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] hoc ----------------hic hoc - hfc hrc hrb=rb/(rb+rc); Together[%]; Simplify[%] hfc + hic hoc - hfc hrc ----------------------hic hoc - hfc hrc M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 87 Esercizio II.19 Costruire una tabella che permetta la conversione, per un transistor prefissato, tra gli elementi della quaterna dei parametri del circuito equivalente a T e gli elementi di una qualsiasi quaterna di parametri H (in EC, BC, CC ). Possiamo pensare di connettere ad ogni terminale del transistor un generatore (veg , vbg , vcg ) e di riferire tutti i generatori a massa, come in figura. figura II 4.1 Una coppia di equazioni indipendenti alle maglie può essere la: vbg − veg = reie + rb ib vcg − veg = −βib rd + reie + rd ic (II 4.1) Supposti noti i parametri del circuito equivalente a T del transistor, nella II 4.1 compaiono sei variabili, (veg , vbg , vcg , ie , ib , ic ) e quindi i gradi di libertà del problema sono quattro. • Ponendo nella II 4.1 veg = 0 e ie = ib + ic i gradi di libertà si riducono a due e si possono ricavare vbe e ic in funzione di ib e vce . vbe = vbe (ib , vce) ic = ic (ib , vce ) Essendo le correnti e le tensioni ai terminali d’ingresso e d’uscita equiverse a quelle del circuito visto come un quadripolo, i fattori moltiplicativi di ib e vce (funzioni dei parametri del circuito equivalente a T del transistor), coincidono con i parametri ibridi del transistore in connessione emettitore comune. • Ponendo nella II 4.1 vcg = 0 e ic = ie − ib , i gradi di libertà si riducono a due e si possono ricavare vbc e ie in funzione di ib e vec . 88 vbc = vbc (ib , vec) ie = ic (ib , vec) Essendo le correnti e le tensioni ai terminali d’ingresso e d’uscita equiverse a quelle del circuito visto come un quadripolo, i fattori moltiplicativi di ib e vec (funzioni dei parametri del circuito equivalente a T del transistor), coincidono con i parametri ibridi del transistore in connessione collettore comune. • Ponendo nella II 4.1 vbg = 0 e ib = ie −ic i gradi di libertà si riducono a due e si possono ricavare veb ed ic in funzione di ie e vcb . veb = veb (ie , vcb ) ic = ic (ie , vcb ) Essendo le correnti e le tensioni ai terminali d’ingresso e d’uscita equiverse a quelle del circuito visto come un quadripolo, tranne che per ie che è contraversa alla corrente d’ingresso, i fattori moltiplicativi di vcb (funzioni dei parametri del circuito equivalente a T del transistor) coincidono con due dei parametri ibridi del transistore in connessione emettitore comune, quelli moltiplicativi di ie coincidono con gli opposti dei rimanenti. Non è difficile, con i tre programmi scritti in Mathematica che vengono sotto riportati, ottenere le relazioni esatte tra gli elementi delle varie quaterne. Soluzioni ottenute con Mathematica II.11 . CONVERSIONE T->H Conversione T->He Reset variabili Ve=. Vb=. Vc=. ie=. ic=. ib=. bet=. conversione ie=ic+ib; Solve[{Vb==re*ie+rb*ib, Vc==-bet*ib*rd+re*ie+rd*ic}, {Vb,ic}]; VVb=Vb/.%; iic=ic/.%%; Together[VVb]; Simplify[%]; Collect[%,{ib,Vc}] rb rd rb re rd re bet rd re {ib (------- + ------- + ------- + ---------) + rd + re rd + re rd + re rd + re re Vc -------} rd + re Together[iic]; Simplify[%]; Collect[%,{ib,Vc}] M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 89 bet rd re Vc {ib (------- - -------) + -------} rd + re rd + re rd + re Conversione T->Hc Reset variabili Ve=. Vb=. Vc=. ie=. ic=. ib=. bet=. conversione ic=ie-ib; Solve[{-Ve+Vb==re*ie+rb*ib, -Ve==-bet*ib*rd+re*ie+rd*ic}, {Vb,ie}]; VVb=Vb/.%; iie=ie/.%%; Together[VVb]; Simplify[%]; Collect[%,{ib,Ve}] rb rd rb re rd re bet rd re {ib (------- + ------- + ------- + ---------) + rd + re rd + re rd + re rd + re rd Ve -------} rd + re Together[iie]; Simplify[%]; Collect[%,{ib,Ve}] rd bet rd Ve {ib (------- + -------) - -------} rd + re rd + re rd + re Conversione T->Hb Reset variabili Ve=. Vb=. Vc=. ie=. ic=. ib=. conversione ib=ie-ic; Solve[{-Ve==re*ie+rb*ib, -Ve+Vc==-bet*ib*rd+re*ie+rd*ic}, {Ve,ic}]/.{bet->alfa/(1-alfa),rd->rc(1-alfa)}; VVe=Ve/.% ; iic=ic/.%% ; 90 Together[VVe]; Simplify[%]; Collect[%,{ie,Vc}] rb rc alfa rb rc rb re rc re {ie (-(-------) + ---------- - ------- - -------) + rb + rc rb + rc rb + rc rb + rc rb Vc -------} rb + rc Together[iic]; Simplify[%]; Collect[%,{ie,Vc}] rb alfa rc Vc {ie (------- + -------) + -------} rb + rc rb + rc rb + rc M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 91 Commento II.1 Riportiamo nella pagina seguente una tabella di conversione tra i gruppi di parametri di due qualunque rappresentazioni quadripolari. 92 Gruppo III Esercizi a carattere generale sul comportamento dei transistor 93 Esercizio III.1 Sia dato un circuito come in figura, nel quale la tensione VCC =10V, il transistor è un NPN 2N2222A (transistor al Si, con β 50, ICBO =10nA), la resistenza di carico Rc = 5K , la resistenza Re = 800Ω; polarizzare il transistor mediante i resistori R1 ed R2 in modo che la corrente di collettore sia, alla temperatura di lavoro di 25◦ C , all’incirca di 1mA e la stabilità SI sia minore di 5. Trovare poi il valore di IC alla temperatura di 75◦ C supponendo che a tale temperatura β = 70. figura III 0.2 IC è 1mA. Essendo Rc = 5K , VC risulta dover essere 5V . Ma dato che IE = IC + IB = IC + IβC − 1+β β ICBO IC , abbiamo su Re una caduta di tensione di 0.8V ed una tensione VCE , quindi, all’incirca di 4.2V . (Si noti che l’incremento di corrente IC tollerato dal circuito prima della saturazione del 4V 4 transistor è di circa R +R = 5.8K = 0.69mA. Se il circuito viene usato come amplificatore, c e La corrente la massima escursione della somma delle ampiezze dei segnali in tensione di collettore e di emettitore non potrebbe superare i 4V , pena la distorsione del segnale.) Perchè il transistor sia acceso, la tensione deve essere allora circa eguale a 1.4V . VBE deve essere almeno 0.6V . La tensione in base Ma la tensione VB è determinata dalle resistenze R1 , R2 e dalla corrente IB . Se quest’ultima è trascurabile rispetto alle correnti I1 e I2 , si può ragionevolmente pensare che la VB sia determinata esclusivamente dal partitore R1 − R2 . Tale circostanza si verifica se le due resistenze R1 ed R2 sono sufficientemente piccole da far sı̀ che le due correnti, I1 = I2 + IB e I2 = I1 − IB , possano essere molto maggiori di IB (che nel nostro caso è 20µA). Il condizionamento sulla scelta della coppia di resistenze, giustificato dal ragionamento pratico fatto sopra, viene imposto in modo analitico dalla condizione sul coefficiente di stabilità. Ricordiamo che SI può essere espressa dalla equazione III 0.2: . SI = 94 b (β + 1)(1 + R ∆IC (Rb + Re) Re ) = = Rb ∆ICBO Re + (1 − α)Rb (β + 1) + R e (III 0.2) Come appare dalla equazione III 0.2, il parametro SI dipende dalle resistenze Rb ed Re della rete di polarizzazione e dal parametro α (o β ) del transistor. Si vede inoltre che per Rb che tende a zero, SI tende ad 1, mentre per Re che tende a zero, SI tende a (1+β). Appare inoltre che, se la Rb tende a divenire eguale alla Re , la SI tende circa a 2 (se β è sufficientemente grande e nel nostro caso lo è). Una scelta dunque della coppia di resistenze tali che: VCC R2 1.4V R1 + R2 deve anche soddisfare alla condizione che Rb sia prossima ad Re . Una coppia di valori di resistenze che s’avvicini a queste condizioni può essere, ad esempio, (R1 = 8.5KΩ, R2 = 1.5KΩ). Con questi valori la tensione VB = 1.5V , in quanto la corrente 10 I1 I2 = RVCC +R = 10K = 1mA IB e Rb = 1.28KΩ. 1 2 Per calcolare la variazione della IC al passare della temperatura dai 25◦ C ai le espressioni dei tre coefficienti SI , SV , Sβ calcolati nell’esercizio I.6: Rb Re ) Rb Re 75◦ C , ricordiamo 2 · 103 2.43 824 (β + 1) + αSI 0.98 · 2.43 SV = − − −1.2 · 10−3 Rb + Re 2 · 103 IC25 1 · 10−3 Sβ = SI75 2.4 0.68 · 10−6 β25 (1 + β75 ) 50(1 + 70) SI25 = (β + 1)(1 + Nel passaggio da 25 a 75 gradi Celsius, ∆ICBO 20, quindi: = 320nA, ∆VBE = −50·2.5mV = −125mV, ∆β = ∆IC = IC75 − IC25 = SI ∆ICBO + SV ∆VBE + Sβ ∆β IC75 = IC25 + ∆IC = 1mA + 2.4 · 320nA + 1.2 · 10−3 · 125 · 10−3 + 0.68 · 10−6 · 20 = 1mA + 0.8µA + 0.14mA + 0.013mA = 1.15mA Nelle figure III 0.3 e III 0.4 viene riportata la simulazione del circuito progettato, ottenuta mediante il programma MICRO CAP III. Nella figura III 0.3 appaiono i valori riferiti alla temperatura di 25◦ C: • della tensione VCE 4.3V (tensione tra nodo 1 e nodo 3) e della potenza dissipata dal transistor PEC 4.2mW , IC 1mA. • della corrente IC • della tensione 1mA (tra i nod1 4-1) e della corrente IB VB 1.43V M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor (al nodo 5) e la tensione 28µA VE 0.8V (tra i nodi 5-2). (tra nodo 3 e massa). 95 figura III 0.3 figura III 0.4 Nella figura III 0.4 appaiono i valori delle stesse variabili riferite alla temperatura di 96 75◦C. Esercizio III.2 Studiare il funzionamento del circuito in figura III 0.5 nel transitorio che inizia dal momento in cui viene chiuso l’interruttore, supponendo il condensatore C inizialmente scarico, supponendo ICBO trascurabile e supponendo diretta la polarizzazzione VBE del transistor. Si chiede inoltre: • a) dopo quanto tempo dalla chiusura dell’interruttore si spegne il transistor. • b) l’andamento nel tempo della tensione corrente IE . VB , della tensione VE , della tensione VC , della figura III 0.5 Possiamo distinguere, nel tempo, tre fasi di funzionamento del circuito. Ia fase. Il condensatore, supposto scarico all’istante zero, alla chiusura dell’interruttore si trova con le due armature alla tensione VCC . Il transistore quindi in tale istante si trova ad avere una polarizzazione normale (la polarizzazione BE diretta, la polarizzazione CB inversa). Inizia cosı̀ un periodo in cui il transistore è acceso (e nella zona lineare), con una corrente di ∗ ∗ base IB (costante) fissata da VB , e di conseguenza con una corrente IC (pressochè costante) fissata dal β del transistor, come si vede in figura III 0.5 dalle caratteristiche d’uscita del dispositivo. Infatti, se si analizza la rete d’ingresso del transistor applicando il teorema di Thevenin al punto di Base, otteniamo (vedi figura III 0.6): VBB = VBE + Rb IB + RE IB + RE IC (III 0.3) dove IC per l’ipotesi fatta (ICBO = 0) vale βIB . Dalla retta di carico alle caratteristiche d’ingresso appare come, per un’ampia variazione di VCE , IB rimanga pressochè costante. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 97 figura III 0.6 ∗ Il condensatore in questa fase dunque si scarica a corrente costante IC ; la tensione VC (t) ai I∗ capi del condensatore risulta quindi una funzione lineare del tempo, del tipo VC (t) = CC t. L’equazione che in questa prima fase descrive il funzionamento nel tempo del circuito (ponendo la condizione IE IC ) è la: ∗ VCC =VCE + RE IC + vC (t) I∗ ∗ =VCE + RE IC + C t C t ∗ =VCB + VBE + IC (RE + ) C essendo (III 0.4) VCE = VCB − VBE . In questa prima fase la tensione VC cala linearmente nel tempo fino a tendere al valore di (che in questa fase rimane costante). VB , Quando la tensione VC tende a diventare eguale alla VB (VCB → 0), il transistore inizia a spegnersi, in quanto la sua polarizzazione alla giunzione CB tende a diventare diretta (vedi caratteristiche in figura III 0.7), quindi la corrente IC inizia a diminuire. IIa fase. 98 figura III 0.7 Da questo istante t∗ in poi, tempo che può essere valutato annullando VCB nell’ultima relazione scritta (III 0.4), quindi dall’equazione: ∗ VCC = VBE + IC (RE + t∗ ) C (III 0.5) ∗ la corrente IC non è più costante ed eguale a IC , la tensione di collettore VC non decresce più linearmente nel tempo, le caratteristiche di linearità del transistor vengono meno. Infatti ∗ il punto di lavoro in questa fase abbandona il tratto lineare della caratteristica relativa a IB , ∗ come si vede dalla figura III 0.5. Il tempo t può essere valutato dalla: t∗ = ∗ VCC − VBE − RE IC C ∗ IC (III 0.6) Il processo di scarica (ora non più lineare) della tensione di collettore prosegue sinchè non si annulla. VCE IIIa fase. In questa terza fase, nella quale VCE = 0, il transistor cessa le sue funzioni come tale, ed inizia a funzionare come diodo alla giunzione BE che rimane direttamente polarizzata. Si noti però che la corrente che attraversa il diodo BE e che scorre lungo la resistenza RE in questa terza fase è più piccola di quella che scorreva nella prima fase. Infatti se si pensa alle caratteristiche d’ingresso del transistore nella connessione EC la curva che descrive l’andamento della corrente sulla RE in questa terza fase è quella relativa al parametro VCE = 0 delle caratteristiche d’ingresso (vedi figura III 0.7). Questa corrente, pur essendo più piccola della corrente IE nella prima fase, è molto più alta della corrente IB nella fase di funzionamento come transistor. Infatti, ricordando che in questa fase la IC = 0, la relazione III 0.3 diviene: VBB = VCE + Rb IB + RE IB V BB dalla quale possiamo ricavare la retta di carico dalle intercette (VBB , ( R +R )), vedi figura III b E 0.6. Essendo VCE = 0 si vede come il punto di lavoro imponga una IB molto maggiore di quella della I a fase. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 99 La risposta alla domanda a) è stata data. La risposta alle domande b) può essere data dalle curve di simulazione del circuito mediante un CAD elettronico analogico come il programma MICRO-CAP III. Naturalmente per far questo non potremo più rimanere nell’ambito del calcolo simbolico, ma dovremo dare valori numerici ai componenti del circuito. Ad esempio, utilizzando un transistor del tipo 2N 3501 e ponendo: VCC = 10V, R1 = 8KΩ, R2 = 2KΩ, RE = 1KΩ, C = 1nF (III 0.7) Il circuito dello schematic editor del MICRO-CAP III è quello di figura III 0.13 nella quale i resistori a basso valore (1Ω) servono al CAD in quanto, per valutare la corrente tra due nodi, occorre che vi sia un resistore che li connetta. I numeri prograssivi dall’1 al 7 indicano i numeri assegnati da MICRO-CAP III ai nodi del circuito (0 è assegnato al nodo di massa). Questi vengono anche usati per indicare le ordinate, nei grafici prodotti: tensioni (1 V ad esempio indica tensione, in Volt, al nodo 1) e correnti (7-2U ad esempio indica corrente, in µA tra i nodi 7 e 2). figura III 0.8 Nella figura III 0.8 viene mostrato l’andamento nel tempo delle tensioni e correnti più significative del circuito ottenute usando il modulo per i transitori di MICRO-CAP III. Il tempo di monitoraggio è di 10µs oltre i quali, (fase III), i valori delle variabili sono già giunti al loro limite assintotico. Dai grafici si può intanto dare una prima valutazione della durata temporale della I a fase; t∗ può essere stimato intorno ai 6µs, tempo in effetti concordante con quello che si può calcolare dalla: 100 ∗ VCC − VBE − IC RE C ∗ IC 10 − 0.6 − 1.3 · 10−3 · 103 −9 = 10 1.3 · 10−3 = 6.3µs t∗ = M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor (III 0.8) 101 figura III 0.9 Nella figura III 0.9 viene riportata, in basso, la rappresentazione espansa di tipo oscillografico della finestra scelta nel primo grafico. Si noti che: • dal grafico si può determinare con esattezza t∗ , vedi il tempo relativo al primo cursore. • per tutto il tempo t∗ la tensione • la seconda fase, nella quale il punto di lavoro del transistor percorre il tratto di caratteristica che va dal punto P ∗ al punto origine degli assi (vedi figura III 0.5) dura circa 2µs. • nella terza fase VC diviene costante e vale 0.544V. Di conseguenza VCE = 0.082. 102 VE rimane costante (1.280V). 0.626V, cosı̀ pure VE diviene costante e vale figura III 0.10 Nella figura III 0.10 che riporta il monitor del secondo grafico (VB (t) e VE (t)) si noti come: • la tensione VB nella prima fase sia costante e valga e valga 1.308V, la tensione VBE valga 0.617V. • nelle tre fasi la tensione VBE rimanga sempre pressochè costante. Ciò è dovuto al fatto che la giunzione BE rimane attiva in tutte e tre le fasi. • la tensione VB e la tensione VE nella terza fase sono più basse che nella prima. La tensione VB infatti rimane fissata dal partitore sinchè la corrente di base del transistor (prima fase) rimane piccola rispetto alle correnti che scorrono nei resistori del partitore ( 50µA come si vede dalla figura III 0.11). Quando si entra nella fase terza la corrente che fluisce tra la base e l’emettitore del transistor è la corrente di un diodo (BE ) 1.925V, la tensione VE sia costante direttamente polarizzato (il transistor è spento, quindi non è più una corrente di base), quindi molto più grande, dell’ordine di grandezza delle correnti dei resistori di partitore ( 0.5mA come si vede dalla figura III 0.11). M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 103 figura III 0.11 Nella figura III 0.11 che riporta il monitor del terzo grafico (IB (t) e IE (t)) si noti che: • come già è stato detto IB nella prima fase è la corrente di base di un transistor normalmente polarizzato, nella terza fase è la corrente di un diodo direttamente polarizzato. • la corrente IE , corrente che scorre nel resistore RE , è nella prima fase la corrente di emettitore del transistor normalmente polarizzato (eguale alla corrente di base più la corrente di collettore), nella seconda fase la corrente del diodo BE direttamente polarizzato, o meglio la corrente IB del transistor sotto la condizione VCE = 0 (di molto maggiore di quella nella fase precedente, vedi caratteristiche d’ingresso del transistore in figura III 0.6). 104 figura III 0.12 Nella figura che riporta il monitor del quarto grafico che mette a confronto IE (t) e IC (t) si noti che: • mentre IE come abbiamo visto cala, cambiando di ruolo, al passaggio dalla prima alla seconda fase, • la IC si annulla nella terza fase, passando da un valore di mente zero. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 1.3mA ad un valore pratica- 105 figura III 0.13 106 Gruppo IV Circuiti amplificatori Argomento di questo IV Gruppo di esercizi sono gli amplificatori a transistor nelle tre connessioni. 107 108 IV 1 Amplificatori in EC 1 1 Per un confronto tra le proprietà degli amplificatori a transistor nelle tre connessioni si veda l’esercizio IV.24. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 109 Esercizio IV.1 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor in connessione EC in figura mediante il circuito equivalente a T : figura IV 1.1 Applicando il metodo delle maglie al circuito equivalente in figura IV 1.1 ed utilizzando la matrice di Stigant otteniamo: v1 (rb + re) re = βib rd re (re + rd + RL) v1 =(rb + re )i1 + rei2 βi1 rd =re i1 + (re + rd + RL )i2 v1 =(rb + re)i1 + re i2 0=(−βrd + re )i1 + (re + rd + RL)i2 v1 (rb + re) +re = 0 (−βrd + re ) (re + rd + RL ) i1 i2 i1 i2 (IV 1.1) Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: i1 = v1 re 0 (re + rd + RL) (rb + re ) re (−βrd + re) (re + rd + RL ) v1 (re + rd + RL) = (r + r )(r b e e + rd + RL ) − re (−βrd + re ) i2 = (rb + re ) v1 (−βrd + re) 0 (ri + re ) re (−βrd + re) (re + rd + RL ) −v1 (−βrd + re ) = (r + r )(r + rd + RL ) − re(−βrd + re ) b e e 110 . i2 AI = i1 =− ∆ βrd − re v1 [re − βrd ] = ∆ v1 ([re + rd ] + RL) re + rd + R L βrd rd + R L l’ultima relazione potendosi scrivere dato che re rd . Se poi RL rd , AI β Dal momento che: i1 = . v1 ZI = i1 = v1 (RL + rd + re ) (rb + re )(RL + rd + re) − re (re − βrd ) [rb + re](RL + [rd + re ]) − [re][re − βrd ] = (RL + [rd + re]) = rb + re − re(re − βrd ) = (RL + rd + re ) = rb + re 1 − = rb + re re − βrd (RL + rd + re) = re + rd + βrd re + (β + 1)rd = rb + re = (RL + rd + re) (RL + rd + re ) re (1+β)rd L + re +R rd 1+ = rb + re (β + 1) 1 = rb + re (β + 1) l’approssimazione essendo vera se . v2 AV = v1 R L + re rd =− RL i2 −[−βrd + re ] = −RL v1 [rb + re](RL + [rd + re ]) − [re][re − βrd ] − RL β (rb + re )(1 + RrdL ) + βre l’ultima relazione potendosi scrivere dato che − Rr L . re rd . Se poi R L rd e rb βre , AV e Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, e riferendoci alla figura IV 1.2: M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 111 figura IV 1.2 applicando il metodo delle maglie al circuito equivalente in figura IV 1.2 ed utilizzando la matrice di Stigant otteniamo: 0 vo + βib rd i2o = 0 vo (Rs + rb + re) = re (Rs + rb + re) = (−βrd + re ) (Rs + rb + re ) 0 (−βrd + re) vo (Rs + rb + re) re (−βrd + re ) (re + rd ) . vo ZO = = i2o re (re + rd ) +re (re + rd ) i1o i2o i1o i2o (IV 1.2) −vo (−βrd + re ) = (R + r + r s b e )(re + rd ) − re (−βrd + re ) (Rs + [rb + re])[re + rd ] − [re][−βrd + re ] [−βrd + re] re − βrd βre rd rd + (Rs + rb + re R s + rb + re β rd 1 + b 1 + Rsr+r e re + rd − l’ultima semplificazione potendosi fare se re rd . Raggruppiamo i parametri cercati nella tabella: 112 βrd − re βrd AI = r + r + R r e d L d + RL [rb + re ](RL + [rd + re]) − [re][re − βrd ] 1 rb + re (β + 1) ZI = r L (RL + [rd + re ]) 1 + e +R r d RL β −[−βrd + re ] AV =−RL − [r + r ](R + [r + r ]) − [r ][r − βr ] (r + r )(1 + RrdL ) + βre b e L d e e e d b e (Rs + [rb + re ])[re + rd ] − [re][−βrd + re] β rd 1 + ZO = [−βrd + re ] 1 + Rsr+rb e tabella IV 1.1 Commento IV.1 Il circuito di figura è il circuito equivalente a T del transistore in EC, (qui caricato con RL ed alimentato dal generatore reale (vs , Rs )), che ci ha permesso di ricavare il circuito equivalente Z dell’esercizio II.4. Commento IV.2 AI , ZI , AV , sono stati calcolati considerando come tensione d’ingresso la tensione v1 (tensione effettiva all’ingresso dell’amplificatore). Volendo calcolare i parametri rispetto al valore vs del generatore ideale basta sostituire nel sistema IV 1.1 al posto del termine rb + re il termine rb + re + Rs Commento IV.3 Le semplificazioni in tabella IV 1.1 sono valide nell’ipotesi che sia re rd . M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 113 Esercizio IV.2 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor ad emettitore comune in figura, dati i parametri ibridi H del transistor. figura IV 1.3 Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito osservando il circuito di figura IV 1.3. Se si procede senza seguire alcun metodo sistematico, conviene calcolare per primo il parametro AI , perchè da questo potremo ricavare ZI e AV . . i2 AI = i1 AI = i2 1 hfe i1 1 hfe = = i1 i1 hoe ( h1 + RL) (1 + hoe RL) oe . v1 ZI = i1 v1 1 1 1 ZI = = (hie i1 + hre v2 ) = (hie i1 + hre (−AI i1 RL )) = i1 i1 i1 i1 hre hfe RL =hie − 1 + hoe RL hfe i1 hiei1 − hre (1 + hoe RL) . v2 AV = v1 v2 RLi2 RLAI i1 RLAI i1 =− =− =− v1 v1 v1 ZI i1 RL hfe (1 + hoe RL ) hfe RL =− =− (1 + hoe RL) hie(1 + hoe RL) − hre hfe RL hie (1 + hoe RL) − hre hfe RL AV = L’impedenza d’uscita invece può essere calcolata rapidamente dalla sua definizione e dalla figura (nella quale per pulizia del disegno non vengono indicati i pedici e dei parametri h): 114 figura IV 1.4 . vo ZO = io ZO = 1 hoe − hfe hre Rs +h ie = (hoe − hre hfe −1 ) hie + Rs Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: hfe AI = 1 + hoe RL ZI =hie − RL hre AI −AI AV =RL ZI 1 ZO = hfe hoe − hre Rs +h ie tabella IV 1.2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 115 Esercizio IV.3 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor ad emettitore comune in figura dati i parametri ibridi H del transistor, usando il metodo delle maglie. figura IV 1.5 Nelle figure e nel simbolismo di questo esercizio, non viene specificato il secondo pedice (e) dei parametri H per la ragione che vedremo nel commento alla fine dell’esercizio. Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 1.5 dopo aver trasformato il generatore di corrente d’uscita nel generatore di tensione equivalente (hf i1 )/ho . Utilizzando la matrice di Stigant: 0 v1 − hr v2 hi i1 = hf h1o i1 0 ( h1o + RL) i2 v1 − hr v2 =hi i1 + 0 · i2 hf h1o i1 =0 · i1 + ( h1o + RL)i2 v1 0 {v2 = −RL i2 v1 =hi i1 + hr v2 0=−hf h1o i1 + ( h1o + RL)i2 = hi −hf h1o −hr RL ( h1o + RL) i1 i2 Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: i1 = v1 −hr RL 0 ( 1 + RL ) ho hi −hr RL −hf h1o ( h1o + RL) hi v1 −hf 1 0 i2 = hi −hf 1 ho 116 v1 ( h1o + RL ) = 1 hi ( ho + RL ) − hr hf h1o RL v1 (hf h1o ) = −hr RL hi ( h1o + RL ) − hr hf h1o RL 1 ( ho + RL) ho . i2 AI = i1 AI = i2 hf hf = = i1 1 + ho R L ho ( h1o + RL ) AI è definito come rapporto tra corrente d’ingresso e corrente d’uscita del transistor, con il segno legato alle definizioni indicate nel modello 2 . . v1 ZI = i1 1 hf hr RL 1 v1 hf ZI = = hi + RL − = hi − RLhr = hi − RLhr AI 1 i1 ho ho 1 + ho R L ( ho + RL) hr hf =hi − ho + YL . v2 AV = v1 v2 RL i2 AV = = − =− v1 v1 h i h 1 ho RL hfo + RL − RL hr hf h1o h =− RL 1+hof RL RLhf −AI RL hf =− = =− hr hf RL hi (1 + ho RL) − RL hr hf Z h (h + Y I i o L ) − hr hf hi − RL hr 1+ho RL AV ha segno opposto ad AI . Nella connessione EC (hfe è positivo), AV mostra inversione di fase tra tensione d’ingresso e tensione d’uscita, nelle altre due connessioni (hfx è negativo, A > 0), mostra concordanza di fase. L’impedenza d’uscita invece può essere calcolata rapidamente dalla definizione data e dalla figura IV 1.6: 2 È questa in reltà una definizione della massima generalità in quanto il segno di A è positivo quando le I due correnti d’ingresso e d’uscita nella connessione X − comune sono correnti ambedue entranti o uscenti nel modello fisico del transistor, è negativo negli altri casi. Nella connessione EC ib , ic ad esempio, sono entrambe entranti negli N P N , entrambe uscenti nei P N P in EC, ed hf e è positivo. Nelle altre due connessioni, le due correnti d’ingresso e d’uscita sono una entrante, l’altra uscente ed hf b e hf c sono negativi. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 117 figura IV 1.6 . vo ZO = io 1 hr hf −1 . vo ZO = = = (ho − ) hr hf io h i + Rs ho − Rs +hi Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: 118 hf AI = 1 + ho R L ZI =hi − RL hr AI −AI AV =RL ZI 1 ZO = hf ho − hr Rs +h i tabella IV 1.3 Commento IV.4 Più che un esercizio, quest’analisi è da considerarsi una parte di teoria. È infatti, come si vede, un metodo di calcolo assai generale; l’algoritmo è valido per un amplificatore con transistore connesso sia in EC che in BC che in CC. I parametri cercati si ottengono dalla tabella generale IV 1.3 inserendo rispettivamente i parametri del transistor he o hb o hc . M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 119 Esercizio IV.4 Calcolare Ai , Zi , Av , Zo del circuito in figura (amplificatore in connessione 1 EC), sotto la condizione che h RL . oe Sotto tali condizioni, il circuito equivalente dell’amplificatore a transistor rappresentato mediante circuito equivalente ibrido si trasforma in quello di figura IV 1.7 b) figura IV 1.7 che si può ottenere da quello di figura IV 1.7 a): • sopprimendo h1 che si trova in parallelo ad oe collettore diventa ic = hfe ib . • sopprimendo hre vo , visto che RL , con la conseguenza che la corrente di hre vo = hre hfe RLib hieib . Usando quindi il circuito semplificato dell’amplificatore in connessione EC otteniamo il circuito equivalente di figura, dal quale possiamo ricavare che: hfe ib AI = ib ZI =hie h iR AV = fe b L hie ib 120 Esercizio IV.5 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor ad emettitore comune in figura dati i parametri Z del transistor: figura IV 1.8 Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 1.8. Utilizzando la matrice di Stigant si ottiene: 0 i1 v1 − zre i2 z = ie −zfe i1 0 (zoe + RL ) i2 v1 − zre i2 =zie i1 + 0 · i2 −zfe i1 =0 · i1 + (zoe + RL)i2 {v2 = RLi2 v1 =zie i1 + zre i2 0=zfe i1 + (zoe + RL )i2 v1 0 zie = zfe zre (zoe + RL ) i1 i2 Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: v1 zre 0 (zoe + RL ) v1 (zoe + RL) = i1 = z z z (z + RL ) − zre zfe ie re ie oe zfe (zoe + RL ) zie v1 zfe 0 −v1 zfe = i2 = z z z (z + RL ) − zre zfe re ie oe ie zfe (zoe + RL ) . i2 AI = i1 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 121 AI = i2 −zfe [re − βrd ] = =− i1 zoe + RL [re + rd ] + RL . v1 ZI = i1 ZI = v1 zie (zoe + RL ) − zre zfe [(rb + re)](RL + [rd + re]) − [re][(re − βrd )] = = i1 zoe + RL (RL + [rd + re]) . v2 AV = v1 AV = v2 RL i2 zfe RL [βrd − re ] =− = = RL v1 v1 zie (zoe + RL) − zre zfe [(rb + re)](RL + [rd + re]) − [re][(re − βrd )] Il calcolo di ZO si può eseguire ricordando la definizione di impedenza d’uscita ed utilizzando il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 1.9. Utilizzando la matrice di Stigant si ottiene: figura IV 1.9 −zre i1o vo − zfe i2o (Rs + zie ) = 0 0 zoe i1o i2o {v2 = RL i2 0=(Rs + zie )i1o + zre i2o vo =zfe i1o + zoe i2o 0 vo (Rs + zie = zfe zre zoe i1o i2o Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: (Rs + zie ) 0 zfe vo i2o = (Rs + zie ) zre zfe zoe . vo ZO = i2o 122 v0 (Rs + zie ) = (Rs + zie )zoe − zre zfe ZO = (Rs + zie )zoe − zfe zre (Rs + zie ) M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 123 Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: −zfe AI == zoe + RL (R s + zie )zoe − zre zfe ZI = z +R oe L zfe RL AV = z (z + RL ) − zre zfe ie oe (R + zie )zoe − zfe zre ZO = s (Rs + zie ) tabella IV 1.4 Commento IV.5 Confrontare i parametri AI , ZI , AV , Zo calcolati sopra (le espressioni dei parametri z in funzione dei parametri T sono riportate tra parentesi quadre) con quelli calcolati nell’esercizio IV.1. 124 Esercizio IV.6 Tracciare il grafico della amplificazione in corrente AI dell’amplificatore a transistor in connessione EC assumendo come parametri caratteristici del modello a T del transistor re = 10Ω, rb = 500Ω, rc = 1M, β = 50, 3 in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 1.10 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, AIe assume il significato di amplificazione di corrente del transistor con uscita in cortocircuito cioè hfe = 50. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ ic → 0 quindi AIe → 0. 3 dai quali si possono ricavare, mediante la tabella di conversione vista al capitolo precedente, h ie = 1K, hf e = 50, hre = 5 · 10−4 , hoe = 5 · 10−5 ; hic = 1K, hf c = −50, hrc = 1, hoc = 5 · 10−5 ; hib = 19Ω, hf b = −.98, hrb = 5 · 10−4, hob = 9.8 · 10−7. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 125 Esercizio IV.7 Tracciare il grafico della impedenza d’ingresso ZI dell’amplificatore a transistor in connessione EC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 1.11 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, ZIe assume il significato di impedenza d’ingresso del transistor con uscita in cortocircuito cioè hie = 1KΩ. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ ZIe → rb + re 500Ω. 126 Esercizio IV.8 Tracciare il grafico della amplificazione in tensione AV dell’amplificatore a transistor in connessione EC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 1.12 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.1). Ponendo infatti la condizione che RL → ∞ AV e . RL → 0, AV e = v2 /v1 assume +re ) → − βiibb(r(rbd+r 2000Ω. e) M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor il valore 0. Ponendo invece la condizione che 127 Esercizio IV.9 Tracciare il grafico della impedenza d’uscita ZO dell’amplificatore a transistor in connessione EC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di sorgente Rs . figura IV 1.13 Gli assintoti della curva, calcolati come limRs →0 e limRs →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 1.2). Ponendo infatti la condizione che Rs → 0, ZOe assume il valore 2rd 40KΩ. Ponendo invece la condizione che Rs → ∞, ZOe → rd 20KΩ. 128 IV 2 Amplificatori in CC 4 4 Per un confronto tra le proprietà degli amplificatori a transistor nelle tre connessioni si veda l’esercizio IV.24. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 129 Esercizio IV.10 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor a collettore comune in figura dati i parametri ibridi T del transistor. figura IV 2.1 Applicando il metodo delle maglie al circuito, dopo aver trasformato il generatore di corrente nel suo equivalente generatore di tensione, utilizzando la matrice di Stigant, otteniamo: −βib rd −βib rd = (rb + rd ) rd rd (re + rd + RL) i1 i2 v1 − βib rd = (rb + rd )i1 + rd i2 −βi r = r i + (r + r + R )i 1 d d 1 e d L 2 v1 = (rb + (1 + β)rd )i1 + rd i2 0 = (r + βr )i + (r + r + R )i d d 1 e d L 2 v1 0 = (rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd + RL) i1 i2 Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: v1 rd 0 (re + rd + RL) i1 = (rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd + RL) 130 v1 (re + rd + RL ) = (rb + (1 + β)rd )(re + rd + RL) − rd (1 + β)rd (rb + (1 + β)rd ) v1 ((1 + β)rd ) 0 i2 = (rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd + RL ) . i2 AI = i1 = −v1 (1 + β)rd = (rb + (1 + β)rd )(re + rd + RL ) − rd (1 + β)rd −v1 [(1 + β)rd ] [(1 + β)rd ] =− v1 ([re + rd ] + RL) ([re + rd ] + RL ) − (1 + β)rd rd + R L l’ultima relazione potendosi scrivere dato che re . v1 ZI = i1 . v2 AV = v1 rd . = [rb + (1 + β)rd ]([rd + re ] + RL) − [rd ][(1 + β)rd ] = ([re + rd ] + RL) (1 + β)rd (rd + RL ) − rd (1 + β)rd (rd + RL) =− − i2 RL RL[(1 + β)rd ] =− v1 [rb + (1 + β)rd ]([rd + re] + RL) − [rd ][(1 + β)rd ] rd (1 + RL βrd RL rd )(rb + (1 + β)re ) Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, ci si può riferire alla figura: figura IV 2.2 −βib rd vo − βib rd = (Rs + rb + rd ) rd rd (re + rd ) 0 = (Rs + rb + (1 + β)rd )i1o + rd i2o i1o i2o v = ((1 + β)r )i + (r + r )i o d 1o e d 2o M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 131 0 vo = (Rs + rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd ) i1o i2o Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: (Rs + rb + (1 + β)rd ) 0 ((1 + β)rd ) vo i2o = (Rs + rb + (1 + β)rd ) rd (1 + β)rd (re + rd ) . vo ZO = i2o vo (Rs + rb + (1 + β)rd ) = (Rs + rb + (1 + β)rd )(re + rd ) − rd (1 + β)rd = (Rs + [rb + (1 + β)rd ])[re + rd ] − [rd ][(1 + β)rd ] Rs + [rb + (1 + β)rd ] = Rs rd + rb rd + re (Rs + rb + (1 + β)rd ) Rs + rb + (1 + β)rd re + R s + rb 1+β L’ultima relazione potendosi scrivere se (Rs + rb ) (1 + β)rd . Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: AI = ZI = − (1 + β)rd (re + rd + RL) rb + (1 + β)rd (rd + re + RL ) − rd (1 + β)rd (re + rd + RL) RL (1 + β)rd AV = − rb + (1 + β)rd (rd + re + RL) − rd (1 + β)rd (Rs + rb + (1 + β)rd )[re + rd ] − rd (1 + β)rd ZO = Rs + rb + (1 + β)rd tabella IV 2.1 132 Esercizio IV.11 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor a collettore comune in figura dati i parametri ibridi H del transistor. figura IV 2.3 Una soluzione immediata si ottiene ricordando l’esercizio IV.3 e quanto detto nel commento. Introducendo i parametri hc al posto dei parametri h generici nelle relazioni della tabella generale qui sotto riportata, il nostro problema è risolto. hf AI = 1 + ho R L ZI =hi − RL hr AI −AI AV =RL ZI 1 ZO = hf ho − hr Rs +h i tabella IV 2.2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 133 Esercizio IV.12 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor a collettore comune in figura dati i parametri Z del transistor: figura IV 2.4 Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 2.4. v1 − zrc i2 z 0 i1 = ic −zfc i1 0 (zoc + RL ) i2 v1 − zrc i2 =zic i1 + 0 · iL −zfc i1 =0 · i1 + (zoc + RL )i2 {v2 = RLi2 v1 =zic i1 + zrc i2 0=zfc i1 + (zoc + RL)i2 v1 0 zic = zfc zrc RL (zoc + RL) i1 i2 Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: v1 0 i1 = zic zfc i2 = zic zfc . i2 AI = i1 134 zrc (zoc + RL ) zrc (zoc + RL) zic v1 zfc 0 zrc (zoc + RL) v1 (zoc + RL) = z (z + RL) − zrc zfc ic oc −v1 zfc = z (z + RL) − zrc zfc ic oc AI = i2 −zfc = i1 zoc + RL . v1 ZI = i1 ZI = v1 zic (zoc + RL) − zrc zfc = i1 zoc + RL . v2 AV = v1 AV = v2 zfc =− v1 zic (zoc + RL ) − zrc zfc Il calcolo di ZO si può eseguire ricordando la definizione di impedenza d’uscita ed utilizzando il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 2.5. Utilizzando la matrice di Stigant si ottiene: figura IV 2.5 −zrc i1o vo − zfc i2o (Rs + zic ) = 0 0 zoc i1o i2o {v2 = RLi2 0=(Rs + zic )i1o + zrc i2o vo =zfe i1o + zoc i2o 0 vo (Rs + zic ) = zfc zrc zoc i1o i2o Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: (Rs + zic ) 0 zfc vo i2o = (Rs + zic ) zrc zfc zoc v0 (Rs + zic ) = (Rs + zic )zoc − zrc zfc . vo ZO = i2o M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 135 ZO = 136 (Rs + zic )zoc − zoc zrc (Rs + zic ) Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: −zfc AI == zoc + RL z ic (zoc + RL ) − zrc zfc ZI = z +R oc L zfc RL AV =− z (z + RL ) − zrc zfc ic oc (R + zic )zoc − zoc zrc ZO = s (Rs + zic ) tabella IV 2.3 Commento IV.6 Confrontare le relazioni trovate con le analoghe dell’esercizio IV.10. In quest’ultimo le espressioni tra parentesi quadra rappresentano i parametri Z. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 137 Esercizio IV.13 Tracciare il grafico della amplificazione in corrente AI dell’amplificatore a transistor in connessione CC assumendo come parametri caratteristici del modello a T del transistor quelli re = 10Ω, rb = 500Ω, rc = 1M, β = 50 5 , , in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 2.6 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, AIc assume il significato di amplificazione di corrente del transistor con uscita in cortocircuito cioè hfc = 51. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ . AIc = ii2 → 0. 1 5 dai quali si possono ricavare, mediante la tabella di conversione vista al capitolo precedente, h ie = 1K, hf e = 50, hre = 5 · 10−4, hoe = 5 · 10−5; hic = 1K, hf c = −50, hrc = 1, hoc = 5 · 10−5; hib = 19Ω, hf b = −.98, hrb = 5 · 10−4 , hob = 9.8 · 10−7 . 138 Esercizio IV.14 Tracciare il grafico della impedenza d’ingresso ZI dell’amplificatore a transistor in connessione CC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 2.7 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, ZIc assume il significato di impedenza d’ingresso del transistor con uscita in cortocircuito cioè hic = 1KΩ. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ ZIc → rb + (β + 1)rd 1M Ω. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 139 Esercizio IV.15 Tracciare il grafico della amplificazione in tensione AV dell’amplificatore a transistor in connessione CC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 2.8 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, AV c RL → ∞, v2 → v1 , AV c → 1. 140 . = v2 /v1 assume il valore 0. Ponendo invece la condizione che Esercizio IV.16 Tracciare il grafico della impedenza d’uscita ZO dell’amplificatore a transistor in connessione CC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di sorgente Rs . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 2.9 Gli assintoti della curva, calcolati come limRs →0 e limRs →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 2.2). Ponendo infatti la rb condizione che Rs → 0, ZOc assume il valore re + (1+β) 20. Ponendo invece la condizione che Rs → ∞, ZOc → rd + re 20KΩ. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 141 142 IV 3 Amplificatori in BC 6 6 Per un confronto tra le proprietà degli amplificatori a transistor nelle tre connessioni si veda l’esercizio IV.24. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 143 Esercizio IV.17 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor a base comune in figura dati i parametri del circuito a T del transistor. figura IV 3.1 Applicando il metodo delle maglie al circuito, dopo aver trasformato il generatore di corrente nel suo equivalente generatore di tensione, utilizzando la matrice di Stigant, otteniamo: v1 αie rc = −(re + rb ) rb rb (rb + rc + RL) i1 i2 v1 = (re + rb )i1 + rb i2 0 = (r + αr )i + (r + r + R )i b c 1 b c L 2 v1 0 = (re + rb ) rb (rb + αrc) (rb + rc + RL) i1 i2 Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: 144 v1 rb 0 (rb + rc + RL) i1 = (re + rd ) rb (rb + αrc) (rb + rc + RL) v1 (rb + rc + RL) = (re + rb )(rb + rc + RL ) − rb (rb + αrc ) (re + rb ) v1 (rb + αrc ) 0 i2 = (re + rd ) rb (rb + αrc) (rb + rc + RL) −v1 (rb + αrc) = (re + rb )(rb + rc + RL ) − rb (rb + αrc ) . i2 AI = i1 [re + rb ] [rb + αrc] + RL αrc rc + R L = l’ultima relazione potendosi scrivere dato che re . v1 ZI = i1 . v2 AV = v1 rd . = [re + rb ]([rb + rc ] + RL ) − [rb ][rb + αrc] = [rb + rc + RL ] rb (rc + RL) − rb αrc (rc + RL ) =− − ic RL RL [rb + αrc ] =− v1 [re + rb ]([rb + rc ] + RL ) − [rb ][rb + αrc] rd (1 + RL βrd RL )(rb + (1 rd + β)re ) Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, ci si può riferire alla figura: figura IV 3.2 0 vo αie rc = (Rs + re + rb ) rb rb (rb + rc ) i1o i2o 0 = (Rs + re + rb )i1o + rb i2o v = (r + αr )i + (r + r )i o b c 1o b c 2o 0 vo = (Rs + re + rb ) rb (rb + αrc) (rb + rc ) i1o i2o Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 145 i2o = . vo ZO = i2o (Rs + re + rb ) 0 (rb + αrc ) vo (Rs + re + rb ) rb (rb + αrc ) (rb + rc) = vo (Rs + re + rb ) = (R + r + rb )(rb + rc ) − rb (rb + αrc ) s e (Rs + [re + rb ])[rb + rc] − [rb ][rb + αrc] Rs + [re + rb ] rb + rc − rb (rb + αrc) (rb + αrc) = rb + rc − e (Rs + re + rb ) 1 + Rsr+r b Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: [re + rb ] AI = [r + αrc] + RL b [re + rb ]([rb + rc] + RL ) − [rb ][rb + αrc] ZI = [rb + rc + RL ] RL[rb + αrc] AV =− [r + r ]([r + rc] + RL) − [rb ][rb + αrc] e b b (Rs + [re + rb ])[rb + rc] − [rb ][rb + αrc] ZO = Rs + [re + rb ] tabella IV 3.1 146 Esercizio IV.18 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor a base comune in figura dati i parametri ibridi H del transistor. figura IV 3.3 Una soluzione immediata si ottiene ricordando l’esercizio IV.3 e quanto detto nel commento. Introducendo i parametri hb al posto dei parametri h generici nelle relazioni della tabella generale IV 1.2, il problema è risolto. hfb AI = 1 + hob RL ZI =hib − RLhrb AI −AI AV =RL ZI 1 ZO = hfb hob − hrb Rs +h ib tabella IV 3.2 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 147 Esercizio IV.19 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor a base comune in figura dati i parametri Z del transistor: figura IV 3.4 Il calcolo dei quattro parametri dell’amplificatore può essere eseguito mediante il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 3.4. v1 − zrb i2 z 0 i1 = ib −zfb i1 0 (zob + RL) i2 v1 − zrb i2 =zib i1 + 0 · iL −zfb i1 =0 · i1 + (zob + RL)i2 {v2 = RL i2 v1 =zib i1 + zrb i2 0=zfb i1 + (zob + RL)i2 v1 0 zib = zfb zrb (zob + RL) i1 i2 Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: v1 0 i1 = zib zfb i2 = zib zfb . i2 AI = i1 148 zrb (zob + RL) zrb (zob + RL) zib v1 zfb 0 zrb (zob + RL) v1 (zob + RL) = z (z + RL) − zrb zfb ib ob −v1 zfb = z (z + RL) − zrb zfb ib ob AI = i2 −zfb = i1 zob + RL . v1 ZI = i1 ZI = v1 zib (zob + RL) − zrb zfb = i1 zob + RL . v2 AV = v1 AV = v2 zfb RL = v1 zib (zob + RL ) − zfb zrb Il calcolo di ZO si può eseguire ricordando la definizione di impedenza d’uscita ed utilizzando il metodo delle maglie applicato al circuito di figura IV 3.5. Utilizzando la matrice di Stigant si ottiene: figura IV 3.5 −zrb i1o vo − zfb i2o (Rs + zib ) = 0 0 zob i1o i2o {v2 = RLi2 0=(Rs + zib )i1o + zrb i2o vo =zfe i1o + zob i2o 0 vo (Rs + zib = zfb zrb zob i1o i2o Risolvendo il sistema con la regola di Cramer: (Rs + zib ) 0 zfb vo i2o = (Rs + zib ) zrb zfb zob v0 (Rs + zib ) = (Rs + zib )zob − zrb zfb . vo ZO = i2o M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 149 ZO = 150 (Rs + zib )zob − zfb zrb (Rs + zib ) Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: i2 −zfb AI = = i z + RL 1 ob z (z + RL) − zrb zfb ib ob ZI = zob + RL zfb RL AV =− zib (zob + RL ) − zrb zfb (R Z = s + zib )zob − zob zrb O (Rs + zib ) tabella IV 3.3 Commento IV.7 Confrontare le relazioni trovate con le analoghe dell’esercizio IV.17. In quest’ultimo le espressioni tra parentesi quadra rappresentano i parametri Z. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 151 Esercizio IV.20 Tracciare il grafico della amplificazione in corrente AI dell’amplificatore a transistor in connessione BC assumendo come parametri caratteristici del modello a T del transistor re = 10Ω, rb = 500Ω, rc = 1M Ω, β = 50 7 , in funzione della resistenza di carico RL . figura IV 3.6 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, AIb assume il significato di amplificazione di corrente del transistor con uscita in cortocircuito cioè hfb = 0.98. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ . AIb = ii2 → 0. 1 7 dai quali si possono ricavare, mediante la tabella di conversione vista al capitolo precedente, h ie = 1K, hf e = 50, hre = 5 · 10−4, hoe = 5 · 10−5; hic = 1K, hf c = −50, hrc = 1, hoc = 5 · 10−5; hib = 19Ω, hf b = −.98, hrb = 5 · 10−4 , hob = 9.8 · 10−7 . 152 Esercizio IV.21 Tracciare il grafico della impedenza d’ingresso ZI dell’amplificatore a transistor in connessione BC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 3.7 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti la condizione che RL → 0, ZIb assume il significato di impedenza d’ingresso del transistor con uscita in cortocircuito cioè hib = 20Ω. Ponendo invece la condizione che RL → ∞ ZIb → re + rb 510Ω. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 153 Esercizio IV.22 Tracciare il grafico della amplificazione in tensione AV dell’amplificatore a transistor in connessione BC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di carico RL . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 3.8 Gli assintoti della curva, calcolati come limRL →0 e limRL →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti la . condizione che RL → 0, AV c = v2 /v1 assume il valore c RL → ∞, vv2 → rrb +αr +r , AV b → 2KΩ. 1 154 e b 0. Ponendo invece la condizione che Esercizio IV.23 Tracciare il grafico della impedenza d’uscita ZO dell’amplificatore a transistor in connessione BC assumendo come parametri caratteristici del transistor quelli dell’esercizio precedente, in funzione della resistenza di sorgente Rs . Giustificare l’andamento della curva. figura IV 3.9 Gli assintoti della curva, calcolati come limRs →0 e limRs →∞ , sono riportati in grassetto ai lati del grafico. L’andamento della curva può essere spiegato se si fa riferimento al circuito equivalente dell’amplificatore rappresentato mediante il modello a T del transistore (vedi figura IV 3.1). Ponendo infatti la condizione che Rs → 0, ZOb assume il valore rc − αrc 20KΩ. Ponendo invece la condizione che Rs → ∞, ZOb → rc 1M Ω. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 155 156 IV 4 Analisi comparata tra amplificatori nelle tre connessioni M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 157 Esercizio IV.24 Comparare EC , CC , BC . criticamente le proprietà degli amplificatori a transistor in connessione figura IV 4.1 Dall’osservazione dei grafici della figura IV 4.1, ottenuti per i tre amplificatori con lo stesso tipo di transistore nelle tre diverse connessioni 8 , si possono dedurre le seguenti considerazioni. Connessione delle tre. • EC . La connessione EC possiede alcune proprietà che la rendono la più usata È l’unica delle tre che sia caratterizzata dall’avere amplificazioni in tensione e in corrente entrambe maggiori di 1. 8 I grafici sono quelli trovati negli esercizi IV.6, IV.7, IV.8, IV.9,IV.13, IV.14, IV.15, IV.16,IV.20, IV.21, IV.22, IV.23,. 158 • Per tale connessione le escursioni di ZI e di ZO sono minori, al variare di di quanto non siano quelle per le altre due connessioni. • Gli estremi delle variazioni di ZIe e di di ZI e ZO delle altre connessioni. Connessione BC . ZOe RL e di Rs , sono contenuti tra gli estremi di variazione Particolari caratteristiche di questo amplificatore sono: • l’avere la ZI più bassa e la ZO più alta di tutti e tre gli amplificatori. Per tale motivo viene talvolta usato come amplificatore per sorgenti a bassissima impedenza d’uscita o come stadio adattatore d’impedenza per pilotare circuiti ad altissima impedenza d’uscita. • l’avere una AV b più o meno eguale alla AV e , ma positiva. Per questo l’amplificatore viene talvolta usato come amplificatore di tensione non invertente. Connessione • CC . Particolari caratteristiche di questo amplificatore sono: l’avere la ZI più alta e la ZO più bassa di tutti e tre gli amplificatori. Per tale motivo viene largamente usato come stadio adattatore d’impedenza o per circuiti a bassa impedenza d’ingresso o per circuiti ad alta impedenza d’uscita. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 159 160 IV 5 Amplificatori in EC con resistore in emettitore M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 161 Esercizio IV.25 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor ad emettitore comune in figura dati i parametri T del transistor: figura IV 5.1 Ponendo R = re + R e : v1 βib rd = (rb + R) R R (RL + rd + R) v1 = (rb + R)i1 + Ri2 i1 i2 βr i = Ri + (R + r + R)i d 1 1 L d 2 v1 = (rb + R)i1 + Ri2 0 = (R − βr )i + (R + r + R)i d 1 L d 2 (rb + R) R v1 i1 = 0 i2 (R − βrd ) (RL + rd + R) v1 R 0 (RL + rd + R) i1 = R (rb + R) (R − βrd ) (RL + rd + R) (rb + R) v1 (R − βrd ) 0 i2 = R (rb + R) (R − βrd ) (RL + rd + R) . AI = 162 i2 i1 =− v1 (R − βrd ) βrd − R βrd = v1 (RL + rd + R) R + R L + rd rd + R L l’ultima relazione potendosi scrivere se . v1 ZI = i1 = R rd . (rb + R)(RL + rd + R) − R(R − βrd ) = (RL + rd + R) = rb + R − R(R − βrd ) = (RL + rd + R) = rb + R 1 − = rb + R R − βrd (RL + rd + R) = RL + rd + βrd RL + (β + 1)rd = rb + R = (RL + rd + R) (RL + rd + R) rb + R(β + 1) l’approssimazione essendo vera se R L + R rd RL i2 . v2 = =− v1 v1 RL(R − βrd ) = (rb + R)(RL + rd + R) − R(R − βrd ) RL (R − βrd ) = rb (RL + rd + R) + R(RL + (1 + β)rd ) RL ( rRd − β) = rb ( RrdL + 1 + rRd ) + R( RrdL + (1 + β)) RL − R l’approssimazione essendo vera se RL , R rd AV Per calcolare l’impedenza d’uscita, ricordando la definizione, e riferendoci alla figura IV 5.2: figura IV 5.2 0 v0 + βi1o rd = (RB + R) R R (rd + R) i1o i2o 0 = (RB + R)i1o + Ri2o v = (R − βr )i + (r + R)i 0 d 1o d 2o M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 163 i2o . vo ZO = i2o = = v0 (RB + R) 0 (R − βrd ) v0 (RB + R) R (R − βrd ) (rd + R) v0 (RB + R) = (R + R)(r B d + R) − R(R − βrd ) (RB + R)(rd + R) − R(R − βrd ) v0 (RB + R) = rd + R − R(R − βrd ) RB + R = rd + R + R(βrd − R) = RB + R R(β − rRd ) R + = rd 1 + rd RB + R βR rd 1 + RB + R = Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: AI = ZI = βrd − R R + R L + rd (rb + R)(RL + rd + R) − R(R − βrd ) (RL + rd + R) RL(R − βrd ) AV = (r + R)(R b L + rd + R) − R(R − βrd ) ZO = rd + R + R(βrd − R) RB + R tabella IV 5.1 164 Esercizio IV.26 Trovare l’impedenza d’uscita per il circuito dell’esercizio precedente col teorema di Thevenin. figura IV 5.3 vth = i2 ZO = vth icc vs R vs R vs vs − βib rd = − βrd = (R − βrd ) RB + R RB + R RB + R RB + R vs = (RB + R)i1 + Ri2 = = βi r = Ri + (r + R)i b d 1 d 2 (RB + R) R vs i1 = 0 i2 (R − βrd ) (rd + R) (RB + R) vs (R − βrd ) 0 vs (R − βrd ) =− (RB + R) R (R + R)(r B d + R) − R(R − βrd ) (R − βrd ) (rd + R) (R − βrd ) (RB + R)(rd + R) − R(R − βrd ) vth = vs = −i2 (RB + R) vs (R − βrd ) (RB + R)(rd + R) − R(R − βrd ) = (RB + R) R(R − βrd ) βrd + R = rd + R − = rd + R 1 + = RB + R RB + R = = rd + R + R(βrd − R) = RB + R R(β − rRd ) R = rd 1 + + rd RB + R βR rd 1 + RB + R M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor = 165 Esercizio IV.27 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor in figura dati i parametri H del transistor: Il circuito è un amplificatore a transistor in connessione emettitore comune con una resistenza di emettitore. figura IV 5.4 Per giungere al calcolo dei parametri caratteristici, conviene intanto considerare il transistore e la resistenza al terminale comune come un unico quadripolo (vedi figura IV 5.49 ), del quale possiamo determinare i parametri h col metodo usato nell’esercizio II.2 in funzione della quaterna hxe , (dove x = i, r, f, o) dei parametri ibridi del transistore nella specifica connessione, e della resistenza R. Calcolati poi i parametri h , possiamo considerare il nuovo quadripolo come un elemento amplificatore con il carico RL e calcolare i parametri di questo nuovo amplificatore mediante le formule già trovate per l’amplificatore all’esercizio IV.2. Commento IV.8 Notiamo come il procedimento, coinvolgendo modelli ibridi (a parametri H) del transistor sia generale cioè valido per un qualsiasi amplificatore con transistore connesso sia in EC che in CC che in BC con un resistore al terminale comune. Essendo dunque l’algoritmo indipendente dal tipo di connessione, useremo la notazione generica dei parametri, omettendo quindi il secondo pedice. Vediamo ora di calcolare intanto i parametri h del quadripolo costituito, come abbiam visto, dal transistor e dalla resistenza R connessa al terminale comune. . v1 hi = i1 v2 =0 Dato che: vNG + vNC = 0 9 nella quale il pedice dei parametri H (e), riguardante il tipo di connessione del transistor non compare per generalità, come vedremo più avanti. 166 vNG = Ri1 + Ri2 = Ri1 + Rhf i1 + vCN ho R = −vNC −vNC (1 + ho R) = (1 + hf )Ri1 vNG = Ri1 (1 + hf ) (1 + ho R) v1 =hi i1 + vCN hr + vNG hr (1 + hf ) (1 + hf ) + Ri1 =hi i1 − Ri1 (1 + ho R) (1 + ho R) R(1 + hf ) =hi i1 + (1 − hr ) i1 (1 + ho R) hi = hi + hf R(1 + hf )(1 − hr ) (1 + ho R) . i2 = i1 v2 =0 Dato che: i2 =hf i1 + vCN ho Ri1 (1 + hf ) =hf i1 − ho (1 + ho R) R(1 + hf )ho =i1 hf − (1 + ho R) (hf + hf ho R − hf ho R − Rho ) =i1 (1 + ho R) (hf − Rho ) =i1 (1 + ho R) hf = hr hf − Rho 1 + ho R . v1 = v2 i1 =0 Dato che: v1 = hr vCN + ho RvCN = vCN (hr + ho R) v2 = vCN + vNG ho R = vCN (1 + ho R) hr = ho . i2 = v2 hr + ho R 1 + ho R i1=0 Dato che: i2 = vCN ho M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 167 v2 = vCN + vCN ho R = vCN (1 + ho R) ho = I parametri h ho 1 + ho R cercati sono sintetizzati nella tabella: R(1 + hf )(1 − hr ) hi =hi + (1 + ho R) − Rh h f o hf = 1 + ho R hr + ho R hr = 1 + ho R ho = ho 1 + ho R tabella IV 5.2 Si noti che, se ho R 1, il termine a denominatore, comune a tutti i nuovi parametri, diviene l’unità. Ricordiamo qui i valori tipici di ho per il transistor nelle tre connessioni. hoe = hob = hho = 1 rd 1 rc 1 rd rc = 1M Ω, rd = rc 1+β Trovati i parametri h , come abbiamo detto, possiamo trovare i parametri caratteristici dell’amplificatore mediante le relazioni nella tabella: hfe Ai = 1 + hoe RL hfe hr hre hfe = h − Zi =hie − RL ie 1 + hoe RL hoe + YL −h A R fe I L Av =− = Zi hie(hoe + YL ) − hre hfe hre hfe Zo−1 =hoe − hie + Rs tabella IV 5.3 168 Esercizio IV.28 Calcolare Ai , Zi , Av , Zo del circuito in figura (amplificatore in connessione EC con resistenza di emettitore), sotto la condizione che h1 RL . Confrontare tali paraoe metri con quelli del semplice amplificatore in connessione EC (senza resistenza di emettitore). Sotto tali condizioni, il circuito equivalente dell’amplificatore a transistor rappresentato mediante circuito equivalente ibrido si trasforma in quello di figura IV 5.5 b) 10 , figura IV 5.5 che si può ottenere da quello di figura IV 5.5 a): • sopprimendo h1 che si trova in parallelo ad oe collettore diventa ic = hfe ib . • sopprimendo hre vo , visto che RL , con la conseguenza che la corrente di hre vo = hre hfe RL ib hie ib . Usando quindi il circuito semplificato dell’amplificatore in connessione EC otteniamo il circuito equivalente di figura IV 5.5 b) dal quale possiamo calcolare: hfe ib . ic Ai = = = hfe ib ib hieib + (1 + hfe ) ib RE . vi Zi = = = hie + (1 + hfe ) RE ib ib −hfe ib RL . vo L Av = = −R RE vi ib (hie + (1 + hfe ) RE ) . vo Zo = ∞ ic dove Av può essere semplificata se (1 + hfe )RE hie . Confrontiamo ora i parametri trovati con quelli dell’amplificatore senza la resistenza • Ai 10 vedi RE : rimane quella dell’amplificatore semplice. anche esercizio IV.4. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 169 • Zi è aumentata. • Av è diminuita, ma è divenuta indipendente dai parametri del transistor, il che a dire che in questo caso Av ha guadagnato in stabilità. • Zo per ( r d ) 170 quanto non sia ∞, è aumentata rispetto a quella dell’amplificatore semplice Esercizio IV.29 Calcolare i parametri h visti all’esercizio precedente. Vediamo ora un metodo alternativo al calcolo dei parametri h , basato sul metodo delle reti. Il circuito in figura IV 5.6 rappresenta il quadripolo costituito dal transistor, rappresentato mediante il suo circuito equivalente ibrido, e dal resistore connesso tra il terminale comune (in questo caso l’emettitore) e la massa. Il circuito è derivato da quello della figura precedente nel quale sono stati sostituiti sorgente e carico con i generatori rispettivamente v1 e v2 . figura IV 5.6 Ricordando le definizioni dei parametri H , possiamo pensare di ricavare hi e hf supponendo variabili indipendenti (v1 , v2 ), imponendo la condizione v2 = 0 e risolvendo il sistema rispetto a i1 e i2 . v1 − hr vCN (hi + R) R i1 = 1 hf R (R + ) i2 v2 + i1 ho ho hr hf hr R+ hi + R − ho v1 i1 ho = i2 hf 1 v2 − +R R+ ho ho (IV 5.1) Possiamo poi pensare di ricavare hr e ho supponendo variabili indipendenti (i1 , i2 ), imponendo la condizione i1 = 0 e risolvendo il sistema rispetto a v1 e v2 . Un ottimo strumento per eseguire queste operazioni può essere un elaboratore nel quale giri un programma che permette il calcolo simbolico. Soluzioni ottenute con Mathematica IV.1 . Calcolo di hf e hi : condizioni: uscita in corto -¿ v2 = 0 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 171 Solve [{v1==(R+hi+-hr*hf/ho)*i1 +(R+hr/ho)*i2, 0==(-hf/ho+R)*i1+(1/ho+R) *i2}, {i1,i2}]; ii1=i1/.%; ii2=i2/.%%; Hf=(ii2)/ii1; Together[%]; Simplify[%] hf - ho*R)/(1 + ho*R)} Hi=v1/ii1; Together[%]; Simplify[%] {(hi + R + hf*R + hi*ho*R - hr*R - hf*hr*R) /(1 + ho*R)} Calcolo di hr e ho : condizioni: ingresso aperto -¿ i1 = 0 Solve [{v1== +(R+hr/ho)*i2, v2==+(1/ho+R) *i2}, {v1,v2}]; Hr=v1/v2/.% {(hr + ho*R)/(1 + ho*R)} Ho=v2/i2/.%% {(1 + ho*R)/ho} 172 Esercizio IV.30 Calcolare i parametri h visti all’esercizio precedente. Gli elementi della matrice che compare nel sistema IV 5.1 dell’esercizio precedente IV.29 sono i parametri Z del circuito. I parametri H possono da questi essere ricavati mediante le trasformazioni [Z] → [H] ricavate M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor all’esercizio II.17. 173 Esercizio IV.31 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor in figura dati i parametri H del transistor, calcolando i parametri Z del quadripolo costituito dal transistor e dal resistore al terminale comune: Il circuito è un amplificatore con transistor in emettitore comune con una resistenza di emettitore. Un metodo alternativo al precedente per il calcolo dei parametri caratteristici dell’amplificatore è il metodo sistematico seguente, che fa uso delle tecniche standard dell’analisi delle reti. Un tale metodo fornisce i parametri del generico amplificatore con resistore al terminale comune in funzione dei parametri H del transistor, il che mostra come i risultati siano egualmente validi per le tre connessioni. figura IV 5.7 Trasformiamo il circuito in quello equivalente più comodo di figura IV 5.8. 174 figura IV 5.8 Applicando il metodo delle maglie ed utilizzando la matrice di Stigant possiamo scrivere: i2 hf i1 − ho ho hf i1 ho v1 − hr (hi + R) R i1 1 = + R) i2 R (RL + ho Dal sistema precedente possiamo trarre le relazioni: = v1 0 hr hf hi + R − h o hf +R − ho hr ho 1 RL + +R ho R+ i1 i2 La matrice caratteristica dell’ultimo sistema è la matrice dei parametri Z del quadripolo costituito dal transistor e dal resistore al terminale comune. Ponendo dunque: zi zf zr (zo + RL) hr hf hr h + R − R + i h ho o = hf 1 − +R RL + +R ho ho e risolvendo il sistema con la regola di Cramer: i1 = v1 0 zi zf i2 = zi zf M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor zr (zo + RL) zr (zo + RL) zi v1 z 0 = v 1 (zo + RL ) zi (zo + RL) − zr zf −v1 zf = zi (zo + RL) − zr zf (zo + RL) f zr 175 . i2 AI = i1 AI = zf i2 =− i1 zo + RL . v1 ZI = i1 ZI = zi (zo + RL) − zr zf v1 = i1 zo + RL . v2 AV = v1 AV = zf RL v2 =− v1 zi (zo + RL) − zr zf . vo ZO = io ZO = (Rs + zi )zo − zf zr (Rs + zi ) Le relazioni cercate sono sintetizzate nella tabella: −zf == A I zo + RL zi (zo + RL) − zr zf Z =− I z + R o L zf RL A = V zi (zo + RL ) − zr zf (R + zi )zo − zf zr ZO = s (Rs + zi ) tabella IV 5.4 176 IV 6 Amplificatori a transistor in CC con resistore in collettore M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 177 Esercizio IV.32 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor in figura dati i parametri H del transistor: figura IV 6.1 Il circuito è un amplificatore con transistor in collettore comune (emitter follower) con una resistenza di collettore (vedi ....). Come abbiamo visto dalla teoria, possiamo considerare il quadripolo composito costituito dal transistor e dalla resistenza Rc , i cui parametri H sono: R(1 + hfc )(1 − hrc ) hic =hic + (1 + hoc R) h − Rh fc oc hfc = 1 + hoc R h = hrc + hoc R rc 1 + hoc R hoc = hoc 1 + hoc R di h è c. nei quali il secondo pedice I parametri caratteristici dell’amplificatore possono essere dunque calcolati mediante le espressioni: −hfc Ai = 1 + hoc RL hfc hr hrc hfc = h − Zi =hic − RL ic 1 + hoc RL hoc + YL −h AI RL fc Av = = Z h (h + Y ) − hrc hfc i L ic oc hrc hfc −1 Zo =hoc − hic + Rs 178 IV 7 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Amplificatore Darlington 179 Esercizio IV.33 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor in figura dati i parametri H del transistor: figura IV 7.1 Possiamo considerare i due transistor accoppiati come un unico componente rappresentato con un modello circuitale equivalente quadripolare composto dalla cascata dei due modelli quadripolari dei transistori componenti (nella loro connessione collettore comune) e calcolare i parametri ibridi H di tale quadripolo composito. Possiamo poi applicare le relazioni che forniscono i parametri di un aplificatore a transistor, dati i parametri h di quest’ultimo. Chiamando dunque h i parametri relativi a primo transistor, transistor come in figura IV 7.2, possiamo scrivere che: Sostituendo la v v1 = hici1 + hrc v i = hfc i1 + hoc v h quelli relativi al secondo v = hici + hrc v2 i2 = hfc i + hoc v2 del secondo sistema nelle equazioni del primo otteniamo: v1 = hici1 + hrc hrc v2 − hrc hici i = hfc i1 + hoc hrc v2 − hoc hic i Ricavando la i dall’ultima equazione e sostituendola nella prima equazione dell’ultimo sistema e nell’ultima equazione del sistema precedente, possiamo ricavare v1 ed i2 tensione d’ingresso e corrente d’uscita del quadripolo composito: 180 figura IV 7.2 hrc hfc hrc hichic i1 + v2 v1 = hic − 1 + h h 1 + hichoc ic oc hfc hfc hrc hfc hoc i + h − v2 i2 = − 1 oc 1 + hichoc 1 + hichoc Dall’ultimo sistema possiamo ricavare i parametri H: hrc hichfc 1 + hic hoc hrc hrc Hr = 1 + hic hoc hfc hfc Hf =− 1 + hic hoc hrc hfc hoc Ho =hoc − 1 + hichoc Hi =hic − (IV 7.1) Da questi, applicando le relazioni fornite dalla tabella IV 1.2, possiamo calcolare i parametri dell’amplificatore. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 181 182 IV 8 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor Amplificatore Cascode 183 Esercizio IV.34 Trovare i parametri caratteristici ZI , ZO , AV , AI dell’amplificatore a transistor in figura dati i parametri H dei transistor: Possiamo considerare i due transistor accoppiati come un unico componente rappresentato con un modello circuitale equivalente quadripolare composto dalla cascata dei due modelli quadripolari dei transistori componenti (nella loro connessione rispettivamente a base e a collettore comune) e calcolare i parametri ibridi H di tale quadripolo composito. Possiamo poi applicare le relazioni che forniscono i parametri di un aplificatore a transistor, dati i parametri h di quest’ultimo. Chiamando dunque h i parametri H relativi al primo transistor in connessione EC, h quelli relativi al secondo transistor in connessione BC come in figura IV 8.1, possiamo scrivere che: Sostituendo la v v1 = hi i1 + hr v i = hf i1 + ho v v = hi i + hr v2 i2 = hf i + ho v2 del secondo sistema nelle equazioni del primo otteniamo: v1 = hi i1 + hr hr v2 − hr hi i i = hf i1 + ho hr v2 − ho hi i Ricavando la i dall’ultima equazione e sostituendola nella prima equazione dell’ultimo sistema e nell’ultima equazione del sistema precedente, possiamo ricavare v1 ed i2 tensione d’ingresso e corrente d’uscita del quadripolo composito: figura IV 8.1 184 hr hf hr hi hi v1 = hi − 1 + h h i1 + 1 + h h v2 i o i o h h h r hf ho f f i1 + hoc − v2 i2 = − 1 + hi ho 1 + hi ho Dall’ultimo sistema possiamo ricavare i parametri H: hr hi hf 1 + hi ho hr hr Hr = 1 + hi ho hf hf Hf =− 1 + hi ho hr hf ho Ho =ho − 1 + hi ho Hi =hi − (IV 8.1) Da questi, applicando le relazioni fornite dalla tabella IV 1.2, possiamo calcolare i parametri dell’amplificatore. M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 185 Esercizio IV.35 Calcolare Ai , Zi , Av , Zo del circuito in figura (amplificatore cascode), dati i parametri H dei transistor supposti identici, sotto la condizione che h1 RL . oe figura IV 8.2 Se v2o = 0, il carico del transistor tanto da essere un corto, hi = hie . T1 è hib = re + rb 1+β ∼ = 30Ω. Se supponiamo hib piccola . v1i ∼ hi = = hie ib v2o =0 Per quanto riguarda hf si può scrivere: i2o i2i . i2o ∼ hf = = · = hfe · hfb = hfe ib v2o =0 i2i i1i v20=0 la resistenza di sorgente del secondo quadripolo è: h1 . Per un transistor oe 1 in BC, qual’è il secondo quadripolo, se Rs è molto grande, Zo = h . Dato che i1i = 0, . i2o ho = = hob v2o i1i =0 Per quanto riguarda hr ob si può scrivere: v1i v1o . v1i hr = = · = hre · hrb v2o i1i =0 v1o v2o i1i =0 Riassumendo: hi ∼ = hie hf = hfe ho = hob hr = hre · hrb Si noti come i parametri della coppia di transistor EC-BC abbiano valori simili a quelli del transistor singolo in connessione EC, con i seguenti vantaggi: • ho = hob > hoe 186 • hr = hre · hrb < hre Una tale coppia di transistor dunque potrebbe essere usata al posto di un transistor in EC per realizzare amplificatori sfruttando i vantaggi visti. Si noti inoltre che con un hre piccolo si riduce l’effetto di feedback interno del transistor. Con un tale elemento amplificatore composito poi sono più facilmente verificabili le condizioni che portano alla semplificazione del circuito equivalente del transistor in connessione EC, come abbiamo visto negli esercizi IV.4,IV.28 M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 187 EC βrd − re βrd AI = r + r + R r + RL e d L d [rb + re](RL + [rd + re ]) − [re][re − βrd ] 1 rb + re(β + 1) ZI = r L (RL + [rd + re]) 1 + e +R r d −[−βrd + re ] RL β − AV =−RL [r + r ](R + [r + r ]) − [r ][r − βr ] (r + r )(1 + RrdL ) + βre b e L d e e e d b e β (R + [r + r ])[r + r ] − [r ][−βr + r ] s b e e d e d e rd 1 + ZO = [−βrd + re] 1 + Rs +rb re hfe AI = 1 + hoe RL ZI =hie − RLhre AI −AI AV =RL ZI 1 hfe ZO = hoe − hre Rs +h ie −zfe AI == z + RL oe (Rs + zie )zoe − zre zfe ZI = z +R oe 188 L zfe RL AV = zie (zoe + RL ) − zre zfe (Rs + zie )zoe − zfe zre ZO = (Rs + zie ) CC AI = ZI = − (1 + β)rd (1 + β)rd − (re + rd + RL) rd + R L (1 + β)rd (rd + RL) − rd (1 + β)rd rb + (1 + β)rd (rd + re + RL) − rd (1 + β)rd (re + rd + RL ) (rd + RL ) RL(1 + β)rd RL βrd AV = − − RL r + (1 + β)r (r + r + R ) − r (1 + β)r r (1 + b d d e L d d d rd )(rb + (1 + β)re ) (Rs + rb + (1 + β)rd )re + rd − rd (1 + β)rd R s + rb re + ZO = Rs + rb + (1 + β)rd 1+β hfc AI = 1 + hoc RL ZI =hic − RLhrc AI −AI AV =RL ZI 1 hfc ZO = hoc − hrc Rs +h ic −zfc AI == zoc + RL z ic (zoc + RL ) − zrc zfc ZI = z +R oc L zfc RL AV =− z (z + RL ) − zrc zfc ic oc (R + zic )zoc − zoc zrc ZO = s (Rs + zic ) M.Vascon, G.Galeazzi, Esercizi sui transistor 189 BC [re + rb ] αrc AI = [r + αr ] + R r b c L c + RL [re + rb ]([rb + rc ] + RL) − [rb ][rb + αrc ] rb (rc + RL) − rb αrc ZI = [r + r + R ] (r + R ) b c L c L RL [rb + αrc ] RLβrd AV =− − RL [r + r ]([r + r ] + R ) − [r ][r + αr ] r (1 + e b b c L b b c d rd )(rb + (1 + β)re ) (Rs + [re + rb ])[rb + rc ] − [rb ][rb + αrc ] rb (rb + αrc) rb + rc − ZO = Rs + [re + rb ] (Rs + re + rb ) hfb AI = 1 + hob RL ZI =hib − RL hrb AI −AI AV =RL ZI 1 ZO = hfb hob − hrb Rs +h ib i2 −zfb AI = = i z 1 ob + RL zib (zob + RL ) − zrb zfb ZI = z +R ob L zfb RL AV =− z (z + RL) − zrb zfb ib ob (R + zib )zob − zob zrb ZO = s (Rs + zib ) 190