Tadeusz Kantor – Teatro Cricot 2 La trilogia del teatro della morte (Teatro Petruzzelli, 3­4­6­7­9­10 maggio 1986) Tadeusz Kantor Nato nel 1915 in un piccolo villaggio poco distante da Cracovia, Tadeusz Kantor è segnato per sempre dal dramma della Grande Guerra. Nel 1934 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Lì assimila la lezione di Gordon Craig, teorico teatrale della supermarionetta, e apprende il sistema artistico di matrice simbolista del Bauhaus. Da semplice decoratore diviene dunque un professionista del teatro fondando una compagnia clandestina, il Teatro Indipendente, che in condizioni estreme, tra le macerie della guerra, allestisce una serie di spettacoli in cui sviluppa i temi del dolore e della morte e racconta la perdita di ogni rassicurante certezza. Nel 1955, Kantor fonda la compagnia Cricot 2, il cui nome ricava dall’anagramma dell’espressione polacca “ecco il circo”. In una prima fase che si conclude alla metà degli anni Settanta, la compagnia è composta da artisti, e non da attori professionisti, che sperimentano diversi linguaggi sui testi di Stanislaw Witkiewicz. Kantor acquista notorietà internazionale sperimentando la tecnica dell’emballage e la strada dell’happening. Il periodo di maggiore successo, però, va dal 1975 al 1980. Con La classe morta Kantor sostiene di aver realizzato, piuttosto che un’opera teatrale, una seduta drammatica, in cui ad una comicità livida si affianca un doloroso nichilismo. Nella successiva pièce del 1980, Wielopole Wielopole, Kantor rende protagonisti i meccanismi della memoria e gli incubi che la popolano ossessivamente. Del 1985 è lo spettacolo Crepino gli artisti; anche questa volta il tema è la memoria, ma viene indagato il rapporto con l’oblio e l’identità: le immagini di Kantor da bambino, da adulto e da vecchio si incontrano e scontrano nel corso della rappresentazione. Tornerà a mettere in scena se stesso nel 1988 con Qui non ci torno più. Non farà in tempo a vedere in scena il suo ultimo spettacolo, Oggi è il mio compleanno, poiché morirà all’alba del giorno della prova generale. Il teatro kantoriano regna in quella zona di confine tra realtà e psicologia per cui è impossibile concepire l’arte libera dalle esperienze di vita vissuta e dalla consapevolezza dei drammi interiori. Gli attori non devono fingere un personaggio né rappresentare un testo, devono piuttosto essere se stessi. Solo così il dramma può coincidere con l’opera d’arte, e lo spettacolo avere senso. Un teatro, quello di Kantor, contro il rischio della finzione e insieme dell’illusione. Innalzare la quarta parete non ha più senso, poiché l’opera teatrale avviene non per qualcuno, ma in presenza di qualcuno, per comunicare la tragicità dell’esistenza e l’angoscia che dà la consapevolezza di essere vivi. La classe morta . La trama La classe morta è un’opera singolare che attraverso una serie di rivelazioni fornisce allo spettatore struggenti suggestioni. Non è facile sintetizzarne la trama, poiché va ben oltre il racconto la forza del messaggio kantoriano. Il dramma presenta un gruppo di personaggi, grotteschi fantocci decrepiti dagli atteggiamenti infantili, che si ritrova insieme a sedere su banchi di scuola. In questa surreale situazione ognuno esprimerà paure, sospetti e traumi, ma anche ricordi e ossessive speranze in una macabra giostra che rappresenta l’alienazione dell’uomo moderno sottoposto a continue e incomprensibili pressioni. Tale situazione oscilla tra la vita e la morte, la realtà e l’immaginazione, la purezza e la dannazione. Anche il confine teatrale tra il pubblico e la scena vacilla. Non vi è lo scudo del palco e i personaggi conducono gli spettatori nel loro mondo spettrale, rievocando ossessive atmosfere da incubo. Wielopole Wielopole. La trama Questo spettacolo ricostruisce le vicende storiche della cittadina polacca che ha dato i natali al drammaturgo. Gli abitanti diventano protagonisti di uno spettacolo che nelle vicende della prima guerra mondiale visualizza gli effetti torturanti della memoria personale attraverso immagini di strazio e violenza. Crepino gli artisti. La trama Il tema della creazione artistica è al centro di Crepino gli artisti. Nel riferimento alla biografia dello scultore cinquecentesco Veit Stoss, c’è la rappresentazione della condizione esistenziale di Kantor, la cui identità è frantumata nelle diverse fasi della vita: coesistono nello spettacolo un “io in persona”, un “io quando avevo sei anni” e un “io morente” che evidenziano ancora una volta il dramma della memoria. Lo spettacolo Il Teatro Petruzzelli dedica a Kantor un omaggio generoso. Dal 3 al 10 maggio del 1986 la Compagnia Cricot 2 porta a Bari La trilogia del Teatro della Morte: La classe morta, Wielopole Wielopole e Crepino gli artisti sono gli spettacoli che vengono allestiti, mentre in contemporanea si svolge un Convegno Internazionale e una mostra di disegni per il teatro realizzati da Kantor e curata da Maurizio Muscarino.