Il Criticismo di Kant

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Il CRITICISMO
Immanuel KANT
1724-1803, di Konigsberg, dove nacque, visse e morì. Tratteremo Kant dal punto di vista
gnoseologico.
Il pensiero filosofico di Kant muta nel tempo, compiendo una evoluzione:
1. In giovinezza scrisse degli scritti precritici, nei quali trattava tutti i campi scientifici
2. Nel 1770 scrive la "Dissertazio" (=dissertazione), che segna il passaggio fra gli
scritti precritici e il criticismo
3. Infine aderisce al criticismo (quindi da lui stesso fondato)
Con il criticismo Kant va oltre l'illuminismo, e dimostra che anche la ragione può errare.
Quindi supera e progredisce anche il razionalismo e l'empirismo, pur non distruggendoli,
ma inglobandoli in parte.
Il criticismo afferma che la ragione può procedere scientificamente, in modo teoretico e
corretto attraverso l'intelletto, come si era sempre pensato. Ma la novità consiste nel constatare che la ragione può anche essere dialettica, con la quale viene spacciato per scientifico ciò che non lo è, essendo quindi scorretta (perché compie errori nel ragionamento).
Kant capisce il modo in cui il pensiero agisce (da sempre, anche in passato): a differenza
da ciò che affermavano i suoi predecessori, è l'oggetto (il mondo) a girare attorno al soggetto (l'uomo). Si rinuncia quindi a capire l'oggetto in sé (in quanto impossibile), ma si cerca di capire i suoi fenomeni.
Con questa nuova concezione, in netto contrasto con l'idea precedente di infallibilità della
ragione, Kant compie una "rivoluzione copernicana".
Si capisce che da sempre gli scienziati vedevano nella natura ciò che la loro ragione vedeva, e non la natura in sé, e grazie a questo sono riusciti a costruire la scienza.
Non bisogna cercare di capire ciò che non si può, come invece fa la filosofia (la metafisica), che proprio per questo non è divenuta scienza.
Il criticismo critica la ragione nel suo procedere. Riguardo ciò Kant scrisse tre importanti
opere:
1. "Critica della ragion pura", cioè alla ragion teoretica, che ci da una conoscenza
scientifica
2. "Critica della ragion pratica", cioè nel suo ambito pratico, etico, e ne mostra il
percorso
3. "Critica del giudizio", dove si parla del concetto del bello e della finalità della natura, quindi del giudizio nell'ambito scientifico per riconciliare l'uomo con la natura
"Critica della ragion pura" è composta da due sezioni; verrà analizzata la prima, più importante.
Kant compie un'ulteriore suddivisione dell'opera, in due parti:
•
Estetica. Qui parla delle strutture a priori del soggetto, cioè parla delle forme
vuote del soggetto. Esse sono le prime, alla base, e appartengono solo al soggetto umano, e sono quindi universali. Le prime forme sono lo spazio e il tempo
(quest'ultimo media tra oggetto e soggetto).
L'estetica trascendentale indica il nostro modo di conoscere: io soggetto (fermo)
faccio ruotare l'oggetto attorno a me, di cui colgo solo fenomeni.
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•
Logica. Si evidenzia in che modo la logica trascendentale mostra come le nostre
strutture entrano in contatto con i fenomeni dell'oggetto.
Ci sono due elementi indispensabili per avere una conoscenza scientifica: le nostre strutture universali, e l'oggetto, che mi è dato, ed è esterno al soggetto, è al
di fuori.
Lo spazio e il tempo sono necessari per avere una prima conoscenza, che è
sensibile e superficiale. Poi tale conoscenza passa all'intelletto, attraverso la logica analitica.
✗ Analitica. L'intelletto rielabora le conoscenze sensibili attraverso le categorie, che sono altre strutture vuote. Quindi nella logica analitica l'intelletto
non analizza direttamente l'oggetto, ma i primi dati spazio-temporali.
Le categorie analitiche (dell'intelletto) sono 12+1 (la tredicesima è particolare).
Le prime 12 si raggruppano in:
✔ quantità
✔ qualità
✔ modalità
✔ relazione
Un esempio di categoria è la casualità (rapporto causa-fine).
Attraverso queste categorie si ha una conoscenza teoretica e fenomenica
dell'oggetto, che è corretta.
Alle 12 forme vuote ne va aggiunta un'altra, chiamata io penso o "appercezione trascendentale". Essa consiste cioè nell'essere coscienti di "stare"
e di percepire. E' la forma che è in grado di riunire le conoscenze delle altre 12, quindi è importante in quanto dà valore a tali conoscenze, che altrimenti sarebbero divise ed inutili. E' anch'essa forma vuota, cioè non ha
conoscenze personali, ma solo universali e scientifiche.
Ma questa logica analitica e corretta non è sempre presente, e può intervenire la
logica dialettica.
✗ Dialettica. La logica è dialettica quando essa, esaminando e criticando le
informazioni date dala ragione teoretica, commette errori.
La ragione ha quindi altre 3 strutture vuote (dialettiche), chiamate idee:
1. idea di anima
2. idea di mondo
3. idea di Dio, chiamato anche "ideale supremo della ragione"
Nella dialettica manca il dato esterno (l'oggetto), quindi la ragione si inventa e riempe le forme (che invece dovrebbero essere vuote), compiendo
quindi errori.
Dalle 3 idee la dialettica pretende di creare 3 scienze, che in realtà sono
pseudoscienze:
1. anima ==> psicologia razionale
2. mondo ==> cosmologia razionale
3. Dio ==> teologia razionale
La dialettica compie però errori strutturali in ognuna di esse (per questo
non sono vere scienze):
1. la psicologia dà sostanza all'io penso, che invece è categoria vuota
2. la cosmologia presenta contraddizioni, incomprensioni, tesi ed antitesi (es: difficoltà già nella definizione)
3. la teologia pensa di avere un dato (Dio) che invece non ha
Le pseudoscienze, anche se presentano errori, non vanno considerate
come vere scienze, ma non vanno neppure escluse: esse hanno una fun2
zione euristica, cioè servono ad ampliare la conoscenza, facendo quindi
avanzare anche le scienze.
Nella "Critica della ragion pratica", effettua una critica alla ragione non nel suo percorso
teoretico, ma in quello pratico, quando cioè la ragione ci comanda di agire, quando essa è
la causa delle nostre azioni. Critica quando la ragione si attiene all'oggetto, contrariamente a quanto detto nella "Critica alla ragion pura", dove la critica era rivolta a quando la ragione non si attiene all'oggetto. Quindi, essendo la ragione legge, viene criticata quando
essa si distrae e ascolta l'oggetto, che invece non ci deve essere: cioè la ragione non si
deve lasciar condizionare.
Si deve considerare che la ragione, come legge morale, è pura forma vuota.
Quindi la ragione è uguale in tutti, da sempre. Essa però non deve comandare qualcosa di
specifico e particolare, in quanto in questo modo risulterebbe essere diversa tra uomo e
uomo, contrariamente alla sua universalità. Invece la ragione comanda di comandare,
cioè dice "fai", "devi", è il senso del dovere.
Kant scrive di essere sicuro di due cose, le quali non necessitano di dimostrazione: il
"mondo fuori di me", e la "legge morale dentro di me".
Dalla legge morale Kant deriva tre postulati:
1. Il raggiungimento della legge morale è possibile in un tempo indefinito. Quindi bisogna ammettere l'immortalità dell'anima, in quanto la legge si deve per forza
realizzare, in qualsiasi tempo, anche se esso è lunghissimo (infinito) e oltre la
morte
2. Un individuo, pur avendo realizzato la legge morale, potrebbe essere infelice.
Quindi bisogna ammettere l'esistenza di Dio, che fa raggiungere la felicità mediante la perfezione
3. Bisogna poter ammettere la propria libertà, di pensiero e di scelta, altrimenti la
legge morale non avrebbe senso
La ragion pratica si suddivide in due procedimenti:
• analitica: in essa ci si attiene alla pura ragione
• dialettica: in essa ci si attiene anche alle distrazioni esterne, che interferiscono e
fanno compiere errori
La ragione nella sua dimensione pratica è in grado di formare una vera scienza: l'etica.
Altra opera è "Critica del giudizio", nella quale esamina le facoltà umane del giudizio.
Ricava 2 tipi di giudizio:
• giudizio determinante, in ambito scientifico: in esso è presente sia l'elemento universale che quello particolare. Si tratta di giudizi corretti, in relazione con la "critica alla ragion pura".
• giudizio riflettente, che è ambito solo universale o solo particolare, nel quale bisogna cercare la componente non in nostro possesso (il particolare o l'universale). Generalmente si parte da un elemento particolare noto, cercando di arrivare
all'universale, al concetto, per trovare la sua finalità. Il giudizio riflettente si suddivide in:
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estetico. Si hanno due giudizi estetici:
1. il bello, la ricerca del concetto di bello, nel quale si da una forma all'oggetto
2. il sublime, dove l'oggetto non ha forma
teleologico. La natura viene universalizzata, gli si dà finalità. Infatti nella
natura ci sono tracce di finalità, in quanto essa non è fine a se stessa, ma
si deve inserire in un ordine universale superiore. L'universale è nel soggetto umano: in esso è presente una idea di finalità
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