giapponese - Università degli studi di Bergamo

PERIODO TAISHŌ (19121926)
CRESCITA ECONOMICA ED ESPANSIONE
COLONIALE
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“Seconda rivoluzione industriale”, durante la Prima
Guerra Mondiale: maggiore peso di settore metalmeccanico e
industria pesante (a discapito del settore tessile)
Tale sviluppo fu favorito dalla espansione del commercio
internazionale giapponese:
Occupazione nel corso del conflitto di svariati territori cinesi e
delle isole del Pacifico sotto la dominazione tedesca: creazione di
nuovi mercati
Penetrazione nei mercati asiatici e in quelli dei Paesi Alleati
(approfittando dell’impegno bellico europeo e del marginale
impegno giapponese), soprattutto per tessuti di cotone,
macchinari, armi
Conseguenza: riduzione del divario economico fra
Giappone e paesi industrializzati (e della dipendenza per gli
armamenti)
MUTAMENTI SOCIALI
Aumento del numero degli uomini addetti al settore
industriale: nascita del proletariato maschile
Migrazione della popolazione dalle campagne ai centri
urbani minori e alle grandi città
Espansione del settore terziario e consolidarsi della
media borghesia urbana, attratta dal liberalismo
Accentuarsi degli antagonismi sociali
ANTAGONISMI SOCIALI
Principalmente, protesta diretta, soprattutto da parte del
proletariato
I partiti non riuscirono a mutare in organizzazioni
politiche in grado di farsi interpreti delle masse (anche a
causa delle leggi restrittive imposte dal blocco di potere,
che legittimarono polizia e magistratura a intervenire
pesantemente su di essi)
Estate 1918: kome sōdō (moti del riso), con oltre 700.000
manifestanti, che protestarono per oltre due mesi,
inizialmente appoggiati dai quotidiani a diffusione
nazionale (poi colpiti dalla censura)
Repressione dura da parte dell’esercito, con migliaia di
arrestati (oltre a un numero di morti e feriti)
MUTAMENTI POLITICI CONSEGUENTI AI
MOTI DEL RISO
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Settembre 1918: dimissioni del primo ministro e salita al
governo di Hara Takashi
Nomina decisa dall’altro e non legata al parlamento, ma
primo uomo di partito (cioè uomo che non faceva parte
della oligarchia Meiji, ma era capo del partito di
maggioranza alla Camera Bassa) a essere a capo del
governo
Nonostante questo,
Forte peso all’interno del governo di funzionari civili e
militari
Posizioni conservatrici dello stesso Hara
Hara fu sordo alle richieste di modifica della Costituzione
in direzione del suffragio universale, contribuendo al
mantenimento dei partiti in posizione subordinata
“DEMOCRAZIA TAISHŌ”?
•
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A livello di governo, declino solo molto relativo del blocco
di potere dominante Meiji
No messa in discussione degli equilibri di potere da parte
dei ceti rurali (impregnati di ideali confuciani)
Influenza degli ideali dei pensatori liberali sui ceti urbani,
ma capacità di partecipazione effettiva molto limitata
La piccola borghesia non mirava a rivoluzioni e anzi
vedeva il proletariato come portatore di disordini
Incapacità dei partiti di raccogliere le sollecitazioni degli
intellettuali liberali, ed eliminazione dal Parlamento dei
partiti effettivamente opposti al regime
Limiti nelle stesse elaborazioni degli intellettuali,
incapaci di analisi soddisfacenti della società e dei rapporti
di classe esistenti
ORGANIZZAZIONE DEL PROLETARIATO
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1912: Suzuki Bunji fondò la prima associazione di mutuo
soccorso giapponese, la Yūaikai (1912)
Fine della Conferenza di Versailles: divenne la Sōdōmei, il
primo sindacato giapponese, che si poneva come obiettivi
Il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori
Più generali ottenimento di libertà democratiche
Tuttavia, i risultati ottenuti non furono apprezzabili,
Il sindacato riuscì a organizzare una minoranza ristretta di
lavoratori e lotte, a causa
Della sua debolezza interna
Della difficoltà di far comprendere ai lavoratori
l’importanza dell’unità di classe
LA “VITTORIA MUTILATA”
“Vittoria mutilata”: tradimento delle attese della
popolazione giapponese (sia le classi dominanti che i ceti
popolari) nella Conferenza di pace di Versailles (1919)
Rimozione di alcune delle conquiste territoriali giapponesi
Mancato riconoscimento della parità razziale (soprattutto
per il timore statunitense e australiano verso la crescente
immigrazione di asiatici)
Conseguenze:
Blocco dominante: indignazione e crescente convinzione che
le Potenze occidentali volessero mantenere il Giappone in
uno stato di subordinazione politica ed economica
Masse: sciovinismo e antioccidentalismo
Situazione che non mutò con le successive conferenze
internazionali (come quella di Washington, 1921-22)
CRISI DEI PRIMI ANNI VENTI
Fine del conflitto e riconversione produttiva: caduta della
domanda dall’estero e conseguente crisi nelle esportazioni
per il Giappone
Andamento altalenante della produzione industriale, con
contrazione dei salari ed estendersi dei licenziamenti
Stagnazione agricola, con massiccio ricorso all’affittanza e
pessime condizioni di vita per i contadini
Accentuarsi dei conflitti sociali da parte di contadini poveri,
proletariato e ceti medi urbani
1923: TERREMOTO DEL KANTŌ
Grande perdita di vite umane (100.000 morti e
3,3 milioni di feriti)
Ingenti danni materiali e necessità di massiccia
importazione di beni di consumo e materiali per
le ricostruzione
Disordini: i gruppi di volontari che affiancarono
le forze di polizia iniziarono con la connivenza dei
poliziotti una violenta persecuzione dei cinesi e
coreani presenti a Tōkyō (assassinio di 4000
coreani e 400 cinesi, rimasto impunito)
STRETTA POLITICA AUTORITARIA
1924-1932: stagione dei “governi di partito”, ovvero serie di
governi giapponesi nati sulla base di una maggioranza
parlamentare
VS i successivi “governi trascendenti” varati dai consiglieri
dell’Imperatore senza necessariamente una maggioranza
parlamentare, susseguitisi fino al 1945)
Tuttavia, anche i governi di partito furono sottoposti alle
ingerenze del blocco dominante tradizionale, con cui
comunque erano allineati
1925:
Approvazione della legge che stabiliva il suffragio
universale maschile (5 maggio), ma
Immediatamente dopo, a conseguenza delle tensioni sociali,
approvazione della Chian Ijihō (Legge per il
mantenimento dell’Ordine pubblico, 12 maggio)
CHIAN IJIHŌ
•
•
Svolta fondamentale nel processo politico giapponese:
venuta meno della certezza del diritto
Legge “speciale” e volutamente ambigua, applicabile
secondo la convenienza politica per colpire legalmente ogni
opinione
difforme
all’ideologia
dominante
(e
successivamente emendata con l’introduzione della pena di
morte):
Stabiliva il divieto di “alterare il kokutai” (sistema
nazionale)
Perseguiva i “crimini di pensiero”: possibilità di perseguire
attività sia politiche che ideologiche considerate
“pericolose”
Segnò la definitiva entrata nella fase del regime fascista
GLI ANNI DEL
FASCISMO E DELLA
SECONDA GUERRA
MONDIALE
“FASCISMO” GIAPPONESE
•
•
Tennōsei fashizumu: definizione data al regime costituitosi
fra le due guerre mondiali, formato dal blocco di potere già
esistente (zaibatsu, alti comandi militari, funzionari civili
superiori, Camera alta e Corte imperiale), che
occupò lo Stato dall’interno togliendo potere ai partiti e
soffocando libertà politiche e diritti civili
non si costituì come movimento “dal basso” (si formò un
fascismo dal basso, ma fu rimosso dopo il 1937)
N.B.: dibattito storiografico riguardo la definizione di
“fascismo” in relazione al regime giapponese, e alle differenze
fra “fascismo” giapponese e fascismo italiano/nazismo tedesco
Maruyama Masao: kazokushugi (familismo) e keiei
kazokushugi
(familismo
imprenditoriale),
nōhonshugi
(ruralismo)
e
panAjiashugi
(panasiatismo)
come
caratteristiche distintive del fascismo giapponese
INTERVENTI REPRESSIVI SEGUITI ALLA
CHIAN IJIHŌ
1925-1928: interventi in chiave antimarxista e antiproletaria
Censura delle idee: misure contro i “reati di opinione”:
•
Definizione di un elenco di riviste e libri di cui era vietata la
circolazione
•
Inserimento di supervisori nei gruppi di ricerca
•
Arresti/epurazioni di intellettuali che si mostrarono critici verso
il regime
Istituzione del Tokubetsu kōtō keisatsu (o Tokkō, Apparato di
polizia speciale superiore, che svolse le funzioni di una polizia
segreta) e dei “procuratori del pensiero” presso i tribunali
Applicazione della pratica del tenkō (abiura della posizione
ideologica), che sfruttava le capacità di pressione della
microstruttura sociale
L’EFFICACIA DELLE MISURE
Efficacia della repressione (6124 condanne) e della pratica
del tenkō (vi si adeguarono circa 6000 incriminati)
•
•
Pressoché totale eliminazione del dissenso, e assenza di
ogni forma di resistenza attiva al regime
Uniche forme di resistenza:
Resistenza passiva da parte degli intellettuali (rifiuto a
pubblicare opere/agire come corrispondenti di guerra)
Vertenze sindacali operaie negli anni Trenta, ma
Rivendicazioni pratiche e senza elaborazione teorica
Interrotte dal richiamo all’unità nazionale dopo l’inizio
della guerra contro la Cina (sospensione degli scioperi per
non sabotare la produzione bellica)
LA “FABBRICA DEL CONSENSO”
I tentativi di veicolare il consenso ebbero peso equivalente
agli interventi repressivi. Si realizzarono attraverso
Associazioni sotto il controllo dell’esercito, per la propaganda e la
preparazione paramilitare:
•
Teikoku zaigō gunjikai (Associazione imperiale dei riservisti,
fondata nel 1910)
•
I seinen dan (gruppi giovanili), organizzati dalle sezioni locali
della associazione dei riservisti e riuniti in una associazione
nazionale dal 1915
Il sistema scolastico
Sia le associazioni che il sistema scolastico operarono per
l’affermazione dell’ideologia del tennōsei (sistema imperiale: idea
della discendenza divina dell’imperatore, simbolo del kokutai) e
dei valori di armonia sociale, pietà filiale, lealtà e obbedienza, in
chiave nazionalistica
IL FASCISMO “DAL BASSO”
•
•
Oltre alle associazioni dei riservisti, nacquero, fino alla
metà degli anni Venti, associazioni più piccole, in reazione
alle tensioni sociali del dopoguerra e promosse dai ceti
piccolo-borghesi urbani pseudo-intellettuali (fascismo “dal
basso”)
Uno dei maggiori ideologi di questo “fascismo dal basso” fu
Kita Ikki (1883-1937), sostenitore
Del tennōsei fashizumu come rapporto diretto fra
Imperatore e sudditi, con l’eliminazione delle “cricche”
militare, burocratica, economica e politica (incluso il
Parlamento e gli zaibatsu )
Dell’espansione, contro l’ “imperialismo bianco”
Alcune delle idee di Kita Ikki avrebbero influenzato il
blocco di potere, nel corso di tutti gli anni del regime
SOPPRESSIONE DEL “FASCISMO DAL
BASSO”
Il fascismo dal basso ispirò gruppi di giovani ufficiali che
effettuarono attentati contro esponenti del blocco di potere,
sommandosi alle tensioni sociali che continuarono a
percorrere gli anni Venti e Trenta
Finale soppressione del fascismo dal basso
“Incidente del 26 febbraio” 1936: repressione del
movimento, dopo l’ennesimo attentato, con la condanna a
morte di tredici ufficiali e sei civili (incluso Kita Ikki)
Fine dei tentativi di rivolta dei ceti piccolo-borghesi e
definitiva soppressione di ogni opposizione al blocco
di potere
ESPANSIONE IMPERIALISTA
GIAPPONESE E GUERRA
•
•
Espansionismo giapponese:
avviato in periodo Meiji e proseguito in periodo Taishō con
le annessioni durante la Prima Guerra Mondiale
riprese a partire dagli anni ’30, con l’avvio della “Guerra
dei quindici anni”
Settembre 1931: invasione della Manciuria e creazione
dello stato fantoccio del Manchukuo
Nominalmente affidato a Pu Yi (ultimo discendente della
dinastia cinese Qing) ma in realtà sotto pieno controllo
giapponese
Governo di un Governatore generale militare e viceministri
giapponesi
Sfruttamento economico da parte degli zaibatsu
L’AVVIO DELLA “GUERRA TOTALE”
•
•
•
Reazione di Washington e Londra: condanna del Giappone
da parte della Società delle Nazioni (abbandonata nel 1933)
Crescente frustrazione giapponese verso le politiche occidentali
Accentuata propaganda sull’espansionismo
Sostenuto da alti comandi militari, zaibatsu, burocrazia civile,
partiti conservatori, alcuni intellettuali
Crescente presa sull’opinione pubblica
1937: aggressione contro la Cina
Il 13 dicembre: occupazione e “massacro”, o “Stupro” di
Nanchino: oltre 350.000 vittime calcolate e innumerevoli episodi
di violenza (stupri, saccheggi, incendi)
Prima delle molte atrocità commesse dai soldati giapponesi
contro la popolazione civile delle regioni invase
Inizio della Guerra dell’Asia Orientale
IDEOLOGIA FASCISTA E IMPERIALISMO
Giustificazione ideologica data all’espansione:
Difesa dell’onore del Paese degli dei e del kokutai/tennō
Lotta contro l’“imperialismo bianco”:
• il giornalista Ryū Shintarō, fra gli altri, sostenne la
necessità di attaccare i possedimenti britannici e francesi
nel Pacifico, e che il mondo sarebbe stato diviso in blocchi,
uno dei quali “naturalmente” spettava al Giappone
• Idea ripresa all’inizio del 1941 dal Ministro degli Esteri
Matsuoka Yōsuke, che formulò la “dottrina Matsuoka”
sulle “quattro zone”:
USA: America settentrionale e meridionale
URSS: attuali paesi sovietici più India e Iran
Germania nazista: Europa e Africa
Giappone: Asia orientale e sud-orientale
LO SCOPPIO DELLA GUERRA “MONDIALE”
1 aprile 1938: Legge di mobilitazione nazionale generale
(Kokka sōdōinho) per il “Nuovo Ordine” in Asia
1940: patto tripartito con Italia e Germania
1941: occupazione dell’Indocina settentrionale ed
estensione dell’occupazione della Cina
Tensioni con gli Stati Uniti: mancata risposta alla richiesta
statunitense di garanzie per le Filippine (colonia statunitense)
e del ritiro delle truppe dalla Cina
Dopo la firma del Patto di neutralità fra Giappone e Unione
Sovietica e l’invasione giapponese dell’Indocina meridionale,
embargo totale da parte degli Stati Uniti
8 dicembre 1941: attacco giapponese (prima della
dichiarazione di guerra) a Pearl Harbour e dichiarazione di
guerra tedesca agli Stati Uniti
Scoppio della guerra “mondiale”
PROGRESSIONE DELLA GUERRA E RESA
Iniziali vittorie delle forze giapponesi nel Pacifico
Giugno 1942: vittoria statunitense nelle Midway, che iniziò a
mutare le sorti del conflitto nel Pacifico
Estate 1944: bombardamenti nelle città giapponesi
25 aprile 1945: liberazione dell’Italia
8 maggio 1945: liberazione della Germania e fine del conflitto in
Europa.
Nonostante la sconfitta giapponese fosse ormai certa, no resa
Giugno 1945: occupazione di Okinawa (dopo uno scontro
durato mesi ed estremamente sanguinoso, in cui la popolazione
civile fu costretta a lanciarsi contro le forze armate)
6-9 agosto 1945: bombardamenti atomici di Hiroshima e
Nagasaki
15 agosto 1945: resa incondizionata giapponese
RIFLESSI INTERNI DELLA “GUERRA
TOTALE”
Principali conseguenze della “guerra totale” in Giappone:
Riorganizzazione del sistema politico
Tolto il potere al Parlamento e partiti assorbiti in un partito
unico (Taisei yokusankai)
• Il Giappone mutò in uno stato interamente militarizzato
Ristrutturazione dell’economia per lo sforzo bellico:
Dirigismo economico (già avviato dopo la crisi del ‘29):
pressoché totale controllo statale su economia e forze
sociali, con
• Industria indirizzata soprattutto verso il settore bellico
attraverso investimenti/mobilitazione ad hoc delle risorse
• Regolamentazione di commercio e finanza
• Razionamento prodotti alimentari
RIFLESSI SULLA VITA MATERIALE DELLA
POPOLAZIONE
FORME DI CONTROLLO NEGLI AMBIENTI DI LAVORO
E DELLA VITA QUOTIDIANA:
Corporativismo industriale: fondazione della DaiNippon
sangyō hōkokukai (Associazione patriottica per l’industria
del Grande Giappone)
I conflitti nei luoghi di lavoro vennero trattati come minacce
al kokutai, ovvero come veri e propri crimini sociali e politici
I rapporti di lavoro nell’industria vennero equiparati a
rapporti famigliari, appellandosi a una logica confuciana
Associazioni di vicinato (tonarigumi) e di rione (chōnaikai)
poi confluite nel partito unico, e a cui le famiglie vennero
spinte a iscriversi
Si rifacevano alle forme di mutuo soccorso e controllo tipiche
del periodo Tokugawa.
CHIAMATA A SOSTEGNO DELLO SFORZO BELLICO:
Reclutamento dei soldati, spesso costretti a fronteggiare
carenze di rifornimenti e votati a missioni suicide (kamikaze)
Ampie fasce di popolazione (donne, studenti di superiori e
università) chiamate a sostituire la manodopera maschile in
imprese e servizi pubblici, industrie belliche, campagne
RAZIONAMENTI:
Dapprima sui prodotti tessili, poi, dal 1941, su tutti i beni di
consumo, con un sistema di distribuzione basato su carte
annonarie e gestito da tonarigumi e chōnaikai
Data la scarsità di cibo, fiorire del “mercato nero” e dei crimini
economici (violazioni del controllo dei prezzi)
BOMBARDAMENTI:
Iniziati nell’estate del 1944, colpirono, prima degli attacchi
nucleari a Hiroshima e Nagasaki, tutte le maggiori città,
(compresa Tōkyō, che il 9-10 marzo 1945 subì un’incursione
che causò 84.000 morti)
IL DOPOGUERRA
LE CONDIZIONI DEL GIAPPONE
NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA
“SMACCO MORALE” DELLA RESA E
SMANTELLAMENTO
DELL’IDEOLOGIA
DEL KOKUTAI:
Primo discorso radiofonico dell’Imperatore,
pronunciato il 15 agosto 1945, che invitava tutti i
cittadini giapponesi ad abbassare le armi, per
evitare ulteriori devastazioni del “nuovo e crudele
tipo di bomba” impiegato dai nemici
Secondo discorso radiofonico del 1 gennaio 1946,
in cui l’Imperatore ripudiava l’idea della natura
divina della famiglia imperiale
DIFFICILI CONDIZIONI ECONOMICHE E
UMANE:
Perdita del 70 % della flotta
Perdita di tutte le colonie: riassegnate alla
dominazione europea e americana (inclusa la Corea
del Sud, fino al 38° parallelo, assegnata agli Stati
Uniti) o a quella cinese (Taiwan e Manciuria)
Insieme ai bombardamenti, questo segnò la perdita
di due terzi del potenziale industriale giapponese
8 milioni di senzatetto e 9 milioni di disoccupati, a
cui si sommavano i milioni di soldati di ritorno in
patria
Conseguenze
dei
bombardamenti
atomici
(hibakusha)
L’OCCUPAZIONE ALLEATA (1945-1952)
Pianificata sin dal 1942 da un gruppo di esperti e uomini
politici, fu avviata dopo la conferenza di Postdam del luglio
1945
Affidata in primo luogo al Supreme Commander for the
Allied Powers (SCAP) e gestita quasi esclusivamente
dagli Stati Uniti (a eccezione di un piccolo contingente
australiano)
Comando dello SCAP: affidato al generale Douglas Mc
Arthur
Obiettivi: democratizzare e smilitarizzare il Giappone
Modalità di operazione: attraverso direttive impartite al
governo giapponese, responsabile della loro applicazione
AZIONE DELLO SCAP FINO AL GIUGNO
1946
•
•
•
Abolizione delle istituzioni che avevano sostenuto la guerra e
il mantenimento del regime: Ministero della Guerra, Ministero
della Marina, Ministero degli Approvvigionamenti militari,
Ministero degli Interni
Scioglimento della Taisei Yokusankai e libertà di ricostituire
partiti politici e sindacati
Liberazione dei prigionieri politici
Sospesi tutti i corsi scolastici, da riaprire solo dopo aver
riscritto tutti i testi di storia, geografia ed etica (banditi quelli
esistenti come illegali)
Stilati piani per
Una nuova costituzione
Lo scioglimento degli zaibatsu
Le epurazioni dei sostenitori del regime
DOPO IL 1946
•
•
•
1946-47: “inversione di rotta” nel rapporto fra Usa e
Giappone, con
Una azione meno incisiva dello SCAP
Mutamento nelle dinamiche del rapporto fra i due paesi
Il Giappone divenne il principale alleato statunitense in
Asia
Causa dell’inversione:
Resistenze del governo giapponese
(Soprattutto) mutamento del clima internazionale, con i
prodromi della Guerra Fredda
Riflessi principali di questa inversione di rotta: la gestione
della “giustizia dei vincitori”, incluso l’atteggiamento
statunitense nei confronti dell’imperatore
LA “GIUSTIZIA DEI VINCITORI”
EPURAZIONI:
Inizialmente, 200.000 persone (90% militari), ma molti
riabilitati successivamente attraverso Commissioni per la
revisione delle sanzioni agli epurati
PROCESSO AI CRIMINALI DI GUERRA:
Giudizio per i crimini di “classe A” (crimini contro la pace, di
cui dovettero rispondere alti ufficiali e politici istigatori della
guerra): gestito dallo IMTFE (International Military
Tribunal for the Far East), anche noto come Tribunale di
Tōkyō, costituito il 3 maggio 1946
Giudizio per i crimini di “classe B” (crimini di guerra
convenzionali, commessi da militari in battaglia o contro
civili di popoli nemici) e di “classe C” (crimini contro
l’umanità): tribunali istituiti in varie città dell’Asia, fra cui
Yokohama
ESITI DEL PROCESSO:
Crimini di “classe A”: 28 imputati, di cui due morti
prima del termine del processo. La sentenza, emessa il 12
novembre 1948, stabilì 7 condanne a morte, 18 pene di
detenzione e dichiarò un imputato insano di mente
Crimini di “classe B” e “classe C”: mancanza di una
chiara distinzione fra i due, nel caso giapponese.
Comminate complessivamente 984 condanne a morte, 475
ergastoli, 2944 pene detentive, per lo più a giapponesi, ma
in parte anche a collaborazionisti taiwanesi e coreani
Si evitò di considerare alcuni gravi crimini, di cui si
ignorarono le evidenti prove:
• Massacro di Nanchino
• Esperimenti su cavie umane (unità 731)
• Comfort women
IMPERATORE HIROHITO
Dichiarato non perseguibile, per varie ragioni:
Rischio dell’instaurazione di una Repubblica
• Possibilità per l’Imperatore, rimasto nella sua posizione, di
fungere da modello per la popolazione giapponese durante
l’occupazione (viaggi imperiali)
Rischio che l’abdicazione dell’imperatore (possibilità non
prevista dalla Costituzione del 1889) potesse portare a una
sollevazione popolare, data l’incidenza della teoria della
discendenza divina imperiale (nonostante il discorso
radiofonico che la aveva smentita)
Rischio di una delegittimazione (o di dimissioni) dei vertici
burocratici, con conseguenti disordini interni
LA NUOVA COSTITUZIONE
•
•
Promulgazione: 3 novembre 1946 (ed entrata in vigore il 3
maggio 1947)
Su richiesta dello SCAP, basata sui principi della democrazia
parlamentare
Ridefinizione della natura dell’imperatore
Definito “simbolo (shōchō) dello Stato e dell’unione del popolo
giapponese”, con la perdita di tutte le precedenti prerogative e la
creazione di vere basi per una monarchia parlamentare
Ristrutturazione del potere politico: separazione dei poteri,
parlamento con due camere elettive e a cui i ministri sono
chiamati a rispondere
Pacifismo (articolo 9): rinuncia alla guerra per la risoluzione
dei conflitti e divieto di ricostituzione delle forze armate
1950 e 1954: creazione della Riserva di polizia nazionale e
dell’Agenzia della difesa (Boeichō)
L’ERA DI YOSHIDA SHIGERU (1948-1954)
•
•
•
Capo del partito liberale, che emerse nella fase di rapida
formazione e dissoluzione di partiti seguita alla
democratizzazione
Fu il responsabile della transizione fase alla post-occupazione
Aspetti fondamentali della sua politica:
Rigide misure in ambito politico e sociale (opposizione agli
scioperi nel settore pubblico e sostegno alla “purga rossa”)
Negoziazione della posizione internazionale del Giappone:
con
protezione
statunitense,
pieno
riconoscimento
internazionale, avvenuto nel 1956 con l’ingresso nell’ONU
Ricostruzione economica, a cui diede priorità assoluta,
riportando l’economia giapponese ai livelli pre-conflitto per la
metà degli anni Cinquanta (a prezzo però di grossi sacrifici
della popolazione, oltre che di un certo interventismo statale
in ambito industriale)
DOPO L’OCCUPAZIONE
POLITICA
1954: Hatoyama Ichirō, epurato durante gli anni
dell’occupazione, venne riabilitato e salì alla
presidenza del Partito Democratico che, con
l’appoggio dei socialisti, mise in minoranza
Yoshida e i Liberali
1956: unione di Liberali e Democratici nel Jiyū
minshūtō, o Jimintō, il Partito Liberal
Democratico
Dominio in politica per tutta la seconda metà del
ventesimo secolo (ad eccezione del biennio 19941996), anche per il forte indebolimento
dell’opposizione dopo la “purga rossa”
ECONOMIA
A PARTIRE DAL 1955 E FINO AL 1965
Elaborazione di Programmi economici quinquennali in
accordo con le associazioni di impresa (che fissano, in
particolare, i termini dell’intervento statale in economia)
Completamento della ripresa (soprattutto stimolando le
esportazioni e limitando le importazioni)
N.B: alti costi della ricostruzione: inquinamento, e sforzi
della popolazione (con consumi molto ridotti)
FINE ANNI ’60-FINE ANNI ‘80
Miglioramento generale delle condizioni di vita e sviluppo
1985: ingresso nella recessione
INIZIO ANNI ’90
Scoppio della baburu economi
RELAZIONI INTERNAZIONALI
METÀ ANNI ‘50-INIZIO ANNI ‘70
“Ombrello” americano nelle relazioni internazionali
In concomitanza con l’ingresso all’ONU (1956), riallacciarsi delle
relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica (problema delle
isole Curili a nord dello Hokkaidō, tutt’ora aperta)
1958-1960: partecipazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU
(come membro NON permanente: dal febbraio 1972, con entrata
della Cina nel Consiglio di Sicurezza al posto di Taiwan,
problema del rapporto con la Cina)
Rapporti diplomatici diretti con Washington
• Maggio 1972: Restituzione di Okinawa (ma mantenimento delle
basi militari)
• 1971: “Nixon shock”, “smacco” diplomatico del Giappone per le
trattative fra America e Cina
• 1978: avvio relazioni diplomatiche Cina-Giappone
A PARTIRE DAGLI ANNI ’70
Maggiore indipendenza da Washington:
• Gestione della crisi petrolifera: apertura verso i
paesi arabi, per evitare interruzione nella
fornitura di petrolio
• Gestione dei rapporti con l’Iran durante la
rivoluzione del 1979: occupazione dell’ambasciata
statunitense a Teheran da studenti iraniani, e
mancanza di una risposta forte dal Giappone
Guerra del golfo e questione del riarmo del
Giappone
Nuovo contesto politico creato dal “disgelo” e
rapporti con Cina, Russia e Corea del Nord
(riapertura della diplomazia dal 1996)