Il "Candelaio" di Giordano Bruno messo in scena da Luca Ronconi 1 of 1 http://archiviostorico.corriere.it/2001/novembre/19/Candelaio_Giorda... INDIA Il "Candelaio" di Giordano Bruno messo in scena da Luca Ronconi Al Teatro India debutta "Candelaio" di Giordano Bruno con la regia di Luca Ronconi. In questo testo, scritto alla fine del Cinquecento, l' autore intreccia la storia delle burle orchestrate da Messer Gioanbernardo pittore e da Sanguino per punire tre individui: il libidinoso che, sposato, e' colto da passione per una giovane; il pedante con il suo vezzo di parlare piu' in latino che in italiano; l' alchimista, in cerca della ricetta per produrre in casa l' oro. "Candelaio", secondo Ronconi, e' un omaggio alla liberta' del pensiero, alla lotta di ogni societa' contro la superstizione e l' ignoranza. Lo spettacolo dura cinque ore. TEATRO INDIA da oggi al 6 dicembre, ore 20, lungotevere dei Papareschi, tel. 06.553.008.94 Pagina 53 (19 novembre 2001) - Corriere della Sera 26/02/2015 12.27 Candelaio di Luca Ronconi 1 of 2 http://www.giordanobruno.it/candelaiodi ronconi.htm locandina Candelaio di Giordano Bruno regia Luca Ronconi elementi di scenografia Giovanni Montonati costumi Gianluca Sbicca, Simone Valsecchi collaborazione al pianoforte Patrizia Troiani musiche a cura di Paolo Terni luci Gerardo Modica con (in ordine di locandina) Luciano Roman, Valentino Villa, Marco Andriolo, Massimo De Francovich, Giovanni Crippa, Massimo Popolizio, Mauro Avogadro, Riccardo Bini, Laura Marinoni, Galatea Ranzi, Cristina Spina, Manuela Mandracchia, Anna Gualdo, Francesco Colella e con Vladimiro Russo, Stefano Moretti, Raffaele Esposito, Pasquale Di Filippo, Nicola Bortolotti, Francesco Vitale, Simone Toni, Maurizio Ciccolella, Nicola Orofino, Mirko Soldano e Salvo De Franchis, Stefania Giambona, Giovanni Lo Monaco, Fabio Manno, Giuseppe Pernice, Giuseppe Provinzano, Gabriele Zummo coproduzione Piccolo Teatro di Milano Teatro Biondo Stabile di Palermo 24 e 25 ottobre, ore 20.30, anteprime della prima e della seconda parte Dal martedì al venerdì lo spettacolo sarà presentato in due serate con inizio alle 20.30 Versione integrale il sabato a partire dalle 18.30 e la domenica a partire dalle 16 Venerdì 26 ottobre, prima rappresentazione, versione integrale con inizio alle 18.30 Agli spettatori sarà fornita in omaggio un'ampia guida allo spettacolo calendario Venerdì 26 ottobre, ore 18.30 (integrale) Sabato 27 ottobre, ore 18.30 (integrale) Domenica 28 ottobre, ore 16 (integrale) Lunedì 29 ottobre riposo Martedì 30 ottobre, ore 20.30 ( I parte) Mercoledì 31 ottobre, ore 20.30 (II parte) Giovedì 1 novembre, ore 20.30 (I parte) Venerdì 2 novembre, ore 20.30 (II parte) Sabato 3 novembre , ore 18.30 (integrale) Domenica 4 Novembre, ore 16 (integrale) Lunedì 5 novembre riposo 26/02/2015 12.31 Candelaio di Luca Ronconi http://www.giordanobruno.it/candelaiodi ronconi.htm Martedì 6 novembre, ore 20.30 (I parte) Mercoledì 7 novembre, ore 20.30 (II parte) Giovedì 8 novembre, ore 20.30 (I parte) Venerdì 9 novembre, ore 20.30 (II parte) Sabato 10 novembre, ore 18.30 ( integrale) Domenica 11 novembre, ore 16 (integrale) in collaborazione con il Teatro di Roma Candelaio è al Teatro India dal 19 novembre al 6 dicembre 2001 Candelaio di Giordano Bruno è stato presentato a fine maggio 2001 al Teatro Bellini di Palermo. Lo spettacolo in autunno aprirà la stagione del Piccolo al Teatro Studio di Milano. In questo testo -scritto da Bruno alla fine del Cinquecento- l’autore intreccia la storia delle burle orchestrate da Messer Gioanbernardo pittore (Luciano Roman) e da Sanguino (Riccardo Bini) per punire tre individui: il "libidinoso" Bonifacio (Massimo De Francovich) che, sposato alla bella Carubina (Laura Marinoni), è colto da un’insana passione per la giovane Vittoria (interpretata a Milano da Galatea Ranzi, nelle recite romane da Cristina Spina); il pedante Manfurio (ruolo sostenuto a Milano da Mauro Avogadro, nelle repliche romane da Massimo Popolizio) con il suo vezzo di parlare più in latino che in italiano; l’alchimista Bartolomeo (Giovanni Crippa), disperatamente in cerca della ricetta per produrre in casa l’oro. Collocato all’interno di una struttura scenica senza tempo di scale e porte, Candelaio secondo Luca Ronconi è un omaggio alla libertà del pensiero, alla violenza iconoclasta, alla lotta di ogni società e di ogni secolo contro la superstizione e l’ignoranza. Ma è anche l’esplorazione di una nuova possibilità drammaturgica: "La commedia di Bruno -dice Ronconi- è a mio avviso un magistrale modello, toccante e sconvolgente, di antidrammaturgia, di un testo la cui straordinaria forza teatrale è tutta nel suo rifiuto della teatralità convenzionale e nel suo parallelo affondare nel reale più primitivo e brutale". 2 of 2 26/02/2015 12.31 Luca Ronconi 1 of 3 http://www.lucaronconi.it/mostraronconi_scheda_scuola.asp?num=260 26/02/2015 12.29 Luca Ronconi 2 of 3 http://www.lucaronconi.it/mostraronconi_scheda_scuola.asp?num=260 … 26/02/2015 12.29 Luca Ronconi 3 of 3 http://www.lucaronconi.it/mostraronconi_scheda_scuola.asp?num=260 ← 26/02/2015 12.29 IL CANDELAIO di Giordano Bruno Venezia TEATRO LA FENICE XXVII Festival Internazionale del Teatro di Prosa 2 ottobre 1968 Complesso associato registi-attori Valentina Fortunato, Luca Ronconi e Mario Scaccia Caerubina Valentina Fortunato Scaramuré Antonio Casagrande Proprologo Pierangelo Civera Il candelaio Bonifacio Sergio Fantoni Ascanio Marzio Margine Il mago Bartolomeo Mariano Rigillo Sanguigno Alessandro Sperlì Pollula Giancarlo Prati Manfurio Mario Scaccia Lucia Laura Betti Gioan Bernardo Roberto Herlitzka Cencio Graziano Giusti Marta Pina Cei Vittoria Daria Nicolodi Barra Vincenzo Alfonsi Marca Pino Fuscà Corcovizzo Ninetto Davoli Mochione Nino Bignamini Consalvo Cesare Gelli Primo mariuolo Tommaso Gueli e con Nicola Montenero Scene Mario Ceroli Costumi Enrico Job Regia Luca Ronconi Lucia 36 Il candelaio, commedia in cinque atti di Giordano Bruno, scritta e pubblicata a Parigi nel 1582, fu anche definita “commedia della pazzia”, e così era stata interpretata da Luca Ronconi che ne curò l’adattamento e la regia. Questa rappresentazione fu oggetto di molte critiche sia al testo, per la rimproverata soppressione di alcuni nodi del raccordo e dello sviluppo dell’azione, sia per la messa in scena. I costumi di Job erano un assemblage che si accordava all’interpretazione che Ronconi aveva dato del testo, fatta di sovrapposizioni e di accostamenti di vari linguaggi. Così come i costumi, che vennero confezionati con avanzi di abiti usati, ritagli di stoffe, tappezzerie e altri materiali recuperati dai rivenditori di stracci. In questo spettacolo, come anche nel Riccardo III, fu molto evidenziato che scene, costumi e regia, concorrevano in egual modo alla realizzazione dello spettacolo senza che uno specifico prevalesse sull’altro, anzi, mantenendo ciascuno le proprie forti caratteristiche espressive (n. d. r.). “Ronconi ha tagliato ma con giudizio, salvando quanto era possibile non solo della trama, ma anche, soprattutto, del contesto intellettuale, da cui trae origine la scelta dei costumi di Enrico Job, variamente pervasi di follia” (Giorgio Prosperi, Protagonista il linguaggio nel “Candelaio” di Giordano Bruno, Il Tempo, 9 ottobre 1968). “Bellissimi alcuni costumi di Enrico Job, e mi pare che qui il costumista abbia realizzato più invenzioni che nel Riccardo III” (Elio Pagliarani,“Candelaio” contro i potenti, Paese Sera, 9 ottobre 1968). “È certamente riconoscibile il segno dello stile ronconiano: il registro della deformazione allucinata che ricorda da vicino quello adottato da Ronconi per un testo, di assai diverso stampo, come I lunatici. Il modulo della deformazione, nel Candelaio, ha una funzione squisitamente drammatica che dona alla commedia la sua dimensione multipla e il suo tono inquietante.‘Per me il fatto drammatico del Candelaio – afferma Ronconi – non è nel far capire quel linguaggio al pubblico ma proprio nel farlo incomprensibile, naturalmente non Il candelaio, a five-act play by Giordano Bruno, written and staged in Paris in 1582, has been described among other things as a “play about madness”, and thus was it interpreted by Luca Ronconi, who adapted and directed it. This production was the object of much criticism, not only for its suppression of certain key elements of the plot, but also for the way it was staged. Job’s costumes were an assemblage harmonizing with Ronconi’s interpretation of the text, which consisted of superimpositions and juxtapositions of various languages.As did the costumes, which were patched together from old clothes, bits of material, upholstery and other material obtained from rag sellers. In this production, as in Riccardo III, great stress was laid on the fact that set design, costumes and direction played equal parts in the realization of the play, without any one element’s prevailing over the other, each, on the contrary, maintaining its own characteristics of expression (ed.). “Ronconi has made cuts, but judiciously so, saving as much as possible not only of the plot, but above all of the intellectual context, upon which Enrico Job has based his choice of costumes, which are pervaded by madness in various ways” (Giorgio Prosperi, Protagonista il linguaggio nel “Candelaio” di Giordano Bruno, Il Tempo, 9 October 1968). “Some of Enrico Job’s costumes are beautiful, and I would say that in this production the costume designer has been even more inventive than in Richard III” (Elio Pagliarani, “Candelaio” contro i potenti, Paese Sera, 9 October 1968). “The mark of Ronconi’s style is certainly there: his illustration of hallucinated deformation which closely reminds us of that adopted for a very different text, I lunatici. In Il candelaio, this deformation has a purely dramatic function, lending the play its multiple dimension and its worrying tone. ‘For me, the dramatic point of Il candelaio is not to make the audience understand this language,’ Ronconi argues, ‘but precisely to render it incomprehensible, not, of course, by mumbling it, but by rendering it crazy, absurd, indecipherable’. It is this reading which conditions the actors’ interpretation, the set and the costumes. 37 Bonifacio 38 Proprologo Scaramorè Barra Marca balbettandolo, ma rendendolo pazzesco, assurdo, indecifrabile’. Da questa lettura, trae origine la scelta della recitazione, della scena e dei costumi. “L’impianto squinternato della commedia, in piena luce, diviene così l’immagine di un totale dissesto, che coinvolge un mondo anche nelle sue forme. E la farsa si trasforma in un colossale grottesco, con qualche manierismo, viluppo di monologhi di pazzi in un ambiente felicemente non storicizzato nella scena a più piani di Mario Ceroli, costituita da un accatastarsi di porte in lunghe file, avvicinate, allineate, sovrapposte, sviluppando un facile simbolismo, ma dando anche la possibilità funzionale di rinnovare continuamente le dimensioni sceniche col semplice aprirsi e chiudersi degli usci: e così i personaggi vengono meccanicamente nascosti gli uni e agli altri e si trovano da un momento all’altro sbalzati in primo piano” (Franco Quadri, La politica del regista, Il Formichiere, Milano, 1970). Consalvo “The eccentric structure of the play is exposed and becomes the image of a total breakdown, which also involves a world in its forms. And the farce turns into an enormous grotesque, with a certain degree of mannerism, a tangle of madmen’s monologues in a happily ahistorical environment created by Mario Ceroli’s multilevel set, consisting of stacks of long rows of doors, one on top of the other, superimposed, creating an easy symbolism but also creating the functional possibility of continually renewing the set’s dimensions through the simple opening and closing of the exits: thus the characters are mechanically hidden from each other and from one moment to the next find themselves catapulted onto the front of the stage” (Franco Quadri, La politica del regista, Il Formichiere, Milan, 1970). Primo mariuolo 39 Drammaturgia.it - Il candelaio, di Giordano Bruno, regia di Luca Ronconi http://drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione1.php?id=1623 Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Arte | Racconti e... | Televisione | Libri | Riviste Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | I lettori scrivono | Link | Contatti cerca in tutto vai Il filosofo all'opera di Laura Bevione Data di pubblicazione su web 01/06/2001 Un meccanismo scenografico imponente e composito sostituisce il tradizionale palcoscenico con un labirinto di porte poste su più livelli e completato a tratti da ulteriori elementi significativi, un banco di scuola o gli alambicchi dell'alchimista, la testiera di un letto o, sempre presenti, gli orologi. Una struttura suggestiva, movimentata da un nutrito gruppo di macchinisti che ne spostano parti, fanno spalancare le porte, corrono via con letti e scale praticabili, distendono e sollevano teli candidi. Gli attori appaiono da botole e usci, entrano ed escono dalla scena attraverso le scale e le passerelle che incorniciano la costruzione, ne abitano nicchie o zone sopraelevate, la percorrono correndo e saltando per vincerne i dislivelli. Il candelaio cast & credits L'ampiezza e la varietà della scena consentono di trascorrere senza soluzione di continuità da un luogo all'altro e da una vicenda all'altra, così da "disciplinare" l'irregolarità della commedia di Bruno, un unicum stratificato ed eccessivo nel repertorio di un Rinascimento che già trapassa in Barocco. Tre trame, tre beffe volte a punire un'errata valutazione delle proprie qualità e delle proprie conoscenze, si intersecano e si risolvono con una sconfitta (anche tragica nel caso di Bartolomeo, che sceglie il suicidio) che smentisce il modello tradizionale della commedia cinquecentesca con il suo canonico lieto fine e la restaurazione dell'ordine violato. L'universo dipinto da Bruno (che sceglie, appunto, come proprio alter ego nella commedia un pittore, Gioan Bernardo, tessitore di una delle trame e commentatore delle vicende) è retto da leggi contrarie alla razionalità e alla lucentezza rinascimentali, un mondo dominato dalla pazzia e da quell'ignoranza di sé che produce il riso e giustifica in qualche modo gli autori della beffa. L'imponente costruzione scenografica rivela allora la sua reale valenza, aldilà dell'indubbio fascino spettacolare, e non si propone unicamente come rimando ai labirintici quartieri napoletani in cui la commedia è ambientata, bensì diviene correlativo visivo di quella sovversione dell'ordine costituito messa in scena da Bruno. E non solo: essa oggettivizza anche la struttura drammaturgica a incastro escogitata dall'autore che alla linearità rinascimentale sostituisce un fitto intrecciarsi di eventi e personaggi, anch'essi incaricati di funzioni diverse a seconda della trama in cui si trovano ad agire in quel particolare punto della commedia. Così Bonifacio, patetico autore di ridicoli sonetti amorosi d'ispirazione 1 of 3 26/02/2015 12.57 Drammaturgia.it - Il candelaio, di Giordano Bruno, regia di Luca Ronconi http://drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione1.php?id=1623 petrarchesca indirizzati alla prostituta Vittoria, schernisce con lucido cinismo le rivendicazioni di Marta, trascurata e maltrattata dal marito Bartolomeo. E quest'ultimo, beffato per la sua assurda pretesa di ottenere l'oro per mezzo dell'alchimia, brutalmente irride la passione di Bonifacio. Questa pluralità di funzioni drammaturgiche costringe gli attori a ricorrere a registri recitativi anche opposti: ciò vale per Massimo De Francovich/Bonifacio e Giovanni Crippa/Bartolomeo ma anche per Laura Marinoni/Carubina e Anna Gualdo/Marta. In una commedia essenzialmente "maschile" le donne - Carubina, la giovane e bella moglie del fedifrago "in potenza" Bonifacio, l'astuta e previdente Vittoria, Marta e Lucia, mezzana accorta ed esperta non abitano un microcosmo retto da logiche alternative alla follia degli uomini, bensì ne condividono comportamenti e ragionamenti. Alla tormentata Carubina, una Laura Marinoni dalla sicura presenza scenica, sono sufficienti poche e semplici argomentazioni per accettare le profferte amorose di Gioan Bernardo e tradire senza troppi rimpianti o scrupoli il marito; mentre la Vittoria di una Galatea Ranzi allo stesso tempo fanciullesca e scaltramente seduttiva, inanella un proverbio dopo l'altro per convincersi della necessità di mettere al sicuro il proprio futuro. La Marta di una Anna Gualdo convincentemente mortificata trova con facilità chi le dia quei piaceri che il marito ora si rifiuta di offrirle; e Manuela Mandracchia disegna una Lucia sottilmente intrigante e resa scafata dalla miseria e dalla fame. La mezzana Lucia e il capo del gruppo di mariuoli Sanguino/Riccardo Bini sono gli unici personaggi cui il regista attribuisce uno spiccato accento dialettale, al fine di sottolinearne l'appartenenza non soltanto a una precisa classe sociale ma, più significativo, a un particolare universo mentale, pragmatico e terragno, con priorità bassamente fisiologiche quali la fame e il sesso e tuttavia più genuino e paradossalmente più onesto. In evidente opposizione è il personaggio del maestro di scuola Manfurio, interpretato da un Mauro Avogadro che ci ha ricordato di avere doti e preparazione di attore tali da auspicare un suo ritorno a questa attività negli ultimi anni trascurata, e senza troppo successo, per la regia. Manfurio parla un latino stravolto e buffo che lo condanna a non essere compreso e ne fa la vittima di scherzi per eccellenza. La burla che lo vede coinvolto, tuttavia, è l'unica della commedia priva di conseguenze: a differenza degli altri due "beffati" Bartolomeo e di Bonifacio, il maestro non modifica la propria vita bensì continua a risiedere nel proprio autistico mondo di non comunicazione, quasi che Bruno ritenesse la pedanteria un male talmente radicato da non essere più estirpabile. A Manfurio, poi, l'autore affida il compito di concludere la commedia, rivelando la finzione scenica e tornando a mischiarsi con quel pubblico cui egli, come gli altri personaggi, ha fornito uno specchio. La vicinanza fra attori della commedia e spettatori ipotizzata da Bruno è ripresa anche da Ronconi, che ha voluto un ingegno scenografico che, oltre alle caratteristiche già indicate, invade letteralmente la platea. La rottura delle convenzioni del tempo operata da Bruno (e, non a caso, la sua commedia non fu allora mai rappresentata e il primo allestimento risale addirittura al 1968) è riflessa dalla scelta di infrangere l'illusione teatrale 2 of 3 26/02/2015 12.57 Drammaturgia.it - Il candelaio, di Giordano Bruno, regia di Luca Ronconi http://drammaturgia.fupress.net/recensioni/recensione1.php?id=1623 assicurata dall'arco di proscenio e di avvicinare "drammaticamente" interpreti e pubblico. Il regista è fedele dunque alle intenzioni e alla poetica così come al testo del filosofo nolano, di cui svela apertamente il travestimento sotto le spoglie del pittore GioanBernardo. A Luciano Roman, solido interprete di questo personaggio, Ronconi affida l'apertura dello spettacolo, con la recita della lettera dedicatoria alla signora Morgana, in cui Bruno presenta sé stesso e la propria commedia. Il regista attribuisce a ciascun personaggio un'individualità precisa e riconoscibile ed è consistentemente aiutato a concretare il proprio progetto da un gruppo di attori dalla sicura professionalità. Le creature di Bruno diventano tessere di un mosaico di colori e di idioletti in cui convivono poveri e ricchi, furfanti e pedanti, donne d'onore e meretrici, accomunati tutti da un'etica che non è più tale, bensì una "recita" di essa, per cui Sanguino può assumersi legittimamente il ruolo di giudice. Ronconi affianca ai personaggi principali una folta schiera di giovani, un "coro" per nulla oggettivo e mosso secondo dinamiche proprie dello spettacolo lirico. L'intera messa in scena, d'altronde, risente di questa impostazione che definirei "operistica" e che rallenta consistentemente il ritmo dell'azione. La violenza della prosa di Bruno e il realismo, spesso brutale, delle immagini e delle situazioni, perdono le loro immediatezza ed efficacia, compromesse da una certa meccanicità che, pur elegante, tradisce l'intento fortemente polemico del filosofo, condannato al rogo cinque secoli fa per la "spudorata" nudità senza compromessi delle proprie convinzioni. Firenze University Press +39 0552743051 - fax +39 0552743058 Borgo Albizi, 28 - 50122 Firenze © Firenze University Press 2013 web: http://www.fupress.com email:[email protected] 3 of 3 26/02/2015 12.57