UN SOGNO PUÒ ESSERE UNA GUIDA PER SCOPRIRE I DISEGNI DI DIO
Genesi capitolo 40 e 41,1-36
Nel capitolo precedente il narratore aveva mostrato la costante presenza del Signore e delle
sue benedizioni presso Giuseppe, schiavo di Potifar in Egitto. Ora inizia in questo capitolo
la storia della benedizione più grande, la liberazione di Giuseppe dalla sua schiavitù.
Liberazione che non avviene attraverso miracoli.
Il Signore generalmente non agisce attraverso azioni miracolose, ma attraverso la
quotidianità della vita.
In questo capitolo Giuseppe si dimostra ancora uomo responsabile, saggio, che si
coinvolge nell’agire e scopre di avere il carisma di interpretare i sogni.
vv.1-3 Vengono descritti gli antefatti. Il capo dei coppieri e quello dei panettieri, persone
importanti a corte, peccano contro il loro padrone, il re d’Egitto. Questi li mette in
residenza forzata nella casa del capo delle guardie, dove era Giuseppe.
v. 5 …ebbero tutt’e due un sogno, che aveva un significato particolare. Nella tradizione ebraica i sogni
potevano essere sia vaneggiamenti puramente umani e quindi menzogneri (Sir 34,1-2;Ger
23,25-32) sia teofanie ( Gen 20,3; 28,12-15) o profezie divine espresse in linguaggio
simbolico. Per l’interpretazione di queste ultime era necessario un interprete ispirato (Dn
2,24-30). Nella Torah viene negata la divinazione e la negromanzia nello stile pagano, che
metteva in campo altri dei e allontanava da Adonai (Dt 13, 2-6; 18,10-14; Lv 19, 26.31.; At
13, 6-12)
v. 6-8a Giuseppe venne da loro…perché quest’oggi avete la faccia così triste? …Abbiamo fatto un
sogno… Raramente nella Bibbia ci si sofferma a menzionare le emozioni, ma qui l’autore
vuole mostrare l’animo buono di Giuseppe che si fa ‘prossimo’ ai carcerati. Questi hanno
fatto dei sogni che non capiscono e si sentono turbati.
v. 8b Giuseppe disse loro “Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni?” È una frase
polemica contro le interpretazioni magiche, le divinazioni pagane. Giuseppe fa riferimento
ad Adonai, il solo che può interpretare i sogni. Per Israele la previsione dell’avvenire stava
nelle mani di Dio, perciò interpretare i sogni era un carisma dato da Dio stesso. Qui
Giuseppe leggendo i sogni si trova nella stessa situazione dei profeti che leggevano negli
avvenimenti storici il senso postovi da Dio.
vv. 9-11 viene narrato il sogno del capo dei coppieri, che parla di una vite, di grappoli maturi
e del coppiere che li spreme nella coppa del faraone.
vv. 12-13 Giuseppe dà la interpretazione: dopo tre giorni il faraone avrebbe restituito nella
sua carica il coppiere.
vv. 14-15 Fammi questo favore… fammi uscire da questa casa. Giuseppe come uomo saggio cerca
di trovare una via umana per uscire dal carcere, chiede un favore e sottolinea l’ingiustizia
della sua situazione.
vv. 16-19 Viene raccontato il sogno del panettiere e viene data l’interpretazione di Giuseppe:
il Signore solleverà la tua testa dalle tue spalle e poi ti impiccherà ad un palo.
vv. 20-22 Le parole dette da Giuseppe si avverano, dimostrando l’esattezza della sua
interpretazione.
Capitolo 41, 1-36
vv. 1-7… il faraone sognò…salirono dal Nilo 7 vacche belle di aspetto…e dopo sette altre vacche…brutte
di aspetto…divorarono le sette vacche belle. A questo sogno ne segue uno simile che viene dal
mondo vegetale: alcune spighe vuote inghiottono spighe grosse.
v.8 Al mattino il suo spirito ne era turbato perciò convocò tutti gli indovini…ma nessuno lo sapeva
interpretare. Il faraone sente che sono sogni premonitori ed ha paura, ma segue la strada
sbagliata. Infatti il faraone si rivolge agli indovini perché pensa che l’intelligenza dell’uomo
possa interpretare i sogni.
vv. 9-13 Proprio come ci aveva interpretato così avvenne. Il capo dei coppieri si ricorda di Giuseppe
e delle sue interpretazioni che si erano puntualmente avverate.
vv. 14-15 Allora il faraone convocò Giuseppe…ho fatto un sogno…Giuseppe rispose al faraone: “Io non
c’entro! È Dio che darà la risposta per la salute del faraone.” La frase di Giuseppe ha un deciso
significato teologico. Si sottolinea con forza la differenza tra la divinazione professionale
pagana e l’illuminazione carismatica che può venire solo da Dio.
Il credente che riceve un carisma sa di essere solo uno strumento, un canale di
grazia. Non è il suo spirito ma lo spirito di Dio che agisce in lui.
In questa linea sarà anche S. Paolo (1Cor 15,10).
vv. 17-22 Vengono ripetuti i sogni già descritti
vv. 25-32 Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare…L’interpretazione non si basa
su significati oscuri e misteriosi ma tutto diventa semplice, anche i doppi sogni che indicano
prossimo il loro avverarsi. Stanno arrivando anni di abbondanza seguiti da anni di carestia.
Con l’interpretazione del sogno si attua la benedizione data ad Abramo (Gen 12,2-3), che
attraverso i patriarchi arriva a Giuseppe ed ora al faraone d’Egitto.
Possiamo notare che Adonai è il salvatore non solo di Israele ma anche di un paese pagano
come l’Egitto. Più volte nell’A.T. Adonai benedice tutti i popoli (Sir 44,21) e li salva (Sl
87/86; Is 19,21-25; 66,18-20).
vv. 33-36 Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio…e proceda ad istituire
funzionari… Giuseppe si comporta come un consigliere di un capo di stato. Fa più di quanto
gli è richiesto. Non solo interpreta i sogni ma suggerisce una via di uscita dalla minaccia
incombente della carestia. La soluzione proposta non era nota in Palestina ma era già nota
in Egitto.