Gozzo endemico

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Tiroide: come prevenire il gozzo endemico
Per gozzo si intende un ingrandimento diffuso o nodulare della tiroide. In base all’incidenza della
malattia tra gli abitanti di una determina regione, si distingue tra sporadico (affezione che colpisce
soltanto pochi soggetti) ed endemico. Viene definita zona di endemia gozzigena un area geografica
in cui il gozzo è presente in almeno il 10% della popolazione generale e nel 20% della popolazione
scolare.
Il gozzo endemico rappresenta un gravissimo problema di salute pubblica che colpisce la
popolazione di vaste zone della superficie terrestre. Si calcola che oltre 400 milioni di soggetti nella
sola Asia e altre decine di milioni in Africa e Sud America siano esposti a questa carenza; l’Europa
non ne è esente e in particolare l’Italia risulta ancora oggi colpita da gozzo endemico.Oltre alle aree
endemiche note da tempo ( Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige) sono stati
identificati focolai nelle aree collinari della Toscana, Marche, Puglia e Lazio
Nella genesi del gozzo endemico dominano i fattori ambientali, il più importante dei quali è la
carenza di iodio, mentre la presenza di sostanze gozzigene è di secondaria importanza. Quando a
causa di una sua ridotta presenza negli alimenti, nell’acqua, nell’atmosfera e nel suolo l’assunzione
giornaliera di iodio si riduce , per periodi sufficientemente protratti, a valori inferiori a 100-150
microgrammi die quasi inevitabilmente si determina la comparsa del gozzo.
Argomentazioni a sostegno del ruolo della carenza iodica sono: prevalenza del gozzo endemico in
zone montane o comunque lontane dal mare, insorgenza in soggetti immigrati in zone endemiche e
riduzione dell’endemia con la iodoprofilassi. E’ stato ampiamente dimostrato che la grave carenza
iodica è causa di molteplici fenomeni morbosi oltre al gozzo, tra questi figura il cretinismo
endemico (caratterizzato da deficit mentale, sordomutismo, parali spastica “era noto fin
nell’antichità che, in alcune regioni, l’intelligenza media di alcune popolazioni era inferiore a
quella di altre zone, si portava l’esempio della Beozia da cui il termine “beota” equivalente a
cretino”) l’ipotiroidismo, l’aumentata frequenza di natimortalità e mortalità infantile. Sebbene i
rapporti tra carenza iodica e cancro della tiroide non sono del tutto definiti, non vi è dubbio che il
deficit di iodio favorisca l’insorgenza delle forme tumorali più aggressive.
Le caratteristiche del gozzo sono estremamente variabili e dipendono in larga misura dal tempo
della sua insorgenza. Quasi tutti i gozzi diffusi con il passare degli anni diventano multinodulari.
L’aumento del volume ghiandolare comporta una irrorazione ematica deficitaria per cui si formano
aree necrotico-emorragiche che con il passare del tempo diventano fibrotiche, in questo modo la
ghiandola continuando a crescere si troverà imbrigliata in una rete di tralci fibrosi e si strutturerà in
noduli. Nelle fasi più avanzate il gozzo nodulare può raggiungere dimensioni considerevoli.
Gozzi di piccole e medie dimensioni possono accompagnarsi a senso di tensione e intolleranza
degli indumenti troppo stretti al collo; difficoltà alla deglutizione, tosse stizzosa, difficoltà
respiratoria indicano un interessamento tracheo-esofageo mentre la cefalea è indice di una
compressione a carico dei vasi del collo.
Il gozzo è caratterizzato da uno stato di normofunzione ghiandolare, ma talvolta può verificarsi una
evoluzione in senso iperfunzionane o più raramente ipofunzionante.
L’introduzione del sale iodurato (reperibile in tutti gli esercizi commerciali) nel comune uso
alimentare è risultato utile nella prevenzione dello sviluppo del gozzo endemico(iodoprofilassi)
e presenta un buon riscontro terapeutico caratterizzato dalla riduzione del volume della ghiandola,.
Nelle fasi precoci, quando la ghiandola è aumentata in maniera diffusa, si ottiene una buona
riduzione della iperplasia ghiandolare, mentre quando il gozzo è multinodulare i risultati sono meno
brillanti; va tenuto presente che anche una modesta riduzione volumetrica può apportare un
notevole sollievo sui disturbi compressivi.. Quando il gozzo per le sue dimensioni determina
fenomeni compressivi importanti o si associa a tireotossicosi, deve essere presa in considerazione la
terapia chirurgica.
La correzione del deficit di iodio mediante adeguati programmi di iodoprofilassi è la sola misura in
grado di prevenire lo sviluppo del gozzo endemico e degli altri disordini da carenza iodica.
Antichi scritti cinesi risalenti a 3000 anni fa ci informano dell’uso di preparati a base di alghe e di
animali marini per combattere quello che oggi chiamiamo gozzo. Preparazioni a base di alghe
furono introdotte nel X e XI secolo dai medici della Scuola di Salerno. In seguito la scoperta della
presenza di iodio nelle alghe, effettuata nel 1811 da Courtois, chiarì la connessione fra iodio ed
effetto antigozzigeno delle alghe.
Sebbene non ci siano dubbi sull’effetto del sale iodurato, l’efficacia della profilassi può dipendere
da alcuni fattori:
La concentrazione di iodio (10-20 mg/kg in Europa) dovrebbe essere aggiustata a secondo del
consumo di sale da tavola, consumo che è molto variabile (3 gr./die in USA, 15-20 gr./die in India);
la durata della profilassi è importante e possono essere necessarie due o più generazioni prima della
scomparsa del gozzo in tutte le fasce di età; importante anche la lavorazione del sale, solitamente si
aggiunge ioduro di potassio, che però essendo più pesante del cloruro di sodio tende a depositarsi
sul fondo dei contenitori specie se il sale viene immagazzinato per lungo tempo, pertanto è bene
distribuirlo in piccole confezioni anche se tale soluzione incide sui costi.
In particolari regioni si sono dimostrati adatti altri metodi quali la iodazione delle acque,
importantissimo l’uso dell’olio iodurato grazie al suo effetto rapidissimo, i principali candidati sono
le donne in età riproduttiva, le donne in gravidanza, i bambini e i giovani adulti. Nelle aree
endemiche anche gli animali domestici possono essere colpiti dal gozzo e dalla carenza iodica. In
Finlandia si poté dimostrare che la produzione di latte aumentava somministrando agli animali un
supplemento di iodio.
Concludendo, la profilassi con il sale iodato comporta un costo irrisorio rispetto ai chiari benefici
che ne derivano alla salute pubblica e sul piano economico-finanziario va tenuto conto del notevole
risparmio che con l’eradicazione della malattia si può ottenere nella spesa sostenuta dalla comunità
per la diagnosi e la terapia dei disordini tiroidei.
Carenza Iodica e gravidanza
In Italia per legge è stata imposta la vendita del sale iodato in tutti gli esercizi commerciali,
nonostante ciò la profilassi attualmente interessa circa il 30 % della popolazione piuttosto che il
90%.
E’ stato ampiamente dimostrato che la grave carenza iodica è causa di molteplici fenomeni morbosi
oltre al gozzo, tra questi figura l’ipotiroidismo, l’aumentata frequenza di nati-mortalità e mortalità
infantile, fino al cretinismo endemico (deficit mentale, sordomutismo, parali spastica Nelle donne
che non hanno malattie tiroidee, la carenza iodica è la causa principale delle alterazioni
morfofunzionali tiroidee in gravidanza.
La carenza iodica induce una forma di frequente riscontro definita Mild thyroid failure
caratterizzata da bassi valori di FT4 (TSH e FT3 nella norma), in cui vi è una sintesi preferenziale
di T3 ( 3 soli atomi di iodio a scapito della della T4 che ne possiede uno in più).
Se tale condizione si determina durante il primo trimestre di gravidanza questa può indurre
un ridotto Quoziente Intellettivo nel bambino.
La tiroide fetale inizia la sintesi ormonale intorno alla 12° settimana di
gestazione.
La formazione delle strutture cerebrali fetali (crescita assonale e
dendridica, corteccia , coclea, gangli della base etc) avvengono
intorno alla 12 a settimana sotto l’influsso degli ormoni tiroidei
In conclusione:
L’USO DEL SALE IODATO DEVE ESSERE ESTESO A TUTTI, ADULTI, BAMBINI MA
SOPRATTUTTO ALLE DONNE PRIMA, DURANTE E DOPO LA GRAVIDANZA.
1 gr, di sale contiene 30 ug di Iodio, il fabbisogno giornaliero
nell’adulto è almeno di 150 ug, nella gestante di 250 ug.
In zone di carenza possono occorrere anche 2 anni per ricomporre il
patrimonio iodico
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