Lettera a #DraghiPoppins, ti spieghiamo noi cosa è il 3% Dentro la borsetta di #DraghiPoppins oggi ci sono monete d'oro con incisa la sua firma. Settembre è il mese in cui le banche fanno bingo. Come delle vipere succhiano euro dalla ferita aperta a Francoforte che porta il nome di LTRO, una maxi asta che assegna finanziamenti alle banche europee, una maxi iniezione di liquidità che serve a risanare i loro bilanci in crisi da anni. Mentre le banche ricevono l'ennesimo regalo di Stato, gli Stati nazionali massacrano il welfare per rispettare il famoso 3%. Ma è davvero così importante? A che serve? Abbiamo messo le mani nella borsetta di #DraghiPoppins. Ecco cosa abbiamo trovato. Nel 1992 con il Trattato di Maastricht nasce l'unione monetaria e con essa tutti i principi di convergenza fra i Paesi dell'Unione europea. Si gettano le basi così della nascita della Banca centrale Europea e il percorso di avvicinamento alla moneta unica attraverso il rispetto di 5 parametri di convergenza: il rapporto deficit/PIL non superiore al 3%, il rapporto tra debito pubblico/PIL non superiore al 60%, il tasso di inflazione non superiore al 2% del tasso medio dei 3 Paesi più virtuosi, il tasso di interesse non superiore al 2% del tasso medio dei 3 Paesi più virtuosi e, infine, la permanenza della vecchia moneta nazionale nel sistema SME per almeno due anni. In vista dell'adozione dell'euro, per rafforzare il percorso di integrazione monetaria, nel 1997 viene sottoscritto il patto di stabilità e crescita (PSC). Esso rafforza il principio del 3% prevedendo la procedura di infrazione per i Paesi che lo sforano: una sorta di cartellino rosso che l'arbitro (la Commissione europea) può esibire davanti ai Paesi non virtuosi. Prima del cartellino rosso però l'arbitro deve ammonire i Paesi indisciplinati con due cartellini gialli, l'avvertimento e la raccomandazione. Poi arriva la sanzione. Ecco come funziona Se il deficit di un Paese membro si avvicina al tetto del 3% del PIL, la Commissione propone al Consiglio dei Ministri economici (Ecofin) un "avvertimento preventivo" (early warning), al quale segue una raccomandazione vera e propria in caso di superamento effettivo del tetto. Se lo Stato ammonito non dovesse rispettare le raccomandazioni allora arriverebbe la sanzione che assumerebbe la forma di un deposito fruttifero, da convertire in ammenda dopo due anni di persistenza del deficit eccessivo. L'ammontare della sanzione presenta una componente fissa pari allo 0,2% del PIL ed una variabile pari ad 1/10 dello scostamento del disavanzo pubblico dalla soglia del 3%. Di norma, il deposito viene convertito in ammenda se, a giudizio del Consiglio, il disavanzo eccessivo non è stato corretto entro i due anni successivi. Il Consiglio può decidere di abrogare in tutto o in parte le sanzioni in funzione dei progressi compiuti dallo Stato membro nel correggere il disavanzo eccessivo. Le eventuali ammende già inflitte non sono rimborsate allo Stato membro interessato. Gli interessi sui depositi costituiti presso la Commissione e sulle ammende sono distribuiti tra gli Stati membri senza disavanzo eccessivo, in proporzione della quota da essi detenuta nel PIL totale degli Stati membri ammissibili. Questo meccanismo in realtà è dunque un perverso accumulatore di debito, perché non prevede una sanzione politica ma economica. Le critiche Non potendo più agire sulla moneta, potere avocato a sè dalla BCE, la concorrenza fra le economie deli Stati si deve per forza effettuare valorizzando al massimo le peculiarità naturali ed umane di ogni singolo territorio. Nel caso dell'Italia, per fare degli esempio, il manifatturiero, il turismo e la creatività dei suoi abitanti. Tuttavia il PSC, con il principio della parità di bilancio, fa venire meno questi stimoli eliminando la concorrenza tra soggetti omogenei e sostituendola con assegnazione autoritaria di compiti. Premi Nobel, economisti e politici hanno più volte criticato la regola del 3% sia per l'eccessiva rigidità nell'applicarlo, sia perché non promuoverebbe crescita e stabilità economica, come più volte dimostrato durante la crisi economica iniziata nel 2007. Le regole tra l'altro si sono dimostrate inapplicabili, come dimostrato dalla loro mancata applicazione nei confronti dei 'grandi' Paesi. Nel 2012 sono stati 11 su 17 i Paesi che hanno sforato il 3% del rapporto deficit/pil e 12 su 17 quelli che hanno un debito pubblico oltre il 60% del Pil. Nel 2013 la situazione si è aggravata visto che era in corso una procedura per i disavanzi eccessivi nei confronti di 20 Stati membri dell'UE, cioè tutti meno Bulgaria, Germania, Estonia, Lussemburgo, Malta, Finlandia e Svezia. Dati che dimostrano quanto sia infondata questa regola di bilancio che in piena crisi nessuno più rispetta. Principio, tra l'altro, nato per caso, senza nessun rigore scientifico o calcolo economico. Lo ha rivelato il "padre" del 3%, colui che l'ha partorito nel 1981 quando era uno sconosciuto funzionario del governo di François Mitterand. Guy Abeille, intervistato dai quotidiani FAZ e Le Parisien, ha ricostruito la vicenda. Dopo la vittoria socialista alle elezioni politiche in Francia, per mantenere le promesse elettorali Mitterand portò il deficit da 50 a 95 miliardi di franchi. Mitterand si diede una disciplina di bilancio per evitare un eccessivo indebitamento e Abeille ha dichiarato: «Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6 % del Pil. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un'analisi teorica». Oltre il tre per cento: il pareggio di bilancio In piena economica, per evitare nuovi salvataggi come in Grecia, gli Stati europei approvano il Fiscal Compact, un trattato per stabilire norme e vincoli comuni sulla politica fiscale dei singoli Paesi. Esso impone l'inserimento in Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio e dunque rappresenta un consolidamento delle misure di austerity già in vigore con il Trattato di Maastricht e del Patto di stabilità e crescita. Il Fiscal Compact ne è dunque degno erede. Il tre per cento è illegale? Secondo uno studio del prof. Giuseppe Guarino il regolamento 1466/97, quello che istituisce il patto di stabilità e crescita (PSC), e tutte le successive modifiche (i regolamenti 1055-2005 e 1175-2011 e per ultimo il Fiscal Compact) sono illegali perché in contraddizione con il Trattato dell'Unione europea (TUE). Dimostrando che la disciplina del regolamento è diversa da quella del TUE bisognerebbe concludere che sia il principio del 3 per cento, sia l'euro stesso siano illegali. E questo cambierebbe la storia del nostro Paese e dell'Europa. To be continued... www.5stelleeuropa.it Facebook: www.facebook.com/5stelleeuropa Youtube: www.youtube.com/user/5stelleeuropa Twitter: twitter.com/5stelleEuropa Instagram instagram.com/5stelleeuropa G+: plus.google.com/+5stelleeuropa