Concausalità degli aspetti biologici e psicologici della persona affetta da malattia reumatica Relazione medico-paziente Il rapporto tra medico e paziente presenta diversi gradi e modalità interrelazionali. Vi sono situazioni estreme in cui il rapporto è caratterizzato da un’attività globale da parte del medico e dalla conseguente passività totale del paziente. Tra queste si trovano esempi di situazioni di emergenza quali: il coma, la perdita di coscienza, gli interventi chirurgici con anestesia totale. Ciò è molto simile al rapporto madre-neonato (fig. 2.1; Leon 1982). Un altro tipo di rapporto è quello di tipo collaborativo: la persona spiega i sintomi, il medico decide CAPITOLO 2 M.R. Strada e somministra la cura. Questo è ciò che avviene quando si gestiscono le malattie in fase acuta e gli stati febbrili. Tale dinamica è paragonabile al rapporto tra genitori e figli, quando questi ultimi richiedono l’appoggio e l’intervento attivo dei genitori per provvedere ai loro bisogni, di cui non riescono a farsi carico autonomamente. In una fase successiva si passa a un rapporto paritetico tra la persona e l’operatore sanitario, il quale ha successo nel suo intervento grazie all’indispensabile partecipazione del soggetto, come nel caso degli interventi riabilitativi. Si tratta di un rapporto adulto-adulto. IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE Medico Paziente Situazione Prototipo Attività Passività Urgenza Coma Agitazione Interventi chirurgici Madre-lattante Direzione Collaborazione Malattie acute (appendicite e malattie febbrili) Genitori-bambino Partecipazione reciproca a rapporto paritetico Cooperazione Malattie croniche Minorazioni sensoriali Riabilitazioni post-operatorie Adulto-adulto Il rapporto è strettamente legato alle circostanze e alle modalità temporali nelle quali l’evento morboso si realizza Fig. 2.1 Rapporto medico-paziente: rappresentazione schematica. 009-014_Nava_Cap02.indd 9 24/08/16 10:51 2 Parte I - La persona con malattia reumatica in un’ottica biopsicosociale Fattori determinanti nel rapporto paziente-malattia Tra i fattori che determinano gli atteggiamenti del paziente verso la propria malattia vi sono fattori obiettivi e soggettivi (fig. 2.2). L’eziologia della malattia, i decorsi, la prognosi e l’età di insorgenza della malattia sono considerati fattori obiettivi. Invece, i fattori soggettivi derivano dalle esperienze passate, dai pregiudizi, dai valori religiosi e socio culturali del paziente. Questi possono essere, a seconda del caso, sia punti di vulnerabilità sia elementi vantaggiosi per affrontare la malattia. Valore del rapporto operatore-persona Il rapporto medico-paziente o fisioterapista-soggetto deve essere un atto creativo, uno studio di movia b FATTORI OBIETTIVI CHE MODELLANO GLI ATTEGGIAMENTI E LE REAZIONI DEI PAZIENTI NEI CONFRONTI DELLE PROPRIE MALATTIE mento e cambiamento tale da rassicurare e rendere il paziente consapevole, gestirne l’ansia al fine di assicurare una buona collaborazione per il raggiungimento dei migliori risultati (fig. 2.3). Malattia cronica Si ricorda che spesso il paziente tende a vivere la malattia cronica come una problematica del proprio io verso la famiglia e la società. Ciò porta spesso o a diminuire il proprio coinvolgimento e responsabilità familiare e sociale, con un conseguente isolamento dal mondo esterno che può anche determinare una regressione, o all’esaltazione del proprio io (fig. 2.4). La persona con malattia cronica chiede di essere considerata nella propria interezza (dimensione somato-psichica). Pertanto, non si deve considerare FATTORI SOGGETTIVI CHE MODELLANO GLI ATTEGGIAMENTI E LE REAZIONI DEI PAZIENTI NEI CONFRONTI DELLE PROPRIE MALATTIE Fattori soggettivi Tipo di malattia, cioè eziologia esogena, endogena o mista Esperienza individuale di passate malattie FATTORI OBIETTIVI Modalità temporali e circostanze (decorso acuto, subacuto e cronico) con le quali la malattia si realizza Influenze etnico-culturali Informazioni, pregiudizi, stereotipi sulla malattia Valori religiosi e morali Influenze socio-economiche (status-malattia mentale) Prognosi Caratteristiche peculiari (tratti) della personalità Periodo d'insorgenza (età) Filosofia personale di vita del malato Fig. 2.2 Fattori obiettivi (a) o soggettivi (b) che influenzano l’approccio dei pazienti alla malattia. IL RAPPORTO OPERATORE-PAZIENTE Ottenere valide informazioni Rassicurare e rendere consapevole il paziente Soddisfare il paziente Assicurare collaborazione Gestire l’ansia paziente-operatore sanitario 10 009-014_Nava_Cap02.indd 10 Raggiungere ottimi risultati Fig. 2 .3 Elementi che costituiscono il rapporto medico/operatore-paziente. 24/08/16 10:51 Concausalità degli aspetti biologici e psicologici della persona affetta da malattia reumatica solo ed esclusivamente l’organo malato, ma sarà compito dell’operatore sanitario comprendere anche a livello emotivo la sofferenza del paziente (fig. 2.5). È importante che il medico e il fisioterapista si pongano in un approccio che permetta di superare i limiti che il sistema sanitario nazionale (SSN) impone. Infatti, per ottenere una diagnosi di malattia, l’assistito si trova costretto a consultare uno svariato numero di medici, paramedici e funzionari del SSN, che spesso esprimono pareri diversi: ciò causa un dispendio economico e di energie (fig. 2.6; Hudson 1985). Inoltre, nel rapporto con il medico e con il fisioterapista, il paziente non entra in contatto con una cura ma con una persona, con le sue emozioni, i suoi silenzi, le sue competenze trasmesse con entusiasmo o meno. Il primo a credere nella cura deve essere chi lavora. Si parla di rapporto di vero paternage e maternage, dove la cura deve essere percepita come un valore di genuino benessere (fig. 2.7). Stress e difesa adattativa La parola stress deriva dal latino districtia, ovvero tirare la corda (Strada 1995). PAZIENTE E MALATTIA CRONICA Malattia ed evasione propria responsabilità famigliare sociale Paziente 2 Si tratta di una condizione causata da eventi che, frapponendosi come ostacoli nella vita, prima inducono una condizione di allarme, quindi una fase di resistenza per contrapporsi alla condizione negativa, fino a un esaurimento delle difese (fig. 2.8). La reazione di allarme attiva un processo ormonale riguardante l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che coinvolge inizialmente la midollare surrenale con la secrezione di adrenalina, che permette di reagire alla situazione acuta. Quando poi la situazione di richiesta di prestazione persiste è la parte corticale del surrene che viene stimolata per una risposta di resistenza e di adattamento. Se tale richiesta è prolungata nel tempo, si arriva a una sorta di esaurimento, con implicazioni che coinvolgono in genere il sistema immunitario (fig. 2.9). L’esperienza del dolore come fattore di stress Il dolore è un problema clinico tra i più difficili da affrontare. In tale esperienza è ormai riconosciuta una supremazia psicologica. Il dolore è una percezione complessa, che coinvolge livelli superiori del sistema nervoso centrale (SNC), degli stati emozionali e dei processi mentali più elevati. Esso è determinato non solo dalla stimolazione periferica, ma anche da informazioni che procedono dal cervello al midollo spinale, come un’interazione Isolamento mondo esterno Introversione SANITÀ PUBBLICA–MEDICINA GENERALE Regressione Esaltazione dell’io Fig. 2.4 Paziente e malattia cronica. IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE Malato Medici Colui che soffre Paramedici Non è solo un organo malato Funzionari Comprensione problemi emotivi legati a sofferenza/malattia Fig. 2.5 Rapporto medico-paziente. 009-014_Nava_Cap02.indd 11 SSN responsabilizza a categorie Valori impersonali Vissuto di impotenza con dispersione energie Assistiti Fig. 2.6 Sanità pubblica e medicina generale. 11 24/08/16 10:51 2 Parte I - La persona con malattia reumatica in un’ottica biopsicosociale L'OPERATORE SANITARIO GIUDICA COME DEVE “SOMMINISTRARE” SE STESSO AL PAZIENTE Piacere Dovere Operatore sanitario Personalità Filosofia di vita Paziente Conquista Silenzio-distacco Sofferenza Buon padre, figlio, paziente Figura autoritaria Fig. 2.7 Diversi ruoli dell’operatore sanitario. IL FENOMENO DELLO STRESS COME DIFESA ADATTATIVA Allarme Secrezione ormonale Resistenza Organizzazione difensiva Esaurimento Crollo delle difese Incapacità di ulteriori adattamenti FISIOLOGIA DELLO STRESS Stimoli stressanti: fisici da shock emozionali Reazione non specifica difensiva-adattativa Sindrome generale di adattamento Attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene Fig. 2.8 Fasi dello stress. Immediata produzione corticosteroidi mente-organismo. Esso è quindi fortemente influenzato dalle condizioni mentali della persona. Approccio al dolore acuto Obiettivo del trattamento del dolore acuto è alleviare il sintomo dolore, per cui è fondamentale il corretto uso di analgesici unito all’intervento psicologico e riabilitativo (fig. 2.10). Stress e dolore cronico 12 Compito primario della gestione del dolore cronico è migliorare il funzionamento del soggetto, ovvero distogliere la persona dal pensiero fisso del dolore. 009-014_Nava_Cap02.indd 12 Risposta somatica simultanea Aumento flusso di sangue al cervello e ai muscoli Aumento frequenza cardiaca e pressione arteriosa Aumento frequenza respiratoria Dilatazione pupillare Diminuita salivazione Iperacidità gastrica Fig. 2.9 Fisiologia dello stress. 24/08/16 10:51 Concausalità degli aspetti biologici e psicologici della persona affetta da malattia reumatica 2 LINEE GUIDA PER L’APPROCCIO PSICHIATRICO AL DOLORE ACUTO (E. Hales – C. Yudofsky – A. Talbott, Psichiatria) Scopo primario è alleviare il più possibile il dolore Gli analgesici sono fondamentali Anche l’intervento psicologico è efficace e dovrebbe essere impiegato Il dolore e l’efficacia delle modalità terapeutiche devono essere monitorate frequentemente Ansia, depressione e difficoltà ad affrontare la malattia possono rendere insufficiente il trattamento del dolore Quando il dolore acuto è accompagnato da disturbi mentali, il sollievo del dolore può migliorare la condizione mentale Essere consapevoli dei problemi che si potrebbero incontrare nel trattamento del dolore I soggetti con dolore oncologico potrebbero sviluppare idee suicide Gli analgesici oppioidi si possono usare con sicurezza nel trattamento del dolore acuto I rischi di abuso e dipendenza sono minimi Fig. 2.10 Linee giuda per l’approccio psichiatrico al dolore acuto. a LINEE GUIDA PER L’APPROCCIO PSICHIATRICO AL DOLORE CRONICO (E. Hales – C. Yudofsky – A. Talbott, Psichiatria) L’obiettivo del trattamento del dolore cronico è il miglioramento della funzione anziché la riduzione del dolore Per un appropriato piano terapeutico tenere distinti ma non separati il ruolo psichiatico e la condizione medica generale Saper riconoscere che il dolore riferito è presente Il coinvolgimento della psichiatria non significa che il dolore non è reale I fattori psicosociali determinano le risposte dei pazienti con dolore cronico Occorre stretta collaborazione tra lo psichiatra e il medico per lo sviluppo del piano terapeutico b LINEE GUIDA PER L’APPROCCIO PSICHIATRICO AL DOLORE CRONICO (E. Hales – C. Yudofsky – A. Talbott, Psichiatria) Il dolore è spesso associato ad altri disturbi mentali Il dolore può essere un sintomo di questi disturbi, può esserne la causa, oppure coesistere con essi Sostenere i pazienti che spesso interagiscono negativamente con il sistema sanitario e legale Occorre la consapevolezza che l’efficacia del trattamento del dolore cronico spesso dipende dalla volontà e capacità dei pazienti di apprendere e seguire le strategie che li aiuteranno ad affrontare il dolore L’uso prolungato di benzodiazepine o analgesici oppioidi possono peggiorare i problemi dei pazienti Fig. 2.11 Linee giuda per l’approccio psichiatrico al dolore cronico. Il dolore provato spesso è sintomo di depressione mascherata. Il coinvolgimento del sostegno psichico non è radicato nella considerazione del dolore come un fattore non reale. Al contrario, il dolore migliora 009-014_Nava_Cap02.indd 13 con una presa in carico totale dell’individuo con l’obiettivo terapeutico di vera riabilitazione psicofisica, cioè dell’individuo nella sua totalità funzionale e sociale (fig. 2.11; Magni 1987). 13 24/08/16 10:51 2 Parte I - La persona con malattia reumatica in un’ottica biopsicosociale Approccio al dolore cronico Fondamentale nel trattamento del dolore cronico è che le persone siano educate a far emergere e riconoscere la loro volontà di seguire le strategie proposte dagli operatori sanitari con l’obiettivo di aiutarle ad affrontare e gestire il dolore (fig. 2.11). Conclusioni Dalle considerazioni fatte emerge, come termine essenziale per una visione riabilitativa integrata in rapporto alla gestione delle malattie croniche reumatiche e del dolore, l’importanza di un intervento interdisciplinare. Questo può avvenire solo grazie al lavoro coordinato di un’équipe multidisciplinare, formata da professionisti in grado di relazionarsi reciprocamente in modo da integrare armonicamente le proprie competenze. L’obbiettivo finale è quello di sostenere la persona nella sua totalità, come individuo e soggetto portatore di sofferenza, nel lungo percorso di gestione della cronicità e della riabilitazione specifica. Quindi, l’operatore professionale può reggere lo stress di lunga durata con efficacia, nel momento in cui ha costruito una rete interdisciplinare di sostegno, che passa anche dal coinvolgimento dell’ambiente familiare e sociale in cui vive la persona (Turk 1995). Bibliografia Hudson JI, Hudson MS, Pliner LF, et al. Fibromyalgia and major affective disorder: a controlled phenomenoly and family history study. Am J Psychiatry 1985; 142:441-446. Leon RL. Psychiatric Interviewing: A. Primer. New York, Elsevier 1982. Magni G. On the relationship between chronic pain and depression when there is no organic lesion. Pain 1987; 31:1-21. Strada MR, Bauer B. Gestione dello stess: come non ammalarsi. Lezioni CESVIA. Corso Stress e Management Università Bocconi Milano 1995. Turk DC, Okifuji A, Scharff L. Chronic pain and depression: role of perceived impact and perceived control in different age cohorts. Pain 1995; 61:93-101. 14 009-014_Nava_Cap02.indd 14 24/08/16 10:51 Riabilitazione della persona con malattia reumatica PARTE II 3. Artrite reumatoide M. Granata, R. Strobbe, M.T. Botta, T. Nava 4. Artrosi J. Sollini, R. Strobbe, S. Ferrari, L. Celico, T. Nava, M.T. Botta, F. Borchi, M. Corno 5. Osteoporosi J. Sollini, P. Scendoni, T. Nava 6. Connettiviti C.M. Antonioli, M. Alessandrini, A.L. Bregoli, B. Chiminelli, S. Dallaglio, P. Lucisano, S. Ottaviani, K. Prandini, T. Nava, S. Lazzari, M.T. Botta, A. Bortolami 7. Spondiloartropatie 001-002_Nava_OcchielloParteI.indd 15 J. Sollini, T. Nava, E. Boido 22/08/16 11:43