Anno XXX, 1/31 maggio 2009, n.9 LA RIVISTA DELLA SCUOLA e l’autoaggiornamento DELL’APPRENDIMENTO un concreto insegnamento - MARIAGRAZIA MANCASSOLA ** senza rivivere per intero la situazione in cui il comportamento stesso è stato elaborato. I viventi più complessi e più evoluti, specificamente i mammiferi, realizzano l’apprendimento soprattutto grazie a cellule specializzate che sono chiamate cellule nervose o neuroni. Sono cellule fornite di un grosso nucleo, di un prolungamento, che può essere lungo anche vari centimetri e che si chiama assone, e di altri prolungamenti ramificati che si chiamano dentriti. Queste cellule estendono le loro ramificazioni in tutte le parti del corpo; la ramificazione più facilmente discernibile è l’assone, che in molti casi è rivestito da cellule di forma piatta dette cellule di Schwann, che lo avvolgono costituendo una guaina detta guaina mielinica, che di tanto in tanto s’interrompe in punti che si chiamano nodi di Ranwier. I neuroni terminano con le loro ramificazioni o nei fasci muscolari (neuroni motori e neuroni percettivi della tensione muscolare), o in ghiandole, che vengono stimolate a secernere, o a contatto di altri neuroni e delle loro ramificazioni attraverso protuberanze che si chiamano bottoni sinaptici. La maggior parte dei neuroni di un organismo sono raccolti in aggregati detti gangli oppure in sistemi più complessi che costituiscono i cosiddetti centri nervosi. Nei mammiferi il sistema nervoso centrale è concentrato in un asse longitudinale rispetto al corpo, di cui la parte anteriore è rigonfia e sviluppata e viene detta encefalo, mentre il resto costituisce l’asse spinale o midollo spinale. Da questi centri nervosi parte una rete di nervi a coppie secondo una simmetria bilaterale. Dall’encefalo partono dodici paia di nervi, mentre dal midollo spinale partono, dagli interstizi fra le vertebre in cui il midollo è racchiuso e protetto, fasci nervosi a coppie, due anteriori (motori) e due posteriori (sensori). All’interno della massa nervosa, che costituisce l’asse cerebro-spinale, un numero grandissimo di neuroni disposti secondo un ordine rigoroso comunicano tra loro attraverso sinapsi e si trasmettono scambievolmente stimoli in modo che si abbia una complessa circolazione di stimoli interni ai centri nervosi. Ogni circolazione di stimolo fa entrare in attività un certo numero di bottoni sinaptici, che, se non funzionassero, si atrofizzerebbero. Quindi, un apprendimento può benissimo essere inteso, al livello neuronale e dei centri nervosi, come la formazione di una via preferenziale per un circuito di stimolo nervoso attraverso un certo numero di sinapsi. Gli stimoli all’interno dei centri nervosi nascono sempre dall’arrivo di stimoli eterocettivi (da sensazioni esterne), propriocettivi (da sensazioni della propria postura), o enterocettivi (dalla percezione degli stati interni dell’organismo: funzionamento dell’intestino, del fegato, dei vasi sanguigni, etc.) che vengono portati ai centri lungo vie nervose afferenti. Essi mettono in movimento processi di circolazione di stimoli, che vengono detti elaborazione di dati, processi associativi, etc. La conclusione di questi processi è costituita da impulsi motori comportamentali; quando questi impulsi motori vengono arrestati da inibizioni, dovute a speciali sinapsi, non si ha uno sbocco comportamentale esterno ed il processo, che resta all’interno dei centri nervosi, viene detto pensiero. Se tale processo riguarda comportamenti deambulatori o manipolatori o cose simili, si hanno pensieri di fare; se riguarda comportamenti del tratto vocale, che vengono bloccati da inibizioni, si hanno pensieri di parole. I soggetti che non sviluppano nell’infanzia il funzionamento delle sinapsi inibitorie, incontrano poi difficoltà ad astenersi dal fare ciò che immaginano di fare; i soggetti che non sviluppano capacità inibitorie relativamente alla motricità del tratto vocale, incontrano poi difficoltà a pensare e riflettere silenziosamente e tendono sempre a pensare ad alta voce, anche se si trovano da soli. Ogni apprendimento, dunque, è sempre un apprendimento motorio, che si realizza attraverso modificazioni dei centri nervosi al livello sinaptico. Questo ci fa capire che oggi non si può più parlare di un conoscere od apprendere che sia contemplativo e passivo. Ogni apprendimento è sempre la costruzione, all’interno dei centri ner- delle emozioni, le quali danno un colorito particolare a tutti gli oggetti che si incontrano, manipolano, denominano e trattano. 3. - Percezione e manipolazione vosi, di schemi operativi di circolazione di stimoli, che hanno il loro sbocco in comportamenti. Spesso le vie nervose, che promuovono un Dalle ricerche di Piaget, che sono state seguicomportamento, interessano anche ghiandole te da un gran numero di altre ricerche secondo la a secrezione interna, per cui viene immesso comune accettazione dell’idea piagetiana dell’intelnella circolazione sanguigna il prodotto di ligenza sensorio-motrice, le prime forme di apprenqueste ghiandole endocrine, il quale esercita dimento vanno collocate nello sviluppo di stretti una particolare azione simulatrice non solo su collegamenti fra percezione e motricità, da cui tutta la costellazione endocrina (La costellazionascono schemi organizzati di combinazioni di ne endocrina è l’insieme delle ghiandole endopercezioni e movimenti. Le percezioni sono forme crine, che funzionalmente si influenzano fra elaborate di recezione di stimoli provenienti dalloro; le più importanti sono: le surrenali, il l’esterno dell’organismo o dal suo interno, attratimo, le gonadi, la pituitaria, le Isole di Lanverso cui il vivente si rende conto di ciò che è gherhans nel pancreas), su organi speciali fuori di esso e del suo stato interno. Ad un livello come lo stomaco, l’intestino, il fegato, i muscoelementare si parla di ricettori, che sono cellule li, producendo ciò che si chiama somatizzaziospecializzate nella capacità di modificarsi sotto un ne di stati emozionali, ma anche gli stessi cendeterminato stimolo e di trasmettere questa tri nervosi, il cui funzionamento viene potenmodificazione. Alcuni di questi si chiamano fotoreziato e stimolato, con la conseguenza che alcuni apprendimenti diventano più radicati perché si legano maggiormente a reazioni emozionali. Questi processi neuroghiandolari, che costituiscono la realtà biologica degli apprendimenti, poiché si esprimono sempre ad un livello operativo, manuale o verbale o di altre aree del corpo, costituiscono sempre modificazioni dell’organismo ordinate a speciali attività; si tratta sempre di un apprendere a fare o a dire (anche il dire è un fare a livello del tratto vocale ed a livello della rappresentatività delle parole). E, quindi, per molte ragioni l’apprendimento viene oggi inteso come un apprendere a fare; sapeAlgarve - Lago: Praia de Dona Ana re è sapere fare, sapere operare, a Foto: Jorge Ribeiro - 1995 livello manuale, a livello corporeo o cettori e sono caratterizzati dalla capacità di modia livello iconico o a livello simbolico e linguificarsi sotto l’azione della luce. stico. Nei viventi più complessi, come i mammiferi e Il saper fare, per i viventi, soprattutto per i l’uomo, i fotorecettori sono raggruppati all’interno viventi più evoluti, e per gli esseri umani, è ordidegli occhi e sono costituiti da cellule nervose a nato a fronteggiare l’ambiente dal quale possono forma di coni e bastoncelli disposti all’interno di venire minacce alla propria sopravvivenza, alla un tessuto che si chiama retina. Questo tessuto sopravvivenza della specie, al proprio benessere, non si limita a risentire della luce maggiore o alle proprie esigenze di appagamento. minore, ma, trovandosi sulla faccia interna dell’ocCome si è detto, i viventi più evoluti, sopratchio di fronte ad un piccolo foro da cui entra la tutto i mammiferi, ed in modo speciale l’uomo, luce e che è detto pupilla, è in grado di ricevere il sono dotati della capacità di soffrire e questa delinearsi di forme proiettate attraverso la luce serve ad indurli ad evitare situazioni pericoloanche grazie ad una lente che si trova sul foro se. La conoscenza nell’uomo si intreccia con la stesso e che si chiama cristallino. Sulla retina di ciapossibilità di soffrire; diventa esperienza del scun occhio si proietta un’immagine di oggetti dolore, della fame, dell’insoddisfazione, delesterni illuminati. Quest’immagine interessa, sulla l’oppressione. Come tale la conoscenza induce parete interna dell’occhio, una moltitudine di fotoalla costruzione di schemi interpretativi, che recettori che trasmettono, attraverso il nervo chiariscano le cose e permettano di prevedere ottico, le stimolazioni sagomate in immagini a spee prevenire le sofferenze e la morte. Questo ciali aree della corteccia cerebrale, le quali sono spiega che la funzione biologica dei processi organizzate in modo da trattare le stimolazioni cognitivi è qualcosa di molto concreto e ci stesse, organizzandole in immagini, che vengono permette di capire come soltanto in situazioni messe a disposizione delle operazioni corticali. I particolari, prodotte da avanzati raffinamenti due occhi si trasmettono due immagini sugli stessi culturali, si possono creare appagamenti di oggetti prese ad una distanza di circa sette centitipo artistico o astrattamente scientifici, che metri; queste due immagini si fondono e danno danno l’apparenza di essere appagamenti conluogo ad una immagine in rilievo ossia tridimentemplativi e che producono situazioni dalle sionale. Le aree corticali, che nell’uomo sono quali alcuni sono stati indotti a perdere di vista impegnate nella visione, sono molto ampie perché la concreta realtà dei processi cognitivi. il ruolo che la visione svolge nei processi cognitivi Il ritorno a questa concretezza è necessario se è della massima importanza. Difatti per l’uomo si vuole organizzare l’attività didattica in maniera conoscere è prima di tutto apprendere visivamenefficace, impedendo che i bambini finiscano per te oggetti e situazioni oppure costruirsi immagini annoiarsi, quando nella scuola sono costretti a visive di cose non viste direttamente. Ovviamente seguire insegnamenti verbali e mnemonici che i ciechi dalla nascita sono costretti a sostituire le non hanno un innesto immediato ed evidente immagini visive con altri tipi di immagini, che tuttasulla loro vita concreta che è dominata dalla via non possono raggiungere l’accuratezza e la motricità, dall’immaginazione e dal dinamismo 13 precisione di distinzioni tra punti diversi presenti nella realtà esterna. La percezione visiva non è un fatto passivo, ma un processo attivo, perché, non solo gli occhi si muovono continuamente mentre guardano, ma il movimento degli occhi si associa ad altri movimenti dell’organismo. I movimenti degli occhi durante la visione avvengono a scatti e si chiamano movimenti saccadici o microstagmi. Essi servono a far avere al soggetto, nel corso di pochi istanti, una moltitudine di contrazioni sull’oggetto da osservare. Con apposite apparecchiature è stato possibile seguire e filmare questi movimenti degli occhi e si è potuto constatare che le contrazioni sono più numerose dove l’oggetto è più articolato ed ha una forma più complessa. É stato anche constatato che se, con mezzi artificiali, si riesce ad immobilizzare l’occhio, la visione cessa. La trasmissione degli stimoli visivi dalla retina ai centri corticali impegna una grande moltitudine di sinapsi per cui è di urgente necessità che il bambino, subito dopo la nascita, cominci ad usare gli occhi, maturando i relativi bottoni sinaptici con la loro trasformazione in sinapsi, affinché si sviluppi la capacità di vedere, poiché, come si è detto, i bottoni sinaptici sono abbondantissimi dopo la nascita e, se non si sviluppano in sinapsi attraverso il loro impiego funzionale, si atrofizzano. Un bambino che fin dalla nascita venisse tenuto nella totale oscurità, oppure un bambino che nascesse con cataratte congenite, diventerebbe in qualche anno del tutto incapace di vedere e l’operazione di cataratte non gli ridarebbe la vista. Questo fa capire che la percezione visiva è un processo che si apprende ed è importante che i bambini comincino molto presto ad apprendere a vedere, a coordinare ed organizzare le percezioni visive, a collegare queste percezioni a tutta la gestualità ed alle attività manipolatorie attraverso le quali dovranno diventare capaci di discriminare distanze di oggetti, sagome di oggetti, oggetti in movimento maggiore o minore, distanze fra le cose, colorazioni con sfumature diverse e così via. Così, attraverso l’educazione della vista associata all’organizzazione motoria, il bambino costruisce nelle sue principali strutture la sua visione del mondo, il suo orizzonte di oggetti fermi o in movimento, variamente distanziati tra loro, più o meno complessi. Perciò il bambino, fin dalla nascita, ma poi nella scuola dell’Infanzia e nella scuola Primaria, deve avere a disposizione un orizzonte di oggetti, di forme e colori, che non lo confondano, ma che egli possa sempre accostare e manipolare. I bambini più piccoli sono portati spontaneamente a toccare tutto ciò che vedono, proprio perché hanno bisogno di effettuare questa integrazione tra visione e manipolazione, che deve costituire il loro mondo di base ed il loro orizzonte di partenza, procedendo verso una sempre maggiore finezza discriminatoria legata ad una sempre migliore coordinazione tra l’occhio e la mano anche in rapporto alla postura dell’intero organismo. In ordine di importanza cognitiva, dopo la percezione visiva, bisogna collocare la percezione uditiva, sia perché attraverso suoni e rumori è possibile scandagliare il mondo che ci circonda, integrando ciò che di esso sappiamo con la vista, sia perché attraverso l’udito è possibile raccogliere e discernere i messaggi linguistici in quanto la parola è essenzialmente costituita di suoni, che vengono prodotti nel tratto vocale e vengono recepiti mediante l’orecchio. Anche per quanto riguarda gli stimoli sonori, i viventi dispongono di cellule specializzate chiamate recettori acustici, che possono trovarsi in varie parti del corpo. Nei mammiferi e specificamente nell’uomo i recettori acustici sono concentrati nell’orecchio interno e precisamente in quella