Chi vuole, chi può dare un consiglio utile alla patria?

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“Chi vuole, chi può dare un consiglio utile alla patria?”
Nel villaggio dorico il re (basileus) era affiancato nell’esercizio del potere da un
consiglio di aristocratici
A poco a poco una parte sempre più ampia della popolazione partecipa al
governo della polis
La partecipazione al governo rende necessari
a) il confronto delle idee e delle
proposte
b) la loro discussione pubblica
(leggi il discorso di Pericle agli Ateniesi)
L’abitudine a pensare,
a riflettere sulla realtà,
a cercare, esaminare e
chiarire i principi
fondamentali delle cose,
quelli che possono valere
per tutti,
viene applicata
anche alla natura:
nasce la Scienza (Filosofia
naturale o Cosmologia)
Dai principi razionali
della Cosmologia
derivano
le regole politiche,
della comunità dei
cittadini (polis)
Nasce la Politica, la
disciplina che si
interessa
a) dell’organizzazio
ne della polis
b) dei rapporti tra
gli individui nella
comunità
c) della ricerca di
regole razionali
valide per tutti
I cosmologi-filosofi, i legislatori, i poeti e gli artisti greci non si isolano dalla
polis (“La rinuncia alla vita della polis non può che rendere gli uomini o dèi o
bestie”, scrisse Aristotele), ma
a) riflettono sulla realtà delle cose e degli uomini
b) cercano i principi fondamentali della realtà
c) li espongono in forme articolate (logos=discorso)
Nella polis greca delle origini, anche l’arte partecipa al logos collettivo,
all’esposizione dei principi primi.
Un’opera d’arte (tempio, statua, dipinto) non è solo un esempio di bellezza,
ma ha anche una funzione politica:
a) espone le idee comuni
b) ricorda, comunica e celebra i valori condivisi dalla comunità
c) propone un modello di comportamento sociale
Nel 431 a.C., in seguito all'invasione del territorio ateniese da
parte del re spartano Archidamo II, ha inizio la trentennale
guerra del Peloponneso.
Alla fine del primo anno di guerra gli Ateniesi organizzano le
esequie ufficiali per i caduti, che prevedono un discorso
funebre, detto epitafios, pronunciato da un uomo, designato
dalla città, che goda di particolare prestigio: la scelta cade sullo
stratego Pericle.
Il discorso di Pericle non è una semplice celebrazione formale
dei morti ateniesi, ma un'analisi più generale della città e del
suo sistema politico, così che le parole dello statista finiscono
per risultare un vero e proprio manifesto della democrazia
ateniese.
TUCIDIDE, La guerra del Peloponneso, II, 40
Dal discorso di Pericle agli Ateniesi
(430 a.C.)
“(Noi Ateniesi) amiamo il bello ma con semplicità, amiamo la
riflessione ma senza debolezze.
Per noi la ricchezza è motivo più di opportunità pratiche che di
vanti verbali, e non è vergogna per nessuno ammettere di
essere povero, ma è vergogna non tentare con le azioni di
sfuggire alla povertà.
E’ possibile che le persone si occupino sia dei loro affari privati
che di quelli pubblici, è possibile che chi è dedito all’una o
all’altra attività abbia comunque una buona conoscenza delle
questioni politiche: siamo infatti i soli a considerare chi non se
ne interessa una persona non tranquilla, ma inutile.
Noi Ateniesi giudichiamo e ragioniamo correttamente sulle varie
questioni, perché non pensiamo che i ragionamenti nuocciano
all’azione, ma che sia invece nocivo non sviscerare le questioni
nel dibattito, prima di intraprendere le necessarie azioni”.
Questa parte del discorso di Pericle riconosce
o il ruolo della politica nella vita cittadina
o l’importanza del dibattito e della conoscenza prima di ogni
azione umana
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