ICTUS - domande e risposte in breve Cos’è l’ictus? L’ictus è una patologia acuta del cervello, provocata da un disturbo circolatorio, che si presenta in maniera improvvisa e determina lesioni più o meno importanti delle strutture nervose. L’ictus è conosciuto anche con altri nomi: stroke; accidente cerebro-vascolare; colpo apoplettico. Nell’80% dei casi l’ictus consiste in un’ischemia cerebrale, cioè un mancato afflusso di sangue in una zona del cervello, per trombosi (occlusione di un vaso sanguigno per una patologia locale), embolia (occlusione di una arteria per l’arrivo di un coagulo dal cuore o da un grosso vaso), arteriolosclerosi (occlusione di una arteria di piccolo calibro). Nel 20% dei casi l’ictus consiste in una emorragia cerebrale, per la rottura di un vaso sanguigno. Perché si parla tanto di ictus e si deve prevedere per l’ictus una specifica attenzione? L’importanza dell’ictus deriva dal fatto che è una patologia frequente (ogni anno si verificano circa 250 nuovi casi di ictus ogni 100.000 abitanti), con una elevata mortalità e con possibili esiti invalidanti. La mortalità acuta (entro 30 giorni) dopo un ictus è pari a circa il 20%-25% mentre quella a 1 anno ammonta al 30%-40% circa. In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, causando il 10%-12% di tutti i decessi. L’ictus è la principale causa d’invalidità. Ad 1 anno dall’evento acuto, un terzo circa dei soggetti sopravviventi ad un ictus - indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico - presenta un grado di disabilità elevato, tanto da poterli definire totalmente dipendenti. Da aggiungere che l’ictus rappresenta la seconda causa di demenza, dopo le cause degenerative. Date queste premesse, il Servizio Sanitario Nazionale prevede una attenzione specifica al problema, perché la prevenzione, la terapia e la riabilitazione hanno dimostrato di poter ridurre la mortalità e la disabilità a distanza dell’ictus. In particolare realizzando un tipo di assistenza specifica per l’ictus (“stroke care”, con strutture denominate Stroke Unit) e con l’adozione di terapie mirate (ad es. la trombolisi endovenosa per l’ictus ischemico acuto). Come si presenta l’ictus? L’ictus si presenta con sintomi (avvertiti dal soggetto) e segni (osservati dal familiare o valutati dall’Operatore Sanitario) che sono la conseguenza del malfunzionamento di una certa zona del cervello. Si possono avere, in maniera isolata o combinata, ma sempre con una comparsa improvvisa: - asimmetria della rima labiale (“bocca storta”); - mancanza di forza o di coordinazione degli arti di un lato del corpo; - disturbo del linguaggio (difficoltà nell’esprimersi o nel comprendere); - disturbi della sensibilità alla faccia o agli arti; - annebbiamento della vista; - limitazione del campo visivo (un settore o una metà); - sdoppiamento delle immagini (diplopia); - difficoltà nella deglutizione (disfagia) o nell’articolazione delle parole (disartria). L’associazione di cefalea, alterazioni dello stato di coscienza, crisi convulsive è incostante. Quando la sintomatologia legata alla disfunzione neurologica è transitoria, presentando una durata di alcuni minuti fino a 1 – 2 ore, per poi risolversi, il sospetto diagnostico è di un Attacco Ischemico Transitorio (TIA). Cosa fare nel sospetto di un ictus? L’ictus è una patologia che di norma richiede il ricovero urgente in Ospedale. Nel sospetto di ictus, la raccomandazione (per il soggetto e per i familiari) è di allertare subito il 118, fornendo una descrizione di quanto sta accadendo, pronti anche a rispondere in maniera sintetica e precisa alle domande che l’Operatore della Centrale Operativa del 118 è tenuto a rivolgere. Oltre alle informazioni relative alle condizioni del soggetto (lo stato di coscienza, la presenza di una asimmetria della rima labiale, la rilevazione della mancanza di forza ad un arto, la difficoltà di linguaggio…) è molto importante saper riferire l’ora di comparsa dei disturbi (l’informazione sull’orario è necessaria ai medici per prendere le decisioni terapeutiche più appropriate nel singolo caso) o se il quadro neurologico si è manifestato durante il sonno o al risveglio. In attesa dell’ambulanza, nel sospetto di ictus i familiari (o gli astanti) devono mantenere il soggetto in posizione orizzontale, con la testa leggermente sollevata, liberandolo dagli indumenti che possono provocare un disagio o un ostacolo per il mantenimento delle funzioni cardio-respiratorie (vestiti o colletti troppo stretti, cinture, cravatte…). In presenza di vomito e/o secrezioni che rischiano di ingorgare le vie aeree, è indicata la posizione sul fianco o semi-prona, per mettere il soggetto in sicurezza. All’arrivo dell’ambulanza per il trasporto al Pronto Soccorso, è bene avere a disposizione: - una lista delle eventuali terapie in corso (in particolare se è in corso una Terapia Anticoagulante Orale -TAO); - la documentazione relativa a precedenti ricoveri ospedalieri, visite, accertamenti diagnostici, esami ematochimici. Inoltre è necessario essere in grado di fornire informazioni relative a: - recenti interventi chirurgici; - recenti traumi cranici; - presenza di crisi epilettiche. Un elemento molto utile è l’osservazione dell’andamento del deficit neurologico nella fase immediatamente successiva alla comparsa: invariato? in aggravamento? in riduzione? Ci sono possibilità di prevenire l’ictus? Per le patologie di tipo circolatorio, come l’ictus, sono noti diversi fattori di rischio, che contribuiscono a determinare le alterazioni delle arterie (o dell’apparato cardiovascolare) che poi, con meccanismi diversi, portano al danno cerebrale. Alcuni di questi fattori sono ben conosciuti e risultano anche modificabili, con la possibilità di un intervento preventivo che si può realizzare prima del verificarsi dell’ictus (quindi giocando d’anticipo: è la prevenzione primaria) sia dopo l’evento acuto (quindi per prevenire la recidiva, cioè la ripetizione di un ictus (è la prevenzione secondaria). La prevenzione si realizza sia con terapie mediche che con misure dietetiche e con l’adozione di adeguati stili di vita. Segue un elenco di alcuni fattori di rischio, modificabili con la sospensione di comportamenti non adeguati (ad es. l’abitudine al fumo di sigaretta) e con il miglior controllo possibile della condizione patologica di base: - Ipertensione Arteriosa - Fumo - Diabete Mellito - Fibrillazione atriale - Ipercolesterolemia - Obesità - Sedentarietà Per ciascuna di queste situazioni può essere identificato un idoneo percorso di trattamento, con il proprio Medico di fiducia, di concerto con lo Specialista di riferimento. Un caso particolare è rappresentato dalla presenza di stenosi (restringimento) a carico delle arterie responsabili dell’apporto ematico al cervello (tronchi sovra-aortici o vasi cerebro-afferenti): le arterie carotidi interne e il circolo vertebro-basilare. Nel caso dell’individuazione di una stenosi significativa dal punto di vista emodinamico, può essere posta l’indicazione ad un intervento chirurgico (Trombo-Endo-Arteriectomia) o in casi particolari ad un trattamento endovascolare (Angioplastica con stent), per prevenire la successiva insorgenza di una ischemia cerebrale. Cosa fare nel sospetto di un TIA? Gli episodi ischemici cerebrali transitori si manifestano in circa un terzo dei soggetti che in seguito presentano un ictus ischemico definitivo e rappresentano perciò un importante fattore di individuazione dei soggetti a rischio di malattia cerebrovascolare grave. Il TIA si presenta con un quadro neurologico che varia a seconda della zona cerebrale interessata dall’ischemia; si possono avere: - asimmetria della rima labiale (“bocca storta”); - perdita di forza degli arti di un lato del corpo; - disturbo del linguaggio (difficoltà nell’esprimersi o nel comprendere); - disturbi della sensibilità alla faccia o agli arti. Al momento della comparsa, il TIA non è distinguibile da un ictus. Ciò che fa la differenza è l’evoluzione immediatamente successiva. Nell’ictus il disturbo neurologico si prolunga nel tempo perdurando oltre le 24 ore. Nel TIA la disfunzione neurologica è transitoria, presentando un durata di alcuni minuti, fino a 1-2 ore, per poi risolversi. Date queste premesse, di fronte a un disturbo neurologico che si manifesta in maniera improvvisa e perdura nel tempo si pone il sospetto di un ictus e si mettono in campo le relative misure. Se invece si assiste ad una risoluzione dell’impegno neurologico, e quindi si sospetta un TIA, non vi è l’indicazione all’attivazione urgente di un ricovero ospedaliero, ma è comunque necessaria una valutazione accurata della gravità del TIA. Il giudizio sull’entità del rischio di ictus in un paziente con TIA è basato su alcuni criteri, quali: età; pressione arteriosa; caratteristiche cliniche; durata del sintomo; presenza di diabete. In presenza di TIA è indicata l’effettuazione di accertamenti: in primo luogo un esame eco-doppler carotideo e vertebrale per la ricerca di stenosi significative dal punto di vista emodinamico delle arterie cerebro-afferenti; inoltre accertamenti di base, con ECG ed esami ematochimici. Questo per adottare le idonee misure terapeutiche, di tipo medico o chirurgico.