La Casa d'arte futurista Depero, detta anche Casa Depero, è stata ideata nel 1957
dall'artista Fortunato Depero (1892-1960), ed è l'unico museo in Italia fondato da un futurista.
 Nel 1989 Casa Depero entra a far parte del Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento
e Rovereto.
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Casa Depero si trova
in un edificio
restaurato
dall'architetto Renato
Rizzi, nel cui
progetto sono
confluite alcune aree
progettate da Depero
ed altre inserite nei
progetti originali del
1959 ma mai
completate.
 Il nuovo progetto
museografico dà
notevole risalto alle
grandi tarsie in
panno di Depero,
come Il corteo della
gran bambola
(1920), che sono tra
le sue opere più
importanti e originali.
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L'artista concepì l'idea di una casa
museo nel 1957.
 Il progetto andò in porto grazie
all'aiuto fondamentale del comune
di Rovereto: il primo agosto 1959
apre la Galleria Museo Fortunato
Depero in un edificio del centro
storico di Rovereto, che era stato
sede del banco dei pegni in epoca
medievale.
 Il progetto museografico è
elaborato personalmente da
Depero tra il 1957 e il 1959.
 L'artista muore il 29 novembre
1960 senza riuscire a completare
del tutto il museo; lascia però
numerosi schizzi che
rappresentano la struttura,
l'arredamento, le decorazioni e i
rivestimenti del museo.
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Nel 1989 Casa Depero entrò a far parte del
Museo d'arte moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto.
Dopo un lungo restauro curato dall'architetto
Renato Rizzi, il 17 gennaio 2009 il museo riaprì
al pubblico.
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La riapertura coincise con il centenario del
Futurismo. Casa Depero iniziò a ospitare
esposizioni temporanee incentrate su temi cari
a Fortunato Depero: il design, le arti applicate e
la grafica pubblicitaria.
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La prima mostra fu dedicata al cane a sei
zampe, il logo dell'Eni. Nel 2010 Casa Depero
ospita una mostra di mobili e arazzi dell'artista
e designer roveretano Alessandro Mendini e
un'esposizione dedicata al futurista Tullio Crali,
con opere e documenti d'archivio.
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Nel 2011 il museo espose una
retrospettiva sul pittore futurista Roberto
Iras Baldessari e una mostra sui Nuovi
Futuristi (Gianantonio Abate, Clara
Bonfiglio, Innocente, Marco Lodola,
Luciano Palmieri, Plumcake).
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L'11 ottobre 2014 sarà inaugurata
Calpestare la guerra, una mostra di
tappeti afgani a tema bellico realizzati
dopo l'invasione sovietica.
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L'esposizione si collega con la grande
mostra del Mart La guerra che verrà non
è la prima e con quella della Galleria
civica di Trento Afterimage.
Rappresentazioni del conflitto, realizzate
in occasione del centenario della prima
guerra mondiale.
Depero, nato nel 1892 a
Fondo, nella Val di Non, ancora
giovanissimo si trasferì a
Rovereto (all’epoca entrambe
le cittadine erano territorio
dell'Impero austro-ungarico).
 Qui studiò alla Scuola reale
elisabettina, un istituto d’arte
frequentato da molti artisti che
in seguito diventeranno
protagonisti del panorama
culturale italiano del
Novecento.
 Per la città di Rovereto sono
anni difficili quelli, perché
anche se sotto dominio
austriaco, vi sono molti
movimenti irredentisti che ne
vorrebbero l’annessione
all’Italia.
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Nel 1908 tenta l'iscrizione all’accademia delle belle arti di Vienna, ma viene respinto, così
nel 1910 va a lavorare a Torino come decoratore all’Esposizione Internazionale. Al suo
ritorno a Rovereto lavora da un marmista, occupandosi di lapidi funebri.
Depero è molto attratto dalla scultura, che caratterizzerà le sue opere future. In particolare
questa sua passione per le arti plastiche la si ritroverà nella pittura, "prepotentemente"
volumetrica e solidificata.
A tal proposito è forse opportuno ricordare che all'inizio Depero si presenterà come scultore.
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Nel 1913 pubblica il suo primo libro, "Spezzature", un
insieme di poesie e pensieri accompagnati da
disegni.
Nel dicembre del 1913 rimane colpito dalla mostra di
Umberto Boccioni a Roma, dove conosce molti dei
suoi “idoli”, tra cui Giacomo Balla e Filippo Tommaso
Marinetti.
Tramite il gallerista Sprovieri riesce a esporre a
Roma, all'"Esposizione Libera Futurista
Internazionale" nella primavera del 1914, dove si
confronterà con nomi prestigiosi.
In seguito torna in Trentino per allestire una mostra a
Trento, ma gli viene comunicato lo scoppio della
Prima guerra mondiale, perciò si trasferisce a Roma.
Diventa allievo di Giacomo Balla e riesce a entrare
nella cerchia del primo gruppo futurista.
Nel 1915 assieme a Balla scrive un manifesto
divenuto poi fondamentale: "Ricostruzione futurista
dell'universo". Qui Balla e Depero si autoproclamano
astrattisti futuristi e inneggiano ad un universo
gioioso, «coloratissimo e luminosissimo».
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L'adesione di Depero al Futurismo non fu
incondizionata, ma assunse fin dal principio una
posizione critica nei confronti della volontà di
Boccioni di "rifare la storia". Fu invece molto più
vicino alle concezioni del suo maestro Balla,
considerandolo il pioniere di una ricerca
approfondita sulla genesi e la struttura funzionale
della forma.
Tale ricerca verrà poi portata avanti da Depero in
maniera molto discreta all'interno del gruppo
futurista, individuando e chiarendo analiticamente la
relazione tra Futurismo e altre correnti artistiche che
non fossero (ovviamente) il Cubismo, in particolare il
Dadaismo di Marcel Duchamp.
Da un altro lato, paradossalmente, Depero fu più
Futurista degli stessi Futuristi.
Convenzionalmente si tende a definire Depero
come "un pittore del secondo Futurismo". Il termine
di "secondo Futurismo" fu introdotto da Enrico
Crispolti alla fine degli anni cinquanta: il "primo
Futurismo" era il "Futurismo eroico", ovvero il nucleo
storico del 1909-1916, il secondo Futurismo era
quello successivo, ovvero quello di Depero.
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Se il primo Futurismo si proponeva di «portare l'Arte nella
vita», di fatto rimase chiuso dentro gallerie e musei (fatta
eccezione per le "Serate futuriste") e si limitò ad esprimersi
tramite arti regine quali la pittura e la scultura.
Il secondo Futurismo, invece, proprio a partire dalla
"Ricostruzione futurista dell'universo" di Balla e Depero,
entrò veramente nella vita quotidiana della gente, e lo fece
grazie alla pubblicità, all'arredamento, agli allestimenti
teatrali, alla moda, all'architettura, all'arte postale, e via
dicendo.
Sempre nel 1915 Depero partecipa a movimenti irredentisti
e parte per il fronte. Però si ammala, e viene quindi
riformato.
Al 1920 risalgono i più importanti incarichi di
Depero: una serie di manifesti e due grandi
arazzi. Nel 1921 a Milano espone a una
mostra personale, che in seguito verrà
spostata a Roma, dove inizia gli allestimenti
per il "Cabaret del diavolo".
 Nel 1922 è la volta del "Winter Club" di Torino,
esposizione per pubblicizzare la quale usa per
la prima volta il lancio di volantini dall'aereo
dell'amico-futurista Fedele Azari.
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Nel 1923 prende parte alla I Biennale delle
arti decorative dell'ISIA di Monza. Nel 1924 a
Milano mette in scena il balletto meccanico
"Anihccam del 3000", replicato in venti altre
città italiane.
 È in questo periodo che realizza i famosi
Panciotti futuristi, indossati dai principali
esponenti del movimento.
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Nel 1925 partecipa con Balla e Prampolini, in una
sala dedicata al Futurismo, all'Esposizione
internazionale di arti decorative e industriali
moderne di Parigi.
Quest'esposizione darà a Depero l'opportunità di
conoscere molti esponenti che gli faranno tentare la
carta americana. Dopo una personale a Parigi,
espone infatti a New York, a Boston e a Chicago.
Infine è a Venezia, alla Biennale del 1926, dove
espone il dipinto "Squisito al selz" dedicato al
commendator Campari. Episodio quest'ultimo che
segnerà l'inizio di un sodalizio professionale con la
nota ditta di liquori.
Il 1927 è un anno cruciale per Depero. Pubblica la
monografia "Depero futurista", meglio nota col nome
di "Libro bullonato", per celebrare quattordici anni di
militanza nel Futurismo. Si tratta in particolare del
primo esempio di libro-oggetto.
Il volume è caratterizzato da un'impaginazione assai
varia, con scritte allineate in molteplici modi e con
pagine di differente grammatura e colore. Il tutto
tenuto insieme grazie a due grossi bulloni
meccanici.[6]
Depero è poi presente alla III Mostra Internazionale di Arte Decorativa di Monza col Padiglione
Tipografico (o Padiglione del Libro).
 Partecipa inoltre alla Quadriennale di Torino, alla rassegna di Futuristi a Milano e allestisce una
mostra personale a Messina.
 Tra il 1924 e il 1928 Depero lavora con molte ditte, fra cui la Alberti (produttrice del Liquore Strega), la
Schering (Veramon) e la già citata Campari realizzando per quest’ultima centinaia di proposte
pubblicitarie.
 È opportuno precisare che il rapporto che ebbe Depero con la réclame fu particolare. Se in generale
la pubblicità era vista di buon occhio dai Futuristi, e anzi, considerata «arte nuova del mondo
moderno», Depero in particolare fu quello a sostenerla con maggior impegno fino a diventare il più
autorevole cartellonista pubblicitario.
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Nel 1928, sollecitato dalle esperienze trionfali descritte dai
colleghi, Depero si trasferisce a New York con la moglie
Rosetta. Qui, ospite di un amico, lavora senza sosta nella
speranza di riuscire a farsi una buona clientela. Tenta di
esportare in territorio americano l'idea della Casa d'arte
futurista di Rovereto (che a New York prenderà il nome di
Depero's Futurist House).
Tiene mostre di pittura, realizza pubblicità, progetta
ambientazioni di ristoranti, crea scenografie costumi e
coreografie per il teatro, disegna copertine di riviste. Più in
generale porta avanti un'attività poliedrica che è
perfettamente in linea con quanto teorizzato fin dai tempi
della stesura del manifesto per la "Ricostruzione futurista
dell'universo".
All'inizio del 1929, anno del crollo di Wall Street, Depero
allestisce la sua prima personale di pittura alla Guarino
Gallery of Contemporary Italian Art. Il catalogo è
rigorosamente impaginato secondo i criteri adottati anche
da altri esponenti delle avanguardie: testo privo di
punteggiatura e scritto usando solo le minuscole.
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Più remunerativi sono tuttavia a New York i
lavori per il teatro, ma ancor di più per la
pubblicità.
Gli vengono commissionate copertine per
importanti riviste quali "Vanity Fair", "Vogue",
"Sparks", "The New Auto Atlas", "The New
Yorker", "Dance Magazine" e "Movie Makers",
e ha l'opportunità di realizzare réclame per
ditte quali ad esempio i grandi magazzini.
Progetta inoltre la ristrutturazione di due
ristoranti: l'Enrico & Paglieri e lo Zucca.
Viene cooptato dalla BBDO, una delle più
importanti agenzie pubblicitarie del mondo, per
realizzare la campagna dell'American Lead
Pencil Company.
Da un punto di vista prettamente stilistico, sia
sul versante della grafica pubblicitaria sia sul
versante della realizzazione delle copertine,
Depero rimane sostanzialmente fedele al suo
metodo di continua rivisitazione iconografica di
idee già ampiamente collaudate in patria. I
personaggi delle sue opere sono quasi
sempre pupazzi, provenienti dal mondo del
teatro.
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La composizione grafica delle pagine è
quasi sempre affidata ad un certo
diagonalismo, espediente questo in grado di
conferire dinamicità alla composizione
stessa.
La figura geometrica per eccellenza è il
parallelepipedo. Luci e colori sono giocati su
forti contrasti, con una predilezione nell'uso
del bianco, del nero, e del rosso per
rafforzare i valori bitonali.
A fronte di un'attenta costruzione figurativa,
manca tuttavia in Depero una cura della
parte scritta, sebbene questo tipo di
approccio alla grafica fosse affine a quello
del costruttivismo russo.
Indubbio che il suo approccio aggressivo, il
suo segno forte e la sua iconografia che
influenzeranno una certa parte della grafica
pubblicitaria successiva.
In ogni caso l'esperienza americana
rappresenterà un vantaggio rispetto ad altri
suoi colleghi, che mai si mossero dall'Italia,
in quello che si può definire un processo di
"sprovincializzazione".
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Lasciata l'America in piena recessione economica,
Depero rientra in Italia nel 1930 ed espone col
gruppo futurista alla I quadriennale Nazionale d'Arte
a Roma. Si trova però alle prese con un nuovo
corso del Futurismo: l'Aeropittura.
Già l'anno precedente ne aveva sottoscritto il
manifesto più per fedeltà nei confronti di Marinetti
che non per una reale convinzione. Depero era una
persona "coi piedi per terra", e per nulla affascinato
da aeroplani e nuvole.
Edifici che sfioravano il cielo, grovigli di strade, vie
sopraelevate e sotterranee: già tutto fatto. Purtroppo
la sensazione che questa esperienza lascia in
Depero non è quella della qualità "solare" e positiva
della vita sognata dai Futuristi, quanto piuttosto
quella di una sorta di "babele brulicante di
cavallette". E sarà proprio questa disillusione che
condurrà Depero, negli anni a venire, a rifugiarsi
sempre di più nella concretezza e nei sani valori
della natura.
Questo cambiamento di rotta è ravvisabile sia sul
piano stilistico sia su quello tematico: progressivo
abbandono dei colori caldi e della diagonalità a
vantaggio dei colori freddi e dell'ortogonalità;
progressivo abbandono di folletti e marionette a
vantaggio di motivi e personaggi tratti dal folklore
italico.
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Nei primi anni trenta Depero lavora per vari giornali:
"L'Illustrazione Italiana", "Il Secolo Illustrato", "Lo
Sera".
Nel 1931 pubblica il "Manifesto dell’arte
pubblicitaria" Futurista. Secondo Depero l'immagine
pubblicitaria doveva essere veloce, sintetica,
fascinatrice, con grandi campiture di colore a tinte
piatte, per così poter aumentare la dinamicità della
comunicazione.
Nel 1932 espone prima in una sala personale alla
XVIII Biennale di Venezia, e poi alla V Triennale di
Milano. Nel 1933 partecipa alla Mostra di Plastica
Murale di Genova e nel 1936 di nuovo alla Biennale
di Venezia.
Di qui si ritira sempre di più nel Trentino. Le
partecipazioni alle attività ufficiali (aero)futuriste si
fanno sempre più rare: ciò comporta da un lato una
sua progressiva emarginazione dal movimento, ma
dall'altro a trasformarlo in una figura quasi
leggendaria.
Molti saranno i Futuristi di "terza generazione" ad
andare in "pellegrinaggio" a Rovereto, per rendergli
omaggio o per coinvolgerlo in qualche iniziativa.
In ogni caso il suo isolamento lo porterà
lontano anche da un'importante fonte
d'introito: la pubblicità. Pubblicità che, per
inciso, in quegli anni si stava evolvendo in
direzioni non più adatte ai coloratissimi folletti
deperiani.
 I principali committenti di Depero divengono
quindi corporazioni, segreterie di partito,
grandi alberghi, amministrazioni pubbliche,
industrie locali. Le opere richieste sono
eminentemente didascaliche,
propagandistiche, decorative.
 Verso la seconda metà degli anni trenta, a
causa dell'austerità dovuta alla politica
autarchica, viene coinvolto nel rilancio del
Buxus, un materiale economico a base di
cellulosa atto a sostituire il legno delle
impiallacciature, brevettato e prodotto dalle
Cartiere Bosso. Grazie a questo lavoro riesce
a ritrovare la propria vena creativa,
realizzando tutta una serie di oggetti con tale
materiale.
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Nel 1940 pubblica la sua "Autobiografia". Nel
1942 realizza un grande mosaico per l'E42 di
Roma, cercando di dimostrare il suo
allineamento sostanziale con la parte più
dinamica del Fascismo anche per ottenerne
lavori e commesse. Poi, con l'inizio dei
bombardamenti aerei sulle città, si ritira nel
suo eremo montano, a Serrada di Folgaria,
cessando definitivamente l'esperienza della
Casa d'arte futurista di Rovereto.
 Finita la guerra, nel tentativo di giustificarsi di
fronte al nuovo ordine dello stato italiano per
quel libro apertamente fascista, afferma che
loro, i Futuristi, credevano fermamente che il
Fascismo avrebbe concretizzato il trionfo del
Futurismo, e che, lui, aveva anche «bisogno
di mangiare».
 Nel 1947, in parte sponsorizzato dalle
Cartiere Bosso, ritenta la carta dell'America,
ma la trova ostile al Futurismo perché ritenuto
l’arte del Fascismo.
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Nel 1949 torna quindi in Italia e,
sebbene disilluso e ormai sessantenne,
non è intenzionato a fermarsi: partecipa
prima ad una mostra a Milano e poi ad
una a Venezia.
Nel 1951 lancia il suo manifesto sull'Arte
nucleare. Tra il 1953 e il 1956 allestisce,
arreda e decora la sala del consiglio
della Provincia autonoma di Trento.
Nel frattempo (1955) entra in polemica
con la Biennale di Venezia, accusata di
censurare lui ed il Futurismo.
Nel 1957 inizia ad allestire, a Rovereto,
la Galleria Museo Depero dedicata alle
proprie opere. Verrà inaugurata due anni
dopo, nel 1959.
Fortunato Depero muore a Rovereto il
29 novembre del 1960.