Alimentazione
Studiando il nostro
Dna riusciremo a dimagrire meglio e più facilmente
LA SUPER
DIETA DEL FUTURO
U
na buona notizia per
gli italiani che a dieta
proprio non ci sanno
stare: dimagrire non
sarà più un’impresa
impossibile. La dieta del futuro è alle
porte: sarà diversa da quella a cui
siamo abituati e più facile da seguire.
Sarà studiata su misura, terrà conto
del nostro vissuto, dei nostri gusti
e del nostro Dna. «Studiando le
interazioni fra dieta e geni, sarà
presto possibile stilare una mappa
dei cibi che ciascuno deve mangiare per stare bene e per dimagrire
senza fare sacrifici», spiega Keith
Grimaldi, biologo molecolare e
nutrigenetista, direttore scientifico
del progetto europeo Eurogene.
Conferma Giuseppe Fatati, presidente dell’Associazione italiana di dietetica e nutrizione: «Per buttare via i
chili di troppo e sconfiggere malattie
come l’obesità, in un futuro molto vicino non dovremo più mangiare solo
pasta e verdure scondite. Grazie a un
nuovo test della saliva e agli studi di
genetica, i nutrizionisti daranno diete
facili da seguire e ricche di alimenti
che ci piacciono».
Perdere peso, per ora, sembra infatti
un’impresa impossibile: «A sei mesi
dall’inizio di una dieta, il 50 per
cento degli italiani si arrende. Chi ha
qualche chilo in più che si mette a
dieta di propria iniziativa dura massimo un paio di settimane. Mentre
chi è in sovrappeso, a cui il medico
ha raccomandato attenzione a tavola,
non resiste più di due mesi», dice
Fatati. «Gli ultimi a gettare la spugna
sono gli obesi, consapevoli che ictus
e malattie cardiovascolari sono dietro
l’angolo. Ma anche loro (più di 40 su
100) cedono al massimo dopo sei
mesi».
A regimi alimentari ristretti
preferiamo addirittura il bisturi. Secondo la Società italiana
di chirurgia dell’obesità, l’intervento
più gettonato è il bendaggio gastrico
LE ANALISI COSTANO 200 EUR0
■ Ci sono diversi laboratori in Italia che realizzano studi
genetici. La maggior parte offrono analisi di un singolo gene
per la diagnosi di malattie come la fibrosi cistica o la predisposizione genetica a tumori e altre malattie. Ne esistono
poi alcuni specializzati in nutrigenetica, dove è possibile
rivolgersi per far analizzare i propri geni e avere consigli
personalizzati sull’alimentazione da seguire. I costi?
A partire dai 200 euro in su, per un profilo di 20
geni. Ecco alcuni siti: www.gdiet.it, che offre la
dieta G-Diet (v. box a pag. 43), www.nutrigene.it
o www.laboratoriogenoma.eu.
spl/contrasto
MERITO DEI GENI Con un campione di saliva verrà analizzato
il nostro Dna: potremo allora scoprire, per esempio, che per dimagrire
dobbiamo mangiare hamburger e carboidrati. Senza perdere il sorriso...
41 ■
getty (2)
Un semplice prelievo di saliva ci dirà quali cibi ci fanno bene
e quali dobbiamo evitare per rimanere in forma. Non solo:
scopriremo anche qual è lo sport più adatto a noi di Margherita Geronimo
Alimentazione
DOMANI MANGIO
CIÒ CHE VOGLIO
■ In futuro un piccolissimo strumento di monitoraggio, grande come un
normale cerotto e da sostituire una volta a settimana, potrebbe spiare la nostra
dieta e dirci quanto abbiamo mangiato, quante calorie abbiamo consumato
e cosa fare per migliorare. Darà messaggi del tipo: “Per oggi il tuo obiettivo è
fallito, ma puoi riuscirci domani con una camminata di 15 minuti o mangiando
un’insalata per cena”. Ma cosa ne pensano gli esperti? «È senza dubbio
un’idea utile, che ci aiuta ad avere consapevolezza dei nostri comportamenti
errati», dice Fatati. «Abbiamo consigliato per anni il contapassi, in modo che
ciascuno sapesse quanto camminava, ma poi c’è sempre chi se lo mette e chi
no. Quindi, tutto dipende dal vero utilizzo che se ne farà».
(un’operazione su due), seguito dal
by-pass gastrico (22 per cento). Eppure, secondo gli esperti la chirurgia è
utile solo in casi specifici e quando il
paziente è disposto poi a restare sempre a dieta. Altrimenti, è inutile».
I geni raccontano chi siamo
Ma perché non riusciamo a resistere?
«Le diete falliscono perché non sono
tarate su di noi, non tengono conto
del nostro vissuto, dei nostri gusti e
del nostro Dna, cioè di cosa siamo»,
dice Grimaldi. «Ci sono, per esempio, persone che per dimagrire non
dovrebbero eliminare i carboidrati,
ma seguono diete che li riducono
convinti che siano più “salutari”. Altre
ingrassano con basse quantità di carboidrati, ma si ostinano a mangiare
pasta ogni giorno. Non esistono diete
efficaci per tutti. Un cibo o un regime
alimentare che fa bene a una persona
■ 42
può far male a un’altra».
Saranno i geni a segnare la svolta. Ma
cosa sono esattamente? «Sono il motore che ci fa vivere, pezzi di Dna che
decidono ciò che siamo e ciò che saremo. Sono responsabili del colore di
occhi, capelli e non solo: influenzano
ogni aspetto della nostra vita», spiega
Fatati. Presto decideranno anche
cosa dobbiamo mangiare. C’è
infatti un legame stretto fra
geni e cibo: «Ci sono geni
che metabolizzano i cibi
(carboidrati, grassi…),
geni da cui dipendono
intolleranze come la celiachia e geni legati al gusto»,
spiega Paolo Gasparini, genetista all’ospedale Burlo Garofalo
di Trieste, che ha messo a punto
la G-Diet, una dieta personalizzata
basata sull’analisi dei geni.
Tre, in particolare, sono le scienze
■ «Con le conoscenze che abbiamo oggi sui geni, più che dimagrire, possiamo iniziare a fare prevenzione», spiega Keith Grimaldi. Ecco i geni (e le variazioni genetiche) più importanti su cui ci sono evidenze scientifiche, con le loro implicazioni sulla dieta:
■ La dieta a giorni alterni funziona.
Un gruppo di ricerca dell’Università
dell’Illinois a Chicago (Usa) l’ha
testata su un gruppo di obesi e ha
verificato che alternando giorni di
alimentazione libera con altri di forte
restrizione calorica, si riesce a restare per più tempo a dieta. «Questa
scoperta avvalora l’ipotesi che ciò
di cui abbiamo bisogno sono diete
ricche di alimenti che ci piacciono,
che speriamo di ottenere al più
presto dagli studi in ambito di nutrigenetica e genetica del gusto. Da
questa ricerca emerge, infatti, che
riusciamo a tollerare le restrizioni al
massimo un giorno se poi il giorno
dopo possiamo mangiare ciò che
davvero vogliamo», spiega il biologo
e nutrigenetista Grimaldi.
■ Bandita, invece, la dieta yoyo (“ingrassi e dimagrisci”): crea
dipendenza. A tutti è capitato di dire:
“Mangio quello che mi piace, tanto
da lunedì mi metto a dieta”. Ma non
dimagriamo. Perché? Per Fatati, «le
cose ripetitive ci danno l’idea che
possiamo sempre ottenere ciò che
vogliamo. Se è vero che all’inizio è
facile dimagrire, le volte successiva è
più difficile. Chi ripete l’esperienza di
perdere chili s’illude di poter perdere
come all’inizio, ma fa solo danni: sviluppa più tessuto adiposo e aumenta
il rischio di malattie cardiovascolari».
Alimento
Gene coinvolto Se hai la variante di questo gene significa che...
ACE
Hai una sensibilità al sale superiore alla norma e più rischio di
sviluppare l’ipertensione, quindi la dose da non superare è 5,5 g di sale
al giorno. Se invece non hai questa variante e hai una sensibilità al sale
normale, la dose massima consigliata è quindi 6 g al giorno.
ADH1C
Sei molto sensibile all’alcool e lo metabolizzi più lentamente della norma.
Significa che un consumo moderato ha un effetto positivo sui tuoi livelli
di colesterolo. Se non hai questa variante lo metabolizzi velocemente
e quindi hai un rischio più alto di sviluppare cirrosi e tumori legati al
consumo di alcol (l’alcool metabolizzato produce una sostanza tossica,
la acetaldeide).
APOC3
Devi ridurre la quantità di grassi saturi nella tua dieta (invece di 22 g,
come dicono le linee guida, non devi superare i 16 g).
CYP1A2 *1F
Devi limitare la quantità di caffeina, non più di 2-3 caffè al giorno
perché metabolizzi lentamente la caffeina. Se fai un alto consumo
di caffè (più di 5 tazze al giorno), aumenti il rischio di infarti.
CYP1A2 *1F
Devi limitare la quantità di carne grigliata perché produce sostanze
cancerogene a cui sei sensibile.
GSTM1
Devi consumarle 3-4 volte a settimana perché sei un soggetto
più a rischio di tumori.
APOC3 e LPL
Sei sensibile ai grassi e devi limitarne la quantità a meno di 16 g
al giorno (e non 22 come per le linee ufficiali), per evitare un aumento
di colesterolo e trigliceridi.
ACE e PPARG
Devi limitare la quantità di carboidrati raffinati e incrementare le porzioni
di fibra per ridurre il rischio di diabete di tipo 2 o di sindrome metabolica.
Consigliati anche almeno 30 minuti di attività fisica 3-4 volte a settimana.
Sale
Alcool
Olio d’oliva
Caffè
Carni grigliate
Crucifere
Cibi con grassi saturi
getty (10)
bilancia addio. A DIRCI QUANTO
PESIAMO SARÀ UN CEROTTO
ECCO QUALI CIBI EVITARE PER PREVENIRE DISTURBI E MALATTIE
Farinacei
allo studio: nutrigenetica, nutrigenomica e genetica del gusto. «La prima
studia come i geni influenzano l’alimentazione, la seconda come questa
altera l’espressione dei geni. La genetica del gusto, invece, misura quanto
siamo sensibili, per esempio, al dolce
o all’amaro», continua Gasparini. «Le
ricerche hanno già svelato importanti
informazioni e ci diranno presto cosa
mangiare non solo per perdere peso,
ma anche per stare in salute».
Nel frattempo, diffidiamo dalle diete
che già ora promettono di far dimagrire grazie allo studio del Dna: «Oggi
non siamo in grado di studiare diete
dimagranti personalizzate basate sul
Dna perché i geni da studiare sono
ancora tanti». Oggi cosa possiamo
fare grazie alle conoscenze sui geni?
■ Per consultare le linee guida
di fabbisogno giornaliero
degli alimenti consigliate
dall’Organizzazione mondiale
della sanità: www.sinu.it
«Attraverso un prelievo della saliva,
eseguito negli studi medici o in centri
di ricerca privati, possiamo, per esempio, scoprire se soffriamo di celiachia
o d’intolleranza al latte, o iniziare a
fare prevenzione a tavola: se siamo
predisposti a ipertensione ridurremo
il sale, per evitare la cirrosi modereremo gli alcolici,» spiega Keith Grimaldi, che dirige il laboratorio De Sanctis
di Roma. Ma possiamo anche conoscere meglio i nostri gusti. Come? Al
paziente sono fatti assaggiare qua43 ■
dratini di carta imbevuti di sostanze
che riproducono i sapori (come
l’amaro): «Si comincia dal sapore
neutro e si passa a quadratini sempre
più imbevuti, finché la persona non
avverte l’amaro», spiega Grimaldi.
Viene poi prelevato un campione di
saliva per l’analisi dei geni: «Quello
per l’amaro si chiama T2R38 e può
aver tre mutazioni, in base alle quali
sentiremo il gusto amaro in maniera
bassa, media o alta». E così via per
salato e altri gusti.
Migliorerà la nostra salute
corbis
«Presto questi test potrebbero essere
fatti a tappeto, per raccogliere informazioni su gusti e preferenze diverse
legate a geni. Se riusciamo a mapparle potremo stilare diete corrette
e “golose”, per non togliere a chi è a
dieta il piacere di mangiare. Spesso
il paziente non racconta al medico la
sua percezione dei sapori, ma il gusto
è il principale fattore che condiziona
l’alimentazione (info: www.adiitalia.
com)», continua Fatati. «Se la ricerca
va avanti così, entro tre-cinque anni
avremo già un pannello di geni per
stilare una dieta dimagrante efficace», spiega Grimaldi. «È emerso, per
esempio, che le donne con variazione
del gene ADRB2 tendono a ingrassare molto se non fanno regolare
attività fisica e se mangiano anche
basse quantità di carboidrati. Chi ha
la variante dei geni PPARG e FABP2,
invece, può ingrassare molto se consuma anche solo piccole quantità di
grassi. Se le ricerche in atto verranno
confermate, tutti questi geni avranno
un ruolo decisivo nelle diete del futuro. È facile ipotizzare che tra 10 anni
la scansione del genoma sarà quasi
gratis. Probabilmente verrà eseguita
sui neonati per escludere malattie e
definire uno stile di vita personalizzato e corretto: l’alimentazione, lo sport
da seguire, gli esami di routine da
fare». L’obiettivo vero è, infatti,
la prevenzione: «La rivoluzione non sarà tanto riuscire a
dimagrire, ma sapere a quali
malattie siamo predisposti,
per riuscire a prevenirle e
a non ammalarci (potenzialmente) mai più», conclude
Grimaldi.
SPORT: QUALE E QUANTO DOBBIAMO FARNE
■ Gli studi riguardo le attività sportive hanno sinora identificato i geni ACE, PPARG,
e VDR: «Chi ha le varianti di questi geni e conduce una vita sedentaria ha un rischio
maggiore di avere il diabete di tipo 2, o livelli aumentati di glucosio nel sangue. Quindi, dovrà fare più attività fisica: bastano trenta minuti di camminata al giorno per 4-5
volte a settimana per minimizzare i rischi», spiega Grimaldi. «In futuro potremo avere
molte più informazioni e personalizzare ulteriormente i nostri programmi sportivi».
■ 44
LA DIETA
PERSONALIZZATA
È GIÀ IN FARMACIA
■ Dalle ricerche più
recenti nel campo
della nutrigenomica
è nata la G-Diet,
oggi disponibile in
farmacia. È la dieta
personalizzata in
base ai geni messa a
punto nei laboratori dell’Area
Science Park di Trieste, polo
scientifico e tecnologico nazionale.
«È una dieta per il benessere, non
dimagrante», spiega Paolo Gasparini, genetista del Burlo Garofalo
di Trieste e referente scientifico del
progetto. Utilizza un software capace
di elaborare consigli personalizzati
e contiene parti dedicate all’attività
fisica da svolgere. Il kit in commercio
prevede un questionario, un test
per il gusto amaro e il prelievo di un
campione di saliva con un cotton
fioc specifico. Le informazioni ottenute vengono inviate a un laboratorio
dove è analizzato il profilo genetico. In risposta si riceve una dieta
particolareggiata e consigli sullo stile
di vita da seguire. «Per esempio, chi
ha la variante sfavorevole del gene
della grelina, un ormone che stimola
l’appetito, ha un marcato senso della
fame: a queste persone sarà quindi
consigliato di fare almeno cinque
pasti giornalieri. Chi risulta avere
una sensibilità forte al gusto amaro,
invece, per mangiare con più entusiasmo dovrà eliminare gli alimenti
che contengono sostanze amare:
verze, cavoli, cavolfiori, broccoli,
cicoria, birra, caffè e acqua tonica».
Per ora la G-Diet valuta circa 20 geni,
ma in futuro i ricercatori prevedono di
riuscire ad analizzarne 48.
spl/contrasto
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