W.P. n. 185 - Dipartimento di Economia

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IL TRASFERIMENTO FORZATO DI POPOLAZIONE DOPO
LA GUERRA GRECO-TURCA DEL 1921-1922 E IL SUO
IMPATTO SUL PAESE ELLENICO
Antonio Cortese
ISSN
2279‐6916
Working
papers
(Dipartimento
di
Economia
Università
degli
studi
Roma
Tre)
(online)
Working
Paper
n°
185,
2013
I
Working
Papers
del
Dipartimento
di
Economia
svolgono
la
funzione
di
divulgare
tempestivamente,
in
forma
definitiva
o
provvisoria,
i
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di
ricerche
scientifiche
originali.
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pubblicazione
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Scientifico.
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l
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D.L.L.
31.8.1945,
n.
660
e
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della
presente
pubblicazione
possono
essere
richieste
alla
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esemplare
fuori
commercio
ai
sensi
della
legge
14
aprile
2004
n.106
REDAZIONE:
Dipartimento di Economia
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IL TRASFERIMENTO FORZATO DI POPOLAZIONE DOPO
LA GUERRA GRECO-TURCA DEL 1921-1922 E IL SUO
IMPATTO SUL PAESE ELLENICO
Antonio Cortese
Comitato
Scientifico:
Fabrizio
De
Filippis
Anna
Giunta
Paolo
Lazzara
Loretta
Mastroeni
Silvia
Terzi
Antonio
Cortese
Il
trasferimento
forzato
di
popolazione
dopo
la
guerra
greco‐turca
del
1921‐1922
e
il
suo
impatto
sul
paese
ellenico1
Sommario:
Nel
sogno
della
“Megàli
Idèa”
(Grande
Idea),
nella
primavera
del
1921
la
Grecia
lanciò
un’offensiva
contro
la
Turchia
nel
tentativo
di
annettere
al
paese
i
territori
del
litorale
occidentale
dell’Asia
Minore
occupati
da
secoli
da
popolazioni
“greche”.
L’impresa
volse
in
tragedia
e
la
Grecia
dovette
accettare
uno
scambio
forzato
di
popolazione.
Il
lavoro
si
propone
di
far
luce
sulle
aree
di
provenienza
di
circa
1,3
milioni
di
profughi
che
giunsero
in
Grecia
e
su
quelle
che
li
ospitarono,
per
poi
analizzare
le
conseguenze
di
tale
arrivo
con
particolare
attenzione
al
suo
impatto
demografico
e
all’innesco
del
processo
di
urbanizzazione
che
coinvolse
la
capitale
ellenica.
Abstract:
Pushed
by
the
spirit
of
the
“Megàli
Idèa”
(the
Great
Idea),
Greece
launched
a
military
offensive
against
Turkey
in
the
attempt
to
incorporate
the
Western
coastal
territories
of
Asia
Minor
occupied
for
centuries
by
“Greek”
communities.
This
military
undertaking
resulted
in
the
so‐called
Asia
Minor
Catastrophe,
in
which
Greece
was
forced
to
accept
a
compulsory
exchange
of
populations.
The
paper
sheds
light
on
the
geographical
areas
in
Turkey
from
where
about
1,300,000
people
were
forced
to
leave
as
well
as
the
Greek
territories
which
hosted
them;
the
work
also
looks
into
the
consequences
derived,
with
a
lens
on
the
demographic
impact
and
the
urbanization
process
triggered
in
the
Hellenic
capital
since
then.
Codici
EconLit:
F220,
F530
Parole
chiave:
Migrazioni
internazionali
(International
Migration),
Scambio
forzato
di
popolazioni
(Compulsory
Exchange
of
populations),
Processo
di
urbanizzazione
(Urbanization
Process).
1
Ringrazio
per
l’assistenza
fornitami
il
Dott.
Tzougas
direttore
dell’Autorità
Statistica
Greca
(e
i
suoi
collaboratori)
nonché
i
responsabili
della
biblioteca
del
Centro
Studi
Asia
Minore
di
Atene.
1
Premessa
Lo
squilibrio
demografico‐economico
si
ritrova,
in
genere,
all’origine
delle
correnti
migratorie
internazionali.
In
linea
di
massima
l’entità
delle
correnti
è
infatti
in
relazione
diretta
con
la
misura
di
detto
squilibrio,
risultando
per
lo
più
il
deflusso
tanto
più
imponente
quanto
più
notevole
è
la
depressione
economica
(relativamente
allo
sviluppo
demografico)
e,
per
converso,
l’afflusso
presentandosi
in
genere
tanto
più
intenso
quanto
più
favorevole
sono
le
previsioni
circa
le
sua
evoluzione
futura.
Naturalmente
importante
è
il
ruolo
delle
autorità
governative
che
possono
adottare
misure
volte
e
favorire
o
a
contrastare
flussi
in
entrata
o
in
uscita.
Alla
base
delle
migrazioni
internazionali
è
peraltro
possibile
individuare
in
certi
casi
anche
motivi
di
natura
extra‐economica.
Ci
si
sposta
infatti
pure
per
sfuggire
alle
conseguenze
disastrose
di
una
guerra,
per
sottrarsi
a
persecuzioni
religiose,
per
motivi
politici
e
così
via.
La
storia
è
stata
poi
caratterizzata
da
spostamenti
più
o
meno
coatti
di
popolazione,
determinati
in
primo
luogo
dall’esigenza
di
garantire
l’omogeneità
etnico‐nazionale
di
aree
territoriali
determinate
(più
ampi
che
in
passato
sono
ad
esempio
stati
quelli
che
hanno
riguardato
le
storia
europea
del
XX
secolo)2.
A
quest’ultimo
ambito
faccio
riferimento
nel
presente
lavoro
occupandomi
dello
scambio
di
popolazioni
tra
Grecia
e
Turchia.
“Il
Trattato
di
pace
di
Losanna
del
23
luglio
1923,
una
pietra
miliare
nelle
relazioni
greco‐turche,
non
soltanto
confermò
il
fallimento
dei
sogni
irredentistici
di
Venizèlos,
ma
servì
anche
a
definire
l’identità
nazionale
di
quasi
due
milioni
di
persone
per
mezzo
di
una
convenzione
che
entrò
in
vigore
con
la
ratifica
del
Trattato
di
pace
nell’agosto
del
1923.
Il
primo
articolo
della
convenzione
dettava
il
principio
di
uno
scambio
forzato
di
cittadini
turchi
di
religione
greco‐
ortodossa
residenti
in
territorio
turco
e
di
cittadini
greci
di
religione
2
Cfr.
Pianciola,
2003.
2
musulmana
residenti
in
territorio
greco.
Come
risultato,
la
Grecia,
la
cui
popolazione
era
appena
sopra
i
cinque
milioni,
si
trovò
a
dover
assorbire
1.221.489
senzatetto.
In
cambio,
355.000
musulmani
furono
trasferiti
dalla
Grecia
in
Turchia,
a
conclusione
di
questa
convenzione”3
Una
volta
richiamate
sinteticamente
le
vicende
storiche
che
precedettero
l’accordo,
in
un’ottica
prevalentemente
demografica,
il
mio
proposito
è
in
primo
luogo
quello
di
far
luce
sulle
aree
di
provenienza
dei
profughi
che
arrivarono
in
Grecia
e
sui
territori
che
li
ospitarono,
senza
omettere
di
ragionare
sulle
diverse
stime
che
sono
state
fatte
sull’entità
dell’afflusso,
per
poi
analizzare
gli
effetti
da
esso
prodotti
sul
paese
ellenico.
La
guerra
greco‐turca
del
1921‐1922:
brevi
richiami
I
trionfali
successi
della
Grecia
nelle
guerre
balcaniche
(1912‐13)
segnarono
l’emergere
di
una
significativa
potenza
mediterranea
e
furono
accolti
da
un
momento
di
grande
coesione
nazionale:
il
territorio
aumentò
di
circa
il
70
per
cento
e
la
popolazione
si
accrebbe
notevolmente
arrivando
a
sfiorare
i
cinque
milioni
di
abitanti
molti
dei
quali
di
origini
non
greche,
dato
che
un
numero
considerevole
di
turchi
e
di
slavi
risiedevano
nei
territori
della
Macedonia
appena
conquistata.
Con
l’approssimarsi
della
prima
guerra
mondiale,
e
anche
successivamente,
si
registrarono
però
avvenimenti
destinati
a
compromettere
seriamente
l’unità
civile
offrendoci
l’immagine
di
una
nazione
profondamente
dilaniata
da
lotte
intestine.
Grande
peso
ebbe
la
contrapposizione
tra
re
Costantino
I
e
il
suo
primo
ministro
Elefthèrios
Venizèlos
riguardo
alla
posizione
che
la
Grecia
avrebbe
dovuto
adottare
allo
scoppio
delle
ostilità
tra
l’Intesa
e
gli
Imperi
centrali,
nell’agosto
del
1914.
Venizèlos
era
un
entusiasta
3
Kritikos,
2000,
p.
46‐47.
3
sostenitore
del
tradizionale
legame
della
Grecia
con
l’Inghilterra
mentre
Costantino
riteneva
che
gli
interessi
della
Grecia
avrebbero
potuto
venire
meglio
serviti
da
una
politica
di
neutralità.
Il
5
novembre
1914
l’impero
ottomano
si
schierò
ufficialmente
con
gli
Imperi
centrali
e
vani
furono
i
tentativi,
in
particolare
dell’Inghilterra,
di
tenere
fuori
dal
conflitto
la
Bulgaria
che
il
22
settembre
1915
proclamò
la
mobilitazione
generale,
conseguenza
di
un
trattato
segreto
tra
re
Ferdinando
di
Bulgaria
e
gli
Imperi
centrali.
Poiché
Atene
continuava
a
manifestare
una
neutralità
sempre
più
benevola
nei
confronti
degli
Imperi
centrali,
il
30
agosto
1916
un
gruppo
di
ufficiali
venizelisti
organizzò
un
colpo
di
stato
a
Salonicco
dove
poi
giunse
Venizèlos
che
formò
un
suo
governo
provvisorio
riconosciuto
in
seguito
da
Gran
Bretagna
e
Francia
che
organizzarono
un
blocco
di
quelle
importanti
regioni
del
regno,
ovvero
il
Peloponneso
e
la
Rumelia
meridionale,
che
erano
rimaste
fedeli
al
re.
Piegato
dalle
pressioni
dell’Intesa,
Costantino
lasciò
il
trono
senza
abdicare
formalmente
e
partì
per
l’esilio
accompagnato
dal
figlio
maggiore
Giorgio.
Gli
successe
il
figlio
minore
,
Alessandro.
Venizèlos
divenne
allora
primo
ministro
della
Grecia
riunificata
e
trasferì
il
suo
governo
ad
Atene.
Acquisito
il
controllo
di
tutto
il
paese,
egli
inviò
un
totale
di
nove
divisioni
verso
il
fronte
macedone.
Le
truppe
greche
furono
impiegate
nell’attacco
decisivo
che,
nel
settembre
1918,
fu
sferrato
sul
fronte
di
Salonicco
dal
comando
alleato.
Con
la
firma
dell’armistizio
generale,
l’11
settembre
1918,
Venizèlos
era
determinato
a
chiedere
la
giusta
ricompensa
per
il
suo
appoggio
inflessibile
all’Intesa,
e
giunse
a
Parigi
nelle
vesti
di
plenipotenziario
greco
alla
conferenza
di
pace
di
Versailles.
Su
un
punto
non
ci
4
Carta
1
Prima
guerra
mondiale:
l’anno
di
guerra
1918
Fonte:
Aa.Vv.
2003
Carta
2
L’Europa
meridionale
e
l’Asia
Minore
dopo
il
1918
Fonte:
Aa.Vv.
2003
5
potevano
essere
compromessi:
l’annessione
di
Smirne
e
del
suo
territorio
allo
stato
indipendente
greco
era
da
tempo
il
sogno
della
Megàli
Idèa.
Le
statistiche
sulla
popolazione
compiute
indipendentemente
dalle
autorità
ottomane
e
dal
patriarcato
ecumenico
poco
prima
dello
scoppio
della
guerra,
attribuivano
ai
turchi
(950.000)
una
maggioranza
rispetto
ai
greci
(620.000)
nel
vilayet,
o
provincia
di
Aydin
che
incorpora
l’area
di
Smirne.
Venizèlos
confidava
però
che
l’affluenza
di
greci
dalle
altre
regioni
dell’Asia
Minore,
insieme
al
tasso
di
natalità
tradizionalmente
più
elevato
della
popolazione
greca
dell’Anatolia,
avrebbe
presto
conferito
ai
greci
un
deciso
predominio
nell’area.
Nel
1919,
poi,
Venizèlos
aveva
una
ragione
in
più
per
cercare
di
assicurare
alla
popolazione
greca
dell’Asia
Minore,
che
ammontava
a
più
di
un
milione
e
mezzo
di
persone,
la
protezione
della
Grecia.
Dallo
scoppio
delle
guerre
balcaniche
in
cui
Grecia
e
Turchia
si
erano
trovate
sempre
contrapposte,
i
greci
dell’Anatolia
erano
stati
sottoposti
a
un
trattamento
discriminatorio
e
spesso
violento.
La
forza
di
occupazione
greca,
sotto
la
protezione
della
marina
militare
alleata,
cominciò
a
sbarcare
a
Smirne
il
15
maggio
del
1919.
Si
ebbero
subito
alcuni
scontri
tra
le
truppe
greche
ed
elementi
della
popolazione
turca
che
causarono
notevoli
perdite
da
parte
musulmana4.
In
Grecia
un
entusiasmo
irrefrenabile
coinvolse
tutti
alla
notizia
che
il
trattato
di
pace
con
la
Turchia
era
stato
firmato
il
10
agosto
1920
a
Sèvres.
Un
grande
passo
verso
la
realizzazione
della
Grande
Idea
era
stato
compiuto.
Secondo
quel
trattato,
Smirne
e
il
suo
territorio,
pur
rimanendo
sotto
la
sovranità
turca,
erano
affidati
per
cinque
anni
all’amministrazione
greca.
Dopo
quel
periodo,
un
plebiscito
o
un
parlamento
locale
avrebbero
deciso
per
l’unione
definitiva
con
la
Grecia.
Si
dovettero
però
fare
i
conti
con
la
fatale
rinascita
di
un
sentimento
nazionalista
turco
nell’Anatolia.
Con
il
patto
nazionale
del
febbraio
4
Sulle
atrocità
compiute
in
realtà
da
entrambe
le
parti,
si
sofferma
in
modo
approfondito
Naimark
(2002).
6
1920,
Mustafà
Kemal
(Atatürk)
e
i
suoi
seguaci,
il
cui
movimento
diventava
ogni
giorno
più
potente
e
rappresentativo,
proclamarono
l’indipendenza
dal
governo
centrale
di
Costantinopoli,
supinamente
filoalleato.
In
Grecia,
morto
re
Alessandro,
dopo
il
rifiuto
del
fratello
maggiore
e
del
minore
di
assumere
la
corona,
la
maggioranza
dei
greci
si
dichiarò,
con
un
plebiscito,
favorevole
al
ritorno
di
Costantino;
Venizèlos,
profondamente
deluso,
partì
in
volontario
esilio.
Per
quanto
abbandonata
dai
suoi
antichi
alleati,
Francia
e
Italia,
la
Grecia
continuò
a
coltivare
l’opinione
che
almeno
l’Inghilterra
avrebbe
visto
di
buon
occhio
un’ulteriore
offensiva
greca
in
Asia
Minore,
che
del
resto
era
invocata
dai
militari.
Verso
la
fine
del
marzo
1921
fu
lanciata
un’offensiva
ed
entro
l’estate
le
armate
greche
giunsero
in
prossimità
della
roccaforte
nazionalista
turca
di
Ankara.
Il
26
agosto
1922
Mustafà
Kemal
lanciò
la
sua
controffensiva.
L’attacco
turco
si
trasformò
presto
in
rotta
dell’esercito
greco
che
si
ritirò
in
disordine
fino
a
Smirne
e
alla
costa5.
L’8
settembre
l’esercito
greco
evacuò
la
città
in
cui
le
armate
turche
entrarono
il
giorno
seguente.
Il
massacro
su
larga
scala
della
popolazione
cristiana
si
concluse
con
migliaia
di
morti6
e
un
grande
incendio
che
distrusse
gran
parte
della
città.
Migliaia
di
profughi7
atterriti
cercarono
scampo
all’inferno
gettandosi
in
mare,
ma
le
truppe
e
le
navi
alleate
che
stazionavano
nella
rada
mantennero
un
atteggiamento
di
studiata
neutralità
anche
se
vi
fu
un
loro
contributo
nel
salvataggio
dei
profughi.
Dopo
qualche
giorno
anche
le
ultime
truppe
greche
abbandonarono
il
suolo
dell’Asia
Minore
e
si
ritirarono
nelle
isole
egee
o
in
continente.
La
presenza
greca
sul
litorale
occidentale
5
L’offensiva
greca
era
stata
seriamente
compromessa
dall’impossibilità
di
acquistare
armi
in
Gran
Bretagna
dopo
che
nell’
aprile
le
potenze
avevano
proclamato
una
politica
di
rigorosa
neutralità
nel
conflitto,
cosa
che,
peraltro,
non
impedì
a
francesi
ed
italiani
di
fornire
armi
ai
nazionalisti
turchi.
I
greci
poi,
una
volta
respinti,
si
erano
trovati
in
una
scomoda
situazione
di
stallo,
dovuta
all’eccessiva
estensione
del
fronte
(cfr.
Glogg,
1996).
6
Su
questo
aspetto
rinvio
a
Vasiliadis
(2002).
7
In
città
se
ne
erano
concentrati
200
mila
che
attendevano
di
raggiungere
la
Grecia
(cfr.
Ferrara,
2008).
7
dell’Asia
Minore,
vecchia
di
più
di
2500
anni,
terminava
bruscamente
in
un
totale
disastro8.
Lo
scambio
di
popolazione:
dimensioni,
territori
coinvolti,
conseguenze
Lascio
ora
spazio
alle
cifre
anche
se
qualche
dato
ho
già
avuto
occasione
di
richiamarlo.
Quelli
esposti
nella
Tav.
1
permettono
di
svolgere
alcune
prime
considerazioni.
In
merito
alla
voce
“altre
nazionalità”,
va
osservato
che
è
netta
la
prevalenza
degli
armeni
(circa
600
mila
unità)
e
che
significativa
è
la
presenza
di
comunità
ebraiche,
lontano
ricordo
degli
ebrei
sefarditi
che
nel
Cinquecento,
cacciati
dalla
penisola
iberica,
trovarono
buona
accoglienza
nel
Levante
ottomano.
Quanto
alla
consistenza
delle
comunità
greche,
va
evidenziato
che
vi
è
piena
concordanza
tra
le
rilevazioni
della
statistica
ufficiale
turca,
riferite
al
1910,
e
le
valutazioni
del
patriarcato
ortodosso,
relative
al
1912
(poco
meno
di
1,8
milioni
di
unità)9.
Reputo
quest’ultimo
dato
in
buona
sintonia
con
le
stime
che
vengono
comunemente
fatte
dell’entità
dei
profughi
che
affluirono
in
Grecia
a
seguito
del
trasferimento
forzato
previsto
dal
trattato
di
Losanna
del
1923
(l’arrivo
di
molti
profughi
ha
preceduto
la
firma
del
trattato).
Segnalo
ad
esempio
la
già
ricordata
stima
di
Kritikos
(1.221.489
unità)10,
tratta
dall’Annuario
Statistico
della
Grecia
del
1930
e
quella
di
Clogg
(1.211.769
profughi:
1.104.216
dalla
Turchia,
58.526
dalla
Russia
e
49.027
dalla
Bulgaria)11
che
chiama
in
causa
il
censimento
demografico
del
1928.
Occorre
in
proposito
ricordare
che
fu
fatta
un’eccezione
allo
scambio
di
popolazione
per
i
membri
della
numerosa
comunità
greca
di
Costantinopoli‐Istanbul
che
potevano
dimostrare
di
trovarsi
nella
8
Cfr.
Clogg,
1996
e
Tsakanaris,
2007
e
2009.
Segnalo
pure
Aa.Vv.
,
2012,
Aighidou,
1934,
Clark,
2006,
Eddy,
1931,
Hirschon
2001
e
2003,
Kapsi,
1989,
Ladas,
1932,
Mechtidis,
2006
e
Sotiriu,
2006.
9
Cfr.
Lampsidis,
1982
e
Pentzopoulos,
2002.
10
Cfr.
Kritikos,
2000.
11
Cfr.
Clogg,
1996.
8
Tav.
1
Popolazione
dell’impero
ottomano
secondo
la
nazionalità,
per
provincia
Province
Costantinopoli
Ismid
Aydin
(Smirne)
Brussa
Konia
Angora
Trebizond
Sivas
Castamouni
Adana
Bigha
(Dardanelli)
Totale
secondo
l’Ufficio
statistico
turco
(1910)
Il
Patriarcato
ortodosso
(1912)
turca
turca
greca
135.681
70.906
184.960
78.564
974.225
629.002
1.346.387
274.530
1.143.335
85.320
991.666
54.280
1.047.889
351.104
933.572
98.270
1.086.420
18.160
212.454
88.010
136.000
29.000
8.192.589
1.777.146
altra
greca
52.397
124.281
74.457
54.550
116.949
73.134
99.684
940.843
622.810
96.845
1.192.749
278.421
25.502
988.723
87.021
114.618
668.400
45.873
45.094
957.866
353.533
165.741
839.514
99.376
5.041
938.435
24.919
188.490
142.000
90.208
5.398
138.902
32.830
853.360
7.048.662
1.782.582
altra
59.822
52.250
95.876
98.954
25.805
108.025
50.624
170.635
5.292
191.292
5.757
864.332
Fonte:
Pentzopoulos,
2002
Carta
3
Il
trasferimento
delle
minoranze
nazionali
dopo
il
Trattato
di
Losanna
Fonte:
Aa.Vv.
2003
9
città
da
prima
del
1918
(donde
la
denominazione
di
établis)12
e
per
gli
abitanti
delle
isole
di
Imbro
e
Tenedo,
in
maggioranza
di
lingua
greca;
in
cambio
fu
concesso
di
rimanere
in
situ
ai
musulmani
della
Tracia
occidentale13.
E’
interessante
richiamare
il
pensiero
di
uno
studioso
turco
sul
venir
meno
delle
comunità
cristiane
più
numerose
dopo
la
guerra
d’indipendenza
turca:
”Della
popolazione
armena,
una
parte
scomparve
come
risultato
di
espulsione
o
di
decessi
nel
1915,
e
un’altra
parte
emigrò,
o
venne
obbligata
ad
emigrare
in
Siria,
nell’Armenia
russa
e
in
altri
paesi.
Come
risultato
la
comunità
armena
scese
a
circa
65
mila
unità.
La
popolazione
greca
soffrì
meno
in
termini
di
veri
e
propri
decessi;
secondo
il
censimento
greco
del
1928,
c’erano
nel
paese
quasi
un
milione
e
duecentomila
profughi
dalla
Turchia,
e
comunque
i
greci
erano
emigrati
anche
verso
altre
parti
del
mondo.
In
ogni
caso,
negli
anni
tra
il
1912
ed
il
1922,
si
persero
circa
300
mila
greci
dell’Anatolia,
ma
molti
anche
a
causa
delle
pessime
condizioni
di
vita
che
si
ebbero
durante
la
guerra
mondiale.
L’invasione
dell’Anatolia
da
parte
della
Grecia,
in
definitiva,
ebbe
conseguenze
altrettanto
disastrose
per
la
popolazione
greca
dell’Anatolia,
quanto
per
quella
turca.
Così
la
comunità
greca
in
Turchia
scese
da
circa
due
milioni
di
unità
a
120
mila
“14.
Proprio
con
riferimento
a
questa
residua
presenza,
mi
piace
ricordare
che
agli
stranieri
che
vantano
origini
greche
pur
non
avendone
la
cittadinanza
(si
è
talvolta
utilizzata
l’espressione
“greci
della
diaspora”),
l’attuale
costituzione
greca
garantisce
particolari
diritti.
A
questi
immigrati
che
devono
dichiarare
e
provare
la
loro
origine
greca,
viene
riconosciuto
di
fatto
lo
stato
di
rifugiato
o
“homogeneis”.
Si
tratta
di
persone
alle
quali
viene
riservato,
nel
caso
di
migrazione
verso
la
Grecia,
un
trattamento
preferenziale
anche
12
Molti
ortodossi
giunti
in
città,
dopo
l’armistizio
dovettero
perciò
lasciarla.
E’
in
questi
anni
che
la
sua
popolazione
scende
da
1.100
a
600
mila
abitanti:
il
posto
della
Sublime
Porta
viene
occupato
dagli
uffici
dell’amministrazione
provinciale!
13
Cfr.
Kreiser,
2012.
14
Cfr.
Toprak,
2000,
p.
39.
10
sulla
base
di
decisioni
di
natura
politica15.
Ne
faccio
cenno
perché
in
anni
recenti
a
beneficiare
di
tale
trattamento
sono
state
in
particolare
persone
provenienti
dal
Ponto
in
un’accezione
più
ampia
di
quella
riconducibile
alla
regione
della
Turchia
nord‐orientale.
Il
termine
“pontios”
è
di
uso
corrente
in
Grecia
e
ricorre
di
frequente
nella
aneddotica
popolare16.
Va
pure
rammentato
che
negli
anni
dal
1893
al
1924
solo
gli
Stati
Uniti
hanno
accolto
500
mila
migranti
provenienti
dalla
Grecia17
e
che
questo
flusso
in
uscita
è
stato
robusto
all’inizio
degli
anni
Venti
del
secolo
scorso18:
un
qualche
contributo
è
da
attribuire
anche
ai
profughi
dalla
Turchia19.
Torno
alla
Tav.
1
che
consente
di
far
luce
sulla
dispersione
dei
greci
in
Anatolia.
Si
può
parlare
di
una
presenza
capillarmente
diffusa
attestata
anche
dai
2.163
insediamenti
greci
che
sono
stati
individuati20
e
vale
pure
la
pena
di
ricordare
il
resoconto
di
un
viaggio
che
Seferis,
poeta
neoellenico
premio
Nobel
per
la
letteratura
nato
a
Smirne,
fece
in
Cappadocia
per
visitarne
i
monasteri
ortodossi21.
Netta
appare
comunque
la
prevalenza
di
tre
aree:
quella
di
Smirne,
quella
del
Ponto
(Trebisonda
e
zone
limitrofe)
e
quella
di
Brussa
(o
Bursa)
nella
Turchia
asiatica
nord‐occidentale
a
sud
del
mare
di
Marmara,
che,
tenute
presenti
le
divisioni
amministrative
dell’antica
Roma,
si
può
collocare
all’interno
della
regione
della
Mysia.
Possiamo
comparare
questi
dati
con
quelli
che
Kitromilides
e
Alexandris
(1984‐85)
derivano
dall’Annuario
Statistico
della
Grecia
del
1930
per
ripartire,
sulla
base
della
provenienza,
i
profughi
giunti
in
Grecia:
626.954
dall’Asia
Minore
(Ionia,
Cappadocia,
ecc.),
182.169
dal
Ponto,
38.459
da
Costantinopoli
e
256.635
dalla
Tracia
orientale.
15
Cfr.
Cortese,
2006.
Una
legge
del
1993
ha
definito
il
concetto
di
“greco
rimpatriato”
ed
ha
fissato
una
procedura
rapida
per
l’ottenimento
della
cittadinanza
greca.
17
Cfr.
Cortese,
2006.
18
Cfr.
Franzinetti,
2010.
19
Cfr.
Parlamento
greco,
2006.
20
Cfr.
Kitromilides
e
Alexandris,
1984‐85.
21
Cfr.
Seferis,
2010.
16
11
L’arrivo
dei
profughi
in
Grecia,
e
il
loro
insediamento
in
diverse
regioni
del
paese
ebbe
naturalmente
conseguenze
importanti.
“In
primo
luogo
l’integrazione
dei
rifugiati
ebbe
costi
elevati
sul
piano
sociale22
ed
economico23.
In
secondo
luogo,
nel
periodo
fra
le
due
guerre
mondiali
i
territori
nuovi
(e
in
particolare
quelli
con
una
forte
presenza
di
rifugiati)
tendevano
a
votare
per
il
liberale
Elefthèrios
Venizèlos
o
per
la
sinistra,
mentre
i
territori
vecchi
propendevano
verso
i
monarchici”24.
Per
dirla
con
Clogg,
“se
la
sconfitta
nella
guerra
del
189725
aveva
provocato
un
notevole
choc
psicologico,
la
catastrofe,
come
la
chiamano
ancora
oggi
i
greci
dell’Asia
Minore,
ebbe
un
contraccolpo
sia
psicologico
sia
economico
e
sociale
molto
maggiore.
Infatti
non
solo
segnava
la
fine
della
Grande
Idea,
ma
portava
nel
regno
di
Grecia
più
di
un
milione
di
profughi,
molti
dei
quali
completamente
rovinati,
che
non
avevano
con
sé
altro
che
le
loro
icone
e
le
altre
sacre
reliquie,
e
di
cui
moltissimi
non
conoscevano
altra
lingua
se
non
il
turco”26.
Altra
conseguenza
di
rilievo
fu
quella
che,
a
seguito
dello
scambio
di
popolazione,
portò
la
Grecia
a
diventare
una
società
etnicamente
omogenea.
“Dopo
la
conquista
del
1912,
ad
esempio,
l’elemento
ellenico
nella
Macedonia
greca
era
soltanto
il
43
per
cento
della
popolazione.
Ma
nel
1926,
dopo
la
redistribuzione
dei
profughi
all’interno
del
territorio
nazionale,
l’elemento
greco
era
salito
all’89
per
cento.
Nel
1919,
in
Tracia
occidentale,
i
greci
erano
soltanto
il
17
per
cento
della
popolazione,
ma
dopo
il
1924
erano
saliti
al
62
per
cento.
Il
risultato
fu
che
la
Grecia
divenne
una
nazione
virtualmente
22
La
loro
inclusione
nella
società
greca
non
fu
facile
(non
mancarono
tensioni
tra
autoctoni
e
profughi)
anche
a
causa
delle
loro
caratteristiche
socio‐culturali,
come
la
loro
completa
miseria
in
conseguenza
dell’espulsione,
il
loro
livello
d’istruzione
in
generale,
soprattutto
tra
quanti
provenivano
dalle
città
costiere
dell’Asia
Minore,
e
in
particolare
la
loro
elevata
alfabetizzazione,
soprattutto
femminile
(cfr.
Ferrara,
2003).
23
La
Grecia
non
disponeva
delle
risorse
necessarie
a
far
fronte
all’afflusso
di
oltre
un
milione
di
derelitti,
privati
di
ogni
avere
e
fu
costretta
a
chiedere
un
prestito
alla
Società
delle
Nazioni
(cfr.
Cattaruzza,
2001).
24
Cfr.
Franzinetti,
2010,
p.
41.
25
A
Creta,
ancora
sotto
il
controllo
delle
autorità
turche,
vi
era
stata
l’ennesima
insurrezione.
Cedendo
all’interventismo
popolare,
il
governo
greco
ordinò
la
mobilitazione
generale.
Quando
scoppiarono
le
ostilità
in
Tessaglia,
l’esercito
greco
non
fu
in
grado
di
opporsi
alle
forze
turche
e,
in
un
mese,
subì
una
rovinosa
sconfitta.
26
Cfr.
Clogg,
1996,
p.
115.
12
Carta
4
Le
divisioni
amministrative
della
Grecia
Fonte:
TCI,
1989
Carta
5
L’Attica
e
la
grande
Atene
13
Carta
6
Le
municipalità
della
grande
Atene
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
Atene
14.
Pendeli‐Melissia‐Nea
Pendeli
27.
Kalithea
Dafni‐Imittos
15.
Amarousion
28.
Moskato‐Tavros
Ilioupoli
16.
Vrilissia
29.
Egaleo
Vironas
17.
Aghia
Paraskevi
30.
Aghia
Varvara
Kesariani
18.
Kalargos
Papagou
31.
Kaidari
Zografos
19.
Kalandri
32.
Peristeri
Galatsi
20.
Psikiko‐Filotei‐Neo
Psikiko
33.
Petroupoli
Nea
Filadelfia‐Kalkidona
21.
Glifada
34.
Ilion
Nea
Ionia
22.
Elliniko‐Argyroupoli
Iraklis
23.
Alimos
Metamorfosi
24.
Aghios
Dimitrios
Likovrisi‐Pefki
25.
Nea
Smirni
Kifissia‐Nea
Eritrea‐Ekali
26.
Paleo
Faliro
14
priva
di
minoranze
etniche
e
dei
problemi
a
esse
connessi,
almeno
secondo
gli
standard
balcanici,
sebbene
l’esistenza
di
una
minoranza
turca
nella
Tracia
occidentale
e
di
popolazioni
slavofone
in
Macedonia
sia
stata
in
seguito
motivo
di
occasionali
frizioni
con
la
Turchia,
la
Jugoslavia
e
la
Bulgaria”27.
Potrei
ancora
accennare
al
fatto
che
i
profughi
portarono
una
musica
(arriva
il
rebetiko)
e
usanze
d’altrove,
si
ammassarono
in
quartieri
allora
suburbani
che
cambiarono
la
fisionomia
sociale
della
“Parigi
del
Mediterraneo
orientale”,
come
Atene
veniva
definita
negli
anni
Venti,
e
come
la
voleva
la
politica
di
occidentalizzazione
culturale
del
giovane
stato
greco28.
L’impatto
demografico
dell’arrivo
dei
profughi
con
particolare
riferimento
al
processo
di
urbanizzazione
di
Atene
Come
ho
precisato
in
premessa,
è
in
ogni
caso
sulle
conseguenze
di
natura
demografica
che,
avviandomi
alla
conclusione,
concentro
la
mia
attenzione
per
ulteriori
sintetiche
considerazioni
finali.
E’
in
primo
luogo
da
sottolineare
il
fortissimo
incremento
della
popolazione:
tra
il
censimento
del
1920
e
quello
successivo
del
1928,
essa
passa
da
5.016.889
a
6.204.684
unità
con
una
variazione
percentuale
poco
al
disotto
del
24
per
cento29.
Riflessi
si
registrano
anche
sul
piano
della
sua
distribuzione
territoriale.
Per
quanto
la
presenza
di
profughi
si
registri
un
po’
ovunque30,
l’afflusso
ha
in
particolare
riguardato
le
già
ricordate
regioni
settentrionali
(Macedonia
e
Tracia)
nelle
quali
il
processo
di
smembramento
del
grande
latifondo,
l’esproprio
di
ampie
proprietà
dei
monasteri
di
monte
Athos
e
le
terre
lasciate
libere
dai
musulmani
27
Cfr.
Clogg,
1996,
p.
118.
Cfr.
Capossela,
2013.
29
Cfr.
Tsaousi,
1991.
30
Nell’aprile
del
1923
fu
eseguito
uno
specifico
censimento
a
cura
dell’Ufficio
Statistico
del
Ministero
della
Salute,
della
Previdenza
e
per
la
Tutela
dei
disabili.
28
15
Tav.
2
Popolazione
residente
nelle
municipalità
della
grande
Atene
al
censimento
del
2011
Municipalità
Popola‐
zione
Municipalità
Popola‐
zione
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
Atene
Dafni‐Imittos
Ilioupoli
Vironas
Kesariani
Zografos
Galatsi
Nea
Filadelfia‐Kalkidona
Nea
Ionia
Iraklis
Metamorfosi
Likovrisi‐Pefki
Kifissia‐Nea
Eritrea‐Ekali
Pendeli‐Melissia‐Nea
Pendeli
Amarousion
Vrilissia
Aghia
Paraskevi
664.046
33.628
78.153
61.308
26.370
71.026
59.345
35.556
67.134
49.642
29.891
31.002
70.600
34.934
72.333
30.741
59.704
18.
Kalargos
Papagou
19.
Kalandri
20.
Psikiko‐filotei‐Neo
Psikiko
21.
Glifada
22.
Elliniko‐Argyroupolis
23.
Alimos
24.
Aghios
Dimitrios
25.
Nea
Smirni
26.
Paleo
Faliro
27.
Kalithea
28.
Moskato‐Tavros
29.
Egaleo
30.
Aghia
Varvara
31.
Kaidari
32.
Peristeri
33.
Petroupoli
34.
Ilion
44.539
74.192
26.968
87.305
51.356
41.720
71.294
73.076
64.021
100.641
40.413
69.946
26.550
45.642
139.981
58.979
84.793
Fonte:
Autorità
Statistica
Greca
trasferitisi
in
Turchia,
favorirono
l’insediamento
dei
profughi
di
origine
contadina.
Maggiori
difficoltà
incontrarono
quelli
che
provenivano
dalle
aree
urbane
(Smirne,
ad
esempio,
aveva
una
popolazione
estremamente
stratificata
che
andava
dai
ricchi
imprenditori
al
proletariato
industriale)
i
quali
si
ridussero
a
guadagnarsi
faticosamente
una
misera
esistenza
ai
margini
delle
grandi
città,
Atene
e
Salonicco,
e
contribuirono
allo
squilibrato
sviluppo
urbano
del
paese.
Nell’Attica,
Atene
e
Pireo
soprattutto,
si
è
insediato
circa
un
terzo
dei
profughi
giunti
in
Grecia.
E’
quest’ultimo
il
punto
che
da
ultimo
mi
interessa
approfondire
con
riferimento
allo
sviluppo
demografico
della
capitale
ellenica.
A
supporto
della
mia
esposizione
presento
tre
Carte.
Nella
n.
4
sono
individuate
le
divisioni
amministrative
della
Grecia.
Amministrativamente
il
territorio
greco
è
suddiviso
in
52
province
o
prefetture
(la
maggior
parte
conserva
la
denominazione
delle
antiche
16
regioni
storico‐geografiche)
a
loro
volta
riunite
in
dieci
grandi
regioni.
L’Attica
è
la
n.
36
riprodotta
nella
Carta
5
nella
quale
è
evidenziata
la
Cosiddetta
“Large
Urban
Zone”
che
a
me
piace
definire
la
“grande
Atene”
che
comprende
34
municipalità
(si
veda
la
Carta
6).
Si
tratta
Foto
1
Sbarco
di
profughi
al
Pireo
Fonte:
Aa.
Vv.,
2006
praticamente
di
una
conca
limitata,
tranne
che
verso
il
mare,
dalle
principali
alture
dell’Attica.
Già
prima
del
1911
la
popolazione
urbana
della
Grecia
era
pari
al
24
per
cento;
nel
1928
sale
al
33
per
cento31
.
A
seguito
del
gran
numero
di
profughi
che,
come
si
è
detto
più
sopra,
vennero
ospitati
dall’Attica
e,
soprattutto
da
Atene,
la
popolazione
della
capitale
circondata
da
baraccopoli
–
in
particolare
in
un’area
compresa
tra
piazza
Sindagma
e
il
mare
–
subisce
un
incremento
che
supera
il
100%.
Si
innesca
in
qualche
modo
un
sostenuto
processo
di
31
Cfr.
Franzinetti,
2010.
17
urbanizzazione
che,
spinto
in
seguito
pure
da
altri
fattori,
porta
all’odierna
situazione:
al
censimento
del
2011
quasi
un
quarto
della
popolazione
residente
della
Grecia
è
stata
censita
nella
grande
Atene
pur
priva
della
popolosa
area
del
Pireo
e
di
alcune
località
costiere
(verso
Capo
Sounio)
rispetto
alle
quali
non
c’è
soluzione
di
continuità
(2.576.829
abitanti
su
una
popolazione
complessiva
di
10.815.197
unità)!.
La
stessa
toponomastica
(mi
riferisco
alle
denominazioni
delle
municipalità)
consente
di
individuare
la
principale
direttrice
dello
sviluppo
urbano
degli
ultimi
decenni:
“quartieri”
residenziali
oggi
relativamente
centrali,
hanno
ospitato
in
passato
un
mare
di
baracche.
E’
il
caso
di
Nea
(Nuova)
Smirni
e
di
Nea
Ionia
per
i
quali
non
sono
necessarie
molte
spiegazioni.
Ad
Argyroupolis
si
insediarono
profughi
provenienti
dall’omonima
località
situata
nei
pressi
di
Trebisonda
(l’odierna
Gümüşhame)
e
il
discorso
potrebbe
continuare.
A
quasi
un
secolo
dagli
eventi
descritti,
questi
toponimi
perpetuano
il
ricordo
di
una
“catastrofe”
(la
parola
di
origine
greca
è
quella
più
appropriata)
ancora
vivo
nei
tanti
eredi
di
quanti
allora
condivisero
momenti
tragici.
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Finito di stampare nel mese di dicembre 2013 - Dipartimento di Economia
Università degli studi Roma Tre - ROMA - [email protected]
http://dipeco.uniroma3.it
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