IL TRASFERIMENTO FORZATO DI POPOLAZIONE DOPO LA GUERRA GRECO-TURCA DEL 1921-1922 E IL SUO IMPATTO SUL PAESE ELLENICO Antonio Cortese ISSN 2279‐6916 Working papers (Dipartimento di Economia Università degli studi Roma Tre) (online) Working Paper n° 185, 2013 I Working Papers del Dipartimento di Economia svolgono la funzione di divulgare tempestivamente, in forma definitiva o provvisoria, i risultati di ricerche scientifiche originali. La loro pubblicazione è soggetta all'approvazione del Comitato Scientifico. Per ciascuna pubblicazione vengono soddisfatti gli obblighi previsti dall'art. l del D.L.L. 31.8.1945, n. 660 e successive modifiche. Copie della presente pubblicazione possono essere richieste alla Redazione. esemplare fuori commercio ai sensi della legge 14 aprile 2004 n.106 REDAZIONE: Dipartimento di Economia Università degli Studi Roma Tre Via Silvio D'Amico, 77 - 00145 Roma Tel. 0039-06-57335655 fax 0039-06-57335771 E-mail: [email protected] http://dipeco.uniroma3.it IL TRASFERIMENTO FORZATO DI POPOLAZIONE DOPO LA GUERRA GRECO-TURCA DEL 1921-1922 E IL SUO IMPATTO SUL PAESE ELLENICO Antonio Cortese Comitato Scientifico: Fabrizio De Filippis Anna Giunta Paolo Lazzara Loretta Mastroeni Silvia Terzi Antonio Cortese Il trasferimento forzato di popolazione dopo la guerra greco‐turca del 1921‐1922 e il suo impatto sul paese ellenico1 Sommario: Nel sogno della “Megàli Idèa” (Grande Idea), nella primavera del 1921 la Grecia lanciò un’offensiva contro la Turchia nel tentativo di annettere al paese i territori del litorale occidentale dell’Asia Minore occupati da secoli da popolazioni “greche”. L’impresa volse in tragedia e la Grecia dovette accettare uno scambio forzato di popolazione. Il lavoro si propone di far luce sulle aree di provenienza di circa 1,3 milioni di profughi che giunsero in Grecia e su quelle che li ospitarono, per poi analizzare le conseguenze di tale arrivo con particolare attenzione al suo impatto demografico e all’innesco del processo di urbanizzazione che coinvolse la capitale ellenica. Abstract: Pushed by the spirit of the “Megàli Idèa” (the Great Idea), Greece launched a military offensive against Turkey in the attempt to incorporate the Western coastal territories of Asia Minor occupied for centuries by “Greek” communities. This military undertaking resulted in the so‐called Asia Minor Catastrophe, in which Greece was forced to accept a compulsory exchange of populations. The paper sheds light on the geographical areas in Turkey from where about 1,300,000 people were forced to leave as well as the Greek territories which hosted them; the work also looks into the consequences derived, with a lens on the demographic impact and the urbanization process triggered in the Hellenic capital since then. Codici EconLit: F220, F530 Parole chiave: Migrazioni internazionali (International Migration), Scambio forzato di popolazioni (Compulsory Exchange of populations), Processo di urbanizzazione (Urbanization Process). 1 Ringrazio per l’assistenza fornitami il Dott. Tzougas direttore dell’Autorità Statistica Greca (e i suoi collaboratori) nonché i responsabili della biblioteca del Centro Studi Asia Minore di Atene. 1 Premessa Lo squilibrio demografico‐economico si ritrova, in genere, all’origine delle correnti migratorie internazionali. In linea di massima l’entità delle correnti è infatti in relazione diretta con la misura di detto squilibrio, risultando per lo più il deflusso tanto più imponente quanto più notevole è la depressione economica (relativamente allo sviluppo demografico) e, per converso, l’afflusso presentandosi in genere tanto più intenso quanto più favorevole sono le previsioni circa le sua evoluzione futura. Naturalmente importante è il ruolo delle autorità governative che possono adottare misure volte e favorire o a contrastare flussi in entrata o in uscita. Alla base delle migrazioni internazionali è peraltro possibile individuare in certi casi anche motivi di natura extra‐economica. Ci si sposta infatti pure per sfuggire alle conseguenze disastrose di una guerra, per sottrarsi a persecuzioni religiose, per motivi politici e così via. La storia è stata poi caratterizzata da spostamenti più o meno coatti di popolazione, determinati in primo luogo dall’esigenza di garantire l’omogeneità etnico‐nazionale di aree territoriali determinate (più ampi che in passato sono ad esempio stati quelli che hanno riguardato le storia europea del XX secolo)2. A quest’ultimo ambito faccio riferimento nel presente lavoro occupandomi dello scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia. “Il Trattato di pace di Losanna del 23 luglio 1923, una pietra miliare nelle relazioni greco‐turche, non soltanto confermò il fallimento dei sogni irredentistici di Venizèlos, ma servì anche a definire l’identità nazionale di quasi due milioni di persone per mezzo di una convenzione che entrò in vigore con la ratifica del Trattato di pace nell’agosto del 1923. Il primo articolo della convenzione dettava il principio di uno scambio forzato di cittadini turchi di religione greco‐ ortodossa residenti in territorio turco e di cittadini greci di religione 2 Cfr. Pianciola, 2003. 2 musulmana residenti in territorio greco. Come risultato, la Grecia, la cui popolazione era appena sopra i cinque milioni, si trovò a dover assorbire 1.221.489 senzatetto. In cambio, 355.000 musulmani furono trasferiti dalla Grecia in Turchia, a conclusione di questa convenzione”3 Una volta richiamate sinteticamente le vicende storiche che precedettero l’accordo, in un’ottica prevalentemente demografica, il mio proposito è in primo luogo quello di far luce sulle aree di provenienza dei profughi che arrivarono in Grecia e sui territori che li ospitarono, senza omettere di ragionare sulle diverse stime che sono state fatte sull’entità dell’afflusso, per poi analizzare gli effetti da esso prodotti sul paese ellenico. La guerra greco‐turca del 1921‐1922: brevi richiami I trionfali successi della Grecia nelle guerre balcaniche (1912‐13) segnarono l’emergere di una significativa potenza mediterranea e furono accolti da un momento di grande coesione nazionale: il territorio aumentò di circa il 70 per cento e la popolazione si accrebbe notevolmente arrivando a sfiorare i cinque milioni di abitanti molti dei quali di origini non greche, dato che un numero considerevole di turchi e di slavi risiedevano nei territori della Macedonia appena conquistata. Con l’approssimarsi della prima guerra mondiale, e anche successivamente, si registrarono però avvenimenti destinati a compromettere seriamente l’unità civile offrendoci l’immagine di una nazione profondamente dilaniata da lotte intestine. Grande peso ebbe la contrapposizione tra re Costantino I e il suo primo ministro Elefthèrios Venizèlos riguardo alla posizione che la Grecia avrebbe dovuto adottare allo scoppio delle ostilità tra l’Intesa e gli Imperi centrali, nell’agosto del 1914. Venizèlos era un entusiasta 3 Kritikos, 2000, p. 46‐47. 3 sostenitore del tradizionale legame della Grecia con l’Inghilterra mentre Costantino riteneva che gli interessi della Grecia avrebbero potuto venire meglio serviti da una politica di neutralità. Il 5 novembre 1914 l’impero ottomano si schierò ufficialmente con gli Imperi centrali e vani furono i tentativi, in particolare dell’Inghilterra, di tenere fuori dal conflitto la Bulgaria che il 22 settembre 1915 proclamò la mobilitazione generale, conseguenza di un trattato segreto tra re Ferdinando di Bulgaria e gli Imperi centrali. Poiché Atene continuava a manifestare una neutralità sempre più benevola nei confronti degli Imperi centrali, il 30 agosto 1916 un gruppo di ufficiali venizelisti organizzò un colpo di stato a Salonicco dove poi giunse Venizèlos che formò un suo governo provvisorio riconosciuto in seguito da Gran Bretagna e Francia che organizzarono un blocco di quelle importanti regioni del regno, ovvero il Peloponneso e la Rumelia meridionale, che erano rimaste fedeli al re. Piegato dalle pressioni dell’Intesa, Costantino lasciò il trono senza abdicare formalmente e partì per l’esilio accompagnato dal figlio maggiore Giorgio. Gli successe il figlio minore , Alessandro. Venizèlos divenne allora primo ministro della Grecia riunificata e trasferì il suo governo ad Atene. Acquisito il controllo di tutto il paese, egli inviò un totale di nove divisioni verso il fronte macedone. Le truppe greche furono impiegate nell’attacco decisivo che, nel settembre 1918, fu sferrato sul fronte di Salonicco dal comando alleato. Con la firma dell’armistizio generale, l’11 settembre 1918, Venizèlos era determinato a chiedere la giusta ricompensa per il suo appoggio inflessibile all’Intesa, e giunse a Parigi nelle vesti di plenipotenziario greco alla conferenza di pace di Versailles. Su un punto non ci 4 Carta 1 Prima guerra mondiale: l’anno di guerra 1918 Fonte: Aa.Vv. 2003 Carta 2 L’Europa meridionale e l’Asia Minore dopo il 1918 Fonte: Aa.Vv. 2003 5 potevano essere compromessi: l’annessione di Smirne e del suo territorio allo stato indipendente greco era da tempo il sogno della Megàli Idèa. Le statistiche sulla popolazione compiute indipendentemente dalle autorità ottomane e dal patriarcato ecumenico poco prima dello scoppio della guerra, attribuivano ai turchi (950.000) una maggioranza rispetto ai greci (620.000) nel vilayet, o provincia di Aydin che incorpora l’area di Smirne. Venizèlos confidava però che l’affluenza di greci dalle altre regioni dell’Asia Minore, insieme al tasso di natalità tradizionalmente più elevato della popolazione greca dell’Anatolia, avrebbe presto conferito ai greci un deciso predominio nell’area. Nel 1919, poi, Venizèlos aveva una ragione in più per cercare di assicurare alla popolazione greca dell’Asia Minore, che ammontava a più di un milione e mezzo di persone, la protezione della Grecia. Dallo scoppio delle guerre balcaniche in cui Grecia e Turchia si erano trovate sempre contrapposte, i greci dell’Anatolia erano stati sottoposti a un trattamento discriminatorio e spesso violento. La forza di occupazione greca, sotto la protezione della marina militare alleata, cominciò a sbarcare a Smirne il 15 maggio del 1919. Si ebbero subito alcuni scontri tra le truppe greche ed elementi della popolazione turca che causarono notevoli perdite da parte musulmana4. In Grecia un entusiasmo irrefrenabile coinvolse tutti alla notizia che il trattato di pace con la Turchia era stato firmato il 10 agosto 1920 a Sèvres. Un grande passo verso la realizzazione della Grande Idea era stato compiuto. Secondo quel trattato, Smirne e il suo territorio, pur rimanendo sotto la sovranità turca, erano affidati per cinque anni all’amministrazione greca. Dopo quel periodo, un plebiscito o un parlamento locale avrebbero deciso per l’unione definitiva con la Grecia. Si dovettero però fare i conti con la fatale rinascita di un sentimento nazionalista turco nell’Anatolia. Con il patto nazionale del febbraio 4 Sulle atrocità compiute in realtà da entrambe le parti, si sofferma in modo approfondito Naimark (2002). 6 1920, Mustafà Kemal (Atatürk) e i suoi seguaci, il cui movimento diventava ogni giorno più potente e rappresentativo, proclamarono l’indipendenza dal governo centrale di Costantinopoli, supinamente filoalleato. In Grecia, morto re Alessandro, dopo il rifiuto del fratello maggiore e del minore di assumere la corona, la maggioranza dei greci si dichiarò, con un plebiscito, favorevole al ritorno di Costantino; Venizèlos, profondamente deluso, partì in volontario esilio. Per quanto abbandonata dai suoi antichi alleati, Francia e Italia, la Grecia continuò a coltivare l’opinione che almeno l’Inghilterra avrebbe visto di buon occhio un’ulteriore offensiva greca in Asia Minore, che del resto era invocata dai militari. Verso la fine del marzo 1921 fu lanciata un’offensiva ed entro l’estate le armate greche giunsero in prossimità della roccaforte nazionalista turca di Ankara. Il 26 agosto 1922 Mustafà Kemal lanciò la sua controffensiva. L’attacco turco si trasformò presto in rotta dell’esercito greco che si ritirò in disordine fino a Smirne e alla costa5. L’8 settembre l’esercito greco evacuò la città in cui le armate turche entrarono il giorno seguente. Il massacro su larga scala della popolazione cristiana si concluse con migliaia di morti6 e un grande incendio che distrusse gran parte della città. Migliaia di profughi7 atterriti cercarono scampo all’inferno gettandosi in mare, ma le truppe e le navi alleate che stazionavano nella rada mantennero un atteggiamento di studiata neutralità anche se vi fu un loro contributo nel salvataggio dei profughi. Dopo qualche giorno anche le ultime truppe greche abbandonarono il suolo dell’Asia Minore e si ritirarono nelle isole egee o in continente. La presenza greca sul litorale occidentale 5 L’offensiva greca era stata seriamente compromessa dall’impossibilità di acquistare armi in Gran Bretagna dopo che nell’ aprile le potenze avevano proclamato una politica di rigorosa neutralità nel conflitto, cosa che, peraltro, non impedì a francesi ed italiani di fornire armi ai nazionalisti turchi. I greci poi, una volta respinti, si erano trovati in una scomoda situazione di stallo, dovuta all’eccessiva estensione del fronte (cfr. Glogg, 1996). 6 Su questo aspetto rinvio a Vasiliadis (2002). 7 In città se ne erano concentrati 200 mila che attendevano di raggiungere la Grecia (cfr. Ferrara, 2008). 7 dell’Asia Minore, vecchia di più di 2500 anni, terminava bruscamente in un totale disastro8. Lo scambio di popolazione: dimensioni, territori coinvolti, conseguenze Lascio ora spazio alle cifre anche se qualche dato ho già avuto occasione di richiamarlo. Quelli esposti nella Tav. 1 permettono di svolgere alcune prime considerazioni. In merito alla voce “altre nazionalità”, va osservato che è netta la prevalenza degli armeni (circa 600 mila unità) e che significativa è la presenza di comunità ebraiche, lontano ricordo degli ebrei sefarditi che nel Cinquecento, cacciati dalla penisola iberica, trovarono buona accoglienza nel Levante ottomano. Quanto alla consistenza delle comunità greche, va evidenziato che vi è piena concordanza tra le rilevazioni della statistica ufficiale turca, riferite al 1910, e le valutazioni del patriarcato ortodosso, relative al 1912 (poco meno di 1,8 milioni di unità)9. Reputo quest’ultimo dato in buona sintonia con le stime che vengono comunemente fatte dell’entità dei profughi che affluirono in Grecia a seguito del trasferimento forzato previsto dal trattato di Losanna del 1923 (l’arrivo di molti profughi ha preceduto la firma del trattato). Segnalo ad esempio la già ricordata stima di Kritikos (1.221.489 unità)10, tratta dall’Annuario Statistico della Grecia del 1930 e quella di Clogg (1.211.769 profughi: 1.104.216 dalla Turchia, 58.526 dalla Russia e 49.027 dalla Bulgaria)11 che chiama in causa il censimento demografico del 1928. Occorre in proposito ricordare che fu fatta un’eccezione allo scambio di popolazione per i membri della numerosa comunità greca di Costantinopoli‐Istanbul che potevano dimostrare di trovarsi nella 8 Cfr. Clogg, 1996 e Tsakanaris, 2007 e 2009. Segnalo pure Aa.Vv. , 2012, Aighidou, 1934, Clark, 2006, Eddy, 1931, Hirschon 2001 e 2003, Kapsi, 1989, Ladas, 1932, Mechtidis, 2006 e Sotiriu, 2006. 9 Cfr. Lampsidis, 1982 e Pentzopoulos, 2002. 10 Cfr. Kritikos, 2000. 11 Cfr. Clogg, 1996. 8 Tav. 1 Popolazione dell’impero ottomano secondo la nazionalità, per provincia Province Costantinopoli Ismid Aydin (Smirne) Brussa Konia Angora Trebizond Sivas Castamouni Adana Bigha (Dardanelli) Totale secondo l’Ufficio statistico turco (1910) Il Patriarcato ortodosso (1912) turca turca greca 135.681 70.906 184.960 78.564 974.225 629.002 1.346.387 274.530 1.143.335 85.320 991.666 54.280 1.047.889 351.104 933.572 98.270 1.086.420 18.160 212.454 88.010 136.000 29.000 8.192.589 1.777.146 altra greca 52.397 124.281 74.457 54.550 116.949 73.134 99.684 940.843 622.810 96.845 1.192.749 278.421 25.502 988.723 87.021 114.618 668.400 45.873 45.094 957.866 353.533 165.741 839.514 99.376 5.041 938.435 24.919 188.490 142.000 90.208 5.398 138.902 32.830 853.360 7.048.662 1.782.582 altra 59.822 52.250 95.876 98.954 25.805 108.025 50.624 170.635 5.292 191.292 5.757 864.332 Fonte: Pentzopoulos, 2002 Carta 3 Il trasferimento delle minoranze nazionali dopo il Trattato di Losanna Fonte: Aa.Vv. 2003 9 città da prima del 1918 (donde la denominazione di établis)12 e per gli abitanti delle isole di Imbro e Tenedo, in maggioranza di lingua greca; in cambio fu concesso di rimanere in situ ai musulmani della Tracia occidentale13. E’ interessante richiamare il pensiero di uno studioso turco sul venir meno delle comunità cristiane più numerose dopo la guerra d’indipendenza turca: ”Della popolazione armena, una parte scomparve come risultato di espulsione o di decessi nel 1915, e un’altra parte emigrò, o venne obbligata ad emigrare in Siria, nell’Armenia russa e in altri paesi. Come risultato la comunità armena scese a circa 65 mila unità. La popolazione greca soffrì meno in termini di veri e propri decessi; secondo il censimento greco del 1928, c’erano nel paese quasi un milione e duecentomila profughi dalla Turchia, e comunque i greci erano emigrati anche verso altre parti del mondo. In ogni caso, negli anni tra il 1912 ed il 1922, si persero circa 300 mila greci dell’Anatolia, ma molti anche a causa delle pessime condizioni di vita che si ebbero durante la guerra mondiale. L’invasione dell’Anatolia da parte della Grecia, in definitiva, ebbe conseguenze altrettanto disastrose per la popolazione greca dell’Anatolia, quanto per quella turca. Così la comunità greca in Turchia scese da circa due milioni di unità a 120 mila “14. Proprio con riferimento a questa residua presenza, mi piace ricordare che agli stranieri che vantano origini greche pur non avendone la cittadinanza (si è talvolta utilizzata l’espressione “greci della diaspora”), l’attuale costituzione greca garantisce particolari diritti. A questi immigrati che devono dichiarare e provare la loro origine greca, viene riconosciuto di fatto lo stato di rifugiato o “homogeneis”. Si tratta di persone alle quali viene riservato, nel caso di migrazione verso la Grecia, un trattamento preferenziale anche 12 Molti ortodossi giunti in città, dopo l’armistizio dovettero perciò lasciarla. E’ in questi anni che la sua popolazione scende da 1.100 a 600 mila abitanti: il posto della Sublime Porta viene occupato dagli uffici dell’amministrazione provinciale! 13 Cfr. Kreiser, 2012. 14 Cfr. Toprak, 2000, p. 39. 10 sulla base di decisioni di natura politica15. Ne faccio cenno perché in anni recenti a beneficiare di tale trattamento sono state in particolare persone provenienti dal Ponto in un’accezione più ampia di quella riconducibile alla regione della Turchia nord‐orientale. Il termine “pontios” è di uso corrente in Grecia e ricorre di frequente nella aneddotica popolare16. Va pure rammentato che negli anni dal 1893 al 1924 solo gli Stati Uniti hanno accolto 500 mila migranti provenienti dalla Grecia17 e che questo flusso in uscita è stato robusto all’inizio degli anni Venti del secolo scorso18: un qualche contributo è da attribuire anche ai profughi dalla Turchia19. Torno alla Tav. 1 che consente di far luce sulla dispersione dei greci in Anatolia. Si può parlare di una presenza capillarmente diffusa attestata anche dai 2.163 insediamenti greci che sono stati individuati20 e vale pure la pena di ricordare il resoconto di un viaggio che Seferis, poeta neoellenico premio Nobel per la letteratura nato a Smirne, fece in Cappadocia per visitarne i monasteri ortodossi21. Netta appare comunque la prevalenza di tre aree: quella di Smirne, quella del Ponto (Trebisonda e zone limitrofe) e quella di Brussa (o Bursa) nella Turchia asiatica nord‐occidentale a sud del mare di Marmara, che, tenute presenti le divisioni amministrative dell’antica Roma, si può collocare all’interno della regione della Mysia. Possiamo comparare questi dati con quelli che Kitromilides e Alexandris (1984‐85) derivano dall’Annuario Statistico della Grecia del 1930 per ripartire, sulla base della provenienza, i profughi giunti in Grecia: 626.954 dall’Asia Minore (Ionia, Cappadocia, ecc.), 182.169 dal Ponto, 38.459 da Costantinopoli e 256.635 dalla Tracia orientale. 15 Cfr. Cortese, 2006. Una legge del 1993 ha definito il concetto di “greco rimpatriato” ed ha fissato una procedura rapida per l’ottenimento della cittadinanza greca. 17 Cfr. Cortese, 2006. 18 Cfr. Franzinetti, 2010. 19 Cfr. Parlamento greco, 2006. 20 Cfr. Kitromilides e Alexandris, 1984‐85. 21 Cfr. Seferis, 2010. 16 11 L’arrivo dei profughi in Grecia, e il loro insediamento in diverse regioni del paese ebbe naturalmente conseguenze importanti. “In primo luogo l’integrazione dei rifugiati ebbe costi elevati sul piano sociale22 ed economico23. In secondo luogo, nel periodo fra le due guerre mondiali i territori nuovi (e in particolare quelli con una forte presenza di rifugiati) tendevano a votare per il liberale Elefthèrios Venizèlos o per la sinistra, mentre i territori vecchi propendevano verso i monarchici”24. Per dirla con Clogg, “se la sconfitta nella guerra del 189725 aveva provocato un notevole choc psicologico, la catastrofe, come la chiamano ancora oggi i greci dell’Asia Minore, ebbe un contraccolpo sia psicologico sia economico e sociale molto maggiore. Infatti non solo segnava la fine della Grande Idea, ma portava nel regno di Grecia più di un milione di profughi, molti dei quali completamente rovinati, che non avevano con sé altro che le loro icone e le altre sacre reliquie, e di cui moltissimi non conoscevano altra lingua se non il turco”26. Altra conseguenza di rilievo fu quella che, a seguito dello scambio di popolazione, portò la Grecia a diventare una società etnicamente omogenea. “Dopo la conquista del 1912, ad esempio, l’elemento ellenico nella Macedonia greca era soltanto il 43 per cento della popolazione. Ma nel 1926, dopo la redistribuzione dei profughi all’interno del territorio nazionale, l’elemento greco era salito all’89 per cento. Nel 1919, in Tracia occidentale, i greci erano soltanto il 17 per cento della popolazione, ma dopo il 1924 erano saliti al 62 per cento. Il risultato fu che la Grecia divenne una nazione virtualmente 22 La loro inclusione nella società greca non fu facile (non mancarono tensioni tra autoctoni e profughi) anche a causa delle loro caratteristiche socio‐culturali, come la loro completa miseria in conseguenza dell’espulsione, il loro livello d’istruzione in generale, soprattutto tra quanti provenivano dalle città costiere dell’Asia Minore, e in particolare la loro elevata alfabetizzazione, soprattutto femminile (cfr. Ferrara, 2003). 23 La Grecia non disponeva delle risorse necessarie a far fronte all’afflusso di oltre un milione di derelitti, privati di ogni avere e fu costretta a chiedere un prestito alla Società delle Nazioni (cfr. Cattaruzza, 2001). 24 Cfr. Franzinetti, 2010, p. 41. 25 A Creta, ancora sotto il controllo delle autorità turche, vi era stata l’ennesima insurrezione. Cedendo all’interventismo popolare, il governo greco ordinò la mobilitazione generale. Quando scoppiarono le ostilità in Tessaglia, l’esercito greco non fu in grado di opporsi alle forze turche e, in un mese, subì una rovinosa sconfitta. 26 Cfr. Clogg, 1996, p. 115. 12 Carta 4 Le divisioni amministrative della Grecia Fonte: TCI, 1989 Carta 5 L’Attica e la grande Atene 13 Carta 6 Le municipalità della grande Atene 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. Atene 14. Pendeli‐Melissia‐Nea Pendeli 27. Kalithea Dafni‐Imittos 15. Amarousion 28. Moskato‐Tavros Ilioupoli 16. Vrilissia 29. Egaleo Vironas 17. Aghia Paraskevi 30. Aghia Varvara Kesariani 18. Kalargos Papagou 31. Kaidari Zografos 19. Kalandri 32. Peristeri Galatsi 20. Psikiko‐Filotei‐Neo Psikiko 33. Petroupoli Nea Filadelfia‐Kalkidona 21. Glifada 34. Ilion Nea Ionia 22. Elliniko‐Argyroupoli Iraklis 23. Alimos Metamorfosi 24. Aghios Dimitrios Likovrisi‐Pefki 25. Nea Smirni Kifissia‐Nea Eritrea‐Ekali 26. Paleo Faliro 14 priva di minoranze etniche e dei problemi a esse connessi, almeno secondo gli standard balcanici, sebbene l’esistenza di una minoranza turca nella Tracia occidentale e di popolazioni slavofone in Macedonia sia stata in seguito motivo di occasionali frizioni con la Turchia, la Jugoslavia e la Bulgaria”27. Potrei ancora accennare al fatto che i profughi portarono una musica (arriva il rebetiko) e usanze d’altrove, si ammassarono in quartieri allora suburbani che cambiarono la fisionomia sociale della “Parigi del Mediterraneo orientale”, come Atene veniva definita negli anni Venti, e come la voleva la politica di occidentalizzazione culturale del giovane stato greco28. L’impatto demografico dell’arrivo dei profughi con particolare riferimento al processo di urbanizzazione di Atene Come ho precisato in premessa, è in ogni caso sulle conseguenze di natura demografica che, avviandomi alla conclusione, concentro la mia attenzione per ulteriori sintetiche considerazioni finali. E’ in primo luogo da sottolineare il fortissimo incremento della popolazione: tra il censimento del 1920 e quello successivo del 1928, essa passa da 5.016.889 a 6.204.684 unità con una variazione percentuale poco al disotto del 24 per cento29. Riflessi si registrano anche sul piano della sua distribuzione territoriale. Per quanto la presenza di profughi si registri un po’ ovunque30, l’afflusso ha in particolare riguardato le già ricordate regioni settentrionali (Macedonia e Tracia) nelle quali il processo di smembramento del grande latifondo, l’esproprio di ampie proprietà dei monasteri di monte Athos e le terre lasciate libere dai musulmani 27 Cfr. Clogg, 1996, p. 118. Cfr. Capossela, 2013. 29 Cfr. Tsaousi, 1991. 30 Nell’aprile del 1923 fu eseguito uno specifico censimento a cura dell’Ufficio Statistico del Ministero della Salute, della Previdenza e per la Tutela dei disabili. 28 15 Tav. 2 Popolazione residente nelle municipalità della grande Atene al censimento del 2011 Municipalità Popola‐ zione Municipalità Popola‐ zione 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. Atene Dafni‐Imittos Ilioupoli Vironas Kesariani Zografos Galatsi Nea Filadelfia‐Kalkidona Nea Ionia Iraklis Metamorfosi Likovrisi‐Pefki Kifissia‐Nea Eritrea‐Ekali Pendeli‐Melissia‐Nea Pendeli Amarousion Vrilissia Aghia Paraskevi 664.046 33.628 78.153 61.308 26.370 71.026 59.345 35.556 67.134 49.642 29.891 31.002 70.600 34.934 72.333 30.741 59.704 18. Kalargos Papagou 19. Kalandri 20. Psikiko‐filotei‐Neo Psikiko 21. Glifada 22. Elliniko‐Argyroupolis 23. Alimos 24. Aghios Dimitrios 25. Nea Smirni 26. Paleo Faliro 27. Kalithea 28. Moskato‐Tavros 29. Egaleo 30. Aghia Varvara 31. Kaidari 32. Peristeri 33. Petroupoli 34. Ilion 44.539 74.192 26.968 87.305 51.356 41.720 71.294 73.076 64.021 100.641 40.413 69.946 26.550 45.642 139.981 58.979 84.793 Fonte: Autorità Statistica Greca trasferitisi in Turchia, favorirono l’insediamento dei profughi di origine contadina. Maggiori difficoltà incontrarono quelli che provenivano dalle aree urbane (Smirne, ad esempio, aveva una popolazione estremamente stratificata che andava dai ricchi imprenditori al proletariato industriale) i quali si ridussero a guadagnarsi faticosamente una misera esistenza ai margini delle grandi città, Atene e Salonicco, e contribuirono allo squilibrato sviluppo urbano del paese. Nell’Attica, Atene e Pireo soprattutto, si è insediato circa un terzo dei profughi giunti in Grecia. E’ quest’ultimo il punto che da ultimo mi interessa approfondire con riferimento allo sviluppo demografico della capitale ellenica. A supporto della mia esposizione presento tre Carte. Nella n. 4 sono individuate le divisioni amministrative della Grecia. Amministrativamente il territorio greco è suddiviso in 52 province o prefetture (la maggior parte conserva la denominazione delle antiche 16 regioni storico‐geografiche) a loro volta riunite in dieci grandi regioni. L’Attica è la n. 36 riprodotta nella Carta 5 nella quale è evidenziata la Cosiddetta “Large Urban Zone” che a me piace definire la “grande Atene” che comprende 34 municipalità (si veda la Carta 6). Si tratta Foto 1 Sbarco di profughi al Pireo Fonte: Aa. Vv., 2006 praticamente di una conca limitata, tranne che verso il mare, dalle principali alture dell’Attica. Già prima del 1911 la popolazione urbana della Grecia era pari al 24 per cento; nel 1928 sale al 33 per cento31 . A seguito del gran numero di profughi che, come si è detto più sopra, vennero ospitati dall’Attica e, soprattutto da Atene, la popolazione della capitale circondata da baraccopoli – in particolare in un’area compresa tra piazza Sindagma e il mare – subisce un incremento che supera il 100%. Si innesca in qualche modo un sostenuto processo di 31 Cfr. Franzinetti, 2010. 17 urbanizzazione che, spinto in seguito pure da altri fattori, porta all’odierna situazione: al censimento del 2011 quasi un quarto della popolazione residente della Grecia è stata censita nella grande Atene pur priva della popolosa area del Pireo e di alcune località costiere (verso Capo Sounio) rispetto alle quali non c’è soluzione di continuità (2.576.829 abitanti su una popolazione complessiva di 10.815.197 unità)!. La stessa toponomastica (mi riferisco alle denominazioni delle municipalità) consente di individuare la principale direttrice dello sviluppo urbano degli ultimi decenni: “quartieri” residenziali oggi relativamente centrali, hanno ospitato in passato un mare di baracche. E’ il caso di Nea (Nuova) Smirni e di Nea Ionia per i quali non sono necessarie molte spiegazioni. Ad Argyroupolis si insediarono profughi provenienti dall’omonima località situata nei pressi di Trebisonda (l’odierna Gümüşhame) e il discorso potrebbe continuare. A quasi un secolo dagli eventi descritti, questi toponimi perpetuano il ricordo di una “catastrofe” (la parola di origine greca è quella più appropriata) ancora vivo nei tanti eredi di quanti allora condivisero momenti tragici. 18 Riferimenti bibliografici Aa.Vv. (2003), Atlante storico, Garzanti, Milano Aa.Vv. (2006), L’Attica accoglie i profughi del ’22, Fondazione del Parlamento greco, Atene (in greco) Aa.Vv. 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