2° Itinerario Piazza Duomo Via Garibaldi Piazza Mazzini Piazza San Francesco d’Assisi Via dei Crociferi Via Penninello Via Etnea Piazza Duomo. Piazza Duomo, splendido esempio di barocco catanese, venne ricostruita totalmente dopo il terremoto del 1693. Fulcro della piazza è la Fontana dell’Elefante che nel 1239 divenne simbolo della città. Fu progettata nel 1736 dal Vaccarini che utilizzò parti di monumenti di epoche diverse: l’elefante lavico potrebbe risalire alle epoche pagane, mentre l’obelisco egizio che lo sormonta, con i suoi geroglifici del culto della dea Iside, si presume fosse una delle due mete (Parte del circo romano, corrispondente alle due estremità della spina centrale dell’arena, e costituita da un elemento architettonico per lo più in forma di obelisco; intorno alle due mete i carri in competizione nelle corse dovevano girare dopo aver percorso l’arena lungo un lato della spina per percorrerla in senso inverso sull’altro lato) del circo romana. L’insieme posto su un basamento e sovrastato da simboli del culto agatino, assume una forte valenza simbolica. Piazza Mazzini il cui colonnato, costruito su modello delle piazze spagnole tipo Plaza Mayor, fu realizzato con colonne provenienti da una basilica romana. Arricchiscono la piazza quattro palazzi nobiliari settecenteschi: Palazzo Asmundo del Barone Gisira, Palazzo Peratoner, Palazzo Gagliani, Palazzo Scammacca del Barone della Bruca. Piazza San Francesco con il Monumento al Cardinale Dusmet, realizzato nel 1935, che ricorda la figura del beato arcivescovo di Catania, il quale nel 1886 portò in processione il velo di Sant’Agata a Nicolosi fermando miracolosamente il fronte lavico. Chiesa di San Francesco d’Assisi e dell’Immacolata (sec. XVIII – Piazza San Francesco) di fattura tardo-barocca. Nella chiesa è venerata una statua lignea policroma dell’Immacolata mentre nelle navate laterali sono custodite alcune delle candelore, portate in processione durante la festa di Sant’Agata. Nell’altare di sinistra si trova una tavola lignea del 1541, copia dello “Spasimo di Sicilia” di Raffaello. Museo Belliniano (Piazza San Francesco), allestito presso il Palazzo Gravina-Cruyllas, casa natale del musicista, custodisce numerosi documenti, ritratti e spartiti autografi. Qui si trova la sua più fedele immagine, racchiusa nel calco di cera che fu la maschera funebre sul volto del compositore. Tra i cimeli anche il cembalo con cui il musicista nel 1832 eseguì la “Norma”. Via dei Crociferi con le sue chiese settecentesche racchiuse tra due archi (di San Benedetto e di Villa Cerami Arco di San Benedetto Chiesa di San Benedetto L’attuale aspetto della chiesa di S. Benedetto risale alla ricostruzione dopo il terremoto del 1693 che aveva interamente distrutto l’antico tempio adorno di pitture, sculture, marmi e arredi preziosi; in quel tragico evento morirono anche 55 delle 60 religiose che vivevano negli edifici sorti accanto alla chiesa. Nel luglio dello stesso anno si ricominciò a costruire il monastero, nel 1704 fu innalzato l’arco di S.Benedetto e nel 1708 cominciarono i lavori di sgombero e di ricostruzione della grande chiesa. La facciata (è ignoto l’autore) è in pietra calcarea con il primo ordine segnato dalle semicolonne con capitello che sorreggono una trabeazione dentellata e un timpano spezzato con le allegorie della Temperanza e della Fortezza. Altre statue a tutto tondo, caratteristiche di quella teatralità barocca che tende a trasformare le chiese in scenografie teatrali, rendono plastico il prospetto sul quale spicca il grande portone con le storie di S. Benedetto. L’interno è preceduto da un vestibolo con pavimento di marmi policromi; le doppie gradinate a tenaglia sono sottolineate da una balaustrata sinuosa su cui poggiano otto figure di angeli. Alla fine della scalinata si trova una bussola a vetri incisi realizzata nel nostro secolo. La chiesa, a unica navata, è illuminata dalla luce che penetra dai sei finestroni sulla volta e dai raffinati candelieri a triplice voluta che poggiano sulla trabeazione. Bellissimo il pavimento in marmi policromi del tardo Seicento che fu recuperato dalle rovine del terremoto; di particolare interesse, per la preziosità, è l’altare maggiore in pietre dure, argento di bolla e oro di zecchini veneziani, eseguito fra il 1792 e il 1795 da V. Todaro e B. Matteo. Nella calotta absidale, affrescata dal pittore messinese G. Tuccari (16671743), è la scena dell’Incoronazione della Vergine. La volta fu decorata, sempre dal Tuccari, con episodi che narrano la vita e l’opera di S. Benedetto; nell’ampio spazio curvilineo il pittore ha distribuito tutta una serie di personaggi, allegorie, e decori che risplendono sul fondo a lumeggiature d’oro. Sopra la bussola a vetri è la settecentesca cantoria dorata dietro la quale si nascondevano le religiose per seguire la messa e le sacre celebrazioni. Tra le opere d’arte della chiesa una Immacolata di S. Lo Monaco (fine Settecento), un S. Benedetto di M. Rapisardi (1822-1886), l’altare del SS. Crocefisso con il fondo di marmo scuro, il Martirio di S. Agata affresco di autore ignoto datato al 1726. Chiesa di S. Francesco Borgia, Dotata di uno scalone a doppia rampa, ha una facciata molto lineare in stile accademico romano. Si svolge su due ordini di colonne binate in marmo. L'interno è a tre navate molto ampie e luminose. Gli altari laterali sono in marmo e presentano delle pale di pittori catanesi del XVIII secolo. La cupola è affrescata con temi richiamanti l'ordine dei gesuiti, del pittore Olivio Sozzi. A seguire si incontra il Collegio dei gesuiti, vecchia sede dell’Istituto d’Arte, con all’interno un bel chiostro con portici su colonne ed arcate. La Chiesa di San Giuliano, ubicata di fronte al Collegio, è considerata uno degli esempi più belli del barocco catanese. L’edificio ha un prospetto convesso e delle linee pulite ed eleganti. può essere attribuita al Vaccarini che l’avrebbe realizzata tra il 1739 e il 1751. Il prospetto, concavo al centro, è movimentato da una loggia di coronamento che si dispone all’altezza del secondo ordine della facciata. Sul frontone spezzato, che sovrasta il portale d’ingresso, poggiano due figure femminili allegoriche. Il breve sagrato, chiuso da una cancellata, è decorato da una tessitura di sassi bianchi e neri. In alto, la cupola è avvolta da un loggiato poligonale che ricorda quello della chiesa di S. Chiara. Da questo loggiato le religiose, spesso provenienti da famiglie della nobiltà catanese, potevano seguire la processione della festa di S. Agata che, la notte del giorno 5, saliva lungo la via Sangiuliano per svoltare, poi, in via dei Crociferi. Le opere d’arte più importanti sono: l’altare maggiore, un Crocefisso del XIV secolo, la Madonna delle Grazie con S. Giuseppe e S. Benedetto di O. Sozzi e un S. Antonio Abate del Seicento. Accanto alla chiesa è il Convento di S. Giuliano, oggi sede della Camera del Lavoro. Proseguendo ed oltrepassando la via Antonino di San Giuliano, si può ammirare il Convento dei Crociferi (ex sede CISL) e quindi la chiesa di San Camillo. La costruzione del convento e della chiesa viene avviata nel primo Settecento; i padri crociferi giunsero a Catania solo dopo il terremoto del 1693. Una larga scalinata precede la facciata in pietra calcarea bianca, che si presenta divisa in due ordini: il partito centrale dell'ordine inferiore ha un andamento concavo e racchiude un ampio portale con una finestra alla sommità. I partiti laterali rettilinei sono alleggeriti da una nicchia per parte, nella quale forse un tempo erano collocate delle statue. Il secondo livello mantiene l'andamento di quello sottostante e presenta al centro una grande nicchia con la statua di San Camillo. Il coronamento è formato da un timpano spezzato circondato da volute e la centro un medaglione. L'interno è introdotto da un piccolo vestibolo che si apre su un'unica aula ovale, piccola e di impianto semplice. Sulla cantoria della controfacciata è collocato un parapetto settecentesco, unico elemento di una certa eleganza barocca, dipinto con una delicata decorazione vegetale. Addossati ai muri cinque altari in marmo di linea semplice successivi all'edificazione della chiesa. Grandi tele ornano le pareti sopra gli altari: il Transito di San Giuseppe di Natale Distefano da una copia di Marcello Leopardi del 1835, Sant'Agata e Santa Lucia dello stesso pittore copia del 1836; Estasi di San Camillo di A. Pennini del 1773; la Madonna della salute di Tullio Allegra del 1900; il Santissimo Crocifisso spirante di autore ignoto del 1828. La zona absidale ospita l'altare maggiore in marmo policromo profilato con inserti di marmo giallo di Castronovo ('700), cinto ai due lati da due grandi candelabri in legno dorato e una Madonna con Bambino su tavola dai caratteri vagamente bizantineggianti ma di difficile lettura perché malamente ridipinta e restaurata nel corso dei secoli. In fondo alla Via dei Crociferi è ubicata Villa Cerami, che è sede della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania. Chiesa di San Michele Arcangelo (detta dei Minoriti), (Via Etnea) e l’annesso convento vennero costruiti nel 1625 e ricostruiti, dopo l’eruzione del 1639, nel 1771 da Francesco Battaglia. Testimonia la nascita del primo ordine di chierici Minoriti a Catania. La facciata della chiesa è a due ordini con colonne in stile barocco siciliano, così come l'annesso convento ora adibito a sede della prefettura. Il prospetto dell'ex convento è opera dell'architetto Sebastiano Ittar dell'inizio dell'Ottocento. L'interno a croce greca, con un coro molto profondo dominato da un grande organo neogotico, presenta un'alta cupola all'incrocio dei bracci. Al suo interno si possono ammirare alcune opere di pregio: due pale d'altare raffiguranti La morte di san Giuseppe e L'incoronazione di sant'Agata del pittore marchigiano Marcello Leopardi (c. 1750-1795), i cui bozzetti sono custoditi nel museo civico di Castello Ursino, una tavola rivestita di argento sbalzato raffigurante l'Arcangelo Michele del XVI secolo, un crocefisso marmoreo di Agostino Penna ed un'Annunciazione di Guglielmo Borremans Notevoli le due acquasantiere in marmo policromo poste all’entrata della chiesa. Palazzo S. Demetrio (Quattro Canti), occupa l'angolo nord-ovest dei Quattro Canti tra la Via Etnea e la Via di San Giuliano ed è considerato, insieme al coevo Palazzo Biscari il maggiore esempio di architettura tardo-barocca della città oltre ad essere il simbolo stesso della rinascita di Catania, non solo del dopoterremoto ma anche del più recente secondo dopoguerra; fu infatti ricostruito pietra per pietra dopo che i bombardamenti del 1943 lo avevano distrutto quasi completamente. N.B. Tutte le notizie e le foto riguardanti i monumenti sono state tratte da vari siti internet, compresi quelli del Comune e della Provincia di Catania.