Patrizia Cordin - Università di Trento Origine e uso di una forma interrogativa in area settentrionale. 1. Dati In area trentina, e in parte in area veneta, è ancora in uso una forma verbale che contraddistingue la prima persona singolare e la prima persona plurale nelle frasi interrogative dirette e nelle frasi imperative. La forma del verbo -in tutti i modi e in tutti i tempi (con un'unica eccezione che sarà spiegata nel lavoro)- in queste costruzioni termina in -te, diversamente da quanto succede nelle corrispondenti forme verbali in frase dichiarativa, come si vede negli esempi seguenti, raccolti recentemente da un'anziana parlante della città di Trento: DICHIARATIVA I P. S. INTERROGATIVA I P. S. Son a posto. Sono a posto Ho fat ben. Ho fatto bene Fago ben Faccio bene Narò a casa. Andrò a casa Sonte a posto? Sono a posto? Honte fat bèn? Ho fatto bene? Fagonte ben? Faccio bene? Ndo naronte? Dove andrò? DICHIARATIVA I P. PL. Sem a posto. Siamo a posto Avem fat ben. Abbiamo fatto bene Farem mèio a nar via. Faremo meglio a partire Narem a casa. Andremo a casa DICHIARATIVA I P. PL. IMPERATIVA I P. PL. Pensem ai popi Pensiamo ai bambini Pensente ai popi! Pensiamo ai bambini! 2. INTERROGATIVA I P. PL. Sente a posto? Siamo a posto? Avente fat ben? Abbiamo fatto bene? Farente meio a nar via? Faremo meglio a partire? Ndo narente? Dove andremo? Studi precedenti La particolare forma del verbo alla prima persona singolare e plurale nelle frasi interrogative e imperative è stata da tempo segnalata come caratteristica dell'area trentina e dell'adiacente area veneta. Diverse spiegazioni sono state proposte circa la sua origine: la consonante -t- viene presentata come elemento aggiuntivo "per potente attrazione delle infinite forme in -ont" (Ascoli 1873, 399, 416-7); viene riconosciuta come risultato della confluenza di sumus e sunt a sont, poi generalizzato agli altri verbi (Meyer Lübke 1894, II, § 325; Rohlfs 1968, 150 e 354). Quaresima, che più estesamente degli altri studiosi tratta della forma in questione, ne propone la derivazione per analogia con una forma interrogativa di seconda persona singolare (Quaresima 1965, 267-9). In successive descrizioni del sistema dei clitici soggetto nei dialetti italiani settentrionali la forma -te/ti della prima persona singolare e plurale nelle interrogative dirette è riconosciuta come pronome enclitico, senza una specifica indagine sulla sua origine (cfr. Zamboni 1974, 50; Zörner 1989, 233-4, Manzini Savoia 2005, 364-5). 3. Nuova ipotesi sulla derivazione. L'ipotesi che si intende presentare attribuisce alle due forme verbali in questione due derivazioni simili, ma non del tutto coincidenti. Entrambe sarebbero originate dalla presenza di un pronome enclitico: e per il singolare e ne per il plurale (la forma ne per il pronome enclitico di prima persona plurale è attestata nella coniugazione verbale interrogativa in alcune aree trentine; v. Quaresima 1965, 254). La forma del verbo a cui il clitico si attacca termina al singolare in -on, per generalizzazione della forma son della prima persona singolare del verbo essere, mentre al plurale presenta il comune esito dialettale -en/em. La sequenza 'desinenza + clitico' sarebbe dunque per la I p. s. on +e (generalizzata anche ai verbi diversi da essere); per la I p. pl. en + ne (semplificata quindi in en+ e). Si ipotizza poi che l'interposizione di una consonante dentale tra la nasale e la vocale finale sia determinata da un processo di rafforzamento della nasale analogo a quello che in molte varietà settentrionali si registra nel mantenimento della consonante dentale dopo la preposizione in davanti all'articolo (int, ent, a partire dall'avverbio intus) ed estensivamente nel rafforzamento della preposizione con, divenuta cont davanti all'articolo (cfr. Rohlfs 1969, §802, 858; Quaresima 1965, 266). Il riconoscimento di due forme pronominali atone (e, ne) nelle costruzioni in esame contribuisce a precisare il quadro dei clitici soggetto realizzati nelle varietà settentrionali. In particolare, per l'area trentina: a. si mostra che in modalità non assertiva anche le forme verbali che coinvolgono il parlante (prima persona singolare e plurale) richiedono l'espressione obbligatoria del pronome, sebbene realizzato in forme non più trasparenti; b. si conferma che la modalità non assertiva presenta rispetto a quella assertiva un sistema più ricco di soggetti pronominali (cfr. Renzi, Vanelli 1983, 139). 4. Evoluzione in atto. Per quanto riguarda l'uso odierno di tali forme si nota che -soprattutto nelle generazioni più giovani e nei dialetti più urbanizzati- il loro impiego è incerto, in particolare quando il verbo usato è lessicalmente prossimo a quello della lingua standard (cfr. cognonte?/devo?). Il contatto con la lingua italiana sembra agire sulle forme interrogative di prima persona singolare e plurale più fortemente che sulle altre forme verbali. La tendenza a un uso oscillante delle forme in questione si può spiegare per il ruolo del contatto linguistico, che è più forte sui fenomeni di interfaccia tra morfologia, sintassi e pragmatica (cfr. Sorace, Serratrice 2009). Sulla realizzazione delle frasi in questione giocano infatti anche fattori pragmatici (modalità e coinvolgimento del parlante). Le forme interrogative con enclisi di pronomi di prima persona risulterebbero perciò più esposte al cambiamento di altre forme verbali. Riferimenti bibliografici ASCOLI GRAZIADIO ISAIA, "Saggi ladini", Archivio glottologico italiano, I, 1873. MANZINI RITA, SAVOIA LEONARDO, I dialetti italiani e romanci: morfosintassi generativa, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2005. MEYER LÜBKE WILHELM, Grammatik der romanischen Sprachen. II. Romanische Formenlehre, Leipzig, Reisland, 1894. QUARESIMA ENRICO, "Nénte o sténte?", Studi trentini di scienze storiche, XLI, 3, 1965, 250-271. RENZI LORENZO, VANELLI LAURA, "I pronomi soggetto in alcune varietà romanze", in Scritti linguistici in onore di Giovan Battista Pellegrini, Pisa, Pacini, 1983, vol. I, 121-145. ROHLFS GERHARD, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 3 voll., 1966-1969. SORACE ANTONELLA, SERRATRICE LUDOVICA, "Internal and external interfaces in bilingual language development. Beyond structural overlap", International Journal of Bilingualism, 13, 2009, 195-210. ZAMBONI ALBERTO, Veneto, Pisa, Pacini, 1974. ZÖRNER LOTTE, "Il dialetto di Cembra e dei suoi dintorni. Descrizione fonologica, storico-fonetica e morfosintattica", Annali di S. Michele, 2, 1989, 193-297.