Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni TERMODINAMICA La termodinamica ci permette di studiare gli scambi energetici e le possibilità di trasformazione di una porzione di materia macroscopica. Ogni percettibile quantità di materia su cui possa effettuarsi una osservazione macroscopica, viene detta sistema termodinamico; tutto ciò che è esterno a tale porzione di materia viene detto ambiente. Il sistema più l'ambiente costituiscono l'universo. Un sistema si dice aperto se può scambiare con l’ambiente sia calore che materia, chiuso se può scambiare solamente calore, isolato se non può scambiare né calore né materia. Descrivere un sistema dal punto di vista termodinamico significa dare i valori del numero minimo di parametri (come ad es. temperatura, volume, pressione, etc.) che definiscono univocamente il sistema; la conoscenza dei valori di tali parametri, usualmente indicati come variabili di stato, consente a chiunque di costruire una esatta replica del sistema descritto. La variazione del valore di ciascuna variabile di stato, causata dal passaggio di un sistema da uno stato 1 a uno stato 2, non dipende dal cammino percorso durante la trasformazione, ma soltanto dallo stato iniziale 1 e dallo stato finale 2. I valori delle variabili di stato di un sistema (ad esempio P, T) devono essere riferite al sistema in equilibrio; in tale condizione infatti, nella quale le proprietà fisiche e chimiche di ogni porzione del sistema restano invariate nel tempo, i valori delle predette variabili di stato sono costanti per ogni porzione del sistema. Il fatto di riferirsi soltanto a sistemi in equilibrio è una caratteristica essenziale della termodinamica. La termodinamica si articola essenzialmente su due principi; il primo esprime la impossibilità di creare o distruggere energia; il secondo si occupa di capire quando una determinata trasformazione possa avvenire ed esprime l'impossibilità di trasformare integralmente il calore in lavoro. Dalla elaborazione di questi due principi derivano le basi razionali che consentono di rendersi razionalmente conto dell'andamento dei fenomeni chimici. Cap8-1 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni Primo principio della termodinamica Il primo principio della termodinamica postula che l'energia può essere convertita da una forma in un'altra, ma che non può essere né creata né distrutta: ciò significa affermare che il contenuto di energia dell'universo è costante. Ogni sistema ha un suo contenuto di energia, energia interna (E), nella quale si sommano tutte le forme di energia legate al suo stato (energia dovuta agli elettroni, ai legami chimici, energia cinetica, energia nucleare, etc.). Il valore assoluto della E, per un determinato sistema in un determinato stato, non è noto; ma l'ignoranza di un tale dato non rappresenta una difficoltà per la termodinamica, perché essa non considera i valori assoluti del contenuto di energia di un sistema ma solo le differenze fra i valori delle energie interne del sistema stesso prima e dopo una trasformazione. In base al primo principio, perché si abbia una variazione dell'energia interna di un sistema è necessario che questo possa scambiare energia con l’esterno, cioè che non sia un sistema isolato. Ogni scambio di energia fra un sistema e l'esterno avviene o con un intermedio meccanico, ed allora si parla di lavoro, o per passaggio di calore, subordinatamente all'esistenza di una differenza di temperatura fra il sistema e l'esterno; lavoro e calore non sono entità materiali, ma modi di trasferimento, equivalenti, dell'energia; essi rappresentano, per così dire, energia in transito. Il calore è l'energia trasferità in virtù di una differenza di temperatura: la quantità di calore che viene acquistata da un sistema è quindi proporzionale alla variazione di temperatura del sistema stesso: q ∝ ΔT Tale proporzionalità dipende da una proprietà del sistema che viene detta capacità termica C che è la quantità di calore necessaria ad aumentare di un grado la temperatura del sistema e dipende dalle caratteristiche del sistema stesso (per riscaldare di 1°C un pezzo di ferro a 25°C occorre meno calore che per riscaldare un pezzo di legno alla stessa temperatura) e dalla sua temperatura (per riscaldare di 1°C un pezzo di ferro a 25°C occorre più calore che per riscaldane un pezzo a 100°C). Questa proprietà dipende però anche dalla massa del sistema (per riscaldare di 1°C, 1 grammo di ferro occorre meno calore che per riscaldarne 10 g): si preferisce quindi descrivere tale proprietà come calore specifico che è la quantità di calore necessaria ad aumentare di un grado la temperatura di un grammo di sostanza. Per cui detto c il calore specifico avremo: q = c x ΔT x m Per gli scambi di energia occorre adottare una convenzione riguardante i segni da attribuire ai valori del calore e del lavoro che un sistema scambia con l'esterno: q = calore scambiato dal sistema con l'ambiente: viene considerata positiva la quantità di calore acquistata dal sistema e negativa quella perduta dal sistema; così se un sistema acquista dall'ambiente la quantità di calore q1 (ad es. 15 calorie) e cede successivamente Cap8-2 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni all'esterno la quantità di calore q2 (ad es. 10 calorie), avremo q1 = 15 cal e q2 = -10 cal ed il bilancio termico del sistema sarà dato dalla somma algebrica delle quantità di calore in gioco: q = q1 + q2 = 15 - 10 = +5 cal; in totale il sistema avrà acquistato (segno +) 5 calorie; w (work) = lavoro scambiato dal sistema con l'ambiente: viene considerato negativo il lavoro che il sistema compie sull'ambiente (diminuzione dell’energia interna del sistema) e negativo quello compiuto dall'ambiente sul sistema; così se un sistema compie un lavoro w1 sull'ambiente (ad es. 10 joule), e successivamente l'ambiente compie sul sistema un lavoro w2 (ad es. 15 joule), il bilancio energetico del sistema sarà w = w1 +w2 = - 10 + 15 = +5 joule. In totale il sistema avrà acquistato (segno +) 5 joule. Se un sistema la cui composizione resta costante è chiuso e passa da uno stato 1 (con energia interna E1) ad uno stato 2 (con energia interna E2) deve scambiare energia con l'ambiente; indicando con q ed w le quantità di calore e di lavoro scambiate e con ΔE la differenza E2 -E1, avremo che per il primo principio della termodinamica, in base alle convenzioni viste sopra: ΔE = q + w (1) La (1) significa che la variazione dell'energia interna di un sistema è pari alla somma fra le quantità di calore e di lavoro scambiate con l'ambiente (tenendo presente le convenzioni circa i segni del lavoro e del calore). Il passaggio del sistema dallo stato 1 allo stato 2 può realizzarsi in infiniti modi; l'esperienza dimostra che il valore di ΔE = E2 -E1, è costante, indipendentemente dal cammino percorso per passare da 1 a 2. Da questo comportamento si deduce che E è una funzione di stato del sistema, ed il primo principio della termodinamica può così anche enunciarsi affermando che l'energia interna di un sistema è una funzione di stato. A questo punto va fatta un'osservazione assai importante: nella (1) è il valore di ΔE che non dipende dal cammino percorso, ma non i valori di q e di w presi singolarmente; ciascuno di questi infatti varia generalmente a seconda del cammino percorso, ed è solo il valore della loro differenza che resta costante; cioè soltanto E è una funzione di stato, ma non q ed w separatamente. Se consideriamo una trasformazione che avvenga a volume costante come il processo di riscaldamento di un litro di ossigeno da 25° C a 30° C in un vaso chiuso, abbiamo che il sistema non compie lavoro in quanto il volume è costante e quindi avremo che w = 0 e quindi ΔE = q. Potremo quindi misurare la variazione di energia semplicemente misurando il calore fornito al sistema. V = cost P = cost Poiché però la maggior parte dei processi e delle reazioni chimiche avvengono all’aperto e quindi a pressione costante, ripetiamo l’esperimento precedente in modo che la pressione Cap8-3 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni si mantenga costante durante la trasformazione e cioè in un recipiente chiuso da un pistone a cui si oppone solo la pressione esterna che sarà uguale alla pressione atmosferica. Il questo caso il riscaldamento provocherà anche l’espansione dell’ossigeno e il sistema dovrà compiere anche un lavoro contro la pressione esterna che sarà w = -PΔV. In questo caso la variazione di energia interna del sistema sarà ΔE = q – PΔV e quindi in calore fornito al sistema dovrà essere maggiore e sarà q = ΔE + PΔV. Tale calore acquistato o ceduto dal sistema a pressione costante è dato dalla somma di tutte funzioni di stato (E, P, V) e sarà quindi anch’esso una funzione di stato del sistema che viene definita entalpia (H). ΔH = qp dove, se cp è il calore specifico a pressione costante: qp = cp x ΔT x m L’entalpia e l’energia sono legate dalla relazione: ΔH = ΔE + Δ(PV). Poiché i gas sono capaci di espandere notevolmente il loro volume per riscaldamento mentre i liquidi e i solidi in genere non lo fanno, per questi ultimi possiamo fare l’approssimazione che ΔV ≈ 0 e quindi: ΔH ≈ ΔE. Per mezzo della variazione di entalpia possiamo quindi misurare il calore ceduto o acquistato durante una reazione chimica, assumendo che il sistema sia rappresentato dalla reazione chimica in esame e che tale reazione avvenga a pressione costante. Se il sistema cede calore all'ambiente la sua entalpia diminuisce: quindi se una reazione avviene con produzione di calore il ΔH relativo alla reazione sarà negativo e la reazione si dirà esotermica. Se il sistema acquista calore dall'ambiente la sua entalpia invece aumenta: quindi se una reazione per avvenire ha bisogno di assorbire calore, il ΔH relativo alla reazione sarà positivo e la reazione si dirà endotermica. ΔH < 0 ΔH > 0 esotermica endotermica Poiché il valore dell'entalpia (che sia entalpia di formazione di un composto, o entalpia di una qualsiasi reazione) dipende dalla temperatura e dalla pressione a cui si opera, sono state stabilite, per rendere confrontabili i valori delle entalpie, delle condizioni sperimentali, dette condizioni standard: le entalpie determinate in condizioni standard vengono indicate col simbolo ΔH°. Perché un sistema chimico sia nel suo stato standard occorre che ogni Cap8-4 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni specie chimica che lo costituisce sia nel suo stato standard, cioè alla temperatura di 25°C, alla pressione di 1 atmosfera e nella forma molecolare e di aggregazione stabile in tali condizioni. In maniera analoga a quanto avviene per l’energia interna è impossibile calcolare l'entalpia assoluta di un sistema: poiché però quello che studia la termodinamica sono solamente le variazioni di entalpia legate ad una trasformazione, per superare tale problema è stato sufficiente adottare una convenzione che assuma che l'entalpia di tutti gli elementi nel loro stato standard sia uguale a 0. Per mezzo di questa convenzione e poiché l'entalpia è una funzione di stato, l'entalpia standard di un qualsiasi composto risulta essere uguale alla differenza di entalpia legata alla sua reazione di formazione dagli elementi. C + O2 = CO2 ΔH°reazione = H°stato finale - H°stato iniziale = H°prodotti - H°reagenti = = H°(CO2(gas)) - [H°(C(grafite) + H°(O2(gas))] = H°(CO2(gas)) - 0 da cui: ΔH°reazione = H°(CO2) In questo modo potendo conoscere l'entalpia di qualsiasi composto solamente misurando la variazione di entalpia associata alla reazione di formazione del composto desiderato dagli elementi, diventa molto semplice calcolare la variazione di entalpia associata ad una qualsiasi reazione chimica: ΔH°reazione = H°prodotti - H°reagenti Quando una reazione chimica può essere scritta come somma di due o più reazioni, l’entalpia della reazione globale è uguale alla somma delle entalpie associate alle rispettive reazioni intermedie: questa affermazione viene detta Legge di Hess. Grazie alla legge di Hess si possono determinare entalpie di reazione che non sono misurabili direttamente. Esempio: Note le entalpie di reazione delle due reazioni seguenti si può calcolare per differenza quella della terza, che sperimentalmente sarebbe difficile da determinare. ΔH o (kJ mol-1) − 393.5 1) C(s) + O2 (g) → CO2 (g) 2) CO (g) + ½ O2 (g) → CO2 (g) − 283.0 3) C(s) + ½ O2 (g) → CO (g) ? ΔH(3) = ΔH(1) - ΔH(2) = − 110.5 La situazione è riassunta nel seguente diagramma dei livelli di entalpia: Le variazioni di entalpia possono essere riferite sia alle reazioni chimiche che a tutte le trasformazioni e quindi potremo avere vari tipi di entalpia a seconda della trasformazione che prendiamo in considerazione: Cap8-5 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni Entalpia di COMBUSTIONE: è la variazione di entalpia associata ad una reazione di combustione cioè alla reazione di un qualsiasi composto organico con l'ossigeno per formare anidride carbonica ed acqua. Entalpia di LEGAME: è la variazione di entalpia associata al processo di rottura di un legame in una specie allo stato gassoso: ci dà una misura della forza del legame. Entalpia di ATOMIZZAZIONE: è la variazione di entalpia associata alla demolizione di una specie allo stato gassoso per formare gli atomi che la costituivano. Entalpia di SUBLIMAZIONE: è la variazione di entalpia associata alla trasformazione di un cristallo di metallo in atomi di metallo allo stato gassoso Entalpia di SOLUZIONE: è la variazione di entalpia associata alla dissoluzione di un soluto in un solvente. Entalpia di FUSIONE: è la variazione di entalpia associata alla trasformazione di un solido in un liquido. Secondo principio della termodinamica La termodinamica si occupa anche di capire quando una determinata trasformazione possa avvenire. La risposta a questo quesito ci viene data dalla seconda legge della termodinamica che dice che durante una trasformazione spontanea il disordine dell'universo aumenta. Δ(Disord)universo > 0 Quindi per stabilire se una trasformazione possa o no avvenire spontaneamente dobbiamo cercare di misurare il grado di disordine che essa porta all’intero universo e cioè sia al sistema che all’ambiente. Questo sarà dato da: Δ(Disord)universo = Δ(Disord)sistema + Δ(Disord)ambiente Per definire il disordine del sistema è stata introdotta una funzione di stato che viene detta entropia (S) che è proporzionale al numero di modi diversi in cui si possono disporre le particelle del sistema (S = k lnW). Come tutte le funzioni di stato essa è una funzione dello stato del sistema e non può essere quindi definita né per l'ambiente né per l'universo dei quali non è definibile lo stato in quanto non sono descrivibili in maniera completa. La descrizione del disordine dell’ambiente e la sua variazione è infatti molto più complicata in quanto l’ambiente è qualcosa di infinito e quindi i cambiamenti che avvengono in esso sono difficilmente misurabili. Poiché però la variazione di disordine che avviene nell’ambiente come conseguenza di una trasformazione è dovuta alla trasformazione stessa, che avviene nel sistema da noi considerato, possiamo cercare di mettere in relazione la variazione del disordine dell’ambiente con la variazione delle funzioni di stato del sistema in esame. Il ruolo essenziale dell’ambiente, durante una trasformazione termodinamica, è quello di fornire o sottrarre calore al sistema, fungendo da enorme “pozzo” di calore, così grande che la sua temperatura rimane costante, anche se il suo disordine varia a causa della cessione o dell’acquisto di calore. La variazione del disordine dell’ambiente è quindi direttamente proporzionale alla quantità di calore trasferita dal o al sistema. Anche la temperatura dell'ambiente prima del trasferimento di calore influenza il disordine dell’ambiente. Consideriamo l'effetto di una reazione esotermica sull’ambiente che si trovi Cap8-6 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni a una temperatura bassa o a una temperatura alta. A una temperatura bassa il movimento casuale delle particelle nell'ambiente è molto ridotto, quindi l'ambiente è relativamente ordinato. Perciò, il trasferimento di una certa quantità di calore all'ambiente ha un grande effetto sul suo grado di ordine. A una temperatura più alta l'ambiente è già relativamente disordinato, quindi il trasferimento della stessa quantità di calore ha un effetto minore sul grado di ordine. In altre parole, la variazione di disordine dell'ambiente è maggiore quando gli viene fornito calore a una temperatura più bassa. Perciò, riunendo questi concetti, la variazione di disordine dell'ambiente è direttamente proporzionale al calore ceduto dal sistema e inversamente proporzionale alla temperatura dell’ambiente. Poiché l’ambiente è così grande che si può ammettere che durante tale trasformazione la sua temperatura e la sua pressione rimangano costanti, possiamo descrivere la variazione del disordine dell’ambiente in funzione della variazione di entalpia del sistema e della temperatura. Δ(Disord)ambiente = - ΔH/T Potremo quindi descrivere la variazione totale del disordine dell'universo come la somma della variazione di entropia del sistema più la variazione del disordine dell'ambiente e cioè: Δ(Disord)universo = ΔS - ΔH/T Questa relazione ci permette di calcolare la variazione totale del disordine dell’universo da informazioni sul solo sistema. Se modifichiamo questa equazione nel modo seguente: -T x Δ(Disord)universo = ΔH - TΔS possiamo introdurre una nuova funzione di stato, G detta energia libera di Gibbs, che non è altro che l'espressione dell'ordine totale dell'universo, per cui: -T x Δ(Disord)universo = Δ(Ord)universo = ΔG e quindi: ΔG = ΔH - T ΔS Abbiamo visto che per la seconda legge le trasformazioni spontanee avvengono se aumenta il disordine dell'universo il che equivale a dire, se diminuisce l'ordine dell'universo stesso: poiché con G indichiamo l'ordine dell'universo, una trasformazione avverrà spontaneamente se la G diminuisce e quindi se: ΔG < 0 Questo succederà se il sistema aumenta il proprio disordine (ΔS > 0) o se si ha una diminuzione dell'entapia del sistema (ΔH < 0) che comporta un aumento del disordine dell'ambiente. Esisterà quindi una semplice relazione fra il segno del ΔG associato ad una determinata reazione e la spontaneità della stessa: Se ΔG < 0 la reazione avviene spontaneamente da sinistra a destra Se ΔG = 0 la reazione è all'equilibrio il che equivale a dire che la proporzione tra reagenti e prodotti rimane invariata nel tempo. Se ΔG > 0 la reazione non avviene spontaneamente da sinistra a destra ma da destra a sinistra: perché avvenga la reazione da sinistra a destra dovremo compiere un certo lavoro. Cap8-7 Dispense CHIMICA GENERALE E ORGANICA (STAL) 2011/12 Prof. P. Carloni Abbiamo visto come la funzione di stato energia libera sia la somma di altre due funzioni di stato, l'entalpia e l'entropia: questi due termini rappresentano rispettivamente l'entropia dell'ambiente (-ΔH/T) e l'entropia del sistema (ΔS). Andiamo ora ad analizzare come questi due fattori influenzino la spontaneità dei processi. Se entrambi questi fattori tendono ad aumentare l'entropia dell'universo (se ΔH < 0 ΔDisordambiente >0 e ΔS > 0) avremo un ΔG < 0 e quindi la trasformazione sarà spontanea. Se entrambi questi fattori tendono a diminuire l'entropia dell'universo (se ΔH > 0 ΔDisordambiente <0 e ΔS < 0) avremo un ΔG > 0 e la reazione non sarà spontanea. Quando i due fattori entropia del sistema (ΔS) ed entropia dell'ambiente (-ΔH/T) hanno tendenze opposte la trasformazione avverrà solo in determinate condizioni e cioè quando uno dei due fattori prevarrà sull'altro rendendo l'entropia totale dell'universo positiva. In questi casi la temperatura avrà un ruolo importante nel favorire o sfavorire la spontaneità della reazione. Nel caso in cui l'entropia del sistema è negativa (ΔS < 0) e l'entropia dell'ambiente è positiva (ΔH < 0) la reazione avverrà spontaneamente solo quando |ΔH/T| > |ΔS| e quindi a temperature basse. Nel caso opposto, entropia del sistema positiva (ΔS > 0) ed entropia dell'ambiente negativa (ΔH > 0), perché la reazione avvenga spontaneamente dovremo fare in modo che sia |ΔH/T| < |ΔS| e quindi dovremo lavorare ad alte temperature. Ogni processo spontaneo può essere sfruttato per produrre lavoro: ad esempio l'acqua di una cascata può servire a produrre energia elettrica, la combustione della benzina può servire a far muovere un veicolo; ma il lavoro ricavabile dall'avvenire di una determinato processo spontaneo dipende dal modo in cui tale processo viene fatto avvenire. Ad esempio sappiamo che bruciando della benzina possiamo riuscire a far muovere un veicolo: perché questo accada la combustione deve però avvenire all'interno di un apposito macchinario perché se bruciassimo benzina in un recipiente aperto non si produrrebbe nessun lavoro. Nella pratica comunque noi non otteniamo mai la massima quantità di lavoro che si potrebbe produrre da un qualsiasi processo spontaneo: la funzione energia libera di Gibbs ci permette di calcolare il lavoro massimo ottenibile da un processo spontaneo: infatti a temperatura e pressione costante il massimo lavoro ottenibile da un processo spontaneo è uguale alla variazione di energia libera che si ha durante il processo. Nel caso opposto, cioè nel caso di un processo non spontaneo, la funzione di Gibbs ci dà la misura del minimo lavoro che dovremmo fare perché il processo possa avvenire: nella realtà sarà però necessario investire una quantità di lavoro superiore a causa delle perdite di efficienza del processo. A questo punto è possibile dare una spiegazione realistica della funzione di Gibbs: essa rappresenta la parte ordinata dell'energia interna di un sistema che può passare in uno stato meno ordinato e quindi produrre lavoro. Cap8-8